Fastweb dona alla città di Torino 500 connessioni illimitate

Grazie all’adesione di Fastweb attraverso il progetto WOW FI alla campagna ‘Torino City Love’, 500 studenti torinesi potranno connettersi da casa propria e accedere alle lezioni online fino al termine dell’anno scolastico.

Il servizio, che rientra nel programma dell’iniziativa di solidarietà digitale e di innovazione rivolta ai partner di ‘Torino City Lab’, e non solo, per offrire gratuitamente risorse, azioni e competenze a supporto di cittadini e imprese del territorio durante l’emergenza COVID-19  – prevede la donazione, tramite username e password, da parte dell’operatore di 500 accessi gratuiti con connessione illimitata della rete WOW-FI (rete wi-fi di Fastweb con più di un milione di punti di accesso in Italia) ad altrettanti allievi selezionati dal Circuito Scuole insieme all’assessorato all’Istruzione della Città.

Torino è la prima città italiana ad aver attivato una simile collaborazione rivolta alla didattica digitale, formalizzata in tempi rapidi e frutto delle propositive interlocuzioni tra l’assessorato all’Innovazione e Fastweb, una delle aziende tecnologiche italiane più all’avanguardia.

Il progetto WOW-FI di Fastweb si aggiunge alle azioni, ad oggi circa 60, della campagna ‘Torino City Love’, rivolte a cittadini, imprese, scuola e istituzioni locali.

Sono molto contento che con il progetto WOW-FI siamo riusciti in pochi giorni a trovare una soluzione a un bisogno significativo di una fascia di studenti della cittàsottolinea Marco Pironti, Assessore all’Innovazione della Città di Torino -. Grazie al lavoro che stiamo realizzando con Torino City Lab e il suo ecosistema innovazione stiamo riscontrando una crescente attenzione da parte di importanti aziende nazionali e internazionali del mondo tecnologico. Un grazie doveroso anche a Fastweb per aver scelto Torino come prima, e unica ad ora, città in Italia per attivare questa iniziativa“.

Sono orgogliosa che sia stata trovata una soluzione così innovativa per offrire la connettività agli studenti in difficoltà e ringrazio tutti coloro che hanno lavorato al progetto, in particolare gli operatori, perché hanno avuto la sensibilità di rispondere ai bisogni della comunità scolastica adottando un principio di condivisione e solidarietà – dichiara Antonietta Di Martino, Assessora all’Istruzione della Città di Torino –. Nei prossimi giorni provvederemo, con il supporto dell’Amministrazione scolastica e della CittàMetropolitana, a definire le modalità per fornire gli accessi alla rete. Siamo consapevoli che le istituzioni, le scuole, i soggetti pubblici e privati sono tutti attori di un processo che per il settore dell’istruzione non è solo la gestione di un’emergenza ma può contribuire a disegnare il suo futuro”.

Oggi più che mai la rete è necessaria per comunicare, lavorare e studiare. Con questa iniziativa, Fastweb, insieme alla community dei suoi clienti, mette a disposizione la propria rete WOW FI per permettere agli studenti più bisognosi di completare questo anno scolastico e seguire le lezioni online. È una situazione di emergenza che vede la nostra azienda impegnata a garantire i servizi a famiglie, imprese, pubblica amministrazione. Siamo contenti di dare il via a questa iniziativa proprio a Torino, una delle città più impegnate nell’innovazione dei servizi per i cittadiniafferma Roberto Chieppa, Chief Marketing e Customer Experience Officer di Fastweb.

 




Coronavirus, proseguono i lavori alle OGR

L’Aeronautica militare e l’Unità di Crisi della Regione Piemonte rendono noto che prosegue nei tempi previsti il cantiere per la realizzazione di un’area sanitaria temporanea all’interno del complesso delle ex Officine Grandi Riparazioni di Torino che, in tempi rapidissimi, sarà destinata a pazienti affetti da Coronavirus di lieve e media entità.

“In un momento così grave per il Paese – osserva il commissario per l’emergenza Covid-19 in Piemonte, Vincenzo Coccolo – l’apporto dell’Aeronautica militare ci è di grande aiuto e conforto, anche come segno di unità nazionale.

Ringrazio il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e il capo di Stato Maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, per averci messo a disposizione le forze migliori del Paese, come abbiamo già avuto modo di appurare negli eventi più drammatici sul territorio nazionale”.




Liquidità imprese. Il vademecum dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia illustra le disposizioni contenute nel decreto legge n. 23 dell’8 aprile 2020 che ha previsto misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, interventi in materia di salute e lavoro e proroga di termini amministrativi e processuali.

La presentazione ha scopo puramente esemplificativo e potrà essere oggetto di modifiche e adeguamento dei contenuti

Vademecum sul decreto “Liquidità Imprese” – pdf




Confagricoltura: “Pasqua amara per le attività agrituristiche”

Il fine settimana di Pasqua che gli italiani dovranno trascorrere a casa sarà particolarmente pesante per i bilanci delle attività agrituristiche. Ad essere azzerate non sono soltanto, ovviamente, tutte le prenotazioni di Pasqua, ma anche quelle per i ponti del 25 aprile e del 1° maggio.

Fino a qualche mese fa – dichiara il direttore regionale di Confagricolturacontavamo su una stagione positiva: oggi siamo preoccupati per la situazione contingente, ma anche per l’evoluzione nel medio periodo”.

Confagricoltura, che promuove Agriturist, la più antica organizzazione agrituristica italiana, ricorda che nel nostro Paese sono 23.615 le aziende agrituristiche censite dall’Istat (2018): dodici anni prima erano poco più di 14.000 e nel 2010 non arrivavano a 20.000. La Toscana detiene il primato per numero di strutture, seguita sul podio da Trentino Alto Adige e Lombardia, mentre il Piemonte è la sesta regione.

In Piemonte – chiarisce il presidente regionale di Agriturist Lorenzo Morandisono attive 1.316 aziende agrituristiche (5,6% della quota nazionale), delle quali 914 con alloggio. Le aziende con ristorazione sono 793 (60% del totale); quelle che offrono un servizio di degustazione (tipo enoturismo, per esempio) sono 687 (52% del totale). Sono 1.013 (il 77% del totale) quelle che svolgono altre attività legate all’agriturismo: fattoria didattica, ippoturismo, attività ludiche – educative, agri-asilo”.

Confagricoltura precisa sul territorio regionale le aziende con ristorazione sono 793. “Nelle sole feste pasquali perderemo almeno 79.000 pasti, per un mancato incasso di 2,5 milioni di euro. Se la chiusura si protrarrà ai ponti del 25 aprile e del 1 maggio, la perdita di fatturato sarà di almeno altri 4 milioni di euro”.

Per quanto riguarda i pernottamenti, considerando che le aziende agrituristiche che offrono alloggio sono 914, in Piemonte la disponibilità raggiunge i 10.000 posti letto, il che significa, prudenzialmente, una perdita di fatturato di mezzo milione di euro per le feste pasquali.

Un altro grave danno che stanno subendo le imprese – sottolinea Morandi – è rappresentato dalla mancata apertura delle circa 400 fattorie didattiche: quelle più attive accolgono almeno un centinaio di visitatori alla settimana, che in questo periodo non hanno potuto ospitare. Nel solo mese di marzo stimiamo in oltre mezzo milione di euro il mancato incasso”.

A questo bisogna aggiungere i mancati incassi per quanto riguarda le aziende enoturistiche e le mancate vendite del vino ai visitatori che si recavano in cantina: prudenzialmente, solo per quanto riguarda le mancate degustazioni aziendali, i tecnici di Confagricoltura stimano un mancato introito di oltre 600.000 euro al mese.




Emergenza Covid-19, in Piemonte allarme usura

La grave crisi di liquidità causata dall’emergenza Covid-19 è un terreno che anche in Piemonte potrebbe rivelarsi fertile per gli usurai”. La denuncia arriva dal consigliere delegato all’Osservatorio Usura e Sovraindebitamento del Consiglio regionale, Gianluca Gavazza (Lega).

“Tale attività potrebbe essere praticata in modo indiscriminato anche dalle organizzazioni mafiose che sfruttano questi difficili momenti –  aggiunge.

“La preoccupazione è forte – spiega il consigliere delegato Giorgio Bertola (M5s) – perché le spese corrono per molti, ma gli incassi molto spesso sono venuti a mancare. In questo senso, ritengo fondamentale e opportuna la decisione del governo nazionale, di garantire crediti sino a 400 miliardi per le imprese italiane. Siano esse micro, piccole, medie o grandi aziende. In ogni caso come osservatorio chiediamo siano segnalati a noi e alle forze dell’ordine tempestivamente”.

“Purtroppo – obietta Gavazza – nel constatare le difficoltà di erogazione dei finanziamenti previsti dal Governo, le mafie arriveranno prima dallo Stato. Sino a oggi le imprese (a tutti i livelli) non hanno alcuna garanzia di ricevere i finanziamenti in tempo utile per il riavvio della loro attività. Si dovranno attendere due mesi tra presentazione delle domande, verifiche e assensi da parte dei soggetti erogatori. L’unica soluzione per contrastare l’intromissione di entità sospette è un’accelerazione dei tempi di erogazione”.

“Gli imprenditori devono avere fiducia nelle istituzioni – conclude Bertola – soprattutto quando lo Stato garantisce i crediti per tutti, come sta facendo adesso l’Italia, in ogni caso ci si deve rivolgere ai canali ufficiali, che assicurano tassi di legge e dilazioni significative. Mai farsi prendere per il collo dagli usurai”.

“Il rischio è che – spiega Gavazza –  se i titolari di partita iva non riceveranno immediate garanzie dallo Stato sui tempi di erogazione, diventeranno “facili prede” essendo  ancora più vulnerabili di quanto non lo fossero già”.

osservatorio.usura@cr.piemonte.it




Confindustrie del Nord: ecco l’ agenda per la riapertura delle imprese e la difesa dei luoghi di lavoro

Mai nella storia della Repubblica ci si è trovati ad affrontare una crisi sanitaria, sociale ed economica di queste proporzioni.

In questo gravissimo contesto, la salute è certamente il bene primario e ogni contributo affinché si possano alleviare e contrastare le conseguenze dell’epidemia è cruciale.

Le relazioni sociali ed economiche sono colpite in modo grave, imprevedibile fino a poche settimane orsono. Stiamo facendo grandi sacrifici, che mai avremmo pensato ci sarebbero stati richiesti, che implicano la limitazione di alcune libertà che abbiamo sempre dato per scontate.

Dobbiamo tuttavia essere consapevoli che all’emergenza sanitaria seguirà una profonda crisi economica: dobbiamo quindi essere in grado di affrontarla affinché non si trasformi in depressione e per farlo abbiamo bisogno innanzitutto di riaprire in sicurezza le imprese.

Se le quattro principali regioni del Nord, che rappresentano il 45% del PIL italiano, non potranno ripartire nel breve periodo il Paese rischia di spegnere definitivamente il proprio motore e ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia.

Prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare, con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese.

Chiediamo quindi di definire una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza del cuore del sistema economico del Paese. È ora necessario concretizzare la “Fase 2”.

Per farlo bisogna realizzare un percorso chiaro e decisioni condivise con una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, Associazioni di rappresentanza delle imprese e Sindacati, che indichi le tappe per condurre il sistema produttivo verso la piena operatività.

La salute è il primo e imprescindibile obiettivo: le imprese devono poter riaprire, ma è indispensabile che lo possano fare in assoluta sicurezza, tutelando tutte le persone. Le aziende sicure devono poter lavorare. Chi non è in grado di assicurare la sicurezza necessaria nei luoghi di lavoro non può aprire.

Bisogna quindi definire un piano di aperture programmate di attività produttive mantenendo rigorose norme sanitarie e di distanziamento sociale.

Occorre uscire dalla logica dei codici ATECO, delle deroghe e delle filiere essenziali a partire dall’industria manifatturiera e dai cantieri. È una logica non più sostenibile e non corretta rispetto agli obiettivi di sanità pubblica e di sostenibilità economica. Il criterio guida è la sicurezza.

Le imprese si sono già dotate di alcuni importanti strumenti per modulare i propri comportamenti in questa difficilissima situazione, in primis il Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro. Si tratta di un documento fondamentale, condiviso da tutti gli attori che deve trovare una rigorosissima applicazione, anche nei controlli, e costituire il principale riferimento.

Bisogna mettere le imprese in condizione di attuarlo, assicurando loro la possibilità di:

  • mettere le imprese nelle condizioni di reperire tutti i dispositivi di protezione individuale e garantire il loro approvvigionamento mediante un agevole percorso di fornitura che passi da un flusso costante e prioritario nelle procedure doganali;
  • velocizzare il percorso di autorizzazioni da parte dell’ISS per i dispositivi prodotti in deroga alle normative sanitarie, ma che dimostrino requisiti di protezione soddisfacenti
    mettere in campo un pacchetto di misure di finanziamento a fondo perduto che supportino gli investimenti delle imprese nella sicurezza basato su alcune linee d’azione fondamentali: adozione di protocolli di sanificazione degli ambienti di lavoro;
  • ripensamento degli spazi lavorativi per ridurre al minimo i contatti tra le persone; nuova mobilità da e per i luoghi di lavoro e all’interno dei siti produttivi;
  • ricorso allo smart working.

Chiediamo un impegno per definire insieme un piano di contenimento del virus sui luoghi di lavoro basato su:

una collaborazione tra Autorità preposte, imprese e sindacati per consentire una efficiente gestione dell’operatività delle imprese nel periodo di emergenza, funzionale ad evitare pericolose situazioni di contrasto che metterebbero a repentaglio gli sforzi di collaborazione. Ciò deve poter avvenire anche a livello territoriale e regionale per costruire e sperimentare nuovi “modelli” di lavoro.

a livello regionale occorre condividere con i Servizi Sanitari modelli di collaborazione in cui le imprese diventano luoghi in cui si attuano le politiche per la salute a partire dalle attività di screening preventivo sulle quali si attendono decisioni tempestive e univoche delle autorità competenti: con l’ausilio fondamentale di test sierologici validati o con programmi coordinati di “tamponi” sul territorio.

In sintesi, occorre ripartire rapidamente per dare al Paese, alle imprese e ai lavoratori un’agenda chiara e un quadro certo in cui operare.

Il criterio guida è la sicurezza: le aziende sicure sono tutte uguali. Per questo occorre condividere un modello di collaborazione con Istituzioni, Autorità sanitarie, Associazioni industriali, Organizzazioni sindacali.




#Iorestoacasa, Allasia: “Solo così possiamo sconfiggere questa pandemia”

#IORESTOACASA. L’emergenza non è finita, purtroppo. La maggior parte dei piemontesi ha tenuto comportamenti di grande rispetto per le regole sanitarie legate al contagio Covid-19 ma non è assolutamente il momento di abbassare la guardia.

E per dare un ulteriore segnale di cautela e attenzione, oggi il messaggio a tutti i cittadini è anche visibile in piazza Castello, sede della Regione Piemonte. Un messaggio chiaro e inequivocabile che Giunta e Consiglio regionale hanno voluto rimarcare con uno striscione di sei metri, sulla facciata del Palazzo istituzionale.

Inoltre, un totem con tre messaggi, per giovani, anziani e cittadinanza tutta, su quanto sia importante essere responsabili in questo momento di emergenza, è stato posizionato davanti Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte.

“Con queste campagne vogliamo sensibilizzare chi vive in Piemonte a compiere quei gesti di buonsenso che possono fare la differenza – sottolinea Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale – Stare a casa non deve essere considerata una restrizione, ma un’azione concreta per vincere una battaglia che richiede necessariamente la collaborazione da parte di ognuno di noi. Solo se continuiamo ad agire tutti insieme con responsabilità, possiamo finalmente sconfiggere questa pandemia”.

“ #Iorestoacasa” è l’invito che la  Giunta e i Consiglieri regionali fanno a tutti i piemontesi. Sarà una Pasqua diversa per tutti noi. Pasqua e pasquetta a casa questo è l’appello che vi facciamo – dichiara il vicepresidente della Regione Fabio Carosso– Rispettiamo le ordinanze, siamo responsabili.Solo così riusciremo a far ripartire al più presto  il nostro Piemonte e a ritornare  al nostro lavoro e alle nostre abitudini”.

 

 




Imprese artigiane piemontesi, in un mese perdite stimate per 662mln

Dall’11 marzo al 22 marzo a causa del COVID 19, ben 68.751 le imprese artigiane del Piemonte sono state costrette a sospendere l’attività (pari al 59,6% del totale); il conto sale a 72.068 se si considerano anche le attività per le quali è prevista la possibilità di fare consegne a domicilio.

 

La stima della perdita di fatturato che le imprese artigiane piemontesi subiranno in questo mese di chiusura a causa del Coronavirus (dal 12 marzo al 13 aprile 2020), ammonta almeno a 662 milioni di euro.

 

La stima è stata costruita a partire dal fatturato di ciascun settore ATECO, calcolando la perdita sulla base dei giorni di chiusura di ciascuna attività a partire dal 12 marzo fino al 13 aprile 2020. I dati sono forniti dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre.

 

I comparti più colpiti sono anche quelli più rappresentativi di tutto il settore: le costruzioni, la manifattura (metalmeccanici, legno, chimica, plastica, tessile-abbigliamento, calzature, etc.) i servizi alla persona (acconciatori, estetiste, calzolai, etc.), la pasticceria ecc.

 

“La pandemia si sta portando via quello che resta delle micro imprese artigiane, già duramente provate da un decennio di crisi – dichiara Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – le pasticcerie e cioccolaterie artigianali hanno dovuto tenere chiusa la saracinesca proprio in uno dei periodi dell’anno più propizio. L’edilizia, che rappresenta numericamente il comparto più importante delle imprese artigiane, non può lavorare perché non è in grado di garantire gli standard previsti per la sicurezza, le imprese del benessere sono state tra le prime ad essere penalizzate, a fronte di un esercito di abusivi che, invece, lavora indisturbato ecc. Gli incassi sono azzerati, gli affitti delle botteghe e dei capannoni vanno comunque pagati, e la conseguenza di queste chiusure forzate è verosimile che comporterà entro quest’anno, la chiusura di tante imprese artigiane”.

 

Una situazione, quella che sta vivendo l’artigianato in queste settimane, molto difficile e che si sovrappone ad un quadro generale altrettanto pesante che negli ultimi 10 anni ha visto crollare il numero delle imprese presenti in questo settore. Tra il 2009 e il 2019, infatti, le aziende artigiane che in Piemonte hanno chiuso definitivamente sono state 20.673, pari al -15,2 %. Se nel 2009 lo stock era pari a 136.015, al 31 dicembre dell’anno scorso il numero è sceso a 115.342.

 

A fronte delle difficoltà che certamente si intensificheranno nei prossimi mesi, c’è un elenco di vecchi mestieri artigiani che, già in forte agonia, rischiano di scomparire definitivamente, o professioni che sono in via di estinzione a causa delle profonde trasformazioni tecnologiche in atto, come l’arrotino, il barbiere, il calzolaio, il canestraio, il ceraio, il cordaio, il vetraio ma anche il fotografo, il legatore, il guantaio, il materassaio, il mugnaio, l’ombrellaio, il sellaio ecc.

 

“La città di Torino sta perdendo lentamente i vecchi mestieri, che rischiano l’estinzione – continua  De Santis – tutto questo incide non solo sull’aspetto economico ma anche su quello sociale, perché in questo modo si interrompe la trasmissione di quel patrimonio di saperi e competenze che vengono irrimediabilmente perdute”.

 

“La chiusura di ogni singola bottega – prosegue De Santis – incide anche a livello sociale, perché ogni impresa, con la sola presenza, svolge il preziosissimo compito di presidiare il territorio assicurando, ai cittadini, una forma di sicurezza. Dove non ci sono botteghe, dove non c’è artigianato e commercio, ecco che potrebbe aprirsi la via al degrado e al malaffare”.

 

“Dobbiamo essere tempestivi e concreti per evitare che dall’emergenza sanitaria si passi a un’emergenza sociale – commenta De Santis – e il Piano Straordinario per la Liquidità delle Imprese, dell’ingente erogazione di credito, con la garanzia dello Stato, varata dal Decreto del Presidente del Consiglio, va nella direzione giusta per consentire la ripresa. Non va bene però che le imprese che avranno necessità di accedere a importi superiori a 25 mila euro, debbano fare in banca la trafila degli ordinari esami di sostenibilità economico finanziaria e di verifica andamentale. Cosa c’è di ordinario e normale in questi giorni, in queste settimane? “

“Dobbiamo essere messi nelle condizioni, in maniera semplice e diretta, di poter garantire il posto di lavoro ai nostri collaboratori e sostenere le nostre famiglie – conclude De Santis – Finita l’emergenza sanitaria non vorremmo assistere ad episodi estremi, come quello dei sucidi di imprenditori che non avevano retto le conseguenze della crisi durata per un decennio”.

 

 

 

 

 




Focus Coronavirus, verso la fase 2. Rischioso allentare misure prima di fine maggio

Il quadro progressivamente meno funesto offerto dal bollettino giornaliero della Protezione Civile e l’imminente scadenza del decreto “Chiudi Italia” fissata per il 13 aprile hanno acceso il dibattito sull’avvio dell’agognata “Fase 2”, ovvero tempi e modi per allentare il lockdown.

Dal vertice di ieri tra il Governo e il Comitato Tecnico Scientifico è emersa una linea di “gradualità e prudenza”, con l’ipotesi di una “Fase 2” in due step: il primo riguarderebbe piccole aperture per le attività produttive, il secondo la rimodulazione delle misure per spostamenti e uscite.

Ma cosa dicono oggi i dati? L’andamento dell’epidemia in Italia permette di programmare un allentamento delle misure? Con quali rischi?

«La Fondazione GIMBE – afferma il Presidente Nino Cartabellotta – ha deciso di rendere pubblici i risultati delle proprie analisi indipendenti per offrire alcune risposte, utili ad informare le decisioni politiche ed aumentare la consapevolezza della popolazione in un momento estremamente delicato della gestione dell’epidemia nel nostro Paese».

È POSSIBILE PREVEDERE IL GIORNO DEL “CONTAGIO ZERO”? Nell’impossibilità di prevedere il giorno in cui non ci sarà alcun nuovo caso, la Fondazione GIMBE pubblica il proprio modello predittivo che ha ormai raggiunto un’adeguata stabilità (figura 1). Il modello è stato elaborato con l’analisi della regressione utilizzando 2 variabili: l’incremento percentuale dei nuovi casi e il tempo espresso in giorni.

Il modello prevede che il 16 aprile l’aumento dei casi scenderà al 2%, il 27 aprile all’1%, il 7 maggio allo 0,5% e il 2 giugno allo 0,1%, soglia utilizzata ad Hubei per allentare le misure. «Il modello – spiega Cartabellotta – viene aggiornato quotidianamente e deve sempre essere maneggiato con cautela perché l’andamento dei contagi potrebbe essere influenzato da variabili non considerate, spesso differenti nelle varie Regioni: insorgenza di nuovi focolai, numero di tamponi effettuati, aderenza alle misure di distanziamento sociale, sovraccarico degli ospedali».


QUALI RISULTATI HANNO OTTENUTO LE MISURE DI DISTANZIAMENTO SOCIALE?
Nuovi casi: nell’ultima settimana l’incremento medio giornaliero è stato del 3,9%, con trend in progressiva riduzione dal 4,5% al 2,3% (figura 2).
Rispetto alle categorie di casi riportati dalla Protezione Civile (figura 3):
Pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva: il crescente decongestionamento degli ospedali è il dato che infonde maggiore ottimismo (figura 4).
Isolamento domiciliare: il numero è in continuo aumento grazie ad una più efficace identificazione dei contatti e di casi sempre meno gravi.
Guariti: il numero aumenta, ma risulta sovrastimato perché vengono conteggiati in questa categoria i casi della Regione Lombardia dimessi dall’ospedale, senza informazioni sul loro status di guarigione clinica o virologica (ieri 59,4% dei “guariti”).
Deceduti: la curva continua a salire con una minima flessione negli ultimi 2-3 giorni.

I RISULTATI ITALIANI SONO IN LINEA CON QUELLI DELLA CINA? Il confronto è stato effettuato con la provincia di Hubei che conta 58,5 milioni di abitanti ed ha avuto una modalità di espansione iniziale dell’epidemia simile a quella italiana. Le curve di crescita dei contagi (figura 5) dimostrano che i risultati delle misure attuate in Italia sono ben lontani da quelli ottenuti in Cina. «Questa differenza – spiega Cartabellotta – è dovuta almeno a tre motivazioni: da noi misure non tempestive, meno rigorose e più frammentate e minore aderenza della popolazione».

«Il ruolo dei dati nelle decisioni politiche – continua Cartabellotta – dipenderà da quali indicatori sceglierà il Governo per stabilire criteri, tempi e modalità per l’avvio graduale della “Fase 2”, nella consapevolezza che, a differenza della Cina, non siamo in condizioni di applicare una sistematica tracciatura dei contatti tramite tecnologie avanzate e che i test sierologici non permettono ancora di fornire alcun “patentino di immunità”».

In sintesi, le analisi indipendenti della Fondazione GIMBE suggeriscono che:
La curva del contagio è rallentata, ma l’aumento dei nuovi casi è ancora rilevante.
Le misure di distanziamento sociale hanno alleggerito il carico sugli ospedali, ma il loro effetto sul numero totale dei casi è ancora modesto
L’allentamento delle misure dovrà essere graduale e differenziato per tipologia di intervento e, ove possibile, “personalizzato” nelle varie Regioni monitorando strettamente l’insorgenza di nuovi focolai.

Se nelle prossime settimane sarà confermato il rallentamento dei nuovi casi, con una certa dose di spavalderia la “Fase 2” potrebbe essere avviata tra fine aprile e inizio maggio, accettando il rischio di una nuova impennata dei contagi.

Se al contrario la linea vuole essere quella della gradualità e della prudenza, qualsiasi riapertura prima di fine maggio non si basa sulle dinamiche del contagio in Italia.
«Il Governo – conclude Cartabellotta – è chiamato a prendere una delle decisioni più difficili della storia della Repubblica, con effetti determinanti sulla nostra salute, sulle nostre libertà individuali e sull’economia del Paese.

Guardando ai numeri è fondamentale conoscere quale indicatore guiderà la politica per l’attuazione della “Fase 2”: sarà, auspicabilmente, la riduzione dei contagi al di sotto di una soglia più bassa possibile? Oppure, ci si limiterà a contenere il verosimile aumento dei ricoveri e dei decessi, per il timore che la popolazione e l’economia non sono in grado di reggere un rigoroso prolungamento del lockdown?»




Il presidente della Regione Cirio ha emanato due nuove ordinanze

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha emanato oggi due nuove ordinanze.

La numero 39 sostituisce integralmente la numero 36 del 3 aprile scorso e stabilisce che, con decorrenza immediata fino a lunedì 13 aprile:

– è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita, salvo che per quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o per motivi di salute, e di effettuare ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconde case utilizzate per vacanza;.

– sono vietati gli assembramenti di più di due persone in luogo pubblico, dove deve comunque essere garantita la distanza di un metro.

– è assolutamente vietata la mobilità dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus.

– i soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C) devono contattare il proprio medico curante e non lasciare la propria residenza o dimora abituale e di limitare al massimo i contatti.

– le persone addette all’assistenza di minori, anziani, ammalati o diversamente abili (baby sitter e badanti) possono svolgere la propria attività;

– chi svolge mansioni di collaborazione domestica (colf) può esercitare la propria attività solo in presenza di esigenze comprovate e indifferibili;

– dall’8 aprile il personale addetto alla vendita negli esercizi commerciali è obbligato ad utilizzare mascherine e guanti monouso;

– è possibile il commercio al dettaglio di articoli di cartoleria e forniture per ufficio all’interno di attività di vendita di generi alimentari o altre attività commerciali non soggette a chiusura, mentre per quelle chiuse il commercio dei suddetti articoli può essere effettuato via internet, televisione, corrispondenza, radio e telefono;

– le strutture sanitarie attuano un monitoraggio clinico degli operatori sanitari con rilevazione della temperatura corporea prima del turno di lavoro.

– è sospesa l’attività degli uffici pubblici regionali, provinciali e comunali, fatta salva l’erogazione dei servizi essenziali ed indifferibili

– sono sospese le attività commerciali al dettaglio, ad esclusione di quelle che vendono generi alimentari e di prima necessità negli esercizi commerciali di vicinato, nella media e grande distribuzione e nei centri commerciali;

– sono confermate le consegne a domicilio per tutti i settori merceologici purché nel rispetto dell’osservanza delle norme igienico-sanitarie, della disciplina del settore commercio e della normativa fiscale;

– l’accesso alle attività commerciali è limitato ad un solo componente del nucleo familiare, salvo comprovati motivi di assistenza che richiedano l’accompagnamento di altra persona;

– i mercati settimanali sono consentiti esclusivamente garantendo specifiche modalità di accesso scaglionato per evitare assembramenti anche attraverso l ‘utilizzo di transenne e comunque sempre alla presenza della polizia locale che deve limitame l’accesso ad un singolo componente per nucleo familiare, salvo comprovati motivi che richiedano l’accompagnamento;

– sono vietate la sosta e l’assembramento presso i distributori automatici cosiddetti “h24” di bevande e alimenti confezionati;

– gli esercenti devono bloccare le slot machine, i monitor e i televisori per impedire la permanenza degli avventori per motivi di gioco all’interno dei locali;

– rimangono aperte le edicole, le farmacie, le parafarmacie e i tabaccai, garantendo in ogni caso la distanza di sicurezza interpersoale di un metro;

– sono sospese le attività inerenti i servizi alla persona (fra cui parrucchieri, barbieri, estetisti) diverse da quelle individuate nell’allegato 2 del Dpcm dell’11 marzo 2020 e le attività artigianali di servizio (ad eccezione dei servizi di pubblica utilità o indifferibili e di quelli necessari al funzionamento delle unità produttive rimaste in attività);

– sono garantiti i servizi bancari, finanziari, assicurativi nonché l’attività del settore agricolo, zootecnico di trasformazione agro-alimentare comprese le filiere che ne forniscono beni e servizi secondo modalità che favoriscano la prenotazione con appuntamenti;

– è garantita l’attività di gestione dei rifiuti

– sono sospese e attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie);

– sono consentiti i servizi di mensa e del catering continuativo su base contrattuale, i servizi resi nell’ambito di strutture pubbliche e private, istituti penitenziari, strutture sanitarie e sociosanitarie e di sostegno alle fasce fragili della popolazione-

– è consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e di protezione personale sia per l’attività di confezionamento che di trasporto;

– sono chiusi gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande all’interno delle stazioni ferroviarie e lacustri e elle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione di quelli situati lungo le autostrade limitatamente alla vendita di prodotti da asporto da consumarsi al di fuori dei locali.

– restano aperti quelli siti negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro.

– sono chiusi gli studi professionali, salvo l’utilizzo del lavoro agile, con esclusione dello svolgimento delle attività indifferibili ed urgenti o sottoposte a termini perentori di scadenza ivi effettuate, ad esclusione degli studi medici e/o sanitari e di psicologia;

– è fermata l’attività nei cantieri, fatti salvi quelli relativi alla realizzazione e manutenzione di strutture sanitarie e di protezione civile, alla manutenzione della rete stradale, autostradale, ferroviaria, del trasporto pubblico locale, nonchè quelli relativi alla realizzazione, manutenzione e funzionamento degli altri servizi essenziali o per motivi di urgenza o sicurezza.

– sono chiuse le strutture ricettive, che possono però permanere in servizio per esigenze collegate alla gestione dell’emergenza (pernottamento di medici, isolamento di pazienti, quarantena, pernottamento di parenti etc);

– è vietato l’accesso a parchi, ville, aree gioco e giardini pubblici;

– è vietato svolgere all’aperto attività Iudica o ricreativa, nonché qualsivoglia attività motoria svolta, anche singolarmente, se non entro 200 metri dalla propria abitazione con obbligo di documentazione agli organi di controllo del luogo di residenza o domicilio;

– nel caso di uscita con l’animale di compagnia per le sue necessità fisiologiche, la persona è obbligata a rimanere nelle immediate vicinanze della residenza o domicilio, con obbligo di documentazione agli organi di controllo del luogo di residenza o domicilio;

– sono sospese gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici o privati, nonché all’interno degli impianti sportivi le sedute di allenamento degli atleti professionisti e non professionisti;

– sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici, le palestre, le piscine, i centri sportivi, natatori, benessere, termali (fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei LEA), culturali, centri sociali e centri ricreativi;

– sono chiusi i musei e degli altri istituti e luoghi della cultura;

– nei luoghi di culto seppur aperti sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri, e che l’accesso è consentito in forma contingentata e nel rispetto delle misure necessarie a garantire la sicurezza interpersonale di un metro;

– sono sospesi i servizi educativi per l’infanzia e le attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché la frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese Università e le Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e Università per anziani, corsi professionali e attività formative svolte da altri enti pubblici, anche territoriali e locali e da soggetti privati, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza;

– sono possibili i corsi per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie;

– sono sospesi i concorsi pubbliche e privati ad esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati è effettuata su basi curriculari ovvero in modalità telematica (ad eccezione dei concorsi per il personale sanitario, degli esami di Stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo, e quelli per il personale della protezione civile).

– sono sospesi gli esami di idoneità di cui all’articolo 121 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, da espletarsi presso gli uffici periferici della motorizzazione civile aventi sede nei territori di cui al presente articolo. Con apposito provvedimento dirigenziale è disposta, in favore dei candidati che non hanno potuto sostenere le prove d’esame in ragione della sospensione, la proroga dei termini previsti dagli articoli 121 e 122 del decreto legislativo 3O aprile 1992, n. 285.

– sono sospesi i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi costituite a livello regionale.

– siano adottata in tutti i casi possibili lo svolgimento di riunioni in collegamento da remoto.

Si raccomanda altresì che:

– per accedere alle attività commerciali al chiuso e all’aperto (mercati) dall’8 aprile i clienti siano provvisti di mascherine;

– si provveda alla rilevazione sistematica della temperatura corporea anche ai clienti presso i supermercati e le farmacie, oltre che ai dipendenti dei luoghi di lavoro, se aperti, e a tutti coloro che vengono intercettati dall’azione di verifica del rispetto dei divieti dalle Forze dell’Ordine e dalla Polizia locale;

– le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità garantiscano un accesso prioritario a medici, farmacisti, infermieri, operatori socio-sanitari, membri delle Forze dell’Ordine, della Protezione Civile, soccorritori e volontari muniti di tesserino di riconoscimento.

– che presso le attività produttive ia attuato il massimo utilizzo del lavoro agile, incentivate le ferie e i congedi retribuiti, sospese le attività dei reparti aziendali non indispensabili alla produzione, siano assunti protocolli di sicurezza anti-contagio e strumenti di protezione individuale se non è possibile rispettare la distanza interpersonale di un metro, siano incentivate le operazioni di sanificazione dei luoghi di lavoro anche utilizzando gli ammortizzatori sociali, siano limitati al massimo gli spostamenti all’interno dei siti e contingentato l’accesso agli spazi comuni, siano favorite intese tra organizzazioni datoriali e sindacali.

All’ordinanza sono allegati una serie di chiarimenti.

L’ordinanza n.38 stabilisce invece che fino al 31 luglio 2020, salavo diverse future disposizioni, i servizi di taxi e autonoleggio possono essere utilizzato per la consegna a domicilio di beni, spesa e medicinali applicando le seguenti tariffe:

– al massimo euro 7,50 per il servizio di consegna nel raggio di 2,5 chilometri

– al massimo ad euro10 per il servizio di singola consegna con ricevimento e recapito nell’ambito del medesimo Comune

– al massimo euro 15 per il servizio di singola consegna con ricevimento e recapito nell’ambito di più Comuni. Non sono consentiti ulteriori indennizzi o sovrapprezzi.