Nuovo blocco da domani per i diesel euro 4 a Torino e nei comuni del territorio metropolitano

Semaforo arancione con conseguente blocco per i veicoli euro 4 diesel a partire da domani, martedi 28 fino a giovedi 30 gennaio, a causa dello sforamento delle micropolveri che per quattro giorni consecutivi hanno superato i livelli previsti dall’accordo di Bacino padano spingendosi ben oltre i 50 microgrammi al metro cubo.

Il blocco coinvolge, oltre al capoluogo, anche altri 22 comuni: Beinasco, Borgaro, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivalta, Rivoli, San Mauro, Settimo, Venaria Reale, Caselle, Chivasso, Leinì, Mappano, Pianezza, Volpiano, Carmagnola, Vinovo, Chieri e Ivrea.
Sarà giovedi 30 gennaio il giorno della prossima emissione del bollettino antismog.

Nella tabella seguente lo schema dettagliato delle limitazioni.

Limitazioni emergenziali di Livello 1 attive a partire dal 01/10/2019 dopo 4 giorni consecutivi di superamento della soglia di 50 µg/m³ (valide tutti i giorni, festivi compresi)
Tipo veicolo Orari Chi non circola
Persone (M1), Merci (N1, N2, N3) 0:00-24:00
  • Benzina, gpl e metano Euro 0

  • Diesel Euro 0 e Euro 1

Ciclomotori e Motocicli (L1, L2, L3, L4, L5, L6, L7) 0:00-24:00
  • Benzina Euro 0

Persone (M1) 8:00-19:00
  • Diesel Euro 2 e Euro 3

  • Diesel Euro 4

Merci (N1, N2, N3) 8:00-19:00
  • Diesel Euro 2 e Euro 3 nelle giornate dal lunedì al venerdì

Merci (N1, N2, N3) 8:30-14:00 e

16:00-19:00

  • Diesel Euro 2, Euro 3 nelle giornate di sabato e festivi

  • Diesel Euro 4

 




Qualità dell’aria: Tavolo di coordinamento in aiuto ai Comuni

L’incontro di oggi ha messo ancora una volta in luce l’obbligo per tutte le amministrazioni locali di affrontare l’argomento inquinamento in modo unitario, all’interno di un clima di grande collaborazione.

Il lavoro di coordinamento portato avanti dalla Città metropolitana è fondamentale rispetto alle decisioni appena varate con la recente delibera della Giunta regionale e al ruolo dei sindaci che devono in tempi brevissimi emettere le ordinanze contenenti le limitazioni per la circolazione degli autoveicoli, intervenire nei settori del riscaldamento ed in agricoltura. Sarà nostra cura inviare a tutti i comuni un modello di ordinanza, un documento aggiornato per facilitare il lavoro di tecnici e amministratori che hanno il compito di informare i loro cittadini sulle nuove restrizioni.

Ordinanze che dovranno essere simili il più possibile fra loro per evitare troppe differenze tra un comune e l’altro, in particolare fra quelli confinanti, in particolar modo rispetto agli spostamenti di auto e mezzi commerciali”.

In sintesi, come spiega la consigliera delegata all’ambiente della Città metropolitana di Torino Barbara Azzarà, è quanto emerso dai lavori del Tavolo di coordinamento sulla qualità dell’aria che si è riunito questa mattina in modalità on line.

Dopo l’annuncio delle disposizioni da parte della Regione Piemonte sulle nuove misure antismog, a partire della gestione del semaforo che regola i blocchi del traffico, la consigliera ha convocato sindaci e assessori all’ambiente e ai trasporti dei comuni di Alpignano, Avigliana, Baldissero Torinese, Beinasco, Borgaro Torinese, Cambiano, Candiolo, Carignano, Carmagnola, Caselle Torinese, Chieri, Chivasso, Cirie’, Collegno, Druento, Giaveno, Grugliasco, Ivrea, La Loggia, Leinì, Mappano, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Pecetto Torinese, Pianezza, Pinerolo, Pino Torinese, Piobesi Torinese, Piossasco, Poirino, Rivalta di Torino, Rivarolo Canavese, Rivoli, San Maurizio Canavese, San Mauro Torinese, Santena, Settimo Torinese, Torino, Trofarello, Venaria Reale, Vinovo e Volpiano. Sono inoltre intervenuti i dirigenti regionali dell’assessorato all’ambiente ed i vertici di Arpa Piemonte, Anci e Agenzia Mobilità Piemontese.

Al centro della discussione, una novantina i partecipanti, le disposizioni straordinarie in materia di tutela della qualità dell’aria e la definizione delle modalità applicative sul territorio metropolitano.


Nei giorni precedenti all’incontro la consigliera Azzarà aveva inviato all’assessore regionale all’ambiente Marnati una lettera per confermare il ruolo di coordinamento del Tavolo metropolitano ma soprattutto per chiedere chiarimenti in merito alla predisposizione delle ordinanze che tutti i comuni dovranno emettere in tempi brevissimi per avvisare i cittadini sulle nuove misure entrate in vigore, dalle limitazioni alla circolazione degli autoveicoli, alla gestione degli impianti di riscaldamento, alle attività agricole e sulle varie deroghe.
La regione ha fornito indicazioni sui principali quesiti utili proprio per fornire “una linea di applicazione omogenea ed evitare, come già avvenuto in passato, situazioni di difformità che rendono ancora più complessa l’applicazione e la comprensione da parte dei cittadini di questi provvedimenti”.

Così si è proceduto ad illustrare le modifiche al modello di ordinanza con l’inserimento delle nuove decisioni a partire dalla revisione della tempistica per le misure emergenziali estese dal 15 settembre al 15 aprile, al blocco delle auto a benzina fino ad euro 2 , fino ai divieti di abbruciamento e alle limitazioni sull’utilizzo dei fertilizzanti in agricoltura, agli spandimenti di liquami, alla disciplina riguardante gli impianti di riscaldamento. Il tutto considerando il nuovo sistema messo in atto da Arpa Piemonte per la gestione del semaforo che disciplina l’attivazione delle misure emergenziali ora su tre giorni di controllo settimanali e in funzione delle previsioni di inquinamento.

Presto verrà riconvocato il tavolo per approfondire ulteriori argomenti legati alle nuove disposizioni oltre al tavolo tecnico al quale partecipano i rappresentanti della Polizia locale che tratterà gli aspetti riguardanti le modalità di controllo coordinato.




PoliTO: Alluvioni degli ultimi 500 anni: ecco come sono cambiate le piene fluviali in Europa

Le piene fluviali possono causare problemi enormi: in tutto il mondo, il danno annuale causato dalle alluvioni è stimato in oltre 100 miliardi di dollari e continua a salire. Finora non è stato però possibile dimostrare scientificamente, secondo una prospettiva a lungo termine, se l’Europa sia attualmente in un periodo particolarmente ricco di piene fluviali.

Il professor Günter Blöschl della Università Tecnica di Vienna (TU Wien), esperto austriaco di rischio idraulico, ha condotto un ampio studio internazionale che ha coinvolto un totale di 34 gruppi di ricerca tra i quali quello del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino.

Lo studio dimostra chiaramente come gli ultimi tre decenni siano stati tra i periodi più ricchi di alluvioni in Europa negli ultimi 500 anni.

Lo studio mostra, inoltre, come questi ultimi tre decenni differiscano dagli altri periodi ricchi di piene fluviali in termini di durata, estensione spaziale, temperatura dell’aria e stagionalità delle alluvioni. Rispetto al passato, il periodo presente è più esteso, la stagionalità delle piene è variata e il rapporto tra occorrenza delle alluvioni e temperatura dell’aria si è invertito: in passato, i fenomeni alluvionali si verificavano più frequentemente in decenni caratterizzati da basse temperature, mentre oggi il riscaldamento globale è uno dei motori del loro aumento. I risultati dello studio sono stati pubblicati oggi sulla rivista Nature.

 

Mezzo millennio di dati storici

“Avevamo già rilevato l’influenza del cambiamento climatico sulle alluvioni in Europa negli ultimi 50 anni”, afferma Alberto Viglione del Politecnico di Torino, uno dei principali autori della pubblicazione. “Tuttavia, è anche importante capire se quanto visto negli ultimi 50 anni è una situazione completamente nuova o se si tratta solo di una ripetizione di qualcosa che si è già verificato in passato. Finora, i dati disponibili non erano stati sufficienti a dare una risposta alla questione. Grazie al lavoro fatto in questo studio possiamo ora dire con fiducia che sì, le caratteristiche delle alluvioni degli ultimi decenni sono diverse da quelle dei secoli precedenti”.

Per lo studio, sono state analizzate decine di migliaia di documenti storici coevi alle alluvioni dal 1500 al 2016. Il team alla TU Wien ha lavorato con storici provenienti da tutta Europa. “La sfida di questo studio consisteva nel rendere comparabili testi molto diversi tra loro per tipologia, datazione e aree di provenienza”, spiega Andrea Kiss dell’Università Tecnica di Vienna, lei stessa ricercatrice e storica, nonché uno dei principali autori della pubblicazione. “Siamo riusciti a raggiungere questa comparabilità contestualizzando tutti i testi nei relativi periodi storici, con un’attenta cura ai dettagli.”

 

Freddo prima, caldo ora: le piene fluviali adesso avvengono in un contesto diverso

L’analisi dei dati ha identificato nove periodi ricchi di alluvioni e le regioni ad essi associate. Tra i periodi più rilevanti spiccano il 1560–1580 (Europa occidentale e centrale), il 1760–1800 (la maggior parte dell’Europa), il 1840–1870 (Europa occidentale e meridionale) e il 1990–2016 (Europa occidentale e centrale). Il confronto con i dati ricostruiti di temperatura atmosferica ha mostrato che questi periodi alluvionali sono stati sostanzialmente più freddi dei periodi intermedi.

“Questa scoperta sembra contraddire l’osservazione secondo cui, in alcune zone, come nel nord-ovest dell’Europa, il recente clima più caldo sia associato ad alluvioni più estese”, afferma Günter Blöschl: “Il nostro studio mostra per la prima volta che i meccanismi sono cambiati: mentre in passato le alluvioni si sono verificate più frequentemente in condizioni di maggior freddo, ora è il contrario. Le condizioni idrologiche del presente sono molto diverse da quelle del passato”.

Anche la stagionalità delle alluvioni è cambiata. In precedenza, il 41% delle piene fluviali dell’Europa centrale avveniva in estate, rispetto al 55% di oggi. Anche nell’Europa meridionale, dove le piene autunnali sono le più frequenti, la loro proporzione è passata dal 42% al 54% del totale.

Questi mutamenti sono connessi a mutamenti nelle precipitazioni, nell’evaporazione e nello scioglimento delle nevi e sono un indicatore importante per distinguere il ruolo del cambiamento climatico rispetto a quello di altre cause come la deforestazione e la regimazione dei fiumi.

Queste scoperte sono state rese possibili grazie al nuovo database creato dagli autori dello studio, che include la datazione esatta di quasi tutti gli eventi alluvionali riportati dalle fonti negli archivi storici. Lo studio è il primo al mondo a valutare i periodi storici ricchi di alluvioni per un intero continente in maniera così dettagliata.

 

Dati migliori, previsioni migliori

A causa del cambiamento nei meccanismi di formazione delle alluvioni, Günter Blöschl sostiene sia necessario l’uso di strumenti per la valutazione del rischio alluvionale basati sui meccanismi fisici coinvolti e strategie di gestione che possano tenere conto dei recenti cambiamenti nel rischio. “Nonostante gli sforzi necessari per mitigare i cambiamenti climatici, vedremo comunque gli effetti di questi cambiamenti nei prossimi decenni”, afferma Blöschl, che conclude: “La gestione delle alluvioni deve adattarsi a questa nuova realtà”.

 

 




Consiglio regionale: Approvata la nuova legge sui rifiuti

Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il disegno di legge 88 che modifica la legge regionale 1 del 2018 sulla gestione dei rifiuti.

Il provvedimento introduce un nuovo obiettivo di produzione di rifiuto urbano indifferenziato non superiore a 126 chilogrammi anno ad abitante da raggiungere entro il 2025, con l’eccezione della città di Torino, il cui obiettivo pari a un rifiuto indifferenziato non superiore a 159 chilogrammi ad abitante è fissato entro il 2024.

Per l’organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani è individuato un unico ambito territoriale ottimale regionale, articolato in sub ambiti di area vasta, la cui governance è esercitata da consorzi di comuni, denominati consorzi di area vasta e viene eliminata l’obbligatorietà di accorpamento dei consorzi esistenti nel medesimo territorio provinciale. A livello regionale si conferma l’esercizio della governance da parte della Conferenza d’ambito (composta dai consorzi di area vasta, dalla Città di Torino, dalle province e dalla Città metropolitana).

In un’ottica di snellimento degli interventi di variazione della delimitazione dei subambiti di area vasta che si rendessero necessari per ottimizzare la governance del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, è stabilito che questi vengano disposti, anche su proposta motivata degli enti locali interessati, dalla Giunta regionale, previo parere della competente Commissione consiliare, con proprio provvedimento.

Si prevede poi una modifica al sistema di applicazione delle sanzioni per il mancato raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dei rifiuti indifferenziati. In particolare, è definita una “franchigiaper i consorzi con elevata presenza di comuni turistici, nei quali la popolazione effettivamente presente risulta essere superiore a quella residente. La franchigia individuata corrisponde ad un aumento della produzione di rifiuti compatibile con l’incremento di almeno il 5% della popolazione residente.

Viene inoltre introdotto un periodo di osservazione transitoria per la valutazione dell’efficienza dell’organizzazione dei sub ambiti di area vasta, con la possibilità da parte della Giunta regionale, alla fine di questo periodo, di individuare i consorzi di area vasta che non raggiungono gli obiettivi stabiliti e di mettere in campo azioni di riorganizzazione o efficientamento fino ad arrivare, in caso di inerzia dei consorzi, a un intervento della Regione in via sostitutiva, previa diffida, anche con la nomina di un commissario ad acta.

È infine precisato che, in merito a criteri e modalità di utilizzo delle risorse a disposizione per finanziare la legge, la Giunta incentiva, fra gli interventi, i consorzi di area vasta che si sono accorpati consensualmente e sostiene quelli per cui ha disposto l’accorpamento a seguito del mancato raggiungimento degli obiettivi previsti.

“Questo provvedimento è stato fortemente voluto dai territori, che hanno manifestato contrarietà rispetto agli accorpamenti dei consorzi, soprattutto per problemi di aumento dei costi e per il rischio della perdita di efficienza. Sono soddisfatto del lavoro svolto anche per la collaborazione proficua e fattiva in Commissione fra maggioranza e opposizioni”, ha affermato il consigliere Angelo Dago (Lega).

“Oggi il Piemonte si è dotato di una legge che fa chiarezza e offre una prospettiva di miglior utilizzo del sistema dei rifiuti, anche il rifiuto può diventare un’opportunità”, ha commentato il capogruppo della Lega, Alberto Preioni.

Soddisfazione è stata espressa anche dal capogruppo di Forza Italia, Paolo Ruzzola: “a 19 mesi dal nostro insediamento, dopo due alluvioni e una pandemia in corso siamo riusciti ad approvare un provvedimento che risponde alle esigenze espresse in modo trasversale dagli amministratori locali, che ci chiedevano di mantenere in piedi buone pratiche” e Paolo Bongioanni (Fdi) ha aggiunto che “grazie a questa nuova legge avremo consorzi di area vasta con una loro autonomia e una governance forte, un risultato importante anche da un punto di vista economico, in quanto l’ottimizzazione dello smaltimento può essere foriera di ricchezza”.

Il consigliere Daniele Valle (Pd) ha invece precisato che “pur non condividendo l’impianto generale del provvedimento, il nostro gruppo ha deciso di collaborare nel merito perché il sistema ha bisogno di stabilità e certezze. Rimaniamo comunque perplessi su alcune criticità quali gli insufficienti incentivi agli accorpamenti dei consorzi e un sistema di definizione dei piani tariffari troppo laborioso”.

Contrarietà alla legge è stata espressa anche da Marco Grimaldi (Luv), che ha lamentato “la bocciatura dei nostri emendamenti che volevano dare una spinta maggiore verso l’economia circolare, riducendo ad esempio l’impatto dei rifiuti indifferenziati”.

“Approvare questo provvedimento è stato importante per la tutela ambientale della regione e per rispondere ai correttivi proposti dai sindaci”, ha dichiarato in conclusione il presidente della Giunta, Alberto Cirio. “Qui c’è il tema della gestione dei rifiuti, con meno costi per i Comuni e in definitiva per i cittadini e trova attuazione il principio dell’economia circolare”.

Al termine della discussione l’Aula ha anche approvato all’unanimità un ordine del giorno collegato, primo firmatario il consigliere Carlo Riva Vercellotti (Fi), ma sottoscritto oltre che da Paolo Ruzzola e Alessandra Biletta (Fi) anche da alcuni consiglieri delle opposizioni (Sean Sacco, Sarah Disabato, Ivano Martinetti, Giorgio Bertola) per la tutela della risorsa idrica. L’atto di indirizzo impegna la Giunta a definire entro 120 giorni dall’approvazione del disegno di legge n.88, sentita la competente commissione consiliare, i criteri per l’individuazione da parte delle province e della città metropolitana delle zone idonee alla localizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti, con indicazioni plurime per ogni tipo di impianto, tenendo conto degli effetti e impatti cumulativi sull’ambiente, della conformazione territoriale e prevedendo criteri di attenzione ed esclusione in particolare per gli impianti che possono interferire con la tutela della risorsa idrica sotterranea.




Politecnico di Torino: firmato protocollo per favorire iniziative riguardanti agenda 2030

Oggi al Politecnico di Torino, la Prorettrice Patrizia Lombardi, in qualità di Presidente del Comitato di coordinamento RUS – Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile e il Professor Luigino Filice, in rappresentanza di ANDISU – Associazione Nazionale degli Organismi per il Diritto allo Studio Universitario – hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa con la finalità di favorire la collaborazione su iniziative riguardanti l’Agenda 2030.

Gli obiettivi programmatici individuati dall’intesa riguardano il supporto della RUS nella diffusione delle buone pratiche di sostenibilità nell’attività di ANDISU, la realizzazione e la promozione di eventi congiunti sulle tematiche dello sviluppo sostenibile, del supporto e del rilancio delle rispettive iniziative, nonché scambi di informazioni e attività di networking.

Questa collaborazione tra la RUS, che raccoglie la quasi totalità degli atenei italiani, e l’ANDISU, che a sua volta rappresenta la maggior parte degli organismi per il diritto allo studio presenti nelle regioni italiane, permetterà di ottimizzare e amplificare gli effetti delle politiche di sviluppo sostenibile grazie a un più efficace coordinamento nelle attività di programmazione e indirizzo.

“Siamo molto felici di questa opportunità di collaborazione – dichiara la professoressa Patrizia Lombardi che consentirà di valorizzare il lavoro che le università stanno svolgendo per la formazione di una società inclusiva e per il rilancio dell’economia dei nostri territori. La comunità accademica e degli studenti rappresenta un ponte fondamentale per la costruzione delle conoscenze necessarie al raggiungimento degli obiettivi (SDGs) dell’Agenda 2030 e solo attraverso lo scambio, l’alleanza e la partnership con gli enti impegnati a conseguire gli stessi traguardi (come recita anche il Goal 17 dell’Agenda 2030) possiamo sperare di supportare adeguatamente la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”.

“Il sistema universitario italiano punta alla formazione globale della persona e la costruzione di una società sostenibile è il principale challenge dei prossimi decenni – commenta il professor Luigino Filice – L’ideazione, la sperimentazione e il consolidamento di azioni sostenibili è possibile contando sul lavoro sinergico di tutti gli attori della formazione delle giovani generazioni. Sono felice della firma dell’accordo poiché università ed enti per il Diritto allo Studio costituiscono quel continuum formativo che potrà incidere in modo profondo sulla creazione del pensiero sostenibile”.

 




Elezioni Europee, Confagricoltura: Il nuovo Parlamento dovrà rivedere il Green Deal

>La campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo deve ancora entrare nel vivo, ma il sistema delle imprese italiane, dall’agricoltura all’industria, ha già lanciato un messaggio assolutamente chiaro e univoco in vista della nuova legislatura. In sintesi: l’obiettivo strategico della neutralità climatica non è in discussione, ma vanno radicalmente cambiate le modalità operative del Green Deal. I fatti hanno dimostrato che la via del fondamentalismo genera forti contrapposizioni e non arriva da nessuna parte. L’alternativa è rappresentata dagli investimenti per la diffusione delle innovazioni tecnologiche. Le imprese vanno messe nelle condizioni migliori per raggiungere gli obiettivi fissati in materia di sostenibilità ecologica.

Dopo le elezioni, l’attenzione sarà anche rivolta al rapporto curato da Mario Draghi sul rilancio della competitività del sistema produttivo europeo e alle indicazioni del gruppo di lavoro incaricato dall’Esecutivo UE di riflettere sul futuro dell’agricoltura. Per tratteggiare le prospettive della nuova legislatura, secondo Confagricoltura, saranno importanti le decisioni che matureranno su alcuni dossier rimasti in sospeso. E’ il caso dell’intesa raggiunta sulla nuova normativa per il ripristino della natura, fermata in dirittura d’arrivo dal Consiglio, per il possibile impatto restrittivo sul potenziale produttivo agricolo. Inoltre, è in programma la presentazione di un nuovo progetto legislativo sui fitofarmaci, dopo il ritiro formale della proposta che prevedeva di ridurre l’utilizzo del 50% in media entro il 2030. Attesa anche la revisione della normativa sulle emissioni industriali che si estende anche al comparto agricolo. Di recente, sono stati resi più pesanti e onerosi gli obblighi a carico degli allevamenti di suini e avicoli. Va poi raggiunta l’intesa per inquadrare le tecniche di evoluzione assistita (TEA) nell’ordinamento dell’Unione.
Resta il fatto, evidenzia Confagricoltura, che le iniziative della UE per la lotta al cambiamento climatico devono essere inquadrate nel contesto globale. Stando ai dati della Commissione, le emissioni inquinanti dell’Unione incidono solo per il 7% sul totale mondiale. Le emissioni dell’intero settore agricolo pesano per meno del 12% su quelle complessive dell’Unione. Di recente, un gruppo di fisici dell’atmosfera dell’Università di Oxford ha pubblicato alcuni studi dai quali risulta che, distinguendo tra inquinanti climatici a vita breve e lunga e tenendo conto dell’assorbimento al suolo del carbonio, l’incidenza del settore agricolo sul totale dell’UE scenderebbe sotto i cinque punti percentuali. La discussione è aperta.

Intanto, conclude Confagricoltura, nell’ultimo rapporto sulle emissioni di gas serra in Italia curato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è stato evidenziato che l’impatto dell’agricoltura sul totale nazionale è diminuito di quasi il 19 per cento. Migliorare la sostenibilità ambientale è dunque possibile. Anche senza divieti e irrealistiche imposizioni a carico delle imprese




Confagricoltura: avviato a soluzione il problema del ritiro dei rifiuti agricoli non pericolosi

Con una circolare del 12 aprile il Ministero della Transizione Ecologica – MiTE chiarisce alcune questioni relative allo smaltimento dei rifiuti agricoli non pericolosi prodotti dalle imprese agricole.

In base alle nuove disposizioni introdotte dal decreto legislativo 116 del 2020 si erano create numerose difficoltà, in quanto alcuni enti di raccolta avevano sospeso il servizio di ritiro dei rifiuti agricoli, con danni in particolare per gli agriturismi, i negozi di vendita di prodotti agricoli e le aziende orticole.

Si tratta di un provvedimento utile – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontein quanto la circolare riprende quanto suggerito da Confagricoltura nelle interlocuzioni con i Ministeri interessati per risolvere le diverse criticità emerse in fase di applicazione della nuova norma. In attesa di eventuali sviluppi normativi in sede di conversione del Decreto-Legge Sostegni, su cui Confagricoltura è intervenuta chiedendo la presentazione di alcuni emendamenti, la circolare del MiTE è un primo passo importante diretto a rendere meno problematica l’attuazione delle novità introdotte dal decreto legislativo116/20”.

La circolare evidenzia che, fermo restando che i rifiuti agricoli sono sempre rifiuti speciali in linea con la Direttiva europea, alle attività relative alla produzione agricola che presentano le medesime caratteristiche dell’allegato L-quinquies viene data “la possibilità, in ogni caso, di concordare a titolo volontario con il servizio pubblico di raccolta modalità di adesione al servizio stesso per le tipologie di rifiuti indicati nell’allegato L-quater della citata Parte quarta del TUA”.

La circolare, che accoglie le istanze di Confagricoltura, evidenzia “in considerazione della modifica normativa intervenuta, che ha comportato per tali utenze, la possibile riqualificazione di alcune tipologie di rifiuti derivanti dalla propria attività, nonché della necessità di garantire la corretta gestione dei rifiuti, [..] che, nelle more dell’aggiornamento del rapporto contrattuale tra le utenze indicate ed il gestore del servizio pubblico, debba essere comunque assicurato il mantenimento del servizio”.

 

 

 




Torino. Scorie nucleari, chiesto l’accesso agli atti per approfondire la documentazione

Per la Città Metropolitana di Torino la settimana che era iniziata con la riunione tra alcuni parlamentari piemontesi e i Sindaci potenzialmente interessati all’ubicazione in Piemonte del sito per il deposito nazionale unico di scorie radioattive si chiude con l’avvio del lavoro del gruppo di tecnici dell’Ente, che affiancheranno i Comuni per la presentazione delle osservazioni alla Carta delle 67 aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito.

Il Vicesindaco metropolitano Marco Marocco annuncia che “per esaminare nel dettaglio la documentazione pubblicata dalla società Sogin nel suo sito Internet abbiamo richiesto un accesso agli atti, che dovrebbe consentire ai nostri tecnici di proporre osservazioni basate su dati di fatto, che dimostrino la non idoneità del sito di Carmagnola e di quello di Mazzè ad ospitare il deposito”.

“Nella riunione di lunedì scorso, – sottolinea il Vicesindaco Marocco –  e già in un precedente incontro con i Sindaci il nostro Ente ha preso un impegno ben preciso: supportare le amministrazioni locali con la messa in campo delle professionalità presenti al nostro interno per valutare i punti deboli della documentazione prodotta da Sogin, in modo da elaborare nel minor tempo possibile osservazioni plausibili e fondate. Stare concretamente dalla parte dei territori e di chi li amministra è per noi un dovere istituzionale”.




Sanzioni indifferenziata, una franchigia per i Comuni turistici

La Commissione Ambiente, presieduta da Angelo Dago, ha licenziato oggi a maggioranza il disegno di legge 88 che contiene modifiche alla legge regionale 1 del 2018 sulle gestione dei rifiuti. Sul testo sono stati discussi e approvati vari emendamenti, alcuni anche delle opposizioni.

A sottolineare il lavoro proficuo e costruttivo svolto fra maggioranza e opposizioni sono stati il presidente Dago e il vicepresidente Matteo Gagliasso, che ha auspicato un iter simile in aula “perché venga presto approvato un provvedimento fondamentale per il territorio piemontese”.

Fra gli emendamenti, molti dei quali di natura tecnica, presentati dalla Giunta e illustrati dall’assessore all’Ambiente, Matteo Marnati, la modifica al sistema di applicazione delle sanzioni per il mancato raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dei rifiuti indifferenziati. In particolare, si prevede una “franchigia” per i consorzi con elevata presenza di comuni turistici, nei quali la popolazione effettivamente presente risulta essere superiore a quella residente. La franchigia individuata corrisponde ad un aumento della produzione di rifiuti compatibile con l’incremento di almeno il 5% della popolazione residente.

Un altro emendamento chiarisce ulteriormente che, in merito a criteri e modalità di utilizzo delle risorse a disposizione per finanziare la legge, la Giunta incentiva, fra gli interventi, i consorzi di area vasta che si sono accorpati consensualmente e sostiene quelli per cui ha disposto l’accorpamento a seguito del mancato raggiungimento degli obiettivi previsti.

Approvato inoltre un emendamento del gruppo Pd, primo firmatario, Alberto Avetta, che prevede l’acquisizione del parere obbligatorio della Commissione competente da parte della Giunta regionale al termine del periodo di osservazione e in merito alla valutazione degli obiettivi raggiunti e alle performance conseguite dai consorzi, prima di provvedere a una eventuale ridelimitazione dei sub ambiti di area vasta, allo scopo di allargare il processo decisionale in una complessa fase di transizione.

Durante la discussione sono intervenuti anche i consiglieri Valter Marin (Lega), Sean Sacco (M5s) e Daniele Valle (Pd).




Tavolo sulla qualità dell’aria nella sede della Città metropolitana

E’ stato convocato dalla consigliera delegata all’ambiente della Città metropolitana di Torino, Barbara Azzarà, il Tavolo di coordinamento sulla qualità dell’aria.

L’appuntamento è fissato per venerdi 17 gennaio alle ore 15,30 presso la Sala Stemmi al primo piano di corso Inghilterra 7 a Torino.

Saranno presenti i sindaci e gli amministratori dei 33 comuni che rientrano nel protocollo dell’accordo di programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento della qualità dell’aria nel Bacino Padano: Alpignano, Beinasco, Borgaro, Cambiano, Candiolo, Carignano, Carmagnola, Caselle, Chieri, Chivasso, Collegno, Druento, Grugliasco, Ivrea, La Loggia, Leinì, Mappano, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Pecetto, Pianezza, Pino Torinese, Rivalta di Torino, Rivoli, San Mauro, Santena, Settimo, Torino, Trofarello, Venaria Reale, Vinovo e Volpiano. La convocazione comprende come sempre l’assessore all’ambiente della Regione Piemonte, Arpa e Anci Piemonte, l’Agenzia per la Mobilità Piemontese.

L’incontro sarà l’occasione per un confronto con l’assessore regionale Matteo Marnati sull’evoluzione del protocollo padano per l’inverno 2020-2021, sull’avvio della limitazione strutturale dei veicoli diesel euro 4 ed il conseguente adeguamento delle misure emergenziali.

Si parlerà inoltre delle problematiche legate all’applicazione del divieto di utilizzo dei generatori di calore alimentati a biomassa legnosa con prestazioni emissive inferiori a “tre stelle” e della campagna di comunicazione sulla corretta gestione degli impianti termici.

La discussione sarà preceduta da una breve relazione sui dati della qualità dell’aria nel corso del 2019 a cura di ARPA Piemonte.