La Cantina Cieck di San Giorgio Canavese è stata sede di un importante convegno tecnico organizzato da Confagricoltura Torino nel pomeriggio del 9 marzo. L’incontro ha riscosso grandissimo interesse radunando più di 60 persone – molti i viticoltori e i soci delle cantine cooperative del territorio – desiderose di essere aggiornate sulle tematiche relative all’innovazione e la sostenibilità. Due ambiti di argomenti articolati che, di questi tempi, con il mutamento climatico in atto, possono anche fornire soluzioni per smorzare alcuni degli effetti deleteri. L’incontro era anche l’occasione per presentare “l’invenzione di Remo” ossia una forma di allevamento della vite brevettata da Remo Falconieri che insieme alla figlia Lia e a Domenico Caretto ha fatto gli onori di casa.
Insieme a Gianpiero Gerbi, Remo ha svolto una presentazione a 4 mani del “doppio filare Modello Cieck” di cui sono stati illustrati i vantaggi rispetto alle tradizionali forme di allevamento utilizzate in zona. In pratica, una doppia spalliera che, in estrema sintesi, permette una produzione quantitativamente più importante e la riduzione dell’accumulo di umidità sotto chioma. Sono in corso sperimentazioni per verificare anche i vantaggi che possono essere rilevati sull’aspetto prettamente enologico e che sembrano riguardare molti parametri presi in considerazione tra cui tenore zuccherino delle uve, alcol e acidità totale.
Le relazioni di carattere ambientale e vitivinicolo generale sono state svolte da Federico Spanna, agrometeorologo del Settore Fitosanitario e Servizi Tecnico Scientifici della Regione Piemonte, Massimo Pinna, agronomo, presidente AIAB Piemonte e Giovanni Bosio, entomologo del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte. I due primi interventi portavano una serie rilevante di dati sulla variazione delle temperature (innalzamento termico) e la distribuzione e intensità delle piogge negli ultimi 25 anni in provincia di Torino. In agricoltura vanno distinti i fenomeni e gli effetti nel lungo e nel medio-breve periodo. L’irregolarità nelle precipitazioni e l’innalzamento delle temperature portano irregolarità nello sviluppo fenologico delle piante, squilibri nei processi produttivi e riproduttivi nonché mutamenti nell’equilibrio suolo – pianta – patogeno.
Le temperature continueranno a innalzarsi e nel 2020 sono state di 1,25°C sopra la media dell’era preindustriale, il che significa che siamo sull’orlo del limite di 1,5°C fissato dalle potenze mondiali nell’accordo di Parigi.
Se le anomalie termiche possono provocare notevoli alterazioni delle fasi fenologiche della vite vi sono però delle tecniche di mitigazione degli effetti deleteri del clima che possono diventare opportunità da cogliere da parte del viticoltore: evoluzione delle tecniche di coltivazione, cambiamenti delle forme di allevamento, scelta di portinnesti diversi, potatura, nuove tecniche di cantina ma anche utilizzo di induttori di resistenza o elicitori. Questi ultimi sono la frontiera dei nuovi trattamenti fitosanitari alternativi all’uso di pesticidi. L’obiettivo è quello di stimolare le naturali difese della pianta
Se gli interventi di Spanna e Pinna lasciavano trasparire qualche spiraglio di ottimismo, Giovanni Bosio illustrava la situazione dell’infestazione da Popillia japonica, la sua diffusione, sottolineando l’assenza attuale di rimedi reali per lottare contro tale insetto il cui adulto è da temere anche per la sua polifagia. La situazione della lotta è ancora più difficile per il settore biologico.
Nel corso del convegno, un collegamento web da Roma, ha permesso l’inserimento di due rilevanti interventi da Confagricoltura nazionale e precisamente dal direttore dell’Area economica, Vincenzo Lenucci e dalla responsabile del Settore vitivinicolo, Palma Esposito. Entrambi hanno messo in evidenza quanto siano indispensabili momenti di incontro, divulgazione e concertazione come quello odierno.
Chiudeva gli interventi Gabriele Busso, vice-direttore di Confagricoltura Torino, con un breve richiamo alle misure agroambientali del PSR 2023/27. Maria Luisa Cerale, direttore di Confagricoltura Torino, ringraziava tutti i partecipanti e i relatori, invitandoli a un brindisi finale con i vini della cantina Cieck e le specialità salate e dolci della pasticceria Bonfante di Chivasso proposti con la partecipazione degli allievi dell’IIS Ubertini di Caluso coordinati dal docente Sergio Bertolotti.
Il convegno è stato moderato da Alessandro Felis, agronomo e giornalista, direttore responsabile di Cronache dell’Agricoltura.
“Dopo questi tre anni in cui la fiera dei nostri giovani non c’è stata a causa della pandemia, ci troviamo di fronte uno scenario radicalmente mutato. Noi imprenditori, però, pur tra innegabili difficoltà, non possiamo rimanere immobili aspettando il corso degli eventi”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti alla tavola rotonda “Il riso italiano tra siccità e importazioni”, che ha inaugurato stamani a Vercelli la 44esima edizione della ‘Fiera in campo’, la più importante manifestazione europea dedicata al comparto.
Presenti all’evento anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il vicepresidente del Senato Gianmarco Centinaio, l’onorevole Fabrizio Comba, l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Marco Protopapa e il presidente dell’Ente Risi, Paolo Carrà.
“L’Italia è il primo Paese europeo per superfici coltivate e produzione di riso. Siamo gli unici produttori mondiali di Vialone Nano, Arborio e Carnaroli, pur coltivando diverse varietà. La siccità ha però colpito duramente il comparto: lo scorso anno 26 mila ettari sono andati persi di cui 3 mila nel Novarese” dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte intervenuto alla tavola rotonda organizzata dai giovani imprenditori di ANGA Vercelli – Biella, coordinati dal presidente Giacomo Mezza.
“La nuova stagione si presenta ancora più ardua. Confagricoltura porterà la questione sul tavolo del Consiglio e della Commissione Ue, perché la carenza idrica sta colpendo altri Stati membri” ha aggiunto Giansanti.
“Occorre impegnarsi per restituire alla nostra risicoltura l’attenzione che merita – afferma il direttore Lella Bassignana, difendendo la terra in cui è nata e vive tutt’ora – Penso ad un piano d’azione su più fronti per far contrastare le emergenze, qualsiasi esse saranno, in modo da garantire futuro e lavoro alle prossime generazioni, continuando a preservare un territorio eccezionale per le sue caratteristiche uniche”.