Gli effetti della pandemia da Covid-19 sugli scambi internazionali sono stati pesantissimi. La caduta di produzione e domanda ha penalizzato molti Paesi e rallentato le dinamiche del commercio estero colpito anche dalle difficoltà di collegamento, di trasporto, e dalle restrizioni messe in campo dalle principali economie mondiali per contrastare l’emergenza sanitaria.

In quest’ottica vanno letti anche i risultati che hanno caratterizzato il Piemonte.

Nel 2020 il valore delle esportazioni piemontesi si è attestato sui 41,0 miliardi di euro, registrando una contrazione del 12,7% rispetto al 2019.

Valutando le singole performance trimestrali, si rileva come l’andamento del valore delle vendite all’estero sia derivato da una dinamica fortemente negativa segnata nei primi tre trimestri dell’anno, seguita da una ripresa d’intensità modesta nel periodo ottobre-dicembre 2020. Alla flessione del 7,4% del I trimestre ha fatto seguito l’elevatissima contrazione del periodo aprile-giugno 2020 (-36,3%). Nel III trimestre la variazione tendenziale si è attestata al -7,8%, per poi invertire la rotta negli ultimi tre mesi dell’anno (+2,0%).

Sul fronte delle importazioni il 2020 ha registrato una flessione del 13,5% rispetto all’anno precedente; il valore dell’import piemontese di merci è sceso a 27,9 miliardi di euro.

Il saldo della bilancia commerciale, pari a 13,1 miliardi di euro, permane, dunque, di segno positivo, in diminuzione di circa 1 miliardo rispetto all’anno precedente, quando si attestava a 14,1 miliardi.

Il risultato negativo evidenziato dal Piemonte nel corso del 2020 è più consistente rispetto a quello medio nazionale. Le esportazioni italiane hanno, infatti, registrato un calo dell’9,7% rispetto all’anno precedente.

“L’emergenza sanitaria mondiale e la paralisi internazionale delle merci non potevano non interessare anche il Piemonte, che chiude l’anno con una flessione dell’export del 12,7%. Il risultato positivo solo dell’ultimo trimestre 2020 (+2,0%) ci fa, invece, ben sperare nella possibilità per la nostra regione di una ripresa dei valori del commercio estero. Continua a essere prioritaria e necessaria in quest’ottica, però, l’attuazione di un rapido piano vaccini nazionale e internazionale” commenta Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte.

La flessione marcata dell’export nazionale (la più ampia registrata dal 2009) è derivata da riduzioni significative delle vendite oltrconfine per tutte le regioni italiane ad eccezione del Molise (+26,0%). I cali più intensi, dovuti principalmente al crollo delle vendite di prodotti energetici, riguardano la Sardegna (-40,6%) e la Sicilia (-24,2%), le flessioni più contenute la Liguria (-0,7%) e la Basilicata (-4,4%).

Le performance negative delle quattro principali regioni esportatrici italiane – Piemonte (-12,7%), Lombardia (-10,6%), Emilia-Romagna e Veneto (-8,2% per entrambe) – spiegano da sole circa i due terzi del calo dell’export nazionale.

Nonostante la contrazione a doppia cifra, il Piemonte si conferma anche nel 2020 la quarta regione esportatrice, con una quota del 9,45% delle esportazioni complessive nazionali, dato in continua riduzione rispetto agli anni precedenti: 2019 (9,8%), 2018 (10,4%) e 2017 (10,7%). La Toscana (9,44%) segue a solo un decimo di punto di distanza.

Tutti i principali settori export-oriented hanno subito le difficoltà del commercio internazionale. Solo il comparto alimentare ha chiuso l’anno con una sostanziale stabilità rispetto al  2019 (+0,0%).

Registrano una flessione superiore rispetto alla media regionale i prodotti del tessile abbigliamento, la cui vendite oltre confine  calano del 19,9%.

Anche i mezzi di trasporto, secondo comparto dell’export regionale, mostrano un  calo elevato rispetto all’anno precedente (-18,0%). All’interno dei mezzi di trasporto il dato più preoccupante è stato registrato dalla nautica (-53,8%) e dal ferro-tranviario (-27,9%). L’aerospaziale flette del 21,5%, seguito dalla componentistica autoveicolare (-19,7%). Elevato, ma più contento della media del settore, il calo segnato dall’export di autoveicoli (-13,2%).

Decisamente negativa è risultata anche la dinamica esibita dal comparto dei metalli, che ha segnato una flessione del 14,7%.

Con circa un quinto dell’export regionale la meccanica diventa, al posto dei mezzi di trasporto,  il primo settore piemontese per vendite all’estero e registra una contrazione del valore esportato del 13,7%.

Inferiore alla contrazione media piemontese, la variazione negativa registrata dalla gomma plastica (-11,3%).

 

Analizzando la destinazione delle vendite piemontesi all’estero si osserva come il principale bacino di riferimento risulti anche nel 2020, nonostante l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, l’Ue 27, verso cui è diretto il 55,4% dell’export regionale, contro il 44,6% destinato ai mercati extra-Ue 27.

La performance dell’export piemontese verso i mercati comunitari è risultata complessivamente negativa nel 2020, calando del 12,0% rispetto all’anno precedente.

Il risultato è dovuto principalmente al trend registrato dall’esportazioni piemontesi verso la Francia (-13,5%), primo mercato per le vendite all’estero della regione. Una flessione del 10,6% è stata registrata dall’export verso la Germania, secondo mercato di riferimento. Le vendite verso la Spagna hanno segnato una riduzione del 16,5%.

Contrazioni a doppia cifra caratterizzano anche l’export verso la Polonia (-16,9%), la Repubblica Ceca (-12,5%) e la Svezia (-14,1%).

Le vendite piemontesi dirette ai Paesi extra-Ue 27 hanno mostrato, nel corso del 2020, un trend maggiormente preoccupante, registrando un calo del 13,5% rispetto all’anno precedente.

Su questo risultato hanno influito pesantemente le dinamiche evidenziate verso il mercato svizzero (-24,9%), quello statunitense (-15,6%) e quello britannico (-17,7%). Inteso anche il calo verso la Turchia (-9,8%) e la flessione verso il Giappone (-11,6%).

Positivo e incoraggiante, invece, il trend delle vendite in Cina che segna una, seppur debole, crescita (+0,4%).

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