Torino. Esenzione del canone unico 2021 per gli operatori dello spettacolo viaggiante

La Giunta Comunale su proposta dell’assessore allo Sport e Tempo Libero Roberto Finardi ha approvato la delibera per l’esenzione del Canone Unico 2021 per gli operatori dello spettacolo viaggiante.

 

L’idea è nata dalla volontà dell’Amministrazione di aiutare gli esercenti del settore che hanno dovuto sospendere il proprio lavoro a causa della pandemia da Covid-19, come disposto dal DPCM del 24 ottobre 2020.

A sostegno del riavvio delle attività l’AGIS-ANESV ha richiesto al Comune di Torino l’esenzione del pagamento del canone di concessione dell’occupazione di spazi ed aree pubbliche per alcune categorie dello spettacolo viaggiante e per le autorizzazioni relative alla diffusione ed esposizioni di messaggi pubblicitari.

 

Saranno esenti dal pagamento del Canone Unico per l’anno 2021 le attività permanenti e i Luna Park programmati (maggio in via Gandino-via Rovasenda, dal 3 al 26 settembre al Parco Ruffini e dal 2 ottobre al 7 novembre al Parco Carrara). Gli esercenti dovranno comunque corrispondere alla Città gli importi relativi e dovuti per la TARI, rimanendo invariate le scadenze e ogni altro onere derivante dalle autorizzazioni necessarie.




Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte): “Ci aspettiamo ulteriori forme di aiuto alle imprese”

La conferma della fiducia in Aula del Senato sul Decreto Sostegni (che ora deve passare alla Camera) dà un primo importante via libera ad alcuni interventi che recepiscono le sollecitazioni di Confartigianato per consentire alle piccole imprese di affrontare l’impatto della crisi pandemica.” Lo afferma Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte.

“Tuttavia, – prosegue Felici – ci aspettiamo ulteriori forme di aiuto alle imprese che hanno subìto i maggiori effetti della crisi pandemica. Riserviamo molta attesa nelle promesse del Governo e confidiamo che nell’emanando decreto ‘Ristori bis’ siano previsti ulteriori ristori economici per coprire parte dei costi fissi sostenuti nel periodo di crisi, anche tramite sgravi di imposta, la reintroduzione del credito d’imposta sui canoni di locazione pagati, l’estensione del regime di garanzia sui prestiti e le moratorie delle rate di mutui e leasing alle PMI prorogate automaticamente fino a fine anno.

Le scadenze per il pagamento di Irpef, Irap e Ires si avvicinano, sarebbe utile che fin da ora si definissero congrui slittamenti, così come utile per cittadini e imprese sarebbe conoscere le reali volontà e possibilità di proroga di superbonus e cessione dei crediti d’imposta.”

“Per quanto riguarda l’istituzione del fondo TARI da destinare ai Comuni per scontare la tassa rifiuti – aggiunge Felici – dobbiamo ancora capire l’impatto benefico sulle imprese. Al momento riteniamo che quanto è stato approvato con l’emendamento 30.64 al Decreto Sostegni è un pasticcio e non rappresenta una soluzione, almeno per le imprese. Infatti viene chiesto alle aziende, solo per quest’anno, di comunicare entro il 31 maggio prossimo quali rifiuti urbani l’impresa intenda conferire al di fuori del servizio pubblico ai fini della conseguente applicazione o meno della TARI a partire dal 2022.

Ma con otto mesi di anticipo, in un contesto di estrema incertezza, e considerando che i Comuni non hanno ancora adeguato i propri regolamenti e tariffe alle nuove regole, è impensabile che le imprese abbiano gli elementi per effettuare la scelta più funzionale alle proprie esigenze e, di conseguenza, darne comunicazione al Comune.

Anche per gli anni successivi, inoltre, la norma approvata concede solo un mese ulteriore per tale scelta, che dovrà essere fatta entro il 30 giugno di ogni anno con riferimento all’anno successivo. Ancora più incomprensibile, inoltre, non intervenire sulla previsione che vincolerebbe per cinque anni la scelta dell’impresa.”

Il Decreto Sostegni prevede l’esenzione dal versamento della prima rata IMU per le imprese che beneficiano del contributo a fondo perduto, vale a dire quelle con ricavi o compensi nel 2019 fino a 10 milioni di euro e che hanno subito un calo di fatturato di almeno il 30% nel 2020 rispetto al 2019.

Possono usufruire dell’esonero esclusivamente i proprietari degli immobili che sono anche gestori delle attività ricettive e commerciali in crisi.
Via libera anche all’esonero totale del pagamento del canone speciale Rai per le strutture ricettive e per le attività di somministrazione a consumo di bevande in locali pubblici o aperti al pubblico e per gli enti del terzo settore.

Un altro risultato per l’azione di Confartigianato riguarda le crisi d’impresa, con lo spostamento al 2022 dell’obbligo di segnalazione da parte dell’Inps di una esposizione debitoria rilevante delle aziende, nell’ambito degli strumenti di allerta.

Il differimento si affianca a quello già previsto per l’obbligo di segnalazione da parte dell’Agenzia delle Entrate. In questo modo viene preservata il più possibile la continuità delle imprese nell’attuale contesto economico del tutto anomalo, evitando che i creditori istituzionali siano costretti a segnalare un’impresa che abbia indicatori non congrui solo a causa dell’attuale crisi pandemica.

Il Decreto interviene anche per le imprese della ceramica artistica che, come richiesto da Confartigianato, vedranno incrementate da 2 a 4 milioni di euro le risorse dedicate al settore per l’anno 2021.

E ancora, tra le misure del provvedimento è stata recepita la richiesta di Confartigianato di eliminare il contributo all’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) per l’anno 2021 richiesto alle imprese di autotrasporto di merci iscritte all’Albo nazionale.

“Bene che in questa delicata fase di conversione del Decreto ‘Sostegni’ – conclude Felici – siano state mantenute le misure mirate a sostenere le imprese già previste nel testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale a marzo, con l’aggiunta di questi ulteriori ritocchi che sono da accogliere, quindi, con gradimento.”

 




Embraco. Sicchiero: “Draghi prenda in mano le redini della vertenza Embraco ACC”

La rabbia e la delusione degli operai della ex Embraco/Ventures sono pienamente comprensibili e condivisibili. Si sentono abbandonati e traditi dalle istituzioni, l’unica cosa certa sono le lettere di licenziamento per lo stabilimento del chierese, e per quello veneto l’autorizzazione alla vendita dell’azienda.

Per questo ho voluto ancora una volta essere al loro fianco, nel corteo che ha raggiunto piazza Castello in occasione della partenza del Giro d’Italia. Resto convinto che lo sblocco del progetto Italcomp rappresenti la più concreta possibilità per dare un futuro ai 400 lavoratori che vedranno scadere la cassa integrazione il 22 luglio, e su questo fronte non solo si registra un completo stallo, ma il primo a non essere convinto pare proprio il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, che nei giorni scorsi ha invocato un intervento privato, come se mai nessuno prima ci avesse pensato.

Ma Cirio, Allasia ed i vertici piemontesi della Lega su questo non hanno nulla da dire? Tirare in ballo ora scenari non più praticabili, è solo un modo per nascondere la mancanza di capacità politica nel perseguire il progetto Italcomp. Piuttosto, si dovrebbero prevedere vere incentivazioni per gli imprenditori locali disponibili ad assorbire quote degli operai ex Embraco, ad esempio attingendo al fondo Escrow.

Per questo mi associo all’appello lanciato dal Sindaco di Borgo Valbelluna, Stefano Casa, dove ha sede Wanbao Acc, che ha chiesto al Presidente del Consiglio Mario Draghi di prendere in mano le redini della vertenza Acc-Embraco, garantendo che l’azione del governo sia connotata da condotte trasparenti, affidabili e ispirate all’interesse generale. Solo il premier Draghi può chiarire la linea del Mise ed impedire al progetto Italcomp di naufragare. Al tempo stesso, visto che tecnicamente non pare possibile far rientrare i 400 lavoratori ex Embraco/Ventures nella cassa Covid, è urgente trovare una soluzione per prolungare per qualche mese gli ammortizzatori sociali. Non voglio credere che neppure su questo si riesca a dare una risposta alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ex Embraco».

 




Cia e Confagricoltura incontrano il Prefetto per i problemi della fauna selvatica

Dopo l’incontro svolto lo scorso lunedì a Palazzo Ghilini con l’assessore regionale Marco Protopapa e il consigliere provinciale con delega alla Caccia Stefano Zoccola, Cia e Confagricoltura Alessandria hanno incontrato anche il nuovo Prefetto di Alessandria Francesco Zito per portare all’attenzione il tema della fauna selvatica, che causa gravi danni all’agricoltura del nostro territorio.

A colloquio con il Prefetto si sono recati i presidenti provinciali delle due Organizzazioni, Gian Piero Ameglio (Cia) e Luca Brondelli di Brondello (Confagricoltura).

Nel documento presentato al Prefetto c’è la sintesi delle problematiche più stringenti del mondo agricolo a cui trovare soluzione, come il contenimento degli ungulati e l’analisi dei danni provocati, la figura del tutor e l’organizzazione della procedura della loro selezione e autorizzazione; ma non solo fauna selvatica: anche alluvioni, la gelata dello scorso aprile, i depositi di scorie nucleari, la legislazione speciale per i terreni nelle aree golenali. Oltre ad esporre i problemi, i Presidenti hanno suggerito misure di azione e intervento per ciascuna tematica, supportate da dati e analisi settoriali.

Dopo aver raccolto le indicazioni e gli aspetti evidenziati da Confagricoltura e Cia, il Prefetto si è impegnato a sensibilizzare la Regione Piemonte, che ha competenza sul problema ungulati, e ad invitarla ad affrontare la questione in modo coordinato fra tutti gli attori coinvolti, sulla base dei dati emersi dalle segnalazioni dei danni.




Recovery Plan: il Piemonte attende le regole di ingaggio

“Sul fronte del Recovery Plan il Piemonte è pronto. Abbiamo fatto un ampio lavoro e siamo pronti a trasmettere a Roma le nostre progettualità non appena ci saranno le regole di ingaggio, che al momento nessuno conosce. Questo ci mette nelle condizioni di muoverci un po’ al buio, cioè senza le regole: conosciamo solo le nostre richieste, perché solo dopo il passaggio parlamentare il Governo tratterà con le Regioni”

è quanto ha dichiarato il presidente Alberto Cirio nel corso dell’illustrazione in Consiglio regionale del documento che la Giunta ha elaborato e approvato nelle scorse settimane.

“Fino all’8 aprile le Regioni non erano mai state coinvolte. La Conferenza delle Regioni – ha proseguito Cirio – ha però deciso di muoversi motu proprio, e noi in Piemonte abbiamo cominciato a raccogliere le istanze dai territori. Sulle sei missioni del Recovery abbiamo usato il sistema che viene comunemente utilizzato dalla Commissione europea, raccogliendo e censendo le richieste dei territori per orientare le future azioni e i bandi che saranno fatti su ciò che serve. Siamo pronti con i progetti divisi per materia, per territorio e per fase di attuazione. Vorrei che il lavoro che ancora dobbiamo fare in vista delle risorse che arriveranno in Piemonte avvenisse di concerto con il Consiglio regionale. Ma le modalità devono essere veloci. Al Consiglio chiedo quindi un metodo veloce di interazione, per esempio un gruppo di lavoro agile, più di sostanza e il meno burocratico possibile. Più lavoriamo insieme, meglio facciamo nell’interesse dei piemontesi”.

“Tutto è migliorabile – ha concluso il presidente – ma su alcune cose dobbiamo essere chiari: la presidente Von Der Leyen ha chiesto questo lavoro alle Regioni. Saremo noi a dover dire se un progetto non può starci, e se non può ma ha dignità cercheremo di finanziarlo con i fondi della programmazione europea, e se non sta neppure lì proveremo a farlo con fondi della Regione. Se diamo pari dignità a tutti, prendiamo anche il ponte tibetano di un piccolo Comune, che da solo farà sorridere, ma possiamo inserirlo nel grande progetto turistico sull’outdoor”.

All’inizio del dibattuto sono intervenuti diversi assessori per soffermarsi sulle materie di propria competenza.

Matteo Marnati ha affermato che “uno dei principi cardine alla base dell’elaborazione dei progetti è il concetto della crescita felice: intendiamo puntare con tutte le forze sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico, sull’innovazione e sulla sostenibilità delle imprese, che rappresentano per fortuna le eccellenze della nostra manifattura e dovranno essere il motore della ripresa e non solo della resilienza. Per quanto riguarda la digitalizzazione abbiamo grandi temi quali 5g, banda larga, intelligenza artificiale, big data, cyber security e cloud. Occorre inoltre rendere più efficiente la macchina burocratica della Pubblica amministrazione, inclusa la nostra. C’è poi la rivoluzione verde, la cosiddetta transizione ecologica, non più derogabile per affrontare le sfide climatiche ed energetiche. Anche in seguito agli effetti delle pandemia siamo arrivati al punto in cui appare non più rinviabile l’appuntamento con le riforme secondo il principio della sostenibilità. Dobbiamo puntare a uscire dallo stato emergenziale con soluzioni innovative e strutturali, puntando a costruire un’economia di tipo circolare”.

Andrea Tronzano ha sottolineato che “l’economia piemontese ha basi solide con punti di forza concreti: un mix produttivo che va dalle cave allo spazio, una robusta percentuale di imprese che possono intercettare nuovi trend tecnologici, un buon dialogo fra Atenei e imprese, ma anche una debolezza sul fronte del digitale, soprattutto le realtà più piccole. Dobbiamo quindi investire per abbattere il digital divide, e anche per migliorare la collaborazione fra pubblico e privato, in grado di dare grandi frutti. Il Piemonte si dovrà preparare per attrarre imprese. Su questo fronte abbiamo due progetti importanti riguardanti contratti di sviluppo e attrazione degli investimenti, elementi che possono creare opportunità di attrarre proprio nei campi in cui il Piemonte è forte. E’ cruciale puntare sul passaggio a settori a più alta produttività: il Piemonte è pronto per decollare e creare occupazione buona”.

Luigi Genesio Icardi ha sostenuto che “dopo che negli ultimi dieci anni il sistema sanitario ha subito tagli di risorse ingenti, risulta necessario un riordino complessivo della materia, e soprattutto un rafforzamento della rete territoriale. Servono proposte per la revisione del sistema sanitario e socio-assistenziale, che deve agire su due direttrici: una legata all’emergenza Covid, e l’altra di realizzazione di un nuovo modello che superi la vecchia visione ‘ospedalocentrica’ della sanità”. Serve una medicina del territorio più accessibile, incentrata sulle case della salute, e si deve realizzare una rete di assistenza primaria diffusa, collegata all’area sociosanitaria. Ma serve anche un deciso processo di ammodernamento della rete ospedaliera. Abbiamo presentato 60 progetti che rappresentano una risposta mirata alle due sfide della crisi Covid: la digitalizzazione della sanità e la creazione di forti reti di prossimità. Riguardano in maggioranza il rafforzamento delle reti di prossimità, la telemedicina, progetti di avvicinamento dei servizi ai cittadini”.

Marco Protopapa ha ricordato l’importanza per le colture della messa in sicurezza della risorsa idrica: “Il carattere strategico di lungo periodo in materia di protezione del territorio e la messa in sicurezza delle risorse idriche sono temi importantissimi. Abbiamo predisposto progetti di sistemazione delle strutture irrigue e uno specifico dedicato agli invasi per migliorarne la capacità di accumulo. Ci sono 24 interventi principali: riguardano due grossi invasi e il recupero di importanti strutture come il canale Cavour, gravemente danneggiato dall’alluvione, e il canale di Caluso”.

Marco Gabusi ha centrato il suo intervento sul fatto che il Piemonte intende investire sulle infrastrutture ferroviarie e per mettere in sicurezza ponti e strade contro il dissesto idrogeologico: “ “Il primo progetto strategico che leggiamo sul Recovery è quello della rivoluzione verde, che mira a trasferire il traffico di persone e merci in modo sostenibile. Noi abbiamo censito le priorità, sulle quali investiremo in modo importante: includono non solo il retroporto di Genova, il sito Interporto e il polo logistico di Novara in vista della conclusione della Tav, ma anche la Torino-Ceres, strategica per il collegamento dell’aeroporto con il centro di Torino, e la Canavesana. Tutto questo senza dimenticare le aree interne, che hanno molto da dire in tema di dissesto idrogeologico. Vogliamo sistemare frane, fiumi, ponti: con le risorse che arriveranno ma anche con le armi della semplificazione, su cui stiamo agendo”.

Elena Chiorino ha ribadirto che “sarà fondamentale una nuova visione del sistema-Piemonte, ragionando tenendo presente il concetto di vasi comunicanti e non di compartimenti stagni. La ripartenza del sistema economico-finanziario deve passare attraverso una nuova attrattività puntando sulla formazione di alto livello. Questo è il primo tassello che andrà a comporre il sistema/modello di Academy, capace di offrire a chi vuole investire in Piemonte personale sempre formato e aggiornato. E’ tempo di pensare alle politiche per il futuro, che non possono esaurirsi a mere ricette assitenzialiste. La nostra ambizione deve essere favorire un’occupazione stabile”.




In grande aumento i danni da cinghiali: Confagricoltura e CIA incontrano Protopapa e Zoccola

Il problema ungulati si ripresenta ogni anno nelle nostre campagne, quest’anno ancor di più a causa della pandemia da Covid-19 che ha limitato l’attività venatoria durante il primo lockdown e favorito il proliferare delle varie specie.

Sono, infatti, numerose le segnalazioni che arrivano agli uffici e ai tecnici di Confagricoltura e CIA Alessandria relativamente a danni alle colture ad opera di cinghiali in primo luogo, ma anche in una certa misura di caprioli, nutrie e corvidi. Da non sottovalutare la presenza del lupo.

Per quanto concerne la dislocazione delle segnalazioni, l’Ovadese ha il triste primato da anni, ma i livelli di allarme della Val Cerrina, del Tortonese e del Novese si possono definire altrettanto preoccupanti. Anche la pianura alessandrina e l’Acquese possono dirsi in condizioni non migliori degli altri centri zona.

Vista l’allarmante condizione in cui versano le nostre campagne per l’aumentare dei danni da ungulati, al fine di fare fronte comune tra i vari attori coinvolti, Confagricoltura e CIA Alessandria hanno incontrato ieri a Palazzo Ghilini in Alessandria l’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa e il consigliere provinciale con delega alla Caccia Stefano Zoccola.

“La frustrazione e l’esasperazione tra gli agricoltori sono alle stelle in quanto vedono i loro raccolti distrutti, con scarse possibilità di ottenere un risarcimento dei danni. Per un’interpretazione discutibile della normativa comunitaria, la Regione Piemonte così come le altre Regioni d’Italia nel 2015 ha equiparato il risarcimento dei danni a un contributo che come tale è soggetto alla normativa sugli aiuti di Stato che fissa un tetto di 25mila euro in tre anni per questo tipo di interventi” chiariscono il presidente di Confagricoltura Alessandria Luca Brondelli e il presidente di CIA Alessandria Gian Piero Ameglio.

In conferenza Stato Regioni – secondo le due associazioni agricole – occorre lavorare perché i danni da fauna selvatica non siano più pagati agli imprenditori in regime de minimis, ma si torni alla forma antecedente il 2015, considerandoli come risarcimenti per le perdite subite di prodotti agricoli.

“Una riflessione importante riguarda anche il numero dei cacciatori, in continua diminuzione. Dal momento che vi è una riduzione delle entrate regionali derivanti dal pagamento della quota per il tesserino venatorio, che solitamente vengono impiegate per il risarcimento dei danni agli agricoltori, come si pensa di ristorarli in futuro?” aggiungono i direttori provinciali Cristina Bagnasco (Confagricoltura) e Paolo Viarenghi (CIA).

Inoltre, vi è grande preoccupazione per la diffusione della peste suina africana, di cui i cinghiali sono vettori, come purtroppo è già dimostrato in molte aree del Nord Europa.
A ciò si aggiunge la forte crescita degli incidenti stradali. Sono, infatti, aumentati i casi di cronaca, con morti sulle strade. Lo confermano anche i numeri: soltanto i cinghiali, ad esempio, nel nostro Paese sono passati da 900mila capi nel 2010 a quasi due milioni di oggi (+111%), con un trend in continuo aumento.

“Occorre rendersi conto della situazione e affrontare il problema con senso di responsabilità, prima che si arrivi ad un punto di non ritorno – concludono i Presidenti di Confagricoltura e CIA – anche perché ogni anno abbiamo oltre 5.000 segnalazioni di danni alle colture in Piemonte e più di 1.100 incidenti stradali, alcuni dei quali purtroppo mortali”.
Durante l’incontro sono state affrontate a latere altre problematiche che affliggono il settore agricolo quali la questione del ricondizionamento dei pozzi irrigui e il nuovo applicativo dell’UMA.

Protopapa per l’ambito regionale e Zoccola per quello provinciale hanno ascoltato le istanze delle due Organizzazioni agricole, si sono resi disponibili per affrontare nelle loro sedi la questione e si faranno portavoce a livello nazionale di quest’annoso problema.
L’Assessore regionale, infine, si è preso l’impegno di recepire e valutare attentamente i dati sull’ultima stagione venatoria piemontese, al fine di elaborare nuove strategie di intervento.




Piemonte, 3mila progetti aspettando le regole per il Recovery

Sono circa 3mila i progetti che il Piemonte presenterà a Roma appena saranno indicate le modalità di ingaggio, per un totale di 34 miliardi di euro di investimenti provenienti dal Recovery plan. Progetti selezionati soprattutto tra quelli provenienti dal territorio. Questi in numeri annunciati ad apertura del Consiglio straordinario convocato sul tema “Piemonte next generation”, dal presidente della Regione Alberto Cirio.

“Il Recovery , insieme al tema vaccini – ha puntualizzato Cirio – è una delle due colonne su cui investire per  far ripartire il paese e il Piemonte, una ripartenza che abbiamo voluto ricostruire attraverso l’ascolto capillare dei territori , cosi come concordato in Conferenza delle Regioni. Si è stabilito di adottare, un meccanismo di raccolta istanze inerenti  le 6 missioni del Recovery: Digitalizzazione, innovazione; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca e salute. Non è ancora chiaro il metodo con cui saranno selezionate le proposte delle Regioni, perché il governo Draghi, anche giustamente, attende il via libera da Bruxelles anche per comunicare le regole: abbiamo dovuto muoverci al buio, mettendo in atto il metodo botton up, censendo istanze progettuali dei territori. I progetti che non troveranno spazio nel Recovery e nel fondo complementare pari a 30 miliardi, auspichiamo possano trovare spazio nella programmazione dei  fondi europei.  Conclusa questa prima fase di censimento si passerà ora alla fase due di programmazione.

Sui 6 assi di intervento del Recovery sono intervenuti gli assessori regionali competenti:

Per l’assessore all’ambiente Matteo Marnati, il percorso che ha portato alla definizione di una selezione di progetti ha avuto come unico principio cardine quello della “Crescita felice”, con progetti legati alla rivoluzione verde, alla transizione ecologica, alla sostenibilità. ““All’interno della macroarea della digitalizzazione – ha aggiunto l’assessore – grandi temi come 5G, banda larga, intelligenza artificiale, big data, cyber security e il cloud. Un’area questa in cui sono stati raccolti circa 200 progetti, più di 20 cantierabili, per un valore di oltre 700 milioni di euro”. Sono stati 2974 i progetti presentati dagli enti pubblici piemontesi “e circa il 40% riguarda tematiche collegate ai temi dell’Ambiente, Energia e Territorio: 498 per efficienza energetica e rinnovamento degli edifici pari al 42,2%; 249  sono connessi alle energie rinnovabili, idrogeno e mobilità sostenibile; 105 progetti, sono riferiti a protezione del territorio e delle risorse idriche. Infine 25 progetti, sono riferiti ad agricoltura sostenibile ed economia circolare”.

“Dopo i vaccini – ha esordito l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano –  abbiamo davanti una sfida difficile, la sfida economica. L’economia piemontese ha basi solide e punti di forza. Abbiamo imprese che possono dar vita ai nuovi trend tecnologici e propensione all’export, innovazione e ricerca, abbiamo l’incontro virtuoso tra atenei e imprese, tra filiere e distretti. Quello su cui dobbiamo investire è il potenziamento del rapporto tra pubblico e privato, la cultura digitale delle piccole e medie imprese , i costi e la fornitura delle materie prime, lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti . Solo cosi potremo creare opportunità per essere attrattivi e competitivi”.

Sul tema sanità è intervenuto Luigi Icardi secondo cui approfittando delle risorse del Recovery “urge un riordino e un rafforzamento della rete territoriale, superando la vecchia visione ‘ospedalocentrica’ e valorizzando invece i distretti della salute dotate di risorse e autonomia. Serve medicina del territorio più accessibile e incentrata su case della salute. Occorre una rete di assistenza primaria diffusa e collegata all’area sociosanitaria. Bisognerà introdurre una circolarità tra domiciliarità, residenzialità e ospedale favorendo la scelta domiciliare. I 60 progetti sanitari che abbiamo selezionato intendono affrontare  due sfide in particolare: la digitalizzazione del servizio sanitario e il miglioramento delle  reti di prossimità per l’assistenza territoriale”.

Anche i progetti legati all’agricoltura rappresenteranno uno degli assi strategici del documento del Piemonte, secondo l’assessore Marco Protopapa “I 24 progetti che abbiamo individuato nell’ascoltare le richieste dei territori, sono realizzabili tra i 3 e i 5 anni. Parliamo di interventi che riguardano invasi, recupero strutture, messa in sicurezza dei canali, di energia idroelettrica, risparmio energetico, nonché danni causati da alluvioni”.

Per l’assessore ai trasporti Marco Gabusi, il primo progetto strategico da mettere in campo riguarda la rivoluzione verde, bisogna guardare al traffico di persone e merci in maniera sostenibile. Inoltre, nel censire le priorità del Piemonte non si può non guardare alla strada dell’idrogeno e al tema del contrasto al dissesto idrogeologico”.

Sull’asse istruzione, Lavoro e Formazione professionale è infine intervenuta Elena Chiorino “Bisogna ripartire accelerando o processi che da tempo sono noti e riconosciuti come necessari, ma che per la rigidità del sistema non si sono mai compiuti. Penso ad esempio alle Academy: le nuove fabbriche della formazione, progetto che include un piano di potenziamento e valorizzazione del sistema ITS. Va superato il concetto di assistenzialismo con l’auspicio che nel DEF del governo non si confermi l’incremento di un miliardo di stanziamento per il reddito di cittadinanza, destinandolo al potenziamento delle politiche attive del lavoro. Occorre investire sulla formazione continua, rafforzare l’orientamento, l’apprendistato duale e la ricollocazione, ma anche potenziare i servizi alla famiglia per sostenere l’occupazione femminile.   Dobbiamo elaborare progetti – conclude –  Nella piena convinzione che oggi più che mai si debba intervenire nell’ottica di primazia dell’interesse nazionale a tutela del nostro made in Italy e a salvaguardia del dato occupazionale: dove c’è impresa c’è occupazione, mossi da patriottismo industriale e dall’orgoglio della nostra vocazione manifatturiera”.

Il dibattito ha registrato gli interventi di moltissimi consiglieri, tra i quali i capigruppo delle forze politiche presenti in Consiglio.

Per Alberto Preioni (Lega) “il   lavoro di censimento presentato dalla Giunta Cirio è espressione delle volontà dei sindaci e dei territori, un lavoro capillare e dettagliato da cui non si poteva prescindere. I tanti progetti andranno cuciti insieme in maniera da rendere il Recovery  plan un reale piano di ripartenza. Un lavoro utile e non scontato perché tra due anni si riaprirà anche la nuova programmazione europea. Guardo all’inizio di questo percorso con fiducia poiché nato dal dialogo con i nostri territori”.

Diversa la posizione del Pd con Raffaele Gallo: “Oggi avremmo dovuto discutere di Next generation, di opportunità e di sviluppo, di investimenti e risorse e invece anche in questa occasione come per il Piano competitività  e del Riparti Piemonte, la Giunta Cirio ha perso l’occasione di indicare quale sia la sua visione rispetto al futuro del Piemonte. Invece di entrare nel merito di progetti strategici in grado di dare nuove spinte al Piemonte, il presidente Cirio comunica di aver stilato lista di piccoli e grandi interventi dei Comuni. Lavoro legittimo ma diverso da quello che ci offre in termini di opportunità il Recovery plan. La Regione avrebbe dovuto definire priorità e non limitarsi a raccogliere i progetti degli enti locali.”

Per Paolo Ruzzola (capogruppo Forza Italia) “il censimento dei progetti segnalati dai comuni e dai territori, è la base per costruire anche i futuri  bandi europei.  A partire da quelle istanze possiamo ridare fiducia al Piemonte, per creare un piano di sviluppo e di rilancio credibile da presentare non solo per ricevere  fondi del Recovery ma da utilizzare  anche nella programmazione dei fondi europei per i prossimi 7 anni.”

“Scopriamo oggi in aula una cosa nuova – esordisce Sean Sacco, M5S –  che discutiamo di un insieme di progetti raccolti per il Piemonte e non del Recovery plan. Abbiamo a  disposizione fondi da spendere entro il 2026  e invece di pensare a come ridisegnare il Piemonte, la giunta propone un elenco di progetti  e idee che stavamo già facendo prima. Dei 34 miliardi di euro previsti per il Piemonte probabilmente ne arriveranno fra i 7 e gli 8. Non presentarsi con progetti chiar  e strutturali vuol dire perdere una grande occasione. Gli assessori della Giunta Cirio hanno elencato principi ma non progetti..”

Per Paolo Bongioanni (FdI) ”l’ ascolto partecipato portato avanti dalla Giunta  con i Comuni piemontesi, è la  chiave per indicare le reali necessità del territorio. Tremila progetti sono tantissimi  e anche se non saranno tutti realizzabili, rappresentano un’occasione straordinaria per recuperare il terreno perso nelle scorse legislature”.

“Le risorse annunciate da Giunta,  34 miliardi, date per acquisite, in realtà non lo sono ancora – specifica Silvio Magliano (Moderati) –  dunque bene capire oggi cosa c’è nel cassetto dei sindaci ma occorre ragionare su una visione più generale. Le risorse esistono se esistono riforme strutturali, questa è la sfida. Grave che la Città Metropolitana non abbia inserito la tangenziale est di Torino tra i progetti finanziabili”.

“I fiumi di soldi per il domani non basteranno mai se servono a fare le stesse cose di ieri, magari gli stessi errori – ha dichiarato Marco Grimaldi (Luv)  – Gli ecosistemi stanno scomparendo, ogni 10 anni perdiamo 10 milioni di ettari di terreni . Inquinamento atmosferico e idrico uccidono 9 milioni di persone l’anno. Bisogna ripensare radicalmente il nostro modello sociale e di sviluppo, invece si continua ciecamente con pioggia di risorse per grandi opere che si sarebbero fatte in ogni caso”.

Per Mario Giaccone (Monviso) sembra il sogno di qualsiasi uomo politico o cittadino, poter restituire questa mole di risorse ai territori, oltre 34 miliardi per 3mila progetti per un futuro di benessere, salute, istruzione, diritti ed equità. Il Ruolo dell’opposizione, pur apprezzando il lavoro svolto, è indicare come questo tipo di programmazione abbia delle falle e dei difetti: per noi la falla è sulla capacità strategica di progettare il futuro di questo territorio fra 30-40 anni. Le scelte hanno un modello “vecchio” più che una vera programmazione che guardi al futuro”.

“Abbiamo richiesto il consiglio straordinario per sentire quale fosse visione utilizzata nel documento da sottoporre al governo – afferma nel suo intervento Francesca Frediani (M4O) –   Oggi apprendiamo che questa visione non  esiste. Il sistema di censimento è un elenco di progetti , la Giunta ha solo raccolto istanze dei territori scegliendo di non decidere nulla, illustrandoci progetti scollegati tra di loro. Ennesima occasione persa per dare una direzione al Piemonte”.

 




Cnvv: Analisi trimestrale dell’export delle province di Novara e di Vercelli

Il quarto trimestre del 2020 è stato caratterizzato dall’introduzione di nuove misure restrittive a causa dell’arrivo della seconda ondata pandemica che ha coinvolto non solo il nostro Paese, ma tutta l’Europa e l’America, sia del Nord che del Sud. Nonostante ciò le performance descrittein questo Rapporto non si discostano di molto rispetto al trimestre precedente, con l’eccezione del comparto del tessileabbigliamento, che ha sofferto maggiormente.

1.La dinamica dell’export complessivo e manifatturiero delle province di Novara e Vercelli globalmente considerateNel quartotrimestre del 2020 le esportazioni complessivedelle province di Novara e Vercelli sono diminuite nel loro insieme del 1,1% tendenziale, quelle nazionali del1,8%. Il dato relativo all’intero anno 2020evidenzia un calo tendenziale del 9,5% a livello delle due province globalmente considerate, e un calo sostanzialmente analogo a livello nazionale, pari al 9,7%. Considerando le sole esportazioni manifatturieredelle province di Novara e Vercelli, nel 2020 risultate pari a 7miliardi di euro,essehanno registrato un calo tendenziale pari al 9,7%.

La flessione ha interessato tutti i comparti, con le sole eccezioni degli articoli farmaceutici che, al contrario,hanno registrato una forte crescita in conseguenza dell’emergenza sanitaria in atto (+23,8%)e del piccolo comparto dellegno, carta e stampa (+1,7%).

Quanto agli altri settori, partendo dalle performance peggiori, i prodotti petroliferi raffinatisono calati del 53,5%; i mezzi di trasporto del 35,9%;i computer e prodotti ottici del 16,1%. L’aggregato “prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori” si è ridotto del 15,2%,con al suo interno il comparto dei prodotti tessili che ha registratoun calodel 28,9% e quello più grande degli articoli di abbigliamento che è calato del 15,3%.

L’export articoli in gomma e materie plastichesi è contratto del15,9%; quello dei metalli e prodotti in metallo del 11,3%; i macchinari ed apparecchi hanno registrato un 10,6%,con al loro interno le macchine di impiego generale che si sono ridottedi un analogo10,6%; l’export di apparecchi elettriciha subito una flessionedel 1,5%, quello dei prodotti alimentari, bevande e tabacco del 1,3%; quello delle sostanze e prodotti chimici del 0,9%.Per quanto riguarda la ripartizione geografica dell’export, nel2020 si osserva un calo delle venditedel7,9% verso l’Unione europeae del 11,7%verso i Paesi extraUe 27.

Le esportazioni di manufatti dirette verso i 27 Paesi Ue, pari a 3,9miliardi di euro, hanno rappresentato nel2020 il 55,0% dell’export manifatturiero delle province di Novara e Vercelli considerate insieme; quelle dirette verso i mercati extraUe, pari a 3,1miliardi di euro, sono equivalseal 45,0% dell’export manifatturiero delle due province.

Quanto ai singoli mercati di sbocco, nel 2020 l’elemento più evidente, oltre allacontrazione dell’export manifatturiero delle due province verso gran parte deiprincipali Paesi di destinazione, è la forte crescita delle esportazioni verso la Cina (+23,4%), unitamente a quella più contenuta verso il Belgio (+6,5%) e a quella minima verso la Polonia (+0,5%). Quanto agli altri Paesi, le contrazioni dell’export vanno da quelle più lievi verso i Paesi Bassi (0,2%), la Germania (4,9%) e la Francia (6,5%) a quelle più sostenute verso gli Stati Uniti (11,4%), la Spagna (14,9%), il Regno Unito (15,9%) e la Svizzera (19,0%).

In questo contesto, GermaniaeFranciasi confermano nell’ordine i primi 2 Paesi di destinazione dell’export manifatturiero provinciale, abbondantemente davanti a Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito.

Nel complesso questi 5 Paesi assorbono il 49,2% dell’export manifatturiero delle due province, in calo del 10,1% rispetto al 2019. Si osserva inoltre, rispetto al Rapporto precedente, il ritorno al terzo posto da parte degli Stati Uniti con la Svizzera che si riposiziona quarta; il Regno Unito conserva la quinta; la Cina si posiziona sesta scalzando la Spagna che diviene settima. Paesi Bassi, Polonia e Belgio mantengono rispettivamente l’ottava, la nona e la decima posizione.

Sul fronte delle importazioni manifatturiere nel 2020 si registra un calo dell’import da tutti i principali mercati di approvvigionamento, fatta eccezione per la Cina, dalla quale le due province di Novara e Vercelli registrano un significativo incremento delle importazioni pari al +23,4%, e il Belgio,che registra una crescita del +6,5%.

Quanto agli altri principali Paesi di provenienza dell’import manifatturiero si osserva invece un caloa due cifre per il RegnoUnito (15,9%), la Spagna (14,9%), la Tunisia (11,8%) e gli Stati Uniti (11,4%). Più contenuta la flessione da Francia (6,5%), Germania (4,9%), Giappone (0,6%) e Paesi Bassi (0,2%). I principali mercati di approvvigionamento delle due province si confermano, nell’ordine, Germania, Cina, Francia, Stati Uniti: da questi soli 4 Paesi proviene il 56,6% dell’import manifatturiero delle province di Novara e Vercelli, risultato in calo del 8,1%rispetto al 2019. Completano laclassifica, nell’ordine, il Belgio che si posiziona quinto al posto dei Paesi Bassi che divengono sesti, la Spagna, il Regno Unito, la Tunisia e il Giappone.

2.Provincia di Novara

Osservatorio Macchine di impiego generaleNel quarto trimestre 2020 le esportazioni di macchine di impiego generale (rubinetteriavalvolame)confermano l’inversione di tendenza osservata nel trimestre precedente, mettendo a segno una crescita del+4,2% tendenziale, mentre sul piano nazionale si è registrata una ulterioreflessione, per quanto lieve,pari al1,0%; il dato relativo al 2020 evidenzia una contrazionedell’export del 5,6% per la provincia di Novara e un calo del 13,2% a livello nazionale. Per quanto riguarda ledestinazioni dell’export,Belgio, Paesi Bassi e Svizzera sono gli unici Paesi tra i principali mercati di sbocco verso i quali nel2020 si è registrata una crescita, nella misura del +11,3%, +10,6% e +8,6% rispettivamente.

L’export verso tutti gli altri principali mercati di sboccoè risultato invece in flessione, particolarmente sostenuta per la Russia (21,9%), il Regno Unito (17,1%) e la Germania (11,1%); più contenuta verso la Grecia (9,3%), gli Stati Uniti (5,0%), la Francia (4,2%) e la Spagna(2,8%).Nel 2020i principali mercati di sbocco si confermano, nell’ordine,Francia,Germania,Stati Uniti e Regno Unito: la quota complessiva di export diretta verso questi 4 Paesi è pari al 44,6%, in calo del 8,8% rispetto al 2019.

Nella classifica si confermano inoltre, nell’ordine, le posizioni di Spagna, Paesi Bassi e Belgio; la Grecia si posiziona ottava al posto della Svizzera, che diviene nona; la Russia si conferma al decimo posto.

Osservatorio Prodotti delle industrie tessili e dell’abbigliamentoNel quartotrimestre 2020 le esportazioni di prodotti tessili e dell’abbigliamentodella provincia di Novara sono calate del 13,2% tendenziale (a fronte del 4,1% registrato nel terzo trimestre), quelle nazionali del 14,0% (a fronte del 9,8% del terzotrimestre). Il dato relativo al 2020 indicaun calo del 11,7%per l’export novarese, e unodel 18,7% per l’export italiano del settore.

Quanto ai principali mercati di sbocco, nel 2020 si osserva un calo generalizzato dell’export verso tutti i principali Paesi di destinazione dei prodotti tessili e abbigliamento della provincia di Novara, con lesoleeccezionidella Svizzera che cresce del +2,2% (a fronte tuttavia del +12,4% registrato nei primi 9 mesi del 2020) edella Corea del Sud che, grazie al forte incremento registrato nel quarto trimestre (+123,9%), si porta in territorio positivo mettendo a segno un incremento del +4,9%.Le flessioni registrate dalle altre principali destinazioni dell’export sono particolarmente sostenute verso Stati Uniti (44,0%), Regno Unito (23,0%), Germania (20,7%), Spagna (18,9%) e Francia (17,7%).

Più contenute verso Tunisia (9,6%), Giappone (6,7%) e Polonia (2,9%).La Svizzera si conferma nettamente il principale mercato di sbocco, verso il quale si dirige il 49% dell’exportsettoriale della provincia di Novara, in crescita del +2,2% rispetto al 2019. Quanto agli altri Paesi la classifica rimane immutatarispetto all’Osservatorio precedente, con la sola variazione della Germania che si posiziona quarta al posto del Giappone, chediviene quinto. Francia e Regno Unito mantengono rispettivamente la seconda e la terza posizione; mentre dal sesto posto si confermano, nell’ordine, Spagna, Stati Uniti, Tunisia, Corea del Sud e Polonia.

3.Provincia di Vercelli

Osservatorio Macchine di impiego generaleNel quarto trimestre 2020 le esportazioni di macchine di impiego generale (rubinetteriavalvolame)della provincia di Vercelli sono calate del 20,0%, quelle italiane del 1,0%.

Il dato relativo al 2020 evidenzia un calo del 22,6% a livello provinciale e uno del 13,2% a livello nazionale. Nel 2020 l’export flette verso tutti i principali Paesi di destinazione dell’export vercellese di rubinetteria e valvolame, fatta eccezione per la Svizzera, che registra una crescita pari al+6,2%, la Germaniache ne mette a segno una del +8,3%e il Belgio (+51,0%) che, grazie al forte incremento del quarto trimestre (171,6%), si inserisce nella classifica dei principali mercati di sbocco della provincia di Vercelli, scalzando l’Ungheria, chene fuoriesce.

Quanto agli altri Paesi, si registrano forti flessioni verso la Spagna (61%) e la Francia (43,7%); consistenti anche le contrazioni verso Regno Unito e Stati Uniti (entrambi 19,5%), Svezia (13%) e Paesi Bassi (11,9%); più contenuta quella verso l’Arabia Saudita (3,1%).Germania e Francia si confermano i principali mercati di sbocco dell’export settoriale provinciale: i soli due Paesi considerati hanno assorbito nel 2020 il 30,1% dell’export, in flessione del 14,7% rispetto al 2019. Rispetto al Rapporto precedente, l’ordinedella classificarimane immutato fino all’ottavaposizioneed è il seguente: Germania, Francia, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito,Arabia SauditaePaesi Bassi. Al nono posto si inserisce il Belgio, mentre la Svezia conferma la sua decima posizione.

Osservatorio Prodotti delle industrie tessili e dell’abbigliamentoNel quarto trimestre 2020 le esportazioni di prodotti tessili e dell’abbigliamentodella provincia di Vercelli sono calate del 10,9% tendenziale (a fronte del 4,1% del terzo trimestre); quelle nazionali si sono ridotte del 14,0% (a fronte del 9,8% del terzo trimestre).

Nel complesso del 2020 l’export provinciale si è ridotto del25,2%, quello nazionale del18,7%.Quanto ai principalimercati di sbocco, nel2020 si è registratala contrazione dell’export verso tutti i primi 10 Paesi di destinazione delle esportazioni vercellesi di tessileabbigliamento, fatta eccezione per quelle dirette in Cina (+17,5%) e in Svizzera (+1,0%).Riguardoagli altri Paesi, le contrazioni dell’export sono a due cifre: Hong Kong 53,3%; Stati Uniti 40,5%; Giappone 36,1%; Francia 31,7%; Corea del Sud 27,2%; Regno Unito 25,4%; Germania 21,4%; Russia 12,2%. Rispetto al precedente Rapporto, la classificaha subìto alcunevariazioni in termini di posizionamenti: la Cina sale in vetta alla classifica, scalzando gli Stati Uniti che scivolano al secondo posto.

Dal terzo al sesto posto si confermano, nell’ordine, Francia, Regno Unito, Hong Kong e Russia. La Svizzera dal nono posto si porta al settimo, invertendo la posizione con la Germania che diviene nona; la Corea del Sud si conferma ottava e il Giappone decimo. Quanto alla concentrazione dei principali mercati di sbocco, i primi 4 Paesi assorbono il 47,6% dell’export settoriale provinciale, in calo del 23,1% rispetto al 2019

 

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Azienda Zero, Consiglio regionale: perplessità e apertura al dialogo

Disponibilità della maggioranza al dialogo consiliare nell’iter per l’istituzione dell’Azienda sanitaria Zero e le perplessità attuali per il provvedimento espresse dalle opposizioni, in modo compatto. Questa, in sintesi, la conclusione della discussione generale sulla proposta di legge 131 per la creazione dell’Azienda Zero, che si è svolta oggi in Quarta, presieduta da Alessandro Stecco.

Nei loro interventi, i consiglieri dei gruppi di opposizione hanno espresso una serie di perplessità rispetto alla proposta, che a loro dire arriva in un momento in cui la priorità continua ad essere la gestione dell’emergenza e in assenza di un nuovo piano socio-sanitario.

Il primo firmatario, Alberto Preioni (Lega) ha ricordato che “l’obiettivo della Pdl è avere un dipartimento efficiente e strutturato che rimarrà sotto l’assessorato alla Salute. Vogliamo che questa proposta diventi una legge di tutti, senza bandiere politiche, e per questo c’è ampia disponibilità al confronto nel merito con le varie forze all’interno di un gruppo di lavoro”. Sullo spirito del provvedimento e la necessità di una riforma gestionale e territoriale della sanità si sono espressi anche i colleghi Andrea Cane e Federico Perugini.

“Non ci sono pregiudizi aprioristici – hanno detto i consiglieri Pd Raffaele Gallo, Domenico Ravetti, Diego Sarno, Monica Canalis e Alberto Avetta – condividiamo i principi ispiratori di una maggior efficienza e della riduzione delle disuguaglianze tra territori, ma ci sono molti aspetti poco chiari. È difficile parlare di Azienda Zero se non abbiamo un’idea di programmazione, quindi è indispensabile dotare il Piemonte di un nuovo piano socio-sanitario. Inoltre, pensiamo che un’azienda centrale possa avere esclusivamente un ruolo di coordinamento e supervisione, non crediamo che possa gestire in modo efficiente territori tra loro molto diversi”.

In chiusura di commissione l’assessore alla Salute Luigi Icardi ha risposto che “l’Azienda Zero sarà uno strumento che funzionerà da braccio operativo della Regione, con il compito di monitorare e correggere in itinere l’attività delle aziende sanitarie”.

Marco Grimaldi (Luv) si è detto “contrario all’istituzione di una struttura che andrebbe ad esautorare l’assessorato. La pandemia ha fatto emergere i danni causati in vent’anni di smantellamento della struttura”.

Per i consiglieri del Movimento 4 ottobre, Francesca Frediani e Giorgio Bertola, la pdl “presenta una serie di anomalie difficili da superare per entrare nel merito. Su un tema così complesso ci saremmo aspettati un disegno di legge di Giunta, non una proposta fatta da un gruppo consiliare”. Posizione condivisa da Sarah Disabato (M5s), per la quale “non bisogna avere fretta, serve innanzitutto capire quali risultati si attendono da un’operazione di questo tipo, come impatterà sulla gestione della sanità”.

Silvio Magliano (Moderati) ha sollevato il tema della mancata concertazione con i territori sui contenuti e le finalità del provvedimento e ha parlato di rischio di applicare in Piemonte un modello “che in altre regioni funziona perché funziona l’ecosistema sanitario”.

Nelle prossime settimane si svolgeranno gli incontri del gruppo di lavoro, che entrerà nel merito del provvedimento.

 




Fauna selvatica, Asti Agricoltura incontra la Prefettura di Asti

Proposte per arginare il problema derivante dalla fauna selvatica: è stato questo il tema dell’incontro che si è svolto mercoledì mattina presso la Prefettura di Asti, dove una delegazione di Asti Agricoltura si è recata per discutere dello spinoso problema che sta affliggendo il territorio astigiano.

Il rappresentante di Asti Agricoltura Roberto Bocchino e il tecnico specialista Enrico Masenga sono stati accolti da Barbara Buffa, Dirigente Area Ordine e Sicurezza Pubblica e Tutela della Legalità Territoriale e dal Capo di Gabinetto del Prefetto, Lara Maria Quattrone, alle quali hanno esposto le varie problematiche legate al comparto agricolo sollevate dalle proprie aziende associate che continuano a subire ingenti danni da parte di animali selvatici, in primis i cinghiali.

I due delegati di Asti Agricoltura hanno manifestato forte preoccupazione per la pericolosa presenza di ungulati che nel corso dell’ultimo anno ha subito un forte incremento causato anche dalla pandemia da Covid-19. La sospensione dell’attività venatoria – una delle misure restrittive volute dal Governo durante il primo lock-down – ha rallentato il controllo su queste specie.

Se originariamente il problema era concentrato quasi esclusivamente all’interno delle zone boschive, negli ultimi anni i cinghiali sono stati avvistati anche nelle aree di pianura, dove hanno distrutto gran parte dei raccolto”, afferma Masenga. “Oltre a questo si è scoperto che i cinghiali potrebbero trasmettere alcune malattie sia ai bovini che ai suini”.
Asti Agricoltura, che invoca adeguati indennizzi per i danni diretti e indiretti subiti dalle aziende agricole, auspicando una semplificazione delle procedure per la valutazione dei danni e del conseguente tempestivo ristoro, ritiene comunque opportuno cercare di risolvere il problema alla radice”, afferma Bocchino.

Asti Agricoltura, in difesa delle proprie aziende associate e di tutto il comparto agricolo – dichiarano all’unisono il presidente e il direttore di Asti Agricoltura Gabriele Baldi e Mariagrazia Baravallechiede interventi concreti e immediati, finalizzati ad arginare questo problema, per salvaguardare il settore primario – i cui frutti vanno a beneficio di tutta la collettività – e gli agricoltori, veri e propri custodi del territorio”.