Nei primi nove mesi del 2019 il valore delle esportazioni piemontesi si è attestato a 28,9 miliardi di euro, registrando una contrazione del 17,6% rispetto all’analogo periodo del 2019. Questo risultato evidenzia le criticità che sta vivendo il tessuto produttivo locale.
La crisi manifestata dalle esportazioni regionali è apparsa, infatti, più pesante rispetto a quella riscontrata a livello complessivo nazionale, realtà per la quale il valore delle esportazioni ha segnato una flessione del 12,5% rispetto al periodo gennaio-settembre 2019.
Nei primi nove mesi del 2020 la contrazione dell’export è stata ampia e ha interessato quasi tutte le regioni italiane. A fornire i contributi negativi maggiori sono state le grandi regioni del Nord – Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna – che hanno registrato decise riduzioni delle vendite verso i principali mercati di destinazione dei prodotti italiani, quali Germania, Francia e Stati Uniti.
Nonostante la performance deludente delle nostre vendite oltre confine, anche nel periodo gennaio-settembre 2020, il Piemonte si è confermata la quarta regione esportatrice, con una quota del 9,3% sul totale nazionale, peso in netto calo rispetto al 9,9% dell’analogo periodo del 2019 e al 10,5% dei primi 9 mesi del 2018. La distanza dalla Toscana, quinta con una quota del 9,0% dell’export nazionale, risulta ormai marginale.
Tra le principali regioni esportatrici (tutte con una contrazione a doppia cifra) il Piemonte è stata quella che ha realizzato il risultato peggiore. La Lombardia ha subito un calo delle vendite oltre confine del 13,4%, per il Veneto la flessione si è attesta all’11,0%, mentre la Toscana e l’Emilia Romagna hanno segnato una contrazione rispettivamente pari a 10,6 e 10,9 punti percentuali.
“L’emergenza Covid continua a condizionare pesantemente l’export piemontese dei primi nove mesi del 2020: le fette di mercato che continuiamo a perdere rappresentano una ferita alla nostra economia e al lavoro dei imprenditori che, nonostante tutto, vogliono scommettere nel loro lavoro e nel valore dei loro prodotti. Come istituzioni dobbiamo raccogliere questo importante campanello d’allarme e individuare nuove e straordinarie strategie che permettano alle nostre aziende di non arretrare e ai nostri prodotti d’eccellenza di varcare i confini italiani” dichiara il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia.
Il trend evidenziato dalle esportazioni regionali nel periodo gennaio-settembre 2020 è stato negativo per la maggioranza dei settori di specializzazione piemontesi ad eccezione però del comparto della farmaceutica, che nel contesto pandemico, ha segnato una crescita a doppia cifra (+24,1%)
L’alimentare ha tenuto sui livelli dell’anno precedente (-0,5%), mentre tutti gli altri grandi attori delle vendite oltre confine hanno subito una pesante battuta d’arresto.
A penalizzare maggiormente il nostro export è stato, ancora una volta, il settore dei mezzi di trasporto. Questo comparto, che genera poco meno di un quarto delle esportazioni regionali, aveva patito una frenata già nel biennio 2018-2019, confermata anche dal risultato complessivo dei primi 9 mesi 2020 (-29,5%). In particolare la flessione più impattante ha riguardato l’export di autoveicoli (-36,7%).
L’altro grande malato del 2020 è il comparto tessile, che ha registrato diminuzioni importanti sia dal lato della produzione industriale che sui mercati esteri. Per questo settore l’export nei primi 9 mesi del 2020 ha subito complessivamente un crollo del 20,9%, frutto della flessione del 27,5% dei prodotti tessili, del 16,5% dell’abbigliamento e del 9,3% degli articoli in pelle e accessori.
Anche per le industrie dei metalli la contrazione delle vendite oltre confine rispetto all’analogo periodo dell’anno precendete appare particolrmente dura (-20,3%).
La meccanica, secondo comparto delle esportazioni regionali, segna una calo del 17,8%. Al di sotto della flessione media regionale troviamo la gomma plastica (-14,9%) e l’industria chimica (-8,1%).
Per quanto riguarda i mercati di sbocco, nei primi 9 mesi del 2020 il bacino dell’Ue-27 ha attratto il 56,1% dell’export regionale, dato calcolato in un contesto post Brexit al netto della Gran Bretagna. Si è parallelamente incrementato quindi il peso esercitato sul totale delle esportazioni regionali dai Paesi extra Ue-27 (43,9%), che includo ora i dati del Regno Unito.
Complessivamente le esportazioni verso i mercati comunitari sono diminuite del 16,4% rispetto ai primi 9 mesi del 2019. Negativi i risultati su tutti i principali mercati europei. La Francia si conferma il primo partner per il Piemonte, con una quota pari al 14,5% dell’export piemontese, ma segna una flessione a doppia cifra (-17,8%) nel periodo in esame. In forte calo anche l’export sul mercato tedesco (-16,2%), che assorbe circa il 13,8% delle nostre vendite oltre confine.
Pesantemente negative anche le variazioni registrate verso Spagna (-21,8%), Polonia (- 25,6%) e Belgio (-11,2%).
Ancora più penalizzante è risultata la performance sui mercati extra Ue-27.
Se complessivamente la diminuzione delle esportazioni in quest’area si è attestata al 19,1%, la flessione è apparsa decisamente più intensa verso gli Usa (-22,6%), primo mercato extra Ue per il Piemonte, la Gran Bretagna (-22,5%) e la Svizzera (-30,2%).
Le vendite di prodotti piemontesi in Cina calano di 15 punti percentuali, la Turchia segna una flessione del 12,8%, mentre ancora più pesante appare la contrazione delle esportazioni verso il Brasile (-21,8%).