A Grinzane Cavour Confartigianato – Zona di Alba ha premiato la Fedeltà Associativa

Al Castello di Grinzane Cavour, in una delle location più suggestive della Granda, nel cuore delle Langhe, sabato 25 maggio si è svolta la cerimonia di consegna dei riconoscimenti per la Fedeltà Associativa della Zona di Alba di Confartigianato Imprese Cuneo.

L’evento, organizzato con il sostegno della Banca d’Alba, ha premiato 14 imprese con 35 e 50 anni di iscrizione all’Associazione, sottolineandone la capacità e l’operosità artigianale unite ad un virtuoso presidio territoriale.

Dopo l’introduzione del presidente della Zona di Alba Daniele Casetta e del presidente di Confartigianato Imprese Cuneo Luca Crosetto, presente all’evento insieme al direttore Joseph Meineri e ai vicepresidenti Daniela Balestra e Michele Quaglia, i saluti del sindaco di Grinzane Cavour Gianfranco Garau e del direttore di Banca d’Alba Enzo Cazzullo.

In seguito, si è svolta la presentazione del volume “Storie d’impresa. Il valore artigiano” realizzato da Confartigianato Imprese Cuneo e edito da Nino Aragno Editore.

La pubblicazione raccoglie le storie imprenditoriali di 38 aziende artigiane della provincia di Cuneo, scritte da un parterre qualificato di giornalisti locali, attraverso le quali emerge il valore artigiano quale legame indissolubile tra tradizione manifatturiera, innovazione, sostenibilità, territorio e comunità.

Ad illustrare il volume erano presenti: Nino Aragno editore, Sergio Soave presidente della Fondazione “Polo del ‘900”, dell’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea di Cuneo e Provincia, nonché curatore dell’opera, e Bruno Murialdo fotografo e giornalista.

Un focus particolare è stato riservato al radicamento del valore artigiano nella terra albese, rappresentato dalle storie, contenute nel libro, delle seguenti imprese: Silvia Visca (Montà d’Alba) eccellenza nel settore moda; Balbosca (Santo Stefano Belbo) dal 1987 factoring auto da rally; Pizzeria del Corso (Alba) pizza da asporto; Marco Giacosa (Neive) Pasta d’autore; Scavino Moto (Castiglione Falletto) dal 1993 l’unica concessionaria Harley Davidson; Sette Ottavi (Corneliano d’Alba) il gin di Bambù.

«In questa giornata – spiegano il presidente territoriale Crosetto e il presidente zonale Casetta– ad emergere ancora una volta è stato il valore artigiano che da sempre costituisce l’essenza delle nostre imprese associate e della stessa nostra Associazione. Il “valore” del senso di appartenenza alla nostra realtà associativa insieme alla passione e perseveranza che diventano ispirazione per i racconti contenuti nella pubblicazione.  Se oggi le nostre imprese producono ricchezza, generano occupazione, presidiano i territori, salvaguardano tradizioni, sviluppano innovazione, lo devono alla loro storia e alle persone della loro famiglia che nei tempi passati hanno creduto fermamente nel lavoro e nella possibilità di contribuire in modo efficace allo sviluppo del territorio».

Insigniti della Fedeltà Associativa

35 anni di Fedeltà Associativa

  • R.P.S. Gavuzzi s.r.l. – Realizzazione Installazione Manutenzione Impianti di Sicurezza – Alba
  • Icardi Bruno & Ricca Luigi snc – Meccatronici – Castagnito
  • Distilleria Valverde s.r.l. – Produzione Liquori e Grappe Artigianali – Cortemilia
  • Capello Angelo – Panetteria e Pasticceria – Cossano Belbo
  • Piano & Forte di Fontana Daniele – Falegnameria – Cravanzana
  • Grimaldi snc di Grimaldi Alessandro & C. – Carrozzieri – Grinzane Cavour
  • Borio Claudio – Impresa Edile – Mango
  • Gianolio Teresa – Parrucchiere – Montà – “alla memoria”
  • Fogliati sas di Fogliati Secondo & C. – Impresa Edile – Neive
  • Falegnameria F.lli Cordero snc – Falegnameria – Priocca
  • Delsanto Mauro – Meccatronico – Vezza d’Alba

50 anni di Fedeltà Associativa

  • G.R.T. srl – Creazioni di Alta Corsetteria Femminile – Alba
  • Veglio srl – Meccatronici – Alba
  • Prunotto Tarcisio – Meccatronico – Guarene



Torino, mercato immobiliare: prezzi in lieve aumento, domanda abitativa vivace

Secondo le ultime analisi dell’Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa, la città di Torino ha messo a segno un aumento dei prezzi dell’1,1% nella seconda parte del 2023 rispetto al primo semestre 2023.

La macroarea del centro ha registrato un incremento dei valori dell’1,3%. Valori invariati in centro città, in via Lagrange e limitrofe, dove c’è attesa per il completamento di una scuola americana che porterà in città numerosi studenti e quindi impatterà sugli affitti. Continuano ad esserci operazioni di cambio d’uso da uffici ad abitazioni spesso destinate ad affitti turistici. Il centro città quindi si sta orientando sempre più verso una vocazione residenziale più che terziaria. Il fenomeno delle case vacanza non si è arrestato ma continua ancora nonostante la maggiore imposizione fiscale. Ci sono imprenditori che ristrutturano immobili e realizzano B&B e casa vacanza e talvolta li vendono anche con questa finalità. Su via Roma e via Lagrange il nuovo arriva a 7000 € al mq mentre l’usato viaggia intorno a 4800 € al mq.  Parliamo sempre di una zona che offre abitazioni signorili di fine ‘600 con soffitti a cassettoni oppure a botte con mattoni a vista. Continua il processo di dismissione degli uffici della ex Generali e la riconversione dell’intero edificio in abitazioni residenziali. La corsa a realizzare casa vacanza ha sottratto offerta alle locazioni residenziali: un bilocale in ottimo stato e arredato costa intorno a 700 € al mese.

Nell’area di piazza Madama Cristina, nel quartiere San Salvario, il secondo semestre 2023, ha evidenziato un ulteriore aumento dei valori immobiliari. Il mercato è alimentato sia da acquirenti di abitazione principale sia da investitori che puntano ad affittare a studenti universitari. La zona, infatti, presenta un’offerta abitativa differenziata che spazia da 1300 € al mq per le abitazioni popolari presenti in via Nizza fino ad arrivare a punte massime di 3500 € al mq per le soluzioni signorili ristrutturate, con spazio esterno vista Parco Valentino. È in quest’area, infatti, che si concentra l’offerta più prestigiosa. Su corso D’Azeglio ci sono immobili anni ’70 che hanno spese condominiali elevate e i cui prezzi si aggirano intorno a 2500 € al mq. L’area più richiesta è compresa tra piazza Madama Cristina e il Parco del Valentino. In aumento gli investitori che acquistano per fare affitti brevi sottraendo locazioni al segmento residenziale.

Comportamento antitetico per i quartieri di Bramante e Crocetta-Borgo San Secondo nella seconda parte del 2023. A Crocetta-Borgo San Secondo, quartiere che si sviluppa intorno a Porta Nuova acquistano coloro che desiderano restare in centro ma poter acquistare a prezzi contenuti. Ci sono immobili d’epoca degli anni ’40-’60 che si acquistano a prezzi medi di 3000-4000 € al mq se in buono stato e 2500 € al mq se da ristrutturare (via Caboto e via Ferraris). Gli acquirenti sono quasi sempre professionisti che impiegano capitali propri. La vicinanza alla stazione ha determinato un forte aumento di richieste di chi acquista per realizzare B&B o casa vacanza. La domanda di locazione è elevata ma si scontra con la bassa offerta e i canoni di locazione di un bilocale si aggirano intorno a 750 € al mese.

Crescono dell’1,6% i valori delle case nella macroarea di Borgo Vittoria-Barriera di Milano. Tra i quartieri che hanno registrato un leggero aumento dei valori c’è Madonna di Campagna-Barriera- Lanzo, numerose le compravendite realizzate in contanti anche da investitori che hanno acquistato palazzine intere da ristrutturare e poi rivendere e affittare. Non ci sono nuove costruzioni, le più recenti risalgono ai primi anni 2000 e sorgono presso “Allianz Stadium Juventus” e si vendono intorno a 1800-1900 € al mq. Si apprezza in modo particolare la presenza del riscaldamento autonomo. Infatti, l’offerta abitativa del quartiere è prevalentemente economica, con immobili dotati di riscaldamento centralizzato. Sorge al confine con Venaria, si è sviluppata prevalentemente negli anni ‘60-’70 che si vendono intorno a 1000 € al mq. Da segnalare il miglioramento dei collegamenti con le principali stazioni ferroviarie di Torino.

In salita dello 0,4% i valori delle case nella macroarea di Santa Rita-Mirafiori Nord, dove il quartiere di Santa Rita-Stadio ha messo in evidenza un leggero aumento dei prezzi. Apprezzato soprattutto dalle famiglie per il tipo di immobili offerti, dalle metrature ampie, per la tranquillità e la presenza dei servizi, ha visto una domanda in crescita nella seconda parte del 2023. La maggioranza degli immobili risale agli anni ‘70 e, ristrutturata, ha prezzi medi di 2000 € al mq mentre le soluzioni da ristrutturare si aggirano intorno a 1200 € al mq. Presenti anche investitori che comprano per affittare a studenti oppure con affitti brevi. Non lontano infatti sorge la facoltà di Economia e la zona è anche ben collegata con la sede di Ingegneria. Un bilocale si affitta a 450-500 € al mese.

Crescono dello 0,3% i valori delle case nell’area di Francia-San Paolo, in particolare nel quartiere di Parella-Fabrizi a causa della bassa offerta di immobili con le caratteristiche qualitative richieste dal cliente, buono stato interno e presenza di ascensore, poco diffuso in zona. Infatti, l’offerta abitativa risale agli anni ’30-’50 con alcune sporadiche costruzioni degli anni 2000. Il nuovo si aggira intorno a 2900 € al mq mentre l’usato costa 1300 € al mq. I prezzi contenuti e la presenza di due fermate della metropolitana hanno determinato una buona domanda per investimento da destinare all’affitto studentesco. Non lontano, infatti, sorge il Politecnico che è anche facilmente raggiungibile. I canoni di locazione sono più contenuti attirando studenti in zona. Un bilocale si può acquistare anche con 50-60 mila €.  In controtendenza il quartiere di Cit Turin con una contrazione dei prezzi sulle tipologie da ristrutturare, su cui si nota anche un aumento dei tempi di vendita. Si segnala una contrazione delle richieste da parte di milanesi che acquistano in questa zona, una tipologia di cliente che era cresciuta negli ultimi tempi. Tengono invece bilocali e trilocali, richiesti anche dagli investitori che affittano a studenti del vicino Politecnico, a coloro che lavorano presso il grattacielo San Paolo e la Cittadella Giudiziaria. Un bilocale si affitta intorno a 450-500 € al mese per arrivare anche a 800 € al mese.  La zona offre prevalentemente tagli ampi, oltre i 100 mq, soprattutto tra le tipologie in stile liberty, spesso firmati da architetti e caratterizzati da affreschi, bow window, parquet in stato originario, vetri cattedrali. Per queste soluzioni si toccano anche punte di 4000 € al mq. Chi acquista predilige tipologie posizionate ai piani alti e dotate di ascensore, meglio se con doppia esposizione.  Verso via Racconigi i prezzi scendono a 1800-2000 € al mq per le soluzioni da ristrutturare degli anni ’50-’70. Uno dei punti di forza del quartiere è la presenza di quattro fermate della metropolitana (Porta Susa, Principi d’Acaja, Bernini e Racconigi).

La macroarea di Nizza Lingotto Mirafiori Sud evidenzia un calo dei prezzi dello 0,6%.

In ribasso i valori degli immobili nel quartiere Bramante, confinante con il quartiere Crocetta ma spostato in zona più periferica e per questo con un’offerta in parte anche popolare su via Vespucci. Su corso Bramante si vende a prezzi medi di 2000 € al mq. Comprano prevalentemente coloro che abitano nel quartiere.  Sono stabili i prezzi delle case nella zona di Nizza-Millefonti-piazza Bengasi. Ultimati i lavori della metropolitana e completato il palazzo della Regione vanno avanti alcuni interventi di nuova costruzione in classe “A” che si vendono a 3000 € al mq. Continua l’interesse anche da parte degli studenti universitari che stanno considerando questa zona grazie ai collegamenti potenziati e alla maggiore facilità con cui si raggiunge il centro città. Allo stesso modo si registra un maggiore interesse da parte di investitori che decidono di fare affitti turistici.  In piazza Bengasi l’usato si conferma a prezzi medi di 1800 € al mq. Sono stabili i valori anche a Borgo Filadelfia, dove si trasferiranno qui anche alcune facoltà universitarie. La zona è interessata anche dalla riqualificazione dell’ex Villaggio Olimpico e del Palazzo del Lavoro, abbandonato da tempo e che adesso dovrebbe essere riqualificato per lasciare spazio a una Galleria commerciale, al Museo dei Musei, ma anche una cittadella dell’innovazione.  La zona al confine con Grugliasco beneficia della conversione di un’ex area industriale in commerciale, con la nascita di supermercati che hanno accresciuto l’appetibilità della zona.

 

Fonte: Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa




Assemblea Ordinaria Separata dei soci area Piemonte sud e Liguria

Il Consiglio di Amministrazione di Alpifidi S.c. ha convocato l’Assemblea Ordinaria Separata dei soci dell’area Piemonte sud e Liguria per giovedì 23 maggio 2024 alle ore 18,00, presso la Sala Riunioni del Palazzetto dello Sport di Strada Polveriera – Mondovì Piazza a Mondovì (CN).

La suddetta Assemblea sarà preceduta dall’Assemblea Separata dell’Area Valle d’Aosta e Piemonte Nord, che si terrà il 22 maggio, mentre l’Assemblea Ordinaria Generale, a cui parteciperanno i soci delegati nominati da ciascuna assemblea separata, si terrà lunedì 27 maggio.

Alpifidi S.c., nata il 1° gennaio 2021 dalla fusione tra Confartigianato Fidi Cuneo – confidi operante sul nostro territorio da alcuni decenni – e Valfidi – confidi operante in Valle d’Aosta, conta oggi oltre 8.400 soci; gli stessi soci saranno chiamati ad approvare il bilancio dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2023 e a rinnovare il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale per il triennio 2024-2026.

Con la relazione del Consiglio di Amministrazione, il Presidente Stefano Fracasso e il Vice Presidente Roberto Ganzinelli presenteranno ai soci le attività svolte nel corso dell’esercizio appena chiuso e quelle programmate per l’anno 2024, che saranno dirette a sostenere e agevolare l’accesso al credito alle micro, piccole e medie imprese ed alle attività professionali operanti in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, offrendo, oltre alle garanzie, credito diretto e consulenza mirata in materia finanziaria e nuovi prodotti e servizi.

Nel corso dell’anno 2023, Alpifidi ha concesso nuove garanzie per 33 milioni di Euro, sviluppando un volume di oltre 56 milioni di Euro di nuovi finanziamenti e linee di credito erogati dalle banche; ha inoltre erogato oltre 5 milioni di Euro di finanziamenti diretti alle imprese, principalmente per investimenti, ma anche per liquidità.

Lo stock affidamenti complessivo (garanzie + credito diretto) al 31/12/2023 ammonta a poco meno di 128 milioni di Euro.

L’occasione sarà utile per fare il primo punto sull’andamento dell’attività del confidi, che ormai opera a livello interregionale, sulle prospettive del confidi nel breve e medio termine e sulle strategie future.




Confartigianato Imprese Piemonte, CNA Piemonte e Casartigiani Piemonte: ‘Accelerare programma Transizione 5.0 e iter Legge Annuale MPMI’

Confartigianato, CNA e Casartigiani nell’audizione sul Def davanti alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, hanno giudicato “poco condivisibile”, seppur motivata dall’incertezza sull’applicazione delle regole del nuovo Patto di stabilità europeo, la scelta del Governo di non presentare al Parlamento il quadro programmatico, in quanto è indispensabile fornire a imprese e cittadini prospettive e fiducia.

In una fase di debolezza della congiuntura economica è necessario dare impulso agli investimenti privati per mantenere le imprese sul sentiero della crescita. Sono state indicate in sede nazionale le azioni e gli interventi per consentire al Paese di crescere. Occorre accelerare il programma Transizione 5.0, che può contare su una cospicua dote di risorse per accompagnare il sistema produttivo verso le sfide della doppia transizione, digitale ed ambientale, anche grazie al sostegno ai progetti di autoproduzione energeticaDi fondamentale importanza è la realizzazione del Pnrr. Il piano sta procedendo a rilento, rispetto alla spesa di circa 80 miliardi prevista per il 2023 si è speso circa la metà. Spendere quest’anno almeno 20 dei 40 miliardi non impiegati, darebbe un impulso importante all’economia, soprattutto nell’ambito degli investimenti pubblici e delle infrastrutture”, afferma Giovanni Genovesio, Presidente di CNA Piemonte.

Per Confartigianato Imprese Piemonte, CNA Piemonte e Casartigiani Piemonte il sostegno agli investimenti richiede di rifinanziare al più presto la legge Sabatini che rischia di dover sospendere l’accoglimento delle domande. Inoltre è necessario che venga abbassata sensibilmente la soglia minima degli investimenti nella ZES Unica, oggi fissata a 200mila euro, per accelerare la spesa e consentire anche alle imprese di piccola dimensione di contribuire allo sviluppo delle economie del mezzogiorno.

Bisognerà anche adottare il piano nazionale per la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali prevista dalla direttiva Case Green di recente approvazione. Occorre un programma di medio termine, che individui obiettivi, priorità e risorse per accompagnare l’attuazione della direttiva, favorendo una ordinata qualificazione dell’offerta e della domanda.

Stiamo attendendo con trepidazione la “Legge annuale” dedicata alle mPmi, nella quale definire meglio strumenti e indirizzi programmatici dedicati a creare le condizioni di ambiente e contesto realmente favorevoli alla nascita, lo sviluppo e il consolidamento delle micro, piccole e medie imprese del territorioInfine come Confederazioni dell’artigianato sottolineiamo l’importanza che l’UE riesca a imprimere un impulso positivo alla crescita tornando a pensare (come è stato fatto per Next Generation EU e SURE) a misure di sostegno e accompagnamento dell’economia che non siano fatte soltanto di regole e scadenze” ha dichiarato Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte

Gli obiettivi e le scadenze legati, ad esempio, al cosiddetto Green Deal europeo sono oggettivamente sfidanti, ma senza una politica economica e fiscale comune sarà altamente improbabile rispettarli.




Il G7 in Piemonte, Confagricoltura Piemonte: “Bene l’incontro organizzato in una delle Regioni più green d’Italia

L’efficacia delle future iniziative politiche passa da una rivalutazione del ruolo dell’agricoltura”. Lo ha detto Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte in occasione dell’apertura del G7 in corso alla Reggia di Venaria, in provincia di Torino.

Il rapporto tra il settore primario, la scienza e la politica nel panorama europeo ed extra-europeo è essenziale per definire nuove strategie per far fronte al cambiamento climatico in atto, ridurre l’impoverimento dei suoli e tutelare gli ecosistemi, continuando a produrre alimenti di qualità, sostenibili economicamente e socialmente” evidenzia Allasia.

 

Confagricoltura Piemonte sottolinea da tempo l’importanza di fare rete tra i diversi soggetti coinvolti, dalle Istituzioni alla popolazione, creando occasioni di conoscenza, condivisione e partecipazione per sviluppare una gestione intelligente della natura.

 

Portiamo avanti costantemente una politica di promozione e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio, delle foreste e delle risorse naturali fondata sul rispetto e sulla custodia dei nostri territori; non siamo solo produttori, ma imprenditori legati al territorio e, in quanto tali, ottimizziamo le scelte aziendali orientandole anche verso la circolarità dei sistemi produttivi e la diversificazione delle attività, concentrandoci su quelle che saranno le parole chiave dell’Europa nei prossimi quattro anni, per continuare a fare impresa: competitività, produttività, sostenibilità ed energia” afferma il presidente di Confagricoltura Piemonte.

 

Parlando di economia circolare, è importante sottolineare che la Regione Piemonte è tra le prime in Italia per lo sviluppo del biogas, grazie alla presenza di oltre 220 impianti agricoli, che garantiscono una produzione di circa 1 TWh.

Le aziende “green” complessivamente sono 36.630 e alcune hanno sviluppato sinergie con il settore agricolo e dell’allevamento per ridurre l’impatto ambientale di alcuni processi.

Grazie ai fondi del PNRR, alcuni investimenti risultano più alla portata, ma rimangono sempre troppo numerosi gli sforzi in termini di adempimenti, pratiche onerose e modifiche dei processi produttivi, senza alcuna forma di congrua remunerazione, che gli imprenditori devono sostenere.

Un ultimo spunto di riflessione di Confagricoltura Piemonte riguarda, sempre nell’ottica del raggiungimento della neutralità carbonica, alcuni dossier di grande importanza ancora aperti e per i quali si sollecita una veloce chiusura: carbon farming (bene l’accordo raggiunto a fine febbraio tra il Parlamento europeo e il Consiglio sul primo quadro volontario per la certificazione di assorbimenti di carbonio a livello dell’UE) e TEA, (tecniche di evoluzione assistita). “Occorre raggiungere quanto prima un accordo in merito al loro inquadramento nell’ordinamento dell’Unione europea per fornire agli agricoltori strumenti utili a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici con piante più tolleranti alle alte temperature e alla siccità, nonché più efficienti nell’uso delle risorse idriche e nutritive, resistenti alle malattie, e che garantiscono, allo stesso tempo, un potenziale produttivo adeguato” conclude Allasia.




Il Politecnico di Torino come supporto alla crescita del territorio di Novara e Vercelli

Mercoledì 17 aprile è in programma un importante incontro, che vedrà protagonista il neo Rettore del Politecnico, Stefano Corgnati. Transizione energetica, nuove tecnologie, concertazione delle attività di sviluppo tra pubblico e privato: i temi del dibattito, organizzato dal Consorzio Univer in collaborazione con Confindustria Novara Vercelli Valsesia

L’occasione è di quelle da non perdere: l’opportunità di incontrare e dialogare col Prof. Stefano Corgnati, recentemente insediatosi in qualità di Magnifico Rettore del Politecnico di Torino. L’incontro, aperto al pubblico, si terrà mercoledì 17 aprile nella sala conferenze di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), in via Lucca 6 a Vercelli, con inizio alle 9.
I temi legati alla transizione energetica sono oggi prioritari nell’agenda di ogni soggetto amministrativo, di carattere pubblico o privato. Proprio sulla collaborazione tra impresa, pubblica amministrazione e mondo accademico si concentrerà l’intervento del Prof. Corgnati, il quale, oltre a vantare un’acclarata credibilità in ambito accademico, conosce alla perfezione le potenzialità e le risorse di un territorio nel quale è nato e cresciuto (proviene da Livorno Ferraris, dove tuttora risiede). Non a caso, dal momento della sua nomina, il Prof. Corgnati ha dichiarato di puntare fortemente sul dialogo con il sistema produttivo piemontese ponendo la didattica d’eccellenza del Politecnico di Torino al servizio del territorio. Tecnologia, ricerca e innovazione come driver per lo sviluppo di aziende locali che fanno squadra, in un’ottica di crescita sistemica.
Nel corso dell’evento, interverranno anche Davide Vidotto, direttore del Consorzio Univer, che si soffermerà sul nuovo assetto e sulle finalità operative del Polo di Innovazione Clever, e Giovanni De Santi, Direttore Sustainable Transition Initiative del Politecnico, che illustrerà i cambiamenti in atto nel panorama energetico a livello europeo e le conseguenti opportunità per le aziende.
L’incontro, che verrà introdotto da Carlo Piazza, Presidente del Consorzio Univer, e da Gianni Filippa, Presidente di Cnvv, sarà gratuito e fruibile online e in presenza (fino a esaurimento dei posti disponibili). Per entrambe le modalità, è comunque necessaria la prenotazione tramite la piattaforma Eventbrite, al seguente link: https://www.eventbrite.it/e/il-politecnico-di-torino-come-supporto-e-veicolo-per-lo-sviluppo-e-la-cresc-tickets-875970660827




“Torino al futuro. La cultura d’impresa, la cultura dell’innovazione”

Al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano dal 14 aprile al 29 settembre 2024, la mostra ad accesso libero sulla storia produttiva della città, organizzata da Unione Industriali Torino nell’ambito del programma di Capitale della cultura d’impresa

 

È un percorso alla scoperta della storia dell’industrializzazione cittadina, che parte dalle sue origini e si conclude offrendo ai visitatori una visione dell’avvenire, quello proposto dalla mostra “Torino al futuro. La cultura d’impresa, la cultura dell’innovazione” ospitata dal 14 aprile al 29 settembre al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano e organizzata da Unione Industriali Torino nell’ambito del programma di attività che celebrano il titolo assegnato alla città di Capitale della cultura d’impresa 2024.

Le sale del Museo riservate all’esposizione, ad accesso libero, offrono al pubblico la possibilità di approfondire l’evoluzione del sistema produttivo torinese attraverso un itinerario multimediale e grafico che si sviluppa lungo otto tappe cronologiche: sette capitoli dedicati alla narrazione del passato con l’ausilio di altrettanti filmati, ciascuno della durata di circa dieci minuti, a cui si aggiunge una sezione conclusiva caratterizzata da una “multivisione immersiva” che conduce nella Torino industriale del futuro. Impreziosisce inoltre l’allestimento l’esposizione dinamica di 64 manifesti pubblicitari storici che, appesi alle volte della sala, danno forma a una suggestiva scenografia.

Il cammino prende avvio dal 1864, quando la decisione di trasferire nell’anno successivo la capitale d’Italia a Firenze, unitamente alle tragiche manifestazioni di piazza che ne seguirono, diede avvio a un processo che ebbe un forte contraccolpo economico per Torino. Trauma da cui la città seppe però risollevarsi, reinventandosi: fu infatti proprio quella la “scintilla” che la portò a diventare un luogo di sperimentazione, capace di anticipare le grandi sfide del tempo, trasformandosi in un terreno fertile per la nascita della manifattura in Italia. Un dinamismo produttivo che da quel momento in poi ha rappresentato un tratto distintivo del territorio e le cui conseguenze vengono raccontate da “Torino al futuro” in base ad avvenimenti simbolici e caratterizzanti di ogni epoca. Quali, ad esempio, le grandi esposizioni organizzate al Valentino nel 1884, nel 1898 e nel 1911, oppure i due conflitti mondiali del secolo scorso, il boom economico, fino ad avvenimenti recenti come le Olimpiadi invernali del 2006.

 

 

Testimoni scelti per approfondire ciascun periodo, sono le imprese succedutesi nel tempo nel ruolo di protagoniste della scena produttiva torinese di ieri, di oggi e di domani: centosei quelle di cui la mostra propone immagini e documenti d’archivio che ne illustrano la nascita, lo sviluppo e le vicende più importanti fino ai giorni nostri. Realtà che hanno segnato la storia non soltanto di Torino ma dell’intero del Paese, operando nei settori più disparati, dal tessile al cinema, dall’energia alle telecomunicazioni, dall’automobile all’alimentare ecc.

Con loro la città è diventata quel laboratorio di innovazione tecnologica, professionale, culturale e sociale che conosciamo e vediamo tuttora all’opera, come rivela l’area immersiva che chiude il percorso mostrando le prospettive di sviluppo legate alle tecnologie più avanzate, al settore aerospaziale, alle life sciences, alle energie rinnovabili e alla transizione ecologica, alla mobilità sostenibile, all’Intelligenza Artificiale, alla logistica. Attività frutto di nuove energie, differenti rispetto al passato, ma espressione di quel Dna torinese antico generato dall’unione fra lo spirito imprenditoriale e la passione per le cose fatte bene, integrate dall’attenzione divenuta imprescindibile per le tematiche dell’inclusione e della sostenibilità.

Spiega Giorgio Marsiaj, presidente di Unione Industriali Torino: “La mostra “Torino al futuro” è un tassello fondamentale nel quadro delle iniziative che abbiamo voluto mettere a disposizione della comunità cittadina nell’ambito del programma della Capitale della cultura d’impresa 2024. Lo è certamente per la valenza culturale e divulgativa insita nel progetto espositivo, ma anche perché qui sono racchiusi tutti gli elementi che spiegano cosa sia la cultura d’impresa e perché essa rappresenti un elemento chiave dell’identità torinese e piemontese. A rivelarlo è una sapiente successione di immagini capaci di accendere emozioni, sollecitare ricordi, stimolare curiosità, costruire contesti, portandoci nei luoghi della produzione e del lavoro, parte essenziale del nostro paesaggio economico e sociale. Spazi di relazione tra pensieri e prodotti, metodi e organizzazioni del lavoro, costruzioni di oggetti e strutture dei servizi, che rivelano come la nostra “civiltà delle macchine” si sia nutrita e si nutra ancora di sapienza e intelligenza”.




CNA Cinema e audiovisivo Piemonte: grande preoccupazione per il futuro dell’industria cinematografica

Il 3 luglio 2023, CNA Cinema e Audiovisivo ha presentato al Ministero dell’Industria e del Made in Italy e al Ministero della Cultura la propria posizione riguardante la “Consultazione pubblica sullo schema di Decreto legislativo di correzione del Decreto legislativo 8 novembre 2021 n. 208”.

Già in quell’occasione, CNA aveva espresso il proprio punto di vista sulla definizione di “produttore indipendente” e sul tema delle quote di investimento.

Mattia Puleo, Presidente di CNA Cinema e Audiovisivo Piemonte afferma che: “Questo intervento va a disincentivare gli investimenti di televisioni e piattaforme sul prodotto europeo e in particolar modo italiano, con il rischio di acuire maggiormente la crisi che il settore sta vivendo nel post-covid. Dopo una prima crescita di investimenti sul settore purtroppo stiamo assistendo ad una grave contrazione delle commesse e da un cambio di regolamentazione sul tax credit che sta creando una notevole confusione. Ci auguriamo che il Governo faccia un passo indietro”

In considerazione della riforma del Testo Unico dei servizi di media audiovisivi (Tusma), attualmente in fase di discussione in Parlamento, CNA Cinema e Audiovisivo piemonte nutre forti preoccupazioni riguardo al futuro dell’industria cinematografica e audiovisiva indipendente italiana. Tale riforma prevede una revisione del sistema delle quote di investimento e di programmazione per film, serie e documentari italiani, imponendo agli emittenti televisivi e alle piattaforme di destinare una parte della loro programmazione alla produzione indipendente italiana. Questo risulta essere in linea con l’eliminazione di norme che avevano lo scopo di correggere le disuguaglianze contrattuali tra produttori indipendenti e grandi emittenti televisive e player globali. Tale scenario comporta il rischio concreto di esporre i produttori italiani a una situazione di vulnerabilità contrattuale, a detrimento della diversità culturale dell’industria italiana.

Il dibattito in atto in Parlamento, così come il parere espresso dal Consiglio di Stato, sembrano propendere per una riduzione delle quote di investimento obbligatorio a favore della produzione indipendente.

In sintonia con l’appello rivolto dallo European Producers Club al Ministro della Cultura e al Parlamento italiano, e al fine di promuovere nuove fonti di produzione, la creazione di piccole e medie imprese e l’offerta di nuove opportunità ai talenti creativi, CNA Cinema e Audiovisivo Piemonte propone che la revisione del Tusma preveda una quota di investimento obbligatorio a favore della produzione indipendente europea e italiana, non inferiore al 20% per i fornitori lineari e non lineari, da aumentare progressivamente al 25% entro due anni. Inoltre, si chiede l’obbligo di investire in opere cinematografiche di origine italiana prodotte da produttori indipendenti (nota come “quota cinema”), seguendo il recente esempio adottato in Germania, e una quota di investimento dedicata alla produzione di opere animate di produttori indipendenti, non inferiore all’1%, così come una quota di investimento dedicata alla produzione di documentari di produttori indipendenti, anch’essa non inferiore all’1%.

È quindi imperativo respingere con fermezza le richieste avanzate dalle piattaforme in Parlamento per una drastica riduzione delle quote di investimento e programmazione, poiché ciò metterebbe seriamente a rischio la produzione indipendente italiana.

È altrettanto cruciale ripristinare l’attuale articolo 57, comma 3, del Tusma, in cui si stabilisce che gli obblighi di investimento devono essere adempiuti attraverso pre-acquisti, acquisti e licenze, escludendo i contratti di appalto o di buyout di tutti i diritti, nonché limitando temporalmente i diritti dei servizi di media audiovisivi a richiedere e acquisire contenuti.

Infine, CNA Cinema e Audiovisivo sottolinea che la regolamentazione volta a garantire condizioni di contrattazione eque tra grandi emittenti televisive e player globali da una parte e produttori indipendenti dall’altra, è essenziale non solo per favorire una crescita strutturata dell’industria culturale italiana, ma anche per preservare il valore dei diritti e della proprietà intellettuale nel paese. Queste regole non solo devono essere mantenute all’interno del Tusma, ma devono anche essere attentamente coordinate con la regolamentazione relativa al tax credit, la cui attuazione può essere ritardata attraverso un decreto interministeriale, al fine di garantire coerenza e semplificazione nel sistema normativo.




Settore risicolo, Confagricoltura Piemonte: “Manteniamo alta l’attenzione”

Più volte è stata evidenziata la necessità di dar seguito alle aspettative dei produttori e l’urgenza di decidere in merito al ripristino dei dazi, della clausola di salvaguardia e del principio di reciprocità

La clausola di salvaguardia, così come impostata, è un errore e crea gravi problemi alla nostra risicoltura” tuona Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura Novara – Vco alla luce delle recenti notizie che riguardano il Sistema di Preferenze Generali (Spg), in discussione al Coreper (Comitato di preparazione dei lavori del Consiglio Ue). Si tratta di uno dei primi interventi della presidenza belga appena insediatasi, che fa subito discutere: dal 2019 al 2022, il riso godeva di questa protezione a salvaguardia delle produzioni europee e arginava l’invasione di prodotto straniero. Non esiste un rinnovo automatico e il provvedimento, scadendo, è stato rimesso al vaglio del Trilogo, in attesa delle elezioni europee. Tuttavia, un primo passo avanti per reintegrare la validità dell’Art. 29 (attivazione automatica di una clausola qualora le importazioni da un paese superassero una soglia in termini di quantità) è stato compiuto ieri dal Parlamento europeo, sventando un attacco a tutta la produzione nazionale.

Nel tempo, si è perso il focus dell’operazione andando a favorire gli scambi con Paesi extra UE le cui pratiche di coltivazione sono lontane anni luce da quelle attuate nelle campagne piemontesi e italiane. È sufficiente pensare allo sforzo talvolta non remunerativo che le aziende agricole sostengono ogni giorno in termini di investimento tecnologico e del personale, tutela dell’ambiente e sostenibilità per comprendere il motivo delle nostre richieste” precisa Chiò, giovane risicoltore della provincia di Novara.

L’Italia – ricorda Confagricoltura Piemonte – è il principale produttore di riso in Europa e la risicoltura piemontese continua a esserne leader, con una media produttiva annuale che si mantiene intorno agli 8 milioni di quintali di risone, sia della varietà japonica, sia di quella indica.

I dati 2023 mettono in evidenza una diminuzione delle superfici nazionali (211 mila ettari, con un meno 4% rispetto allo scorso anno), ma non in Piemonte. Infatti, nella nostra regione le risaie occupano quasi 214 mila ettari in cui operano 4mila aziende agricole, che raccolgono 1,40 milioni di tonnellate di riso all’anno, pari a circa il 50% dell’intera produzione UE, con una gamma varietale unica e fra le migliori del mondo.

 

Sull’argomento, Benedetto Coppo, presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella si è così espresso: “I quantitativi di riso importato senza tariffe doganali dalla Cambogia sono aumentati in modo esponenziale (+104 mila tonnellate dalla scorsa campagna), con pesanti contraccolpi sugli operatori dell’Unione. È in bilico la stabilità del mercato e del reddito dei risicoltori italiani, già gravemente colpiti dalla siccità e dal rincaro dei costi di produzione”.

 

Tutte le provincie piemontesi tirano un respiro di sollievo e il presidente di Confagricoltura Alessandria, Paola Maria Sacco in sintesi, conclude con un passaggio importante sulla qualità dei prodotti: “I nostri risicoltori si attengono a disciplinari e regole molto rigidi, rispondendo a ispezioni in campo e in azienda serratissime per ottenere prodotti salubri e rispettosi dell’ambiente. Non si tratta solo di tenuta del comparto ma della salute del consumatore, pertanto, proseguano alacremente i controlli nei confronti delle navi di riso asiatico che arrivano in Italia. Blocchiamo e rispediamo indietro chi non rispetta i nostri standard sanitari e di sicurezza”.




Ecoschemi (PAC) e zootecnia, Confagricoltura Piemonte: “Necessario definire alcuni correttivi per preservare  il settore regionale”

Tra gli interventi della nuova Pac gli Ecoschemi sicuramente destano la maggiore preoccupazione tra gli allevatori: riteniamo, infatti, che in generale richiedano molto impegno per le aziende agricole, non controbilanciato da altrettanti benefici economici. Se parliamo poi degli effetti ambientali, in alcuni casi non appaiono così significativi”.

Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Piemonte, Enrico Allasia, in procinto di prendere parte all’assemblea nazionale di lunedì 26 febbraio a Bruxelles, evidenziando alcuni aspetti problematici che interessano il settore zootecnico. Tra questi vi sono anche proposte di modifica/adeguamento della nuova Pac che, pur non avendo ancora dispiegato appieno i suoi effetti, ha già mostrato i suoi limiti su svariati aspetti, come ampiamente preconizzato, a suo tempo, dall’Organizzazione degli imprenditori agricoli.

Alcuni di questi limiti preoccupano maggiormente Confagricoltura Piemonte per le conseguenze su un comparto importante per la Regione: quello zootecnico, con particolare riferimento agli allevamenti dei bovini da carne che, da tempo, vivono una situazione di disagio, caratterizzata da prezzi di mercato talvolta non adeguati, scarso dialogo fra gli attori della catena di approvvigionamento e, ultimamente, da aumenti significativi dei costi di produzione, da azioni speculative messe in atto dalla GDO/intermediari e da una riduzione dei consumi per via dell’inflazione. Non a caso, negli ultimi dieci anni, ha chiuso un allevamento bovino da carne su cinque.

 

Nel mirino, in particolare, c’è l’Ecoschema 1 – “Riduzione dell’antimicrobico resistenza e benessere animale”, nei suoi due livelli interconnessi tra loro: l’1.1 – “Riduzione dell’antimicrobico resistenza” e l’1.2 – “ Benessere animale – Pascolamento”, per i quali si chiede urgentemente una ridefinizione generale. Per il primo, l’attuale impostazione richiede un’annuale riduzione dei quantitativi di antimicrobici utilizzati negli allevamenti prendendo come riferimento il concetto di “mediana” di utilizzo di tali farmaci nell’anno precedente. Tale sistema di valutazione è eccessivamente penalizzante, soprattutto per gli allevamenti bovini di razza Piemontese , che normalmente ricorrono agli antibiotici con minore frequenza, impedendo loro di accedere al livello 1.2 del sostegno, previsto per chi adotta la pratica del pascolamento.

Considerata la grave crisi che sta attanagliando il comparto chiediamo, per il momento, l’adozione di un parametro correttivo che possa consentire un minore scostamento dei dati dal valore della mediana e quindi considerare comunque virtuoso l’allevamento. Inoltre, in generale, proponiamo di includere nel calcolo solo l’utilizzo in via preventiva degli antibiotici, escludendo quelli a scopo curativo” sostiene Allasia.

Questo anche considerando le statistiche che evidenziano come nel settore veterinario, in Italia, si sia passati da una vendita di 421,1 mg di antibiotici per kg di peso vivo nel 2010 a 181,9 mg nel 2020 (-57%).

 

L’Ecoschema 1.1 impatta notevolmente anche sul comparto suinicolo, che da oltre due anni ormai sta vivendo con apprensione l’avanzare della Peste suina africana.

 Attualmente, gli Ecoschemi non possono essere eliminati senza correre il rischio di perdere una mole considerevole di risorse (in totale oltre 887 milioni di euro l’anno per l’Italia), ma serve un impegno politico per modificarli, andando a premiare le aziende che vivono di agricoltura” conclude Allasia.

Confagricoltura Piemonte , sulla scorta delle informazioni pervenute dalle provincie di Cuneo, Alessandria e Torino, in prospettiva, per l’Ecoschema 1 (Livello 1 e 2), propone di superare il concetto di “mediana” che si modifica progressivamente negli anni in favore invece di una soglia minima ragionevole per ciascuna specie e per ciascuna categoria, nazionale o regionale, al di sotto della quale si possa avere il diritto al premio.