Torino. Creazione d’impresa, un protocollo con la città di Rivoli

Favorire una politica per l’occupazione attraverso il rafforzamento delle capacità imprenditoriali e la nascita di nuove imprese e attività di lavoro autonomo e sostenere le piccole attività produttive del territorio in questa particolare situazione causata dalla pandemia: sono questi in sintesi gli obiettivi che hanno portato la Città metropolitana di Torino e la Città di Rivoli a sottoscrivere un protocollo d’intesa a favore della creazione d’impresa.
La Città metropolitana annovera fra le proprie funzioni fondamentali la promozione ed il coordinamento dello sviluppo economico e sociale; in coerenza con il proprio Statuto opera per la creazione, l’insediamento e la crescita delle imprese e delle attività produttive.
In particolare il Programma Mip – Mettersi in proprio, rappresenta da 25 anni il principale strumento attivato dall’Ente per il sostegno alla creazione d’impresa sul territorio: è costituito da un insieme articolato di azioni volte a diffondere la cultura imprenditoriale, a stimolare la nascita di idee d’impresa e valutarne la fattibilità, favorendo la creazione e lo sviluppo di nuove attività di successo.
La conferma della validità è stata anche certificata dall’interesse della Regione Piemonte che lo ha inserito e finanziato nell’ambito dei Programmi Operativi Regionali (POR) Piemonte del Fondo Sociale Europeo.
“Oltre al percorso del MIP, la Città Metropolitana promuove e gestisce la misura di agevolazione “Mip al Top” finanziata a livello nazionale dal Bando per la Riqualificazione urbana e la Sicurezza delle periferie, il cosiddetto Bando Periferie” ricorda il consigliere metropolitano delegato allo sviluppo Dimitri De Vita che sottolinea con favore l’impegno diretto del nostro Ente per la Città di Rivoli, che insieme ad altri Comuni della Zona Ovest di Torino da tempo favorisce lo sviluppo economico locale anche con iniziative proprie.
Ribadendo la necessità di predisporre interventi e servizi che favoriscano l’integrazione e il rafforzamento del sistema delle imprese locali, il Comune di Rivoli nell’ottica della semplificazione ha istituito il “Servizio Imprese“.
Ora con la sottoscrizione del protocollo tra Città metropolitana e Rivoli, comincerà un percorso di sensibilizzazione attraverso seminari informativi e di primo orientamento per gli aspiranti imprenditori e lavoratori autonomi, valorizzando in particolare l’esperienza maturata attraverso il Programma Mip – Mettersi in proprio che fra i suoi diversi servizi propone agli utenti un percorso di accompagnamento totalmente gratuito alla creazione d’impresa e al lavoro autonomo che si conclude con la redazione del business plan secondo le regole e le procedure previste dal MIP.
Il protocollo, che sarà sottoscritto dal consigliere metropolitano Dimitri De Vita e dal sindaco di Rivoli Andrea Tagaioli, è valido per un triennio fino a tutto il 2022.




Nella sagra dei Pescatori di Villafranca Piemonte i menù di fiume e di mare

Neppure il Covid ha fermato la Sagra dei Pescatori di Villafranca Piemonte, che è in programma, anche se in formato ridotto, da venerdì 4 a domenica 6 settembre, con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino.

Gli organizzatori della Pro Loco hanno voluto sottolinearlo, battezzando la kermesse con l’appellativo di “Special Year”.

In campo, a fianco della Pro Loco, lo staff del Ristopalatenda, le associazioni locali, i comitati delle frazioni e la Protezione Civile. Rivoluzionate date, spazi ed eventi: anziché la tradizionale collocazione nell’ultima settimana di settembre, quest’anno la Sagra, ridotta a tre giornate, si tiene all’inizio del mese nell’area esterna del palazzetto polivalente in via Brigata Alpina Taurinense.

Nel Ristopalatenda si possono gustare le specialità dei menu di mare e d’acqua dolce. Il programma degli spettacoli prevede i concerti live di Break Free-Queen Tribute Show venerdì 4, l’orchestra di Federica Cocco sabato 5 e l’ex Pooh Roby Facchinetti domenica 6, tutti con inizio alle 22.

A mezzanotte di venerdì 4 e sabato 5 c’è la spaghettata offerta dalla Pro Loco, con la musica del Dj DNA Maurizio Sivora e il coktail party. Domenica 6 dalle 8 alle 18 si tiene la fiera commerciale nelle vie del centro, mentre il Mercantico è allestito nell’area Palasport. Per i bambini appuntamento sotto l’ala per partecipare al gioco “Patrimonio” curato da Oratorio 10068 e il lunapark in piazza Vittorio Veneto.

Cancellati i fuochi d’artificio sul Po, ma al termine di una delle tre serate musicali, se le condizioni meteo e le prescrizioni lo permetteranno, a mezzanotte ci sarà uno spettacolo pirotecnico musicale realizzato dalla ditta Panzera nell’area spettacoli. Molto interessanti la mostra per il 40° anno dalla fondazione dell’associazione Amici del Po nell’ex Monastero, dove è ospitata anche l’associazione Liberi Pescatori. Da visitare anche le mostre “Flora e fauna” nella chiesa del Gesù e “Il bosco in una stanza” nei locali di via San Sebastiano 28, curate da Nino Perassi. Il Gruppo caritativo parrocchiale gestisce il pozzo di San Patrizio nell’ex Monastero e la Pro Loco il Banco Pesca.

Cene e pranzi non sono più self service ma con servizio al tavolo ed è necessario prenotare entro le 12 del giorno precedente al numero telefonico 366-490.6502. È previsto un servizio di asporto e consegna a domicilio per gli speciali menu del Ristopalatenda. Sabato 5 alle 15 al campo sportivo di via Moro è in programma la Partita del cuore tra una selezione di amministratori e membri delle associazioni locali e la Nazionale artisti, cantanti e comici. I proventi dell’evento (ingresso 5 euro) andranno in beneficenza.




Il Consiglio regionale incontra la Corte dei Conti

La copertura finanziaria delle leggi approvate dal Consiglio regionale è stato il tema della riunione odierna della prima Commissione presieduta da Carlo Riva Vercellotti.

Ospite d’eccezione della Commissione, una delegazione della Corte dei Conti del Piemonte guidata dal presidente della sezione regionale di controllo della corte, Maria Teresa Polito, affiancata dai magistrati Laura Alesiani, Marco Mormando, Rosita Liuzzo, Stefania Calgari, Diego Maria Poggi.

Nel suo saluto iniziale, il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ha  ricordato che la collaborazione tra i due enti è prevista dallo statuto regionale e che “approfondire le complesse tematiche relative alla copertura finanziaria delle leggi regionali, al fine di assicurarne la sostenibilità nell’ambito del quadro complessivo della finanza pubblica, è un’occasione importantissima per migliorare la qualità della legislazione regionale”.

L’importanza della collaborazione è stata sottolineata anche dalla presidente Maria Teresa Polito: “La collaborazione tra istituzioni non è solo un dovere costituzionale, è anche un modo per far funzionare meglio tutti i contesti, ponendo le proprie professionalità al servizio di un bene comune e  offrendo ai cittadini il miglior servizio possibile ”. In questo senso “l’attività istituzionale della Corte dei  Conti è volta a verificare le tecniche di quantificazione e  la copertura finanziaria delle nuove leggi adottate. Sono importanti per gli equilibri di bilancio e ne costituiscono l’altra faccia, perché se le norme che vengono emanate hanno una definizione adeguata degli oneri, sicuramente la legislazione avrà un impatto positivo sui conti e una maggior efficacia”.

Le questioni tecniche della quantificazione e della copertura finanziaria sono state al centro dell’intervento di Laura Alesiani, accompagnato dalla proiezione di slide esplicative.

Domande ai relatori sono state poste da Sean Sacco (M5s), Raffaele Gallo (Pd), Marco Grimaldi (Luv) e dal presidente Carlo Riva Vercellotti (Fi).




Il Pil del Piemonte nel III trimestre 2020 recupera 8 miliardi

Il Pil del Piemonte nel III trimestre del 2020 recupera 8 miliardi, ma il livello dell’attività economica è ancora inferiore del 5,5% al livello del 2020 (stesso trimestre); anche la variazione tendenziale recupera rispetto al -13,6% del II trimestre 2020. Guardando ai livelli, il Pil annualizzato passa da una perdita di -18 miliardi a una perdita di -10 in corso d’anno, avendo recuperato nel trimestre estivo, post lockdown, 8 miliardi di perdita annualizzata.

Il Pil del Piemonte, come quello nazionale, è rimbalzato nel III trimestre del 2020, dopo il rilascio delle misure di contenimento del lockdown. Il livello del Pil annualizzato è cresciuto nel trimestre del +7,4%, mentre la variazione rispetto III trimestre del 2020 è ancora negativa (-5,5%), approssimativamente in linea con quella nazionale (-4,7%).

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “Dobbiamo lavorare molto come istituzioni locali e nazionali per recuperare tutto quello che il Covid-19 ci ha portato via. Circa il 40% del Pil è speso o trasferito proprio dalle pubbliche amministrazioni: quando una percentuale è così rilevante, i policy maker hanno una responsabilità rafforzata per l’efficienza delle imprese e di conseguenza per il benessere dei cittadini. I nostri sforzi devono continuare a concentrarsi sul sostegno dei settori più colpiti da questa pandemia. Solo stando a fianco alle imprese piemontesi, potremo evitare contraccolpi all’occupazione e allo sviluppo della nostra regione”.

Il calcolo è stato eseguito dal Comitato Torino Finanza presso la Camera di commercio di Torino, che si è dotato di un apposito modello di Nowcasting. Il modello, piuttosto che computare il valore aggiunto dei settori, che viene registrato con ritardo, inferisce il livello dell’attività economica da indicatori reali e del mondo online. Tra i principali indicatori reali vi sono il traffico autostradale dei veicoli pesanti, i consumi di energia elettrica (a confronto con quelli nazionali), nonché le esportazioni del Piemonte. Agli indicatori reali si aggiungono gli andamenti delle ricerche online di 53 parole chiave precursori dell’andamento dell’economia piemontese e dei suoi consumi, come le ricerche dei suoi marchi principali, dei centri commerciali dove normalmente si fa lo shopping, nonché dei siti culturali e delle principali mete turistiche.

Variabili reali e variabili immateriali, che provengono dai trends delle ricerche sulla rete, sono aggregati con l’econometria e il modello così ottenuto è validato e calibrato sui dati del passato, dal 2006 al 2017. Dal 2018 in avanti il modello produce le sue proprie stime di nowcast del PIL (figura 1).

Afferma Vladimiro Rambaldi, Presidente di Torino Finanza: “Il Piemonte si è dotato di uno strumento statistico innovativo in grado di stimare il Pil pressoché in tempo reale. Il modello elimina pertanto l’incertezza sullo stato della congiuntura, che ha conseguenze su spese, consumi e investimenti. In questo frangente economico abbiamo misurato il rimbalzo del sistema piemontese nel III trimestre, fondamentale per la tenuta dell’anno 2020, che vale 8 miliardi di Pil recuperato dei 18 persi dall’inizio dell’anno”.

Aggiunge Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino, ove ha la sede il Comitato Torino Finanza: “L’informazione tempestiva sulla congiuntura viene utile quando i movimenti sono molto forti. Ci è di conforto che il rimbalzo piemontese abbia ritrovato 8 miliardi di Pil, che avremmo potuto perdere entro la fine dell’anno. Purtroppo, una variazione negativa di circa 10 miliardi è acquisita e il rallentamento delle attività nel IV trimestre non permette di essere ottimisti. Per il momento, la variazione negativa del Pil acquisita nell’anno è del 7,4% (contro una media nazionale dell’8,2%). Puntiamo almeno a non chiudere l’anno con una variazione a due cifre. Il rimbalzo a V dell’estate ci fa ben sperare per quando la crisi sanitaria sarà risolta”.

Facendo parlare il modello, l’ultimo anno di crescita dell’economia piemontese è stato il 2018, mentre le cose hanno incominciato a peggiorare per il Piemonte durante il 2019 (figura 1), che è stato un anno di recessione (-0,9% in media annua).

Il Pil del Piemonte è così entrato nel 2020 con un trascinamento negativo, sul quale hanno poi pesato i due trimestri del lockdown, con tassi di variazioni tendenziali (ossia sullo stesso trimestre dell’anno precedente) pari a -4,9% e -13,6%.

Il tasso tendenziale di variazione del terzo trimestre dell’anno è stato migliore del secondo, grazie alla revoca delle misure di lockdown del II trimestre (32 giorni nel II trimestre e 21 nel I trimestre). La variazione negativa (-5,5%) era comunque ampiamente attesa, perché nel trimestre estivo è comunque mancato il turismo internazionale e il livello delle esportazioni si è confermato al di sotto di quello del 2019, per la generalizzata crisi nei mercati di sbocco.

Anche gli investimenti sono frenati dal clima di fiducia e dalla cautela delle imprese. I dati sul PIL del Piemonte (-5,5%) sono allineati o lievemente inferiori di quelli nazionali (-4,7%), della Francia (-4,3%), mentre sono decisamente migliori di quelli della Spagna (-8,7%). Anche la Germania (-4,2%), ha concluso il II trimestre con un “segno meno”, nonostante la manovra fiscale espansiva più ampia di tutti i Paesi europei.

Entro il 10 febbraio del 2021 rilasceremo il Pil del IV trimestre e il collegato consuntivo annuale, che permetterà di valutare la dinamica dell’economia, dopo la seconda ondata che verosimilmente frenerà il rimbalzo estivo.




Ebano Spa: Caccialanza alla Direzione del Marketing

Sebastiano Caccialanza è il nuovo Direttore Marketing del Gruppo Ebano, la holding fondata e guidata dal Presidente di Piccola Industria Confindustria Carlo Robiglio.

Manager con un’esperienza ventennale nel marketing, nella comunicazione e nel digitale, Caccialanza avrà compiti di notevole rilevanza.

“Entro a far parte di un Gruppo. spiega Caccialanza- che negli anni ha costruito realtà di eccellenza e che persegue obiettivi ambiziosi con grandi progetti di sviluppo. Il mio ruolo sarà multiforme, ma in particolare punterà ad approfondire e valorizzare le potenziali sinergie tra le varie società del Gruppo e a mettere a fattore comune le competenze e le risorse presenti, per individuare ulteriori aree di business e ampliare quelle già operative. Avrò inoltre la responsabilità di definire il piano di comunicazione e la nuova brand identity del Gruppo”.

Impegni e sfide di primo piano, che Caccialanza affronterà dopo avere in passato ricoperto ruoli di direzione in aziende nazionali e internazionali. In particolare, è stato Direttore Commerciale in Mondadori, Direttore Commerciale di una società del Gruppo Bertelsmann, Head of Department di Corriere della Sera.it e Direttore Marketing del Gruppo editoriale Rizzoli. Nella sua carriera, ha sempre perseguito l’innovazione sia delle tecnologie che dei processi, spesso precorrendo i tempi con una visione chiara e lungimirante.

Caccialanza supporterà anche la Direzione Generale nelle attività di marketing strategico.
“Sono fermamente convinto- conclude Caccialanza- che visione e strategia siano alla base di ogni attività marketing di alto livello e credo che all’interno del Gruppo Ebano ci siano tutte le opportunità per potersi esprimere al meglio”.

Il Gruppo Ebano
La realtà imprenditoriale fondata da Robiglio opera in settori complementari tra loro: dall’editoria al marketing, dall’e-commerce alla formazione a distanza. Ed è proprio quest’ultima uno dei punti di forza, grazie alla controllata Cef Publishing, leader di mercato nella realizzazione e nell’erogazione di corsi professionali per il mercato consumer, con più di 50 mila iscritti negli ultimi undici anni.
Il Gruppo Ebano, con 9 società controllate, 15 partnership produttive, più di 250 dipendenti e collaboratori, tramite la controllata Cef Publishing, è anche certificata dal programma Elite di Borsa Italiana per i requisiti di affidabilità e trasparenza richiesti dai principali investitori istituzionali e ha vinto quest’anno per la seconda volta consecutiva il “Best Managed Companies”, iniziativa promossa da Deloitte per supportare e premiare le aziende italiane eccellenti per capacità organizzativa, strategia e performance.

Il Gruppo è fortemente impegnato nel sociale e nella sostenibilità. La politica aziendale di Ebano, volta a perseguire alti standard in termini di sostenibilità e impatto sociale, ha permesso, attraverso la partecipata Cef Publishing, di ottenere la Certificazione b Corp®, rilasciata dalla B Corporation, l’ente non-profit americano.
La sede principale del Gruppo si trova a Novara, mentre le società partecipate hanno sede anche in Piemonte, Puglia e Lombardia.

Accanto a queste attività primarie, alcune società del Gruppo Ebano operano in ambito comunicazione, business intelligence, direct marketing e in iniziative legate a startup innovative rivolte al mondo della sharing economy, con particolare attenzione al digital marketing.

Il Gruppo si pone, nell’immediato futuro, l’obiettivo di sviluppare costantemente, ma in maniera armonica e sostenibile, la propria presenza nei settori elencati e in altri contigui ritenuti strategici e complementari al proprio progetto di crescita. Particolare attenzione è dedicata, a tal fine, agli investimenti in Ricerca & Innovazione che rappresentano, unitamente alla Formazione continua, i pilastri strategici sui quali sono poste le fondamenta del gruppo Ebano.




Recovery Plan: il Piemonte attende le regole di ingaggio

“Sul fronte del Recovery Plan il Piemonte è pronto. Abbiamo fatto un ampio lavoro e siamo pronti a trasmettere a Roma le nostre progettualità non appena ci saranno le regole di ingaggio, che al momento nessuno conosce. Questo ci mette nelle condizioni di muoverci un po’ al buio, cioè senza le regole: conosciamo solo le nostre richieste, perché solo dopo il passaggio parlamentare il Governo tratterà con le Regioni”

è quanto ha dichiarato il presidente Alberto Cirio nel corso dell’illustrazione in Consiglio regionale del documento che la Giunta ha elaborato e approvato nelle scorse settimane.

“Fino all’8 aprile le Regioni non erano mai state coinvolte. La Conferenza delle Regioni – ha proseguito Cirio – ha però deciso di muoversi motu proprio, e noi in Piemonte abbiamo cominciato a raccogliere le istanze dai territori. Sulle sei missioni del Recovery abbiamo usato il sistema che viene comunemente utilizzato dalla Commissione europea, raccogliendo e censendo le richieste dei territori per orientare le future azioni e i bandi che saranno fatti su ciò che serve. Siamo pronti con i progetti divisi per materia, per territorio e per fase di attuazione. Vorrei che il lavoro che ancora dobbiamo fare in vista delle risorse che arriveranno in Piemonte avvenisse di concerto con il Consiglio regionale. Ma le modalità devono essere veloci. Al Consiglio chiedo quindi un metodo veloce di interazione, per esempio un gruppo di lavoro agile, più di sostanza e il meno burocratico possibile. Più lavoriamo insieme, meglio facciamo nell’interesse dei piemontesi”.

“Tutto è migliorabile – ha concluso il presidente – ma su alcune cose dobbiamo essere chiari: la presidente Von Der Leyen ha chiesto questo lavoro alle Regioni. Saremo noi a dover dire se un progetto non può starci, e se non può ma ha dignità cercheremo di finanziarlo con i fondi della programmazione europea, e se non sta neppure lì proveremo a farlo con fondi della Regione. Se diamo pari dignità a tutti, prendiamo anche il ponte tibetano di un piccolo Comune, che da solo farà sorridere, ma possiamo inserirlo nel grande progetto turistico sull’outdoor”.

All’inizio del dibattuto sono intervenuti diversi assessori per soffermarsi sulle materie di propria competenza.

Matteo Marnati ha affermato che “uno dei principi cardine alla base dell’elaborazione dei progetti è il concetto della crescita felice: intendiamo puntare con tutte le forze sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico, sull’innovazione e sulla sostenibilità delle imprese, che rappresentano per fortuna le eccellenze della nostra manifattura e dovranno essere il motore della ripresa e non solo della resilienza. Per quanto riguarda la digitalizzazione abbiamo grandi temi quali 5g, banda larga, intelligenza artificiale, big data, cyber security e cloud. Occorre inoltre rendere più efficiente la macchina burocratica della Pubblica amministrazione, inclusa la nostra. C’è poi la rivoluzione verde, la cosiddetta transizione ecologica, non più derogabile per affrontare le sfide climatiche ed energetiche. Anche in seguito agli effetti delle pandemia siamo arrivati al punto in cui appare non più rinviabile l’appuntamento con le riforme secondo il principio della sostenibilità. Dobbiamo puntare a uscire dallo stato emergenziale con soluzioni innovative e strutturali, puntando a costruire un’economia di tipo circolare”.

Andrea Tronzano ha sottolineato che “l’economia piemontese ha basi solide con punti di forza concreti: un mix produttivo che va dalle cave allo spazio, una robusta percentuale di imprese che possono intercettare nuovi trend tecnologici, un buon dialogo fra Atenei e imprese, ma anche una debolezza sul fronte del digitale, soprattutto le realtà più piccole. Dobbiamo quindi investire per abbattere il digital divide, e anche per migliorare la collaborazione fra pubblico e privato, in grado di dare grandi frutti. Il Piemonte si dovrà preparare per attrarre imprese. Su questo fronte abbiamo due progetti importanti riguardanti contratti di sviluppo e attrazione degli investimenti, elementi che possono creare opportunità di attrarre proprio nei campi in cui il Piemonte è forte. E’ cruciale puntare sul passaggio a settori a più alta produttività: il Piemonte è pronto per decollare e creare occupazione buona”.

Luigi Genesio Icardi ha sostenuto che “dopo che negli ultimi dieci anni il sistema sanitario ha subito tagli di risorse ingenti, risulta necessario un riordino complessivo della materia, e soprattutto un rafforzamento della rete territoriale. Servono proposte per la revisione del sistema sanitario e socio-assistenziale, che deve agire su due direttrici: una legata all’emergenza Covid, e l’altra di realizzazione di un nuovo modello che superi la vecchia visione ‘ospedalocentrica’ della sanità”. Serve una medicina del territorio più accessibile, incentrata sulle case della salute, e si deve realizzare una rete di assistenza primaria diffusa, collegata all’area sociosanitaria. Ma serve anche un deciso processo di ammodernamento della rete ospedaliera. Abbiamo presentato 60 progetti che rappresentano una risposta mirata alle due sfide della crisi Covid: la digitalizzazione della sanità e la creazione di forti reti di prossimità. Riguardano in maggioranza il rafforzamento delle reti di prossimità, la telemedicina, progetti di avvicinamento dei servizi ai cittadini”.

Marco Protopapa ha ricordato l’importanza per le colture della messa in sicurezza della risorsa idrica: “Il carattere strategico di lungo periodo in materia di protezione del territorio e la messa in sicurezza delle risorse idriche sono temi importantissimi. Abbiamo predisposto progetti di sistemazione delle strutture irrigue e uno specifico dedicato agli invasi per migliorarne la capacità di accumulo. Ci sono 24 interventi principali: riguardano due grossi invasi e il recupero di importanti strutture come il canale Cavour, gravemente danneggiato dall’alluvione, e il canale di Caluso”.

Marco Gabusi ha centrato il suo intervento sul fatto che il Piemonte intende investire sulle infrastrutture ferroviarie e per mettere in sicurezza ponti e strade contro il dissesto idrogeologico: “ “Il primo progetto strategico che leggiamo sul Recovery è quello della rivoluzione verde, che mira a trasferire il traffico di persone e merci in modo sostenibile. Noi abbiamo censito le priorità, sulle quali investiremo in modo importante: includono non solo il retroporto di Genova, il sito Interporto e il polo logistico di Novara in vista della conclusione della Tav, ma anche la Torino-Ceres, strategica per il collegamento dell’aeroporto con il centro di Torino, e la Canavesana. Tutto questo senza dimenticare le aree interne, che hanno molto da dire in tema di dissesto idrogeologico. Vogliamo sistemare frane, fiumi, ponti: con le risorse che arriveranno ma anche con le armi della semplificazione, su cui stiamo agendo”.

Elena Chiorino ha ribadirto che “sarà fondamentale una nuova visione del sistema-Piemonte, ragionando tenendo presente il concetto di vasi comunicanti e non di compartimenti stagni. La ripartenza del sistema economico-finanziario deve passare attraverso una nuova attrattività puntando sulla formazione di alto livello. Questo è il primo tassello che andrà a comporre il sistema/modello di Academy, capace di offrire a chi vuole investire in Piemonte personale sempre formato e aggiornato. E’ tempo di pensare alle politiche per il futuro, che non possono esaurirsi a mere ricette assitenzialiste. La nostra ambizione deve essere favorire un’occupazione stabile”.




Unioncamere Piemonte: nel II° trimestre 2021 accelera la crescita della produzione manifatturiera

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 199ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

La rilevazione è stata condotta nel mese di luglio con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno 2021 e ha coinvolto 1.833 imprese manifatturiere piemontesi, per un numero complessivo di 130.779 addetti e un valore pari a circa 51 miliardi di euro di fatturato.

 

Nel II trimestre 2021 i dati positivi emersi dall’andamento delle esportazioni e dalla stima del prodotto interno lordo trovano conferma nella consistente espansione della produzione delle aziende manifatturiere piemontesi. Se il 2020 si era chiuso con una flessione produttiva media del 5,9% rispetto al 2019 e il I trimestre 2021 aveva già evidenziato nettamente un’inversione di tendenza (+5,0%) rispetto all’analogo trimestre dell’anno precedente, il vero balzo in avanti viene registrato nel periodo aprile-giugno 2021 quando la produzione si incrementa del 25,1%.

Nell’analizzare i risultati fortemente positivi di questo secondo trimestre dell’anno, va tuttavia ricordato che l’intensità della crescita degli indicatori va letta anche alla luce del periodo con il quale viene effettuato il confronto: un II trimestre 2020 segnato dal primo lockdown.

 

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “In questo trimestre assistiamo a un forte rimbalzo della performance congiunturale. Tutti i principali settori economici e tutte le province piemontesi hanno registrato variazioni positive che ci fanno essere ottimisti per il futuro. A patto, però, di sostenere la crescita delle nostre imprese, anche attraverso una profonda semplificazione amministrativa e una strutturale transizione al digitale. Il Pnrr ci darà occasioni importanti, ma molto si può fare anche sul fronte del credito e della finanza soprattutto in un’ottica di apertura all’internazionalizzazione. Temi sui quali le Camere di commercio sono impegnate da anni”.

Piemonte: il II trimestre 2021 in sintesi

 

Produzione industriale:             25,1% rispetto al II trimestre 2020

Ordinativi interni:                     +17,5% rispetto al II trimestre 2020

Ordinativi esteri:                      +33,2% rispetto al II trimestre 2020

Fatturato totale:                      +23,3% rispetto al II trimestre 2020

         di cui estero:                   +30,7% rispetto al II trimestre 2020

Grado di utilizzo degli impianti: 65,1% (50,2 nel II trim 2020, 68,2% nel II trim 2019)

Affrontare con successo la transizione epocale che ci aspetta è un obiettivo credibile, a patto di ripensare il futuro in base ai nuovi equilibri – dichiara Andrea Perusin, Direttore Regionale Piemonte Sud e Liguria Intesa Sanpaolo –. La nostra recente analisi di clima tra i gestori di relazione presenta molti punti di contatto con l’indagine presentata oggi: ci dice che la ripresa è un dato di fatto, pur con diverse velocità per settori e tipologia di business, e conferma la grande prova di forza delle imprese piemontesi. Già da quest’anno ci aspettiamo un recupero diffuso dei valori di fatturato pre-crisi, più veloce rispetto alla media italiana. Anche dagli investimenti è attesa una spinta vigorosa (mancata al Piemonte nell’ultimo decennio), catalizzati da un’iniezione senza precedenti di fondi europei attorno ai temi su cui, per tutti, si gioca la possibilità di rendere strutturale la fase di ripresa: digitalizzazione e transizione green sono in testa agli interventi strategici in programma per il 2021, ma anche proiezione sui mercati internazionali, ricomposizione delle filiere, valorizzazione del capitale umano saranno cruciali per rilanciare la competitività delle imprese piemontesi.

Sono temi che Intesa Sanpaolo prende in esame già da tempo nella valutazione creditizia, per comprendere come un’azienda può posizionarsi nel mercato in ottica prospettica. Alle risorse del PNRR la nostra banca affianca un piano robusto di interventi e finanziamenti per 400 miliardi di euro, di cui 120 per le imprese. Anche il recente accordo con Sace va in questa direzione e ci consente di offrire prestiti garantiti all’80% per finanziare progetti di investimento green, con importi fino a 15 milioni di euro e durate allungate fino a 20 anni. In questo contesto, mi piace ricordare il nostro essere ‘banca dei territori’: un valore aggiunto per le nostre imprese clienti, che muove dalla profondità di relazione per offrire soluzioni puntuali, con tutti gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie”.

I dati sensibilmente positivi di questo trimestre – afferma Luca Milanesi, responsabile Imprese Nord Ovest di UniCredit Italia – confermano le nostre stime che vedono, dopo il forte calo del 2020, una risalita per il PIL piemontese (5,5% a/a), da confrontare con un più contenuto 5,3% per l’Italia. La crescita nel 2021 potrebbe toccare tutti i comparti produttivi, in particolare la manifattura (10,4%), settore che in regione ha un peso superiore alla media, e anche le costruzioni (17,4%). Dopo il crollo del 2020, l’anno corrente dovrebbe essere, e i dati di oggi lo confermano, quello della ripresa per il commercio estero del Piemonte.

Nello specifico, l’export, che in regione ricopre un ruolo importante, è visto chiudere il 2021 con un rimbalzo (14,3%) superiore all’Italia (12,9%). Anche più intensa la ripresa per la componente importazioni, con il dato in regione (18,6%) anche in questo caso superiore al resto del Paese (17,7%). Il dato 2021 relativo al numero di occupati a tempo pieno è previsto recuperare il segno più, con una variazione tendenziale in Piemonte (5,5%) leggermente superiore ai livelli Italia (5,4%). Il 2021 potrebbe quindi mostrare un segno più per gli addetti nei servizi (3.8%), e ancora più corposo dovrebbe risultare nelle costruzioni (9,6%) e nell’agricoltura (10,1%). Bene la manifattura (9,0%), settore quest’ultimo che ha un’incidenza rilevante nel territorio.

Questo è un momento cruciale per il Piemonte e per il Paese, affinché si possa tutti ripartire al meglio e in modo più sostenibile dopo la pandemia. Il sistema bancario gioca un ruolo cruciale nel supportare la clientela e le comunità, in piena collaborazione con i principali attori coinvolti in questo percorso. In UniCredit siamo a fianco dei nostri clienti per soddisfare tutte le loro esigenze, offrendo un’ampia gamma di prodotti e servizi, tra cui l’ampio piano d’azione strutturato a supporto del PNRR e che ha portato la banca alla creazione di una task force dedicata e strutturata per supportare le linee strategiche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)., facendo leva sul ritorno ai consumi e sulla trasformazione digitale ed ecologica.

La trasformazione digitale ha un ruolo determinante per dare nuovo impulso alla competitività del sistema produttivo e il PNRR e le misure previste dal nuovo Piano Transizione 4.0 aprono una importante finestra di opportunità. Gli investimenti sul digitale possono infatti creare un circolo virtuoso in grado di accelerare non solo la ripresa ma anche l’evoluzione verso nuovi modelli di business e di vita più sostenibili, dal momento che il tema della digitalizzazione è strettamente connesso ai temi dell’inclusione sociale e della sostenibilità”.

L’andamento espansivo della produzione manifatturiera regionale appare il frutto dei risultati positivi registrati dalle imprese di tutte le dimensioni dei principali comparti di specializzazione.

All’incremento del 25,1% della produzione industriale piemontese si associano, nel trimestre in esame, crescite anche per tutti gli altri indicatori. Il fatturato totale registra un aumento del 23,3% sul II trimestre 2020, grazie soprattutto al trend positivo evidenziato dai mezzi di trasporto, dai metalli e dalla filiera tessile. Gli stessi settori spingono il risultato del fatturato estero che cresce del 30,7%. Sul fronte degli ordinativi, lo sviluppo sul mercato interno si attesta al +17,5% rispetto all’analogo periodo del 2020. Su questo risultato incide pesantemente la crescita sostenuta di metalli, tessile e meccanica. La variazione tendenziale degli ordinativi esteri risulta pari a +33,2%, frutto della forte espansione degli ordinativi oltre confine dei mezzi di trasporto (+64,7%). Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 65,1%, ovviamente superiore al 50,2% del II trimestre 2020, ma ancora inferiore rispetto al 68,2% del II trimestre 2019.

A livello settoriale risultano in ripresa i trend di tutti i comparti. Lo sviluppo più consistente a livello produttivo appartiene ai mezzi di trasporto (+84,9%), seguiti dai metalli (+30,3%). Un dato superiore all’incremento medio regionale caratterizza anche il settore dell’elettricità e dell’elettronica (+26,7%). La meccanica, con una variazione rispetto all’analogo periodo del 2020 del +25,1% si attesta esattamente in linea con la media piemontese, mentre una crescita del 19,8% viene segnata dalla filiera tessile che finalmente, dopo la battuta d’arresto del 2020 e di inizio 2021, torna nettamente in positivo. Per il comparto della chimica e della plastica la crescita della produzione raggiunge il 13,0%, mentre l’aumento meno elevato viene registrato dal settore del legno e del mobile (+9,7%).

Focalizzando l’attenzione sul comparto dei mezzi di trasporto, si rileva come la performance fortemente espansiva del II trimestre 2021 risulti il frutto di una consistente e diffusa crescita della produzione di tutte le principali specializzazioni regionali dalla fabbricazione di autoveicoli a quella di aeromobili, prodotti aerospaziali e componenti autoveicolari.

Analizzando il campione delle imprese manifatturiere intervistate sotto il profilo della classe di addetti emerge come l’intensità dell’incremento risulti direttamente proporzionale alla crescita dimensionale. Le micro imprese (2-9 addetti) sono quelle che registrano la crescita meno elevata (+9,3%), seguite dalle imprese di piccole dimensioni (10-49 addetti) che incrementano la produzione del 16,6% rispetto all’analogo periodo del 2020. Le aziende di medie dimensioni (50-249 addetti) evidenziano uno sviluppo della produzione (+25,5%) in linea alla media complessiva regionale e le grandi realtà (250 addetti e oltre) mostrano di aver intrapreso più velocemente il percorso di crescita (+51,6%).

 

PRODUZIONE MANIFATTURIERA PER PROVINCIA IN PIEMONTE

Variazione % II trimestre 2021/II trimestre 2020

A livello territoriale i risultati appaiono ampiamente positivi per tutte le province.

Torino segna la crescita più elevata (+34,3%) grazie alla performance dei mezzi di trasporto. Il Verbano Cusio Ossola, sostenuto dalla crescita produttiva del comparto dei metalli, segue con un +25,4%. Poco al di sotto della media regionale troviamo Novara (+21,8%) trainata dalle aziende della metalmeccanica e Biella (+18,3%) che beneficia della ripresa della filiera tessile. Vercelli mostra un incremento della produzione pari al +14,7%, con i comparti del tessile e della chimica che segnano variazioni positive più elevate. Nel sud della regione sia Alessandria, trainata dal settore orafo e dalla metalmeccanica, che Cuneo, grazie a metalmeccanica e tessile, registrano una variazione tendenziale del +12,8% accompagnate a breve distanza da Asti con un +10,7%, frutto della crescita di chimica/plastica e metalmeccanica.




Bollette e materie prime: sette imprese su dieci si sono “giocate” la ripresa e il 7% paventa fermo attività 

Ci siamo già “giocati” gran parte della cosiddetta ripresa. Il caro bollette e il caro materie prime stanno gravando fortemente sul settore dell’artigianato e della micro impresa piemontese. Secondo i dati di un’indagine di CNA: 

  • Gli incrementi risultano infatti compresi tra il +18,6% nella filiera del turismo e il +33,1% nel settore delle costruzioni 
  • Le imprese che intendono ritoccare i listini al rialzo sono, infatti, il 62,8% nella manifattura e il 54,4% nelle costruzioni 
  • Il 77,5% ritiene invece che l’aumento del costo dell’energia possa determinare una riduzione dei margini di guadagno. Il resto si divide tra quanti pensano di dovere ridurre la produzione (10,6%) e quanti paventano addirittura il fermo dell’attività (6,8%) 
  • Il 37% delle imprese che intende rinviare gli investimenti programmati 

Sul fronte del caro materie prime, i numeri arrivano suddivisi per provincia all’interno della Regione Piemonte grazie a una sezione dedicata del rapporto Monitor Piccole Imprese 2021, presentato il 26 gennaio scorso e curato dal prof Daniele Marini, docente di sociologia dei processi economici all’Università di Padova, direttore scientifico di Research&Analysis di Community e responsabile scientifico del progetto Monitor Piccole Imprese di CNA Piemonte in collaborazione con UniCredit. 

  • In Piemonte i costi di approvvigionamento di materie prime sono aumentati in modo significativo per 81,3% delle imprese 
  • La metà fra gli interpellati (55,6%) dichiara aumentato il livello di prezzo dei prodotti finiti. Mentre il 41,2% ha ritenuto più utile mantenere i livelli di prezzo, assorbendo così la maggiorazione dei costi e limando i propri margini. Molto poche sono le ditte che hanno potuto abbassare i prezzi ai clienti (3,2%) 
  • In ambito provinciale, sono le ditte cuneesi (+61,2) e alessandrine (+61,2) ad avere incrementato maggiormente i prezzi finali, mentre verbanesi (+45,9), astigiane (+45,5) e biellesi (+42,4) sono fra quelle che più di altre l’hanno mantenuto invariato.  
  •  Chi in misura maggiore ha cercato un aumento dei prezzi finali sono state le ditte più strutturate (+61,5, 5-9 addetti). Soprattutto sono le ditte dell’edilizia (+70,2) ad aver incrementato i prezzi finali. 

“Il panorama che avevamo davanti qualche mese fa all’insegna dell’ottimismo e della crescita, oggi si porta dietro il tema del rallentamento. Elemento significativo ed estremamente preoccupante sono il calo dei consumi e l’aumento dell’inflazione che stiamo registrando nelle ultime settimane. Sono elementi che fotografiamo nei timori della popolazione e nella parallela risposta dei mercati. Per questo abbiamo chiesto e chiediamo che i decisori politici nazionali e regionali si impegnino prioritariamente su questo fronte” ha dichiarato il segretario regionale di CNA Piemonte Delio Zanzottera. “Dobbiamo lavorare insieme alla Regione Piemonte e alle altre istituzioni alla creazione di politiche pubbliche a favore delle nostre imprese in un momento delicato come quello che stiamo vivendo. Siamo infatti ben lontani dalla fine dell’emergenza. Qualora questo momento rappresentasse la fine della pandemia come l’abbiamo vissuta, l’emergenza per le nostre imprese permarrà ancora per un tempo che non siamo in grado di circoscrivere”, ha aggiunto il presidente regionale di CNA Piemonte Bruno Scanferla. 

 

Bollette – Caro Energia: le imprese si riducono i guadagni o aumentano i prezzi finali, col rischio del blocco della produzione 

 Per le imprese che hanno partecipato all’indagine CNA nella media dei dodici mesi 2021 gli aumenti delle bollette risultano molto più marcati: rispetto al 2019 gli incrementi risultano infatti compresi tra il +18,6% nella filiera del turismo e il +33,1% nel settore delle costruzioni.  

La portata degli aumenti del prezzo dell’energia pagato dalle imprese potrebbe concorrere ad alimentare le pressioni inflazionistiche in maniera significativa nel 2022. Il 53% delle imprese crede infatti di trasferire i rincari sui prezzi dei loro prodotti. Di queste, il 44,7% intende farlo in misura parziale, l’8,4% interamente. 

 L’aumento dei prezzi di vendita nei prossimi mesi appare più probabile nei settori dell’industria: le imprese che intendono ritoccare i listini al rialzo sono, infatti, il 62,8% nella manifattura e il 54,4% nelle costruzioni. Si tratta di settori che, se da un lato presentano processi produttivi con consumi energetici in media più elevati, dall’altro subiscono un effetto a cascata poiché operano in filiere nelle quali già i fornitori di beni intermedi e di semilavorati hanno aumentato i prezzi di vendita in risposta al caro-energia. 

 La più alta incidenza della spesa per le materie energetiche sui costi totali riguarda in particolare le imprese manifatturiere, mentre il rincaro dei beni intermedi sta interessando soprattutto il settore delle costruzioni alle prese anche con la scarsità dei prodotti intermedi e dei semilavorati. A questo proposito è probabile che nel settore delle costruzioni, che ha registrato una forte espansione nel 2021, il 17,6% delle imprese che dichiara di volere traslare interamente i rincari sui prezzi di vendita sia costretta a farlo anche a causa delle difficoltà di approvvigionamento. 

La preoccupazione manifestata dal sistema produttivo nei riguardi dei rincari energetici, che molto spazio ha trovato nei media, è confermata dalle indicazioni delle imprese intervistate. Tra queste, infatti, solo il 5% immagina che l’impennata dei prezzi dell’energia non avrà effetti significativi sulla loro attività. 

 Il 77,5% ritiene invece che l’aumento del costo dell’energia possa determinare una riduzione dei margini di guadagno. Si tratta di un dato preoccupante considerando che la ripresa registrata nel 2021, pur significativa, non è stata sufficiente in molti settori a ripianare le perdite determinate dalla recessione innescata dalla pandemia. 

Il resto del campione si divide tra quanti pensano di dovere ridurre la produzione (10,6%) e quanti paventano addirittura il fermo dell’attività (6,8%). 

Rispetto alla media del campione, il timore di una diminuzione dei profitti appare più diffusa nel commercio (85,9%) e nei servizi per la persona (79,2%). Si tratta di quei settori che più di altri hanno subito le restrizioni sociali necessarie per contrastare la pandemia (le attività commerciali sono state spiazzate dalla forte diffusione delle vendite on-line mentre i servizi per la persona, che comprendono estetisti e parrucchieri, sono stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire). 

 La possibilità di dovere ridurre la produzione è paventata invece soprattutto dalle imprese manifatturiere (13,4%) che, come detto, sono quelle con consumi energetici mediamente più alti. Il fermo dell’attività è infine una eventualità considerata soprattutto dalle imprese operanti nella filiera del turismo (24%). 

Le imprese sono intenzionate a intraprendere iniziative per mitigare gli effetti negativi derivanti dal caro-bollette. 

La riduzione delle spese correnti, diverse da quelle attinenti all’acquisto dei prodotti energetici, è l’azione di contrasto maggiormente richiamata dagli intervistati (43,6%) insieme ad un più frequente aggiornamento dei listini (42%). Rilevante appare poi la quota di imprese che intende rinviare gli investimenti programmati (37%). Le azioni appena citate rappresentano evidentemente interventi di rapida attuazione, posti in essere per tamponare immediatamente l’emergenza. 

 Meno diffuse appaiono invece le azioni di natura strutturale. Le imprese che dichiarano di volere investire in tecnologie di efficientamento energetico sono infatti il 19,2% del totale, quelle che invece pensano di dovere ridurre gli organici e/o il monte salari sono rispettivamente il 10,8% e il 7,6% del campione. 

Questo il quadro generale. A livello settoriale però le risposte delle imprese risultano piuttosto eterogenee. 

 

La riduzione delle spese correnti diverse dall’energia è una strategia che risulta diffusa soprattutto nel settore dei trasporti (53,6%). Si tratta di un dato non sorprendente considerando il forte peso dell’energia stessa (in questo caso i combustibili per autotrazione) sul totale dei costi aziendali. 

La manifattura è invece il settore dove si intende contrastare il caro-energia con un mix di interventi. Da un lato, infatti, circa la metà delle imprese (il 50,8%) contempla la possibilità di aggiornare frequentemente i listini. Dall’altro, data la consapevolezza di operare in condizioni di forte concorrenza (molte imprese manifatturiere rivolgono la loro offerta anche oltre confine), appare molto consistente la quota di rispondenti che pensa di reagire al caro-bolletta rinviando al futuro investimenti già programmati (41%). 

Le scelte più drastiche, che implicano un ridimensionamento strutturale delle attività svolte, sono segnalate con maggiore frequenza nei settori che hanno riportato le maggiori perdite durante la recessione. Tra questi spicca la filiera del turismo dove molto consistente è la quota di imprenditori che crede di dovere licenziare (24%) e/o ridurre il costo complessivo delle retribuzioni/compensi (19,8%). 

 

I costi delle materie prime: Asti e Cuneo le più colpite 

 I costi di approvvigionamento di materie prime per le imprese sono aumentati in modo significativo per una parte cospicua (81,3%) delle interpellate, in una misura eccezionale rispetto a tutte le rilevazioni precedenti. Mentre solo per il 17,4% sono rimasti stabili nell’ultimo periodo e per una quota marginale (1,3%) sono diminuiti. Il saldo sale a +80,0, nettamente più elevato rispetto agli anni precedenti. 

Primo semestre 2021: i costi delle materie prime (rispetto al secondo semestre 2020; val. %) 

Costi materie prime  Aumento  Stabile  Diminuzione  Saldo 
2021  81,3  17,4  1,3  +80,0 
2020*  37,0  57,2  5,8  +31,2 
2019**  55,2  43,4  1,4  +53,8 
2018***  61,1  37,1  1,8  +59,3 
Province         
Alessandria  87,1  12,0  0,9  +86,2 
Asti  82,8  16,1  1,1  +81,7 
Biella  72,8  27,2  0,0  +72,8 
Cuneo  85,4  14,6  0,0  +85,4 
Piemonte Nord  80,5  17,8  1,7  +78,8 
Novara  80,9  19,1  0,0  +80,9 
Verbania-Cusio-Ossola  76,5  22,3  1,2  +75,3 
Vercelli  80,0  13,3  6,7  +73,3 
Torino  81,4  16,9  1,7  +79,7 
Dimensione         
1 addetto (titolare)  76,3  21,3  2,4  +73,9 
2-4 addetti  81,4  17,1  1,5  +79,9 
5-9 addetti  85,7  13,7  0,6  +85,1 
Oltre 10 addetti  83,2  16,8  0,0  +83,2 
Settore         
Manifatturiero  85,6  13,3  1,1  +84,5 
Edilizia  90,0  9,4  0,6  +89,4 
Commercio e servizi  71,0  26,8  2,2  +68,8 
Fatturato         
Fino a 50mila€  78,8  19,0  2,2  +76,6 
50-100mila€  79,9  19,4  0,7  +79,2 
101-500mila€  81,7  17,5  0,8  +80,9 
Oltre 501mila€  85,8  13,5  0,7  +85,1 
Apertura mercati         
Diretta  83,4  14,8  1,8  +81,6 
Indiretta  79,8  19,0  1,2  +78,6 
Domestico  81,9  17,0  1,1  +80,8 

 

All’interno dell’universo degli interpellati non si rilevano fratture di rilievo, a mettere in luce come il tema dei costi accomuni l’intero sistema produttivo. A voler individuare le realtà più problematiche possiamo sottolineare come le imprese alessandrine (87,1%) e cuneesi (85,4%) denuncino le maggiorazioni di costi più elevate, e così pure le ditte dell’edilizia (90,0%), quelle che presentano i fatturati più elevati (85,8%, oltre 500 mila €) o che hanno sbocchi diretti su mercati esteri (83,4%). In ogni caso, il tema dell’aumento dei costi coinvolge indifferentemente l’intero sistema produttivo. 

 

Primo semestre 2021: il prezzo dei prodotti finiti (rispetto al secondo semestre 2020; val. %) 

Prezzo prodotti finiti  Aumento  Stabile  Diminuzione  Saldo 
2021  55,6  41,2  3,2  +52,4 
2020*  21,3  69,1  9,6  +11,7 
2019**  26,2  66,7  7,1  +19,1 
2018***  31,0  62,8  6,2  +24,8 
Province         
Alessandria  63,8  33,6  2,6  +61,2 
Asti  48,9  47,7  3,4  +45,5 
Biella  47,8  46,8  5,4  +42,4 
Cuneo  62,2  36,8  1,0  +61,2 
Piemonte Nord  53,8  43,8  2,4  +51,4 
Novara  55,8  42,4  1,8  +54,0 
Verbania-Cusio-Ossola  47,1  51,7  1,2  +45,9 
Vercelli  57,1  35,8  7,1  +50,0 
Torino  56,1  40,3  3,6  +52,5 
Dimensione         
1 addetto (titolare)  51,4  43,8  4,8  +46,6 
2-4 addetti  53,6  42,8  3,6  +50,0 
5-9 addetti  63,8  33,9  2,3  +61,5 
Oltre 10 addetti  54,3  44,2  1,5  +52,8 
Settore         
Manifatturiero  46,8  49,7  3,5  +43,3 
Edilizia  71,2  27,8  1,0  +70,2 
Commercio e servizi  46,0  49,2  4,8  +41,2 
Fatturato         
Fino a 50mila€  48,7  47,0  4,3  +44,4 
50-100mila€  55,4  41,2  3,4  +52,0 
101-500mila€  59,1  38,3  2,6  +56,5 
Oltre 501mila€  63,7  34,9  1,4  +62,3 
Apertura mercati         
Diretta  61,3  35,6  3,1  +58,2 
Indiretta  53,2  41,6  5,2  +48,0 
Domestico  55,9  41,9  2,2  +53,7 

 

Parzialmente diversa è la questione dei prezzi dei prodotti finiti. Nonostante il costo dell’approvvigionamento sia aumentato per una quota importante, tale incremento si scarica solo parzialmente sul prezzo finale. La metà fra gli interpellati (55,6%) dichiara di avere realizzato un aumento, in decisa crescita rispetto alle precedenti rilevazioni. Mentre il 41,2% ha ritenuto più utile mantenere i livelli di prezzo, assorbendo così la maggiorazione dei costi e limando i propri margini. Molto poche sono le ditte che hanno potuto abbassare i prezzi ai clienti (3,2%). 

In questo caso, possiamo osservare alcune articolazioni interessanti: 

In ambito provinciale, sono le ditte cuneesi (+61,2) e alessandrine (+61,2) ad avere incrementato maggiormente i prezzi finali, mentre verbanesi (+45,9), astigiane (+45,5) e biellesi (+42,4) sono fra quelle che più di altre l’hanno mantenuto invariato. 

Chi in misura maggiore ha cercato un aumento dei prezzi finali sono state le ditte più strutturate (+61,5, 5-9 addetti). Soprattutto sono le ditte dell’edilizia (+70,2) ad aver incrementato i prezzi finali. 

Infine, sono state costrette a comprimere maggiormente i prezzi quelle imprese che hanno sbocchi diretti sui mercati internazionali (+58,2). 

Come si è potuto osservare, nel rapporto fra costi di approvvigionamento e definizione dei prezzi finali non esiste una correlazione simmetrica. Le ditte artigiane e le piccole imprese hanno conosciuto un aumento rilevante nel 2021 dei costi delle materie prime e dei servizi, ma cercano di contenere il rincaro dei prezzi finali, limando così i margini al fine di rimanere competitive sui mercati. Tuttavia, una simile strategia è plausibile per chi ha strutture dimensionali che consentano di distribuire all’interno dell’impresa il minor introito, chi realizza prodotti o servizi particolarmente richiesti dal mercato o è presente su mercati più ampi di quello domestico. Viceversa, le aziende con più difficoltà (le ditte edili o quelle con pochissimi addetti) cercano più di altre di scaricare il costo sul prezzo finale, ma con esiti che non sembrano sortire effetti particolarmente positivi

41,6  5,2  +48,0 
Domestico  55,9  41,9  2,2  +53,7 

 

Parzialmente diversa è la questione dei prezzi dei prodotti finiti. Nonostante il costo dell’approvvigionamento sia aumentato per una quota importante, tale incremento si scarica solo parzialmente sul prezzo finale. La metà fra gli interpellati (55,6%) dichiara di avere realizzato un aumento, in decisa crescita rispetto alle precedenti rilevazioni. Mentre il 41,2% ha ritenuto più utile mantenere i livelli di prezzo, assorbendo così la maggiorazione dei costi e limando i propri margini. Molto poche sono le ditte che hanno potuto abbassare i prezzi ai clienti (3,2%). 

In questo caso, possiamo osservare alcune articolazioni interessanti: 

In ambito provinciale, sono le ditte cuneesi (+61,2) e alessandrine (+61,2) ad avere incrementato maggiormente i prezzi finali, mentre verbanesi (+45,9), astigiane (+45,5) e biellesi (+42,4) sono fra quelle che più di altre l’hanno mantenuto invariato. 

Chi in misura maggiore ha cercato un aumento dei prezzi finali sono state le ditte più strutturate (+61,5, 5-9 addetti). Soprattutto sono le ditte dell’edilizia (+70,2) ad aver incrementato i prezzi finali. 

Infine, sono state costrette a comprimere maggiormente i prezzi quelle imprese che hanno sbocchi diretti sui mercati internazionali (+58,2). 

Come si è potuto osservare, nel rapporto fra costi di approvvigionamento e definizione dei prezzi finali non esiste una correlazione simmetrica. Le ditte artigiane e le piccole imprese hanno conosciuto un aumento rilevante nel 2021 dei costi delle materie prime e dei servizi, ma cercano di contenere il rincaro dei prezzi finali, limando così i margini al fine di rimanere competitive sui mercati. Tuttavia, una simile strategia è plausibile per chi ha strutture dimensionali che consentano di distribuire all’interno dell’impresa il minor introito, chi realizza prodotti o servizi particolarmente richiesti dal mercato o è presente su mercati più ampi di quello domestico. Viceversa, le aziende con più difficoltà (le ditte edili o quelle con pochissimi addetti) cercano più di altre di scaricare il costo sul prezzo finale, ma con esiti che non sembrano sortire effetti particolarmente positivi. 




Le previsioni delle imprese piemontesi per i IV trimestre 2022

L’indagine congiunturale, realizzata da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte, raccoglie le valutazioni di quasi 1.300 imprese manifatturiere e dei servizi in un momento particolarmente delicato.

Il rallentamento dell’economia globale e il forte aumento dell’incertezza hanno determinato un sensibile raffreddamento del clima di fiducia, che fino all’estate era ancora cautamente ottimistico. Gli indicatori su produzione e ordini arretrano di circa 10 punti rispetto alla rilevazione di giugno. Non si tratta, tuttavia, di una svolta in direzione inequivocabilmente recessiva. Il saldo tra previsioni di aumento e riduzione si mantiene, infatti, intorno al livello di equilibrio.

Conferme di questa analisi vengono anche dalla tenuta degli altri indicatori. Il tasso di utilizzo degli impianti resta attestato su livelli molto elevati, superiori alla media di lungo periodo. Rimangono positive le previsioni sull’occupazione; aumenta di poco il ricorso alla CIG. Sostanzialmente stabili investimenti e condizioni di pagamento. Continua, invece, a peggiorare, in misura molto marcata, la redditività; le imprese sono strette tra costi in crescita (energia ma non solo) e impossibilità di scaricare gli aumenti sui clienti.

I risultati della nostra indagine, peraltro, sono pienamente in linea con quelli di analoghi sondaggi sul clima di fiducia a livello nazionale e internazionale, ad esempio l’indice PMI (Purchasing Managers’ Index) rilevato da S&P in numerosi paesi.

A livello settoriale, emergono ampie differenze tra manifatturiero e servizi. Le imprese manifatturiere sono, infatti, molto più caute, con un saldo ottimisti-pessimisti lievemente negativo per produzione, ordini ed export. In particolare, peggiorano le attese delle imprese chimiche, metallurgiche, tessili e del legno. Nella metalmeccanica il clima di fiducia si indebolisce fortemente: il saldo sulla produzione perde 15 punti rispetto a giugno, pur rimanendo poco al di sopra del punto di equilibrio.

Nel comparto dei servizi, invece, la frenata, pur percepibile, è decisamente più morbida; i saldi restano solidamente in zona espansiva, ma perdono terreno rispetto a giugno.

 

Commenti sulle previsioni del quarto trimestre 2022

 

Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriali Torino: «Stiamo vivendo una fase di eccezionale incertezza. Gli sviluppi della guerra e dell’emergenza energetica vanno oltre qualunque ragionevole previsione. L’inflazione pesa su consumi e potere d’acquisto; non può dirsi ancora sotto controllo nonostante gli interventi delle banche centrali. Di fronte a uno scenario così complesso e preoccupante, non bisogna tuttavia abbandonarsi all’inerzia o al fatalismo. Le possibili azioni correttive, per imprese e famiglie, sono molte. In questo, il ruolo delle associazioni imprenditoriali è ancora più cruciale, come lo è stato durante la pandemia. Confindustria ha elaborato proposte concrete e praticabili per ridurre la bolletta energetica e razionalizzare i consumi di elettricità e gas. A livello locale, l’Unione Industriali Torino ha scelto di non restare passiva né di limitarsi a invocare sussidi e aiuti. Al contrario, abbiamo messo a punto una serie di strumenti di consulenza alle imprese come lo sportello commodity, il consorzio energia, gli interventi di consulenza per il risparmio energetico, che si aggiungono al tradizionale supporto a crescita, modernizzazione e accesso al credito».

 

Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte: «L’indagine congiunturale che presentiamo disegna uno scenario, pur nel maggiore periodo di incertezza da 15 anni a questa parte, di cauto ottimismo della ragione, che si basa sul portafoglio ordini, la volontà e la capacità delle nostre aziende di lavorare nel presente con una visione, che definirei di scala superiore. Conviviamo infatti con una traiettoria storica lungo la quale non cambiano delle variabili ma l’intera equazione. E transizione ambientale, energetica e tecnologica non hanno un orizzonte di lungo periodo ma già di medio. Offriranno, se sapremo lavorare insieme, opportunità concrete per affrontare il presente e costruire il futuro. Sono temi al centro delle nostre agende e del piano di politica industriale condiviso con la Regione Piemonte su cui lavoriamo incessantemente forti di un’industria piemontese che non vuole né fermarsi, né arretrare soprattutto adesso».

 

Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine

Per il quarto trimestre del 2022, le attese sulla produzione delle quasi 1.300 imprese piemontesi registrano un deciso assestamento (-11,2 punti percentuali rispetto a giugno) rispetto al terzo trimestre: il 20,3% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 18,2% che si attende una diminuzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a +2,1 punti percentuali.

Il 17,2% delle rispondenti prevede un aumento dell’occupazione, contro il 7,4% che ne prevede la riduzione, e un saldo ottimisti-pessimisti pari a +9,8% (e un calo di 5 punti rispetto a giugno). Trend negativo per gli ordinativi, con un saldo del -0,6%% e un calo di oltre 10 punti rispetto alla scorsa rilevazione.

Prudenti anche le attese sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -5,3%, probabilmente a causa del rallentamento delle economie mondiali e alla difficile situazione del commercio globale. Il rallentamento degli investimenti riguarda il 25,7% delle rispondenti (erano il 27,8% a giugno). Cresce il ricorso alla cassa integrazione, che interessa l’8,5% delle imprese, in aumento di 3,4 punti percentuali rispetto a giugno. Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo. Si allarga la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), ancora ottimiste (saldo +10,5%) e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo del -1,6%.

Con la rilevazione di giugno sono state introdotte alcune domande relative all’aumento dei prezzi: anche a settembre la maggioranza delle rispondenti ha rilevato aumenti di prezzo di materie prime (75,8) energia (91,3%) e trasporti (82,0%).

A livello territoriale, si osserva un quadro con luci e ombre. Da un lato, le previsioni di Asti, Novara, Torino e Canavese restano ottimistiche, con saldi rispettivamente del 10,8%, 8,1%, 6,7% e 16,3%. Brusca frenata ad Alessandria, dove le previsioni tornano vicine allo zero, con saldo a 0,8%. Negative, invece le attese a Vercelli, Verbania, Biella, Cuneo, con saldi rispettivamente a -10,2%, -6,1%, -4,1% e -1,1%.

Nel manifatturiero, le attese per il quarto trimestre 2022 sono in frenata rispetto al terziario, con indicatori negativi, dopo sei trimestri di crescita. In particolare i saldi ottimisti-pessimisti per ordini e produzione sono pari a -4,6% e -1,8%, in calo, rispettivamente, di 11,1 e 12,4 punti rispetto al terzo trimestre. L’export cala di 7,7 punti e registra un saldo del -5,7%.

Ancora relativamente positiva, invece, l’occupazione, con un saldo che resta al 7,6%. Frenano gli investimenti, che interessano il 26,4% delle aziende. Perde un punto il tasso di utilizzo delle risorse (77,9%) e aumenta il ricorso alla CIG, che riguarda oggi il 10,8% delle imprese.

A livello settoriale, le attese della metalmeccanica restano superiori alla media regionale, come accade da oltre un anno, con un ricorso alla CIG che risale al 10%; per contro, gli investimenti restano alti e interessano il 30,2% delle rispondenti. In particolare, si segnala l’ottima performance per meccatronica (+11,2%), mentre frena il comparto dei prodotti in metallo (-1,9%). Buon andamento anche per il comparto degli impiantisti (+19,5%) e della gomma-plastica, che dopo la frenata di giugno, registra un saldo positivo (+4,3%).

Negative le attese nell’alimentare, con un saldo del -2,4%, investimenti sopra la media regionale (32,1%) e un ricorso alla CIG al 9,5%.

Frena il comparto dell’edilizia che, pur restando positivo, perde oltre 15 punti e registra un saldo pari a +1,4%, inferiore alla media regionale. Negativi anche tessile (-10,6%), manifatture varie (-2,1%) e legno (-26,7%).

 

Nei servizi il clima di fiducia è ancora favorevole, pur con indicatori leggermente più prudenti quelli osservati a giugno. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari al 12,1% (era 19,9% la scorsa rilevazione), quello relativo agli ordinativi è pari a +9,9% (da +19,0%), quello sull’occupazione è pari +15,3%. Gli investimenti aumentano di 0,8 punti (24%), così come il ricorso alla CIG (da 1,9% a 2,3%). Migliora il tasso di utilizzo delle risorse (86,8%).

A livello settoriale, le attese delle aziende del terziario sono per lo più ottimistiche per il quarto trimestre 2022, pur con qualche segno di assestamento nei saldi ottimisti-pessimisti. Stabili le attese per i servizi alle imprese (22,2%), altri servizi (+15,1%), utility (10,5%), e i trasporti (+12,9%). Tiene bene l’ICT, con un saldo sui livelli di attività che passa da +24,2% a +13,9%. Crolla il commercio e turismo (da +17,6% a -9,3%).




CNA Piemonte: Giovanni Genovesio è il nuovo Presidente di CNA Piemonte

Presso la Fondazione Centro Conservazione e Restauro dei Beni Culturali la Venaria Reale, domenica 18 giugno ha avuto luogo l’Assemblea elettiva straordinaria di CNA Piemonte.

A seguito della prematura scomparsa del Presidente Bruno Scanferla, l’Assemblea straordinaria è stata indetta per scegliere il nuovo presidente.

L’evento ha avuto luogo in due fasi, una pubblica e una privata durante la quale si è svolta la votazione. La parte pubblica, ha visto il confronto, suddiviso in due tavole rotonde sui temi del fisco e del credito ha coinvolto istituzioni nazionali e locali.

A seguito della votazione è stato eletto Presidente di CNA Piemonte Giovanni Genovesio, imprenditore nel campo dell’agroalimentare e storico dirigente di CNA.

Dichiarazione di Giovanni Genovesio: “È per me un grande onore assumere questo prestigioso incarico, pur nel dolore per la scomparsa di Bruno Scanferla. Metterò a disposizione di CNA Piemonte tutta l’esperienza che ho accumulato in questi anni di partecipazione come dirigente di CNA. Sono certo che con l’aiuto di tutte le componenti di questa grande associazione sapremo portare a termine con successo il piano strategico varato due anni fa.

Delio Zanzottera, Segretario di CNA Piemonte: “Un sentito grazie a tutto il sistema CNA per la serietà, la coesione e la correttezza in un momento delicato che ci ha portati responsabilmente all’elezione del presidente Giovanni Genovesio. Storico dirigente, serio imprenditore, e grande amico che sono certo ci accompagnerà e mi supporterà per costruire percorsi e politiche a favore del nostro tessuto produttivo”.