Felici (Confartigianato Piemonte): “Agli artigiani non si può addossare la croce della lotta contro l’inquinamento”

Tutte le mattine un artigiano si sveglia, si affaccia alla finestra per vedere che tempo fa e si chiede: potrò circolare e lavorare? Domani mattina sicuramente la risposta sarà negativa, visto l’ennesimo annuncio del blocco del traffico. Insomma, la giusta lotta all’inquinamento prosegue con provvedimenti tampone. Come artigiani non intendiamo sopportare una simile improvvisazione in materia di mobilità.

Così Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, commenta la nuova decisione del blocco del traffico.

 

“Pmi, micro-imprese e artigiani vivono tra mille difficoltà: 3 mesi di lockdown, oneri fiscali e burocratici, zero liquidità, ripartenza lenta. Ora non possono chiederci di portare anche la croce della lotta all’inquinamento, che deve essere condotta adottando misure strutturali non solo in tema di mobilità.

Su questo fronte non vediamo novità. Peccato che ora la situazione delle nostre imprese non è solo difficile, ma drammatica. Giardinieri, idraulici, elettricisti: sono davvero tanti gli artigiani preoccupati dal dover subire un ulteriore grave danno economico. Utilizzano il furgone come strumento di lavoro, per raggiungere i clienti o per fare consegne. Bloccarli vuol dire impedire loro di lavorare, e davvero pochi sono nelle condizioni di poter investire decine di migliaia di euro nell’acquisto di un nuovo mezzo di trasporto.

Porteremo la loro voce domani all’incontro in Regione con l’assessore  Marnati. Ancora una volta chiederemo esenzioni per chi utilizza, ad esempio, i mezzi N1, euro 3 diesel per le tipologie produttive che ricoprono carattere d’urgenza o non procrastinabili ed in particolare per quelle attività previste per legge ma, soprattutto, provvedimenti non estemporanei.

Cosa si pensa di fare, per esempio, sul fronte del riscaldamento, che a breve verrà attivato, che è ben più inquinante dei mezzi diesel? Voglio ricordare che la Regione ha giustamente preso posizione contro il Comune di Torino sulla Ztl, sostenendo che non è il traffico a produrre inquinamento. Ci aspettiamo, quindi, una posizione coerente con questo assunto anche quando si tratta di blocchi del traffico”.

 




Confagricoltura dice no all’impianto di biometano di San Benigno

Confagricoltura Torino, che già nelle settimane scorse si era schierata contro l’ipotesi di installazione di un impianto per la produzione di biometano da forsu (frazione organica del rifiuto solido urbano) nel territorio del comune di Caluso, a poca distanza dalla Mandria di Chivasso, ora prende posizione contro la proposta di realizzazione di un impianto simile che la società Canavese Green Energy vorrebbe costruire a San Benigno Canavese.

 

Confagricoltura apprezza la posizione del Comune di San Benigno che ha annunciato la propria contrarietà al progetto, sia dal punto di vista urbanistico, materia di chiara competenza territoriale, sia dal punto di vista tecnico e ambientale.

 

Nei giorni scorsi il direttore di Confagricoltura Torino Ercole Zuccaro ha incontrato una delegazione di agricoltori e cittadini di San Benigno Canavese, Volpiano e Chivasso, con i referenti del comitato ambientalista spontaneo sorto sul territorio, compiendo un sopralluogo nell’area oggi coltivata a produzioni che approvvigionano gli allevamenti locali.

L’impianto di San Benigno, nelle intenzioni dei proponenti, verrebbe collocato su 55.000 metri quadrati di terreno che il Comune ha inserito nel Piano Regolatore come area industriale ma che è attualmente adibita a coltivazioni agricole, quali grano e mais. “Si tratta di terreni – sottolinea il presidente di Confagricoltura Torino Tommaso Visca – in grado di offrire produzioni agricole di alta qualità, serviti da un canale irriguo. Un aspetto che deve far riflettere – sottolinea ancora il presidente di Confagricoltura – è che, negli ultimi tempi, nella Città Metropolitana di Torino stanno aumentando le richieste per collocare impianti per la produzione di biometano da forsu: è opportuno approfondire bene la questione, per valutare l’effettiva necessità di questo tipo di realizzazioni, che non utilizzano produzioni agricole ma rifiuti urbani che con ogni probabilità dovrebbero essere importati sul nostro territorio da altre aree”.

 




Torino. Qualità dell’aria, dal primo ottobre ritornano i limiti alla circolazione

Dopo la delibera approvata dalla Giunta regionale, anche la Città metropolitana di Torino ha adottato oggi il decreto a firma della Consigliera metropolitana con delega all’ambiente Barbara Azzarà, che comprende l’ordinanza tipo sui blocchi del traffico che verrà utilizzata dai comuni a partire dal primo di ottobre.

Rientrano negli obblighi previsti dal Protocollo padano, oltre a Torino, i comuni Beinasco, Borgaro Torinese, Cambiano, Carmagnola, Caselle Torinese, Chieri, Chivasso, Collegno, Grugliasco, Ivrea, La Loggia, Leinì, Mappano, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Pianezza, Rivalta di Torino, Rivoli, San Mauro Torinese, Santena, Settimo Torinese, Trofarello, Venaria Reale, Vinovo, Volpiano, dove i sindaci inviteranno tutta la popolazione ad utilizzare il meno possibile l’auto per la mobilità urbana e a privilegiare l’uso di altri mezzi di trasporto a basso impatto ambientale.

Quest’anno, a seguito delle valutazioni sullo stato della qualità dell’aria condotte da ARPA Piemonte, si sono aggiunti i comuni di Cambiano, La Loggia, Santena e Trofarello.

E’ stato così definito lo schema dei blocchi strutturali del traffico e quello dei blocchi che scatteranno in situazioni di emergenza in coerenza con le indicazioni regionali e con i provvedimenti adottati negli anni passati. Le misure adottate, a causa dei significativi superamenti dei valori limite di qualità dell’aria nel territorio metropolitano, risultano in alcuni casi più restrittive rispetto a quanto previsto nell’Accordo padano.

Viene confermato il percorso di limitazione progressiva dei veicoli più inquinanti. A partire dal 1 ottobre 2020 oltre a tutti i veicoli Euro 0 diesel, benzina, metano e gpl e Euro 1 Diesel, già bloccati l’anno scorso, saranno fermi 7 giorni su 7 e h 24 anche tutti i veicoli diesel Euro 2 Diesel. I ciclomotori e i motocicli Euro 0 continueranno ad essere bloccati 7 giorni su 7 e h 24 nei 6 mesi del periodo invernale.

Le auto e i veicoli adibiti al trasporto merci diesel Euro 3 saranno invece fermi nei giorni feriali dalle 8 alle 19 nel solo periodo invernale. Il blocco dei veicoli diesel Euro 4 che sarebbe dovuto scattare con le stesse modalità dal 1° ottobre 2020 è stato posticipato, su indicazione delle regioni del bacino padano, al 1° gennaio 2021 per consentire di modulare la mobilità dei cittadini in questo periodo di ridotta capacità del trasporto pubblico ai fini di contenere l’infezione da Covid-19.

Per contrastare il perdurare dei valori limite di superamento degli inquinanti in aria ambiente sono state invece potenziate, secondo le indicazioni di Regione Piemonte, le misure temporanee regolate dal Semaforo antismog.

Nelle situazioni di allerta di I° livello (arancio) è stata estesa la limitazione della circolazione agli autoveicoli diesel fino alla categoria Euro 5 e benzina Euro 1 dalle 8 alle 19, i veicoli adibiti al trasporto merci diesel fino alla categoria euro 4 saranno fermi dalle 8 alle 19 nelle giornate dal lunedì al venerdì e dalle 8,30 alle 14 e dalle 16 alle 19 nelle giornate di sabato e festive.

Nelle situazioni di allerta di II° livello (rosso) verranno fermati anche i veicoli adibiti al trasporto merci diesel Euro 5 e benzina Euro 1 dalle 8,30 alle 14 e dalle 16 alle 19 sia nei giorni feriali che festivi.

In caso di allerta di III livello (viola) si fermeranno tutti i veicoli diesel fino a Euro 5 e benzina Euro 1 dalle 7 alle 20.

Sono state prorogate le deroghe per veicoli diesel Euro 3 e 4 condotti da persone il cui ISEE del relativo nucleo familiare è inferiore alla soglia di 14.000 euro, da lavoratori turnisti o che stanno rispondendo a chiamata in reperibilità e per i veicoli al servizio delle manifestazioni regolarmente autorizzate e condotti da operatori economici che accedono o escono dai posteggi dei mercati settimanali o delle fiere. Le deroghe saranno valide fino al 31 dicembre 2020 per i veicoli diesel Euro 3 e fino al 1° gennaio 2021 per i veicoli diesel Euro 4. Per i veicoli Euro 5 interessati dalle limitazioni temporanee le deroghe in questione non hanno scadenza.

Per quanto riguarda gli impianti di riscaldamentorimane l’obbligo di utilizzare nei generatori di calore di potenza termica nominale inferiore ai 35 kW pellets certificati conformi alla classe A1 della norma UNI EN ISO 17225-2 e il divieto di utilizzo di generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa (in presenza di impianto di riscaldamento alternativo) con prestazioni energetiche ed emissive che non sono in grado di rispettare i valori previsti almeno per la classe 3 stelle in base alla classificazione ambientale introdotta dal decreto attuativo dell’articolo 290, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 e 4 stelle in caso di allerta di I livello o superiore.

“Ringrazio i sindaci del Tavolo metropolitano – ha commentato la consigliera con delega all’Ambiente della Città metropolitana di Torino, Barbara Azzarà – che anche in questo frangente hanno mantenuto fermo il principio di salvaguardare la salute dei cittadini dell’area metropolitana, senza vanificare gli sforzi di questi anni e al contempo sono riusciti a tenere in conto la situazione straordinaria ed emergenziale che stiamo vivendo”.




Rete Università per sviluppo sostenibile: al via la seconda edizione di Climbing for Climate in Piemonte

Torna per il secondo anno consecutivo Climbing for Climate, l’iniziativa organizzata per sabato 19 settembre dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile – RUS, in collaborazione con il Club alpino italiano – Cai, che coinvolge gli Atenei italiani in una giornata dedicata al trekking e alle escursioni in montagna, per sensibilizzare sui temi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

Per l’occasione, gli atenei con sede in Piemonte (Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Università del Piemonte Orientale e Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo) promuovono un doppio appuntamento:

Venerdì 18 settembre, a partire dalle ore 9.30 il Convegno “MONTAGNE ATTIVE: Territori rigenerati da nuove pratiche di sviluppo” organizzato dall’Associazione Dislivelli. L’evento si potrà seguire sulla piattaforma Zoom a questo indirizzo: https://us02web.zoom.us/j/83740235668 (meeting ID: 837 4023 5668 – passcode: 684957);

Sabato 19 settembre l’evento clou: un’escursione in Val Pellice con salita a piedi lungo il “sentiero Italia CAI” fino al Rifugio Willy Jervis, in collaborazione con le sezioni locali del Cai, la Commissione Centrale di Escursionismo del CAI, l’Associazione Dislivelli e il Centro Universitario Sportivo torinese.

Nel programma è prevista la firma dell’appello per la protezione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale locale da parte degli enti coinvolti nell’organizzazione della giornata, che si inserisce nel calendario del Festival dello sviluppo sostenibile promosso dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – AsviS.

Questa seconda edizione di Climbing for Climate sarà diffusa in tutta Italia – hanno già aderito 28 università di 10 regioni, da nord a sud – e intende promuovere i temi dell’Agenda 2030 attraverso la mobilità attiva.

A livello nazionale l’evento è patrocinato anche dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – MATTM, dal Comitato Glaciologico Italiano – CGI, da Sustainable Development Solutions Network – SDSN e inserito nel calendario del Festival dello sviluppo sostenibile promosso dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS.

L’iniziativa ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica locale e nazionale sui temi dell’Agenda 2030 attraverso la conoscenza dei territori alla luce degli obiettivi ONU, tra cui quelli per la promozione del turismo sostenibile (SDG 8), dell’inclusione sociale ed economica di chi vive in aree periferiche (SDG 10), del supporto alle comunità sostenibili (SDG 11), della lotta al cambiamento climatico (SDG 13) e della promozione della vita sulla terra (SDG 15).

La prima edizione nel 2019 aveva visto l’Università degli Studi di Brescia in prima linea nell’organizzazione, grazie al supporto della sezione locale del Cai, con Rettori e delegati dei Rettori, oltre alla Presidente stessa della RUS Patrizia Lombardi, impegnati nell’ascesa sul ghiacciaio del Monte Adamello.

“Abbiamo voluto dare continuità all’iniziativa Climbing for Climate con convinzione ed entusiasmo, nonostante le difficoltà di gestione determinate dalla recente pandemia, per diversi motivi – spiega la professoressa Patrizia Lombardi, Prorettrice del Politecnico di Torino e Presidente della RUS – In primis, per sottolineare l’importanza di porre tra le priorità del Paese la salvaguardia dei nostri territori culturali e delle aree interne. Inoltre, il coinvolgimento diretto delle diverse università della RUS, e in questo caso del Politecnico insieme agli altri atenei piemontesi in collaborazione con il Club alpino italiano, consente una valorizzazione diffusa del nostro immenso e meraviglioso patrimonio naturale e culturale”.

“La firma dell’Appello è un’occasione per sollecitare gli enti locali ad agire per preservare e valorizzare il patrimonio naturale e continueremo a collaborare con loro affinché le azioni siano tempestive – dichiara il professor Egidio Dansero, Delegato RUS dell’Università di Torino – L’università si fa parte sempre più attiva nel formare le nuove generazioni a perseguire la sostenibilità ambientale e contribuire al contrasto del surriscaldamento globale.

Ad esempio con la neonata UNITA – Universitas Montium, alleanza di 6 università che unisce in una linea immaginaria la Serra de Estrela, i Pirenei, le Alpi e i monti del Banato, impegnata nella ricerca e didattica soprattutto nell’ambito della sostenibilità ambientale, della bioeconomia e dello sviluppo del patrimonio culturale”.

“La recente pandemia ci ha spinti a riflettere sulla relazione con i cambiamenti climatici, mostrando di fatto come entrambi i fenomeni siano il risultato di un pianeta portato all’estremo delle sue capacità, di una progressiva distruzione degli ecosistemi e della loro capacità equilibratrice – dichiara la professoressa Carmen Aina, Delegata RUS dell’Università del Piemonte Orientale – Diventa così fondamentale definire e adottare misure collettive coraggiose, in grado di promuovere un modello di sviluppo sostenibile in risposta alle varie sfide in corso, come indicato nell’Agenda 2030.

Noi università dobbiamo, ancora di più, impegnarci in prima linea nel dibattito e puntare su un sistema educativo che formi persone capaci di affrontare le complessità attraverso un approccio sistemico e transdisciplinare. Lo dobbiamo a noi, ma soprattutto alle generazioni future”.

“La tutela del paesaggio è parte della difesa delle diversità bio-culturali, che è la sfida del futuro e che supera la dicotomia classica tra natura e cultura – sottolinea il professor Andrea Pieroni, Rettore dell’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo – Solo sistemi socio-ecologici resilienti sapranno infatti far fronte alla drammatica crisi climatica e ambientale.

UNISG è impegnata su questo dalla sua fondazione e ora ancora di più con il suo nuovo Laboratorio per la Sostenibilità e l’Economia Circolare che ha l’ambizione di generare insieme ad enti, imprese, istituzioni, nuovi punti di riferimento a supporto di una necessaria conversione ecologica dell’attuale paradigma socio-economico”.




In arrivo 1,7 milioni per la mobilità sostenibile, bonus a fondo perduto

Un milione e 700 mila euro, questa la cifra che la Giunta metterà a disposizione dei cittadini piemontesi per rottamare i veicoli inquinanti e acquistare mezzi ecosostenibili a basso impatto ambientale.

La bozza di delibera, rivolta ai privati cittadini e illustrata in seconda e quinta Commissione nel pomeriggio dall’assessore regionale all’Ambiente, si aggiunge alle due delibere approvate prima dell’estate dalla Giunta regionale  che stanziano 5.063.289 euro per incentivare la mobilità sostenibile nelle MPMI (micro piccole medie imprese) e 820.000 euro per gli Enti locali piemontesi.

Ad usufruire del contributo regionale saranno tutti i soggetti privati residenti in Piemonte o dipendenti di aziende con una unità locale operativa in Piemonte.

Secondo l’assessore all’Ambiente, in un periodo di ripensamento degli spostamenti anche da parte dei cittadini, reso più complesso dall’emergenza sanitaria, è importante che le politiche pubbliche adottino misure volte a stimolare gli stessi cittadini ad adottare modalità di mobilità più sostenibili e meno inquinanti. L’obiettivo di tale investimento è quello di velocizzare il rinnovo del parco veicoli piemontese ai fini di un miglioramento delle emissioni in atmosfera e della qualità dell’aria, anche nel rispetto del dell’Accordo di bacino padano del 9 giugno 2017 e del Piano regionale di Qualità dell’aria, approvato a marzo 2019.

I cittadini piemontesi potranno usufruire del bonus a fondo perduto per l’acquisto di veicoli  Benzina, a combustione interna, di categoria almeno EURO 6 Dtemp; oppure bifuel con doppia alimentazione a Benzina/CNG (benzina e metano) o Benzina/GPL (benzina e gas di petrolio liquefatto); GNL (Gas Naturale Liquefatto) esclusivo,  CNG (Gas Naturale Compresso)/Metano esclusivo,  GPL (Gas di Petrolio Liquefatto) esclusivo, per il trasporto persone (Elettrico puro,  Ibrido2 (benzina/elettrico o diesel/elettrico),  ciclomotori o motocicli; velocipedi (bicicletta, anche pieghevole, bicicletta, anche pieghevole, a pedalata assistita, bicicletta cargo, assimilabile a un velocipede, per trasporto persone/merci, anche a pedalata assistita) e per la rottamazione del proprio veicolo (senza ulteriore acquisto di altro veicolo). Ciascun soggetto beneficiario potrà presentare fino a 2 domande di contributo, corrispondenti a 2 veicoli acquistati a fronte di 2 veicoli rottamati. I mezzi acquistati dovranno rimanere di proprietà del soggetto beneficiario per almeno 3 anni dalla data di concessione del contributo.

Dal 1 gennaio partirà anche il Progetto MoVe-In  (MOnitoraggio dei VEicoli INquinanti), un progetto sperimentale che promuove modalità innovative per il controllo delle emissioni degli autoveicoli attraverso il monitoraggio delle percorrenze, che tiene conto dell’uso effettivo del veicolo e dello stile di guida adottato. Uno strumento, a detta dell’assessore all’Ambiente, che permetterà alla Regione Piemonte di avere un’analisi dei dati che oggi non si possiede.

Il progetto prevede che venga installata sul veicolo una scatola nera (black-box), che consente di rilevare le informazioni necessarie a tale scopo attraverso il collegamento satellitare ad un’infrastruttura tecnologica dedicata e abilitata a gestire le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti.

Le commissioni III e V in seduta congiunta, hanno invece proseguito l’esame degli emendamenti agli articoli  del disegno di legge 87, sull’assegnazione delle grandi derivazioni ad uso idroelettrico.




Parte il progetto top metro “Fa bene” per garantire il diritto al cibo genuino e al benessere

Lunedì 14 settembre dalle 14 alle 15,30 il progetto ToP Metro “Fa Bene”, che sarà realizzato con il contributo del Bando per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie pubblicato dal Governo nel 2016, sarà al centro di un webinar istituzionale in cui la Città Metropolitana di Torino, i Comuni e le associazioni che hanno partecipato alla call for ideas si incontreranno virtualmente per la presentazione del percorso di capacity building.

Dopo il benvenuto istituzionale da parte della Città Metropolitana e dei Comuni interessati al progetto – Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Rivolie Venaria Reale – è prevista la presentazione del progetto da parte della responsabile della Direzione sviluppo rurale e montano della Città Metropolitana e l’illustrazione del percorso di capacity building.

I soggetti che hanno partecipato nei mesi scorsi alla call for ideas presenteranno le proprie idee progettuali, mentre i rappresentanti delle amministrazioni comunali illustreranno il loro punto di vista sul contributo che gli Enti locali possono portare ad un progetto che ha lo scopo di aiutare i soggetti più fragili a far valere il proprio diritto ad un’alimentazione sana e ad una qualità della vita accettabile.

CIBO, SOLIDARIETÀ, INNOVAZIONE, AMBIENTE SOSTENIBILE

Cibo, solidarietà, innovazione, ambiente sostenibile sono infatti i temi su cui si concentrano le idee proposte dalle associazioni dei territori di Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Rivoli e Venaria che hanno risposto entro il 6 luglio scorso alla call for ideas aperta dalla Città Metropolitana.

Sono 17 le proposte presentate per migliorare il benessere dei cittadini, mettendo al centro il cambiamento del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse delle sue comunità di riferimento: idee diverse, da cui si potrà partire per arrivare a veri e propri progetti che saranno seguiti da un percorso di formazione dedicato. Le migliori idee giungeranno nei prossimi mesi alla fase operativa, in cui potranno e dovranno diventare veri e propri progetti.

Quattro proposte coinvolgono i Comuni di Collegno, Grugliasco e Rivoli, una comprende tutti e cinque i territori, una mette insieme Collego e Grugliasco, una prevede interventi a Collegno e Moncalieri, due aRivoli, due aVenaria, due a Grugliasco, tre a Moncalieri e una a Collegno.

Gli spunti vanno dalla creazione di un magazzino virtuale che metta in rete le associazioni del territorio per favorire la donazione di cibo e di altri prodotti di prima necessità alla promozione di un canale diretto tra le aziende agricole e i cittadini, per favorire una maggiore conoscenza della quantità e qualità di cibo disponibile e delle stagionalità.

C’è anche chi ha pensato agli orti come luoghi di attività e formazione, da cui attingere per cucinare i pasti di una mensa e rendere il circuito sostenibile economicamente. È stato anche proposto di lavorare con soggetti richiedenti protezione internazionale nella costruzione di un apiario, nel quale produrre miele e altri prodotti da rivendere per finanziare ulteriori progetti professionalizzanti.

Tutti i 17 soggetti candidati hanno dimostrato il necessario grado di attenzione all’innovazione da parte del proponenti. In parecchi casi è stato ripensato il concetto di cibo come attivatore di processi di trasformazione del territorio, ripartendo dai luoghi di aggregazione come i mercati e i centri polifunzionali.

L’idea alla base del progetto Top Metro “Fa Bene” è quella di promuovere iniziative per incentivare la partecipazione attiva delle comunità, valorizzando le risorse materiali e immateriali locali: la disponibilità dei cittadini a donare tempo, competenze e risorse in favore della propria comunità, la condivisione di beni primari di qualità, fondamentali per il benessere del singolo.

I cinque progetti giudicati più interessanti e di maggiore impatto beneficeranno di un percorso di accompagnamento da parte di professionisti ed esperti di innovazione sociale, economia circolare e sostenibilità. Sarà disponibile la somma di 30.000 euro per concretizzare la sperimentazione sui territori.

La Città metropolitana ha affidato a S-Nodi, braccio operativo della Caritas diocesana torinese, la facilitazione dello sviluppo di questa esperienza, affinché possa diventare un modello per altre iniziative.




Situazione ambientale nel Chivassese: la Città metropolitana scrive a Regione Piemonte

La situazione ambientale in atto da ormai troppo tempo nell’area del Chivassese preoccupa gli amministratori di Città metropolitana di Torino che si sono fatti interpreti del senso diffuso di insicurezza ed allarme della popolazione in una lettera inviata all’assessore all’ambiente della Regione Piemonte, Matteo Marnati.

Il vicesindaco metropolitano Marco Marocco e la consigliera metropolitana delegata all’ambiente Barbara Azzarà hanno mandato a Marnati un documento predisposto dai tecnici della Città metropolitana di Torino che illustra nel dettaglio la concentrazione di discariche, impianti di trattamento e produzione di biometano, cave ed alcune altre attività in regime di autorizzazione integrata ambientale (AIA).

Tutto insediato da tempo in una stessa e limitata realtà territoriale.

“Siamo certi che la Regione Piemonte è a conoscenza della situazione – scrivono tra l’altro Marocco e Barbara Azzarà – ma come amministratori della Città metropolitana di Torino sentiamo il dovere di segnalare la necessità di un esame maggiormente approfondito per poter prevenire allarmi o criticità ambientali. Le chiediamo, assessore Marnati, di valutare il documento insieme alla possibilità di un colloquio che ci consenta di illustrarLe direttamente le nostre posizioni”.

 




Inquinamento del Sangone: la Città metropolitana ha ordinato ai Consorzi la diluizione delle acque reflue

E’ stato dunque un guasto alla rete di distribuzione fognaria gestita dalla Smat a provocare sversamenti nel Sangone, rilevati nei giorni scorsi, che hanno causato un grave danno ambientale e la conseguente moria di pesci.

L’incidente si è verificato nel periodo in cui la situazione idrica è sfavorevole in quanto la portata media giornaliera dello stesso Sangone, rilevata all’idrometro di Torino, è inferiore alla soglia di attenzione di 0,83 metri cubi al secondo.

La Città metropolitana, in attesa che la Smat si occupi degli interventi necessari per eliminare l’inquinamento, ha ritenuto utile intervenire con la diluizione dei reflui immessi.
Il Dipartimento ambientale e Vigilanza ambientale, direzione risorse idriche di corso Inghilterra, ha inviato il 24 luglio una lettera in tal senso al Consorzio Argini e Praterie di Trana, ai sindaci di Piossasco, Rivalta e Trana, al Consorzio irriguo delle Gerbole di Rivalta e per conoscenza all’Arpa Piemonte. Nel documento viene imposta ai consorzi la riduzione del 50 per cento del prelievo delle portate concesse.

La riduzione durerà una settimana e la situazione in tutta la zona sarà tenuta costantemente sotto controllo.

Era stata l’Arpa a segnalare l’inquinamento del Sangone ipotizzando quale causa il crollo della fognatura delle acque reflue urbane avvenuto in strada del Drosso nel territorio di Torino, con la richiesta alla Smat di valutare lo stato di fatto e la portata media delle acque reflue collegate allo stesso impianto. E’ poi stato sollecitato alla società di attuare subito interventi specifici per ridurre al minimo l’impatto sul territorio.




Progetti di riciclo rifiuti bloccati in Piemonte

Diversi progetti di riciclo di rifiuti risultano bloccati in Piemonte, in assenza d’una normativa regionale sulla Cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waster). La legge nazionale prescrive che siano le Regioni a legiferare, altrimenti le singole Province non sono in grado di autorizzare i vari progetti.
 

Questa la posizione del presidente del Coordinamento ambientalista rifiuti Piemonte (Carp), Fabio Tomei, nel corso dell’audizione in Quinta commissione. Il presidente della stessa commissione ha garantito la massima attenzione sul tema da parte del Consiglio regionale.

La legge 128 del 2019 infatti, indica negli enti come Regioni e Province i soggetti per il rilascio delle autorizzazioni agli impianti di recupero rifiuti sulla base di propri procedimenti di autorizzazione.

Tra i progetti fermi in diversi passaggi autorizzativi in Piemonte ci sono quelli per la produzione di biometano da rifiuti a Vercelli, Castelletto Cervo, Cavaglià, Salussola e Orfengo e quello per la produzione di combustibile solido secondario (Css) di Silvano d’Orba.

“Il blocco di questi progetti e di altri analoghi nel prossimo futuro, costituisce un grave ritardo nell’avvio dell’Economia circolare, perché riguarda gli investimenti nel settore del riciclo dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi con gravi conseguenze economiche e sanitarie” ha concluso Tomei.

Barbara Squillace (Rondissone), Alba Riva (Vercelli), Oscar Brumasso (Torino) e Isabella Silva (Silvano d’Orba) hanno portato la testimonianza dell’attività svolta dai loro Comitati e Associazioni su rispettivi territori, chiedendo alla Regione di legiferare sull’Eow, in particolare sui rifiuti organici speciali, in primo luogo sui fanghi da depurazione, definendo gli standard tecnici  di pre-trattamento di tali rifiuti.

Nel corso dell’audizione sono poi giunte le richieste di programmare le necessità del Piemonte riguardo gli impianti di riciclo dei rifiuti organici, sia urbani che speciali, stabilendo norme per scongiurare i pericoli  di esplosione e incendi degli impianti per biometano, disturbi da odori molesti, inquinamento delle acque potabili e il rischio di diffusione sul territorio piemontese di rifiuti nocivi non-pre trattati, soprattutto nei terreni agricoli e nei sottofondi stradali.

Nell’attesa di definire le linee guida, secondo Carp è necessaria una moratoria per autorizzare i nuovi progetti per biometano.

Sono poi intervenuti diversi consiglieri, dei Gruppi M5s, Lega e Fi per approfondimenti.




PoliTO: Alluvioni degli ultimi 500 anni: ecco come sono cambiate le piene fluviali in Europa

Le piene fluviali possono causare problemi enormi: in tutto il mondo, il danno annuale causato dalle alluvioni è stimato in oltre 100 miliardi di dollari e continua a salire. Finora non è stato però possibile dimostrare scientificamente, secondo una prospettiva a lungo termine, se l’Europa sia attualmente in un periodo particolarmente ricco di piene fluviali.

Il professor Günter Blöschl della Università Tecnica di Vienna (TU Wien), esperto austriaco di rischio idraulico, ha condotto un ampio studio internazionale che ha coinvolto un totale di 34 gruppi di ricerca tra i quali quello del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino.

Lo studio dimostra chiaramente come gli ultimi tre decenni siano stati tra i periodi più ricchi di alluvioni in Europa negli ultimi 500 anni.

Lo studio mostra, inoltre, come questi ultimi tre decenni differiscano dagli altri periodi ricchi di piene fluviali in termini di durata, estensione spaziale, temperatura dell’aria e stagionalità delle alluvioni. Rispetto al passato, il periodo presente è più esteso, la stagionalità delle piene è variata e il rapporto tra occorrenza delle alluvioni e temperatura dell’aria si è invertito: in passato, i fenomeni alluvionali si verificavano più frequentemente in decenni caratterizzati da basse temperature, mentre oggi il riscaldamento globale è uno dei motori del loro aumento. I risultati dello studio sono stati pubblicati oggi sulla rivista Nature.

 

Mezzo millennio di dati storici

“Avevamo già rilevato l’influenza del cambiamento climatico sulle alluvioni in Europa negli ultimi 50 anni”, afferma Alberto Viglione del Politecnico di Torino, uno dei principali autori della pubblicazione. “Tuttavia, è anche importante capire se quanto visto negli ultimi 50 anni è una situazione completamente nuova o se si tratta solo di una ripetizione di qualcosa che si è già verificato in passato. Finora, i dati disponibili non erano stati sufficienti a dare una risposta alla questione. Grazie al lavoro fatto in questo studio possiamo ora dire con fiducia che sì, le caratteristiche delle alluvioni degli ultimi decenni sono diverse da quelle dei secoli precedenti”.

Per lo studio, sono state analizzate decine di migliaia di documenti storici coevi alle alluvioni dal 1500 al 2016. Il team alla TU Wien ha lavorato con storici provenienti da tutta Europa. “La sfida di questo studio consisteva nel rendere comparabili testi molto diversi tra loro per tipologia, datazione e aree di provenienza”, spiega Andrea Kiss dell’Università Tecnica di Vienna, lei stessa ricercatrice e storica, nonché uno dei principali autori della pubblicazione. “Siamo riusciti a raggiungere questa comparabilità contestualizzando tutti i testi nei relativi periodi storici, con un’attenta cura ai dettagli.”

 

Freddo prima, caldo ora: le piene fluviali adesso avvengono in un contesto diverso

L’analisi dei dati ha identificato nove periodi ricchi di alluvioni e le regioni ad essi associate. Tra i periodi più rilevanti spiccano il 1560–1580 (Europa occidentale e centrale), il 1760–1800 (la maggior parte dell’Europa), il 1840–1870 (Europa occidentale e meridionale) e il 1990–2016 (Europa occidentale e centrale). Il confronto con i dati ricostruiti di temperatura atmosferica ha mostrato che questi periodi alluvionali sono stati sostanzialmente più freddi dei periodi intermedi.

“Questa scoperta sembra contraddire l’osservazione secondo cui, in alcune zone, come nel nord-ovest dell’Europa, il recente clima più caldo sia associato ad alluvioni più estese”, afferma Günter Blöschl: “Il nostro studio mostra per la prima volta che i meccanismi sono cambiati: mentre in passato le alluvioni si sono verificate più frequentemente in condizioni di maggior freddo, ora è il contrario. Le condizioni idrologiche del presente sono molto diverse da quelle del passato”.

Anche la stagionalità delle alluvioni è cambiata. In precedenza, il 41% delle piene fluviali dell’Europa centrale avveniva in estate, rispetto al 55% di oggi. Anche nell’Europa meridionale, dove le piene autunnali sono le più frequenti, la loro proporzione è passata dal 42% al 54% del totale.

Questi mutamenti sono connessi a mutamenti nelle precipitazioni, nell’evaporazione e nello scioglimento delle nevi e sono un indicatore importante per distinguere il ruolo del cambiamento climatico rispetto a quello di altre cause come la deforestazione e la regimazione dei fiumi.

Queste scoperte sono state rese possibili grazie al nuovo database creato dagli autori dello studio, che include la datazione esatta di quasi tutti gli eventi alluvionali riportati dalle fonti negli archivi storici. Lo studio è il primo al mondo a valutare i periodi storici ricchi di alluvioni per un intero continente in maniera così dettagliata.

 

Dati migliori, previsioni migliori

A causa del cambiamento nei meccanismi di formazione delle alluvioni, Günter Blöschl sostiene sia necessario l’uso di strumenti per la valutazione del rischio alluvionale basati sui meccanismi fisici coinvolti e strategie di gestione che possano tenere conto dei recenti cambiamenti nel rischio. “Nonostante gli sforzi necessari per mitigare i cambiamenti climatici, vedremo comunque gli effetti di questi cambiamenti nei prossimi decenni”, afferma Blöschl, che conclude: “La gestione delle alluvioni deve adattarsi a questa nuova realtà”.