DEMOSOFC al FORUMPA, l’idrogeno è al centro dei progetti della Commissione Europea: PoliTo protagonista

Sono 180 i miliardi gli euro che la Commissione Europea stanzierà a favore dell’idrogeno, secondo le indiscrezioni sul nuovo piano di decarbonizzazione dell’Unione Europea programmato dal 2020 al 2050.

Una rivoluzione green dove 1 auto su due avrà un motore elettrico, le fonti rinnovabili e l’economia circolare saranno protagoniste assolute e il gas naturale, seppur centrale, dovrà coprire solo il 20% dei consumi totali laddove gas rinnovabili e idrogeno assumono un ruolo da protagonisti.

Ed è proprio su questo paradigma che si fonda DEMOSOFC, il più grande impianto industriale europeo di co-generazione, basato sul recupero del biogas e la co-generazione grazie alla tecnologia delle celle a combustibile – fuel cell – e idrogeno.

Un primato industriale che è anche accademico vista l’importanza che il filone di ricerca sull’idrogeno riveste in Piemonte da oltre 20 anni con Politecnico di Torino e altri enti, protagonisti a livello nazionale e internazionale, con lo scopo di integrare gli eccellenti risultati di ricerca, industria e politiche pubbliche diventa oggi essenziale per fare del green deal del 2020 un nuovo motore della regione e del paese.

Ne parlano, nel corso del Forum della Pubblica Amministrazione, un pool di esperti scelti tra mondo della ricerca, industria, lobby green e ministero dell’Ambiente nel corso di un evento online in programma il 7 luglio dalle 9.30 alle 10.30:
“Economia circolare: produrre energia ad emissioni zero dai rifiuti. Il progetto DEMOSOFC: dal sistema della ricerca europea alla scala industriale di una multi-utility”. In collaborazione con Consorzio Progetto DEMOSOFC, FCH-JU (Fuel Cell and Hydrogen Joint Undertaking), Politecnico di Torino.
Intervengono:

Patrizia Lombardi: Pro-Rettrice Politecnico di Torino
Massimo Santarelli: Dip. Energia Politecnico di Torino
Ilde Gaudiello: Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare
Armando Quazzo: SMAT
Lucilla Persichetti: ASviS
Antonio Aguilo Rullan: FCH JU
Coordina Massimiliano Roma: FORUMPA




Confagricoltura Piemonte: Misure antismog, pesanti gli oneri per l’agricoltura

Per il settore primario sono previste forti limitazioni, che riassumiamo di seguito.
Le responsabilità politiche di questa situazione, che si sono accumulate nel corso degli anni, sono enormi. Oggi le misure, purtroppo, non sono rinviabili: il nostro Paese, per troppo tempo, non ha tenuto conto in modo adeguato delle disposizioni dell’Unione europea e ora – se non vogliamo pagare il conto della procedura d’infrazione – non ci sono alternative.

Nel novembre scorso l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea per il superamento dei limiti di PM10 (ed è in procinto di esserlo anche per l’NOx – ossidi di azoto).

La sentenza è stata notificata all’inizio del dicembre scorso.
Per evitare le sanzioni è necessario che il nostro Paese presenti, entro il 5 marzo 2021, un piano urgente comprendente tutte le azioni da attuare per il rientro nei limiti: è questo il motivo per cui la Regione Piemonte ha adottato, insieme alle Regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, le misure straordinarie per contenere l’inquinamento da polveri sottili nel Bacino Padano.

L’esecuzione del piano verrà monitorata dall’Unione europea che, in caso di inadempienza o di inefficacia dei provvedimenti individuati, comminerà le sanzioni previste dalla sentenza sotto forma di tagli ai fondi POR e PSR.
L’ammontare delle penalità è compreso tra 200 milioni e 2 miliardi di euro.
Una stima verosimile quantifica il taglio intorno agli 800 milioni di euro, divisi al 50% tra POR e PSR. A questo importo potrebbe aggiungersi anche quello per il superamento dei limiti di NOx.




Elezioni Europee, Confagricoltura: Il nuovo Parlamento dovrà rivedere il Green Deal

>La campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo deve ancora entrare nel vivo, ma il sistema delle imprese italiane, dall’agricoltura all’industria, ha già lanciato un messaggio assolutamente chiaro e univoco in vista della nuova legislatura. In sintesi: l’obiettivo strategico della neutralità climatica non è in discussione, ma vanno radicalmente cambiate le modalità operative del Green Deal. I fatti hanno dimostrato che la via del fondamentalismo genera forti contrapposizioni e non arriva da nessuna parte. L’alternativa è rappresentata dagli investimenti per la diffusione delle innovazioni tecnologiche. Le imprese vanno messe nelle condizioni migliori per raggiungere gli obiettivi fissati in materia di sostenibilità ecologica.

Dopo le elezioni, l’attenzione sarà anche rivolta al rapporto curato da Mario Draghi sul rilancio della competitività del sistema produttivo europeo e alle indicazioni del gruppo di lavoro incaricato dall’Esecutivo UE di riflettere sul futuro dell’agricoltura. Per tratteggiare le prospettive della nuova legislatura, secondo Confagricoltura, saranno importanti le decisioni che matureranno su alcuni dossier rimasti in sospeso. E’ il caso dell’intesa raggiunta sulla nuova normativa per il ripristino della natura, fermata in dirittura d’arrivo dal Consiglio, per il possibile impatto restrittivo sul potenziale produttivo agricolo. Inoltre, è in programma la presentazione di un nuovo progetto legislativo sui fitofarmaci, dopo il ritiro formale della proposta che prevedeva di ridurre l’utilizzo del 50% in media entro il 2030. Attesa anche la revisione della normativa sulle emissioni industriali che si estende anche al comparto agricolo. Di recente, sono stati resi più pesanti e onerosi gli obblighi a carico degli allevamenti di suini e avicoli. Va poi raggiunta l’intesa per inquadrare le tecniche di evoluzione assistita (TEA) nell’ordinamento dell’Unione.
Resta il fatto, evidenzia Confagricoltura, che le iniziative della UE per la lotta al cambiamento climatico devono essere inquadrate nel contesto globale. Stando ai dati della Commissione, le emissioni inquinanti dell’Unione incidono solo per il 7% sul totale mondiale. Le emissioni dell’intero settore agricolo pesano per meno del 12% su quelle complessive dell’Unione. Di recente, un gruppo di fisici dell’atmosfera dell’Università di Oxford ha pubblicato alcuni studi dai quali risulta che, distinguendo tra inquinanti climatici a vita breve e lunga e tenendo conto dell’assorbimento al suolo del carbonio, l’incidenza del settore agricolo sul totale dell’UE scenderebbe sotto i cinque punti percentuali. La discussione è aperta.

Intanto, conclude Confagricoltura, nell’ultimo rapporto sulle emissioni di gas serra in Italia curato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è stato evidenziato che l’impatto dell’agricoltura sul totale nazionale è diminuito di quasi il 19 per cento. Migliorare la sostenibilità ambientale è dunque possibile. Anche senza divieti e irrealistiche imposizioni a carico delle imprese




Confronto costruttivo e obiettivi comuni al tavolo sulla qualità dell’aria

E’ stato un incontro molto proficuo con la Regione, i Comuni, l’Arpa ed i tecnici delle varie amministrazioni. Abbiamo adottato un metodo comune di lavoro non solo sulle misure da prendere ma anche, cosa importantissima, sulla comunicazione che deve raggiungere direttamente o attraverso i mezzi di comunicazione tutti i cittadini, i quali devono sapere che cosa stiamo facendo per la loro salute, questo deve essere l’obiettivo principale del Tavolo.

E’ quando ha dichiarato Barbara Azzarà, consigliera con delega all’ambiente della Città metropolitana di Torino a margine della seduta del Tavolo di coordinamento sulla qualità dell’aria che si è svolto oggi pomeriggio in corso Inghilterra.

Sono intervenuti l’assessore all’ambiente della Regione Piemonte Matteo Marnati, il direttore generale di Arpa Piemonte Angelo Robotto e i rappresentanti dell’Agenzia per la Mobilità Piemontese.

Vi hanno preso parte sindaci e amministratori di buona parte dei 33 comuni che rientrano nel protocollo dell’accordo di programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento della qualità dell’aria nel Bacino Padano, ovvero Alpignano, Beinasco, Borgaro, Cambiano, Candiolo, Carignano, Carmagnola, Caselle, Chieri, Chivasso, Collegno, Druento, Grugliasco, Ivrea, La Loggia, Leinì, Mappano, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Pecetto, Pianezza, Pino Torinese, Rivalta di Torino, Rivoli, San Mauro, Santena, Settimo, Torino (per il quale era presenta l’assessore Unia), Trofarello, Venaria Reale, Vinovo e Volpiano.


L’incontro è stato l’occasione per un confronto diretto con l’assessore regionale Marnati e la discussione ha preso il via dopo una breve illustrazione a cura dell’Arpa sui primi dati dei rilevamenti effettuati nel corso del 2019, un totale di due milioni di dati ricavati da 25 mila campioni d’aria raccolti su tutto il territorio metropolitano.


“Il tavolo è compatto e in grado di prendere le giuste iniziative rispetto all’ambiente e alla salute della popolazione – ha aggiunto Barbara Azzarà – Stiamo ragionando sui dati e sui grafici predisposti dai tecnici, anche in vista dei prossimi importanti incontri che si svolgeranno a livello di macro regioni, lavoriamo insieme per poter dar vita a misure valide su tutto il territorio. Abbiamo iniziato anche il confronto sul tema del riscaldamento e ragionato sulle possibili soluzioni che saranno oggetto di approfondimento a partire dalla prossima seduta”.


Nel prossimo incontro, già programmato per il mese di marzo, si approfondiranno i temi legati all’evoluzione del protocollo padano per l’inverno 2020-2021, all’avvio della limitazione strutturale dei veicoli diesel euro 4 ed il conseguente adeguamento delle misure emergenziali.

Saranno approfonditi i temi legati all’applicazione del divieto di utilizzo dei generatori di calore alimentati a biomassa legnosa con prestazioni emissive inferiori a “tre stelle” e della campagna di comunicazione sulla corretta gestione degli impianti termici.

La Città metropolitana ha una propria competenza in materia di impianti termici, una questione complessa se si pensa che sono stati censiti su tutto il territorio ben 432 mila impianti. In proposito è stata avviata di recente una campagna di comunicazione destinata ai cittadini attraverso la distribuzione di opuscoli di facile consultazione, inserzioni sulle principali testate giornalistiche e apposite pagine sul web istituzionale.




Felici (Confartigianato Piemonte): “Agli artigiani non si può addossare la croce della lotta contro l’inquinamento”

Tutte le mattine un artigiano si sveglia, si affaccia alla finestra per vedere che tempo fa e si chiede: potrò circolare e lavorare? Domani mattina sicuramente la risposta sarà negativa, visto l’ennesimo annuncio del blocco del traffico. Insomma, la giusta lotta all’inquinamento prosegue con provvedimenti tampone. Come artigiani non intendiamo sopportare una simile improvvisazione in materia di mobilità.

Così Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, commenta la nuova decisione del blocco del traffico.

 

“Pmi, micro-imprese e artigiani vivono tra mille difficoltà: 3 mesi di lockdown, oneri fiscali e burocratici, zero liquidità, ripartenza lenta. Ora non possono chiederci di portare anche la croce della lotta all’inquinamento, che deve essere condotta adottando misure strutturali non solo in tema di mobilità.

Su questo fronte non vediamo novità. Peccato che ora la situazione delle nostre imprese non è solo difficile, ma drammatica. Giardinieri, idraulici, elettricisti: sono davvero tanti gli artigiani preoccupati dal dover subire un ulteriore grave danno economico. Utilizzano il furgone come strumento di lavoro, per raggiungere i clienti o per fare consegne. Bloccarli vuol dire impedire loro di lavorare, e davvero pochi sono nelle condizioni di poter investire decine di migliaia di euro nell’acquisto di un nuovo mezzo di trasporto.

Porteremo la loro voce domani all’incontro in Regione con l’assessore  Marnati. Ancora una volta chiederemo esenzioni per chi utilizza, ad esempio, i mezzi N1, euro 3 diesel per le tipologie produttive che ricoprono carattere d’urgenza o non procrastinabili ed in particolare per quelle attività previste per legge ma, soprattutto, provvedimenti non estemporanei.

Cosa si pensa di fare, per esempio, sul fronte del riscaldamento, che a breve verrà attivato, che è ben più inquinante dei mezzi diesel? Voglio ricordare che la Regione ha giustamente preso posizione contro il Comune di Torino sulla Ztl, sostenendo che non è il traffico a produrre inquinamento. Ci aspettiamo, quindi, una posizione coerente con questo assunto anche quando si tratta di blocchi del traffico”.

 




Confagricoltura: con i riconoscimenti Spighe Verdi. Piemonte prima regione in Italia per sostenibilità rurale

Sono 10 su 59 le località rurali piemontesi che potranno fregiarsi del riconoscimento Spighe Verdi 2021, il programma nazionale della FEE – Foundation for Environmental Education (organizzazione che rilascia nel mondo il riconoscimento Bandiera Blu per le località costiere), pensato per guidare i comuni rurali a scegliere strategie di gestione del territorio in un percorso virtuoso che valorizzi l’ambiente e la qualità della vita dell’intera comunità.

Spighe Verdi quest’anno valorizza ben 7 comuni in provincia di Cuneo: Guarene, Alba, Bra, Cherasco, Centallo, Monforte d’Alba e Santo Stefano Belbo; uno in provincia di asti, Canelli; uno in provincia di Torino, Pralormo; uno in provincia di Alessandria, Volpedo.

“Si tratta di un risultato significativo che vede la nostra regione al primo posto in Italia per numero di riconoscimenti – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Piemonte  Enrico Allasia – segno che nei nostri territori la sensibilità verso la sostenibilità ambientale, l’economia circolare, la valorizzazione dei prodotti è ben radicata non solo tra gli imprenditori, ma anche nelle entità amministrative a più stretto contatto con i cittadini, che investono per migliorare la qualità della vita dei loro concittadini e per attrarre turismo”.
L’iter procedurale di Spighe Verdi, certificato ISO 9001-2015, ha guidato la valutazione delle candidature, selezionate con il contributo di diversi enti istituzionali, tra i quali il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; il Ministero per il Turismo; l’ISPRA e Confagricoltura.

 




Revisione mezzi, CNA Piemonte: “Maggiore efficienza per garantire sicurezza”

CNA lancia un appello a Governo e Parlamento per costruire un efficace e moderno sistema di revisione dei veicoli in circolazione. CNA Piemonte considera questa iniziativa di interesse generale perché riguarda la sicurezza stradale e il rispetto dell’ambiente per tutti i cittadini-consumatori.

 

Il percorso di discussione con i legislatori, nato in Piemonte nel giugno del 2019, è già entrato nel dibattito nazionale grazie a una iniziativa di CNA che ora coinvolge tutta Italia, ma torna nella nostra regione per rilanciarsi e avviare una “fase 2”.

 

Infatti, si tratta di mettere mano al meccanismo delle revisioni dei veicoli in capo alle Motorizzazioni, oggi al collasso: una questione che solo in Piemonte ricade su oltre 8 mila imprese e circa 30 mila addetti.

 

“Noi continuiamo a insistere sulla richiesta di efficienza nel sistema di revisione perché lo consideriamo una garanzia per tutti. E’ uno dei modi coi quali, infatti, possiamo garantire il rispetto dei requisiti di sicurezza, silenziosità e adeguamento ai limiti ambientali di tutti i mezzi in circolazione. Siamo promotori di un’iniziativa che consideriamo di interesse generale per tutti i cittadini-consumatori”, dichiarano Francesco Circosta, presidente regionale CNA Servizi alla comunità (autoriparatori) e Silvano Fani, presidente FITA Piemonte.

 

CNA Piemonte ha raccolto l’adesione al suo appello da parte dei Parlamentari piemontesi, degli Amministratori regionali e dei vertici delle Commissioni regionali trasporti e attività produttive. Si tratta di alleggerire le incombenze degli uffici della Motorizzazione verso le aziende di autotrasporto in modo che si possa potenziare, invece, il controllo anche su tutti gli altri mezzi che circolano oggi sulle nostre strade. Nella sola provincia di Torino, sono 13 i mesi di attesa per gli autotrasportatori che devono sottoporsi alle revisioni previste dalla legge.

Una problematica che è già stata al centro di una discussione in Parlamento, ma che oggi entra in un “position paper” col relativo appello dal titolo: “Il ruolo strategico dei centri di revisione per il rafforzamento della sicurezza stradale”.

Dopo la presentazione del documento, sono partite iniziative a livello territoriale per la raccolta delle sottoscrizioni. Si attende un ordine del giorno in Consiglio Regionale che approfondirà ulteriormente la situazione piemontese.

I primi firmatari dell’appello sono stati i parlamentari con i quali CNA Piemonte ha avviato l’approfondimento della questione fin dall’estate scorsa: Davide Gariglio (PD), Elena Maccanti (Lega Nord) a nome di tutti i parlamentari piemontesi della Lega, il consigliere regionale Ivano Martinetti  (M5S) per conto anche del deputato Paolo Romano e Roberto Rosso (Forza Italia).

L’Appello nazionale, ispirato dal lavoro avviato in Piemonte, elenca una serie misure per disegnare un efficiente sistema per le revisioni periodiche dei veicoli.

In particolare è urgente il decreto per estendere le attribuzioni dei centri di controllo privati alla revisione dei mezzi pesanti, compresi i rimorchi, azzerando le lungaggini burocratiche; rendere attuativa l’autorizzazione a tutte quelle operazioni di collaudo che già oggi i centri di controllo privati sarebbero in grado di assicurare; rafforzare il ruolo di supervisione generale degli uffici della Motorizzazione; dare piena attuazione alla nuova disciplina sugli ispettori (responsabili tecnici) dei centri di controllo privati.

Nell’ambito della discussione sui centri di revisioni si è colta l’occasione per affrontare alcune delle principali criticità del settore dell’autotrasporto. Tra queste, sono state identificate come priorità la necessità di risolvere i problemi dei costi minimi di sicurezza, della concorrenza degli operatori esteri e della carenza di autisti. E’ stata avanzata, inoltre, la richiesta di una specifica audizione in commissione trasporti del Consiglio Regionale del Piemonte.




Scorie nucleari, al tavolo regionale la Città metropolitana di Torino conferma “I siti indicati da Sogin non sono idonei”

Al tavolo regionale permanente sul nucleare che si è riunito oggi pomeriggio, la Città metropolitana di Torino intervenuta con il vicesindaco metropolitano Marco Marocco ha confermato l’assoluta indisponibilità a candidarsi da parte dei Comuni del nostro territorio individuati tra quelli potenzialmente idonei da Sogin.

“Nel ringraziare la Regione Piemonte per l’attivazione di questo importante tavolo di confrotno su una tema così delicato per l’impatto su territorio e cittadini – ha detto tra l’altro Marocco nel suo intervento – confermo che Città metropolitana sta lavorando per raccogliere tutti gli elementi tecnici necessari a dimostrare che nè Carmagnola, nè la zona compresa tra Caluso Mazzè e Rondissone sono adatti ad ospitare il deposito unico nazionale di scorie nucleari. Nella prossima riunione del tavolo regionale condivideremo la nostra documentazione in tal senso”.

 




Neve e ambiente, CCIAA Cuneo: Si va verso modelli più sostenibili

Presentati i primi risultati del progetto europeo Alpimed Clima da cui si partirà per rispondere alle sfide che attendono l’area transfrontaliera tra Italia e Francia

Un risultato che non è un punto di arrivo, ma di partenza. Anzi, di ripartenza, per riprendere slancio dopo due anni resi complicati dall’emergenza sanitaria prima e dal caro energia poi.

È quanto è emerso nel corso dell’evento, tenutosi presso la Camera di Commercio di Cuneo, del progetto europeo Alpimed Clima, promosso insieme agli altri partner italiani e francesi e alle stazioni sciistiche del territorio.

L’incontro si è aperto con i saluti del presidente della Camera di Commercio di Cuneo, Mauro Gola, che ha sottolineato la volontà di “portare avanti un discorso integrato anche con la parte francese, perché oggi è il momento di essere ancora più sostenibili”.

Loïc Gargari, project manager della Métropole Nice Côte d’Azur, capofila del progetto Alpimed Clima e del Piter Alpimed ha parlato dell’impegno profuso per “migliorare l’utilizzo delle risorse energetiche e idriche. Siamo giunti a risultati che sono condivisi e che possono essere da stimolo per ulteriori azioni in tale direzione”.

A chiudere la parte istituzionale è stato Roberto Gosso, presidente di Cuneo Neve, il quale ha ravvisato la necessità per le stazioni sciistiche di “diventare sempre più green, obiettivo perseguito anche attraverso un innovativo progetto di dematerializzazione degli abbonamenti, che permette una riduzione dei tempi e dei rifiuti prodotti”.

 

 

La Camera di Commercio di Cuneo, per voce di Marilena Luchino, referente del progetto, ha illustrato gli obiettivi e il partenariato di Alpimed Clima, il progetto che coinvolge un totale di 89 comuni – 27 della provincia di Cuneo (delle valli Gesso, Vermenagna e Pesio), 24 della provincia di Imperia e 38 del Dipartimento Alpes Maritimes e che fa parte di Piter Alpimed, attraverso cui si punta ad arrivare alla definizione di una carta climatica transfrontaliera, per facilitare la realizzazione di strumenti di pianificazione territoriale che permettano di replicare le buona pratiche ambientali già attivate in altre parti dell’area.

Con l’intervento di Alessandro Casasso, docente di Ingegneria dell’ambiente del Politecnico di Torino, soggetto attuatore dell’Ente camerale, si è entrati nel vivo dei risultati della ricerca sull’impronta di carbonio delle stazioni sciistiche. “Spesso sui media compaiono titoli allarmanti che sottolineano come lo sci alpino sia uno sport poco sostenibile, in particolar modo a causa del ricorso all’innevamento tecnico, la cosiddetta ‘neve artificiale’. Siamo partiti da questo assunto domandandoci se fosse davvero così. Siamo arrivati a stimare l’emissione di gas serra legato all’attività di un comprensorio sciistico, per ricavare la quantità di anidride carbonica media giornaliera prodotta da ogni sciatore. Un’operazione utile perché permette di paragonare l’attività sciistica ad altre attività umane”, ha spiegato Casasso.

Il dato emerso è che un giornaliero sugli sci produce una quantità di anidride carbonica che va da 3 a 12 kilogrammi, l’equivalente di quanta se ne determina percorrendo da 25 a 100 chilometri in auto.
Oltre alla parametrazione del consumo energico prodotto, la ricerca permette di capire come si possa intervenire per migliorare la situazione.

“Tre sono le macro voci più significative – ha proseguito Casasso -: gli impianti di risalita, l’innevamento programmato e la battitura delle piste. La prima è quella che incide di più a livello di dispendio energetico (dallo skilift, meno dispendioso, passando poi alla seggiovia e alla cabinovia). Per ridurlo si può intervenire regolando la velocità degli impianti, adeguando la portata in base all’affluenza degli sciatori. È quello su cui hanno lavorato i colleghi francesi, riducendo i Kilowattora consumati del 15 per cento nell’arco di qualche anno. Un altro modo per ridurre le emissioni di gas serra consiste nell’introduzione di sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili: il fotovoltaico, per esempio, si adatta bene agli impianti di risalita”.

 

 

Per quanto riguarda l’innevamento programmato, il docente del Politecnico di Torino commenta: “È una voce abbastanza minima nel fabbisogno energetico di una stazione, se paragonata agli impianti di risalita, perché l’ordine di grandezza
delle potenze impegnate è simile, ma il suo utilizzo nel corso di una stagione è molto più ridotto in termini di ore.

La battitura delle piste richiede mezzi di grandissima potenza che hanno consumi decisamente importanti. Il consumo energetico dipende dalla pendenza delle piste, dalle precipitazioni nevose, ma è determinata anche dall’esperienza dell’operatore che manovra il mezzo. Circa il 75 per cento di anidride carbonica prodotta è legata a impianti di risalita e innevamento, mentre la restante parte alla battitura delle piste, ma è la percentuale su cui è più difficile incidere positivamente”

Andrea Lingua, docente di Ingegneria dell’ambiente del Politecnico di Torino spiega: “Abbiamo provato ad affrontare due questioni: la prima ha permesso di arrivare a un monitoraggio dell’altezza della neve nel tempo attraverso dei droni, per ottimizzare il consumo energetico dei gatti della neve. Il secondo aspetto è legato a una interazione in tempo reale con questi mezzi, per permettere loro di conoscere l’altezza del manto nevoso su cui stanno operando con delle tecniche che non siano costose e dalla precisione elevata”.

Sempre di efficientamento, ma da un altro punto di vista, ha parlato Mauro Danna, responsabile Innovazione di Confindustria Cuneo. L’efficientamento in questione passa attraverso il processo di digitalizzazione che, grazie a Cuneo Neve, riguarda 17 stazioni e 92 impianti di risalita della provincia di Cuneo ed è racchiuso in due applicazioni.
“Con Cuneo Neve Pass abbiamo avviato una sperimentazione che è partita da quello che già c’era prima, una card fisica letta alle casse mediante sistemi Pos, facendola diventare una app. Già a partire dalla stagione invernale 2021-2022 i soci degli oltre 35 sci club che aderiscono a questa iniziativa hanno avuto la possibilità di scaricare l’app, riconosciuta da tutto il circuito Cuneo Neve e accedere alle scontistiche che ogni stazione singolarmente prevede”.

“Grazie anche alla Camera di Commercio di Cuneo si è provveduto a dotare tutte le 47 casse delle 17 stazioni di un tablet che legge queste applicazioni dal telefonino – aggiunge Danna –; il bello di questa soluzione è che si tratta di una piattaforma studiata tenendo conto delle realtà esistente, ma aperta: in futuro potremo caricare altri tipi di servizi, permettendo, per esempio, di utilizzarla per la visita dei musei o dei siti d’interesse del territorio.

 

“Il secondo progetto operativo è Cuneo Neve Store, un portale che consente di effettuare l’acquisto online per tutte le stazioni sciistiche cuneesi, anche quelle piccole, sinora non attrezzate per offrire tale servizio che velocizza la pratica e va incontro alle esigenze degli utenti”.

Sempre nell’ambito del progetto Alpimed Clima sono stati predisposti una guida e un video per illustrare l’impatto delle stazioni sciistiche sull’effetto serra e nei prossimi giorni partirà un corso di Energy Management gratuito.
La parte finale dell’incontro è stata incentrata su Isola 2000, con l’illustrazione delle iniziative intraprese per migliorare l’efficientamento energetico nella località sciistica d’Oltralpe. Una testimonianza che da una parte ha messo in evidenza la tanta strada ancora da fare, ma dall’altra ha reso evidente come sia possibile agire concretamente per opporsi all’impatto dei cambiamenti climatici.

A concludere l’appuntamento sono state le testimonianze delle stazioni di Limone Piemonte e Prato Nevoso, coinvolte direttamente nello studio portato avanti dal Politecnico di Torino. Entrambi gli intervenuti hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto e soddisfazione per le prospettive di intervento che i risultati della ricerca lasciano aperti.




Il CSI firma un importante accordo di collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente

Il CSI Piemonte ha firmato un importante accordo di collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente per il controllo e la prevenzione dell’inquinamento ambientale.

Il CSI metterà a disposizione di 5 Paesi europei il Sistema delle Conoscenze Ambientali, la piattaforma informatica realizzata nel 2015 per la Regione Piemonte.

L’accordo prevede l’avvio di un progetto, della durata di 18 mesi, per fornire ai tecnici ministeriali di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia attività di formazione, assistenza tecnica e supporto metodologico per l’utilizzo e la personalizzazione della soluzione software del CSI.

Il CSI lavora da tempo su questi temi e ha già esportato le sue soluzioni anche all’estero, come ad esempio in Croazia, dove, grazie a un gemellaggio amministrativo finanziato dall’Unione Europea, ha già messo a disposizione il Sistema delle Conoscenze Ambientali, che, in applicazione della Direttiva Seveso, oggi permette alla Pubblica Amministrazione croata di sapere quali sono le aziende più a rischio per lavorazioni e produzione, e come sono attrezzate per rispondere a eventuali stati di emergenza che possano mettere a rischio la collettività.

Il Sistema delle Conoscenze Ambientali è una soluzione che permette di migliorare la pianificazione ambientale, gestendo una serie di informazioni relative ad esempio a siti contaminati, aziende sottoposte alla Direttiva Seveso o derivazioni idriche presenti sul territorio.

Consente di dematerializzare i documenti e unificare i dati a disposizione per avere una conoscenza completa del territorio, offrendo diversi livelli di accessibilità e visibilità delle informazioni a vantaggio di pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini. Permette infine di effettuare ricerche su base alfanumerica per arrivare alla localizzazione geografica dei dati, capendo ad esempio dove sono localizzate sul territorio le aziende che nelle loro produzioni presentano un rilascio di materiale inquinante superiore a una certa soglia.

Un modello estremamente flessibile, quindi, al punto che il Ministero dell’Ambiente italiano, partner del gemellaggio amministrativo in Croazia, ha voluto promuovere in altri 5 Paesi balcanici (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia), sotto l’egida del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

“L’Accordo di collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente – spiega Pietro Pacini, Direttore Generale del CSI Piemonte – dimostra quanto il CSI sia un soggetto altamente innovativo e di riferimento capace di trasferire anche all’estero le proprie esperienze e competenze. In linea con il nostro Piano di Attività 2019 vogliamo intensificare queste attività per una crescita del Consorzio anche sul mercato internazionale, dove si prevedono ulteriori interessanti progettualità da sviluppare attraverso la ricerca di alleanze e partnership con soggetti pubblici e privati”.