Nei primi nove mesi del 2020 il valore delle esportazioni cuneesi di merci si è attestato a 5,5 miliardi di euro, dai 6,2 miliardi di euro del periodo gennaio-settembre 2019, registrando una variazione tendenziale del -10,5% che denota la sofferenza dovuta al blocco produttivo e alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, dato peraltro migliore rispetto a quello regionale (-17,6%) e nazionale (-12,5%).
“I dati Istat relativi alle esportazioni cuneesi dei primi nove mesi dell’anno evidenziano un calo dell’export dovuto alle ricadute negative della pandemia, con l’unica eccezione del comparto degli alimentari e delle bevande, che anche in questo anno complicato ha confermato l’ottimo risultato del 2019. Il quadro generale è estremamente difficile, ma non dobbiamo subire passivamente gli eventi e l’ente camerale – sottolinea il presidente Mauro Gola – in sinergia con le istituzioni competenti e gli attori territoriali, sta lavorando per rispondere al meglio alle esigenze degli imprenditori, consapevole che da questa crisi possiamo risollevarci solo insieme, puntando sull’innovazione e sulla sostenibilità, per riprendere la corsa anche sui mercati internazionali.”
Il calo registrato dalle esportazioni cuneesi nel periodo gennaio-settembre 2020 è stato il risultato di andamenti negativi omogenei nei vari settori di specializzazione.
Il comparto manifatturiero, che spiega il 94,7% dell’export cuneese, subisce un decremento dell’11,2%.
L’unico settore con segno positivo è quello degli alimentari e delle bevande che, con una quota del 37,2%, ha una variazione tendenziale positiva dello 0,9%, seguito dai prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca che registrano un -0,2%.
La filiera del legno è quella che paga le maggiori conseguenze con il -37,5%, seguita da metalli di base e prodotti in metallo (-28,2%), mezzi di trasporto (-18,4%), macchinari e apparecchi (-16,2%), articoli in gomma e materie plastiche (-13,9%), per chiudere con gli altri prodotti delle attività manifatturiere (-10,5%).
Per quanto concerne i mercati di sbocco le performance sono negative sia verso i partner dell’Unione europea 27 post Brexit (-13,2%), che assorbono il 63,5% del totale delle vendite di merci cuneesi oltre confine, sia verso i mercati extra Ue-27 post Brexit (-5,2%), che rappresentano il restante 36,5%.
Nel dettaglio dei singoli Paesi dell’Unione Europea, la Francia, sebbene si confermi il primo partner commerciale della provincia di Cuneo, generando il 19,2% delle esportazioni locali, registra una flessione degli scambi del 10,6% seguita dalla Germania, con un’incidenza del 15,9% e una flessione altrettanto significativa (-11,8%). I risultati peggiori si sono registrati con Polonia (-27,8%), Portogallo (-25,0%), Spagna (-22,5%) e Repubblica Ceca (-18,1%).
Al di fuori dei confini europei Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera, Canada e Russia continuano a rappresentare, nonostante le criticità, i principali mercati di sbocco delle merci della nostra provincia. In questo frangente va evidenziata la crescita delle vendite verso i mercati americano (+4,5%), canadese (+6,8%) e australiano (+6,2%) grazie all’export di vini e bevande, mentre si evidenziano cali sensibili in particolare verso il Regno Unito (-13,6%), che rappresenta il secondo mercato di sbocco del “made in Cuneo”, e la Svizzera (-4,4%).