Rapporto Bankitalia, Confagricoltura: “Servono credito e liquidità per far ripartire l’agricoltura piemontese”

Il crollo dei ricavi, la forte diminuzione dell’occupazione, il blocco della catena dell’Horeca con il conseguente sconvolgimento dei consumi alimentari e il drastico calo delle esportazioni di vini e formaggi evidenziano una situazione di crisi diffusa che il nostro Paese non viveva da oltre un decennio”.

È questo il commento di Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, al rapporto sull’economia piemontese presentato questa mattina dalla Banca d‘Italia.

In base ai dati contenuti nel rapporto – fa rilevare Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte – l’agricoltura della nostra regione, con 50.525 imprese agricole (-1,9% rispetto al 2019), contribuisce al Pil regionale per l’1,7%, con un valore aggiunto di 2,093 miliardi di euro. “Considerando anche l’industria alimentare e la ristorazione – afferma Ercole Zuccaro – il Pil che contribuisce a sviluppare il settore primario piemontese supera il 15% del totale”.

Per Enrico Allasia il rapporto di Bankitalia sottolinea l’esigenza, per famiglie e imprese, di una maggior esigenza credito e liquidità “che in questa particolare congiuntura economica deve essere sostenuta dal sistema bancario con l’obiettivo di valorizzare le imprese sane, le quali sono motivate a realizzare investimenti per garantire possibilità di sviluppo, reddito e occupazione. In questo contesto – conclude Allasia – l‘agricoltura è pronta a fare la propria parte, con un impegno forte per sostenere il territorio e l’economia locale, valorizzando le specialità che il Piemonte sa produrre”.

 




Consiglio UE, Giansanti (Confagricoltura): per l’agricoltura risorse finanziarie adeguate

L’emergenza sanitaria ha dimostrato con assoluta chiarezza che la sovranità alimentare è un’esigenza strategica. Di conseguenza, le risorse finanziarie da destinare nei prossimi anni all’agricoltura devono essere almeno consolidate sui livelli attuali”.

E’ la presa di posizione del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in vista della riunione del Consiglio europeo in programma venerdì 19 giugno.

Nel corso dell’incontro i capi di Stato e di governo dell’Unione discuteranno sulle proposte della Commissione relative al programma di rilancio economico “Next Generation EU” e al quadro finanziario per il periodo 2021-2027.

“Per quanto riguarda, in particolare, il bilancio agricolo – aggiunge Giansanti – la Commissione in carica ha migliorato il progetto dell’Esecutivo guidato da Juncker. Ne prendiamo atto, ma occorre fare di più perché in termini reali resta un taglio di 34 miliardi di euro nei confronti dell’attuale dotazione”.

Confagricoltura evidenzia che, sulla base del progetto in discussione, gli aiuti diretti della PAC subirebbero un taglio di poco inferiore al 10% in termini reali. Per lo sviluppo rurale, la riduzione sarebbe di sette punti percentuali. Lascia anche perplessi che al settore agricolo siano destinati solo 15 miliardi su un totale di 750 che si prevede di mobilitare per il rilancio economico.

“Ribadiamo la nostra opposizione agli strumenti di penalizzazione delle imprese di maggiore dimensione, dalla degressività al plafonamento degli aiuti diretti – sottolinea il presidente di Confagricoltura -. Se l’Europa vuole centrare l’obiettivo di una maggiore sostenibilità dei processi produttivi, deve salvaguardare l’efficienza delle imprese in grado di investire e attuare le innovazioni tecnologiche richieste”.

A parere dell’Organizzazione agricola va anche messa da parte la cosiddetta ‘convergenza esterna’, perché penalizzerebbe in misura particolare l’agricoltura italiana, che esprime il più alto valore aggiunto a livello europeo. Il divario tra gli importi degli aiuti diretti a livello nazionale è pienamente giustificato dalla diversità dei costi di produzione, a partire da quello del lavoro.




Confagricoltura: positivo l’impegno della Regione per l’agriturismo

È avviato a soluzione il problema della mancata erogazione del contributo a fondo perduto per le aziende agrituristiche che esercitano l’attività di ristorazione che sono rimaste bloccate durante il lockdown dei mesi scorsi.

Nel corso di un incontro che si è svolto ieri nel palazzo della Giunta regionale a Torino, presente per Confagricoltura Piemonte  il segretario regionale di Agriturist Paolo Bertolotto, il governatore Alberto Cirio, l’assessore al turismo Vittoria Poggio e l’assessore all’agricoltura Marco Protopapa, hanno confermato l’impegno dell’amministrazione per superare le difficoltà tecniche e burocratiche che hanno finora impedito la concessione del contributo.

Le aziende agrituristiche piemontesi che effettuano ristorazione – precisa Confagricoltura – sono all’incirca un migliaio, mentre in totale le attività, comprese quelle che si dedicano anche all’ accoglienza con pernottamento, sono poco meno di 1300.

Grazie alla conferma dell’impegno della Regione, che abbiamo sollecitato con spirito costruttivo nelle scorse settimane – commenta Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontesi sono poste le basi per giungere a una soluzione positiva della vertenza che dovrebbe far sì che entro l’estate, ci auguriamo, tutte le aziende agrituristiche che effettuano ristorazione possano ottenere il bonus previsto dal Riparti-Piemonte. È un sostegno che apprezziamo, non soltanto sotto il profilo economico, ma anche dal punto di vista dell’attenzione che la Regione dimostra verso un comparto importante che contribuisce in modo rilevante allo sviluppo dell’agricoltura, turismo e dell’economia del territorio”.

 




Nel 2020 l’export agroalimentare nella UE partito bene, ma rallentato dalla pandemia

Senza l’emergenza Covid l’export del ‘made in Italy’ agroalimentare verso i Paesi UE sarebbe aumentato in modo rilevante nel 2020. E’ quanto emerge da un rapporto del Centro studi di Confagricoltura che evidenzia un aumento del 4% nel mese di gennaio e del 10% in febbraio. Crescita, purtroppo, annullata da un -10% registrato in marzo, quando la pandemia si è diffusa in tutta l’Europa, con le conseguenti restrizioni agli spostamenti delle persone e alla chiusura delle attività di ristorazione, caffetteria e ospitalità turistica.

Prendendo in considerazione i prodotti agricoli e dell’industria alimentare più esportati verso i Paesi dell’Unione Europea, il rapporto del Centro studi di Confagricoltura indica sensibili differenze per prodotto e per mese nel primo trimestre del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019. Emblematico il caso dell’olio d’oliva, che scende del 6% a gennaio, del 16% a febbraio per riguadagnare il 2,4% a marzo. Per formaggi e latticini dal +6,6% di gennaio si passa al +7,7 di febbraio, per arrivare un -16% in marzo.

Sono evidenti, in termini di export, le conseguenze dell’emergenza Coronavirus soprattutto per le limitazioni agli spostamenti internazionali delle persone, fra cui la manodopera agricola stagionale, indispensabile per la raccolta dei prodotti, le restrizioni alle attività del settore Ho.Re.Ca, le modifiche della domanda di prodotti agroalimentari conseguenti ai provvedimenti di lockdown.

Nel mese di marzo infatti, quando gli effetti della pandemia CoViD-19 si sono estesi a un maggior numero di Paesi UE, su 15 categorie di prodotti ben 10 hanno segnato un andamento negativo del valore dell’export rispetto a marzo 2019 e, di queste, 8 presentano decrementi superiori al 10%, con il massimo di -47% per i fiori e le piante (tabella 5c). Ma, evidenzia lo studio, non tutti i settori produttivi hanno risentito nello stesso modo della pandemia: hanno tenuto, ad esempio, riso e cereali (+9,6% a gennaio, + 24,1% a febbraio e +13,3% a marzo) e salumi (+ 12,1%, +14,6 e +9,2).

Il trimestre gennaio-marzo (tabella 6) si chiude con una crescita del valore dell’export di solo un milione di euro (4.859 contro 4.858 milioni), con 7 settori produttivi in crescita, 4 con variazioni (negative o positive) inferiori allo 0,5%, 4 in sensibile flessione. Fra questi ultimi, mette in evidenza il rapporto di Confagricoltura, è particolarmente rilevante la crisi dell’esportazione dei prodotti florovivaistici, che segna -15% a causa del quasi dimezzamento registrato in marzo (-47%).

Questi dati, conclude il rapporto dell’ufficio studi di Confagricoltura, pur consentendo alcune prime valutazioni dell’effetto della pandemia di Coronavirus sul settore agroalimentare, non permettono di individuare, nemmeno per i prossimi mesi, chiari segnali di tendenza, perché siamo di fronte ad un contesto incerto e in costante cambiamento.




Confagricoltura, “Il Bonus Piemonte non sta arrivando agli agriturismi”

Alla base dell’anomalia che sta impedendo a centinaia di aziende di accedere al contributo c’è il codice ATECO prevalente che contraddistingue questa tipologia di attività.

Il presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, Enrico Allasia, ha scritto alla Regione per segnalare alcune criticità legate alla concessione del Bonus Piemonte alle attività agrituristiche. In base alle istruzioni operative e alle FAQ comunicate dalla Regione Piemonte, infatti, sarebbero esclusi dal beneficio del sostegno gli agriturismi poiché il loro codice Ateco (56.10.12), pur essendo ricompreso tra quelli oggetto del contributo, non è un codice prevalente o primario come invece richiesto per poter accedere al bonus di 2.500 euro a fondo perduto.

Ciò dipende dal fatto che quella agrituristica è un’attività connessa a quella agricola che deve rimanere prevalente, come stabilito dalle “Nuove disposizioni in materia di agriturismo”. Quindi il codice Ateco della ristorazione agrituristica, come d’altronde anche quello del pernottamento agrituristico (55.20.52), non potrà mai essere prevalente o primario. Infatti, gli uffici dell’organizzazione agricola hanno appurato che circa 800 aziende agrituristiche piemontesi non riceveranno le Pec per poter richiedere il bonus.

“Stante questa situazione – dichiara Enrico Allasia – chiediamo di individuare una soluzione in grado di eliminare questa anomalia che penalizza ingiustamente il settore agrituristico già fortemente colpito dalla crisi generata dal Covid-19. Al fine di superare il problema del codice, si potrebbe desumere la tipologia di attività agrituristica dagli specifici dati, aggiornati e precisi, contenuti nell’applicativo Relazione sulle attività agricole e agrituristiche presente su Siap (Sistema Informativo Agricolo Piemontese), banca dati certificata della Regione Piemonte”.

ll Bonus Piemonte è il contributo a fondo perduto pari a 131 milioni di euro predisposto dalla Regione per sostenere le imprese colpite dal lockdown per l’emergenza Coronavirus ed è uno dei pilastri di Riparti Piemonte, il Piano da oltre 800 milioni di euro a sostegno della ripartenza nella Fase 2




Vino, Confagricoltura chiede decisioni rapide

Confagricoltura, che ha partecipato  alla videoconferenza organizzata dalla Regione Piemonte per discutere sulle misure da adottare per far fronte alle difficoltà che si sono create in seguito alla pandemia che negli ultimi due mesi ha di fatto ha bloccato le esportazioni e le vendite nel canale dei pubblici esercizi e della ristorazione, sottolinea l’importanza di intervenire con un piano di azioni coordinate, dalla distillazione di crisi alla vendemmia verde, fino alla promozione, per salvaguardare le specificità di un territorio che produce oltre il 90% dei vini a denominazione di origine controllata e controllata e garantita.

Nel corso della videoconferenza la Regione ha illustrato le proposte del Ministero delle Politiche agricole, che puntano ad attivare bandi a livello nazionale per la distillazione di crisi, ma soltanto per i vini da tavola, e per la riduzione delle rese di uva in vista della prossima vendemmia, destinando a queste iniziative risorse per 150 milioni di euro.

Si tratta di uno stanziamento insufficiente per la gravità del momento – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – che ben difficilmente riuscirà a tonificare il mercato“.

L’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa e il vice presidente Fabio Carosso hanno annunciato che la Regione interverrà con un contributo finanziario aggiuntivo di circa 4 milioni di euro, da destinare sia all’incremento del contributo nazionale sulla distillazione, destinato ai vini doc e docg a condizione che l’operazione sia praticabile, sia attivando una misura strutturale per favorire lo stoccaggio dei vini da invecchiamento.

Alla Regione – conclude Allasia – abbiamo ancora ribadito la necessità di intervenire sul Ministero perché si possa arrivare a decisioni rapide, in quanto i viticoltori hanno bisogno di poter programmare l’eventuale vendemmia verde e anche la distillazione di crisi. Ciò che dobbiamo impegnarci, tutti insieme, a far comprendere al Ministero, è che la nostra viticoltura è particolarmente onerosa. Solo per fare un esempio: per coltivare un ettaro (10.000 m²) di vigneto in Piemonte occorrono mediamente 600 ore di lavoro all’anno, mentre in altre realtà di pianura e completamente meccanizzate, le ore di lavoro scendono a 90 e, in alcuni casi, addirittura sotto le 50 per ettaro. È perciò indispensabile tener conto di questa specificità, per evitare che la nostra viticoltura venga penalizzata”.




Confagricoltura Piemonte: scendono le quotazioni all’origine

Lo rileva Ismea, che riscontra una dinamica positiva sia per la spesa dei salumi (+8,4%), sia per le quantità acquistate (+4,6%).

Nel periodo che va dal 23 marzo 2020 al 19 aprile 2020, sempre in base alle rilevazioni di Ismea, il prezzo medio al consumo della carne fresca è risultato pari a 7,51 euro/kg, in aumento sia rispetto alle quattro settimane precedenti (+1,6%), sia rispetto allo stesso periodo del 2019 (+11,3%).

I consumatori dunque privilegiano i consumi di carne di maiale in questo tempo di crisi e spendono di più, ma nelle tasche degli allevatori i ricavi diminuiscono.

Infatti, sempre secondo i dati rilevati da Ismea, nel mese di aprile 2020 l’indice dei prezzi alla produzione dei suini da macello (2010=100) mostra ancora una leggera diminuzione rispetto al mese precedente (-1,8%).

Se guardiamo i prezzi all’origine di dicembre rileviamo che i suini pesanti (160-176 kg) erano pagati al produttore 1,79 euro al chilo; gli stessi animali oggi sono pagati 1,11 euro al chilo: il calo di fatturato, per gli allevatori, è nell’ordine del 38%. I dati sono ufficiali, della Commissione Unica Nazionale dei suini da macello del Ministero delle Politiche Agricole e della Borsa Telematica Italiana.

Nel mese di marzo 2020, l’indice Ismea dei costi per gli allevamenti suini (ultimi dati disponibili) ha subito un leggero aumento (+1,9%) sia rispetto al mese precedente, sia, in maniera più consistente, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+12,7%).

Oggi – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontei ricavi non sono più sufficienti a coprire i costi di produzione. Il COVID-19 ha assestato un colpo durissimo a un comparto già in difficoltà”.

Il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro fa rilevare che “oggi gli allevatori perdono tra gli 80 e i 100 euro a capo: la ripresa non sarà immediata e ci vorranno mesi per esaurire le scorte. Ad accrescere le difficoltà del comparto ci sono i costi dell’alimentazione in deciso aumento, a causa dell’innalzamento dei prezzi delle materie prime, soia e crusca in particolare, per via di ritardi nell’attracco delle navi in arrivo e delle difficoltà nei trasporti”.

Confagricoltura precisa che in Italia si importano 53 milioni di cosce di suini, a fronte di 20 milioni prodotte.

Oggi dobbiamo fronteggiare l’emergenza, con gli strumenti che ci sono a disposizione, puntando a sostenere la liquidità delle imprese. Nel medio periodo – afferma Enrico Allasia – si dovrà attivare un’adeguata campagna promozionale per stimolare l’acquisto dei prodotti dei circuiti certificati in Italia e all’estero, per riacquistare quelle fette di mercato oggi messe a dura prova dall’emergenza COVID-19”.

Per Confagricoltura serve un “patto di filiera”, dove ogni anello della catena faccia la propria parte. “Riteniamo urgente  – aggiunge Ercole Zuccaro –un’azione di moral suasion da parte delle istituzioni sugli operatori della trasformazione, affinché prediligano materia prima nazionale rispetto a quella estera; chiediamo anche alla distribuzione organizzata di lavorare tenendo presente quello che sta succedendo negli allevamenti”.




Prezzo del latte, Confagricoltura: “Quotazioni in calo per gli allevatori, nessun beneficio per i consumatori”

Nel mese di aprile mediamente la quotazione del latte alla stalla è diminuita dal 10 al 15% rispetto al mese di marzo, ma i consumatori non ne hanno tratto nessun beneficio.

Il prezzo al consumo, infatti, è rimasto invariato: questo significa che, nell’ambito della filiera, gli allevatori hanno dovuto comprimere i loro margini, lavorando sotto il costo di produzione, mentre altri soggetti, in particolare la distribuzione organizzata, hanno fatto valere le loro posizioni di forza, creando una forte difficoltà nel comparto che rischia di aggravare ulteriormente una situazione già delicata per le nostre campagne.

Guido Oitana, rappresentante degli allevatori di Confagricoltura Piemonte, che è intervenuto questa mattina in videoconferenza al tavolo del latte convocato dalla Regione Piemonte, ha chiesto all’Assessore all’Agricoltura Marco Protopapa di adottare iniziative in favore del settore lattiero-caseario, per far sì che gli allevatori possano trovare un’adeguata remunerazione dal loro lavoro.

In Piemonte – ricorda Confagricoltura – sono attive circa 1.750 aziende produttrici di latte vaccino, concentrate in prevalenza nelle province di Cuneo e Torino, con un totale di circa 121.000 vacche allevate, per una produzione annua di circa 1.080.000 tonnellate di latte (1.080.000.000 di litri) e un fatturato del prodotto all’origine di circa 430 milioni di euro.

Nel primo trimestre 2020, nonostante il sensibile caso di importazioni di latte dall’estero, a causa blocco del canale Ho.Re.Ca, si è registrata una contrazione dei consumi che ha modificato il mercato: sono diminuite le vendite di prodotto fresco, mentre è aumentata la trasformazione dei prodotti e la produzione dei formaggi. Inoltre, complice la crisi economica delle famiglie, sono aumentate le importazioni di latticini e formaggi a basso prezzo.

Abbiamo proposto alla Regione – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccarodi favorire una miglior trasparenza della filiera per garantire la correttezza dei pagamenti. Abbiamo inoltre chiesto alla Regione di coinvolgere nel confronto la distribuzione organizzata, per evitare di creare posizioni dominanti in grado di condizionare il mercato”.

Confagricoltura ritiene che sia indispensabile proseguire il confronto nella filiera, chiedendo in modo unitario al Governo e all’Unione Europea un intervento straordinario per fronteggiare la crisi di mercato che si è generato nel comparto lattiero caseario, per superare questa stagione di difficoltà e poter riprendere un percorso di collaborazione indispensabile per la tenuta economica e sociale del nostro territorio.




IoLavoro in Agricoltura: candidature per attività stagionali urgenti

Iniziativa della Regione Piemonte per sostenere le imprese del settore agricolo nel reclutamento di personale

Le restrizioni alla mobilità delle persone dovute all’emergenza Covid-19 stanno mettendo in crisi molti settori economici tra i quali quello agricolo: la Regione Piemonte intende sostenere il comparto agricolo piemontese con strumenti innovativi ed efficienti, offrendo un servizio qualificato di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro attraverso l’Agenzia Piemonte Lavoro. Avvalendosi dei propri Centri per l’impiego e del portale web di matching on line  supporta le aziende nella ricerca di candidati disponibili a svolgere attività stagionali urgenti, quali ad esempio la raccolta di fragole, asparagi e primizie, le operazioni di primavera nelle vigne e l’avvio delle colture estive, in un quadro di assoluta trasparenza e legalità.

Le imprese alla ricerca di manodopera possono pertanto soddisfare le proprie esigenze rivolgendosi direttamente al Centro per l’impiego territorialmente competente oppure pubblicando in autonomia le proprie vacancy sul portale: riceveranno così automaticamente le candidature delle persone in cerca d’impiego che si saranno iscritte sul portale web.

Anche gli enti e intermediari autorizzati, accreditati ai servizi per il lavoro, possono operare in autonomia tramite il portale www.iolavoro.org/agricoltura, caricando le offerte di lavoro e provvedendo a gestire direttamente il servizio di preselezione dei candidati per le proprie aziende clienti.

Alle offerte di lavoro possono candidarsi disoccupati, inoccupati e quanti intendono integrare il proprio reddito. Un’altra informazione importante riguarda chi percepisce l’indennità di disoccupazione Naspi o il Reddito di cittadinanza, potrà mantenere il proprio status e non subirà decurtazione del trattamento economico nei limiti e nelle modalità previste dalla legge.

“Questa iniziativa portata avanti dall’Agenzia Piemonte Lavoro attraverso i Centri per l’Impiego – spiega l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino – è particolarmente significativa in quanto è assolutamente in linea con quanto vado sostenendo da settimane. Per salvare i nostri raccolti occorre puntare prima di tutto sui tanti lavoratori italiani e piemontesi che hanno perso il lavoro e che sarebbero ben disponibili a reinventarsi in questo settore e anche sui tanti i beneficiari del reddito di cittadinanza che, al momento, non hanno ancora trovato sbocco occupazionale, come da mesi andiamo denunciando nell’indifferenza più totale del governo”. “Credo che, prima di pensare di coinvolgere lavoratori stranieri e prima di avventurarsi in ipotesi di regolarizzazioni di clandestini tanto assurde quanto improponibili, sia nostro dovere dare la priorità ai nostri connazionali che, in troppi casi, sono stati letteralmente messi alle corde dall’emergenza causata dall’epidemia. Lavorare nei campi, visto il distanziamento sociale assolutamente praticabile e l’ambiente all’aria aperta, è anche un impiego sicuro dal punto di vista sanitario. Pertanto mi auguro davvero che siano in parecchi a poter sfruttare questa importante opportunità”.

“La Regione mette a disposizione uno strumento utile per questa emergenza – ha dichiarato l’assessore all’Agricoltura e cibo, Marco Protopapa – ma pratico anche per la futura gestione del lavoro in agricoltura, che permetterà di trovare e offrire lavoro superando molti ostacoli burocratici. L’obiettivo è presentare opportunità lavorative e al tempo stesso rispondere alle richieste urgenti di manodopera pervenute dalle nostre aziende agricole piemontesi”.

“Sono oltre 8.000 le imprese agricole piemontesi – ha affermato il direttore di Agenzia Piemonte Lavoro, Federica Deyme – che hanno necessità di far fronte alla raccolta delle loro produzioni in questi tempi di emergenza sanitaria, l’Agenzia Piemonte Lavoro ha organizzato un qualificato servizio di intermediazione tra domanda e offerta avvalendosi dei propri Centri per l’impiego e del portale web, destinato alle imprese agricole che hanno necessità di reperire manodopera e alle persone che hanno bisogno di un’occupazione. Tutti i servizi offerti sono completamente gratuiti sia per le aziende sia per le persone in cerca d’impiego”.

Informazioni dettagliate e dati statistici sui siti:

www.agenziapiemontelavoro.it

www.iolavoro.org/agricoltura

www.regione.piemonte.it




ANGA – Giovani di Confagricoltura Torino: Alessandro Moschietto riconfermato presidente

Alessandro Moschietto, 30 anni, perito agrario giovane imprenditore di Coazze (To) è stato confermato alla guida della sezione Anga (Associazione Nazionale Giovani Agricoltori di Confagricoltura) di Torino. L’assemblea elettiva si è svolta ieri pomeriggio (lunedì 4 maggio), via web.

Moschietto conduce un’azienda agricola di allevamento in montagna, tra Giaveno e Coazze, nella Val Sangone, dove ha da poco inaugurato un nuovo punto vendita delle carni macellate di propria produzione. In un territorio tipicamente alpino, il giovane imprenditore ha avviato l’attività nel 2008: le coltivazioni aziendali spaziano dai prati irrigui, castagneti ed estese faggete nella parte più bassa del territorio, a cui seguono ampi pascoli, fino a giungere alle creste rocciose delle montagne. La sua agrimacelleria è stata insignita del riconoscimento di Maestro del Gusto dalla camera di Commercio di Torino.

Affiancano Alessandro Moschietto, nel rinnovato consiglio dei giovani dell’Anga di Torino, in rappresentanza dei circa 160 giovani agricoltori che si riconoscono nell’associazione, Sara Chialva di Pancalieri, titolare dell’azienda agricola Chialvamenta, Fabrizio Appendino di Carmagnola, i fratelli Lucia Vittoria e Sebastiano Borra di Albiano d’Ivrea e Davide Bardo di Rivalta di Torino.

Il 7 maggio prossimo, sempre via web, il nuovo direttivo torinese parteciperà al consiglio nazionale dell’Anga presieduto da Francesco Mastrandrea, in collegamento da Messina.