Consiglio sul clima, Allasia: fare sinergia per trovare soluzioni

Emergenza ecoclimatica e obiettivo della riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030”.Questi i temi al centro del Consiglio regionale aperto a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, associazioni ambientaliste, Atenei piemontesi, organizzazioni sindacali  e di categoria.

Ad aprire la seduta, il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia “Il Consiglio di oggi, il secondo sull’argomento dal 2019, ci dà l’occasione di confrontarci nuovamente in maniera approfondita su un tema cosi attuale e cruciale. La gravità della situazione ambientale è infatti sotto i nostri occhi. Siamo chiamati a dare il nostro contributo nella consapevolezza che esso potrà produrre i suoi frutti solamente se misure di rispetto dell’ambiente e della riduzione delle emissioni clima alteranti verranno prese da tutti gli attori in campo. Ben venga quindi un dibattito informato e costruttivo – proprio a partire da quest’Aula – che inviti a non abbassare la guardia e coinvolgere tutti gli attori a fare sinergia  nel trovare soluzioni efficaci e non più procastinabili per il futuro del nostro pianeta”.

“La Regione  – ha dichiarato Alberto Cirio, presidente della Giunta regionale – è fortemente consapevole che il cambiamento climatico sia una sfida di portata mondiale che mostra i propri effetti e impatti anche sul nostro territorio. Oggi però siamo anche di fronte ad una nuova consapevolezza, non solo da parte dei decisori politici, ma anche dei cittadini, così come delle imprese. L’evolversi della situazione ambientale, sociale ed economica, rende a oggi ancora più urgente un’azione in grado di garantire coordinamento e coerenza sui diversi fronti di impegno regionale e nello stesso tempo il coinvolgimento e l’impegno di tutti i soggetti della società civile piemontese in percorsi attivi e partecipati, verso un modello di sviluppo carbon free e più resiliente agli effetti del cambiamento climatico. Investire sul verde – conclude –  rappresenta sicuramente solo una parte dell’azione necessaria per contribuire alla mitigazione del fenomeno del Cambiamento Climatico, ma rappresenta un investimento che consente di migliorare la qualità del nostro territorio su tanti altri aspetti dati i tanti servizi ecosistemici forniti dalla componente verde”.

Delle tante azioni messe in campo, anche nei due anni di pandemia ha invece parlato Matteo Marnati, assessore regionale all’ambiente “Nonostante la pandemia, non ci siamo mai fermati, abbiamo avviato azioni concrete i cui effetti si vedranno nel medio e lungo termine. Abbiamo messo mano alla riforma alla  legge sui rifiuti che spinge su bioeconomia ed economia circolare, approvato il piano tutela delle acque, il nuovo piano energetico regionale, aderito al progetto Urban forestry (progetti di ripresa e resilienza che metteranno a disposizione 500 milioni di euro per l’ambiente), aderito alla strategia dell’idrogeno di cui siamo capofila a livello europeo;  promosso il patto dei sindaci per la transizione energetica, avviato la strategia di sviluppo sostenibile, lavorato al Piano Energetico Ambientale regionale, costruiremo l’Osservatorio regionale sul Cambiamento Climatico. La transizione ecologica  – ha concluso – deve avere una sua sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Non è più il momenti della protesta, certamente utile a mobilitare le masse e le coscienze,  ma è il momento di  passare alla fase della concretezza

Per Ruggero Reina di “Extinction Rebellion”, una delle associazioni che ha richiesto il Consiglio straordinario sul clima, questo appuntamento “rappresenta un fallimento, ottenuto dopo uno sciopero della fame, in cui si ridiscute della emergenza deliberata dallo stesso Consiglio due anni fa. Nel frattempo cosa è successo?” Per Reina è necessario che la risposta all’emergenza climatica venga messa nella responsabilità dei cittadini, che su questo, a differenza delle istituzioni, non sono sufficientemente informati. “I cittadini per far sentire la loro voce, hanno necessità di dati. E’ necessario che il governo informi tutti i cittadini sulla situazione reale, è a rischio il futuro della nostra specie”. Reina ha proposto la costituzione di assemblee di cittadini deliberative.

Il senso della proposta è stato spiegato da Rodolfo Lewanski, un ex professore universitario. Si tratta di assemblee di cittadini che soppesano le diverse ipotesi in campo, e sono scelti a sorteggio su un campione rappresentativo dei diversi strati sociali: “Non è fantapolitica, se ne occupano da anni organizzazioni come l’Ocse,cui partecipa anche l’Italia. In Francia c’è la Convention pour le clima, voluta da Macron, altre esperienze ci sono nel mondo”. Per Lewanski “la democrazia rappresentativa è in affanno. Questo è un modo per affrontare la crisi democratica, una risposta efficace che già funziona in molti paesi”.

Luca Sardo, coordinatore di “Friday for future”, ha sostenuto che le difficoltà che si hanno nel far assumere alla politica un impegno prioritario sul clima sono dovute a due atteggiamenti: “In molti c’è un negazionismo, non si vuole riconoscere che l’emergenza climatica è conseguenza dell’inquinamento dell’uomo. In altri c’è il tentativo di scaricare su altri, la Cina e l’India, la responsabilità dell’inquinamento. La responsabilità è invece anche del mondo occidentale. Non possiamo pensare che lo sviluppo tecnologico ci salverà, occorre intervenire subito, anche perché a pagare di più saranno i più poveri. Noi non smetteremo di mobilitarci per arrivare a risposte reali e concrete”.

“L’obiettivo della Commissione europea, attraverso l’approvazione del Green deal- ha sottolineato Tiziana Beghin, parlamentare europea- è quello di rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutro. Si tratta di un insieme di provvedimenti e finanziamenti che prevedono la revisione del piano di legislazione corrente e nuove iniziative regolatorie che vadano nella direzione della riduzione 55% del CO2 entro il  2030. La commissione europea sta poi lavorando alla revisione  dello scambio delle quote di CO2, ad una tassa CO2 alla frontiera, da far pagare non alle imprese europee ma dai competitor internazionali, alle nuove normative sui veicoli affinché si restringano i parametri massimi consentiti per le emissioni CO2, per arrivare a veicoli a emissioni zero.  La transazione climatica è qualcosa che non va lasciato alle dinamiche di mercato ma occorre avviare schemi di supporto anche per le  piccole aziende. Rispetto al passato c’è un approccio più costruttivo ma non ancora abbastanza veloce”.

Per la senatrice Virginia Tiraboschi, si tratta di un argomento di importanza costituzionale perche riguarda risvolti di carattere socioeconomico, non a caso  è  trasversale a molti ministeri (sviluppo economico, transazione digitale, comparto agricoltura, turismo). Una  sfida epocale che cambierà il volto del mondo intero. Sono molti i provvedimenti arrivati al Parlamento attraverso le Commissioni che richiedono riforme complesse perché cambiano meccanismi di anni  e, per questo, l’approccio  deve essere obiettivo e  non ideologico. Mi auguro che in quest’ottica i partiti tornino a svolgere ruolo di cerniera tra cittadini e istituzioni, legandosi al panorama europeo”.

Mauro Barisone, vicepresidente dell’Anci Piemonte ha sottolineato le difficoltà dei Comuni “che sono gli enti più vicini ai cittadini, ma vivono una condizione drammatica, perché gestiscono un patrimonio che si depaupera sempre di più per gli aumenti dei costi”. Per Barisone, sull’emergenza climatica va bene la partecipazione dei cittadini e l’ascolto dei giovani, “ma le forze politiche, a tutti i livelli, devono mettere da parte le divisioni continue e i particolarismi. Solo l’unione, la volontà di convergere, permetteranno di raggiungere risultati su un tema così importante”.




Rincari generalizzati dei costi : a rischio gli investimenti strutturali del PSR

Confagricoltura Piemonte, pur apprezzando l’impegno della Regione Piemonte finalizzato a ampliare la platea dei beneficiari delle misure Psr di sostegno agli investimenti strutturali attraverso gli scorrimenti delle graduatorie dei relativi bandi, ha già manifestato da tempo la forte preoccupazione che i progetti di ammodernamento e miglioramento presentati recentemente dalle aziende agricole non vengano realizzati nella loro interezza a causa dei forti rincari dei materiali da costruzione.

Per questo Confagricoltura invita la Regione a mantenere alta l’attenzione affinchè sia garantito il più ampio utilizzo delle risorse europee da parte delle imprese agricole, anche rendendo meno restrittive le percentuali di realizzazione dei progetti sia in termini di spesa sostenuta sia in termini di investimenti portati a termine, senza incorrere nella revoca del finanziamento.

“Nonostante l’approvazione di molte iniziative di investimento aziendale, a causa degli aumenti delle materie prime e della sempre più ridotta liquidità delle aziende – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – si corre il concreto rischio che i lavori non vengano poi realizzati o eseguiti solo in parte, determinando l’applicazione di forti penalità e di conseguenza il successivo disimpegno delle risorse non spese e la loro restituzione a Bruxelles. Di fronte a questo, per ora, ipotetico, ma non auspicabile, scenario invitiamo dunque la Regione a monitorare attentamente lo stato di avanzamento dei lavori e soprattutto a rendere più elastiche le regole di decadimento dei progetti qualora questi ultimi non venissero realizzati in maniera perfettamente aderente a quanto approvato con l’ammissibilità a finanziamento.

“Siamo fiduciosi – conclude Allasia – che la Regione farà del suo meglio per non lasciarsi sfuggire risorse finanziarie fondamentali al rilancio del comparto agricolo e per sostenere quelle aziende che hanno necessità di continuare a programmare il loro futuro, ancor più in un momento come l’attuale che le vede strette nella morsa di costi di produzione ed energetici in rialzo e generalizzate difficoltà di mercato”.

 




Al via i bandi 2023: finanziati investimenti per la sostenibilità e la competitività delle imprese

Prosegue l’impegno dell’Ente camerale a sostegno delle imprese. A maggio sono stati destinati, con appositi bandi, 100.000 euro per sostenere l’attività promozionale nei settori agricolo e zootecnico e 100.000 euro per supportare le attività di promozione, digitalizzazione e sostenibilità del settore commerciale, mentre lunedì 3 luglio si è aperto il bando per la corresponsione di contributi per la valorizzazione e promozione del settore turismo per il quale sono stati destinati 160.000 euro.

Quella del 10 luglio è una scadenza importante perché saranno in apertura altri quattro bandi che prevedono uno stanziamento complessivo pari a 1.200.000 euro.

Dopo l’esperienza del 2022, viene infatti riproposto il bando dedicato allo sviluppo dei criteri ESG (Environmental, Social e Governance) e alla transizione energetica per stimolare il percorso delle imprese cuneesi verso la sostenibilità. Forte di un plafond di 770.000 euro, il bando 2023 prevede la possibilità di finanziare le consulenze riferite a un ampio spettro di progettualità che spaziano, ad esempio, dall’analisi delle forniture di energia agli studi di fattibilità per progetti di riqualificazione energetica e di realizzazione di una Comunità Energetica Rinnovabile (CER).  C’è anche la possibilità di formare e qualificare le risorse interne per il ruolo di Energy Manager con corsi di almeno 40 ore.

“Lo scorso anno abbiamo inaugurato il primo Laboratorio ESG in Piemonte e con i bandi dedicati alla transizione energetica, allo sviluppo dei criteri ESG e ai voucher digitali vogliamo continuare ad aiutare il nostro tessuto imprenditoriale a vincere la sfida della doppia transizione – afferma il Presidente Mauro Gola – Accanto a queste risorse ne abbiamo impegnate altre, convinti che possano essere un booster per favorire le reti d’impresa, l’occupabilità dei giovani con progetti di alternanza scuola-lavoro e l’attivazione di progetti innovativi, inclusivi e sostenibili su tematiche di grande impatto sociale ed economico.”

Il bando ESG è soltanto la prima di una serie di misure volte a supportare il sistema imprenditoriale cuneese. Uno stanziamento di 50.000 euro finanzia un bando destinato a supportare la costituzione, l’eventuale revisione e la promozione delle reti d’impresa, tipologia contrattuale che consente di mettere in comune attività e risorse per migliorare il funzionamento aziendale e rafforzare la competitività delle aziende senza che debbano rinunciare alla propria autonomia giuridica individuale.

L’Alternanza scuola-lavoro, attraverso l’esperienza pratica, aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini degli studenti, ne arricchisce la formazione e i percorsi di studio. Con uno specifico bando sono stati destinati 80.000 euro per incentivare le imprese che attivano percorsi di alternanza scuola lavoro con studenti della scuola secondaria di secondo grado e i centri di formazione professionale (CFP), con durata minima di 80 ore.

E’ invece di 300.000 euro lo stanziamento messo a disposizione delle Associazioni di categoria per favorirne gli investimenti in progetti, innovativi, inclusivi e sostenibili ad alto valore sociale su tematiche di grande attualità quali la sostenibilità, l’occupabilità e il lavoro, i giovani, il reinserimento occupazionale, la qualificazione dei lavoratori stranieri.

È fondamentale capire l’impatto sul territorio delle proprie politiche e proprio per questo due di questi bandi sono stati inseriti, in via sperimentale, nella valutazione d’impatto che sarà realizzata dal Politecnico di Torino, Dipartimento di Ingegneria Gestionale sia per misurarne le ricadute economico sociali sulle imprese sia per acquisire elementi utili a migliorare la qualità e l’efficacia della programmazione degli interventi a sostegno dell’economia del territorio.

Nelle prossime settimane saranno destinate, con il sistema camerale piemontese e la Regione Piemonte, altre risorse al bando voucher digitali, uno strumento con il quale, da anni, accompagniamo le imprese nel loro percorso di digitalizzazione e di innovazione, indispensabile per accrescere la competitività sui mercati interni ed esteri.




A Grinzane Cavour Confartigianato – Zona di Alba ha premiato la Fedeltà Associativa

Al Castello di Grinzane Cavour, in una delle location più suggestive della Granda, nel cuore delle Langhe, sabato 25 maggio si è svolta la cerimonia di consegna dei riconoscimenti per la Fedeltà Associativa della Zona di Alba di Confartigianato Imprese Cuneo.

L’evento, organizzato con il sostegno della Banca d’Alba, ha premiato 14 imprese con 35 e 50 anni di iscrizione all’Associazione, sottolineandone la capacità e l’operosità artigianale unite ad un virtuoso presidio territoriale.

Dopo l’introduzione del presidente della Zona di Alba Daniele Casetta e del presidente di Confartigianato Imprese Cuneo Luca Crosetto, presente all’evento insieme al direttore Joseph Meineri e ai vicepresidenti Daniela Balestra e Michele Quaglia, i saluti del sindaco di Grinzane Cavour Gianfranco Garau e del direttore di Banca d’Alba Enzo Cazzullo.

In seguito, si è svolta la presentazione del volume “Storie d’impresa. Il valore artigiano” realizzato da Confartigianato Imprese Cuneo e edito da Nino Aragno Editore.

La pubblicazione raccoglie le storie imprenditoriali di 38 aziende artigiane della provincia di Cuneo, scritte da un parterre qualificato di giornalisti locali, attraverso le quali emerge il valore artigiano quale legame indissolubile tra tradizione manifatturiera, innovazione, sostenibilità, territorio e comunità.

Ad illustrare il volume erano presenti: Nino Aragno editore, Sergio Soave presidente della Fondazione “Polo del ‘900”, dell’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea di Cuneo e Provincia, nonché curatore dell’opera, e Bruno Murialdo fotografo e giornalista.

Un focus particolare è stato riservato al radicamento del valore artigiano nella terra albese, rappresentato dalle storie, contenute nel libro, delle seguenti imprese: Silvia Visca (Montà d’Alba) eccellenza nel settore moda; Balbosca (Santo Stefano Belbo) dal 1987 factoring auto da rally; Pizzeria del Corso (Alba) pizza da asporto; Marco Giacosa (Neive) Pasta d’autore; Scavino Moto (Castiglione Falletto) dal 1993 l’unica concessionaria Harley Davidson; Sette Ottavi (Corneliano d’Alba) il gin di Bambù.

«In questa giornata – spiegano il presidente territoriale Crosetto e il presidente zonale Casetta– ad emergere ancora una volta è stato il valore artigiano che da sempre costituisce l’essenza delle nostre imprese associate e della stessa nostra Associazione. Il “valore” del senso di appartenenza alla nostra realtà associativa insieme alla passione e perseveranza che diventano ispirazione per i racconti contenuti nella pubblicazione.  Se oggi le nostre imprese producono ricchezza, generano occupazione, presidiano i territori, salvaguardano tradizioni, sviluppano innovazione, lo devono alla loro storia e alle persone della loro famiglia che nei tempi passati hanno creduto fermamente nel lavoro e nella possibilità di contribuire in modo efficace allo sviluppo del territorio».

Insigniti della Fedeltà Associativa

35 anni di Fedeltà Associativa

  • R.P.S. Gavuzzi s.r.l. – Realizzazione Installazione Manutenzione Impianti di Sicurezza – Alba
  • Icardi Bruno & Ricca Luigi snc – Meccatronici – Castagnito
  • Distilleria Valverde s.r.l. – Produzione Liquori e Grappe Artigianali – Cortemilia
  • Capello Angelo – Panetteria e Pasticceria – Cossano Belbo
  • Piano & Forte di Fontana Daniele – Falegnameria – Cravanzana
  • Grimaldi snc di Grimaldi Alessandro & C. – Carrozzieri – Grinzane Cavour
  • Borio Claudio – Impresa Edile – Mango
  • Gianolio Teresa – Parrucchiere – Montà – “alla memoria”
  • Fogliati sas di Fogliati Secondo & C. – Impresa Edile – Neive
  • Falegnameria F.lli Cordero snc – Falegnameria – Priocca
  • Delsanto Mauro – Meccatronico – Vezza d’Alba

50 anni di Fedeltà Associativa

  • G.R.T. srl – Creazioni di Alta Corsetteria Femminile – Alba
  • Veglio srl – Meccatronici – Alba
  • Prunotto Tarcisio – Meccatronico – Guarene



Manovra, importante l’apertura del Ministro Patuanelli sulle misure di industria 4.0

Cia, Confagricoltura e Copagri esprimono apprezzamento per le parole pronunciate oggi dal Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli sull’intenzione di estendere la platea dei beneficiari del super e iper ammortamento alle imprese che godono di un regime fiscale forfettario.

L’annuncio è stato fatto nell’ambito dell’incontro “Transizione 4.0”, tenutosi al MISE con le parti sociali in relazione alle misure di “Industria 4.0”.

 

“Questa apertura – rilevano Cia, Confagricoltura e Copagri – sembrerebbe includere tutte le imprese agricole, e accoglierebbe di fatto quanto abbiamo richiesto apertamente da tempo e ribadito di recente in sede di audizione in Senato sulla legge di bilancio”.

 

L’accesso al super e iper ammortamento per tutte le aziende agricole per l’acquisto di beni strumentali materiali nuovi significherebbe, se confermato, dare continuità agli sforzi già compiuti dal Governo per favorire l’innovazione nel settore primario e permetterebbe di dare impulso all’agricoltura italiana a favore della sostenibilità ambientale, della sicurezza sul lavoro e alimentare, favorendo lo sviluppo agricolo ed economico del Paese.

 

“Attendiamo di avere quanto prima la definizione dei contorni sull’effettiva applicabilità delle misure di ‘Industria 4.0’ – concludono Cia, Confagricoltura e Copagri – in particolare in relazione alla fruizione del credito di imposta equivalente a tutte le imprese agricole”.




Le misure del MiSE approvate dal Consiglio dei Ministri per sostenere le imprese

Il Consiglio dei Ministri riunito ieri sera ha approvato il decreto legge nel quale è stato inserito, su iniziativa del Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, il primo pacchetto di misure che hanno l’obiettivo di sostenere tutte le imprese nelle zone rosse. Si tratta di misure frutto del continuo confronto portato avanti dal MiSE in questi giorni con le categorie produttive del Paese.

Il Ministro Patuanelli è già impegnato a definire, insieme con tutto il Governo, un secondo pacchetto di misure che verrà approvato prossimamente e che conterrà nuovi interventi per fronteggiare l’impatto economico, diretto e indiretto, del sistema imprenditoriale e delle filiere coinvolte da questa emergenza.

Di seguito le misure approvate:

  • rafforzamento dell’intervento del Fondo di garanzia per le PMI: potenziamo il fondo portandolo fino a 750 milioni di euro e diamo priorità automatica di accesso alle imprese site all’interno della zona rossa, riconoscendo il massimo della garanzia concedibile (80%) e prevedendo la gratuità degli oneri della pratica. La misura si applicherà anche alle PMI ubicate in aree limitrofe alla zona rossa ovvero a quelle appartenenti ad una filiera produttiva particolarmente colpita dall’emergenza;
  • sospensione fino al 30 aprile 2020 dei pagamenti dei premi assicurativi;
  • sospensione fino al 30 aprile 2020 dei pagamenti di bollette elettriche, idriche, gas e dei rifiuti;
  • sospensione fino al 30 aprile 2020 del diritto annuale e delle sanzioni amministrative dovuti alla Camera di Commercio;
  • proroga fino al 15 febbraio 2021 dell’entrata in vigore delle procedure di allerta stabilite dal Codice delle crisi d’impresa per tutte le PMI;
  • sospensione fino al 31 dicembre 2020 dei pagamenti dei mutui agevolati concessi da Invitalia, relativi soprattutto a imprenditoria giovanile e femminile;
  • proroga di tutti i bandi aperti per l’accesso alle misure incentivanti del Ministero dello Sviluppo Economico.



Coronavirus: Novara, oltre la burocrazia delle certificazioni, si candida al centro di una filiera tutta italiana

Trascorso un mese dall’inizio dell’emergenza, l’industria Coccato&Mezzetti di Galliate, gestita dalla famiglia Coccato, ha ormai stabilizzato la produzione a circa 500.000 mascherine al mese.

Qualche settimana fa l’ad Fabiano Vittorio Coccato aveva espresso la propria stima nei riguardi di quegli imprenditori che intendevano convertire le loro produzioni in DPI, ma poi, come purtroppo siamo spesso abituati nel nostro Paese, ci si è scontrati contro la burocrazia delle certificazioni. Nemmeno gli sforzi compiuti dal Governo mediante il decreto 18 del 17 marzo, che all’articolo 15 autorizza la produzione di guanti e mascherine per uso medicale e per i lavoratori in deroga alle norme CE, sembra riuscire ad aiutare le aziende a superare questa impasse.

«Quello che si può fare al momento – spiega Coccato – è rimboccarsi le maniche. Il paradosso è che ora non si comprende più nulla davanti alle certificazioni o alle autocertificazioni richieste per la produzione: innanzitutto non si arriva a una certificazione se non si dispone del materiale idoneo.

Noi questo materiale lo abbiamo perché anni fa ci eravamo imbattuti in vie forse ancora più tortuose di quelle attualmente imposte dall’iter certificativo. Nella fattispecie le nostre mascherine sono classificate come Dispositivi Medici (DM), omologati secondo i criteri richiesti dal Ministero della Salute e con marchio CE, che seguono un iter di autorizzazioni diverso rispetto ai Dispositivi di Protezione Individuale (FFP2 ed FFP3), che vengono sottoposti a test sulla sicurezza del lavoratore. Ci tengo a fare questa precisazione per rendere l’informazione più chiara perché in questi giorni arrivano richieste confuse, anche da parte di tecnici e delle pubbliche amministrazioni.

Gli uni non escludono gli altri, naturalmente, sono tutti manufatti a protezione individuale: le nostre mascherine sono catalogate come Presidi di protezione dal rischio biologico e chimico testate contro il virus batteriofago Phi-X 174 (24 nanometri), che offrono protezione dall’interno verso l’esterno, in particolare evitano a chi le indossa, anche se asintomatico, di diffondere il contagio. Diverso è l’iter che avevamo seguito per le nostre tute monouso, i camici, i manicotti, i calzari (e ormai anche delle visiere, delle quali abbiamo appena ottenuto la certificazione) che sono certificate come DPI con marchio CE.

Ma al di là delle pastoie burocratiche, a cui nostro malgrado noi italiani già ci siamo fatti gli anticorpi, la scommessa oggi è la ripartenza, anche alla luce dei fatti che l’Europa sembra non avere una visione chiara del futuro e i Paesi dell’area settentrionale appaiono più inclini a valutare l’emergenza da un punto di vista finanziario piuttosto che attraverso la condivisione delle risorse per il bene dell’intera Comunità Europea.

Se ogni Stato, soprattutto quelli più colpiti, deve fare da sé, risollevarsi sarà davvero dura, e rispondere alla sfida ancora di più. Per quanto riguarda il territorio novarese, storicamente al centro del comparto tessile nazionale, le risorse imprenditoriali non mancano e nemmeno le competenze per creare una rete di aziende disposte a investire in quello che potrebbe diventare un settore strategico rispettando una filiera tutta italiana.

Da anni Coccato&Mezzetti ha stretto una collaborazione sinergica con Novamont e Orsa e in queste ultime settimane ha consolidato un asse industriale che può far fronte alla richiesta della materia prima per questi DPI a livello nazionale e cerca partner disposti a investire in un progetto comune tutto made in Italy.

A questo si aggiunga un altro elemento, che forse in futuro diverrà cruciale oltre che strategico: il materiale di cui si parla è biodegradabile e compostabile, accoppiato con Mater-Bi fornito da Novamont (norma EN 13432) e appena passata l’emergenza, nelle cosiddette fasi 2 e 3, dovremo forse abituarci a tenere in casa una dotazione di mascherine che potranno essere smaltite nell’umido (quando non sarà in atto un’epidemia). Ma questo aprirebbe un altro capitolo, lo stesso che aveva animato la famiglia Coccato allora e che sembra rimanere avveniristico anche oggi».




Torino. Piano straordinario di occupazione suolo pubblico per il rilancio della città

Questa mattina la Giunta Comunale – a seguito della grave situazione emergenziale creata dal Covid 19 che ha imposto misure restrittive che impattano sull’economia cittadina – su proposta dell’assessore al Commercio, Turismo, Attività Produttive e Sviluppo Economico Alberto Sacco, di concerto con l’assessore al Bilancio, Tributi, Personale, Servizi Demografici Sergio Rolando, ha approvato un piano straordinario di occupazione del suolo pubblico.

 

Per far fronte alla necessità che la ripresa delle attività avvenga nel modo più semplice e veloce possibile, l’Amministrazione ha quindi deciso di offrire, in via straordinaria e temporanea, in deroga alla normativa vigente, la possibilità per la maggior parte degli esercizi di ampliare la superficie destinata alla clientela, usufruendo dello spazio pubblico, in modo tale da evitare che la necessità del mantenimento delle misure di distanziamento sociale si ripercuota sul volume di affari, minando la sostenibilità economica delle aziende.

 

Con il nuovo provvedimento tutti gli operatori economici che dispongono di locali che si affacciano sulla strada e che hanno una superficie lorda complessiva inferiore a 250 metri quadrati potranno occupare davanti al loro esercizio – anche se separato dalla viabilità e rispettando le condizioni di sicurezza previste dal Codice della strada – il suolo pubblico in misura congrua e comunque non superiore a 60 metri quadrati. Il rispetto del requisito relativo alla superficie massima del locale non è richiesto per gli esercizi pubblici di somministrazione di alimenti e bevande.

 

L’occupazione straordinaria del suolo pubblico sarà consentita sino al 30 novembre 2020 e gli esercenti non saranno soggetti al pagamento della COSAP.

 

Per poter ampliare la propria attività su suolo pubblico sarà sufficiente inoltrare una comunicazione tramite PEC con la quale il titolare dell’attività indicherà le finalità, l’estensione e le modalità dell’occupazione e, sotto forma di Dichiarazione Sostitutiva di atto di notorietà (rilasciata ai sensi dell’art.47 del D.P.R. 445/2000), assicurerà l’osservanza delle norme di legge, la garanzia del rispetto delle esigenze di mobilità per le persone con disabilità e la piena salvaguardia dei diritti di terzi, sollevando così la Città da ogni responsabilità.

La ricevuta della Pec sarà sufficiente per occupare il suolo pubblico. L’esercente però dovrà conservare nella sede in cui l’attività è esercitata copia della comunicazione inoltrata nonché atto scritto che attesti il nulla osta all’occupazione del suolo da parte degli esercizi e degli stabili ubicati in un diverso condominio eventualmente confinanti con l’attività.

 

Lo stesso procedimento semplificato e temporaneo potrà essere utilizzato anche dai titolari di un pubblico esercizio di somministrazione di alimenti e bevande che potranno occupare il suolo pubblico, nella stessa misura massima di 60 metri quadrati, o ampliare nella stessa misura l’occupazione del suolo pubblico oltre alle aree già concesse per allestimento di dehors. Anche in questi casi l’occupazione sarà consentita sulla base di una Comunicazione da inoltrare a mezzo PEC in analogia a quanto suindicato.

 

Il provvedimento introduce, inoltre, una disposizione tesa a semplificare il procedimento per il rilascio di concessione per nuovi dehors della tipologia D1 o D2 ai sensi del Regolamento Comunale in materia vigente prevedendo che l’istruttoria conseguente all’istanza formale di concessione di occupazione suolo pubblico, possa essere sostituita dalla presentazione, in allegato all’istanza, della dichiarazione – a firma di un professionista abilitato – che attesti la piena rispondenza del progetto (che comunque dovrà essere allegato nella sua forma grafica, a tutte, nessuna esclusa, le prescrizioni contenute nelle Norme Tecniche – Allegato A al Regolamento Comunale n. 388).

 

Inizialmente, vista la natura sperimentale della procedura, la Polizia Municipale effettuerà controlli diffidando l’operatore commerciale a sanare immediatamente eventuali irregolarità. Successivamente, gli agenti effettueranno un ulteriore sopralluogo e, nel caso permangano irregolarità, sanzioneranno gli esercenti e ne daranno comunicazione agli uffici competenti per i provvedimenti di loro competenza.

 

 

 

 




Nuova ordinanza: ok alla consultazione di giornali e al gioco con le carte

Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha firmato una ordinanza che reintroduce, a partire dall’11 luglio, la possibilità di consultazione di giornali e quotidiani all’interno di bar ed esercizi pubblici. Si potrà riprendere anche a giocare a carte nei circoli ricreativi.

L’ordinanza è stata emanata alla luce dei pareri favorevoli del Settore Prevenzione dell’Assessorato regionale alla Sanità e degli esperti dei gruppi di lavoro tecnico-scientifici che ne hanno valutato la compatibilità con l’attuale situazione epidemiologica, che anche nell’ultimo Report 8 della Fase 2 trasmesso dal Ministero della Salute indica in Piemonte un basso livello di rischio e zero allerte.

Tutte le attività andranno svolte nel rispetto delle apposite Linee guida approvate dalla Giunta regionale.

In particolare, per giocare a carte sarà obbligatorio indossare la mascherina, igienizzare frequentemente le mani e le superfici utilizzate, rispettando il distanziamento fisico di almeno un metro tra i giocatori delle stesso tavolo e tra tavoli adiacenti. Auspicabile, anche se non obbligatorio, l’utilizzo dei guanti monouso.

Per la lettura dei giornali si affida al gestore del locale l’obbligo di assicurare prima e dopo la manipolazione della copia la sanificazione delle mani degli utenti, che dovranno indossare obbligatoriamente la mascherina. Al gestore viene anche raccomandato di mettere a disposizione più copie della medesima testata e di rimuoverle a fine giornata.

 




Ripresa post lockdown: ecco come il Covid-19 cambierà la mobilità verso le università italiane

Una persona su tre si sposterà con un proprio mezzo motorizzato nel caso di una nuova ondata pandemica.

Una crescita di otto punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid. A dirlo è il report “Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo del Covid-19” realizzato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS) che ha analizzato il comportamento di 85.000 persone rappresentative della popolazione accademica.

L’indagine, avviata lo scorso luglio e ancora in corso presso alcune università, si è basata su un questionario somministrato on-line agli studenti, ai docenti e al personale tecnico-amministrativo di 44 atenei italiani (cui si aggiungeranno i risultati di altre 13 università). Due gli scenari ipotizzati nel questionario: il virus è pressoché debellato e i contagi sono ridotti; il virus è ancora pericoloso, il contagio è rallentato ma prosegue.

 

Il campione preso in esame dal Gruppo di Lavoro Mobilità della RUS coinvolge la comunità accademica di riferimento ed è composto per il 79 per cento da studenti, l’11 per cento da docenti o ricercatori e il 9,6 per cento da personale tecnico-amministrativo.

 

La frequenza in università post-lockdown: cosa cambia?

Il 66 per cento delle persone che ha risposto al questionario continuerà a recarsi in università, per ragioni di lavoro o di studio, se il rischio sanitario sarà minimo. Scenario che cambia totalmente in caso di un quadro più pessimistico: se il virus tornasse ad aggredire come nei mesi scorsi, il 61 per cento delle persone intervistate si recherebbe nel proprio ateneo solo quando strettamente necessario. La distribuzione percentuale delle risposte rimane uniforme nelle quattro aree geografiche prese in esame (nord-ovest, nord-est, centro, sud e isole), suggerendo che la percezione del rischio è molto sentita e non differisce in modo significativo all’interno del Paese.

 

I cambiamenti di abitudine negli spostamenti

Il trasporto pubblico è il mezzo che subirà il maggior calo in termini percentuali, probabilmente anche a causa del ridotto coefficiente di riempimento dei mezzi imposto dai provvedimenti governativi al fine di garantire il distanziamento sociale (60 per cento dello spazio a disposizione al momento della rilevazione, attualmente innalzato all’80 per cento). Tuttavia, secondo le previsioni, in uno scenario di ridotto rischio sanitario, la domanda verso il trasporto pubblico si riduce di soli quattro punti percentuali; il calo diventa più significativo (-10 per cento) nello scenario più pessimistico. In entrambi i casi, il mezzo che sceglierebbero gli intervistati in sostituzione del trasporto pubblico sarebbe l’automobile privata e in misura più marginale la mobilità attiva (a piedi, in monopattino o in bici).

Anche nella classificazione per area geografica, le differenze di comportamento pre-Covid alquanto rilevanti tra le aree del Paese si mantengono nelle previsioni di ripresa, anche se in termini relativi la quota che userà l’auto si incrementa di più al Nord, dove era più bassa grazie a servizi di trasporto pubblico più capillari e frequenti, ma anche dove la crisi sanitaria è stata più drammatica.

 

Se osserviamo più nel dettaglio come si prevede cambieranno le abitudini di viaggio sul percorso casa-università per l’anno che sta iniziando nei due scenari ipotizzati è possibile prevedere che nella stragrande maggioranza dei casi coloro che si recavano in università a piedi e in bicicletta continuerà a farlo.

Così come quella di coloro che lo facevano con l’automobile privata. I cambiamenti più significativi si avranno tra gli utenti del trasporto collettivo: nello scenario più critico circa un 20 per cento degli utenti del trasporto pubblico cambierà scelta modale, passando all’uso dell’auto propria nel 13,3 per cento dei casi e alla mobilità attiva nel 6 per cento. «È su queste quote che le politiche di mobilità devono e possono incidere – afferma Matteo Colleoni, Coordinatore del Gruppo di Lavoro Mobilità della RUS -, sia incentivando un più ampio ricorso alla mobilità attiva, che limitando, con adeguate misure di aumento dell’offerta e gestione dei mezzi, l’abbandono del trasporto pubblico».

 

“Il Politecnico di Torino ha aderito con entusiasmo all’iniziativa, nella convinzione che le informazioni raccolte saranno preziose per la governance dell’Ateneo nonché per l’accessibilità alle sedi universitarie; a breve saranno disponibili anche i risultati locali, dopo l’anteprima nazionale presentata oggi” dichiarano i referenti in materia del Green Team di Ateneo ed il suo Mobility manager.