Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 198ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.
La rilevazione è stata condotta nei mesi di aprile e maggio con riferimento ai dati del periodo gennaio-marzo 2021 e ha coinvolto 1.796 imprese manifatturiere piemontesi, per un numero complessivo di 89.530 addetti e un valore pari a circa 49 miliardi di euro di fatturato.
Il 2020 è stato un anno terribile a causa dell’esplosione della crisi sanitaria. A livello d’industria manifatturiera regionale il calo medio produttivo per l’intero anno è stato del 5,9%, ancora contenuto rispetto alle difficoltà che il tessuto imprenditoriale ha dovuto affrontare. Già alla fine del I trimestre 2020, per contenere gli effetti della pandemia, è stato infatti imposto a livello nazionale il fermo delle attività, scelta che, sebbene inevitabile, ha comportato già nel periodo gennaio-marzo 2020, una contrazione della produzione manifatturiera piemontese del 5,7%. Nell’analizzare i risultati positivi di questo primo trimestre del 2021 va quindi ricordato che l’intensità della crescita degli indicatori deve essere letta anche alla luce del periodo con il quale viene effettuato il confronto.
Nel periodo gennaio-marzo 2021 torna il segno più per la produzione manifatturera regionale. L’output si incrementa a livello medio piemontese del 5,0% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Si tratta di un incremento frutto dei risultati positivi evidenziati dalla maggior parte dei settori e delle realtà territoriali. A livello di dimensione di impresa la crescita caratterizza tutte le classi dalle micro alle grandi aziende.
Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “Il Piemonte ha tutte le carte in regola per affrontare con coraggio e capacità di innovazione questo 2021. Le imprese hanno fatto e stanno facendo del loro meglio per continuare nel loro percorso di ‘fare impresa’, ma noi dobbiamo aiutarle. Ora, nuovamente e con più forza, spetta all’intero mondo istituzionale dare una risposta concreta e ampia ai vari settori: dal turismo al commercio, all’artigianato e all’agricoltura. E penso al ruolo importante del credito e del sostegno all’export. Avremo a disposizione le risorse che l’Europa ci metterà a disposizione: guardiamo con coraggio all’innovazione e alla trasformazione digitale, vere chiavi di volta dello sviluppo economico”.
“Fin dall’inizio della pandemia UniCredit – ha dichiarato Fabrizio Simonini, regional manager nord ovest di UniCredit – si è messa al tavolo con le associazioni, le istituzioni e l’ABI, dando il proprio apporto di esperienza e supportando le misure governative. Insieme ai nostri clienti e dipendenti abbiamo insomma affrontato un contesto difficile, del tutto inaspettato, dal quale abbiamo però appreso moltissimo e oggi siamo pronti per gestire questo nuovo scenario economico e lavorare insieme alla ripartenza.
E per la ripartenza anche in Piemonte le banche si pongono come interlocutore principale di amministrazioni pubbliche, imprese e clientela privata, affiancando sia le grandi aziende che le Pmi. Rispetto alle crisi passate, peraltro, oggi il settore finanziario si presenta in condizioni migliori e si pone come parte della soluzione potendo agire come cinghia di trasmissione per dispiegare gli effetti delle politiche governative.
E per ricoprire una funzione allocativa fondamentale, dato che siamo alla vigilia di massicci investimenti pubblico-privati, grazie alla profonda conoscenza dei clienti e dei territori in cui operiamo. È tuttavia fondamentale una corretta gestione della delicata fase che si aprirà con la fine delle moratorie. A ciò il settore bancario si sta preparando con accantonamenti volti ad assorbire potenziali perdite future su prestiti; un’adeguata propensione al rischio e coerenti politiche di erogazione creditizia investendo sull’analisi dei dati dei propri clienti, rafforzando il processo di monitoraggio per continuare ad accompagnarli nel percorso di ottimizzazione della loro struttura di capitale/debito”.
Teresio Testa, responsabile Direzione regionale Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo: “I dati presentati fotografano un anno sì durissimo, ma che ci ha anche condotto verso una svolta radicale, oggi possibile. In futuro vedremo quali tendenze saranno transitorie e quali potrebbero consolidarsi. È importante mettere a fuoco la possibilità imperdibile di operare un cambio di passo per l’economia italiana e piemontese. Gli investimenti saranno decisivi: in Piemonte nel 2020 sono affluiti 6,3 miliardi di euro sui depositi bancari delle società non finanziarie, carburante prezioso per il “motore Italia” che Intesa Sanpaolo vuol far ripartire rendendo disponibili ulteriori 50 miliardi di euro di nuovo credito, di cui 5,3 per il Nord Ovest.
Abbiamo l’opportunità concreta di investire in un futuro che sia più sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale. È l’orizzonte degli S-Loans, una linea di finanziamenti specifici, che si affiancano al plafond destinato da Intesa Sanpaolo agli investimenti in circular economy. Altro elemento importante sarà la ripresa dei consumi: anche i privati in Italia nel corso del 2020 hanno accumulato un extra-risparmio, che se fosse speso avrebbe un impatto aggiuntivo pari a 62 miliardi. Segnali molto positivi arrivano dalla Cina, dove la crisi ha avuto origine e il nostro export ha registrato un balzo del 43% nel primo trimestre di quest’anno. Una buona accelerazione delle esportazioni è attesa negli Stati Uniti. Su queste e altre opportunità di crescita estera stiamo coinvolgendo le imprese in un ciclo di webinar. Tra l’altro, l’investimento dell’azienda più grande può avere una ricaduta positiva su tutta la filiera e stimolarne la ripartenza. Per questo stiamo estendendo il nostro programma di sostegno alle filiere ai mercati internazionali”.
All’incremento del 5,0% della produzione industriale piemontese si associano, nel trimestre in esame, crescite anche per tutti gli altri indicatori. Il fatturato totale registra un aumento del 6,2% sul I trimestre 2020, grazie soprattutto al trend positivo a doppia cifra evidenziato dai metalli e dai mezzi di trasporto. Il fatturato estero cresce del 3,1%, sostenuto dal ritmo espansivo dei metalli e dell’elettricità ed elettronica. Sul fronte degli ordinativi, lo sviluppo sul mercato interno si attesta al +5,4% rispetto all’analogo periodo del 2020. Su questo risultato incide pesantemente la crescita del 16,1% registrata dai mezzi di trasporto. La variazione tendenziale degli ordinativi esteri risulta pari a +3,4%, frutto di una forte contrazione segnata dalla filiera tessile più che controbilanciata dall’aumento evidenziato dalle aziende dell’elettricità e dell’elettronica e da quelle dei metalli. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 64,2%, ovviamente superiore al 57,0% del I trimestre 2020, ma ancora inferiore rispetto al 66,2% del I trimestre 2019.
A livello settoriale risultano in ripresa i trend di tutti i comparti ad eccezione del tessile e abbigliamento (-4,6%) e dell’alimentare (-1.9%). Se per la filiera tessile si tratta di una prosecuzione attenuata della crisi vissuta nel 2020, per l’alimentare va invece evidenziato che il confronto a livello produttivo viene effettuato su un I trimestre 2020 in cui il settore registrava ancora una tenuta. Il segno più caratterizza tutte le altre manifatturiere. In particolare i metalli segnano l’incremento più elevato (+11,4%), seguiti dai mezzi di trasporto (+7,8%). La crescita per le industrie meccaniche si attesta al 6,4% mentre quella della filiera del legno e delle aziende dell’elettricità e dell’elettronica risulta rispettivamente pari a +5,4% e +5,2%.
Focalizzando l’attenzione sul comparto dei mezzi di trasporto, si rileva come la performance positiva del I trimestre 2021 risulti il frutto di una consistente e diffusa crescita della componentistica autoveicolare, attenuata da dati ancora negativi per gli autoveicoli e l’aerospazio.
Analizzando il campione delle imprese manifatturiere intervistate sotto il profilo dimensionale emerge come le medie imprese (50-249 addetti) siano quelle che registrano una crescita più consistente (+6,6%), seguite dalle imprese di grandi dimensioni (250 addetti e oltre) che incrementano la produzione del 5,9% rispetto all’analogo periodo del 2020. Le aziende di piccole dimensioni (10-49 addetti) evidenziano uno sviluppo della produzione (+3,4%) inferiore alla media complessiva regionale e le micro realtà (2-9 addetti) mostrano di aver intrapreso più lentamente il percorso di crescita (+1,6%).
A livello territoriale i risultati appaiono in netto miglioramento per tutte le province. Solo Biella, a causa delle criticità vissute ancora dal comparto tessile, segna ancora una flessione tendenziale della produzione industriale manifatturiera complessiva (-2,5%).
Sostanzialmente stabile appare il dato di Vercelli (+0,4%), realtà in cui la forte crescita della chimica/plastica è stata annullata dal calo a doppia cifra del tessile. Alessandria mostra un incremento della produzione del 2,0%, risultato da un lato del buon andamento della metalmeccanica e del comparto orafo e dall’altro del calo dell’industria alimentare.
Asti cresce del 3,9%. Anche in questo caso sono andate bene le imprese della metalmeccanica e quelle della chimica; stabile, invece, l’alimentare, all’interno del quale la componente delle bevande ha assunto il segno meno.
Di poco superiore al dato medio regionale l’incremento della produzione manifatturiera cuneese (+5,2%), supportata dallo sviluppo della metalmeccanica e da un trend in controtendenza rispetto agli altri territori del comparto tessile.
Novara e Torino mostrano entrambe una variazione del +6,3%, spiegata dal contributo espansivo dell’aziende della metalmeccanica. Nel novarese è stata molto intensa la crescita produttiva di rubinetteria e valvolame. Il risultato migliore appartiene a Verbania (+7,6%): anche per questa realtà le aziende della metalmeccanica hanno sostenuto la produzione provinciale.
FOCUS DIGITALIZZAZIONE DELLE IMPRESE
La digitalizzazione aziendale è una delle tante sfide che, in questo periodo storico, il tessuto imprenditoriale deve affrontare. Nonostante la tecnologia sia diventata parte integrante della nostra esistenza, molte imprese faticano ancora a introdurla in maniera strutturale nei propri processi.
Per comprendere meglio qual è il grado di digitalizzazione della manifattura piemontese, l’indagine del I trimestre 2021 ha monitorato la diffusione dei sevizi e delle tecnologie digitali presso il tessuto regionale.
Emerge una notevole differenza nell’impiego di servizi e tecnologie digitali a seconda della dimensione aziendale.
In media in Piemonte il 41% delle aziende manifatturiere utilizza tali tecnologie, contro un 59% che dichiara di non utilizzarle. Se si considerano le imprese di grandi dimensioni l’impiego sale al 100% delle realtà intervistate. Per le imprese medie si attesta all’89%, solo l’11% si dichiara, infatti, estranea al fenomeno. Il peso delle realtà ancora non conoinvolte nel processo di digitalizzazione aumenta al diminuire della dimensione. Nelle imprese piccole solo 37% utilizza servizi e tecnologie digitali e nelle micro realtà lo fanno solo tre aziende su dieci.
Tra i servizi e le tecnologie più utilizzati troviamo i software gestionali (ERP, CSR; SCM; etc), seguiti dai sensori per monitorare la produzione, il controllo digitale di movimento e software di business intelligence/data analytics.
I principali ostacoli alla digitalizzazione evidenziati dalle imprese piemontesi, infine, sono gli alti costi da sostenere per i progetti di innovazione digitale, i problemi organizzativi e di regolamentazione (ad esempio le incertezze burocratiche e normative), l’elevato carico fiscale e la mancanza di personale qualificato.