Startup innovative: i giovani “pesano” di più al Nord, le donne più al Sud

I giovani “pesano” di più al Nord, le donne più al Sud: è la geografia delle startup innovative in Italia nel 2024 disegnata dall’analisi del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere. Al Settentrione gli under 35 conducono il 17,2% delle startup innovative dell’area, Piemonte in testa con il 23,2%, contro il 16,9% della media nazionale e del Centro e il16,4% del Sud. Ma la mappa geografica si “capovolge” se guardiamo alla quota delle startup innovative guidate da donne nelle singole macro-ripartizioni: nel Mezzogiorno, infatti, pesano di più (15,8%), con punte del 27,5% in Molise, seguito a ruota dal Centro (15,1%) e dal Nord (11,8%).

“La crescita e il rafforzamento di queste imprese sono essenziali per far sì che l’economia e l’innovazione italiana tenga il passo con l’Europa e con il resto del mondo”. Lo ha sottolineato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, che ha aggiunto “le 12mila start up esistenti al momento pongono l’Italia al quarto posto in Europa, ci sono dunque ancora ampi spazi di miglioramento. A partire dalla partecipazione delle donne che appare ancora poco rilevante e va quindi ulteriormente incoraggiata. Tra tutte le start up esistenti, solo il 6,6% ha fatto scale up, cioè ha superato il milione di euro di fatturato o di capitale sociale tra il 2019 e il 2023. La percentuale è un po’ più alta (12,6%) tra le start up con brevetto in tecnologie strategiche. Le nuove leggi sulle start up innovative potranno favorire questo processo concentrando, ad esempio, le agevolazioni sulle imprese col maggior potenziale di crescita e innovazione e incentivando gli investimenti in ricerca e sviluppo”.




Confartigianato Imprese Cuneo ha ottenuto la certificazione della parità di genere

Nonostante nel nostro Paese sia ancora molto complicato arrivare alla parità di genere nel mondo del lavoro, Confartigianato Imprese Cuneo ha scelto di intraprendere il complesso percorso della certificazione nello scorso anno che si è concluso in modo positivo a fine dicembre, attestando l’Associazione cuneese (tramite la sua società strumentale IDA Servizi per le Imprese) tra le prime in Italia ad aver ottenuto l’importante riconoscimento.  Si tratta di un risultato non sicuramente scontato, considerato che gli elementi analizzati dall’ente certificatore “Bureau Veritas Italia” sono stati molteplici, che fa emergere lo spirito con cui Confartigianato Cuneo ha perseguito la certificazione: non una medaglia da esibire, quanto piuttosto un serio impegno nella creazione di un ambiente di lavoro inclusivo, nel quale le opportunità di crescita siano identiche a prescindere dal genere.

«Da donna imprenditrice – commenta Daniela Balestra, vice presidente vicaria di Confartigianato Imprese Cuneo – ho accolto con grande soddisfazione l’ottenimento della certificazione della parità di genere da parte della nostra Associazione. Si tratta di un riconoscimento ufficiale del comportamento equo che Confartigianato Cuneo ha sempre mantenuto nei confronti dei propri collaboratori a prescindere dal genere. Ed è anche un segnale importante per l’intera comunità che permette di presentare la nostra realtà come un organismo di spessore etico e proiettato verso i valori del futuro».

«La Certificazione della parità di genere – aggiunge Joseph Meineri, direttore generale di Confartigianato Imprese Cuneo – è un elemento virtuoso che sempre più imprese stanno facendo proprio, perché dimostra l’adozione di misure e policy aziendali volte alla riduzione del divario di genere. Inoltre, rappresenta uno strumento molto importante per raggiungere l’obiettivo di assicurare una maggiore qualità del lavoro femminile, aumentando le opportunità di crescita in azienda e tutelando il ruolo della donna anche in famiglia attraverso adeguate soluzioni di conciliazione vita-lavoro».




Giornata della memoria, CNA Piemonte: Ricordare è un dovere collettivo

La Giornata della Memoria ci ricorda che il progresso non può prescindere dal rispetto della dignità umana e dalla consapevolezza di ciò che è stato

Il 27 gennaio, celebriamo la Giornata della Memoria, istituita per commemorare le vittime dell’Olocausto e riflettere sull’orrore che ha segnato una delle pagine più buie della storia dell’umanità. In questa data, nel 1945, le forze alleate liberarono il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, rivelando al mondo l’atrocità della Shoah: milioni di persone, uomini, donne e bambini, sterminati perché ritenuti “diversi”.

Ricordare è un dovere collettivo. È un atto di giustizia verso chi ha perso la vita e un monito per il presente e il futuro. Perché la memoria non è solo rivolta al passato: ci mette davanti alla responsabilità di riconoscere e contrastare ogni forma di discriminazione, odio e intolleranza che ancora oggi minacciano i diritti fondamentali dell’uomo.

Ma qual è il ruolo degli imprenditori in questo? Per CNA Piemonte, ricordare non significa solo commemorare, ma anche agire. Gli imprenditori e le imprese hanno una funzione sociale oltre che economica: attraverso il loro operato, possono diffondere valori di solidarietà, inclusione e rispetto. La creazione di lavoro non è solo uno strumento di crescita economica, ma anche un modo per generare coesione sociale, offrire dignità e costruire un tessuto sociale fondato sulla collaborazione e sul rispetto reciproco.

Le imprese possono e devono essere promotrici di una cultura del ricordo, sostenendo iniziative che educano alla memoria storica e contrastano l’indifferenza. In una società sempre più complessa, le imprese non possono limitarsi a essere spettatrici, ma devono contribuire a costruire un futuro basato su valori condivisi.

La Giornata della Memoria ci ricorda che il progresso non può prescindere dal rispetto della dignità umana e dalla consapevolezza di ciò che è stato. Solo così possiamo fare in modo che il passato non si ripeta mai più. VISIONE. DEDIZIONE. FUTURO.




Crisi del comparto orafo: CNA Piemonte lancia l’allarme sulle micro e piccole imprese

Il comparto orafo piemontese sta affrontando una trasformazione senza precedenti che minaccia la sopravvivenza di centinaia di micro e piccole imprese, cuore pulsante della nostra tradizione artigiana e dell’economia locale, è in corso un processo di industrializzazione del distretto orafo che rischia di azzerare la sua unicità. Per questo è indispensabile agire subito con misure concrete per tutelare il tessuto produttivo ed evitare conseguenze irreversibili”. Lo dichiara Stefania Gagliano, direttrice della CNA di Alessandria, a margine del tavolo di confronto convocato dalla Regione Piemonte ad Alessandria per affrontare le criticità del settore.

CNA Piemonte accoglie con favore l’iniziativa della Regione e del vicepresidente e assessore al Lavoro Elena Chiorino, che hanno dimostrato di cogliere l’urgenza e la gravità della situazione convocando un tavolo di confronto straordinario. “Apprezziamo la sensibilità dimostrata dalla Regione Piemonte e dal vicepresidente Chiorino nell’ascoltare le istanze del comparto e nel riconoscere l’emergenza che vivono le imprese artigiane orafe. È un segnale importante che testimonia la volontà di costruire un percorso condiviso per trovare soluzioni efficaci” ha sottolineato il Presidente di Cna Piemonte Giovanni Genovesio.

La crisi di tutto il comparto manifatturiero piemontese, aggravata dalla trasformazione profonda del mercato, dall’aumento dei costi e dalle difficoltà di accesso al credito, sta colpendo duramente le piccole imprese artigiane. “Le nostre imprese, molte delle quali a conduzione familiare, sono in grande sofferenza. Senza interventi immediati, rischiamo di perdere un patrimonio di competenze e tradizione unico al mondo” continua Genovesio.

Il tavolo, che sarà aggiornato il 6 febbraio 2025, rappresenta solo il primo passo di un percorso che deve essere rapido e incisivo. “Le imprese non possono aspettare: ogni giorno di ritardo significa avvicinarsi alla chiusura di attività storiche e alla dispersione di un patrimonio inestimabile. È il momento di trasformare le parole in azioni concrete” ha inoltre dichiarato il Presidente della Cna di Alessandria Mauro Ordazzo.

CNA Piemonte inoltre congiuntamente alla Cna di Alessandria ribadisce la necessità di adottare misure straordinarie a supporto delle micro e piccole imprese di tutto il settore manifatturiero. “È essenziale prevedere incentivi fiscali, sostegni finanziari dedicati e interventi di semplificazione burocratica, oltre a investimenti mirati nella formazione per aggiornare le competenze indispensabili ad affrontare le nuove sfide del mercato” ha aggiunto il presidente Genovesio.




Natale: Coldiretti/IXE, il 38% delle tredicesime in regali e viaggi

Il 38% degli italiani che ricevono la tredicesima la destinerà alle spese di Natale, tra regali e viaggi, contro un 31% che ne approfitterà per pagare bollette e rate dei mutui, un 23% che la metterà da parte e il resto che la userà in altri modi. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ sulle abitudini delle feste, con la corsa agli acquisti che entra nel vivo spinta anche dall’arrivo della mensilità extra, per un totale stimato in oltre 50 miliardi di euro. Non a caso la maggioranza dei regali viene acquistata proprio a due settimane dal Natale.

Le modalità di utilizzo della tredicesima evidenziano comunque le differenze generazionali tra gli italiani. Secondo i dati di Coldiretti/Ixe’, tra gli over 64, fascia composta prevalentemente da pensionati, prevale la tendenza a destinarla piuttosto al pagamento delle bollette. Al contrario, il gruppo dei 18-34 anni, che include molti giovani con contratti di lavoro precari, è quello che più di frequente sceglie di spendere la somma per festeggiare. In particolare, oltre la metà dei giovani (59%) con tredicesima la utilizza per rendere più allegre le festività con viaggi e regali tra vestiti, tecnologia e cibo.

Per chi sceglie il regalo enogastronomico, proprio a partire dai più giovani, la tendenza di quest’anno – rileva Coldiretti – è di andare alla ricerca di specialità 100% Made in Italy, magari nei mercatini che affollano i centri cittadini grandi e piccoli, a partire da quelli contadini. L’Italia vanta peraltro la leadership europea in fatto di vendita diretta, con la rete dei farmers market di Campagna Amica che conta oltre 1200 punti in tutto il Paese, a partire da quelli coperti.

Accanto ai prodotti Dop e Igp più noti, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, si rileva una crescita delle richieste di tipicità meno note, anche per stupire familiari e amici, sfruttando il patrimonio di biodiversità che caratterizza l’agroalimentare nazionale. Un esempio sono i Sigilli di Campagna Amica, le specialità salvate dall’estinzione grazie al lavoro degli agricoltori. Un patrimonio della tradizione contadina italiana il cui ritorno sulle tavole è stato reso possibile dall’impegno dei 750 agricoltori “custodi”.

Ma acquistare prodotti agroalimentari italiani, da mettere sotto l’albero o portare in tavola per i pranzi e le cene delle feste, rappresenta anche un sostegno importante all’economia e all’occupazione nazionale – ricorda Coldiretti – anche in considerazione della difficile situazione internazionale in corso che causa contraccolpi importanti al tessuto produttivo nazionale.




Cnvv, ciclo di seminari su Direttiva europea “CSRD” e indicatori di rendicontazione per il Bilancio di sostenibilità

Inizierà lunedì 4 novembre 2024 un ciclo di quattro webinar organizzati da Confindustria Novara Vercelli Valsesia e Kpmg per aiutare le imprese che sono coinvolte dalla direttiva europea “Corporate Sustainability Reporting Directive” (UE) 2022/2464, cosiddetta “CSRD”, entrata in vigore il 25 settembre scorso. La Direttiva fissa, per determinate imprese, l’obbligo di redigere un “Bilancio di sostenibilità” con cui vengono comunicati a clienti, produttori, fornitori, investitori e dipendenti le azioni di sostenibilità economica, ambientale e sociale realizzate e si definiscono gli obiettivi di miglioramento per il futuro.
Il suo campo di applicazione segue una linea temporale iniziata a gennaio 2024, che impone alle imprese con più di 500 dipendenti la presentazione del primo report di sostenibilità nel 2025, relativamente all’anno finanziario precedente. Dal 1° gennaio 2025 saranno coinvolte anche le grandi imprese dell’UE che hanno più di 250 dipendenti o un fatturato superiore a 50 milioni di euro o un attivo di bilancio superiore a 25 milioni, che dovranno presentare il report nel 2026, relativamente all’anno finanziario 2025. Dal 2026 l’ambito si allargherà, con le stesse modalità, anche alle Pmi quotate e dal 2028 coinvolgerà le società non europee che generano più di 150 milioni di euro di fatturato nella Ue e che hanno nei suoi Paesi una filiale o una succursale significativa.
L’obbligo di rendicontazione richiede che le aziende seguano gli “European Sustainability Reporting Standards” (ESRS), specifici indicatori di performance ESG sviluppati dall’Efrag (European Financial Reporting Advisory Group), e siccome è frequente che grandi aziende sottoposte alla Direttiva richiedano alla propria catena di fornitura una rendicontazione di sostenibilità conforme alla CSRD può essere utile, per molte imprese che ne fanno parte, adottare una “rendicontazione volontaria di sostenibilità” che ne garantisca l’affidabilità anche su questi temi.
Il calendario dei webinar, che si svolgeranno dalle 15.30 alle 17 e saranno coordinati dagli esperti di KPMG Sustainability & Climate Changes Services Lorenzo Solimene, Riccardo Donadeo, Vincenzo Iacomo e Silva Randazzo, è il seguente: 4 novembre 2024: “La nuova direttiva CSRD: obblighi e opportunità”; 19 novembre 2024: “Indicatori di rendicontazione ESRS per i temi ambientali” (relativi a cambiamento climatico, inquinamento, acque e risorse marine, biodiversità ed ecosistemi, uso delle risorse ed economia circolare); 26 novembre 2024: “Indicatori di rendicontazione ESRS per i temi sociali e di Governance” (relativi a forza-lavoro propria, lavoratori nella catena del valore, comunità interessate, consumatori e utilizzatori finali, condotta delle imprese); 21 gennaio 2025: “Linea guida per la rendicontazione volontaria di sostenibilità delle Pmi”.




Fine anno all’insegna del pessimismo per l’industria delle province di Novara e di Vercelli

Per l’industria delle province di Novara e di Vercelli si annuncia una fine d’anno all’insegna del pessimismo. Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il trimestre ottobre-dicembre 2024 (disponibili sul sito www.cnvv.it) il saldo tra la percentuale degli imprenditori che si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione si attesta a -4 punti (rispetto ai precedenti 4) nel Novarese e a -22,2 punti (rispetto ai precedenti -13,6) in provincia di Vercelli, con una media regionale che scende da -0,1 a -1,9 punti.
I saldi ottimisti/pessimisti relativi agli ordini totali e a quelli esteri passano, rispettivamente, da 1,6 a -8,8 e da 2 a zero punti in provincia di Novara, da -17 a -22,2 e da -7,4 -14,7 punti in provincia di Vercelli (a fronte di una media piemontese che cala, rispettivamente, da -1,1 a -5 e da -7,2 a -8,8 punti). Continuano a crescere, invece, le previsioni di investimenti “significativi”, che passano dal 35% al 36,7% tra le imprese novaresi e dal 17,4% al 24,7 % in provincia di Vercelli (con la media regionale in calo dal 25,9% al 23,5%), mentre quelli “sostitutivi” salgono dal 41% al 41,7% nel Novarese e scendono dal 50% al 39,3% nel Vercellese e in Valsesia (la media regionale è in crescita dal 46,1% 48,4%).
«In questa fase di forti tensioni geopolitiche – commenta il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – l’incertezza è in aumento e la cautela diventa d’obbligo. L’aumento delle previsioni di investimenti significativi è comunque un segnale di fiducia nei confronti del futuro da parte delle nostre imprese, che contano di poter beneficiare in modo significativo delle misure del Piano “Transizione 5.0” per poter continuare a innovare e ad accrescere la loro competitività».
A livello occupazionale il saldo tra ottimisti e pessimisti relativo alla volontà di fare nuove assunzioni cala da 8,9 a 4,8 punti in provincia di Novara e rimane stabile, a -1,1 punti, in provincia di Vercelli (in calo da 7,3 a 5,1 punti la media regionale), mentre la percentuale delle imprese che intendono fare ricorso alla cassa integrazione sale dal 6,6% al 9,8% nel Novarese e dal 16,7% al 21,6% in provincia di Vercelli, con una media piemontese in aumento dal 10,4% all’11,5%. «Le preoccupazioni per il futuro – osserva il direttore di Cnvv, Carlo Mezzano – si riverberano sul mercato del lavoro, che rimane comunque ancora caratterizzato da un forte scostamento tra domanda e offerta di manodopera specializzata».
La percentuale di imprese che segnalano ritardi negli incassi rispetto ai tempi di pagamento pattuiti sale dal 14,3% al 15,7% in provincia di Novara e cala dal 24,1% al 22,6% in quella di Vercelli, a fronte di una media regionale in aumento dal 22% al 25,2%.
I dati relativi ai principali settori, elaborati in forma aggregata e con media ponderata sulle due province, registrano un netto peggioramento per attese di produzione e di ordini nel metalmeccanico, nella rubinetteria-valvolame e nel tessile-abbigliamento, una relativa stabilità nel comparto chimico, e un ulteriore miglioramento in quello alimentare.
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Dichiarazione del presidente di Confindustria Piemonte
«Una maggioranza più larga del solito delle imprese interpellate – commenta il presidente di Confindustria Piemonte, Andrea Amalberto – in questa indagine non si esprime, non sono né ottimiste, né pessimiste. Assumono in maniera ridotta e ricorrono limitatamente alla cassa integrazione, investono con ritmi più contenuti del solito. Prevale una prudente attesa, non tanto verso i contenuti della manovra economica, quanto verso uno scenario mai così instabile. Il voto americano alle porte è solo l’ultima variabile geopolitica, che si innesta su una twin transition che sta frenando a livello europeo e globale, colpendo anche i Paesi che sono i nostri principali partner. Tutto ciò non incide sulla competitività presente e futura delle nostre imprese, che già guardano al piano Industria 5.0 con interesse, così come dimostrato dalla crescita del settore ICT e dei servizi alle imprese. Uno sforzo che dovrebbe portare a una ripresa sia del mercato interno che dell’export verso i molti mercati dove il Piemonte è già presente, ma soprattutto laddove i margini di crescita non sono ancora stati completamente esplorati».



Nati-mortalità delle imprese piemontesi

In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, emerge come nel III trimestre 2024 il tessuto imprenditoriale piemontese abbia mostrato una certa stabilità, scaturita da dinamiche fortemente eterogenee a livello territoriale, settoriale e di natura giuridica.

Sono 4.434 le nuove realtà imprenditoriali che, nel periodo luglio-settembre 2024, si sono iscritte ai registri imprese territoriali, 217 in più rispetto al dato del III trimestre 2023 (+5,1%). La numerosità delleimprese che, nello stesso periodo, hanno invece cessato la propria attività è stata pari a 3.84190 unità in più nel confronto annuale (+2,4%). Il saldo tra i due flussi è, dunque, positivo per 593 unità, in miglioramento rispetto a quello registrato nel periodo luglio-settembre 2023 (+466 unità).

Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine settembre 2024 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta a 421.020 realtà imprenditoriali, il 7,1% delle imprese nazionali.

“Tiene ma non decolla il tessuto imprenditoriale piemontese. Nonostante una spiccata resilienza delle nostre imprese non si registra uno scatto in avanti, frutto di politiche e strategie in grado di attrarre nuova imprenditorialità. È necessario continuare a lavorare per migliorare questi risultati e per rafforzare la competitività delle nostre imprese anche sui mercati globali. In questo contesto, le istituzioni sono chiamate a un ruolo sempre più attivo, offrendo alle imprese gli strumenti e il supporto necessari per affrontare le sfide del futuro” commenta Gian Paolo Coscia, Presidente Unioncamere Piemonte.

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita debolmente positivo (+0,14%), di poco superiore rispetto a quello registrato nel III trimestre del 2023 (+0,11%), ma peggiore di quello messo a segno, tra luglio e settembre 2024, dal tessuto imprenditoriale a livello complessivo nazionale (+0,26%).

Il dato piemontese sintetizza dinamiche territoriali divergenti tra loro. Le province di Asti (+0,33%) e Biella(+0,27%) registrano uno sviluppo delle rispettive basi imprenditoriali prossimo ai tre decimi di punto percentuale; appaiono migliori della media regionale anche i risultati concretizzati da Cuneo (+0,24%), Alessandria (+0,21%) e Novara (+0,19%). Il saldo tra aperture e chiusure di imprese è positivo, seppur di poco, anche nei territori di Torino (+0,08%) e Vercelli (+0,05%), mentre nel Verbano C.O. (-0,05%) la numerosità di aziende che hanno cessato la propria attività è superiore alle nuove iscrizioni.

Tra le forme giuridiche, il segmento delle società di capitale, che a fine settembre 2024 è giunto a rappresentare il 22,0% delle oltre 421mila imprese registrate in Piemonte, è ancora una volta quello più dinamico, con un tasso di crescita del +0,71%. Il bilancio tra aperture e chiusure è positivo anche per le altre forme (+0,28%), appare sostanzialmente in pareggio per le imprese individuali(+0,01%), mentre è negativo per le società di persone (-0,12%).

Scendendo nel dettaglio settoriale, le attività dei servizi diversi dal commercio e turismo hanno registrato la performance migliore (altri servizi+0,50%, frutto soprattutto dello sviluppo delle attività professionali, scientifiche e tecniche e di quelle artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento), seguite dalle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+0,42%) e dal comparto edile (+0,37%); lo stock delle imprese che a fine settembre 2024 svolge la propria attività nel settori dell’industria in senso stretto (+0,03%) è risultato sostanzialmente invariato, mentre flettono le basi imprenditoriali del commercio (-0,08%) e dell’agricoltura(-0,14%).




Opportunità e Sostenibilità nel settore edile calabrese, dal PNRR al Ponte sullo Stretto

Una occasione di confronto sul futuro del settore edile nella regione, che ha saputo mettere in luce le numerose opportunità disponibili grazie alla rete di Confartigianato Imprese. Il convegno sul tema “Edilizia e infrastrutture in Calabria: prospettive e opportunità” – organizzato da Confartigianato Imprese Calabria e da ANAEPAConfartigianato Edilizia che si è tenuto venerdì 4 ottobre al Resort Altafiumara di Villa San Giovanni – si è configurato proprio come un importante momento di approfondimento sulle normative, sui processi e sulle innovazioni che interessano l’edilizia dal punto di vista delle imprese artigiane nella nostra regione

Ad aprire i lavori è stato Carlo Angotti, presidente di Anaepa Calabria, il quale ha espresso gratitudine per la presenza della Giunta nazionale di ANAEPA, sottolineando l’importanza del dibattito. “Abbiamo scelto di affrontare temi cruciali come le infrastrutture e la realizzazione di opere strategiche come il Ponte sullo Stretto, che interessano anche le imprese artigiane”, ha affermato Angotti. Ha messo in evidenza l’importanza di comprendere a fondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e i benefici che può portare alle piccole e medie imprese.

Stefano Crestini, presidente ANAEPAConfartigianato, ha proseguito il discorso sottolineando l’importanza di ascoltare le problematiche delle imprese e fornire supporto politico. “Le imprese artigiane si sono evolute e oggi, unite in rete o consorzi, possono gestire lavori significativi. È cruciale che queste realtà partecipino alle grandi opere, affinché non siano le aziende mastodontiche a monopolizzare il settore, sottraendo opportunità alle professionalità locali”, ha affermato Crestini, aggiungendo che l’obbiettivo è contribuire al benessere economico della regione senza escludere gli artigiani.

Assente per motivi istituzionali il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, che ha fatto pervenire un proprio messaggio, a portare il saluto delle istituzioni il sindaco della Città Metropolitana, Giuseppe Falcomatà evidenziando, prima di tutto, il salto di qualità delle imprese artigiane. “Riconosciamo l’importanza delle risorse comunitarie e la necessità di un dialogo diretto con Roma e l’Unione Europea. I servizi sono fermi fino ad agosto, ma ringrazio le imprese per la loro disponibilità a collaborare nei cantieri, essenziali per gli obiettivi di spesa legati al PNRR”, ha dichiarato Falcomatà. Ha anche denunciato i recenti tagli ai comuni, esortando a un aumento delle risorse per le manutenzioni ordinarie, per garantire che i fondi di coesione rimangano a disposizione delle amministrazioni locali.

Carolina Bustamante, della Promo PA Fondazione OREP, ha fornito un’analisi sull’utilizzo delle risorse del PNRR in Calabria. Ha riportato dati significativi, affermando che “il piano PNRR per la Calabria comprende 11.000 progetti per un valore di 7,6 miliardi di euro, con quasi il 40% gestito dai comuni e l’88% dei fondi destinato alle infrastrutture”. Ha avvertito che, sebbene ci sia stato un trend positivo negli anni passati, nel 2024 si prevede un calo nei valori delle opere a causa del nuovo codice degli appalti e delle problematiche di digitalizzazione. Attualmente, il 71% dei progetti è in corso e il 29% è completato. Bustamante ha sottolineato l’importanza di semplificare i processi e migliorare i tempi di pagamento, affinché le micro e piccole imprese possano partecipare efficacemente.

Il professor Francesco Russo ha messo in luce l’importanza di un sistema ferroviario ben progettato per lo sviluppo della Calabria, affermando che “l’assenza di un sistema ferroviario efficace penalizza le regioni meridionali”. Ha sostenuto che il progetto del Ponte sullo Stretto è stato bloccato non per motivi ambientali, ma per questioni economiche, e ha evidenziato le disuguaglianze create dall’alta velocità in Italia, che favoriscono le regioni del nord. Russo ha suggerito di riconsiderare i progetti infrastrutturali esistenti, proponendo che sia possibile migliorare l’accessibilità ferroviaria senza ingenti investimenti, come il ripristino di treni diretti tra Reggio Calabria e altre città.

Ilaria Maria Coppa, rappresentante della Stretto di Messina Spa, ha parlato dell’importanza del Ponte sullo Stretto, sottolineando che “la costruzione avrà un impatto significativo sull’occupazione in Calabria, prevedendo l’impiego di circa 4.300 addetti all’anno, con picchi fino a 7.000 durante le fasi di massima attività”. Ha spiegato che il progetto non solo migliorerà le infrastrutture, ma agirà anche da moltiplicatore di sviluppo per il Mezzogiorno, creando nuove opportunità imprenditoriali e stimolando la cooperazione tra enti locali e comunità. Attraverso una progettazione integrata, il Ponte e le sue infrastrutture possono diventare catalizzatori di interventi di rigenerazione territoriale, stimolando la cooperazione tra enti locali e comunità”, ha sottolineato.

Walter Ignazitto, procuratore aggiunto presso la procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha trattato il tema della legalità nei cantieri. Ha avvertito delle insidie rappresentate dalla criminalità organizzata e ha dichiarato: “È fondamentale che ogni imprenditore rispetti le normative vigenti, non solo per tutelare il proprio lavoro, ma anche per garantire la sicurezza dei cittadini”. Ignazitto ha evidenziato il cambiamento nella percezione delle problematiche legate alla criminalità, incoraggiando la denuncia delle richieste estorsive come passo fondamentale per creare un clima di maggiore legalità: “Sempre più imprenditori hanno il coraggio di denunciare le richieste estorsive, contribuendo a creare un clima di maggiore legalità. La denuncia è il primo passo per liberare il nostro territorio da questa morsa”.

Daniela Scaccia, segretario nazionale di ANEPA, ha parlato della riforma della patente a crediti, evidenziando le preoccupazioni riguardo alla sua efficacia. “Il sistema è operativo dall’1 ottobre e include non solo l’edilizia, ma anche l’impiantistica e le carpenterie metalliche. Siamo in rincorsa, poiché il decreto attuativo è stato ricevuto solo il 20 settembre, riducendo il tempo utile per prepararci”, ha spiegato. Scaccia ha sottolineato che, sebbene inizialmente ci fossero dubbi, c’è speranza che questa iniziativa possa contribuire a ridurre gli infortuni sul lavoro, con un monitoraggio previsto per valutare l’efficacia della misura.

Andrea Di Maurizio di Autostrade Per L’Italia ha illustrato il recente accordo sottoscritto con Confartigianato per la qualificazione e selezione delle imprese per la manutenzione delle infrastrutture autostradali.

“Stiamo predisponendo procedure di gara in linea con le normative vigenti e apprezziamo il protocollo con Confartigianato per la ricerca di fornitori locali”, ha dichiarato. Lorenzo Carretti, presidente della Rete dei Consorzi 4C Network di Confartigianato, ha ribadito l’importanza di affrontare i settori di mercato complessi, affermando: “Vogliamo garantire che le piccole e medie imprese possano accedere ai contratti con il gruppo Società Autostrade e partecipare a progetti di costruzione e gestione”.

In conclusione, Silvano Barbalace, segretario regionale di Confartigianato Calabria, ha esortato le imprese a unirsi e qualificarsi per affrontare le sfide del mercato, sottolineando l’importanza della cooperazione tra istituzioni e imprese per promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo.

“Dobbiamo collaborare con soggetti istituzionali e affrontare le sfide che il settore presenta. È fondamentale che le aziende si uniscano e si qualifichino, poiché da sole non possiamo superare queste difficoltà”, ha dichiarato Barbalace, anticipando che proporrà di convocare i sindacati per avviare la trattativa sul contratto collettivo regionale dell’edilizia, replicando l’esperienza positiva della Puglia.




Assessore Gallo: Per ora nessuna nuova miniera in Piemonte

“È prematuro parlare di apertura di miniere e di concessioni, siamo ancora in una fase preliminare e il compito della Regione è quello di monitorare”. Lo ha detto in Terza commissione (presidente Claudio Sacchetto) l’assessore regionale alle Attività estrattive Marco Gallo, nell’informativa sulla disciplina della ricerca delle materie prime di interesse strategico per il territorio piemontese.

“In merito alla richiesta dei permessi di ricerca per uranio nel Cuneese, la Regione ha sospeso l’istruttoria in attesa che il progetto venga sottoposto all’esame del Ministero. Per quanto riguarda invece le richieste presentate lo scorso mese di agosto nelle Province di Biella e Vercelli, riguardanti cobalto, nichel, rame e altri metalli associati le stesse stanno proseguendo il loro iter, ma come detto è prematuro parlare di possibili aperture di punti estrattivi proprio perché non sono noti i risultati delle indagini sull’effettiva esistenza di giacimenti certi, che siano poi economicamente coltivabili”, ha aggiunto l’assessore.

Per delucidazioni sono intervenuti Domenico Rossi e Monica Canalis (Pd).

Piano regionale delle attività estrattive

I lavori della commissione sono proseguiti con la seconda informativa di Gallo sul Piano regionale delle attività estrattive (Prae).

“Il Piano è stato realizzato dalla precedente Giunta, a noi spetta il compito di portarlo in approvazione, incominciando con il primo comparto, quello che riguarda le pietre di cava,  e con il  terzo, quello dei materiali industriali, poi toccherà al secondo, quello che riguarda le pietre ornamentali. Siamo in una fase decisiva, che culminerà poi con l’esame finale in Consiglio” ha spiegato l’assessore.

Sono intervenuti Domenico RossiCanalis Mauro Calderoni (Pd) e Alice Ravinale (Avs).

Tartufi

Nella Terza commissione si è infine discusso anche di tartufi, vere e proprie eccellenze piemontesi.

La conservazione del patrimonio tartufigeno regionale avviene mediante la concessione di un’indennità ai proprietari, ai possessori di terreni e alle associazioni di raccoglitori che li conducano per la conservazione delle piante di riconosciuta capacità tartufigena, permettendo nel contempo la libera raccolta dei tartufi su detti terreni.

I commissari hanno espresso all’unanimità parere preventivo favorevole alla proposta di deliberazione che concede ai Comuni una deroga di trenta giorni sui sessanta previsti per ultimare le istruttorie. In tutto il Piemonte sono circa duecento le amministrazioni comunali interessate.

Sempre all’unanimità, via libera all’aumento di 10 euro della tassa annuale sulle concessioni regionali per l’abilitazione alla ricerca e alla raccolta dei tartufi, che passa da 150 a 160 euro. Le risorse introitate, circa 530 mila euro annuali, vengono investite per la difesa e la promozione del patrimonio tartufigeno.

Infine è stato espresso a maggioranza, con il voto contrario dei gruppi di opposizione, parere preventivo favorevole alla proposta di deliberazione per il rinnovo della Consulta per la valorizzazione del patrimonio tartufigeno regionale, presieduta dallo stesso assessore Gallo, titolare anche della delega alle Foreste.

La Consulta è composta anche da altri 14 soggetti designati tra i consiglieri delle Province di Alessandria, Asti, Cuneo e della Città Metropolitana di Torino, dall’Unione delle Associazioni dei raccoglitori dei tartufi del Piemonte, dal Centro nazionale di studi sul tartufo, dal Consiglio nazionale delle ricerche, dalle associazioni agricole e dal Coordinamento regionale tartuficoltori associati piemontesi.

Domenico Ravetti (Pd) aveva chiesto di rinviare la trattazione in quanto tra pochi giorni le Province di Alessandria e Cuneo saranno chiamate a rinnovare i propri rappresentanti. Sono poi intervenuti Canalis e Alberto Unia (M5s).