Contro il parassita del riso arrivano 197mila euro

Via libera a contributi per 197mila euro finalizzati alla lotta al parassita del riso: la terza Commissione (presidente Claudio Leone) ha espresso parere preventivo favorevole all’unanimità all’atto deliberativo della Giunta regionale per la concessione nel 2020 di contributi a favore delle aziende agricole per le perdite di produzione e per i costi aggiuntivi sostenuti a seguito di interventi di controllo di infestazioni parassitarie da nematode gallligeno del riso.

Questo parassita è soprattutto diffuso nel Sudest asiatico, in Sud Africa, Nord America e America Latina, mentre in precedenza non era mai stato segnalato in Europa.

“Tenuto conto della gravità dei danni provocati dal nematode, della sua possibile diffusione e del pericolo che esso rappresenta per l’economia risicola piemontese – ha sottolineato l’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa – il Settore Fitosanitario e servizi tecnico scientifici, in collaborazione con l’Ente nazionale risi, ha tempestivamente attivato interventi di monitoraggio, eradicazione e contrasto alla diffusione di questo parassita”.

In Piemonte, è soprattutto nei Comuni di Buronzo (Vc), Mottalciata (Bi) e Gifflenga (Bi) dove sono stati riscontrati i principali focolai dell’infestazione.

Per il 2020 la Regione ha stanziato, come detto, la cifra di 197mila euro. Il principale sistema di lotta al parassita è la continua e prolungata sommersione delle risaie, con il divieto di coltivazione del riso per il tempo necessario all’eradicazione del nematode. I contributi – a seguito dei sopralluoghi del Settore fitosanitario regionale – vanno a coprire parte dei costi sostenuti dalle aziende per tale sommersione, per la gestione delle risaie così trattate e per la perdita di reddito derivante dalle mancate coltivazioni.

L’infestazione può provocare danni ingenti alle coltivazioni di riso: nel Sudest asiatico, per esempio, si riportano perdite comprese tra il 20 e l’80% del raccolto, a seconda del tipo di coltivazione, delle condizioni ambientali e della tipologia del suolo.

Nel dibattito, Carlo Riva Vercellotti (Fi) ha sollecitato una maggiore velocità nei tempi di gestione delle pratiche e ha chiesto il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati per chiedere al Governo nazionale di definire il livello di tolleranza.

Sarah Disabato (M5s) ha chiesto informazioni sulle ricerche sinora effettuate nei Paesi d’origine del parassita, e sulla mappa delle aziende piemontesi coinvolte.

Sean Sacco (M5s) si è soffermato sulle modalità di semina del riso e sui sistemi di irrigazione.

Federico Perugini (Lega) ha richiamato le modalità di controllo per l’erogazione dei contributi.




Sara Chialva nel Comitato per l’Imprenditoria Femminile della CCIAA di Torino

Sara Chialva, imprenditrice agricola di Pancalieri (Torino), alla guida dell’azienda di famiglia che da cinque generazioni ha dato vita a uno dei più importanti distretti italiani per la produzione di piante officinali e oli essenziali, tesoriere dell’Associazione Nazionale Giovani Agricoltori di Confagricoltura Torino, è stata nominata componente del Comitato per l’Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Torino.

Sara Chialva, laurea specialistica con lode in culture moderne comparate, è anche segretario e socio fondatore dell’associazione produttori e distillatori di menta piperita di Pancalieri – Assomenta e componente dell’Associazione delle Dimore Storiche Italiane; conduce un’azienda che attua le linee guida delle buone pratiche agricole (GAP) dove produce menta piperita e camomilla romana certificata Kasher.

 

 




PSR, più spazio ai giovani piemontesi

L’assessore all’agricoltura Marco Protopapa nell’ultima riunione della Giunta Regionale guidata dal presidente Alberto Cirio si è fatto promotore della proposta di una serie di importanti modifiche al Programma di sviluppo rurale 2014 – 2020.

In attesa del varo del nuovo ciclo di programmazione 2021 – 2027 abbiamo deciso di apporre una serie di modifiche al Psr attualmente in vigore per favorire le attività imprenditoriali dei giovani agricoltori piemontesi – spiega l’assessore Protopapa.

In pratica abbiamo incrementato la dotazione finanziaria relativa alla misura 6.1 riguardante l’insediamento giovani agricoltori per un ammontare di un milione e 550 mila euro.

Per i giovani agricoltori di età compresa tra i 18 e 41 anni che decideranno di dare vita a nuove aziende agricole nel territorio regionale, verrà data la possibilità di ottenere il relativo contributo d’insediamento in un arco temporale di 24 mesi dall’attivazione dell’azienda stessa invece del termine perentorio attuale che è fissato in 12 mesi.

La nostra attenzione è stata rivolta anche all’agricoltura di montagna dove operano molti giovani, con l’apporto di nuove risorse che permetterà di aumentare la dotazione dell’indennità compensativa per le zone montane per un ammontare complessivo di 15 milioni di euro per il bando 2019 – conclude Protopapa”.

Le proposte approvate dalla Giunta Regionale sono state inviate ai competenti servizi della Commissione Europea per l’approvazione definitiva.

Per quanto riguarda più in generale l’andamento complessivo del Programma di sviluppo rurale 2014 – 2020 vi è da registrare che nell’ultima riunione del Comitato di sorveglianza è stata approvata la relazione annuale relativa all’anno 2018, dalla quale emerge il raggiungimento degli obiettivi di pagamento ed allo stesso tempo anche dell’obbiettivo di performance, che prevedeva il soddisfacimento di diversi target di tipo finanziari e fisici, tra i quali il numero delle aziende beneficiarie ed il numero di ettari coperti.

Tale raggiungimento di performance ha permesso di sbloccare la riserva prevista che ammonta a 64 milioni di euro che verrà quindi messa nuovamente a disposizione per ulteriori bandi a favore degli agricoltori piemontesi.




Piccioni inselvatichiti, Confagricoltura chiede un piano di selezione

Nelle ultime settimane, oltre ai danni causati dai cinghiali, sempre più rilevanti, si stanno registrando importanti attacchi alle coltivazioni in atto da parte dei piccioni.

Lo evidenzia Confagricoltura Piemonte, spiegando che gli agricoltori hanno provveduto a seminare le coltivazioni autunno/vernine, quali grano e orzo, a una profondità di alcuni centimetri e poi hanno rullato il terreno per compattare bene la terra attorno al seme: quest’ultima accortezza non scoraggia però gli uccelli a scavare e prelevare il seme deposto.

I danni – chiariscono i tecnici di Confagricoltura Piemontesaranno evidenti nella fase di fuoriuscita delle piantine, ma dall’elevata attività di questi animali, si possono già ipotizzare forti perdite di raccolto”.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia ha scritto alla Regione e ai servizi provinciali per la tutela della fauna selvatica, chiedendo l’attivazione di un piano di controllo dei piccioni inselvatichiti,  sia per limitare i danni ai coltivi in questa fase e in prospettiva delle semine delle colture sarchiate primaverili e nelle successive epoche di maturazione, sia per eliminare possibili veicoli di diffusione di patologie interspecifiche che possono interessare l’uomo e gli animali.

Riteniamo indispensabile, vista la gravità degli attacchi e l’abnorme proliferazione dei volatili – scrive Allasia –  che si attuino interventi localizzati selettivi, volti a risolvere il problema arrecando il minor disturbo possibile al resto della fauna selvatica presente sul territorio”.




Vino, Confagricoltura chiede decisioni rapide

Confagricoltura, che ha partecipato  alla videoconferenza organizzata dalla Regione Piemonte per discutere sulle misure da adottare per far fronte alle difficoltà che si sono create in seguito alla pandemia che negli ultimi due mesi ha di fatto ha bloccato le esportazioni e le vendite nel canale dei pubblici esercizi e della ristorazione, sottolinea l’importanza di intervenire con un piano di azioni coordinate, dalla distillazione di crisi alla vendemmia verde, fino alla promozione, per salvaguardare le specificità di un territorio che produce oltre il 90% dei vini a denominazione di origine controllata e controllata e garantita.

Nel corso della videoconferenza la Regione ha illustrato le proposte del Ministero delle Politiche agricole, che puntano ad attivare bandi a livello nazionale per la distillazione di crisi, ma soltanto per i vini da tavola, e per la riduzione delle rese di uva in vista della prossima vendemmia, destinando a queste iniziative risorse per 150 milioni di euro.

Si tratta di uno stanziamento insufficiente per la gravità del momento – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – che ben difficilmente riuscirà a tonificare il mercato“.

L’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa e il vice presidente Fabio Carosso hanno annunciato che la Regione interverrà con un contributo finanziario aggiuntivo di circa 4 milioni di euro, da destinare sia all’incremento del contributo nazionale sulla distillazione, destinato ai vini doc e docg a condizione che l’operazione sia praticabile, sia attivando una misura strutturale per favorire lo stoccaggio dei vini da invecchiamento.

Alla Regione – conclude Allasia – abbiamo ancora ribadito la necessità di intervenire sul Ministero perché si possa arrivare a decisioni rapide, in quanto i viticoltori hanno bisogno di poter programmare l’eventuale vendemmia verde e anche la distillazione di crisi. Ciò che dobbiamo impegnarci, tutti insieme, a far comprendere al Ministero, è che la nostra viticoltura è particolarmente onerosa. Solo per fare un esempio: per coltivare un ettaro (10.000 m²) di vigneto in Piemonte occorrono mediamente 600 ore di lavoro all’anno, mentre in altre realtà di pianura e completamente meccanizzate, le ore di lavoro scendono a 90 e, in alcuni casi, addirittura sotto le 50 per ettaro. È perciò indispensabile tener conto di questa specificità, per evitare che la nostra viticoltura venga penalizzata”.




Rapporto Bankitalia, Confagricoltura: “Servono credito e liquidità per far ripartire l’agricoltura piemontese”

Il crollo dei ricavi, la forte diminuzione dell’occupazione, il blocco della catena dell’Horeca con il conseguente sconvolgimento dei consumi alimentari e il drastico calo delle esportazioni di vini e formaggi evidenziano una situazione di crisi diffusa che il nostro Paese non viveva da oltre un decennio”.

È questo il commento di Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, al rapporto sull’economia piemontese presentato questa mattina dalla Banca d‘Italia.

In base ai dati contenuti nel rapporto – fa rilevare Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte – l’agricoltura della nostra regione, con 50.525 imprese agricole (-1,9% rispetto al 2019), contribuisce al Pil regionale per l’1,7%, con un valore aggiunto di 2,093 miliardi di euro. “Considerando anche l’industria alimentare e la ristorazione – afferma Ercole Zuccaro – il Pil che contribuisce a sviluppare il settore primario piemontese supera il 15% del totale”.

Per Enrico Allasia il rapporto di Bankitalia sottolinea l’esigenza, per famiglie e imprese, di una maggior esigenza credito e liquidità “che in questa particolare congiuntura economica deve essere sostenuta dal sistema bancario con l’obiettivo di valorizzare le imprese sane, le quali sono motivate a realizzare investimenti per garantire possibilità di sviluppo, reddito e occupazione. In questo contesto – conclude Allasia – l‘agricoltura è pronta a fare la propria parte, con un impegno forte per sostenere il territorio e l’economia locale, valorizzando le specialità che il Piemonte sa produrre”.

 




Arproma: evento “Ripartenza, innovazione, contributi, legami con Enti e Istituzioni”

Si svolgerà sabato 18 luglio, a partire dalle ore 10.30, l’annuale assemblea di ARPROMA – Associazione Revisori Produttori Macchine Agricole.

Preceduta dall’Assemblea privata, l’assise si svolgerà in modalità “telematica”, con accesso tramite applicativo per videoconferenze e diretta web dalla pagina Facebook dell’Associazione .

Nata nel 1992 per “difendere, tutelare e valorizzare la produzione delle macchine e delle attrezzature agricole prodotte dalle aziende italiane”, ARPROMA conta oggi oltre 50 aderenti.

Organizzazione di riferimento per il settore a livello nazionale per Confartigianato Imprese, l’Associazione vanta un’ampia rete di partner, tra cui ENAMA – Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricoltura e di CNR IMAMOTER – Consiglio nazionale di ricerca – Istituto per le macchine agricole e movimento terra. Da sempre offre un concreto supporto alle imprese attraverso un ampio ventaglio di servizi, consulenze, opportunità vantaggi.

«Il comparto della meccanizzazione agricola – spiega Luca Crosetto, presidente di ARPROMA e presidente di Confartigianato Cuneo – riveste grande importanza per la nostra economia. L’Italia è, per volumi, il secondo paese produttore di macchinari per l’agricoltura e trattrici dietro agli USA, con un fatturato che supera gli 11 miliardi di euro, di cui ben 7,5 destinati ai mercati esteri. Le imprese di questo comparto in Piemonte sono circa 250 con un fatturato di 350 milioni di euro e circa 3.500 addetti».

«Anche il nostro settore, – prosegue Crosetto – ha risentito della crisi conseguente all’emergenza Covid19. È tardata anche l’apertura di tante nostre attività, situazione poi sanata anche grazie al nostro intervento presso Politica e Istituzioni. Ora è il momento di pensare alla ripartenza, mettendo al centro la sicurezza, certo, ma soprattutto ragionando su iniziative e provvedimenti che siano di reale sostegno per le piccole e medie imprese, da sempre asse portante del sistema produttivo locale e nazionale».

Tra i temi che verranno trattati nell’assemblea, inevitabilmente, aspettative e criticità della ripartenza dopo il “lockdown” del Corona Virus. Poi, un focus sull’impatto che il PSR, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale per le aziende agricole, può avere per il settore della meccanizzazione. Infine, uno sguardo all’innovazione e ai vantaggi che le nuove tecnologie possono apportare alle macchine.

Sono previsti gli interventi di Marco Protopapa, assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte; Claudio Bogetti, dirigente Direzione Agricoltura della Regione Piemonte; Andrea Coletti, presidente dell’Ente Manifestazioni di Savigliano; Amilcare Merlo, Presidente del Gruppo Merlo; Andrea Chiabrando, Direttore tecnico STA Engineering Srl; Matteo Vanotti, Fondatore di xFarm (piattaforma tecnologica che consente di gestire un’azienda agricola in modo informatico e interconnesso).

Coinvolto duranti i lavori assembleari anche il CNOS-FAP Regione Piemonte – Fossano, istituto che – anche grazie alla collaborazione con ARPROMA e Confartigianato Cuneo – è ente erogatore dell’unico corso riconosciuto a livello nazionale per “meccanici su macchine agricole”.




Intervento della Germania su sovranità alimentare. Brondelli: messaggio innovativo alla vigilia del semestre tedesco

La pandemia Covid-19 ha fatto prendere coscienza dell’importanza che riveste l’autosufficienza alimentare degli Stati membri e dell’intera Unione europea. Va posta maggiore enfasi sulla produzione interna per ridurre la dipendenza dalle importazioni.

E’ il messaggio lanciato dalla ministra tedesca dell’agricoltura, Julia Klockner, e dalla sua omologa austriaca, Elisabeth Kostinger.

“E’ un intervento innovativo di grande importanza – dichiara il presidente di Confagricoltura Alessandria, Luca Brondelli – che può aprire una stagione nuova per l’agricoltura dell’Unione”.

“Dal prossimo 1° luglio, la Germania assumerà la presidenza del Consiglio Ue e durante il semestre tedesco sarà approfondito, in vista di una decisione, il negoziato sulla riforma della Politica Agricola Comune (PAC). La proposta in discussione, presentata nel giugno 2018, non risulta più adeguata per un settore che ha assunto una rilevanza sistemica” sottolinea il Presidente di Confagricoltura Alessandria.

“Le due ministre hanno precisato che non vanno limitati gli accordi e le relazioni commerciali. Il settore agroalimentare italiano ha bisogno di mercati aperti – rileva Brondelli – ma la dipendenza dalle importazioni non deve diventare eccessiva. Per le proteine vegetali, ad esempio, la dipendenza dai Paesi terzi supera il 90%”.

“La sovranità alimentare ha importanti e diretti risvolti di natura economica. In occasione dei recenti Stati Generali dell’economia ho evidenziato che ogni punto percentuale di crescita della produzione agricola vale 2 miliardi di euro. La filiera agroalimentare – conclude Brondelli – è in grado di dare un significativo contributo alla ripresa economica duratura e sostenibile sotto il profilo sociale, ambientale e dell’efficienza energetica. Ci aspettiamo, quindi, che le potenzialità del settore siano adeguatamente considerate nel Piano nazionale per le riforme che sarà alla base del ‘Recovery Plan’ italiano, da finanziare con i fondi straordinari della UE”.




Annata agraria condizionata dal clima, con produzioni mediamente ridotte ma di qualità

Si chiude un’annata anomala sotto il punto di vista climatico, con raccolti buoni per quanto riguarda i cereali e la soia, mentre le produzioni orticole e frutticole si sono rivelate abbastanza scarse, così come la vendemmia che farà registrare un meno 15-20% di uva rispetto al 2018.

Confagricoltura Piemonte, tracciando l’andamento dell’annata agraria 2019, sottolinea ancora il buon andamento del comparto avicolo (uova, polli e tacchini) e la sostanziale tenuta del prezzo del latte alla stalla e dei bovini da carne. Buono l’andamento dei prezzi nel comparto suinicolo, mentre per l’apicoltura è un’annata da dimenticare.

Per quanto riguarda il fronte politico Confagricoltura apprezza la recente piena assunzione di responsabilità da parte della Giunta regionale, che ha manifestato l’intenzione di porre mano all’impianto del PSR per far sì che si possano erogare, entro i tempi previsti, tutte le risorse assegnate al Piemonte, mentre lamenta ancora l’inerzia delle istituzioni per quanto riguarda i danni arrecati della fauna selvatica.

Confagricoltura apprezza l’istituzione del tavolo regionale “Il cibo è salute” e le iniziative per la semplificazione dei percorsi amministrativi. Confagricoltura continua a chiedere un impegno puntuale per la manutenzione del territorio, per la valorizzazione delle produzioni, per l’internazionalizzazione dei mercati e per la realizzazione e il completamento delle infrastrutture viarie e digitali.

Nella conferenza stampa che si è svolta questa mattina (11 novembre, giorno di San Martino, in cui ha inizio la nuova annata agraria) nella sede di Confagricoltura Piemonte, il presidente regionale Enrico Allasia, il direttore Ercole Zuccaro e il componente della Giunta nazionale Luca Brondelli di Brondello hanno analizzato i principali comparti produttivi dell’agricoltura piemontese, partendo dalla considerazione che il cambiamento climatico è una realtà con la quale occorre sempre più fare i conti.

L’inverno 2018/2019 in Piemonte è risultato il quinto più caldo degli ultimi 62 anni. Temperature superiori alla media si sono registrate nei mesi di dicembre 2018 e soprattutto di febbraio 2019.

Nei mesi invernali sono caduti 68 mm medi di precipitazione (su 1.114 mm medi annui), con un deficit pluviometrico di circa 103 mm (pari al 60%) rispetto al periodo 1971-2000. Tutti i tre mesi invernali sono stati più secchi della norma, con picco negativo a gennaio.  La scarsità d’acqua non ha favorito la ripresa vegetativa, influendo negativamente sia sulla germinazione delle colture primaverili, sia sullo sviluppo delle autunno-vernine.

 

In primavera le temperature sono risultate lievemente superiori alla media degli ultimi anni, in generale anche con precipitazioni leggermente inferiori. Tuttavia localizzate anomalie termiche e pluviometriche, nei mesi di aprile e maggio, hanno danneggiato in parte le fioriture, con riflessi negativi sulle colture agrarie e sulla produzione di miele.  L’estate è invece risultata la quarta più calda nella distribuzione storica degli ultimi 62 anni. Spicca l’eccezionale ondata di calore del mese di giugno, con il giorno 27 che è stato il più caldo in assoluto in Piemonte dal 1958 ad oggi (33,3 gradi medi sulla Regione). Nell’estate si sono verificati eventi temporaleschi localmente intensi: temperature elevate e precipitazioni complessivamente scarse hanno causato situazioni di sofferenza alle colture e veri e propri danni da siccità.  Per quanto riguarda la prima parte dell’autunno, l’andamento termico si è mantenuto nella media, mentre le precipitazioni sono state caratterizzate da alcuni fenomeni di fortissima intensità, come quelli che hanno provocato nel mese di ottobre allagamenti e danni a colture e infrastrutture, specialmente nella zona sud del Piemonte. Sostanzialmente, dopo una prima parte d’autunno mite e asciutta si prevede una stagione mite e piovosa (nevosa in quota), che porterà progressivamente verso l’inverno.

Soddisfacenti le produzioni di orzo e grano, con rese in aumento del 20% rispetto al 2018 e ottimo profilo qualitativo. Il mercato però non è remunerativo.

Le superfici seminate a mais sono in leggero calo a causa dell’elevato costo di coltivazione e delle basse quotazioni del prodotto.

La campagna di trebbiatura del riso, da poco terminata, ha consegnato un quadro della produzione che, per quantità e qualità, sembra essere in generale discreta. Il riso Japonica fa registrare un trend al rialzo con valori che arrivano fino a 40-45 euro al quintale per alcune varietà quali il Carnaroli e l’Arborio. Le varietà del gruppo Indica, scese al di sotto dei 27 euro al quintale alla fine della campagna commerciale 2018/2019 a causa di consistenti importazioni da Paesi terzi, stanno ora lentamente recuperando terreno con prezzi che si aggirano intorno ai 30-31 euro al quintale.

Le produzioni di soia risultano buone con prezzi in linea rispetto allo scorso anno. Per colza e girasole l’annata si è rivelata ottima, con una produzione anche del 20% superiore alla norma. Prezzi remunerativi. In estensione la coltivazione del cece.

La vendemmia di quest’anno ha fatto registrare un’inversione di rotta rispetto al 2018 per quanto riguarda la quantità. Si stima infatti una riduzione superiore al 15%, che limiterà la produzione di vino piemontese a circa 2,5 milioni di ettolitri. Qualità buona/ottima.

Per quanto riguarda il comparto frutticolo in generale l’annata non è stata delle più soddisfacenti.

La raccolta delle pesche ha dato buoni risultati, sia per quantità (5-10% in più rispetto al 2018), sia per qualità eccellente. Tuttavia, le quotazioni risultano sensibilmente inferiori allo scorso anno.

Per quanto riguarda le mele, la produzione è in calo rispetto a quella molto abbondante del 2018.

Le previsioni di mercato sembrano essere favorevoli, sia per l’ottima qualità del prodotto, sia per il crollo della produzione a livello europeo dovuto soprattutto al clima freddo registrato in alcuni Paesi produttori.

Quest’anno la produzione di pere è praticamente azzerata a causa dell’alternanza produttiva delle piante e delle anomalie climatiche che hanno ostacolato prima l’impollinazione e poi la maturazione dei frutti.

Per le nocciole le stime parlano di produzioni quasi. Le quotazioni del prodotto, complice la scarsità di offerta, sono comunque elevate, attestandosi intorno a valori di 440-450 euro al quintale.

Per le castagne la qualità è molto buona e la produzione abbondante, con prezzi attorno ai 3,50 euro/kg.

Sta andando bene la raccolta dei piccoli frutti, mentre prosegue la riduzione delle superfici destinate alla coltivazione del kiwi.

In crescita, ma con difficoltà, il comparto della frutta biologica. Dalla superficie complessiva dedicata alle colture frutticole si possono estrapolare oltre 2.400 ettari di frutteti biologici su un totale di 33.760 ettari a livello nazionale. Il mercato, sul fronte dei prezzi, remunera bene i raccolti bio, ma gli scarti delle pezzature non conformi possono arrivare in alcuni casi fino al 70% del totale. Inoltre, quest’anno la frutta raccolta risulta di difficile conservabilità a causa degli sbalzi termici anomali (periodi troppo freddi o troppo caldi).

Il pomodoro da industria, produzione tipica e praticamente esclusiva dell’Alessandrino, ha avuto una stagione buona, con quantità (+10%) e prezzi (+8%) superiori al 2018.

Per quanto riguarda gli allevamenti zootecnici si segnala un buon andamento di mercato, sia per polli e tacchini, sia per le uova, con quotazioni all’origine sostanzialmente allineate con quelle dell’anno scorso.

L’andamento produttivo del comparto bovino da carne è in lenta progressione, anche se con soddisfazioni contenute per gli allevatori. I prezzi, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, rivelano un lieve cenno di ripresa per gli adulti, in particolare per vitelloni e vacche, mentre per i giovani da ristallo si registrano delle flessioni.

La produzione di latte è in leggera flessione; il buon equilibrio di mercato ha consentito una remunerazione a livelli interessanti. Il prezzo medio in Piemonte, compresi i premi qualità, ha registrato valori intorno ai 39 euro al quintale.

Rispetto al 2018 la produzione suinicola non ha subito variazioni di rilievo, rimanendo pressoché invariata anche rispetto al quinquennio precedente. L’andamento del mercato ha fatto segnare una crescita dei prezzi all’origine, debole nei lattonzoli nazionali, più decisa sia nei grassi da macello tutelati (destinati al circuito Parma – San Daniele), sia in quelli non tutelati. In ripresa anche l’industria di macellazione dei suini.

Annata nera per l’apicoltura. Si stima una perdita di produzione di circa il 70% per un valore di oltre 16 milioni di euro.

Sul fronte politico permangono una serie di problemi aperti che, nonostante le richieste del mondo agricolo e i tentativi di intervento da parte delle istituzioni, continuano a essere irrisolti. Il Programma di Sviluppo Rurale, che rappresenta la fonte principale di finanziamento per quanto riguarda gli interventi in agricoltura, a causa di una impostazione ritardata e macchinosa evidenzia ancora forti criticità nel raggiungimento degli obiettivi. Confagricoltura apprezza la recente piena assunzione di responsabilità da parte della Giunta regionale, con l’intervento del presidente Cirio, del vicepresidente Carosso e dell’assessore all’Agricoltura Protopapa, che hanno manifestato l’intenzione di porre mano all’impianto programmatorio del PSR, per far sì che si possano erogare, entro i tempi stabiliti, tutte le risorse assegnate al Piemonte.

Altra grave problematica in primo piano, che si sta rivelando una vera e propria emergenza, è quella dei crescenti danni arrecati dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali, che provocano oltre 1.100 incidenti all’anno in Piemonte e danni alle coltivazioni superiori a 3 milioni di euro. Tra l’altro, per il cambio di normativa voluto dalla precedente giunta regionale (applicazione del cosiddetto regime “de minimis”, che prevede il risarcimento di aiuti nel limite massimo di 20.000 euro in un triennio), la maggior parte dei danni arrecati alle colture non vengono indennizzati. Si registrano altresì problemi per quanto riguarda la sicurezza della popolazione, la biosicurezza e il mantenimento della biodiversità, per cui la situazione deve essere affrontata al più presto in modo risolutivo.

La recente ondata di piogge, che ha colpito in particolare la provincia di Alessandria, ha evidenziato ancora una volta la necessità di riservare maggiore attenzione alla manutenzione del territorio e alla regimazione dei corsi d’acqua, anche secondari, tenendo presenti la salvaguardia delle persone, degli abitati e delle attività produttive, senza trascurare le infrastrutture viarie e irrigue.

Confagricoltura apprezza le iniziative varate dalla nuova amministrazione regionale, che si è dimostrata sensibile alle problematiche del settore primario anche con l’istituzione del Tavolo “Il cibo è salute” da parte dell’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi e del Tavolo della Semplificazione, coordinato dall’assessore alla delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi Roberto Rosso.

Confagricoltura continua a chiedere alle istituzioni, a tutti livelli, una maggiore attenzione al settore primario, che deve essere considerato strategico nel rilancio delle attività produttive; un impegno puntuale per la valorizzazione delle nostre produzioni e per l’internazionalizzazione dei mercati, continuando a mantenere viva l’attenzione sulla realizzazione delle infrastrutture, sia a livello di collegamenti internazionali, quali l’Alta Velocità Torino-Lione, sia per quanto riguarda la viabilità interna, ad esempio con il completamento dell’Asti-Cuneo e il potenziamento dei collegamenti internet, indispensabili per ridurre il “digital divide”, soprattutto nelle aree svantaggiate.




Confagricoltura: “Pasqua amara per le attività agrituristiche”

Il fine settimana di Pasqua che gli italiani dovranno trascorrere a casa sarà particolarmente pesante per i bilanci delle attività agrituristiche. Ad essere azzerate non sono soltanto, ovviamente, tutte le prenotazioni di Pasqua, ma anche quelle per i ponti del 25 aprile e del 1° maggio.

Fino a qualche mese fa – dichiara il direttore regionale di Confagricolturacontavamo su una stagione positiva: oggi siamo preoccupati per la situazione contingente, ma anche per l’evoluzione nel medio periodo”.

Confagricoltura, che promuove Agriturist, la più antica organizzazione agrituristica italiana, ricorda che nel nostro Paese sono 23.615 le aziende agrituristiche censite dall’Istat (2018): dodici anni prima erano poco più di 14.000 e nel 2010 non arrivavano a 20.000. La Toscana detiene il primato per numero di strutture, seguita sul podio da Trentino Alto Adige e Lombardia, mentre il Piemonte è la sesta regione.

In Piemonte – chiarisce il presidente regionale di Agriturist Lorenzo Morandisono attive 1.316 aziende agrituristiche (5,6% della quota nazionale), delle quali 914 con alloggio. Le aziende con ristorazione sono 793 (60% del totale); quelle che offrono un servizio di degustazione (tipo enoturismo, per esempio) sono 687 (52% del totale). Sono 1.013 (il 77% del totale) quelle che svolgono altre attività legate all’agriturismo: fattoria didattica, ippoturismo, attività ludiche – educative, agri-asilo”.

Confagricoltura precisa sul territorio regionale le aziende con ristorazione sono 793. “Nelle sole feste pasquali perderemo almeno 79.000 pasti, per un mancato incasso di 2,5 milioni di euro. Se la chiusura si protrarrà ai ponti del 25 aprile e del 1 maggio, la perdita di fatturato sarà di almeno altri 4 milioni di euro”.

Per quanto riguarda i pernottamenti, considerando che le aziende agrituristiche che offrono alloggio sono 914, in Piemonte la disponibilità raggiunge i 10.000 posti letto, il che significa, prudenzialmente, una perdita di fatturato di mezzo milione di euro per le feste pasquali.

Un altro grave danno che stanno subendo le imprese – sottolinea Morandi – è rappresentato dalla mancata apertura delle circa 400 fattorie didattiche: quelle più attive accolgono almeno un centinaio di visitatori alla settimana, che in questo periodo non hanno potuto ospitare. Nel solo mese di marzo stimiamo in oltre mezzo milione di euro il mancato incasso”.

A questo bisogna aggiungere i mancati incassi per quanto riguarda le aziende enoturistiche e le mancate vendite del vino ai visitatori che si recavano in cantina: prudenzialmente, solo per quanto riguarda le mancate degustazioni aziendali, i tecnici di Confagricoltura stimano un mancato introito di oltre 600.000 euro al mese.