Rifiuti, verso una modifica della legge

La Giunta regionale intende modificare la legge regionale 1 sulla gestione dei rifiuti. Lo ha annunciato oggi l’assessore all’ambiente Matteo Marnati, illustrandone lo stato di attuazione su richiesta di Sarah Disabato (M5s) in quinta Commissione, presieduta da Angelo Dago.

Di fronte ai ritardi nell’accorpamento dei consorzi di gestione dei rifiuti in una struttura di area vasta, previsto dalla norma regionale, l’assessore ha dichiarato la sua volontà di modificarla, introducendo “la scelta da parte dei consorzi se accorparsi o no, per venire incontro alle difficoltà espresse da diversi sindaci. È necessario introdurre criteri per premiare il consorzio che raggiunge gli obbiettivi e commissariare quello che non li raggiunge”. L’assessore ha anche ipotizzato la presentazione della nuova proposta entro un mese.

Contrarie le minoranze: Alberto Avetta (Pd) ha ricordato che la legge vigente “è il frutto di un lungo e complesso confronto, è difficile trovare modalità tecniche che la migliorino senza ignorare il lavoro di tanti mesi”.

Per Sean Sacco (M5S)” rivedere la legge è una sconfitta, l’area vasta permette una visione omogenea della gestione dei rifiuti e di generalizzare le buone pratiche”. Contro si sono espressi anche Giorgio Bertola (M5s) e i consiglieri Pd Diego Sarno e Monica Canalis.

La maggioranza ha confermato il sostegno all’assessore Marnati. Per Claudio Leone (Lega) bisogna accettare le critiche che vengono dai sindaci: “La scelta dell’assessore è quella giusta. La norma nazionale lascia aperture, non obbliga agli accorpamenti”.

Per Paolo Ruzzola (Fi) “se ci sono tante resistenze ci sarà un motivo. Non sono state ascoltate le periferie, se si fosse fatto si sarebbe riscontrata la contrarietà dei sindaci a rendere obbligatorio l’accorpamento nell’area vasta”.  Carlo Riva Vercellotti (Fi) ha chiesto il coinvolgimento delle Province nella gestione dei rifiuti.

In precedenza era stato audito in Commissione il direttore generale dell’Arpa Angelo Robotto sullo stato dell’aria in Piemonte. Nella sua relazione ha evidenziato che il livello di inquinamento è in costante calo, ma su 12 sostanze esaminate, 5 sono ancora sopra il livello di guardia: benzo(a)pirene, biossido di azoto, PM2.5, PM10 e ozono.

Robotto ha sottolineato come gli agenti inquinanti derivino dal traffico veicolare, dall’industria, dall’agricoltura e dal riscaldamento, in particolare da quello a legna, i cui prodotti arrivano fino a Torino, come riscontrato dai rilevamenti: “Perché l’inquinamento rientri nei limiti fissati dall’Unione europea entro il 2030 occorre attuare tutti gli interventi previsti dal piano regionale di qualità dell’aria”.

Successivamente l’assessore Marnati ha illustrato lo stato di attuazione di quel piano. Nel dibattito sono intervenuti Marco Grimaldi (Luv), Disabato, Riva Vercellotti, Andrea Cane (Lega).




Negozi nemici del clima: Legambiente fa appello a commercianti, Comuni e Regione

Che sia una strategia di marketing vincente è tutto da dimostrare ma non ci sono invece dubbi sullo spreco energetico che ne deriva.

Il fenomeno delle porte dei negozi aperte tutto l’anno, estate e inverno, con i condizionatori o il riscaldamento in funzione, appare quanto di più in contrasto con le politiche di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni di gas climalteranti.

“Uno spreco energetico assurdo che deve terminare –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. E’ inconcepibile che dopo mesi di mobilitazione globale, sempre più pressante e incisiva dal basso che vede protagonisti in primis i giovani, tantissimi negozi continuino a scegliere di tenere le porte aperte credendo che questo inviti più clienti ad entrare all’interno del negozio. Vista la coscienza ecologista crescente potrebbe semmai essere vero l’opposto!”.

Oltre alle motivazioni di carattere ambientale Legambiente ricorda che spesso sono i dipendenti degli stessi esercizi commerciali a lamentare un disagio, durante il loro lavoro, per le condizioni di confort termico degli ambienti destinati alla vendita. Come nel caso dell’outlet di Vicolungo, le porte dei negozi rimangono infatti aperte su precisa indicazione della proprietà con conseguente scambio termico tra l’ambiente interno e esterno.

“Facciamo appello -prosegue il presidente regionale di Legambiente- alle associazioni di categoria affinché avviino una campagna di sensibilizzazione rivolta agli esercenti finalizzata ad accrescere la consapevolezza a proposito dei comportamenti da adottare per contenere i consumi energetici prodotti dagli impianti termici di climatizzazione estiva ed invernale, importante fonte emissiva di CO2”.

La richiesta di Legambiente arriva nei giorni in cui la maggioranza in Consiglio Regionale ha bocciato l’ordine del giorno che proponeva, analogamente a quanto fatto da diverse istituzioni in tutta Italia, di dichiarare l’emergenza climatica e ambientale in Piemonte.

“Dopo la pessima pagina scritta nei giorni scorsi dai partiti di maggioranza in Consiglio Regionale che sono riusciti a negare l’emergenza climatica -conclude Dovana- mettiamo alla prova concreta la Giunta e il presidente Cirio con una proposta puntuale e concreta: la Regione, coerentemente con gli impegni derivanti dall’Accordo di Parigi, promuova un lavoro di coordinamento dei Comuni affinché approvino delibere ed ordinanze che impongano di mantenere chiuse le porte di ingresso degli esercizi commerciali verso l’esterno o verso altri locali non climatizzati, ad eccezione del tempo necessario all’entrata e all’uscita dei clienti e del personale”.




L’industria piemontese chiede una finanziaria che intervenga sulle urgenze economiche del Paese

La consueta indagine congiunturale trimestrale, realizzata da Confindustria Piemonte, segnala la perdurante debolezza del clima di fiducia, con ampie differenze settoriali e territoriali.


Nel comparto manifatturiero le attese su produzione, ordini ed export restano lievemente sfavorevoli, con indicatori appena al di sotto del punto di equilibrio tra previsioni di crescita e di contrazione dell’attività. Le indicazioni delle imprese sono in linea con la fase di stagnazione descritta dai più recenti dati sull’economia italiana: PIL, produzione industriale, costruzioni, consumi.


L’indagine di settembre conferma la netta dicotomia tra settore manifatturiero e terziario. Nel terziario, infatti, le imprese esprimono ancora valutazioni decisamente ottimistiche, con indicatori allineati a quelli di giugno e marzo.

Il disallineamento tra manifattura e terziario, peraltro comune ad altri paesi industriali, è ormai una costante degli ultimi mesi.


D’altra parte, anche nell’industria manifatturiera la complessiva solidità di altri indicatori sembra escludere la probabilità di recessione, almeno nell’immediato. Restano infatti attestati su valori positivi gli indicatori consuntivi: il tasso di utilizzo degli impianti è fermo al 75%, un livello sicuramente elevato.

Il ricorso alla CIG è senza dubbio aumentato negli ultimi trimestri ma rimane comunque contenuto. Stabili sono anche gli investimenti, programmati da un quarto delle aziende. Sostanzialmente stabili le previsioni sull’occupazione. Infine, non aumentano in misura rilevante i ritardi nei pagamenti.


A livello settoriale soffrono in particolare tessile, automotive, metallurgia ed edilizia col suo indotto. Qualche segnale di miglioramento dalla meccanica strumentale. Buone prospettive per alimentare e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.); benino la chimica, molta incertezza nella gomma-plastica.

A livello territoriale, come abbiamo anticipato, le differenze sono ampie. Da un lato, a Cuneo, Alessandria, Novara e nel Canavese la maggioranza delle imprese esprime valutazioni favorevoli. Diverso il clima di fiducia prevalente a Torino, Vercelli, Verbania e Biella, alle prese con condizioni di mercato più problematiche.

Nel torinese la rilevazione di settembre evidenzia un deciso peggioramento delle aspettative: i saldi ottimisti-pessimisti arretrano di una decina di punti rispetto a giugno. Tengono export e occupazione.

Stabile il tasso di utilizzo degli impianti, investimenti in lieve crescita. Non si chiude la forbice tra piccole e grandi imprese, con le grandi (oltre 50 addetti) che registrano saldi positivi, contrariamente alle piccole (meno di 50 addetti), dove prevalgono i pessimisti.

Un’analisi più approfondita mostra come siano soprattutto le micro-imprese (sotto 10
addetti) a essere fortemente pessimiste.

«In Piemonte, come nelle altre aree industriali del nostro Paese, non si intravedono soluzioni immediate alla fase di stagnazione e incertezza che ha caratterizzato gli ultimi trimestri – commenta Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte -. Alle difficoltà congiunturali si intrecciano le crisi di settore nell’automotive, nel tessile o nell’edilizia.


È motivo di conforto la tenuta di importanti indicatori come CIG (in crescita ma lontana dalla soglia di allarme), tasso di utilizzo degli impianti, investimenti e occupazione. Ma nel breve periodo non è realistico immaginare un’accelerazione: non la giustificano le proiezioni
molto caute sull’economia italiana e il rallentamento dell’Europa».


Dario Gallina, il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, esprime con forza la preoccupazione degli industriali torinesi per la permanente debolezza della situazione economica, negativamente influenzata dai dazi e caratterizzata da una crescita zero, che ora rischia di trasformarsi in recessione:

«C’è la necessità che il Governo intervenga già con la Finanziaria sulle maggiori urgenze e con azioni di politica industriale a sostegno dell’export e dei settori più in difficoltà, a partire dall’auto. Il rischio è che la nostra industria e il nostro Paese si stacchino dai principali competitor e partner europei. Non possiamo restare ingessati da sterili beghe politiche; dobbiamo reagire in fretta alla situazione di emergenza».


Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.


Comparto manifatturiero.
Per le oltre 900 aziende del campione, restano negative le attese su produzione e ordini per il quarto trimestre 2019.
In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -2,3% a -1,5% e quello sugli ordinativi totali da -3,2% a -4,9%. Rallentano anche le attese sull’export, che passano da +0,3% a -0,1%. Lievemente più caute ma ancora leggermente positive le previsioni sull’occupazione: il saldo passa da +4,3% a +2,1%.


Resta forte la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni. Le aziende più ottimiste sono le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato (saldo +6,9%); seguono le grandi esportatrici, che esportano oltre il 60% del fatturato, con saldo ottimisti pessimisti pari +0,9% e quelle che esportano dal 10 al 30% del fatturato (saldo 0,0%). Ancora negative le attese per le imprese che vendono all’estero meno del 10% della produzione, con saldo del -7,7%.


Si accentua ulteriormente il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +3,4% (era 1,9% a marzo) e -4,2% (era +4,5%).


Aumenta di un punto il ricorso alla CIG, che interessa ora il 12,7% delle aziende, una percentuale in lenta crescita negli ultimi trimestri.


Variano di poco le aziende con programmi di investimento di un certo impegno, che passano dal 24,5% al 24,9%. Stabile il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che si attesta al 75% un valore non lontano dai livelli pre-crisi. Poche variazioni nella composizione del carnet ordini, in particolare il 20,6% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 48,6% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 18,9% per 3-6 mesi, l’11,9% per oltre 6 mesi.


La media complessiva dei tempi di pagamento è di 83 giorni; sale a 96 giorni per la Pubblica Amministrazione, in calo significativo rispetto ai livelli prevalenti di 4-5 anni fa. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. In calo il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (26,1%).


A livello settoriale le aziende non metalmeccaniche esprimono attese ancora negative, passando dal -4,1% al -1,9%. Il saldo delle imprese metalmeccaniche è negativo per la prima volta dopo 18 trimestri positivi (dal +0,9% al -0,9%).

Il comparto macchinari e apparecchi torna positivo, dopo lo scivolone del terzo trimestre e passa da -1,2 a +8,5; restano in crisi la metallurgia (da -13,5 a -10,3%) e l’automotive (da 0,0% -2,9%); brusca frenata per l’industria elettrica ed elettronica (da +27,6% a 0,0%).

Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento ancora positivo dell’alimentare, che non conosce crisi e passa da +7,8% a +12,0%, della chimica (da +2,0% a +5,3%), delle manifatture varie (da +6,0% a +11,0%) e del legno (da +12,5% a +7,1%). Gelata per gli impiantisti (da +8,3% a -22,9%), mentre è negativo il saldo per la gomma-plastica (da -10,0% a -1,9%). Resta profonda la crisi del tessile, soprattutto biellese (che passa dal -19,5% al -12.1%), del cartario-grafico (da -22,0% a -2,5%) e dell’edilizia (da -4,1% a -10,0%).


A livello territoriale, si segnala la ottima
performance di Canavese (da +25,9% a +31,3%), Alessandria (da -7,1% a +10,7%), Novara (da +15,2% a +7,1%), Cuneo (da +3,8% a +5,1%). Inversione di tendenza ad Asti (da +7,9% a -3,2%), mentre restano negative le attese a Torino (da -0,9% a -8,1%), Verbania (da -6,9% a -14,3%) e Vercelli (da -13,5% a -5,0%). Si accentua la crisi a Biella, dove il saldo ottimisti pessimisti, è negativo da un anno (-14,8% il salto ottimisti-pessimisti).


Comparto dei servizi
Le oltre 300 aziende del campione esprimono valutazioni positive, ben più ottimistiche rispetto al manifatturiero: quasi tutti gli indicatori registrano saldi positivi a due cifre.
In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività migliora di 2,5 punti percentuali (da +17,3% a +19,8%), quello sull’occupazione passa da +18,2% a +18,5%. Positivo anche il saldo per ordini totali, che passa da +13,9 a +16,1%.


Diminuiscono le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo (da 26,4% a 22,0%).
Andamento positivo per tasso di utilizzo delle risorse (84%), mentre è quasi nullo il ricorso alla CIG, attestato allo 0,6%, invariato rispetto a giugno.


Qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Il 12,0% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 32,0% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 20,6% per 3-6 mesi e il 35,4% per oltre 6 mesi. Da notare che il portafoglio ordini oltre i 6 mesi è considerevolmente più frequente nel terziario rispetto al manifatturiero (dove supera di poco il 10%).


Leggero rialzo per i tempi di pagamento. La media è di 69 giorni: il ritardo sale a 92 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. Il 28% delle imprese segnala ritardi negli incassi.




Il 21 ottobre un worksop dedicato alla digitalizzazione delle PMI

Si chiama #digitalizzazione #pmi – dai voucher ai nuovi servizi per la trasformazione digitale il workshop organizzato dalla Fondazione Torino Wireless con la collaborazione di Regione Piemonte, Camera di Commercio e InfoCamere al Centro congressi Torino Incontra

Quali sono le risorse disponibili per sostenere gli investimenti nel digitale? Che cosa significa acquisire un “digital mindset”? Esistono buone prassi a cui ispirarsi? Sono queste alcune delle domande intorno alle quali verterà il workshop #digitalizzazione #pmi – dai voucher ai nuovi servizi per la trasformazione digitale, organizzato lunedì 21 ottobre presso il Centro congressi Torino Incontra (via Nino Costa 8).

Al mattino il programma prevede un seminario aperto alle PMI che hanno avviato un percorso di digitalizzazione, con particolare focus sulle imprese che hanno ricevuto o richiesto i Voucher digitali Impresa 4.0; a seguire un pranzo di networking e, nel pomeriggio, una sessione di lavoro a numero chiuso – massimo 60 aziende – per fare il punto su cybersecurity e applicazione del GDPR.

Durante il workshop sarà possibile ricevere il supporto all’accesso ai documenti e informazioni della tua impresa, grazie al Cassetto digitale dell’imprenditore. Porta con te uno degli strumenti di autenticazione: Firma digitale, CNS, tessera sanitaria con PIN o SPID per aprire il tuo cassetto digitale.




Il Ministro Patuanelli autorizza 11 Accordi per l’innovazione

Il Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha firmato i decreti che autorizzano 11 Accordi per l’innovazione tra il MiSE e le Regioni Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Veneto. L’obiettivo è quello di favorire la competitività del territorio attraverso gli investimenti delle imprese in progetti di ricerca e sviluppo.

Per la realizzazione di prodotti e processi produttivi innovativi sono previsti investimenti complessivi pari a circa 90 milioni di euro, a sostegno dei quali il Ministero ha messo a disposizione circa 25 milioni di euro di agevolazioni.

Nello specifico è stato autorizzato il finanziamento dei seguenti progetti:

  • nuovi contenitori per alimenti in polimeri per ridurre lo spreco presentato da Lar Spa – Advanced Polymer Materials Srl, da realizzare nei siti di Campogalliano e Ferrara in Emilia Romagna
  • nuovo prodotto alimentare (piadina) con riduzione del cloruro di sodio e introduzione di nuovi elementi salutari presentato da Gitoma Srl, da realizzare nel sito di Bagnocavallo in Emilia Romagna
  • nuovi prodotti per la colorazione delle ceramiche tramite tecnologie inkjet presentato da Ceramica Artistica Due Spa, da realizzare nel sito di Prignano sulla Secchia in Emilia Romagna
  • nuovi dispositivi per l’infusione endovenosa senza ausili e pompe presentato da Haemotronic Spa, da realizzare nel sito di Mirandola in Emilia Romagna
  • implementazione delle pratiche di industria 4.0 sulla produzione di macchine per il confezionamento presentato da Ima Spa, da realizzare nel sito di Ozzano nell’Emilia in Emilia Romagna
  • sviluppo di tecnologie per la progettazione e la produzione di sistemi di fissaggio altamente performanti presentata da Vimi Fasteners Spa, da realizzare nel sito di Novellara in Emilia Romagna
  • reingegnerizzazione delle produzioni di motori elettrici e inverter presentato da Bonfiglioli Riduttori Spa, da realizzare nei siti di Calderara di Reno, Forlì e Casalecchio di Reno in Emilia Romagna
  • efficientamento della produzione dei pneumatici attraverso la riduzione degli scarti e dei consumi energetici presentato da Michelin Italia – Sami Spa, da realizzare nei siti di Alessandria e Cuneo in Piemonte
  • implementazione di processi per la riduzione dei rifiuti e dell’utilizzo del percolato delle discariche presentato da Sei Toscana Srl insieme ad altre aziende, che gestiscono il servizio in alcune provincie della Toscana
  • nuove macchine per la lavorazione delle plastiche, anche derivanti dal riciclo presentato da Piovan Spa, da realizzare nel sito di Santa Maria di Sala in Veneto
  • introduzione dell’intelligenza artificiale nell’ambito della lavorazione della pietra presentata da Breton Spa, da realizzare nei siti di Castello di Godego e Vedelago in Veneto.



Congiuntura economica, ancora in rosso il dato sulla produzione industriale

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte ha presentato oggi i dati della 191ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

La rilevazione è stata condotta nei mesi di luglio e agosto con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno 2019 e ha coinvolto 1.789 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 119.602 addetti e un valore pari a circa 64,6 miliardi di euro di fatturato.

Il II trimestre 2019 conferma la fase di stagnazione che ha colpito la manifattura piemontese a partire dalla seconda metà del 2018.

La produzione industriale ha segnato, per il quarto trimestre consecutivo, una variazione tendenziale negativa (0,8%), frutto del preoccupante trend esibito dai mezzi di trasporto e dal comparto tessile, nonché delle flessioni consistenti registrate, in termini produttivi, dalle principali realtà territoriali. La flessione del periodo aprile-giugno 2019 risulta, inoltre, di intensità superiore rispetto a quanto già evidenziato nei tre trimestri precedenti.

Il calo della produzione industriale si associa ai risultati solo debolmente positivi registrati dagli altri indicatori analizzati: si evidenziano, infatti, un andamento sostanzialmente piatto degli ordinativi interni (+0,2%) e una crescita stentata di quelli esteri (+1,0%); in media, il fatturato totale delle imprese manifatturiere intervistate aumenta dello 0,6% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2018, con la componente estera che registra un incremento dell’1,2%; migliora rispetto al II trimestre 2018 il grado di utilizzo degli impianti che si attesta al 68,4%.

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Vincenzo Ilotte, ha commentato: “i dati del II trimestre piemontese ci mostrano una regione in affanno, che segna un’ulteriore battuta d’arresto. Il nord del Piemonte, che non può avvantaggiarsi del buon risultato dell’industria alimentare, soffre proprio nei comparti che lo hanno sempre caratterizzato quali mezzi di trasporto, industrie elettriche ed elettroniche e filiera tessile. Solo adottando misure ad hoc e politiche attive che facilitino l’attività delle nostre imprese, garantendo condizioni di insediamento e crescita occupazionale e promuovendo una vera valorizzazione del nostro know-how, si potrà rimettere in moto la nostra macchina produttiva. Spetta a noi attori economici e istituzionali fermare questo trend, attraverso uno sforzo coeso in direzione di politiche volte a un rilancio degli investimenti e della domanda interna”.

Paolo Musso, Direttore commerciale Imprese Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria: “La diversa vocazione delle provincie piemontesi si riflette molto bene nell’analisi congiunturale presentata oggi. Abbiamo, per esempio, un agroalimentare in crescita nel Piemonte Sud contro un automotive che sconta la riorganizzazione del comparto nel torinese. Se guardiamo al sentiment registrato dai nostri gestori sul territorio nella nostra survey periodica leggiamo tuttavia una buona fiducia sulla crescita delle esportazioni. La Germania rallenta, ma i mercati più lontani continuano ad offrire opportunità interessanti per le nostre produzioni.

Una delle leve su cui puntare sono ancora una volta le filiere, che permettono alle aziende che ne fanno parte di essere più resilienti rispetto alla media. L’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle piccole ma dinamiche imprese della regione sono altri due obiettivi da perseguire per dare forza al sistema.

In Piemonte ne abbiamo affiancate parecchie con i nostri programmi di crescita e di apertura del capitale a investitori venture. Abbiamo lavorato con imprese della circular economy, con modelli commerciali innovativi, capaci di valorizzare il design e il sapere artigianale italiano ma dall’hi tech sorprendente. Non dimentichiamo che il Piemonte negli ultimi 10 anni è cresciuto moltissimo – 10 miliardi di export in più – anche grazie al lavoro comune per far conoscere e portare le nostre aziende all’estero”.

“Il nostro territorio, ha sottolineato il Regional Manager Nord Ovest di UniCredit Fabrizio Simonini, rimane un tassello cruciale del nostro sistema e dispone di importanti risorse per lo sviluppo e la transizione industriale, costituendo per diversi aspetti un laboratorio sociale, economico, culturale per il Paese.  Aspetti questi emersi anche nel forum Nord Ovest di UniCredit che abbiamo organizzato la settimana scorsa. Per la sua storicità il Piemonte è strategico per sostenere il sistema produttivo dell’intero Paese e consolidare la capacità competitiva sui mercati internazionali.

Il PIL del Nord Ovest infatti rappresenta l’11% del PIL nazionale.   Gli investimenti fissi lordi rappresentano la quota del 13% sul nazionale come anche la quota di export, pari al 12%, e un saldo attivo con l’estero di 12 miliardi di euro.  Nel Nord-Ovest è presente un repertorio di aziende che, forgiato dalla crisi, è parte del nucleo di vertice dell’imprenditoria italiana.

La spesa in ricerca e sviluppo è ampiamente superiore alle altre regioni e per quanto riguarda la propensione alla “brevettazione”, il Piemonte si posiziona a ridosso delle regioni benchmark. Spetta a noi, come banca, il compito di sostenere ancora di più le aziende e i cittadini di questo territorio, attraverso le collaborazioni con le associazioni di categoria per valorizzare i settori tipici del territorio e spingere sempre più verso l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese”.

A livello settoriale, l’unico risultato nettamente positivo appartiene, come nel I trimestre dell’anno, al comparto alimentare, la cui produzione cresce del 3,5%. Con il segno più anche la meccanica, che incrementa la produzione dello 0,8%. Stabile l’andamento delle industrie elettriche ed elettroniche (+0,1%). Tutti gli altri comparti di specializzazione della manifattura regionale evidenziano risultati negativi. In particolare la chimica flette dell’1,2%, i metalli segnano una contrazione dell’1,4%. Il calo del tessile e dell’abbigliamento appare ancora più consistente (-2,3%), ma il dato più penalizzante appartiene, ancora una volta, ai mezzi di trasporto (-5,1%).

Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, attori principali della contrazione produttiva manifatturiera regionale, si rileva come la performance negativa del II trimestre 2019 risulti il frutto di una contrazione sostenuta della produzione di autoveicoli (-48,1%), di un calo importante dell’andamento della componentistica autoveicolare (-8,6%) e di una flessione dell’aerospazio (-7,1%).

L’analisi della dinamica della produzione industriale per classe di addetti evidenzia come, nel II trimestre 2019, una sostanziale stabilità caratterizzi solo le PMI, mentre micro e grandi imprese subiscono flessioni produttive. In particolare le imprese di piccole dimensioni (1049 addetti) registrano una variazione del +0,3% e le medie aziende (50-249 addetti) mostrano un andamento del tutto analogo (+0,4%). Per le realtà di grandi dimensioni (oltre 250 addetti), invece, la flessione produttiva è dell’1,6%, mentre le micro aziende segnano una contrazione dell’1,1%.

Il risultato negativo registrato a livello medio regionale trova conferma in 4 su 8 delle realtà provinciali piemontesi. Una flessione intensa della produzione industriale colpisce il biellese (-4,0%), a causa delle criticità vissute dal comparto tessile. Dato negativo anche per il capoluogo regionale, che segna nel II trimestre del 2019 un calo della produzione manifatturiera dell’1,8%.

In questo caso determinante è stato il contributo negativo offerto dai mezzi di trasporto. Meno intense, ma sempre con il segno meno, le variazioni tendenziali registrate da Asti (0,8%) e Vercelli (-0,7%). Grazie all’ottimo andamento mostrato dalle industrie alimentari e delle bevande e alla performance, seppur debolmente, positiva della meccanica, registrano incrementi dei livelli produttivi Cuneo (+1,1%), Novara (+1,0%), Alessandria (+1,4%) e Verbania (+1,5%).

 




Accordo tra Regione Piemonte e banca Sella per anticipo cassa integrazione ai lavoratori

Regione Piemonte, Banca Sella e Cgil, Cisl e Uil hanno siglato oggi nella sede di Banca Sella di piazza Gaudenzio Sella 1 a Biella, l’accordo per l’anticipo delle indennità di cassa integrazione straordinaria ai lavoratori delle aziende piemontesi in difficoltà residenti nella regione. Il provvedimento è già attivo e sarà valido fino al 31 dicembre 2020 e non comporterà alcun costo per i lavoratori che ne beneficeranno.

L’Istituto di credito biellese è il secondo ad aderire all’iniziativa lanciata dalla Regione Piemonte, dopo l’accordo siglato nei mesi scorsi con Intesa Sanpaolo.

Tutti i dipendenti di imprese per le quali è stata richiesta la concessione del trattamento per ristrutturazione, riorganizzazione, crisi aziendale, cessazione di attività produttiva, contratto di solidarietà, anche nei periodi di fruizione del Fondo di integrazione salariale, potranno richiedere l’anticipo della cassa integrazione in tutte le filiali piemontesi di Banca Sella.

L’accordo garantisce ai lavoratori una copertura economica nel corso dei sette mesi che l’Inps potrebbe impiegare per corrispondere le indennità di cassa integrazione, nei casi in cui l’impresa non sia in grado di provvedere direttamente. Banca Sella, infatti, provvederà all’anticipo della retribuzione netta mensile fino a 874 euro, per un periodo massimo di sette mesi e con un tetto massimo di 6.500 euro, senza alcun interesse o spesa aggiuntiva.

La Regione Piemonte, che ha promosso e coordina l’iniziativa, si farà carico del pagamento degli interessi correlati all’apertura del conto corrente sul quale sarà versato l’anticipo della cassa integrazione. Cgil, Cisl e Uil supporteranno i richiedenti offrendo loro assistenza per la richiesta dell’anticipo.

L’anticipo della cassa integrazione ai lavoratori in difficoltà è stata la prima misura messa in campo dalla nostra giunta, appena insediati – sottolinea il presidente della Regione Alberto Cirio -. Sono felice che anche una realtà importante come Banca Sella abbia deciso di aderire, perché è un modo concreto per aiutarci a sostenere tante famiglie in un momento difficile”.

Spiega l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino: “Il protocollo di intesa per l’anticipo della Cassa integrazione per i lavoratori piemontesi, siglato oggi a Biella con l’Ad di Banca Sella, Claudio Musiari e i con i rappresentanti delle parti sociali, rappresenta un momento molto importante, in quanto interessa potenzialmente 20mila lavoratori che, a causa della cronica dilatazione dei tempi dovuta alla lavorazione delle pratiche – che spesso arriva anche a 6 o 7 mesi – avranno la possibilità, a costo zero, di poter accedere immediatamente all’ammortizzatore sociale, fondamentale per la loro sopravvivenza quotidiana e soprattutto per salvaguardare la loro dignità di persone e di lavoratori. Un aiuto concreto, quindi, per chi si trova a dover subire questo grave disagio e che non può permettersi di arrivare alla fine del mese senza percepire alcun reddito: oggi queste persone possono tirare un sospiro di sollievo”.

La Regione – prosegue Chiorino – è e sarà sempre a sostegno dei lavoratori, promuovendo politiche attive e proattive, al contrario di chi, come i governi che si sono succeduti in questi mesi, si limita a rifugiarsi in mere misure di stampo assistenzialistico come il reddito di cittadinanza: provvedimenti sterili, che non creano occupazione, ma che, paradossalmente, la disincentivano. Al contrario, noi vogliamo puntare con determinazione su politiche attive in grado di favorire davvero la nascita di nuovi posti di lavoro, anche nell’ottica del sostegno alla famiglia e alla natalità, aspetti fondamentali per favorire la competitività. Noi ce la stiamo mettendo tutta e ringraziamo chi, come Banca Sella e Intesa Sanpaolo hanno compreso i nostri obiettivi dimostrando, con i fatti, una condivisione degli stessi concreta e tangibile e augurandoci che altri Istituti di credito dimostrino, in futuro, la stessa sensibilità e visione”.




Opere pubbliche: al via l’archivio informatico

Prende il via l’AINOP, l’Archivio informatico nazionale delle Opere pubbliche per il monitoraggio delle opere in Italia e l’interoperabilità delle amministrazioni coinvolte.

È stato firmato in data 8 ottobre dalla Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola de Micheli il decreto attuativo del decreto Genova per la condivisione dei dati e delle informazioni relative alle opere pubbliche in Italia.

La firma costituisce un decisivo passo in avanti verso una gestione razionale, coordinata e condivisa delle opere a cui saranno chiamati tutti coloro che a vario titolo, gestiranno, manuterranno, controlleranno e supervisioneranno lo stato di salute delle opere stesse.

L’AINOP permetterà di censire l’ingente patrimonio di opere pubbliche presenti sull’intero territorio nazionale di competenza degli Enti e delle Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, delle Regioni, delle autonomie locali e di tutti i Comuni.

Attraverso un’unica piattaforma sarà possibile identificare un’opera e la sua collocazione nel contesto territoriale, visualizzarne i dati, le informazioni e i documenti per un monitoraggio tecnico dell’opera che ne prevenga anche le criticità.
Impostare quindi un flusso di lavoro che renda efficiente la creazione, la manutenzione, la gestione e la cessazione dell’opera.

All’archivio sarà affiancato inoltre un Tavolo tecnico permanente, istituito presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ne regolerà lo svolgimento e assicurerà il rispetto delle tempistiche previste.

Una vera rivoluzione in tema di gestione delle opere pubbliche che grazie a un monitoraggio continuo e la programmazione degli interventi, ne assicurerà sicurezza e risparmio.




Innovazione, un seminario della Regione Piemonte a Bruxelles

L’assessore all’Innovazione della Regione Piemonte, Matteo Marnati, martedì 8 ottobre a Bruxelles nell’ambito della “Settimana europea delle Regioni e delle Città”, ha aperto il seminario “Politiche costruite sulla fiducia nell’era digitale – il coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali intelligenti”.

«Sono orgoglioso – ha detto l’assessore Marnati – di aprire questo evento ufficiale che è parte della Settimana europea delle Regioni, qui nella nostra sede regionale di Bruxelles. Il Piemonte torna protagonista nelle politiche digitali in Europa. Oggigiorno la decisione politica deve essere necessariamente basata su dati affidabili e verificabili dai cittadini. Questo può avvenire solo grazie al supporto di tecnologie digitali che permettono l’osservazione di fenomeni complessi, garantendo una partecipazione inclusiva dei cittadini».

Le soluzioni basate sui dati offrono l’opportunità di progettare strategie locali efficaci. Nel corso del seminario sono stati illustrati i benefici nell’uso di piattaforme intelligenti, come la pianificazione dello spazio o la modellazione dei social network.

Il seminario è proseguito con i contributi della Regione Piemonte, agenzie della Commissione europea, progetti Ue, startup e centri di ricerca. Fra gli altri, anche TOP-IX (TOrino Piemonte Internet eXchange), un consorzio senza fini di lucro nato nel 2002 con lo scopo di creare e gestire un Internet Exchange (IX) per lo scambio del traffico Internet nell’area del Nord ovest.

Il presidente del consorzio TOP-IX, Davide Calonico, ha concluso l’incontro sostenendo che «infrastruttura ed elaborazione dei dati sono ormai cruciali per il governo della conoscenza. Grazie all’interconnessione fra questi tre elementi, supportiamo la Regione Piemonte nell’affrontare le sfide complesse in ambito territoriale ed europeo».




ComprArtigiano, food artigiano 100% made in Italy per i consumatori di tutto il mondo

Soltanto food rigorosamente artigiano, 100% made in Italy, garantito da Confartigianato. Il meglio della nostra qualità alimentare prodotta dagli artigiani italiani del gusto è ora disponibile per i consumatori di tutto il mondo grazie all’iniziativa ‘ComprArtigiano’ promossa da Confartigianato Imprese e nata dalla collaborazione tra Confartigianato Alimentazione e la società Made in Italy SLC. 

‘ComprArtigiano’ debutta oggi a Roma con il primo punto vendita in Italia, ubicato a Viale Giulio Cesare 74, dove in uno spazio di 200 metri quadri è possibile assaggiare, degustare e acquistare l’eccellenza dei prodotti realizzati dagli artigiani del settore alimentare di tutte le regioni.

Allo store della Capitale si aggiungeranno a breve altri punti vendita in tutto il Paese. Ma, oltre che negli store fisici, la qualità del food artigiano sarà in vetrina sul portale comprartigiano.shop e su un’app dedicata.

Su queste piattaforme digitali i consumatori potranno scegliere ed acquistare le specialità alimentari italiane offerte dalle aziende di tutti settori. “Con ‘ComprArtigiano’ – sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – la nostra Confederazione intende valorizzare e proporre ai consumatori di tutto il mondo l’Italia del buon cibo, rappresentata dai prodotti artigiani che sono un piacere per il palato e che generano occupazione, reddito e ricchezza per il nostro Paese.

Nel settore alimentare operano 89.000 aziende artigiane con 156.000 addetti. Nell’ultimo anno l’Italia ha esportato prodotti alimentari per un valore di 35,3 miliardi e l’occupazione del settore, negli ultimi cinque anni, è cresciuta del 12,9%”. “ComprArtigiano – aggiunge Massimo Rivoltini, Presidente di Confartigianato Alimentazione – certifica la qualità delle nostre produzioni alimentari, un patrimonio di bontà, varietà e tradizione unico al mondo. Impariamo ad esserne orgogliosi e a difendere, tutti insieme, chi lo produce. In questo modo difendiamo il futuro dei nostri territori, delle nostre famiglie e delle nostre imprese e offriamo opportunità di lavoro per i giovani”.