Torino. Suap, attivo un nuovo sportello online

Lo Sportello Unico per le Attività Produttive della Città di Torino (SUAP) ha attivato dal 22 marzo scorso – relativamente alle pratiche del commercio in sede fissa, somministrazione di alimenti e bevande, licenze di pubblica sicurezza e autorizzazioni sanitarie – un nuovo servizio on line di ricevimento pubblico per gli operatori economici e/o i professionisti da loro incaricati.

Attualmente sono attivi 9 sportelli on-line e vi si accede previa prenotazione dell’appuntamento con i funzionari del Servizio SUAP della Divisione Commercio per quesiti e approfondimenti utili per la presentazione di istanze di varia tipologia (apertura attività, volture, cessazioni, modifiche ecc.).

La prenotazione può essere effettuata collegandosi al portale ‘Torino Facile’ a cui si può accedere con le proprie credenziali o tramite SPID. Se l’utente dispone dell’App IO’ dopo essersi prenotato riceve la notifica della prenotazione e può effettuare il collegamento anche direttamente dal cellulare.

L’appuntamento si svolge in video conferenza e consente anche il contestuale scambio di documentazione.

Per approfondimenti e informazioni è possibile consultare il sito internet della Città all’indirizzo

 

 

 




Consiglio regionale: In dirittura d’arrivo la legge di stabilità

Possibilità per le gestioni associate di sospendere fino al 30 settembre prossimo il canone demaniale per i gestori delle attività che operano sui laghi.

Allungamento di un anno dell’esenzione triennale dal bollo prevista nella passata legge di stabilità per alcune categorie di auto, ed esenzione Irap per il quarto anno per le aziende che stabilizzano le assunzioni.

Niente più tassa da 83 euro annui per i circa 800 veterinari piemontesi. Sono questi i contenuti principali della legge di stabilità 2021 di cui è cominciata la discussione oggi nel Consiglio regionale.

Un provvedimento di esclusiva natura tributaria e fiscale, per l’assessore al bilancio Andrea Tronzano, che ha respinto insieme con la maggioranza le richieste di emendamento venute dalla minoranza, a parte l’allungamento delle esenzioni già votate in Commissione su proposta di Marco Grimaldi (Luv).

“Un’occasione mancata”, secondo le opposizioni, in particolare Pd e Luv che avevano presentato emendamenti per esentare dall’Irap settori del commercio e imprese ricapitalizzate (Raffaele Gallo, Pd), o incrementare l’addizionale Irap per le imprese che dalla pandemia hanno avuto un forte incremento degli utili: commercio online, grande distribuzione, logistica, case farmaceutiche (Grimaldi).

L’assessore Tronzano ha difeso il provvedimento, respingendo le accuse di immobilismo avanzate dalle minoranze. “”Nel 2020 – ha detto Tronzano – abbiamo messo in campo azioni concrete importanti, una manovra fiscale su bollo auto e addizionale Irap, favorendo chi inquina di meno, le imprese che si insediano in Piemonte e quelle che fanno nuove assunzioni, ma anche investimenti che sono effettivamente serviti alle imprese. Sono manovre tutt’ora valide e lo saranno anche negli anni futuri”.
In aula sono intervenuti il relatore di maggioranza Davide Nicco (Fdi), quello di minoranza, insieme con Grimaldi, Diego Sarno (Pd), Maurizio Marello (Pd), Sean Sacco (M5s), Silvio Magliano (Moderati), Mario Giaccone (Lista Monviso). La discussione continuerà domani in Consiglio.

In precedenza parere favorevole sulla legge di stabilità era stato dato dal Consiglio delle autonomie locali (Cal), che ha ritenuto condivisibili le modifiche e le semplificazioni proposte, ma ha anche espresso “preoccupazione per alcune criticità relative all’impianto complessivo della manovra di bilancio regionale, in particolare per i tagli operati nei confronti degli enti locali, del trasporto pubblico e dei contributi per l’adeguamento della strumentazione urbanistica dei Comuni, nonché per la riduzione delle risorse sul welfare e sulla montagna”.

L’assemblea ha ribadito quindi la necessità di aprire un tavolo permanente per concordare con la Regione un percorso condiviso con le autonomie locali, anche alla luce dei fondi europei che saranno da investire sul territorio per lo sviluppo locale.




Allasia: “Necessario tutelare gli ambulanti non alimentari”

Questa mattina il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ha incontrato, con l’assessore Maurizio Marrone, una rappresentanza degli ambulanti appartenenti alle sigle GOIA, UBAT e APICAST, scese in piazza per protestare contro le chiusure dei mercati agli operatori non alimentari.

“A nome dell’Assemblea legislativa – sottolinea il presidente Allasia – esprimiamo vicinanza e supporto ai commercianti ambulanti che hanno manifestato per poter tornare a lavorare in sicurezza. Come Consiglio Regionale invitiamo la Giunta ad intervenire nei confronti del governo nazionale affinché la categoria, ormai allo stremo, possa tornare in attività dopo le feste pasquali. La chiusura dei mercati agli operatori extra alimentari è un provvedimento discriminatorio che mette in difficoltà economiche migliaia di famiglie piemontesi”.




Unioncamere Piemonte: Previsioni occupazioni, oltre 25mila entrate previste a marzo 2021

Dati in ripresa rispetto al 2020 (+46,2%), ma ancora distanti dai livelli del 2019 (-11,4%).

Si registrano difficoltà nel reperimento di specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche

Sono circa 25.060 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per marzo 2021, 7.910 unità in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e 3.220 unità in meno rispetto all’analogo periodo del 2019, quando l’economia non era ancora stata investita dalla pandemia da Covid-19. Il 78% riguarderà lavoratori dipendenti, mentre il 22% sarà rappresentato da lavoratori non alle dipendenze. Nel 31% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 69% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Complessivamente nel trimestre marzo-maggio 2021 le entrate stimate saranno circa 69.360.

Queste alcune delle indicazioni che emergono dal Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

            

Delle 25.060 entrate previste in Piemonte nel mese di marzo 2021 il 16% è costituito da laureati, il 34% da diplomati, le qualifiche professionali e l’assenza di un titolo specifico pesano entrambi il 24%.

In uno scenario caratterizzato ancora dalle restrizioni per il Covid e dall’incertezza legata all’andamento della campagna vaccinale, sono, ancora una volta, i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro (60%, dato in forte calo però rispetto al 68% registrato nello stesso periodo dell’anno precedente). Il comparto manifatturiero, genera circa il 28% della domanda di marzo 2021 mentre il settore edile, grazie anche ai nuovi incentivi, segna oltre 3mila entrate programmate nel mese di marzo e poco meno di 9mila per l’intero trimestre marzo maggio 2021.

Il 21% delle entrate previste per marzo 2021 nella nostra regione sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, il 37% sarà costituito da operai specializzati e conduttori di impianti, il 31% riguarderà impiegati, professioni commerciali e dei sevizi e l’11% profili generici.

 

A livello di area di funzionamento il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione servizio (39%), segue l’area commerciale e vendita (19%) e quella tecnica e di progettazione (20%), la logistica si attesta all’11%, seguita dall’area amministrativa con il 6% delle entrate previste.

 

Permangono, infine, le difficoltà di reperimento di alcune figure professionali: in 35 casi su 100 le imprese piemontesi prevedono, infatti, di avere difficoltà a trovare i profili desiderati, quota superiore rispetto a quella media nazionale (32 imprese su 100).

Le professioni più difficili da reperire in regione, così come a livello nazionale, a marzo 2021 sono gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche.




Le previsioni delle imprese piemontesi per il secondo trimestre 2021

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a marzo da Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino, pur mettendo in evidenzia un miglioramento del clima di fiducia rispetto ai trimestri precedenti, è lontana dal delineare una fase di ripresa robusta.

Restano, infatti, ancora immutati i problemi di fondo che impediscono al nostro paese di superare rapidamente l’emergenza e di rilanciare la crescita di lungo periodo.

Gli indicatori registrano un miglioramento rispetto a dicembre sia nel manifatturiero, sia nel terziario tornando in territorio positivo dopo 7 trimestri. Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono, per i prossimi mesi, un recupero dei livelli di attività e ordini: i saldi complessivi riferiti a produzione e ordini migliorano di 17-18 punti percentuali. Diminuisce il ricorso alla CIG (che rimane comunque elevato), aumenta la quota di imprese che hanno in programma investimenti significativi, soprattutto nella manifattura. Stabile, su livelli elevati, il tasso di utilizzo di impianti e risorse. Tornano positive le attese delle imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), anche se resta ampia la forbice tra grandi e piccole.

Nel manifatturiero, il 25,7% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 17,1% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a +8,6 punti percentuali) migliora di 18 punti rispetto a dicembre. Analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 27,4% si attende un aumento, il 20,2% una riduzione.

Si attenua la caduta dell’export. Il saldo ottimisti-pessimisti ritorna di pochissimo sopra lo zero, dopo 6 trimestri. Stabili il tasso di utilizzo degli impianti e la situazione dei pagamenti, mentre resta negativo l’andamento della redditività. Si rafforzano, seppur di poco, gli investimenti: la percentuale di aziende con programmi di spesa di un certo impegno aumenta di 6 punti, riportandosi sui livelli del 2019 (26,3%).

Cala ulteriormente il ricorso alla CIG (- 28,1%), che resta comunque più che doppio rispetto alla situazione pre-pandemica. Nella maggior parte dei settori manifatturieri prevale un clima di attese cautamente positive, con indicatori in sensibile miglioramento rispetto a quelli rilevati a dicembre. Poche le eccezioni, tra le quali spicca il tessile-abbigliamento, in crisi profonda dal 2018. Recupera l’edilizia, certamente grazie agli incentivi. Bene anche la metalmeccanica, con un miglioramento di oltre 30 punti rispetto a dicembre; un rimbalzo che accomuna la maggioranza dei comparti, in particolare macchinari e apparecchi, prodotti in metallo e industria elettrica ed elettronica. A livello territoriale, non emergono differenze particolari tra Torino e il resto del Piemonte.

Nei servizi gli indicatori migliorano in misura piuttosto sensibile rispetto a dicembre. Il 22,1% delle aziende si attende un aumento dei livelli di attività, il 17,9% una riduzione. Il saldo ottimisti-pessimisti migliora di 15 punti rispetto a dicembre (+4,2%). Indicazioni analoghe riguardano gli ordinativi: il 60% delle aziende si attende un portafoglio ordini stabile. Ancora deboli gli investimenti, che riguardano solo il 19,4% delle imprese (era 17,5 a dicembre). Diminuisce ulteriormente il ricorso alla CIG (20,1%, dal 26,7% di dicembre): il dato è comunque ancora elevato per gli standard del settore.

Valutazione sull’andamento del 2020
Nonostante la pandemia, nel complesso l’anno si è concluso con risultati non così catastrofici come era lecito aspettarsi. Nel manifatturiero, la percentuale di imprese che ha chiuso l’anno con un aumento del fatturato è di 22,2%, contro il 51,2% di imprese che segnalano una riduzione. Per il 23,6% il fatturato è rimasto stabile. Positiva la redditività: il 53,3% delle aziende ha realizzato un utile di bilancio, contro il 19,2% che ha chiuso in perdita. Stabile l’indebitamento complessivo: il 20,1% delle imprese registra un aumento dei debiti, contro il 15,2%. In calo l’andamento degli investimenti: il 18,1% delle aziende li ha aumentati rispetto all’anno precedente, il 33,1% li ha diminuiti. Nel terziario il 30,5% delle imprese ha aumentato il fatturato; il 42,0% lo ha ridotto. Buoni i risultati di bilancio: il 57,7% ha chiuso il 2020 in utile. Per il 19,9% delle imprese, l’indebitamento è cresciuto (contro 11,9% che ne dichiara una riduzione). Frenano leggermente gli investimenti, che si riducono per il 23,8% delle rispondenti, contro il 22,1% che ne dichiara un aumento.

Commenti sulle previsioni del secondo trimestre 2021
Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino: «Per Torino, come per la nostra regione e per tutto il paese, i prossimi mesi sono decisivi per uscire finalmente da questa lunga recessione. Vediamo timidi segnali di miglioramento, soprattutto nella metalmeccanica, ma cultura e turismo soffrono ancora moltissimo. Dobbiamo essere realisti, in quanto i fattori di rischio e incertezza restano forti. Sarà importante riuscire ad attrarre sul nostro territorio una parte significativa delle risorse europee del Next Generation EU, con progetti strategici capaci di rilanciare la crescita potenziale. E noi dovremo essere in grado di cogliere rapidamente questa opportunità unica che ci viene offerta dall’Europa».

Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte: «L’indagine ci dice che le incertezze sembrano diminuire, finalmente. È fondamentale un’accelerazione della campagna vaccinale ed un concreto coinvolgimento delle imprese sul Pnrr e sulla programmazione 2021-2027. Ci sono segnali positivi, a partire dall’accelerazione degli investimenti. Si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel ma per il Piemonte, come per tutto il Paese, saranno cruciali le scelte di politica industriale dei prossimi sei mesi. La volontà del nostro tessuto industriale è forte ed è stata riconosciuta anche dal premier Mario Draghi, insieme al suo riconoscimento verso le “aziende che non si sono mai fermate”».
Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero.
Per le circa 900 aziende del campione, migliorano le attese per il prossimo futuro. Le previsioni per il II trimestre 2021 su produzione, ordini, export e occupazione tornano ad avere il segno positivo. Rallenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa ora il 28% delle imprese.

In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -10,5% a +8,6% e quello sugli ordinativi totali da -12,8% a +7,2%. Le attese sull’export passano da -8,3% a +0,1%. Positive anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da -4,1% a +5,8%.

In questa situazione di incertezza, si conferma la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, cercano di ripartire, ma quelle che non commerciano con l’estero e quelle che esportano quasi tutto faticano maggiormente a risalire la china. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti del +24,1%, le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano +51,2%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è +35,9%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è +26,2.

Resta ampio il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +20,5% (era +6,5% a settembre) e +2,5% (era -19,2%).
Si attenua il ricorso alla CIG, per la quale fa richiesta il 28,1% delle aziende (dal 35,5% della scorsa rilevazione, a dicembre).
Il 26,3% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 20,7% a dicembre). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 70,5% al 71,1%.

Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (22,1%) e quelle con visibilità 1-3 mesi (48,2%). Aumentano invece quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (16,6%) e oltre i 6 mesi (13,1%).
Stabili i tempi di pagamento che sono in media di 83 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 88 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala ulteriormente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (26,0%).

A livello settoriale la metalmeccanica registra un marcato miglioramento, con un saldo tra ottimisti e pessimisti di oltre 30 punti in più rispetto a dicembre (+22,0%); recuperano, in particolare, metallurgia (+30,3%), prodotti in metallo (+26,3%), macchinari e apparecchi (+18,6%), industria elettrica (+11,5%).

Prosegue il recupero dell’automotive (+17,9%).
Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento di edilizia (+22,0%) e impiantisti (+2,6%), favoriti dagli incentivi, e dell’alimentare (+5,8%). Bene anche manifatture varie (+17,7%), in pareggio gomma-plastica e chimica (entrambe 0,0%). Ancora negative le attese di cartario-grafico (-37,5%), legno (-20,0%), tessile-abbigliamento (-3,2%),
A livello territoriale gli indicatori tornano positivi in tutte le aree; ad Asti e Ivrea il miglioramento supera i 30 punti percentuali (saldi, rispettivamente, da -20,6% a +10,5% e da -3,2 a +41,7%). A Verbania e Vercelli il miglioramento è di oltre 27 punti (saldi, rispettivamente, da -22,8% a +5,1% e da -3,2 a +41,7%). Biella e Cuneo e Novara risalgono di una ventina di punti circa (saldi, rispettivamente, da –20,3% a +0,8%, da -10,2 a +8,3% e da +2,2% a +17,4%). Infine, ad Alessandria e Torino la differenza rispetto a dicembre supera i 10 punti (saldi, rispettivamente, da -9,5% a +1,2% e da -5,8 a +7,9%).

Comparto dei servizi
Per le 380 aziende del campione si registrano indicatori positivi, dopo alcuni trimestri di difficoltà.
In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da -10,6% a +4,2%. Quello sugli ordini totali passa da -10,9% a +2,6%. Migliora il saldo sull’occupazione da +4,3% a +5,2%. Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 17,5%, a 19,4%.
Stabili il tasso di utilizzo delle risorse (78%), cala di oltre 6 punti il ricorso alla CIG (20,1%).

Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 17,4% le aziende con ordini per meno di un mese, il 29,1% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 20,4% per 3-6 mesi, mentre salgono a 33,1% quelle con visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 67 giorni: il ritardo sale a 94 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In calo le imprese che segnalano ritardi negli incassi (32,8%).
A livello settoriale, com’era prevedibile, visto il protrarsi delle chiusure, soffrono ancora commercio/turismo e trasporti (saldi rispettivamente -15,6% e +2,9%), mentre migliorano sensibilmente utility (+19%), servizi alle imprese (+15,6%) e ICT+12,5%.

 

 




Confagricoltura Piemonte: “Il lockdown prolungato mette in ginocchio agriturismo, enoturismo e fattorie didattiche”

Un sondaggio condotto da Confagricoltura Piemonte sulle aziende agrituristiche associate – circa 300 imprese su un totale a livello regionale di 1.300 aziende – rileva che le perdite economiche che si aggirano intorno a una media del 65% per chi offre ristorazione; cresce al 70% per chi offre servizi di ospitalità e raggiunge addirittura il 95% per le strutture impegnate anche nell’organizzazione di eventi, cerimonie e attività legate alle fattorie didattiche.

“In Piemonte – ricorda il presidente regionale di Agriturist Confagricoltura Lorenzo Morandi – sono attive 1.316 aziende agrituristiche (5,6% della quota nazionale), delle quali 914 con alloggio. Le aziende con ristorazione sono 793 ( 60 % del totale); quelle che offrono un servizio di degustazione (tipo enoturismo, per esempio) sono 687 (52 % del totale)”.

Sono 1.013 (il 77% del totale) quelle che svolgono altre attività legate all’agriturismo: fattoria didattica, ippoturismo, attività ludiche – educative, agri-asilo.
“Durante i mesi estivi, dopo il primo lockdown – fa rilevare Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – si era registrato qualche incoraggiante segnale di ripresa, soprattutto negli agriturismi che hanno ospitato molti turisti locali che hanno preferito soggiornare nelle vicinanze anziché recarsi nelle mete turistiche tradizionali fuori regione. Tuttavia, con la chiusura delle attività di ristorazione e pernottamento a seguito della seconda ondata di contagi del mese di ottobre e il successivo blocco totale della stagione sciistica, le perdite economiche rilevate dalle strutture ricettive sono state ingenti su tutto il territorio piemontese”.

La situazione è critica: la percentuale di agriturismi che sono prossimi a chiudere definitivamente la propria attività è del 20%, specie tra le aziende con bassa redditività. A trascinare in basso il bilancio degli agriturismi è stata anche la mancanza di eventi, grandi e piccoli, sul territorio locale, oltre all’annullamento di tutti quei festeggiamenti legati alle cerimonie; inoltre non è stato possibile organizzare alcuna attività di collaborazione con le scuole che prevedesse la presenza nelle aziende di ragazzi e scolaresche per portare avanti i progetti già avviati delle fattorie didattiche.
È andata un po’ meglio per chi fornisce solo servizi di ristorazione e vendita diretta dei propri prodotti, grazie alla possibilità di praticare l’asporto o la consegna a domicilio, anche se si tratta di casi isolati e di attività residuali che hanno consentito a malapena la sopravvivenza dell’azienda.

Confagricoltura Piemonte ritiene che sia fondamentale individuare una serie di interventi strutturali di lungo respiro che possano aiutare il settore agrituristico a ripartire, nella speranza che il Piemonte torni presto nella zona gialla del Paese: servono uno snellimento delle procedure per l’erogazione dei ristori, l’azzeramento dei contributi previdenziali, l’eliminazione delle tasse locali, della raccolta rifiuti e televisive.

Anche quest’anno il fine settimana di Pasqua che gli italiani dovranno trascorrere a casa sarà particolarmente pesante per i bilanci delle attività agrituristiche. Zero clienti a tavola e zero pernottamenti: la perdita di fatturato dell’agriturismo piemontese in questo secondo lockdown prolungato, che tra scarse apertura scarse e prolungate sospensioni dura da ottobre a oggi, secondo le stime di Confagricoltura, supera i 15 milioni di euro. “Allarmante la situazione delle 400 fattorie didattiche, che da oltre un anno non ricevono visite delle scolaresche: le aziende – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – devono essere tenute in ordine e gli animali, prevalentemente da esposizione, devono continuare ad essere alimentati.
Complicata la situazione per quanto riguarda le aziende enoturistiche: venendo meno i visitatori in cantina si è registrato un cambio di destinazione dei mercati, con perdite importanti di fatturato: in Piemonte, in questo comparto, per ogni mese di chiusura Confagricoltura stima un mancato introito di oltre 600.000 euro.

 

 

 




CNA Piemonte incontra i parlamentari: il mondo della micro impresa e la lobby

Un incontro con i parlamentari eletti sul territorio piemontese per attivare un’azione coordinata che porti vantaggi al tessuto della micro e piccola impresa in regione.

Questa mattina, 26 marzo, la CNA Piemonte, col presidente Fabrizio Actis, il neo segretario CNA Torino Filippo Provenzano e Delio Zanzottera, segretario regionale di CNA Piemonte dal 29 marzo, ha incontrato deputati e senatori per continuare la proficua collaborazione già avviata in questi anni. La partecipazione ha coinvolto esponenti di tutti i gruppi dell’arco costituzionale.

“Abbiamo sottolineato l’insufficienza del decreto sostegni, come già espresso da CNA Nazionale, e avanzato la richiesta di un nuovo Decreto 2021 che punti a sanarne le lacune – hanno affermato Actis, Provenzano e Zanzottera -. Inoltre è necessario rivedere il meccanismo del Bonus 110% per evitare che non vengano raggiunti gli effetti desiderati. Ma il punto è creare una maggiore azione di lobby per massimizzare le ricadute sul territorio piemontese degli investimenti dei fondi contenuti nel Recovery Plan”.

A questo proposito, le linee di intervento prioritarie esposte da CNA Piemonte si muovono su alcune direttrici principali.

“Occorre favorire la creazione di reti di imprese all’interno delle filiere e sostenere il ricambio generazionale delle realtà esistenti, con una forte attenzione alla cosiddetta rigenerazione di impresa. Come sistema, la CNA piemontese conferma le sue parole d’ordine per il futuro: economia circolare e digitalizzazione. Occorre prevedere l’evoluzione dei distretti del commercio in Distretti del Commercio e dell’Artigianato che prevede quindi il coinvolgimento dell’artigianato di servizio ed alimentare presente nei tessuti urbani e cittadini. Abbiamo anche rilanciato l’attenzione al territorio attraverso l’attività di messa in sicurezza dal dissesto idrogeologico e la prevenzione di eventi catastrofali che vedono le micro e piccole imprese come delle risorse fondamentali. Infine, abbiamo richiamato i decisori politici a una maggiore sensibilità verso il welfare per i lavoratori autonomi e a un piano di riqualificazione professionale che si orienti al rilancio delle micro e piccole imprese artigiane”, hanno concluso Actis, Provenzano e Zanzottera.




Enrico Allasia eletto presidente nazionale dei produttori di legno di Confagricoltura

Enrico Allasia, imprenditore agricolo di Cavallermaggiore (Cuneo) è stato eletto al vertice della Federazione nazionale di prodotto delle risorse boschive di Confagricoltura. Perito agrario, contitolare della “Allasia Plant” di Cavallermaggiore, azienda vivaistico-forestale con impianti produttivi dislocati su più unità operative a livello nazionale specializzata nei servizi alla filiera delle coltivazioni energetiche, in particolare biomasse ligno-cellulosiche, Enrico Allasia è presidente di Confagricoltura Cuneo e di Confagricoltura Piemonte.

La selvicoltura con l’utilizzo a fini produttivi delle foreste – ha detto Allasia – può diventare un fattore trainante di sviluppo sostenibile delle aree rurale, soprattutto nei territori che presentano scarse alternative alle coltivazioni tradizionali. Abbiamo 11 milioni di ettari di bosco in Italia: con una selvicoltura efficiente, che va  valorizzata e rafforzata soprattutto nelle aree montane, potremo creare nuova ricchezza, occupazione e contrastare in modo efficace il cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico”.

La Federazione nazionale di prodotto delle risorse boschive di Confagricoltura ha la funzione di promuovere, assistere e coordinare le attività economiche per la produzione del legno ricavato non solo dalle foreste, ma anche dalle coltivazioni specializzate di essenze arboree, quali querceti di rovere, roverella e farnia, le faggete e i boschi di cerro, farnetto, fragno e vallonea, che nel nostro Paese superano ciascuna il milione di ettari. Un altro comparto del legno un tempo molto diffuso, poi abbandonato e oggi nuovamente in auge, è il pioppeto, che può contare su una superficie nazionale di circa 50.000 ettari di coltivazioni.

Il bosco – ricorda Confagricoltura –  copre circa il 30% dell’intero territorio nazionale. Sulla base dei dati della Regione Piemonte negli ultimi 60 anni le superfici boscate del territorio subalpino sono aumentate dell’80%, arrivando ad occupare il 37% del territorio regionale, con 1 miliardo di alberi, 52 specie arboree e 40 specie arbustive. “Si tratta di un patrimonio di biodiversità eccezionale – sottolinea Allasia – che oltre a produrre legno valorizza il paesaggio e l’ambiente, contribuendo in modo determinante al sequestro dell’anidride carbonica e purificando l’aria”.

Nel corso del suo mandato Allasia intende impegnarsi per valorizzare il ruolo di boschi e foreste. “Molte aree sono in stato di abbandono – spiega Allasia – perché non redditizie, perché manca la viabilità forestale, perché la burocrazia per lo sfruttamento di queste risorse è eccessiva. È indispensabile conservare, manutenere e tagliare i boschi rinnovandoli: gli alberi che marciscono e non vengono asportati producono anidride carbonica anziché sequestrarla e in caso di piogge torrenziali diventano un pericolo per l’ambiente. Per questi motivi – sostiene Allasia – è necessario investire, anche con l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan  per sviluppare  filiere produttive legno-carta-energia e servizi ecosistemici che possono dare un contributo decisivo alla sostenibilità delle filiere agroalimentari e dell’ambiente”.




Giornata mondiale dell’acqua. Confagricoltura: innovare le reti idriche col Recovery Plan

Oggi 22 marzo è la Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. “L’acqua è un bene prezioso – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontee per questo occorre tutelare le fonti e promuoverne l’uso responsabile. Siamo impegnati per consumare meno acqua: l’agricoltura ha ridotto, negli ultimi decenni, di quasi il 30% il consumo idrico, impegnandosi ad adottare modelli sostenibili di gestione, quali l’irrigazione di precisione. Adesso è ora di svolgere interventi importanti di manutenzione e di miglioramento della rete idrica, che non ovunque è in buone condizioni”.

Confagricoltura ricorda che in Piemonte la rete irrigua può contare su circa 10.000 km di canali di rete principale, ai quali si affiancano oltre 2000 km di condotte per impianti destinati all’irrigazione con acqua in pressione.

L’attività degli agricoltori – ha dichiarato Allasia – è fondamentale per il corretto mantenimento dell’ambiente e del territorio: il settore primario non consuma acqua perché quella impiegata nell’uso irriguo non fuoriesce dal ciclo idrologico naturale. Un’elevata percentuale d’acqua prelevata dalle fonti idriche viene restituita al sistema ambientale, a valle dei processi produttivi. Non dimentichiamo inoltre che l’uso dell’acqua in agricoltura è l’unico, tra tutti gli utilizzi produttivi, che serve per ottenere del cibo fondamentale per la nostra sopravvivenza. Già soltanto questo, di per sé, dimostra che l’agricoltura non spreca l’acqua”.

Confagricoltura sottolinea l’esigenza di costruire nuovi invasi.Quelli ben progettati e ben costruiti – dichiara Allasia – sono sicuri e non creano nessun danno dal punto di vista ambientale. Con la loro realizzazione è possibile una maggiore efficacia nell’applicazione delle norme sul deflusso minimo vitale, si possono realizzare sensibili miglioramenti qualitativi nei corpi idrici di falda, si aumenta la disponibilità di acqua a uso idropotabile, si incrementa la produzione di energia idroelettrica, si mitiga l’effetto delle piene, si favorisce lo sviluppo del turismo lacustre. Confagricoltura – ha concluso Allasia – ritiene che servano soprattutto i grandi invasi. Su questo tema chiediamo da tempo che la politica si esprima con chiarezza e che adotti atteggiamenti coerenti e conseguenti con le dichiarazioni rese”.

Nel nostro Paese solo l’11% dell’acqua piovana viene trattenuta. E’ necessario costruire nuovi invasi, rinnovare i sistemi irrigui, sanare la rete dell’acqua potabile che perde il 42% tra quella immessa e quella erogata.

Per Confagricoltura sono queste le priorità su cui intervenire. Va ripristinata e rinnovata una rete infrastrutturale vecchia, con un tasso di dispersione elevato, senza dimenticare l’importanza di migliorare l’utilizzo delle acque reflue, che è una delle sfide più importanti dell’economia circolare.

Confagricoltura invita a cogliere l’occasione del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico e del Recovery Plan per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, forieri di eventi estremi siccitosi e alluvionali, per ripristinare e realizzare quelle infrastrutture necessarie a gestire la risorsa idrica.

Nei prossimi anni l’aumento delle temperature aggraverà ulteriormente la carenza idrica dell’Italia. L’agricoltura è il settore che più risentirà della siccità, per questo diventa sempre più importante riuscire ad accumulare l’acqua piovana, per poterla utilizzare nei momenti di carenza.

 

 

 

 

 




Giornata mondiale dell’acqua: l’impegno della CCIAA di Cuneo

Il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di questa risorsa e sui problemi legati alla crisi idrica globale. Domenica, dopo l’Angelus, anche Papa Francesco ha ricordato l’importanza della Giornata Mondiale dell’Acqua, invitando tutti a riflettere sul valore di questo dono.

La Camera di Commercio di Cuneo partecipa con convinzione e senso di responsabilità a questa ricorrenza, sottolineandone l’importanza: “In quanto casa delle imprese e sintesi delle rappresentanze economiche del territorio, la Camera di commercio è da sempre sensibile alla tematica dell’acqua – dichiarano i vertici dell’Ente camerale -. Siamo consapevoli di come il cambiamento climatico abbia accentuato la rilevanza di questa tematica. Si tratta di un bene di grande importanza e di cui il territorio è ricco. Tuttavia, negli scorsi anni abbiamo vissuto periodi di siccità che ci hanno fatto toccare con mano come questa risorsa, per noi molto diffusa e quasi scontata, meriti una tutela ed un’attenzione particolare. Per questo la Camera di commercio vuole rimarcare la necessità di attivare sinergie con tutti i soggetti competenti in materia, portatori di interessi e rappresentanti del mondo della ricerca, per facilitare una programmazione adeguata alla rilevanza strategica della tematica.”