Regione Piemonte: 10 milioni alle pmi per acquisire servizi specialistici

Tra gli strumenti che la Regione Piemonte mette in campo a favore del sistema produttivo per affrontare l’emergenza Coronavirus si inserisce lo stanziamento di 10 milioni di euro per le imprese che intendono acquisire servizi specialistici e qualificati per la ricerca e innovazione da infrastrutture di ricerca pubbliche e private.

“Con questo importante intervento – precisa l’assessore alla Ricerca e Innovazione, Matteo Marnati – vogliamo aiutare le imprese a sostenere le spese necessarie per migliorare e testare i propri prodotti, principalmente in ambito sanitario, per contrastare il contagio del virus ma anche in altri settori. Un altro passo avanti per far ripartire il Piemonte”.

Due le linee di sostegno:

  • 1 milione sulla linea “Emergenza Covid-19”, che prevede un contributo a fondo perduto da 1.500 euro a 10.000 euro a copertura del 100% dei costi sostenuti per la dichiarazione di conformità di dispositivi medici di protezione individuale (quali mascherine e camici da laboratorio) e per la produzione dei tamponi per i test di positività;
  • 9 milioni per l’acquisizione di servizi qualificati e specialistici di supporto alla ricerca, sviluppo e innovazione, finalizzati ad accrescere il grado di innovazione tecnologico delle pmi, grazie a un finanziamento a fondo perduto da un minimo di 20.000 euro a un massimo di 200.000 euro a copertura massima del 70% delle spese ammissibili.



Con RipartiPiemonte un pieno di carburante per la ripresa economica e sociale

Tutte le misure necessarie per mettere benzina in questo Piemonte che ha bisogno di ripartire“: il presidente Alberto Cirio ha sintetizzato così i contenuti del disegno di legge RipartiPiemonte, che mette in campo oltre 800 milioni di euro per favorire la ripresa dell’economia e della società con stanziamenti, moltissime a fondo perduto, per aziende, famiglie e lavoratori. “Un piano di cui siamo orgogliosi – ha sottolineato – perché mette soldi nuovi, non spreca quelli già in bilancio e usa al meglio tutte le risorse”.

Due le colonne portanti del corposo provvedimento, composto da più di 60 articoli: la copertura finanziaria di ogni azione e la semplificazione amministrativa.

Essenziale per ottenere i risultati attesi è lo snellimento dei tempi. “Tutte le misure previste – ha affermato Cirio – sono già state attivate o sono in via di assegnazione con bonus o bandi previsti fra maggio e giugno. Per noi infatti contano molto i tempi, sui quali ci giochiamo la sopravvivenza delle nostre imprese e di tutto il sistema Piemonte. Il cronoprogramma prevede l’approvazione definitiva in Consiglio regionale entro metà maggio e lavoreremo tutti i giorni, domeniche comprese, per questo obiettivo”.

Per ottenere questo risultato il disegno di legge sarà subito trasmesso al Consiglio regionale, che costituirà dei gruppi di lavoro per l’analisi delle varie sezioni. C’è la disponibilità, man mano che ne verranno approvate singole misure, a stralciarle per iniziare subito ad erogarle. Per esempio gli 88 milioni del Bonus Piemonte, che non appena avuto il via libera del Consiglio saranno accreditati sui conti correnti dei beneficiari.




Le imprese che delocalizzano dovranno restituire i contributi regionali

Le imprese beneficiarie di contributi regionali avranno l’obbligo di restituirli in caso di delocalizzazione fuori dal Piemonte o di mancata applicazione delle norme sulla sicurezza sul luogo di lavoro e di legislazione ambientale. È questo l’obiettivo principale della legge anti delocalizzazione, a prima firma Francesca Frediani (M5s), illustrata oggi in Terza Commissione, presieduta da Claudio Leone.

La Pdl era stata presentata nella passata legislatura: la commissione aveva concordato sull’opportunità di non ripetere le consultazioni già effettuate.

“Si tratta di uno strumento utile per arginare, almeno in parte, casi fin troppo frequenti in Italia e nella nostra regione dove aziende in piena salute, dopo aver beneficiato di contributi pubblici, spostano la produzione in paesi in cui il costo del lavoro è più basso” ha sottolineato Frediani.

Il testo prevede anche l’istituzione dell’Osservatorio per il controllo sulle delocalizzazioni produttive con il compito di acquisire e di monitorare i dati e le informazioni relativi al fenomeno delle delocalizzazioni, nonché di avanzare proposte che neutralizzino le incidenze negative del fenomeno.

Si prevede inoltre la stipula di “Contratti di insediamento” tra le imprese e la Regione Piemonte attraverso i quali si impegnano le imprese al mantenimento dell’attività per almeno sette anni dall’erogazione del contributo regionale.

Dopo l’illustrazione, sono intervenuti per chiarimenti i consiglieri Mauro Fava e Angelo Dago (entrambi della Lega), Raffaele Gallo (Pd) e Sean Sacco (M5s).

 




Per le PMI si sono allungati i tempi di pagamento

Una piccola azienda su 2, denuncia la CGIA, segnala che i tempi di pagamento dei committenti privati si sono allungati a dismisura e questo sta mettendo a rischio la tenuta finanziaria di tantissimi autotrasportatori, produttori di imballaggi  e di una parte di  attività metalmeccaniche che, in questo periodo di lockdown, hanno comunque lavorato.
Realtà, fa sapere la CGIA, che anche in condizioni di normalità economica sono spesso a corto di liquidità e sottocapitalizzate. Dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo:
“La questione liquidità per le piccole imprese è dirimente. Se anche coloro che hanno lavorato faticano ad incassare le proprie spettanze, è evidente che bisogna cambiare registro. Ovvero, stop a prestiti bancari a tassi comunque non proprio prossimi allo zero, che costringono le attività ad indebitarsi ulteriormente. Sì, invece, a contributi a fondo perduto. Se con troppi debiti le piccole imprese sono destinate a saltare, lo Stato, invece, anche con un debito pubblico maggiore, può reggere, grazie anche alle misure che la Bce e l’Unione Europea  metteranno  in campo nei prossimi mesi”.
A sostegno della  tesi che le aziende vanno aiutate con trasferimenti aggiuntivi a fondo perduto, la CGIA segnala il report presentato nei giorni scorsi dai ricercatori della Banca d’Italia Giorgio Gobbi, Francesco Palazzo e Anatoli Segura . Non solo. Gli artigiani mestrini guardano con interesse all’esperienza maturata in Germania in queste ultime settimane. Per sostenere le piccole imprese, infatti, il governo e i länder tedeschi hanno erogato, alle realtà con meno di 15 addetti, fino a 15 mila euro a fondo perduto.
Il problema liquidità, ovviamente, riguarda anche le imprese dei servizi alla persona che, a differenza degli autotrasportatori o di tante aziende metalmeccaniche, in queste ultime settimane sono state costrette alla chiusura. Molte hanno cominciato a “recuperare” flussi di cassa non pagando alcune scadenze. Segnala il segretario Renato Mason:
“Non sono pochi gli artigiani e i piccoli commercianti che hanno deciso di mitigare  il forte calo dei flussi di cassa registrato in questo ultimo mese e mezzo non pagando le bollette di acqua, luce, gas, l’affitto o le spese condominiali. E’ il caso di tanti calzolai, tappezzieri, orafi, gelatieri, pasticceri, sartorie, fiorerie, barbieri, parrucchieri, estetiste, bar, ristoranti e negozi vari che per legge hanno dovuto tenere chiuso l’esercizio. Anche chi ha potuto tenere aperto – come i fotografi, gli ottici e le pulitintolavanderie – ricavi ne ha fatti molto pochi e sta riflettendo se con la fine del lockdown avrà comunque senso continuare l’attività. Per questo, oltre a dare liquidità a fondo perduto a queste piccole attività, è necessario anche un taglio fiscale importante sin da subito”.
In merito alla cosiddetta “fase 2”, la CGIA auspica che le attività possano aprire quanto prima, decisione, ovviamente, che deve essere avvallata dalla comunità scientifica, in quanto la salute dei cittadini e dei lavoratori autonomi/dipendenti deve essere posta sempre al primo posto. Tuttavia, ciò che sorprende e che non si parli per nulla della cosiddetta “fase 3”, vale a dire quella del rilancio economico. In altre parole, il Governo non sembra avere  un piano di rilancio, un progetto, un’idea sul futuro del Paese. Un’azione che sarebbe indispensabile, anche per dettare la linea a tanti imprenditori che dopo questa esperienza si sentono disorientati e confusi.

 

 




Decreto rilancio: la PA non ha pagato 11 miliardi di debiti ai fornitori

Anche quando le risorse economiche sono accessibili ad un costo molto contenuto, la Pubblica Amministrazione (PA) non paga i propri fornitori. La denuncia è sollevata dalla CGIA di Mestre che torna ad occuparsi di un tema che sta molto a cuore a centinaia e centinaia di migliaia di imprese che lavorano per lo Stato.

Cosa è successo nelle ultime settimane ? Tramite la Cassa Depositi e Prestiti (CDP), il decreto Rilancio ha messo a disposizione delle Aziende Sanitarie Locali (ASL), delle Regioni e degli enti locali 12 miliardi di euro per liquidare i debiti commerciali maturati prima della fine del 2019. Entro lo scorso 7 luglio, termine entro il quale le articolazioni periferiche della PA dovevano presentare la richiesta di denaro alla CDP, sembra che, secondo alcune indiscrezioni riportate dalla stampa specializzata, sia stato richiesto solo un miliardo.

La conferma di questo clamoroso flop emerge dalla lettura delle bozze del decreto Agosto: all’art. 55 il Governo ha riaperto i termini per la presentazione della domanda alla CDP. Pertanto, ASL, Regioni ed enti locali potranno chiedere l’anticipazione di liquidità per pagare i creditori tra il 21 settembre e il 9 ottobre prossimi.

 

 Altro che indignarsi per i 600 euro: è più immorale non pagare 11 miliardi di debiti

“In questi giorni tutta l’opinione pubblica è indignata per i 600 euro di bonus incassati da parlamentari e consiglieri regionali – denuncia il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – ma, a nostro avviso, è decisamente più immorale che moltissime ASL, Regioni e Comuni non abbiano pagato 11 miliardi di euro ai propri creditori, sebbene la CDP abbia messo a disposizione un prestito trentennale ad un tasso dell’1,22 per cento.

Per risolvere l’eccessivo stock di debito commerciale accumulato dalla PA c’è solo una cosa da fare: bisogna consentire la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti dell’Amministrazione verso le imprese e le passività fiscali e contributive in capo a queste ultime. Grazie a questo automatismo potremmo risolvere questa cattiva abitudine in tempi ragionevolmente brevi, salvaguardando il futuro di tantissime imprese”.

Stando al trend in atto in questi ultimi anni, i ritardi dei pagamenti penalizzerebbero soprattutto le Pmi.

“Dalla segnalazione riportata dalla Corte dei Conti 1 – afferma il segretario Renato Mason – si starebbe consolidando una tendenza in atto da alcuni anni che vede le Amministrazioni pubbliche saldare con puntualità le fatture di importo maggiore e ritardare intenzionalmente la liquidazione di quelle di dimensione meno elevate. Una modalità operativa che, ovviamente, penalizzerebbe le piccole imprese che, generalmente, lavorano in appalti o forniture di importi nettamente inferiori a quelli “riservati” alle attività produttive di dimensione superiore. Senza liquidità molte Pmi non hanno futuro e, paradossalmente, rischiano di chiudere per troppi crediti inesigibili”.

Nel 2° trimestre di quest’anno 8 ministeri su 13 hanno pagato in forte ritardo. Gli altri non hanno aggiornato i dati

A dimostrazione della difficoltà in cui versano le aziende che lavorano con la PA, segnaliamo i tempi di pagamento dei ministeri italiani. Nel secondo trimestre di quest’anno 8 su 13 hanno pagato in ritardo i propri fornitori. Gli altri 5 non hanno ancora aggiornato l’indice di tempestività dei pagamenti che misura i giorni di ritardo o di anticipo in cui vengono saldati i fornitori rispetto alle scadenze previste dal contratto . La situazione più difficile è in capo alle attività economiche che hanno lavorato per il ministero dell’Interno: tra aprile e giugno sono state liquidate mediamente con 62 giorni di ritardo .

Seguono le aziende che hanno instaurato un rapporto commerciale con il ministero delle Politiche Agricole (61 giorni di ritardo) e quelle con il ministero dell’Ambiente (+53 giorni). Forti ritardi nei pagamenti hanno registrato anche il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (+ 49 giorni), i Beni Culturali (+30 giorni), la Difesa (+16 giorni), l’Economia e Finanze (+14 giorni) e lo Sviluppo Economico (+12,5 giorni).

Contravvenendo alle disposizioni di legge, cinque ministeri (Lavoro, Esteri, Giustizia, Salute e Istruzione) non hanno ancora aggiornato i dati del secondo trimestre. Quelli della Giustizia e della Salute, non come tutte le altre Amministrazioni pubbliche, oltre all’ Indice di Tempestività nei Pagamenti (calcolato ai sensi dell’art. 9 del D.P.C.M. del 22 settembre 2014) hanno l’obbligo di pubblicare sul proprio sito anche il numero dei creditori e l’ammontare complessivo dei debiti (art. 33 comma 1 del D.Lgs n. 33/2013 così come modificato dall’art. 29 del D.Lgs. 97/2016) maturati ogni trimestre e alla fine di ciascun anno per le seguenti voci di spesa: somministrazioni, forniture, appalti e prestazioni professionali.

Dal 2013, a seguito del recepimento nel nostro ordinamento della normativa europea contro i ritardi di pagamento (Direttiva UE/2011/7), i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra enti pubblici italiani e aziende private non possono superare di norma i 30 giorni (60 per alcune tipologie di forniture, in particolare quelle sanitarie) hanno addirittura ancora reso disponibili gli indici di tempestività del primo trimestre del 2020 .

Secondo le stime della Banca d’Italia i debiti della nostra PA ammontano a 53 miliardi

Secondo gli ultimi dati disponibili riportati nella “Relazione annuale 2018”, presentata il 31 maggio 2019 dalla Banca d’Italia, l’ammontare complessivo dei debiti commerciali della nostra PA sarebbe pari a circa 53 miliardi di euro, metà dei quali ascrivibili ai ritardi di pagamento .

L’utilizzo del condizionale è d’obbligo, visto che il periodico monitoraggio condotto dai ricercatori di via Nazionale si basa su indagini campionarie condotte sulle imprese e dalle segnalazioni di vigilanza da cui emergono dei risultati che, secondo gli stessi estensori delle stime, sono caratterizzati da un elevato grado di incertezza . Tuttavia, di una cosa siamo certi: le statistiche di Bruxelles ci dicono che, nonostante gli sforzi fatti in questi ultimi anni, la nostra PA è comunque tra le peggiori pagatrici d’Europa.

 

 

 

 




Super ecobonus, Confartigianato Torino: bene ma la norma è ancora da migliorare

Considerando gli investimenti sostenuti da detrazioni in edilizia in Piemonte (nel 2019) di 2miliardi e 876 milioni e il fatturato per addetto nelle imprese delle costruzioni (oltre 113 mila euro), è possibile stimare che tali investimenti hanno sostenuto 25.400 occupati nelle costruzioni che rappresentano il 25,2% degli occupati del settore nel IV trimestre del 2019.

Stefano Vanzini (Presidente Confartigianato Anaepa edilizia Torino): “Le imprese artigiane non diventino il collettore di problemi o anticipatrici di liquidità”.

Il “super Ecobonus”, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale in data 19 maggio è Legge dello Stato. Tanto atteso da imprese, cittadini e tecnici, ma anche dai Comuni, grazie agli incentivi che andranno a coprire la totalità delle spese, dovrebbe stimolare la trasformazione degli immobili anche del Piemonte.

Confartigianato Imprese Torino esprime apprezzamento per la misura, che rappresenta una importante occasione per il rilancio del comparto delle costruzioni, per rimettere in circolo la liquidità dei privati e che consentirà il rinnovamento del patrimonio edilizio del territorio in un’ottica di sostenibilità e sicurezza.

“Peccato che la norma diventerà realtà solo a partire da luglio e la sua applicazione comporterà ulteriori rinvii nel tempo, tenendo ferme ancora per un mese le imprese del Comparto Casa. Tutti i lavori sulle facciate, ad esempio, sono in stand by, in attesa di capire come procedere. In definitiva siamo molto preoccupati per i tempi della vera entrata in vigore e la complicazione burocratica”. Così commenta Stefano Vanzini, Presidente Confartigianato Anaepa edilizia Torino.

Una situazione di stallo che mette in difficoltà 81.422 imprese attive in Piemonte del sistema casa (oltre la metà riguardano il settore costruzioni) di cui il 48,9% artigiane (39.800 realtà), che impiegano oltre 170mila addetti.

A Torino le imprese attive del sistema casa sono 40.072, (20.340 riguardano il settore costruzioni) di cui il 45,2% artigiane (18.114 realtà) che impiegano 80.886 addetti.

“Grazie agli incentivi per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico, il comparto casa potrebbe ripartire. Infatti tutte le richieste di ristrutturazioni che riceviamo in questi giorni si basano sulla possibilità di beneficiare delle detrazioni – prosegue Vanzini – ma stanno emergendo le criticità che avevamo denunciato prima dell’uscita del Decreto: ottimo volano per la ripartenza ma in attesa dei decreti attuativi del 18 giugno siamo a chiedere eventuali modifiche e chiarimenti. “

Gli interventi incentivati hanno un rilevante effetto di sostegno dell’occupazione delle Costruzioni.

Considerando gli investimenti sostenuti da detrazioni in edilizia in Piemonte (nel 2019) di 2miliardi e 876 milioni e il fatturato per addetto nelle imprese delle costruzioni (oltre 113 mila euro), è possibile stimare che tali investimenti hanno sostenuto 25.400 occupati nelle costruzioni che rappresentano il 25,2% degli occupati del settore nel IV trimestre del 2019, collocando il Piemonte al quarto posto della classifica per regioni.

“Siamo stati i primi a chiedere ufficialmente una misura che andasse a coprire il 100% degli investimenti per le ristrutturazioni – continua Vanzini – nonostante la positività dell’intervento, come in ogni Legge, però ci sono anche delle criticità che hanno bisogno di essere smussate affinché il complesso normativo possa essere più vicino alle esigenze delle piccole imprese e dei fruitori.

Su questo lavoreremo da subito. La nostra perplessità riguarda fondamentalmente la complessità degli adempimenti legati alla cessione dello sconto, specialmente se paragonata al meccanismo più immediato della detrazione per gli interventi di recupero edilizio al 50%. E’ necessario incoraggiare chi vuole fare questi lavori e non spaventare con richieste che poi portano a rinunciare a una opportunità di questo tipo”.

Le imprese dell’edilizia sottolineano anche come 18 mesi di tempo per effettuare i progetti, richiedere le autorizzazioni, trovare i finanziamenti per i privati, affidare gli appalti e terminare i lavori, siano troppo pochi.

“Su questo punto – riprende Vanzini – chiediamo uno spostamento almeno a fine 2023, altrimenti i tempi sarebbero troppo stretti e tanti progetti potrebbero saltare. Chiederemo anche che venga alzata la percentuale detraibile sulle semplici manutenzioni straordinarie delle facciate interne, facendola arrivare al 90% già previsto per quelle esterne”.

“Un altro punto importante è quello relativo alla cessione del credito – sostiene Vanzini – Le piccole imprese artigiane, per loro natura, infatti, non sono in grado di anticipare il costo dei lavori che, solo per piccoli progetti potrebbero movimentare decine di migliaia di euro, mentre per ristrutturazioni di interi condomini arriverebbero anche a parecchie centinaia di migliaia. Le imprese devono continuare a fare il loro lavoro senza trasformarsi in collettori di problemi, anticipando liquidità che non hanno o risolvendo problemi burocratici.”

“Su questo punto si gioca la riuscita o meno del super ecobonus – riprende Vanzini – La richiesta forte delle pmi artigiane edili è quello di eliminare lo sconto in fattura: è insostenibile da parte di piccole realtà che andrebbero subito in carenza di liquidità anche nella prospettiva di cedere a propria volta il credito alle banche”.

“La norma deve consentire un meccanismo semplice che porti il committente a dialogare direttamente con gli Istituti di Credito che, in maniera immediata e automatica, poi riverserà il credito verso le imprese. Insomma – conclude Vanzini – non vogliamo che terzi soggetti, che nascono per speculare in queste situazioni, costringano le imprese ad accettare percentuali di ricavo non idonee, non adeguate e non congrue alle prestazione effettuate”.

 




Torino, a dicembre il tasso annuo d’inflazione è +0,7%

Nel mese di Dicembre 2019 a seguito della rilevazione dei prezzi effettuata dal Servizio Statistica della Città, l’indice complessivo dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) è risultato pari al 102,7 (Base Anno 2015=100) con una variazione del +0,2% rispetto al mese precedente e con una variazione del +0,6% (tasso tendenziale) rispetto al mese di Dicembre 2018.

 

Il tasso annuo d’inflazione (media anno 2019/media anno 2018) per la Città di Torino è risultato del +0,7%.

 

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto registrano +0,1% sul mese precedente e +0,9% su Dicembre 2018. I prezzi dei prodotti a media frequenza d’acquisto rilevano +0,4% rispetto al mese di Novembre 2019 e +0,3% sull’anno precedente. I prezzi dei prodotti a bassa frequenza d’acquisto segnalano -0,1% sul mese precedente e +0,8% sull’anno precedente.

 

Nella tipologia di prodotto dei BENI si segnala un aumento su base congiunturale del +0,1% ed una diminuzione del -0,2% su  base tendenziale.

I prodotti in rilevazione hanno subito queste variazioni:

Beni Alimentari 0,0 sul mese precedente e +0,6% sull’anno precedente,

Beni Energetici +0,3% sul mese precedente e -2,4% sull’anno precedente,

Tabacchi 0,0 sul mese precedente e +2,9% sull’anno precedente,

Altri Beni +0,1% sul mese precedente e -0,1% sull’anno precedente.

 

Nella tipologia di prodotto dei SERVIZI si registra un rincaro pari al +0,3% su base congiunturale  e del +1,6% su base tendenziale. Sono state riscontrate le seguenti variazioni:

Servizi relativi all’Abitazione +0,1% sul mese precedente e +0,9% sull’anno precedente,

Servizi relativi alle Comunicazioni +0,3% sul mese precedente e -5,6% sull’anno precedente,      Servizi Ricreativi, Culturali e per la Cura della persona +0,4% sul mese precedente e +1,6%  sull’anno precedente,

Servizi relativi ai Trasporti +0,8% sul mese precedente e +1,5% sull’anno precedente,

Servizi vari +0,2% sul mese precedente e +3,2% sull’anno precedente.

L’inflazione di fondo al netto degli energetici e degli alimentari freschi subisce una variazione del     +0,2% rispetto al mese precedente  e del +1,0%  come valore tendenziale.

 




Fondo di garanzia, estensione automatica garanzia per finanziamenti oggetto di moratoria

Il Fondo di garanzia per le PMI estende la garanzia già concessa sui finanziamenti in essere al 31 gennaio 2020 che rientrano nell’applicazione dell’Addendum all’Accordo per il Credito 2019 sottoscritto, in data 6 marzo 2020, dall’ABI e dalle Associazioni imprenditoriali in considerazione dell’emergenza COVID-19.

Per i finanziamenti per i quali sia comunicata dalle banche o dai confidi la variazione in aumento del piano di rientro del debito, connessa alla sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti a medio e lungo termine o all’allungamento della durata ai sensi di quanto previsto dall’Accordo per il Credito, sarà, pertanto, confermata d’ufficio la garanzia del Fondo senza una nuova valutazione del merito di credito delle PMI e dei professionisti beneficiari.

La medesima procedura sarà applicata anche ai finanziamenti cui siano riconosciute condizioni di maggior favore per le imprese rispetto a quelle previste nell’Accordo per il credito, ovvero per i quali la sospensione o l’allungamento della durata sia accordata da soggetti non firmatari del predetto Accordo.




Coronavirus: rimborsi per l’acquisto dei dispositivi

Invitalia pubblica un bando per le imprese che sarà aperto fino al 18 maggio

E’ online il nuovo bando “Impresa sicura”, attivato da Invitalia, che consente alle imprese di ottenere il rimborso delle spese sostenute dalle aziende per l’acquisto di dispositivi ed altri strumenti di protezione individuale, finalizzati al contenimento e il contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19.

Il bando, aperto da oggi, rimarrà disponibile fino a lunedì 18 maggio 2020.

Tutti i dati per poter inviare domanda di rimborso devono essere caricati nella pagina di Invitalia dedicata alle prenotazioni.

Per maggiori dettagli consulta la scheda informativa “Impresa Sicura”.




Stanziamento di 55 milioni per il personale sanitario

Il presidente Alberto Cirio ha rivelato durante la videoconferenza che il primo articolo del disegno di legge conterrà “uno stanziamento di 55 milioni per il personale sanitario.

Un indennizzo straordinario per chi in queste settimane ha combattuto in prima linea il Coronavirus. Lo Stato ha messo 18 milioni, noi li portiamo a 55 usando fondi europei. Non credo che siano sufficienti per ringraziarli, ma è un segnale che volevamo dare. Giovedì avremo un incontro con i sindacati di categoria per stabilire le modalità attuative”.