Moda, 1.621 imprese artigiane stanno subendo il peggior impatto dall’emergenza sanitaria

Le 1.621 imprese artigiane del comparto moda del Piemonte (tessile, abbigliamento, pelle), con 5579 addetti (a Torino sono 627 con 1753 addetti), risultano tra quelle che stanno subendo il peggior impatto negativo dall’emergenza sanitaria: sono state le prime a dover chiudere le saracinesche per la pandemia che vedranno azzerare il fatturato per l’intera stagione e dovrebbero riaprire il 18 maggio tra mille problemi da affrontare, tra cui l’importante crisi di liquidità e la gestione della sicurezza aziendale.

Il 50% rischia di non poter più riaprire ed è costretta a prolungare forzatamente il lockdown a data da destinarsi.

Una forza, quella dell’artigianato italiano della moda, costituita da 35.914 piccole imprese, il 63,5% delle 55.491 realtà del settore, e che occupa più di 158mila addetti artigiani su oltre 311mila.
Le imprese artigiane del settore moda sono prevalentemente a conduzione familiare e sono a rischio di chiusura definitiva: una intera filiera artigianale della moda può essere spazzata via.

Come dimostrano la realtà del nostro territorio, il sistema moda non è solo grandi firme, è anche una vasta rete di piccoli artigiani, che dal disegno al taglio realizzano capi unici. Da semprela ricetta vincente è stata quella di presentarsi sul mercato con creatività e qualità soprattutto per contrastare la concorrenza da parte di aziende che utilizzano il brand “artigianale”, quando di fatto si tratta di prodotti importati o realizzati in serie e di lavoratori che operano senza il rispetto delle normative a cui sono invece sottoposti i loro colleghi.

“La voglia di ripartire, di aprire le nostre botteghe e ricominciare a creare c’è. La volontà di mostrare l’eccellenza delle nostre creazioni, simbolo del Made in Italy nel mondo, fiore all’occhiello della tradizione manifatturiera artigiana del Piemonte e dell’intero Paese è rimasta invariata – spiega Daniela Biolatto, Presidente area moda di Confartigianato Imprese Piemonte– ma tutto questo è possibile solo se ci saranno interventi straordinari per salvare le imprese del comparto moda. Oggi, è arrivato il momento di riaprire ma dobbiamo fare i conti con i mancati incassi di una stagione che temiamo non possa ripartire con l’azzeramento del fatturato relativo alla collezione primavera – estate e con l’annullamento di cerimonie ed eventi che pregiudicano le attività delle nostre sartorie.”

“Per le poche imprese che potranno riaprire esigiamo, anche, più chiarezza per le modalità di riapertura – prosegue Biolatto – per poterci organizzare sul fronte della sicurezza. Molte imprese del tessile si sono reinventate, per affrontare i mancati incassi, producendo mascherine e camici ma oggi abbiamo in bottega una intera collezione invenduta che potrebbe già andare in saldo. Come facciamo a recuperare una intera stagione andata persa? Come facciamo a sostenere una ulteriore spesa per la sanificazione quotidiana dei nostri ambienti? Come facciamo a far provare i nostri abiti e igienizzarli dopo ogni prova? Queste ed altre incognite pesano come macigni sulle imprese del comparto moda”.

“In questo contesto – conclude Biolatto – le imprese stanno facendo i salti mortali per continuare a lavorare, per garantire i posti di lavoro e gli stipendi ai dipendenti. Ma fin da subito dobbiamo abituarci all’idea che i consumi saranno più contenuti, perché le persone sono psicologicamente provate e refrattarie a spendere per acquistare capi fashion. Purtroppo, anche il tanto atteso Decreto rilancio arriverà fuori tempo massimo. Voglio ricordare che il fattore tempo per un’impresa che sta annegando è l’elemento determinante per la sua sopravvivenza.”




Sgravi fiscali e supporto gestionale. Parte il tavolo di lavoro tra Comune di Santena e Confartigianato Torino

In collaborazione con Confartigianato è iniziato un percorso per la ripartenza post restrizioni: «Da metà marzo, con un gruppo composto da Consiglieri di maggioranza e di minoranza, abbiamo cominciato un’attività di monitoraggio – fornisce una panoramica Rosella Fogliato assessore al commercio e attività produttive del Comune di Santena – Abbiamo iniziato suddividendo le imprese per categorie e predisponendo un questionario da sottoporre ai titolari. Questo per capire le esigenze dei singoli settori presenti sul nostro Comune e vagliare le azioni da intraprendere».

 

Nel frattempo è iniziato un parternariato con Confartigianato Torino. E’ in via di preparazione, infatti, una convenzione per affiancare gli imprenditori nelle azioni di riapertura: «Dal confronto è emersa l’opportunità di avviare, da subito, un intervento di sostegno alle imprese maggiormente penalizzate dall’emergenza epidemiologica – spiega il sindaco Ugo Baldi – In primis con la riduzione/esenzione dall’obbligo di pagamento della TARI per il periodo di chiusura (sospensione e riduzione dell’attività), compatibilmente con le indicazioni emanate a livello nazionale.

Abbiamo deciso che  le attività di bar e ristorazione,  per tutto il 2020, potranno essere esentate dal canone di occupazione suolo pubblico e poi potranno essere valutate delle altre riduzioni. Abbiamo anche pensato di dare alle attività di bar e ristorazione la possibilità, a partire dal 1 giugno, di recuperare gli spazi interni inutilizzabili per ragioni sanitarie (distanziamenti), utilizzando gratuitamente il suolo pubblico esterno, quando possibile e nel rispetto delle norme in materia di viabilità e sicurezza stradale».

Prosegue Fogliato: «Come amministrazione stiamo anche valutando una variazione di bilancio per un sostegno diretto alle imprese attraverso l’erogazione di contributi e inoltre la possibilità ai negozianti di proseguire le promozioni e i saldi della merce invenduta in questi mesi senza necessità di comunicazione/autorizzazione comunale».

In relazione invece alla collaborazione tra Confartigianato Torino e il Comune di Santena, l’idea è di redigere una convenzione per la gestione di servizi:

«Una sorta di sportello aperto a tutti, indipendentemente dalla iscrizione a Confartigianato Torino, per fornire informazioni generali alle imprese sui principali obblighi in materia di sicurezza per la ripresa dell’attività – spiega Fogliato – Ma anche un aiuto per la compilazione delle istanze di accesso al credito delle imprese e consulenze per poter accedere a contributi e fondi per il rilancio».

Conclude Fogliato: «L’obiettivo è fare rete tra tutti gli attori del territorio e trovare velocemente delle soluzioni per la ripresa. Siamo consapevoli delle difficoltà che le aziende stanno avendo ed  è fondamentale mettere a disposizioni tutti gli strumenti e le competenze affinché le ripercussioni siano ridotte al minimo con azioni concrete che non lascino solo nessuno. Per questo, parallelamente, stiamo appoggiando e sviluppando anche altri progetti che possano dare respiro alle imprese e sviluppare lavoro. È nostro dovere garantire e tutelare in ogni modo l’economia del territorio perché alla sofferenza economica corrisponde una sofferenza sociale e finita questa pandemia dovremo uscirne rafforzati».

 

«Il partenariato che Confartigianato Torino si appresta a stipulare con il Comune di Santena, – commenta Giuseppe Falcocchio, Dirigente di Confartigianato Torino – nasce da una considerazione pragmatica ovvero mettere a fattor comune il nostro know-how  per essere fruito anche al di fuori dei nostri associati.

Sempre più spesso, infatti, siamo raggiunti da telefonate da parte di imprenditori che chiedono delucidazioni sull’applicazione delle prescrizioni e aiuto sui comportamenti da adottare per la sicurezza negli ambienti di lavoro, sull’erogazione del credito e sulle ultime normative. Fornire risposte rapide e dettagliate, è un modo per stare vicini alle imprese e  per non lasciarle sole nei dubbi e nelle incertezze in questa situazione molto difficile. Un servizio di risposte, dunque, ai dubbi e alle problematiche di tutti, affinché possano continuare a lavorare rispettando le indicazioni locali e nazionali».

 

«Crediamo che rimanere uniti sia il vero valore di questo momento – conclude Falcocchio – per questo vogliamo sostenere tutti i settori, quelli che hanno subito danni immediati e palesi e gli altri che li subiscono in modo meno evidente o con effetti più duraturi. Continuiamo costantemente a monitorare la situazione e il suo evolversi, cercando per tutte le imprese, associate e non, di porre le condizioni per una ripresa».

 




Appello Confederazioni Artigiane: nell’allargamento del Bonus Piemonte anche le eccellenze Made in Italy

Estensione dei beneficiari del “Patto per la ripartenza del commercio e dell’artigianato – Bonus Piemonte” e allentamento del lockdown. Sono queste le richieste che arrivano dal Comitato di Coordinamento delle Confederazioni Artigiane del Piemonte.

Con una lettera indirizzata al Presidente della Giunta regionale Alberto Cirio e all’assessore alle Attività Produttive Andrea Tronzano, Confartigianato Imprese Piemonte, CNA Piemonte e Casartigiani Piemonte segnalano nuovamente la necessità di includere tra i nuovi beneficiari del Bonus Piemonte anche le altre attività artigiane – operanti attraverso laboratori artigiani – che si rivolgono al mercato dei consumer: sartorie, fotografi e in generale produttori di prodotti di eccellenza.

Tale richiesta muove anche dalla necessità di sostenere filiere importanti, dal punto di vista economico e occupazionale, del Made in Italy, di cui molte attività artigiane sono parte.

 

Lo scorso 2 maggio Confartigianato Imprese Piemonte, CNA Piemonte e Casartigiani Piemonte hanno sottoscritto il “Patto per la ripartenza del commercio e dell’artigianato – Bonus Piemonte”. Il giudizio espresso pubblicamente è stato di apprezzamento per un importante provvedimento, per quanto parziale, visto che – in quella prima fase – non sosteneva tutte le categorie artigiane colpite dal lockdown.

 

“Infatti, come noto, rispetto le ipotesi di partenza, avevamo chiesto di includere in tale provvedimento altre categorie di attività artigiane anch’esse penalizzate, ma abbiamo preso atto della limitata, per quanto significativa, disponibilità di risorse regionali per il bonus e abbiamo apprezzato il parziale recepimento delle nostre richieste. Successivamente all’accordo sottoscritto il 2 maggio, abbiamo appreso di un’ulteriore estensione dei bonus alle categorie del commercio ambulante, non previste nello stesso accordo del 2 maggio. In queste ore apprendiamo di vostre dichiarazioni in merito alla volontà di allargare ulteriormente le categorie del commercio ammesse al bonus con quelle in sede fissa”, ha spiegato il presidente di CNA Piemonte Fabrizio Actis.

 

“La ratio del “Bonus Piemonte” è quella di sostenere con risorse a fondo perduto la continuità di attività in attesa della loro riattivazione. In tal senso ribadiamo la necessità di procedere alla ripartenza di quei settori ancora fermi: servizi alla persona e servizi alla comunità, in primis, possibile sulla base dell’applicazione delle misure di sicurezza conformi al Protocollo Sicurezza condiviso tra Governo e Parti Sociali lo scorso 24 aprile e recepito nel DPCM del 26 aprile. Su tale questione chiediamo proprio alla Giunta regionale di farsi parte attiva nei confronti del Governo che si appresta ad approvare un nuovo DPCM”, ha aggiunto il presidente di Confartigianato Imprese Piemonte Giorgio Felici.

 

“Siamo disponibili ad approfondire attraverso i codici ATECO come arrivare a questo allargamento”, ha concluso il presidente di Casartigiani Piemonte Mauro Rosada.




Dalla Fondazione Sordella visiere protettive per le imprese artigiane fossanesi

In un momento così difficile, com’è l’attuale, con questa donazione si dà sostanza a quell’importante spirito di collaborazione che da sempre lega le tante realtà operative del nostro territorio e che abbiamo sintetizzato nello slogan: #FossanoRiparte: INSIEME. Un Grazie sentito alla Fondazione Sordella per la sensibilità dimostrata verso il nostro Comparto e le sue imprese.

Con queste parole Clemente Malvino, presidente della zona di Fossano di Confartigianato, ha voluto ringraziare ufficialmente il sodalizio fossanese per aver donato cento visiere protettive alle imprese artigiane e del commercio con l’auspicio che possano riprendere al più presto l’attività.

«Si tratta di un gesto significativo – prosegue il presidente Malvino – verso quelle imprese che sicuramente stanno affrontando con fatica la chiusura forzata delle loro attività e che ancora dovranno affrontare una non facile ripartenza, seguendo le stringenti regole di sicurezza imposte dall’emergenza sanitaria».

Le visiere, regolarmente certificate, rappresentano una protezione ergonomica, igienizzabile e antiappannante oggi essenziale per garantire sicurezza nell’ambito delle attività di benessere e servizi alla persona, dall’acconciatura all’estetica. Pur consentendo una respirazione regolare, la visiera è una barriera sicura per tutta l’area facciale contro le ormai famose droplet (goccioline) nelle quali potrebbe annidarsi il covid 19.

«La ripartenza che si prospetta, soprattutto per alcune categorie artigianali, – commenta Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo – è sicuramente molto complessa. Le nostre imprese hanno bisogno di tutto il supporto possibile per riaffrontare un mercato che tenderà a riprendersi a rilento.

Come Associazione ci siamo impegnati fin da subito a livello di Sistema confederale per ottenere incentivi concreti al rilancio della produttività, a cui può contribuire in modo fattivo una proficua sinergia territoriale tra realtà istituzionali, imprenditoriali e associative. Il dono della Fondazione Sordella ne rappresenta un significativo esempio».




Giovani artigiani, con il lockdown il fatturato più che dimezzato

Fatturato più che dimezzato, mancati pagamenti raddoppiati, crisi di liquidità. Sono solo alcuni dei più gravi effetti dell’emergenza Covid-19 sulle imprese guidate dai giovani under 40. Li ha rilevati Confartigianato in un sondaggio condotto ad aprile su un campione di 566 imprenditori in tutta Italia, con una prevalenza degli artigiani del Nord.

Il lockdown ha costretto alla chiusura il 74% delle imprese guidate dai giovani artigiani e ha causato un calo generalizzato degli incassi: per il 58% degli intervistati la sospensione dell’attività ha provocato nei primi giorni di marzo una riduzione di oltre il 50% del fatturato rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Per il 21% delle imprese il fatturato è diminuito addirittura di oltre il 90% rispetto a marzo 2019. Per far fronte alla crisi di liquidità, il 32% dei giovani imprenditori ha dovuto riorganizzare i costi aziendali e i pagamenti ai fornitori e il 18% ha attivato le misure di sospensione o allungamento delle rate di mutui e prestiti previste dalla moratoria Abi.

Il crollo del fatturato non è l’unica conseguenza del lockdown: per il 58% degli imprenditori i mancati pagamenti e gli insoluti sono raddoppiati rispetto all’anno scorso. Un effetto combinato che ha condotto il 61% dei giovani imprenditori a ricorrere a risorse creditizie superiori a 25 mila euro.

«In questa situazione, – commenta Francesca Nota, imprenditrice braidese nel settore dei serramenti e presidente del Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato Cuneo – a preoccuparci maggiormente è una crisi di liquidità senza precedenti: le nostre imprese a fronte di ricavi pari a zero continuano a sostenere i costi “normali”, cui si aggiungono quelli dovuti alla condizione emergenziale. Purtroppo, non sempre le banche rispondono positivamente alle nostre richieste di credito».

«Inoltre, con la fase 2 appena iniziata, – aggiunge Daniele Casetta, fabbro di Montà e vicepresidente nazionale del Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato – si unisce la preoccupazione per la gestione burocratica della prevenzione in azienda, nonché per gli ulteriori costi da sostenere per assicurarne la sanificazione. Vogliamo riaprire in sicurezza e salvaguardare tutti i posti di lavoro ai nostri collaboratori.

Solo così, una volta che l’emergenza sanitaria sarà conclusa, potremo ripartire più forti e motivati di prima».

Ed è proprio la progressiva carenza di liquidità a spaventare il 18% degli intervistati, insieme al timore, indicato dal 31% dei giovani imprenditori, per il carico di burocrazia nella gestione delle norme di prevenzione e diffusione del virus e la sicurezza in azienda. Tra le preoccupazioni più grandi degli intervistati, i costi da affrontare per la sanificazione periodica (19%) e per l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale (19%), la riduzione degli ordini (17%).

Per ripartire, a emergenza conclusa, i piccoli imprenditori under 40 confidano soprattutto nella riduzione della pressione fiscale, indicata dal 22% degli intervistati, nella semplificazione delle procedure di accesso al credito (22%), e nell’aumento delle settimane di cassa integrazione utilizzabili dall’impresa (18%).




Luca Crosetto, vicepresidente SMEunited: “Emergenza da affrontare e vincere uniti”

In uno dei periodi più duri del nostro tempo, SMEunited può e deve agire in maniera strategica in qualità di partner sociale per garantire l’aggiornamento e l’adattabilità delle misure europee e nazionali a salvaguardia della liquidità delle MPMI. Affrontiamo insieme questa sfida. Vinciamo uniti, o cadiamo insieme.

Così durante un recente Board dei Direttori di SMEunited – Associazione europea dell’artigianato e delle PMI, di cui Confartigianato Imprese è membro fondatore – il Vicepresidente di SMEunited con delega alle Politiche per le Imprese Luca Crosetto, anche presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, ha esordito valorizzando l’importanza delle Associazioni di categoria europee e nazionali nell’individuare le misure necessarie per aiutare le imprese artigiane e le micro e piccole imprese in tempi così difficili.

Crosetto ha evidenziato l’importanza del ruolo che l’Unione Europea è chiamata a svolgere in questo periodo e come sia necessario parlare con una sola voce sia a livello europeo sia in ogni singolo Paese avendo come “Stella Polare” i principi della solidarietà, della coesione e della convergenza.

«All’inizio della diffusione – prosegue Crosetto – l’Italia era percepita come una minaccia. Alcuni Stati europei hanno chiuso le frontiere, hanno evitato ogni contatto. Però noi in quanto europei, ed in quanto organizzazioni che rappresentano gli imprenditori, abbiamo ora la responsabilità di mostrare la nostra unità, la nostra forza e i nostri sforzi per allineare le politiche e le misure economiche ai reali bisogni delle nostre aziende».
Le necessità delle imprese e le azioni finora messe in campo sono state oggetto del Board – che si è svolto in video conferenza – per contrastare a crisi economica e sociale causata dall’epidemia COVID-19.

Tra i temi più rilevanti emersi nel confronto, sicuramente la garanzia di liquidità, necessaria per mantenere in vita le imprese. In merito a questa sfida, SME United ha ribadito che talvolta le PMI incontrano comportamenti scorretti da parte delle banche, che applicano tassi di interesse elevati, commissioni elevate per le pratiche e richieste di prestito complesse. Bisogna semplificare e velocizzare la messa a disposizione di liquidità alle imprese. Semplicità e velocità devono essere le parole d’ordine.

La liquidità delle MPMI è resa ulteriormente fragile dai ritardi nei pagamenti da parte delle PA così come nei contratti tra privati. Anche su questo sarà necessario intervenire per assicurare la liquidità delle imprese.

In vista della revoca delle misure di restrizione e le conseguenti strategie d’uscita, SME United ha inoltre sottolineato l’importanza di stabilire misure sanitarie valide e efficienti, ma, allo stesso tempo, sostenibili dal punto di vista economico.
Infine, è stata poi evidenziata l’importanza dell’innovazione e della digitalizzazione per la crescita e la sostenibilità delle PMI, oltre che la necessaria attenzione che le piccole e medie imprese devono avere in relazione all’impatto del rimborso sui prestiti assunti sulla capacità d’investimento.




Confartigianato Piemonte: imprese femminili, artigianato e lockdown

Anche le imprese artigiane femminili, dopo il periodo di lockdown, si apprestano ad inaugurare la fase 2 e riaprono le attività che sono consentite.

In Piemonte a trainare il lavoro indipendente femminile sono le 16.796 titolari di imprese individuali artigiane (dato relativo al II trimestre 2019). Insieme a socie e collaboratrici costituiscono in Piemonte un piccolo esercito di 31.995 donne d’impresa, mentre in Lombardia sono 66.763, in Emilia Romagna 36.757 ed in Veneto 36.991.

 

La classifica provinciale vede in testa Milano, con 18.151 imprenditrici, secondo posto per Torino (15.769), seguita da Roma (14.829).

Nelle province del Piemonte dopo Torino con 15.769 imprenditrici, troviamo Cuneo (4.935), Alessandria (3.203), Novara (2.732), Asti (1547), Biella (1.409), Vercelli (1.256) e Verbania 1.144.

Un focus elaborato sull’imprenditoria femminile mette in evidenza come quasi il 70% delle 31.995 donne d’impresa operano proprio nei settori più esposti alla “crisi coronavirus”.

 

“In uno scenario di ripartenza, dopo il lungo periodo di lockdown, – afferma Daniela Biolatto, Presidente Donna Impresa di Confartigianato Piemonte –dove le donne hanno continuato a lavorare con la formula del lavoro agile, alcune si sono reinventate pur di alleggerire il peso del mancato fatturato, producendo mascherine, camici, ecc., ora è fondamentale considerare le esigenze di conciliazione vita-lavoro. In questa fase, infatti, le scuole sono chiuse, gli asili idem e i figli trascorrono le giornate a casa. Questa emergenza dovrebbe essere l’ennesima occasione per riflettere ed affrontare con più decisione queste tematiche”.

 

“Le aziende rosa del Piemonte – conclude Biolatto – hanno bisogno di concretezza. Le imprenditrici che hanno subito i danni economici legati al lockdown, chiedono da una parte che venga resettato il sistema fiscale e dall’altra che vengano aiutate nello svolgimento del doppio ruolo: in famiglia e sul lavoro. Occorre in pratica un’attenzione maggiore della politica nei confronti della donna che lavora e un welfare in grado di andare incontro alle esigenze al femminile, attraverso iniziative capaci di conciliare la vita familiare, le scuole che non ripartono e la ripartenza del lavoro”.

 

Le donne italiane sono anche tra le più intraprendenti d’Europa ma il nostro Paese è agli ultimi posti nell’UE per l’occupazione femminile e le condizioni per conciliare lavoro e famiglia.

L’Italia conta 1.510.600 donne che svolgono attività indipendenti e che sono aumentate del 3,3% nell’ultimo anno. Per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome siamo al secondo posto in Europa, ci batte soltanto il Regno Unito che raggiunge quota 1.621.000.

Le donne italiane superano gli uomini nella vocazione imprenditoriale: in Italia nel 2018 sono nate 95.672 imprese femminili, 368 al giorno, con un tasso di natalità del 7,2% a fronte del 5,3% delle imprese maschili.

 

Le imprenditrici offrono un rilevante contributo alla ricchezza nazionale: si attesta, infatti, a 290,3 miliardi di euro il valore aggiunto prodotto dalle imprese guidate da donne. A questa cifra si aggiungono i 219,1 miliardi realizzato dalle lavoratrici dipendenti in imprese maschili. Se nelle attività indipendenti le donne italiane primeggiano in Europa, il nostro Paese rimane ultimo nell’UE per il tasso di occupazione femminile. Le imprenditrici devono fare i conti con un welfare che non aiuta le donne italiane a conciliare il lavoro con la cura della famiglia.

 

L’Osservatorio di Confartigianato Imprese mette in luce che la spesa pubblica italiana è fortemente sbilanciata sul fronte delle pensioni e della spesa sanitaria per anziani mentre quella per le famiglie e i giovani si ferma a 26,9 miliardi, pari al 3,2% della spesa totale della PA (rispetto al 3,8% della media UE) e all’1,6% del Pil (rispetto all’1,7% della media UE). Percentuali che collocano l’Italia rispettivamente al 18° posto e al 15° posto tra i 28 Paesi europei.

 

Tutto ciò si riflette sull’occupazione femminile e sulle condizioni per conciliare lavoro e famiglia: Confartigianato Imprese rileva infatti che il nostro Paese rimane ultimo nell’UE per il tasso di occupazione delle donne tra 15 e 64 anni: nel 2018 si attesta al 49,5% a fronte di una media del 63,3% nell’UE a 28. Fa peggio di noi soltanto la Grecia con un tasso di occupazione delle donne tra 15 e 64 anni del 45,3%. Siamo ben lontani dal primato della Svezia (76%).

Per supplire alle carenze dei servizi pubblici, le donne si caricano di una notevole mole di impegni, tra cura della famiglia e attività domestiche, cui dedicano in media 3 ore e 45 minuti al giorno di lavoro non retribuito, pari ad un valore complessivo annuo di 100,2 miliardi di euro, di cui 18,5 miliardi attribuibile alle imprenditrici e 81,7 miliardi alle lavoratrici dipendenti. Il valore del lavoro non retribuito delle lavoratrici artigiane autonome è pari a 3,7 miliardi.

 

 

 

 

 

 

 




Negativo il bilancio anagrafico evidenziato dal tessuto artigiano piemontese

Le imprese artigiane, che rappresentano l’ossatura del sistema economico e produttivo del nostro Paese, contano a livello nazionale, a fine marzo 2020, poco meno di 1,3 milioni di realtà imprenditoriali, concentrate in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, regione in cui il peso delle aziende artigiane sul totale delle imprese si attesta al 27%.

Il primo trimestre del 2020 non consegna di certo un quadro incoraggiante, le criticità che hanno penalizzato le imprese italiane hanno avuto un impatto ancora più negativo sul comparto artigiano. Tutte le regioni, infatti, hanno segnato una contrazione, più o meno intensa, della base imprenditoriale.

Per quanto riguarda più specificatamente il Piemonte, nei primi tre mesi del 2020, la dinamica registrata dalle aziende artigiane (-0,92%) è risultata lievemente più negativa sia rispetto a quanto evidenziato dal tessuto imprenditoriale regionale nel suo complesso (+0,82%), sia rispetto al risultato evidenziato da comparto artigiano nazionale (-0,84%).

“Le imprese artigiane sono le più fragili e le più destrutturate del nostro sistema imprenditoriale, quelle più penalizzate negli ultimi anni dalle fasi congiunturali negative e da politiche economiche di sostegno non adeguate: ne abbiamo perse quasi 21mila in 10 anni. Il risultato dei primi tre mesi del 2020 è purtroppo negativo per tutte le province e per tutti i settori e sconta già le prime ripercussioni dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Dobbiamo attivare subito misure efficaci, immediate e concrete di supporto: accesso al credito semplificato, sburocratizzazione e digitalizzazione” dichiara Ferruccio Dardanello, vice presidente vicario di Unioncamere Piemonte.

Nel periodo gennaio-marzo 2020, sul territorio piemontese sono nate complessivamente 2.398 imprese artigiane. Al netto delle 3.466 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio), il saldo appare negativo per 1.071 unità, dinamica che porta a 114.595 lo stock di imprese artigiane complessivamente registrate a fine marzo 2020 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi.

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce, come evidenziato sopra, in un tasso di crescita negativo pari al -0,92%.

Se si guarda ai dati di medio-lungo periodo appare chiaro come l’erosione del comparto artigiano, purtroppo, non sia legata a difficoltà esclusivamente congiunturali, ma si sovrapponga ad un quadro generale altrettanto pesante che negli ultimi 10 anni ha visto crollare il numero delle imprese presenti in questo settore. Nel 2010 le aziende artigiane presenti sul territorio piemontese si attestavano a 135.353, dieci anni dopo se ne contano quasi 21mila in meno.

Analizzando il tessuto imprenditoriale artigiano in base alla natura giuridica delle imprese che lo costituiscono, emerge come poco meno dell’80% delle realtà sia formata da ditte individuali, il 15,9% risulti composto da società di persone, mentre solo il 5,1% ha assunto la forma della società di capitale. In termini di dinamica, nel primo trimestre 2020, risultano in crescita solo le società di capitale, che registrano un tasso di crescita pari al +0,59%, le altre forme risultano stazionarie, mentre perdono terreno le società di persone (-1,39%) e le ditte individuali (-0,93%).

Dati negativi si riscontrano nel I trimestre 2020 per tutti i settori. La performance peggiore appartiene al turismo (-1,56%), seguito dall’industria in senso stretto (-1,16%). Il commercio segna un risultato in linea con la media regionale (-0,98%), così come gli altri servizi (-0,91%). Il comparto delle costruzioni e l’agricoltura registrano cali di intensità minore, rispettivamente pari a -0,76% e -0,65%.

Anche disaggregando i dati a livello territoriale non si riscontrano differenze significative. In tutte le province il numero delle imprese artigiane risulta in calo. Verbania e Alessandria, entrambe con un tasso di crescita del -1,07%, evidenziano i risultati peggiori. Asti e Cuneo calano rispettivamente del -1,01% e -0,99%. Torino, che incide con una quota del 51% sul risultato piemontese, registra un tasso del -0,94%. Nel nord-est della regione, infine, le flessioni appaiono meno intense: Novara (-0,77%), Vercelli (-0,64%) e Biella (-0,57%).




Bonus Piemonte, Confartigianato Torino: “L’unico vero incentivo è la rapida riapertura in sicurezza”

Bene il bonus Piemonte, ma il primo incentivo per le imprese è la rapida riapertura delle loro attività. Non c’è incentivo economico che valga la rapida ripresa dell’attività imprenditoriale con tutta la sicurezza possibile.

 

Con queste parole Dino de Santis, Presidente di Confartigianato Torino commenta il bonus di 2.500 a fondo perduto erogato dalla Regione Piemonte, destinato al settore benessere.

 

“Ci aspettiamo, inoltre, – continua De Santis – l’estensione del bonus anche ad altre categorie produttive colpite dal lockdown o dalla mancanza di commesse e dal conseguente calo o azzeramento del fatturato”.

 

Abbiamo stimato in 131 milioni di euro i mancati ricavi relativi ai mesi di marzo, aprile e maggio per le imprese del benessere del Piemonte derivanti dal lockdown del settore.

 

E’una situazione estremamente difficile per le 10.943 imprese artigiane piemontesi del benessere che contano 20.527 addetti.

 

“La riapertura del settore del benessere e dei servizi alla persona solo dal 1° giugno, è incomprensibile e inaccettabile. In Torino e Piemonte, acconciatori, estetisti e operatori della pedicure e manicure   – commenta Giuseppe Falcocchio, responsabile del settore benessere di Confartigianato Torino – sono sull’orlo del fallimento e non potranno sostenere un altro mese di serrata”.

 

“Questi nostri artigiani sono stati i primi a essere stati bloccati dalle misure contro il contagio da coronavirus – continua Falcocchio – hanno rigorosamente tenuto abbassate le serrande, continuando a pagare dipendenti e fornitori, saldando affitti e bollette”.

 

In questi 2 mesi, Confartigianato Benessere ha elaborato e presentato al Governo proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività, osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione.

 

“Suggerimenti molto pesanti e fortemente penalizzanti per le possibilità di ricavo delle imprese – sottolinea De Santis – ma sottoscritte dal settore pur di ripartire. Per tutta risposta, il Governo non ha dato alcuna risposta”.

 

Per Confartigianato, tutto questo è stato inutile e si chiede cosa la categoria potrebbe fare in più dal 1° giugno in termini di sicurezza, con l’aggiunta di costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio.

 

“La situazione per il settore è pesantissima e sono tante le attività che rischiano di non avere la forza per riaprire o che purtroppo dovranno lasciare a casa il personale – denuncia De Santis – siamo stati responsabili e lo saremo sempre ma tutto questo è ingiusto e non possiamo permetterlo”. “La prospettiva di un altro mese di fermo obbligato non possiamo accettarla passivamente, tantomeno in silenzio – conclude De Santis – nei giorni scorsi abbiamo inviato una lettera ai parlamentari piemontesi per manifestare al Governo il malessere del settore, rendendoci disponibili per formulare azioni e iniziative che possano sbloccare la situazione”.

 

“La situazione per il settore è pesantissima e sono tante le attività che rischiano di non avere la forza per riaprire o che purtroppo dovranno lasciare a casa il personale – afferma De Santis – tutto questo è ingiusto e non possiamo permetterlo”.

 

Questi motivi portano Confartigianato a ritenere che non sia ulteriormente rinviabile la riapertura dei saloni di acconciatori e dei centri estetici, subordinata all’applicazione di misure di carattere organizzativo ed igienico sanitarie che l’Associazione ha già provveduto ad inviare ai ministeri competenti, e che sono aggiuntive, rispetto a quelle già stringenti che gli operatori sono chiamati a mettere in atto in ragione delle normative di settore.

“Le misure che abbiamo proposto per il contrasto e la diffusione del Covid-19– sottolinea De Santis– consentono di operare in sicurezza tutelando la salute dei clienti, dei dipendenti e degli stessi imprenditori. Va ripristinato rapidamente il circolo dell’economia, avendo tutti attenzione a un diverso modo con cui si lavorerà e ci si muoverà”.

Ed ecco le misure proposte da Confartigianato per la riapertura dei saloni.

Proposte di carattere organizzativo: svolgimento delle attività esclusivamente su appuntamento (telefonico, tramite app o mail), presenza di un solo cliente per volta in area reception, spogliatoi, servizi igienici; permanenza dei clienti all’interno dei locali limitatamente al tempo strettamente; indispensabile all’erogazione del servizio/trattamento; adozione – per le imprese maggiormente strutturate – di orari di apertura flessibili con turnazione dei dipendenti.

Limitatamente ai saloni di acconciatura che – contrariamente ai centri estetici – normalmente non dispongono di spazi chiusi nell’ambito dei quali circoscrivere la presenza ad un solo cliente per operatore: delimitazione degli spazi con applicazione sul pavimento di scotch di colore ben visibile; utilizzo di postazioni distanziate sia nella zona del lavaggio che nelle zone trattamenti; distribuzione della clientela tra gli addetti in modo tale che ciascun operatore abbia in carico un massimo di due clienti contemporaneamente qualora uno dei due sia in fase di attesa tecnica (tempo di posa del colore).

Proposte di carattere igienico-sanitario: utilizzo mascherina e guanti; igienizzazione delle postazioni di lavoro dopo ogni trattamento/servizio; disinfezione dei servizi igienici dopo ogni utilizzo; utilizzo, ove possibile, di materiali monouso e lavaggio a temperatura adeguata e con prodotti igienizzanti dei materiali in tessuto; posizionamento di soluzioni disinfettanti all’ingresso e in corrispondenza di tutte le postazioni lavoro, a disposizione di operatori e clientela.

Misure aggiuntive per i centri estetici: utilizzo di soprascarpe monouso; utilizzo di camici monouso o lavaggio giornaliero degli indumenti ad alta temperatura con prodotti igienizzanti; accurata detersione dei lettini con ipoclorito di sodio-candeggina o alcool denaturato, ed arieggiamento della cabina dopo ogni trattamento.

 




I° maggio, il video di Confartigianato Cuneo
 per dire:
“Il Lavoro è Dignità e Futuro”

“Il Lavoro è Dignità e Futuro”. Così si conclude il video che Confartigianato Cuneo ha lanciato in occasione del 1° maggio, Festa del Lavoro e dei Lavoratori, per raccontare la voglia di ripartenza degli imprenditori, duramente colpiti dalle problematiche conseguenti all’emergenza Corona Virus.

«Confartigianato Imprese Cuneo – spiega Luca Crosetto, presidente provinciale dell’Associazione – in questa giornata di festa vuole essere a fianco di imprenditori e lavoratori con un messaggio di speranza e di ottimismo. #PerUnaNuovaRipresa è la voce di quel Valore Artigiano, orgoglio del nostro Paese, con il quale costruire insieme un domani migliore».

Nel video, disponibile all’indirizzo cuneo.confartigianato.it/PerUnaNuovaRipresa e subito diventato virale sui canali social della Confartigianato, 23 artigiani di svariati settori e di tutta la provincia raccontano “perché” vogliono tornare a lavorare. E, con il loro lavorare, tornare a produrre ricchezza e generare occupazione sul nostro territorio.

Questi i “protagonisti” del filmato: Enrico Molineri, edile di Ceva; Enrico Frea, acconciatore di Cornegliano d’Alba; Ida Micca, acconciatrice di Cuneo; Eugenio “Poldo” Manzone, cuoco del ristorante “Il Portichetto” di Caraglio; Cinzia e Sandra Ricci e Massimo Coccalotto, del ristorante “Il Borgo” di Ormea; Bruno Cingolani del ristorante “Dulcis Vitis” di Alba; Giovanna Chionetti, pasticcera e gelataia di Villanova Mondovì; Annalisa Comino, estetista di Dogliani; Elisa Reviglio, tipografa a Racconigi; Marco Iannaccone, falegname di Bra; Paolo Campigotto, meccatronico di Bra; Bruna Besso Pianetto, sarta e stilista di Saluzzo; Luca Cirillo, fabbro di Robilante; Simona Marengo Martini, pasticcera a Clavesana; Nadir Giordano, videomaker di Peveragno; Gabriele Mainero, pasticcere a Villafalletto; Maria Teresa Rosso, estetista a Savigliano; Daniela De Conti, terzo settore sportivo a Savigliano; Riccardo Lavezzo, videomaker di Alba (contitolare, con il fratello Alberto, dell’azienda “Lavezzo Studios” che ha realizzato il filmato); Luca Vender, serigrafia e realizzazione magliette personalizzate a Fossano; Gigi Scaglia, allestimenti audio-video in eventi di Alba; Eraldo Abbate, autonoleggiatore ad Alba; Matteo Mancini, creazione e