Confartigianato Cuneo e FabLab Cunei hanno donato un Albero di Natale in legno al Rondò dei Talenti

È alto cinque metri, ha il colore chiaro della betulla ed è creato esclusivamente con legno della valle Stura. È l’albero di Natale che Confartigianato Imprese Cuneo ha donato, lo scorso 2 dicembre, al Rondò dei Talenti, il polo educativo realizzato dalla Fondazione CRC. Progettata dal presidente del FabLab di Confartigianato Imprese Cuneo Gabriele Druetta, la scultura interpreta la tradizione in chiave moderna diventando testimone dell’intera filiera del legno. Al principio mani sapienti di artigiani hanno provveduto all’abbattimento, alla prima lavorazione e alla segagione della materia prima che poi è stata trasformata ed assemblata nel manufatto grazie al lavoro artigianale di imprese esclusivamente locali.

Queste le imprese partner dell’iniziativa: Italo Goletto, abbattimento piante (Rittana); Segheria Parchettificio Romano Corrado, prima lavorazione legno (Roccasparvera); Giorgis snc, fresatura legno (Peveragno); FCS Srl Carpenterie Metalliche, struttura (Moretta); Castelmar snc, luci (Cuneo); Play ADV, grafiche (Centallo).

L’Albero di Natale è inoltre stato addobbato con palline colorate dai bambini che frequentano i laboratori del FabLab presso il Rondò dei Talenti.

«Abbiamo pensato ad un dono artigianale che fosse simbolo delle festività. – spiega Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo – L’albero di Natale, considerato fin dall’antichità simbolo della vita, della pace e della speranza, in questo frangente diventa significativo messaggio di profonda spiritualità e coesione sociale, che intendiamo rivolgere soprattutto ai giovani. Un messaggio che parte dalla laboriosità delle imprese artigiane del nostro territorio e si intreccia con le progettualità innovative del nostro FabLab per approdare nel Rondò dei Talenti, collettore virtuoso di idee e di iniziative formative per le nuove generazioni».

«L’artistico albero di Natale donato da Confartigianato Cuneo, a cui va il ringraziamento e la gratitudine della Fondazione CRC, porterà al Rondò dei Talenti l’atmosfera delle imminenti festività, diventando ulteriore motivo per esplorare questo luogo nel cuore di Cuneo e scoprire il fitto programma di iniziative proposte per tutti le età. Un regalo davvero unico che conferma la vocazione del Rondò quale spazio aperto alla contaminazione e alla collaborazione con tutte le realtà e gli attori della comunità provinciale» – aggiunge Ezio Raviola, presidente della Fondazione CRC.

L’albero donato riproduce “in grande” una serie di alberelli che Confartigianato Imprese Cuneo distribuirà nei prossimi giorni agli esercizi commerciali di Piazza Europa e dintorni, nell’ambito della terza edizione di “Rendi il Tuo Regalo di Natale un Pezzo Unico”. L’iniziativa, lanciata da Confartigianato Imprese Cuneo, in collaborazione con l’associazione We Cuneo e il sostegno di Fondazione CRC, accompagnerà anche quest’anno lo shopping natalizio cuneese, offrendo ai più piccoli una importante novità. Ogni alberello sarà dotato di una buca delle lettere dove i bambini potranno indirizzare le missive a Babbo Natale. Per ogni letterina gli esercenti rilasceranno un apposito buono omaggio da usarsi in tutto il circuito dell’iniziativa.




CCIAA Torino e Confindustria Canavese: andamento delle imprese e del lavoro

Sono stati presentati oggi i dati relativi all’andamento del lavoro e delle imprese elaborati da Agenzia Piemonte Lavoro, Camera di commercio di Torino e Confindustria Canavese con l’obiettivo di fornire una fotografia il più esaustiva possibile sullo stato di salute delle imprese e sull’andamento del lavoro nel territorio del Canavese.

Quest’anno la lettura complessiva dei dati assume una valenza estremamente importante in quanto fa riferimento a uno dei periodi storici più difficili che il nostro Paese abbia dovuto affrontare dal punto di vista sanitario, economico e sociale. La pandemia, che purtroppo sembra non volere ancora mollare la presa, ha lasciato ferite evidenti su tutto il territorio. Un territorio che, nonostante l’emergenza e le forti difficoltà vissute, sta comunque lottando per superare la crisi e contrastare le pesanti conseguenze economiche causate dal Coronavirus.

 

All’inizio del 2020 la diffusione del virus ha portato al blocco delle attività produttive per quasi due mesi, la nostra economia ha subito un rallentamento senza precedenti e le ricadute di tale arresto in alcuni casi sono state pesanti”, spiega Cristina Ghiringhello, direttore di Confindustria Canavese. “Le conseguenze della pandemia emergono chiaramente dalle analisi di Camera di commercio e Agenzia Piemonte Lavoro.

Sin dall’inizio dell’emergenza le nostre imprese si sono però impegnate al massimo per adattarsi a una situazione nuova e prima inimmaginabile. Alcune si sono reinventate, altre hanno fatto delle vere e proprie rivoluzioni organizzative per non rischiare di trovarsi nella condizione di chiudere o di ridurre drasticamente la propria attività.

Oggi, a distanza di oltre un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria, guardando alle nostre imprese notiamo una situazione molto eterogenea: vi sono settori, come quello manifatturiero che hanno tenuto piuttosto bene, altri, come ad esempio quello dell’ICT, che hanno affrontato una trasformazione profonda dei propri modelli organizzativi (aprendo nuovi scenari ed opportunità per le imprese e i lavoratori); ci sono poi comparti che hanno risentito maggiormente degli effetti negativi dell’emergenza, come quello turistico, che in Canavese, all’inizio della pandemia, era in pieno sviluppo e che, avendo radici ancora molto giovani, potrebbe faticare più di altri ad agganciare la ripresa. In questo quadro assai variegato emergono però energie e potenzialità pronte ad essere liberate. I dati emersi dall’elaborazione della nostra ultima indagine congiunturale evidenziano, infatti, la volontà delle imprese canavesane di guardare al futuro e di voler cogliere le opportunità che questo periodo di crisi, ma anche di trasformazione, sta offrendo”.

 

“Grazie ad un importante impegno comune che mette insieme i nostri dati del Registro imprese con quelli forniti da Agenzia Piemonte Lavoro, siamo in grado di offrire una panoramica completa del tessuto imprenditoriale del Canavese e del suo andamento recente, anche in termini di occupazione e lavoro – commenta Guido Bolatto, Segretario Generale della Camera di commercio di Torino. – Con più di 32mila imprese, questo territorio sconta nel 2020 il clima di incertezza che ha sostanzialmente paralizzato sia le chiusure di impresa sia le nuove aperture in tutto il torinese. L’anno qui si è chiuso con un tasso di crescita negativo pari a -0,79%, ora dovremo monitorare i dati del 2021, sperando in segnali di ripresa sostenuti dalle vaccinazioni e da un graduale ritorno alla normalità quotidiana”.

Federica Deyme, direttrice Agenzia Piemonte Lavoro, durante il suo intervento ha spiegato che “E’ stata avviata un’importante collaborazione tra Agenzia Piemonte Lavoro e Camera di commercio di Torino, che in concreto ha reso possibile un approfondimento sulla situazione economica del Canavese, grazie a una lettura privilegiata dei dati, realizzata attraverso l’incrocio di quelli del Registro Imprese della Camera di commercio di Torino e dell’insieme generale dei rapporti di lavoro attivati nel bacino di riferimento di Agenzia Piemonte Lavoro”. “Dal punto di vista delle iniziative messe in campo per l’attività dei Centri per l’impiego, tra le più incisive per favorire il matching della domanda e dell’offerta di lavoro, stiamo predisponendo una mappatura capillare delle imprese di tutto il Piemonte e un potenziamento delle attività di scouting e marketing per intercettare tutti i posti al momento vacanti, e fornire alle imprese che necessitano di assumere personale un servizio di preselezione mirato e gratuito dei profili professionali adatti alle loro necessità, e una consulenza sugli sgravi e gli incentivi alle assunzioni dei candidati – conclude Federica Deyme”.

Il sistema imprenditoriale

Secondo i dati della Camera di commercio di Torino, sul territorio del Canavese sono insediate 32.742 sedi d’impresa (il 14,9% del torinese), alle quali si aggiungono 7.826 unità locali. Ivrea (2.494), Chivasso (2.197), Ciriè (1.814), Leinì (1.758), Rivarolo Canavese (1.295) e Volpiano (1.202) sono i primi sei comuni per numero di imprese e su di essi è insediato il 33% delle imprese totali.

La struttura imprenditoriale è costituita, come per il dato provinciale, essenzialmente da micro imprese che rappresentano il 95,4% del totale. Per quanto riguarda i settori di attività, è predominante il commercio con il 22,8% del totale, seguito dai servizi prevalentemente orientati alle imprese (il 18,0%).

Come evidenziato per il torinese, anche qui nel 2020 il sistema imprenditoriale è in sostanziale stasi con iscrizioni e cessazioni d’impresa in netta diminuzione rispetto agli anni passati. Il tasso di crescita risulta negativo del -0,79%, a fronte di un +0,16% registrato a livello provinciale. Tutti i settori hanno subito una contrazione dello stock di imprese registrate, ad eccezione dei servizi pubblici, sociali e personali (+0,3%). Tra le ragioni di tale contrazione la diffusa incertezza sull’evoluzione della pandemia e un’altrettanta diffusa attesa riguardo al prodursi degli effetti previsti dai provvedimenti di ristoro messi in campo dalle istituzioni.

 

Il mercato del lavoro

Mettendo a confronto il 2019 e il 2020, a causa della crisi pandemica, si nota quanto il mercato del lavoro locale abbia subito una contrazione nell’attivazione di nuove assunzioni con una diminuzione del 6,6% dei nuovi contratti di lavoro stipulati. Diversamente il ricorso a nuove assunzioni ha interessato l’1,9% in più dei datori di lavoro nel territorio.

 

Significativo è stato nel 2020 il ricorso a contratti brevi, principalmente in somministrazione, per il settore della logistica legata all’incremento del commercio elettronico, oppure al lavoro domestico come risposta alla necessità delle famiglie in difficoltà per il lockdown. Le altre tipologie contrattuali più stabili, apprendistato e tempo indeterminato, hanno subìto una generica diminuzione (-20,0%) e così anche le forme contrattuali atipiche; le professioni qualificate nelle attività commerciali e gli operai specializzati nell’industria e nell’artigianato hanno pagato il prezzo della crisi sanitaria con una diminuzione del 16,8%, hanno tenuto le professioni relative al personale non qualificato addetto all’imballaggio e al magazzino.

 

Dall’incrocio dei dati fra Camera di commercio di Torino e Agenzia Piemonte Lavoro emerge che il sistema imprenditoriale ha ovviamente contribuito in maniera determinante nella movimentazione del mercato del lavoro locale. Nel 2020, oltre 6.260 localizzazioni di imprese situate nel Canavese, poco meno del 17% della popolazione imprenditoriale locale, ha attivato il 70,1% dei rapporti di lavoro (in totale 49.080). Rispetto al 2019, è calato sia il numero di localizzazioni coinvolte (erano il 18,2%), sia la quantità di avviamenti dichiarati (erano 52.547, il 72,2% del totale).

 

 

I Centri per l’Impiego

Dalla lettura dei numeri delle attività dei Centri per l’impiego di Chivasso, Cirié, Cuorgné e Ivrea spicca un’importante crescita delle attività erogate alle imprese: nel 2020 la crescita è pari a + 20% (2.199 attività). Sono state 337 le aziende che hanno ricevuto dei servizi dai Centri per l’impiego (+43,9%).

In contrazione i dati sui servizi alle persone, per le difficoltà logistiche create dal Covid che ha rallentato i servizi in presenza per evitare gli assembramenti, anche se i Centri per l’impiego hanno continuato a lavorare on line. L’anno scorso abbiamo registrato una diminuzione di 28.210 attività erogate alle persone (- 36,8%). Sono state comunque 10.075 le persone che hanno ricevuto un servizio, come ad esempio la richiesta di dichiarazione di disponibilità al lavoro.

 

L’Indagine Congiunturale

L’Indagine Congiunturale per il trimestre aprile-giugno 2021, in particolare, evidenzia un netto miglioramento rispetto al trimestre precedente e più in generale rispetto agli andamenti negativi dell’anno 2020. Pur presentandosi problematiche legate alla carenza e all’incremento dei prezzi di materie prime e componenti elettronici e non essendo ancora superata l’emergenza sanitaria, le Aziende canavesane in questo periodo stanno dimostrando di saper reagire alle difficoltà, con dati che per il trimestre in corso mediamente superano quelli totali del Piemonte. Si nota un miglioramento in particolare in alcuni settori (quali ad esempio l’automotive, la meccatronica e le macchine utensili) mentre altri, tra cui in primis quelli legati al turismo, agli eventi e alla ristorazione, sono purtroppo ancora in grande affanno. Il Consuntivo 2020 fa emergere una perdita di fatturato rispetto all’anno precedente per quasi metà delle imprese, ma sono meno del 20% quelle che prevedono un risultato economico negativo.

 

 

 

 

 




Centri estivi: 634 richieste di finanziamento

Quali risorse riceveranno i centri estivi piemontesi che hanno avviato le loro attività lo scorso 15 giugno? Questo l’interrogativo che la consigliera Pd Monica Canalis ha rivolto alla Giunta regionale nel corso dei question time di oggi.

L’assessore Chiara Caucino ha ribadito che “da tempo l’assessorato alle politiche per la famiglia si è attivato per consentire alle tante associazioni e cooperative del  territorio di essere nelle condizioni di programmare e avviare le attività dei centri estivi già a partire dal 15 giugno. Fino ad oggi sono 634 le richieste pervenute alla Regione da parte dei Comuni interessati a ricevere finanziamenti  per l’attivazione di iniziative finalizzate al potenziamento dei centri estivi diurni, dei servizi socio educativi territoriali e dei centri con funzioni educativa e ricreativa destinati alle attività di bambini e bambine nella fascia d’età tra i 3 e i 14 anni, per i mesi da giugno a settembre 2020.

Dei 35 milioni previsti dal Fondo nazionale per le politiche della famiglia da ripartire tra tutte le regioni, al Piemonte spetteranno circa 9 milioni e 700 mila euro. A queste risorse saranno aggiunti i 2 milioni che abbiamo previsto in Riparti Piemonte attraverso il Fondo sociale europeo. Gli uffici stanno predisponendo il bando a cui potranno accedere Comuni e oratori e che verrà attivato una volta ricevuto da Bruxelles e da Roma il via libera alla rimodulazione di queste risorse. Attendiamo un feedback nell’arco di due settimane”.

“Svelato il bluff: i fondi regionali per i centri estivi erano solo un annuncio – ha dichiarato la consigliera Canalis – I Comuni e gli Enti di Terzo Settore si stanno facendo carico di spese molto superiori al passato, legate alla sanificazione, all’assunzione di educatori adulti e all’allestimento degli spazi in funzione delle nuove esigenze di distanziamento sociale e potranno contare solo sui fondi stanziati dal Governo nazionale  e non su quelli della Regione, perchè l’assessore Caucino e Cirio li hanno promessi agli enti senza prima verificarne la disponibilità. Anzi, alle solite dichiarazioni roboanti, oggi si è aggiunta la tesi della presunta necessità di riprogrammare i 5 milioni di euro del Fondo Sociale europeo con il parere del Governo nazionale. A rimetterci saranno i bambini e i ragazzi piemontesi, i Comuni e tutti gli enti organizzatori dei centri estivi”.

Durante i question time è stata data inoltre risposta alle interrogazioni della consigliera del M5S Francesca Frediani sulla riapertura della  ferroviaria linea Pinerolo- Torre Pellice; di Ivano Martinetti (M5S) sul completamento dell’autostrada Cuneo – Asti; di Mauro Salizzoni (Pd) sulla bonifica area ex Fiat Avio del  Parco della Salute di Torino e sull’ospedale unico dell’ASL TO5 e di Sean Sacco (M5S) sul potenziamento delle attività dei centri di salute mentale nell’area di competenza dell’ASL di Alessandria.




Unioncamere: La manifattura in Piemonte al tempo del Covid-19. I risultati del I trimestre 2020

Unioncamere Piemonte – nell’ambito della collaborazione con Intesa Sanpaolo e UniCredit – diffonderà i risultati dell’indagine congiunturale sull’industria piemontese nel I trimestre 2020 durante una conferenza stampa che si terrà su piattaforma Google Meet, in videoconferenza:

Martedì 30 giugno 2020, h. 11.30

Link per accedere: https://meet.google.com/ptc-aktv-evc

È possibile accedere anche via telefono: +39 02 3046 1817 (PIN: 873174945)

Dopo i saluti del Presidente di Unioncamere Piemonte Gian Paolo Coscia, la responsabile dell’Ufficio Studi e Statistica di Unioncamere Piemonte Sarah Bovini analizzerà la performance congiunturale del periodo gennaio-marzo 2020 e farà un approfondimento sull’impatto dell’emergenza Covid-19 sulla manifattura piemontese.

Commenteranno i dati Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo e Fabrizio Simonini, Regional Manager Nord Ovest UniCredit.




Commercio estero in Piemonte: il 2020 si chiude con intensa contrazione sia dell’esport che dell’import

Gli effetti della pandemia da Covid-19 sugli scambi internazionali sono stati pesantissimi. La caduta di produzione e domanda ha penalizzato molti Paesi e rallentato le dinamiche del commercio estero colpito anche dalle difficoltà di collegamento, di trasporto, e dalle restrizioni messe in campo dalle principali economie mondiali per contrastare l’emergenza sanitaria.

In quest’ottica vanno letti anche i risultati che hanno caratterizzato il Piemonte.

Nel 2020 il valore delle esportazioni piemontesi si è attestato sui 41,0 miliardi di euro, registrando una contrazione del 12,7% rispetto al 2019.

Valutando le singole performance trimestrali, si rileva come l’andamento del valore delle vendite all’estero sia derivato da una dinamica fortemente negativa segnata nei primi tre trimestri dell’anno, seguita da una ripresa d’intensità modesta nel periodo ottobre-dicembre 2020. Alla flessione del 7,4% del I trimestre ha fatto seguito l’elevatissima contrazione del periodo aprile-giugno 2020 (-36,3%). Nel III trimestre la variazione tendenziale si è attestata al -7,8%, per poi invertire la rotta negli ultimi tre mesi dell’anno (+2,0%).

Sul fronte delle importazioni il 2020 ha registrato una flessione del 13,5% rispetto all’anno precedente; il valore dell’import piemontese di merci è sceso a 27,9 miliardi di euro.

Il saldo della bilancia commerciale, pari a 13,1 miliardi di euro, permane, dunque, di segno positivo, in diminuzione di circa 1 miliardo rispetto all’anno precedente, quando si attestava a 14,1 miliardi.

Il risultato negativo evidenziato dal Piemonte nel corso del 2020 è più consistente rispetto a quello medio nazionale. Le esportazioni italiane hanno, infatti, registrato un calo dell’9,7% rispetto all’anno precedente.

“L’emergenza sanitaria mondiale e la paralisi internazionale delle merci non potevano non interessare anche il Piemonte, che chiude l’anno con una flessione dell’export del 12,7%. Il risultato positivo solo dell’ultimo trimestre 2020 (+2,0%) ci fa, invece, ben sperare nella possibilità per la nostra regione di una ripresa dei valori del commercio estero. Continua a essere prioritaria e necessaria in quest’ottica, però, l’attuazione di un rapido piano vaccini nazionale e internazionale” commenta Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte.

La flessione marcata dell’export nazionale (la più ampia registrata dal 2009) è derivata da riduzioni significative delle vendite oltrconfine per tutte le regioni italiane ad eccezione del Molise (+26,0%). I cali più intensi, dovuti principalmente al crollo delle vendite di prodotti energetici, riguardano la Sardegna (-40,6%) e la Sicilia (-24,2%), le flessioni più contenute la Liguria (-0,7%) e la Basilicata (-4,4%).

Le performance negative delle quattro principali regioni esportatrici italiane – Piemonte (-12,7%), Lombardia (-10,6%), Emilia-Romagna e Veneto (-8,2% per entrambe) – spiegano da sole circa i due terzi del calo dell’export nazionale.

Nonostante la contrazione a doppia cifra, il Piemonte si conferma anche nel 2020 la quarta regione esportatrice, con una quota del 9,45% delle esportazioni complessive nazionali, dato in continua riduzione rispetto agli anni precedenti: 2019 (9,8%), 2018 (10,4%) e 2017 (10,7%). La Toscana (9,44%) segue a solo un decimo di punto di distanza.

Tutti i principali settori export-oriented hanno subito le difficoltà del commercio internazionale. Solo il comparto alimentare ha chiuso l’anno con una sostanziale stabilità rispetto al  2019 (+0,0%).

Registrano una flessione superiore rispetto alla media regionale i prodotti del tessile abbigliamento, la cui vendite oltre confine  calano del 19,9%.

Anche i mezzi di trasporto, secondo comparto dell’export regionale, mostrano un  calo elevato rispetto all’anno precedente (-18,0%). All’interno dei mezzi di trasporto il dato più preoccupante è stato registrato dalla nautica (-53,8%) e dal ferro-tranviario (-27,9%). L’aerospaziale flette del 21,5%, seguito dalla componentistica autoveicolare (-19,7%). Elevato, ma più contento della media del settore, il calo segnato dall’export di autoveicoli (-13,2%).

Decisamente negativa è risultata anche la dinamica esibita dal comparto dei metalli, che ha segnato una flessione del 14,7%.

Con circa un quinto dell’export regionale la meccanica diventa, al posto dei mezzi di trasporto,  il primo settore piemontese per vendite all’estero e registra una contrazione del valore esportato del 13,7%.

Inferiore alla contrazione media piemontese, la variazione negativa registrata dalla gomma plastica (-11,3%).

 

Analizzando la destinazione delle vendite piemontesi all’estero si osserva come il principale bacino di riferimento risulti anche nel 2020, nonostante l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, l’Ue 27, verso cui è diretto il 55,4% dell’export regionale, contro il 44,6% destinato ai mercati extra-Ue 27.

La performance dell’export piemontese verso i mercati comunitari è risultata complessivamente negativa nel 2020, calando del 12,0% rispetto all’anno precedente.

Il risultato è dovuto principalmente al trend registrato dall’esportazioni piemontesi verso la Francia (-13,5%), primo mercato per le vendite all’estero della regione. Una flessione del 10,6% è stata registrata dall’export verso la Germania, secondo mercato di riferimento. Le vendite verso la Spagna hanno segnato una riduzione del 16,5%.

Contrazioni a doppia cifra caratterizzano anche l’export verso la Polonia (-16,9%), la Repubblica Ceca (-12,5%) e la Svezia (-14,1%).

Le vendite piemontesi dirette ai Paesi extra-Ue 27 hanno mostrato, nel corso del 2020, un trend maggiormente preoccupante, registrando un calo del 13,5% rispetto all’anno precedente.

Su questo risultato hanno influito pesantemente le dinamiche evidenziate verso il mercato svizzero (-24,9%), quello statunitense (-15,6%) e quello britannico (-17,7%). Inteso anche il calo verso la Turchia (-9,8%) e la flessione verso il Giappone (-11,6%).

Positivo e incoraggiante, invece, il trend delle vendite in Cina che segna una, seppur debole, crescita (+0,4%).




Nasce Piemonte Home Design, il bando per le aziende piemontesi del sistema casa

Creare un brand territoriale che sia competitivo sui grandi mercati internazionali: questo l’obiettivo di Piemonte Home Design, il progetto di promozione del sistema casa piemontese che chiama a raccolta fino al 30 novembre 2020 le aziende regionali che si occupano di design, arredamento ed edilizia e che desiderano sviluppare o consolidare la propria presenza sui mercati esteri.

 

Novità assoluta nel settore, questo percorso di business development ha come focus l’ideazione di modelli abitativi che includano le produzioni piemontesi, da proporre in blocco ai promotori immobiliari internazionali, per presentare il Piemonte come una realtà competitiva e solida in un settore che ha grandi potenzialità.

 

Nel 2019, infatti, il valore del mercato globale dei prodotti del sistema casa ammontava a circa 951,13 miliardi di euro e il Made in Italy continua ad essere un elemento fortemente attrattivo soprattutto sui mercati internazionali.

 

In questo contesto la Camera di commercio di Torino ha ideato e lanciato questo progetto di business development che si concentrerà in una prima fase su Cina e Russia, due Paesi importanti per dimensioni e appeal della produzione italiana. Nel 2019, infatti, i mercati di Cina e Russia del settore casa hanno raggiunto un valore rispettivamente di 179,73 e 18,07 miliardi di euro, con tassi di crescita medi annui previsti per il periodo 2019-2024 del 2,5% e dello 0,4% e valori di spesa media pro capite di 128,8 e 125,14 euro.

 

Camera di Commercio Italo-RussaCargo Visual OfficeGianmarco CavagninoArcos Interior.

Camera di Commercio Italo-Russa, lo studio di visualizzazione architettonica e branding immobiliare Cargo Visual Office, lo studio di architettura Gianmarco Cavagnino e la società commerciale russa Arcos Interior, partner che hanno maturato, a diverso titolo, esperienze specifiche sui Paesi target.

 

Il progetto accompagnerà le imprese in un percorso di formazione dall’analisi di mercato alla comunicazione, dagli aspetti commerciali a quelli relazionali, dagli aspetti certificativi a quelli culturali.

 

Si parte dalla creazione di un brand territoriale, capace di rappresentare sui mercati esteri le peculiarità del territorio piemontese. Al centro c’è il tema della cura, che nasce dal territorio per arrivare agli ambiti personali (cura delle relazioni sociali) e a quelli produttivi (attenzione maniacale a forme e funzionalità).

 

posizionare le aziende sui mercati esteri attraverso un’attenta analisi delle potenzialità del prodotto, sviluppare una strategia commerciale che promuova il territorio piemontese, sviluppare modelli abitativi che includano le produzioni piemontesi, promuovere i prodotti piemontesi presso i developer stranieri.

 

La promozione delle eccellenze del territorio avverrà in modo integrato, attraverso l’ideazione di soluzioni abitative che raccolgano in modo sinergico e coerente le produzioni regionali, verificandone l’efficacia sui Paesi di riferimento. Ciò permetterà di presentare a developer esteri strumenti che li supportino nella loro attività di vendita, aiutandoli a ridurre le tempistiche abituali.

 

Attraverso gli strumenti forniti, i promotori immobiliari proporranno all’acquirente soluzioni abitative che prevedono forniture del territorio piemontese. I prodotti offerti dalle aziende selezionate verranno valutati sulla base delle specifiche di mercato dei Paesi target e delle affinità culturali tra l’Italia e quest’ultimi e potranno essere suggeriti sviluppi di prodotto necessari per poter affrontare con maggior successo i mercati esteri di riferimento.

 

La partecipazione al progetto, gratuita, è riservata alle sole aziende piemontesi operanti nel comparto design e complementi d’arredo.

 

Per l’edizione 2020 del progetto, le imprese interessate ad aderire all’iniziativa dovranno presentare la propria candidatura entro il 30 novembre 2020 attraverso la compilazione di un modulo on-line. Clicca qui per le informazioni




Sondaggio sul Passaggio generazionale: 44,5% degli artigiani ha oltre i 60 anni

La crisi causata dal Covid -19 ha colpito tutti i comparti dell’artigianato in maniera indistinta ma molte imprese si trovano in una situazione “anagrafica” più difficile, considerato che la maggioranza degli artigiani del nostro campione ha oltre i 60 anni e che presenta difficoltà ad effettuare un passaggio generazionale di competenze e saperi.

E proprio per misurare lo “stato di salute” delle imprese artigiane nella fase della ripresa, Confartigianato Torino ha predisposto un’indagine interna sul tema relativo al “passaggio generazionale” eseguita su un campione di associati, caratterizzato prevalentemente da ditte individuali (44,4%) e da società di persone (38,9%), mentre il 16,7% ha una società di capitali.

Il tessuto delle imprese artigiane è costituito da micro e piccole imprese: la maggioranza del campione (58,3%) ha tra i 2 e i 5 addetti, il 19,4% ha un solo addetto, il 13,9% ha tra i 10 e i 15 addetti e il restante campione tra 6 e 9 addetti.

Per quanto riguarda l’età anagrafica degli imprenditori, emerge che la maggior parte del campione (44,5%) ha oltre i 60 anni; il 36,1% ha tra i 50 e i 60 anni, mentre il 19,4% ha tra i 40 e i 50 anni.

“Una fetta rilevante delle imprese è guidata da imprenditori che hanno superato i 60 anni – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – Un problema che caratterizza tutte le pmi italiane in cui solo il 30% dei business sopravvive nel passaggio dalla prima alla seconda generazione, il 12% dalla seconda alla terza e appena il 4% dalla terza alla quarta generazione.”

“In Piemonte dal 2007 al 2019 abbiamo perso circa 18.148 imprese artigiane, con una perdita globale di 72.547 posti di lavoro, questo default delle pmi, aggravato dal recente lockdown, ha sortito un decisivo slittamento anagrafico verso l’alto con uno scarso ricambio generazionale – prosegue De Santis – La trasmissione familiare dei saperi molto spesso si interrompe, i figli si sono disinnamorati dei mestieri artigiani dei padri.

Il problema sta diventando ancora più critico perché nei prossimi mesi ci aspettiamo un bilancio ancora più negativo: il tasso di mortalità aziendale potrà essere più elevato per una maggior propensione degli imprenditori invecchiati a chiudere i battenti.”

La maggioranza del campione (54,3%) ha dichiarato di non effettuare un passaggio generazionale.
Le motivazioni rilevate sono: per mancanza di un successore (42,9%), perché tasse, fisco e burocrazia limitano la voglia di fare impresa (38,1%) e per mancanza di redditività (19%).
Mentre il 45,7% del campione ha dichiarato di effettuare un passaggio generazionale: il 28,5% lascia l’impresa ai figli; l’8,6% lascia ai dipendenti/collaboratori e la stessa percentuale (8,6%) dichiara di lasciare a soggetti esterni.

La decisione di procedere con il ricambio generazionale (45,7%) viene così motivata: 37,5% per garantire la continuità del servizio, la stessa percentuale (37,5%) per garantire una sicurezza professionale ai figli e il 25% per tramandare sapere, esperienza e conoscenza.

“La tendenza rilevata dall’indagine è quella di non effettuare un ricambio generazionale-prosegue De Santis-Una tendenza che andrebbe contrastata da politiche che promuovano l’imprenditorialità giovanile. Prima di chiudere un’azienda guidata da un over 60 si dovrebbero incentivare i giovani a subentrare rilevandone l’attività. Insomma, abbiamo bisogno di una sensibilità politica pro impresa e di una visione lungimirante del mondo del lavoro”.

La maggioranza del campione non ha ancora pianificato il passaggio generazionale nella sua azienda, mentre il 42,4% non prevede di predisporre un piano specifico.
Il 60% ritiene che il passaggio generazionale sia difficile ma affrontabile, mentre il 40% lo ritiene complesso e problematico.

“Come Confartigianato-conclude De Santis-sollecitiamo l’introduzione della neutralità fiscale per le cessioni d’azienda a titolo oneroso; per favorire la trasmissione d’impresa occorrono incentivi simili a quelli previsti per le start up. Serve un approccio nuovo. L’alternanza scuola-lavoro potrebbe essere un primo passo per ridurre il divario tra azienda e nuove generazioni, far incontrare il sapere e il saper fare può rendere noto l’enorme valore potenziale che può offrire uno sbocco professionale nell’artigianato per costruire il proprio avvenire sulle proprie abilità e competenze, sulle proprie passioni.

Bisogna comprendere che l’opportunità che l’impresa offre ai giovani tirocinanti incarna quella valenza sociale propria del fare impresa, come ad esempio il presidio del territorio: non è dunque concepibile che ciò comporti ulteriori oneri a carico dall’azienda, come l’iscrizione a un Albo, l’ennesimo, una tassa d’iscrizione camerale e una serie di adempimenti in materia di sicurezza, fermo restando il rispetto di quelli già in essere”.




UI Torino: offendere il nostro sistema produttivo danneggia il made in Italy

L’Inps opera per conto dello Stato, a livello europeo è tra gli enti previdenziali più grandi e complessi, ha un bilancio che è il secondo dopo quello dello Stato ed i fruitori principali dei suoi servizi sono lavoratori e imprese. Chi ha l’onore di rappresentare questo istituto deve necessariamente avere il senso di responsabilità delle sue azioni e delle sue dichiarazioni.

Le accuse di pigrizia ed opportunismo alle imprese italiane, da parte del presidente dell’Istituto previdenziale nazionale Pasquale Tridico, sono ingenerose ed offendono l’impegno, il lavoro e a fatica che ogni giorno migliaia di imprenditori profondono.

Insultare – in modo del tutto immotivato –  il sistema imprenditoriale italiano significa danneggiare l’immagine del Made in Italy all’estero, ovvero indebolire quell’eccellenza che oggi permette all’economia italiana di evitare il collasso.

Gli imprenditori sono stati gli eroi nascosti di questa emergenza nell’affrontare, con impegno e determinazione, situazioni nuove ed eccezionali, nel tenere vivo il tessuto economico e produttivo italiano con modelli e strategie mai attuati prima, riconvertendo la propria attività e accettando, laddove necessario, costi e responsabilità nuove.

È gravissimo che in un momento in cui bisognerebbe essere uniti e apprezzare lo sforzo di tutti, alle proposte e alle soluzioni si preferisca un linguaggio conflittuale. Ci auguriamo che all’ondata di indignazione suscitata dalle parole di Tridico segua anche un moto di orgoglio da parte del Governo e del Parlamento nei confronti del sistema produttivo italiano.




Consiglio regionale: Due Odg contro la violenza di genere

l Consiglio regionale ha approvato a maggioranza due atti d’indirizzo collegati alla seduta aperta, svoltasi in mattinata, per celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.

L’Odg 692, “25 novembre – Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, prima firmataria Alessandra Biletta (Fi), impegna la Giunta a monitorare affinché i fondi del Recovery Fund siano distribuiti con particolare attenzione alla questione dell’occupazione femminile; ad adottare azioni per sostenere e promuovere la cultura del “rispetto reciproco” e del “merito”, per il giusto riconoscimento dei ruoli nella società; a potenziare le azioni già intraprese a tutela delle donne vittime di violenza.

L’Odg 693, “Prevenzione e contrasto alla violenza psicologica nell’ambito della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne”, prima firmataria Sara Zambaia (Lega), impegna il presidente della Giunta regionale e l’assessore competente ad attivarsi presso il Miur affinché nei programmi ministeriali di educazione civica siano inseriti progetti specifici dedicati all’insegnamento del rispetto del prossimo e delle donne e alla prevenzione della violenza, con particolare attenzione a quella psicologica.

Sul punto, oltre alle prime firmatarie, sono intervenuti i consiglieri Francesca Frediani (M4o), Sarah Disabato (M5s) e Marco Grimaldi (Luv)




CNA ha presentato il rapporto sulle micro e piccole imprese

Lunedì 28 novembre, presso la sede regionale di CNA in Via Andrea Doria 15 è stato presentato il rapporto Monitor.

Presenti, oltre alla dirigenza CNA, anche Marco Borgione, Responsabile Sviluppo Nord Ovest di Unicredit (partner dell’iniziativa) e il Prof. Daniele Marini, docente di sociologia dei processi economici dell’Università di Padova, curatore della ricerca

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«Il 99 per cento del tessuto produttivo italiano è fatto da piccole e piccolissime imprese: dal parrucchiere al falegname fino alla Pmi più strutturata che serve l’industria. Una filiera che garantisce occupazione e crescita a cui però l’establishment del paese guarda poco», spiega Delio Zanzottera segretario di Cna Piemonte che oggi, insieme al Presidente Bruno Scanferla ha presentato alle istituzioni e alle imprese, in partnership con Unicredit, la quinta edizione del Monitor sulle micro e piccole imprese, realizzato da Daniele Marini dell’Università di Padova.

Le tre parole chiave della crescita dei piccoli che emergono dallo studio sugli artigiani sono «discendente», «orizzontale», «pragmatica». Le micro imprese, come tutte del resto, provano a rialzare la testa dopo un ventennio di choc ripetuti: dall’attentato delle Torri Gemelle, alla crisi subprime, fino al Covid e alla guerra russo-ucraina. «Quello che è successo è che una parte considerevole delle nostre imprese, quelle meno strutturate, si trova in “discesa” — spiega Zanzottera — Le ditte più piccole si trovano sotto stress a causa del caro energia e non riescono più a investire in innovazione e così diventano meno competitive».

In Piemonte le imprese artigiane con più di 5 dipendenti sono il 23%, quelle con oltre 10 addetti, il 17%. La maggior parte, quindi, vive nella parte in «discesa». «Ma oggi l’agire da soli non costituisce più un requisito utile per restare sul mercato — continua Zanzottera — La crescita verticale, attraverso fusioni, non è la risposta giusta. Al matrimonio queste imprese preferiscono la convivenza e la collaborazione, in forma di sviluppo orizzontale; quindi fare rete e così aggregarsi».

La terza parola chiave individuata dal Monitor delle micro e piccole imprese è appunto il pragmatismo, legata alla contingenza e non a cambiamenti culturali. Un primo banco di prova è proprio quell’energia. Il caro bollette ha colpito duro il tessuto produttivo dei piccoli. Tanto che più del 90% delle imprese prese a campioni dichiara di dover gestire un aumento considerevole dei prezzi di luce e gas come delle materie prime. La risposta collettiva dei «piccoli» continua il Prof. Daniele Marini, docente di sociologia dei processi economici dell’Università di Padova, curatore della ricerca, “vogliono aggregarsi pur non perdendo autonomia è quella della cooperazione, delle comunità energetiche. Per agevolare questi passaggi serve un cambiamento culturale nelle istituzioni”.

Marco Borgione, Responsabile Sviluppo Nord Ovest di Unicredit: “Noi rappresentiamo un interlocutore di riferimento in Piemonte dove supportiamo 80.000 imprese di cui ben 60.000 sono micro e piccole e 16.000 small business. Perdare il giusto supporto abbiamo lanciato una serie di iniziative tra cui ‘PNRR solutions, una gamma di soluzioni finanziarie a supporto della partecipazione delle PMI ai bandi PNRR”

Da Torino «area di crisi complessa» ai fondi del Pnrr e a quelli del Fesr. Spesso le imprese artigiane rimangono tagliate fuori dai programmi di sviluppo come su digitalizzazione e efficienza energetica. «Questo accade perché molte iniziative finanziano solo grandi progetti e quindi grandi imprese. Chiediamo alla Regione di coinvolgere anche le reti di artigiani», conclude il presidente di Cna Piemonte Bruno Scanferla.

La regione Piemonte ha risposto all’appello degli artigiani. L’Assessore alle attività produttive Andrea Tronzano ha confermato come: “le politiche regionali da sempre sono attente alle istanze del tessuto produttivo ed in particolare alla valorizzazione delle micro e piccole imprese. La formazione, l’informazione più estesa possibile sui bandi, la possibilità di acquisire figure manageriali anche nelle micro imprese e il cambio di alcune convinzioni antiche sono alcuni degli elementi strategici – ha poi concluso l’Assessore Tronzano – che devono garantire quel passaggio culturale necessario e utile per accompagnare le imprese in questo periodo di difficoltà”.