Borghi alpini e appenninici del Piemonte, on line la prima mappatura

Sono 4.231 i borghi alpini e appenninici del Piemonte. Li ha censiti l’Uncem, sulla base di dati regionali, e ha inserito le schede realizzate dalle 56 Unioni montane di Comuni del Piemonte nel volume di quasi 600 pagine dal titolo “Borghi alpini e borghi appenninici del Piemonte. Dati_Numeri_Scenari_Sfide”, scaricabile a questo link: https://uncem.it/wp-content/uploads/2020/01/UNCEM-borghi-montagna-Piemonte-gen2020-rid.pdf

Solo nelle Unioni montane del Torinese sono 1845 i borghi alpini, mentre sono 1450 i borghi del Cuneese. Segue la montagna biellese con 573, poi il Verbano Cusio Ossola con 208 e infine l’Appennino astigiano e alessandrino, a quota 155. Altissimi i numeri dell’Unione montana di Comuni del Pinerolese (Val Pellice) con 478 a cui si aggiungono altri 41 borghi alpini nel Pinerolese Pedemontano, confluito nell’Unione che ha come capoluogo Luserna San Giovanni. Record anche per l’Unione montana delle Valli Chisone e Germanasca, con 469 borghi. Seguono la Valle Varaita con 378 e il Biellese Orientale con 252.

Il lavoro di Uncem Piemonte sui borghi è iniziato 15 anni fa. Dal 2008 a oggi, la Regione Piemonte ha investito oltre 45 milioni di euro sulla rivitalizzazione dei borghi alpini. Un percorso che ha fatto strada in Italia. “Una grande nostra sfida – spiegano Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte e Paola Vercellotti, ingegnere, Vicepresidente – dare vita a migliaia di case abbandonate, lasciate cadere, ruderi o poco più.

Avevamo convinto nel 2008 la Regione a investire risorse europee. Ci siamo riusciti e 32 borghi, dopo molto lavoro e burocrazia, tornarono a vivere. Oggi sono gioielli, anche con microimprese nate e che resistono. Altri hanno più seconde case o sono stati trasformati in alberghi diffusi. Un’opera immensa che altre Regioni ci hanno copiato.

E hanno fatto bene”. Uncem ha poi lavorato con la Regione per i bandi del Programma di Sviluppo rurale che nel 2016 hanno permesso la mappatura dei borghi, ora concentrata nel report, e anche sui due altri bandi rivolti ai Comuni (11 milioni di euro di dotazione) per la realizzazione di infrastrutture e il miglioramento degli spazi pubblici e di strutture ed infrastrutture culturali-ricreative nelle borgate.

Il report arricchirà il sito www.borghialpini.it, realizzato da Uncem due anni fa, dove sono schedati tutti i borghi che sono anche identificabili in Piemonte dl cartello stradale con il logo inventato dall’Unione nazionale dei Comuni e degli Enti montani.

 

Nel report Uncem per ogni borgata viene riportato, tra il resto il nome del Comune e della borgata, popolazione, il numero totale degli edifici compresi quelli in ristrutturazione e inutilizzati, il numero di edifici la cui epoca di costruzione è antecedente al 1946, il numero di edifici o manufatti di rilevanza architettonica, artistica, archeologica, storico-documentaria ed etno-antropologica, se vi sono energia elettrica, rete telefonica, raccolta rifiuti, gli interventi realizzabili per migliorare il borgo.
“Perché è utile questo lavoro? Questa è l’unica e prima mappatura scientifica delle borgate – spiega Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, che ha curato i testi del volume sperando di poter estendere il report a tutte le Alpi e agli Appennini – Ci sono moltissimi numeri collegati a ogni borgo.
Questa non è una guida turistica, non è un catalogo di un’agenzia immobiliare, non è uno strumento di programmazione.

È una fotografia dell’esistente, sulla base di dati pubblici e inviati dalle Unioni montane alla Regione Piemonte nel 2016. Può essere uno strumento di lavoro per concentrare l’attenzione istituzionale ed economica sui borghi alpini e appenninici, per attrarre investimenti in un borgo che intero costa la metà di un appartamento in centro a Milano”.

“Alla Regione chiediamo di trovare nuove risorse per la rivitalizzazione dei borghi alpini e appenninici – evidenzia Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte – sul Programma di sviluppo rurale in corso e su quello che partirà nel 2022. Fare impresa e vivere qui, in uno di questi 4.231 borghi censiti, è possibile.

Non certo una passeggiata, ed ecco perché politica e istituzioni devono trovare soluzioni su fiscalità e burocrazia per i borghi, oltre alle risorse economiche da investire per ricostruire gli immobili”. Devono essere borghi green e smart, come ci chiede Bruxelles che ha previsto specifici finanziamenti sugli Smart Villages nel suo Green New Deal.
“Sono i ‘Borghi del futuro’ lanciati dal Governo nel Piano per la Digitalizzazione del Paese, borghi del welfare e spazi per alberghi diffusi, social housing, cooperative di comunità, centri multifunzionali, comunità energetiche e associazioni fondiarie.
Tutti gli edifici devono essere green, a bassissimo impatto energetico, siu può fare anche con il recupero come ci insegnano il progetto Alcotra A2E Alpi Efficienza Energetica e l’Istituto di Architettura Montana del Politecnico di Torino.
Nei nostri borghi – sottolineano Bussone e Riba – sperimentiamo le migliori soluzioni per rigenerare spazi e comunità, per fare innovazione o, come piace in Piemonte ultimamente, per generare impatto sociale. I 4.231 borghi sono perfetti per questo e per molto altro, per processi di trasformazione dei territori che Uncem con i Comuni vuole intercettare e mettere a terra”.