Università del Piemonte Orientale, Carlo Robiglio entra a far parte dell’Advisory Board di Jeupo

Carlo Robiglio, Vicepresidente di Confindustria e Presidente di Piccola Industria, oltreché Vicepresidente del Cda del Sole 24 Ore, entra a far parte dell’Advisory Board di Jeupo, Junior Enterprise Universitari del Piemonte Orientale Ets.

Jeupo è un’associazione non profit, parte del network nazionale JE Italy e internazionale delle Junior Enterprise. Si propone di fornire servizi di consulenza a imprese, professionisti ed enti territoriali, reinvestendo i ricavi in formazione e nell’organizzazione di eventi di networking, che portino valore ai suoi associati.

Interamente gestita da studenti, Jeupo può contare su risorse provenienti da diversi background, ma accomunate dalla volontà di crescere umanamente e professionalmente attraverso il learning by doing, oltreché di generare un positivo impatto sociale.

Robiglio, laureato in Giurisprudenza alla Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è fondatore, Presidente e Ceo del Gruppo Ebano, holding che opera nella digital economy e nell’editoria, leader di mercato nella formazione a distanza e nell’e-learning. Fanno parte del Gruppo Ebano, tra gli altri, la Bcorp Centro Europeo di Formazione, Interlinea Edizioni e BTrees.

Già Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, Presidente di Piccola Industria dell’Associazione Industriali di Novara e Presidente di Piccola Industria del Piemonte, Robiglio è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere e poi di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana.

In “Uno sguardo oltre l’impresa” ha raccolto gli editoriali scritti tra il 2014 e il 2017 per L’Imprenditore, la rivista di Piccola Industria di cui è stato Direttore in quel periodo. La sua ultima pubblicazione è “Doppia Accelerazione”, dove propone e commenta con Alberto Mattiello alcune riflessioni tratte dalla prestigiosa MIT Sloan Management Review.

“Siamo entusiasti di poter contare sul supporto di Carlo Robiglio, che sarà di fondamentale e strategica importanza per la crescita di Jeupo”, afferma Giorgio Cuzzocrea, Vicepresidente di.Jeupo. “Mi auguro di poter fornire all’associazione il contributo di un’esperienza maturata sul campo, sia nell’impegno confederale che in quello specifico che caratterizza la mia vicenda imprenditoriale”, dichiara Carlo Robiglio.

 




Stop impianti sciistici, Regione Piemonte: “Il premier Draghi dimostri che la musica è cambiata”

La Giunta regionale del Piemonte si è riunita questa mattina in seduta straordinaria per affrontare il tema della mancata ripartenza dell’attività degli impianti di sci, decisa ieri sera dal Governo a meno di 12 ore dall’apertura delle stazioni sciistiche.

Presenti in videocollegamento anche Giampiero Orleoni e Nicola Bosticco, presidente e vicepresidente di Arpiet, l’associazione che rappresenta i gestori degli impianti di risalita piemontesi.

In giornata la Regione scriverà al Governo per risollecitare l’attivazione immediata dei ristori che gli operatori del settore attendono da mesi (parametrati sul modello francese, che prevede un ristoro di circa il 50% dei ricavi annuali), ma anche un ulteriore indennizzo per le cinque false partenze subite dal comparto fin dall’avvio della stagione invernale (la prima per il ponte dell’Immacolata, poi ancora il 20 dicembre, il 7 e 18 gennaio e adesso il 15 febbraio), che hanno causato un aumento dei costi fissi del 20%.

Nel pomeriggio l’assessore agli Affari Legali Maurizio Marrone verificherà con l’avvocatura della Regione la possibilità di costituirsi parte civile, al fianco dei gestori degli impianti, per chiedere indennizzi proporzionati alla quantificazione dei danni, mentre gli assessori allo Sport Fabrizio Ricca e al Turismo e Commercio Vittoria Poggio incontreranno il neo-ministro del Turismo Massimo Garavaglia.

Stamattina invece il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, insieme al vicepresidente e assessore alla Montagna Fabio Carosso, si è confrontato con il ministro agli Affari regionali Mariastella Gelmini per chiedere una immediata convocazione delle Regioni che hanno nel sistema invernale uno dei comparti economici strategici per il proprio territorio. Un settore che dà da vivere a migliaia di famiglie e che oggi rischia il collasso. Sempre in giornata, il presidente Cirio trasmetterà anche al presidente del Consiglio Draghi una memoria con le istanze urgenti che la Regione chiede al governo per sostenere il sistema della neve.

“La Regione Piemonte ha previsto di stanziare immediatamente 5,3 milioni di euro come ristori per gli impianti sciistici nuovamente penalizzati da una politica di chiusura intempestiva e annunciata con nessun anticipo – sottolineano il presidente Cirio e l’assessore Ricca -. Una dinamica, questa, che ha reso impossibile una politica di pianificazione delle aperture per la stagione sciistica e ha causato ulteriori danni a quelli già ingenti che la pandemia ha provocato anche a questo comparto. La Giunta delibererà venerdì queste risorse che sappiamo non essere sufficienti, ma che sono un modo immediato per dare ossigeno a un settore che per il Piemonte è strategico. Ci aspettiamo che Roma si attivi subito per fare la sua parte. Draghi dimostri che la musica è cambiata e che il nuovo governo conosce e capisce i problemi della vita reale, come primo atto avvi immediatamente i ristori per lo sci”.




Agrinsieme: presentate le priorità agricole al presidente Draghi

Abbiamo ascoltato con grande attenzione le parole del Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi, che ha dimostrato di conoscere molto bene la situazione dell’agroalimentare del Paese e di avere chiare le linee sulle quali impostarne la ripresa. Il Premier incaricato, infatti, ha spiegato che intende puntare sull’agroalimentare quale volano per la crescita e lo sviluppo del Paese, privilegiando contributi mirati invece che sussidi a pioggia e dando una sensibile accelerata al lavoro sulle infrastrutture, vera e propria chiave di volta per accrescere la competitività delle imprese”.

Lo sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, e che è stato ricevuto oggi nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio nell’ambito del secondo giro di consultazioni preventivo alla formazione del nuovo esecutivo.

“Da parte nostra, abbiamo ricordato al Presidente incaricato che le criticità delle filiere agricole non nascono con l’emergenza Coronavirus e purtroppo non si esauriranno con il concludersi di questa pandemia, se prima non si risolvono i problemi atavici che frenano lo sviluppo dell’agricoltura; la modernizzazione del Paese, la transizione ecologica e l’inclusione sociale, territoriale e di genere dovranno quindi essere le linee strategiche sulle quali innestare la ripartenza, senza prescindere dal necessario lavoro sulla semplificazione, sulle infrastrutture e sulla promozione degli investimenti” aggiunge il Coordinamento.
“Condividiamo le priorità indicate dal Presidente incaricato per il rilancio dell’agroalimentare, che attendiamo di conoscere nel dettaglio e sulle quali auspichiamo un consenso parlamentare ampio e solido; tali priorità andranno portate avanti di pari passo con le sempre più necessarie e improcrastinabili riforme della Pubblica Amministrazione, della giustizia e del fisco, tutte espressamente richieste al nostro Paese da Bruxelles e propedeutiche all’accesso al Recovery Fund” prosegue Agrinsieme.

“Abbiamo, infine, ricordato al Premier incaricato che l’agroalimentare può, vuole e deve continuare a essere protagonista della ripartenza del Paese in ragione del grande contributo che può offrire in termini economici, occupazionali e sociali. Fondamentale diventa quindi lavorare all’unisono e sfruttare appieno le potenzialità del sistema-Paese; in tale ottica, il Coordinamento è in prima linea ed è pronto a fare la sua parte” conclude il Coordinamento.




Giorno del ricordo, Allasia: “La tragedia delle foibe fa parte della memoria di tutti gli italiani”

Oggi la tragedia delle foibe e dell’esodo fanno parte della memoria di tutti gli italiani e della storia del Paese e ricordarla deve rappresentare l’occasione per rafforzare una storia condivisa nella coscienza degli italiani, contribuire alla costruzione di una identità consapevole delle tragedie del passato, contro ogni pulizia etnica e ogni odio razziale. Da tempo, terminata la lunga notte della guerra fredda, è possibile una lettura meno ideologica di quelle vicende ed è possibile condividere analisi più serene e obiettive. Fu un’immensa tragedia a lungo rimossa, ma ricordarla ci rende tutti più forti e credibili nella difesa e nell’affermazione dei valori fondamentali sui quali è nata e si è costruita la nostra Repubblica.”




CNA Piemonte e UNCEM: Pandemia, le sfide delle imprese e dei territori montani. Lettera aperta a Giunta regionale e Parlamentari 

CNA Piemonte e UNCEM hanno spedito oggi, 9 febbraio, una lettera appello indirizzata ai Parlamentari piemontesi, al Presidente Alberto Cirio e ai componenti della Giunta regionale per chiedere una “discriminazione positiva” delle aree montane.

 

Scrivono nel documento CNA Piemonte e UNCEM: “Indichiamo alcuni elementi che a nostro giudizio rappresentano linee di lavoro per definire una diversa gestione e parametrazione per i territori montani:

 

1. Densità abitativa: distinguere tra alta e bassa, quindi in questa chiave trattare in maniera diversa e meno restrittiva i sistemi vallivi, in cui la possibilità già prevista di mobilità di 30 km per i residenti di Comuni al di sotto dei 5 mila abitanti rappresenta un elemento positivo, ma che da solo non è sufficiente a mitigare i problemi che si segnalano;
2. Mobilità e trasporti pubblici: assumere la prevalenza del trasporto privato come elemento di maggior mitigazione dei contatti e dei contagi, a differenza di quanto avviene con l’utilizzo inevitabilmente più massiccio dei mezzi pubblici nelle aree urbane e metropolitane;
3. Profilazione del rischio delle specifiche attività: si pensi agli uffici pubblici o di utilità collettiva (es. banche e uffici postali), ai pubblici esercizi. In questo quadro è possibile considerare percorsi e flussi nei piccoli centri meno complessi e più gestibili che nelle aree urbane. In questo ambito risulta incomprensibile la serrata alle ore 18.00 dei pubblici esercizi che invece devono avere la possibilità di operare anche oltre le ore 18.00 alle stesse condizioni previste durante la giornata, fermo restando il rispetto del cosiddetto orario di coprifuoco. Il tema della revisione degli orari (uniforme e coerente) dei pubblici esercizi è peraltro necessario anche per il resto del territorio;
4. Residenti e aventi titolo seconda casa: sono i beneficiari di questo modello di gestione specifico vallivo anche nel caso in cui la nostra Regione sia inquadrata come “zona arancione”.

 

“Ci sono oggi una sofferenza e un disagio sia di natura economica sia sociale nelle valli perché le restrizioni hanno messo in forte difficoltà anche una minima e adeguata quotidiana vivibilità su quei territori; dove, come noto, il periodo invernale è per sua natura particolarmente rigido. La CNA Piemonte è stata doppiamente sollecitata, dai suoi imprenditori e dagli amministratori locali a partire dalle valli torinesi, per esprimersi a sostegno di questa specificità dei territori montani – ha spiegato il presidente regionale della CNA Piemonte Fabrizio Actis -. Vogliamo che, con lo stesso principio arcobaleno con il quale l’Italia è stata divisa in colori diversi, adesso si scenda nella specificità delle singole regioni, perché è chiaro che non si possa regolare la vita dei cittadini, delle imprese, dei pubblici esercizi, dei commercianti, degli albergatori e dei lavoratori a Torino come a Pragelato”.

 

“L’appello di CNA e UNCEM al Governo e alla Regione per individuare opportunità di organizzazione differenziate delle attività economiche nelle aree montane, è particolarmente attuale in vista dei nuovi decreti che il Governo dovrà varare. Dobbiamo riequilibrare una situazione di sperequazione che oggi penalizza le valli piemontesi. La montagna ha bisogno di interventi differenziati”, ha aggiunto il presidente regionale di UNCEM  Roberto Colombero.




Torino. Sottoscritto protocollo d’intesa per la riduzione del disagio abitativo

La Città di Torino ha approvato nuove e ulteriori misure straordinarie di intervento per la riduzione del disagio abitativo nel proprio territorio dovuto all’incremento del rischio di morosità a causa della pandemia in corso.

 

Tra gli interventi messi in campo, è stato sottoscritto un Protocollo d’Intesa tra l’Amministrazione Comunale, il Tribunale di Torino, l’Ordine degli Avvocati di Torino e le Associazioni sindacali rappresentative della proprietà Unione Piccoli Proprietari Immobiliari (UPPI) e Associazione Proprietà Edilizia (APE) Confedilizia e il Consorzio Intercomunale Torinese (CIT), mirato a  rafforzare ulteriormente l’iniziativa Salvasfratti da sempre finalizzata a favorire soluzioni concordate tra inquilino e locatore nei casi di sfratto per morosità.

 

La Città di Torino – al termine di un processo partecipativo che ha coinvolto diverse istituzioni sul tema dell’emergenza abitativa – ha stilato un accordo che ufficializza la costruzione di una partnership, primo tassello per la creazione di un nuovo sistema territoriale di sostegno sociale. L’obiettivo è il rafforzamento della capacità di intervento preventivo sulle situazioni di sfratto per morosità, sviluppando ulteriormente l’opera di intermediazione di Lo.C.A.Re sul mercato privato della locazione attraverso una maggiore diffusione territoriale dell’iniziativa Salvasfratti, grazie al supporto della rete delle Associazioni sindacali di categoria.

 

Il perdurare della crisi economica ha aumentato significativamente a livello nazionale, regionale e cittadino il numero degli sfratti per morosità, seppure temporaneamente rallentato in ragione del blocco nazionale delle esecuzioni per fare fronte all’aggravamento dell’emergenza abitativa legata al Covid 19. Un numero crescente di famiglie, con redditi discontinui e spesso sotto la soglia della povertà, deve affrontare spese sempre maggiori per il mantenimento dell’abitazione, che incidono pesantemente sui bilanci familiari, con l’inevitabile conseguenza di dover subire procedimenti di sfratto per morosità.

 

Nel 2005 le richieste di convalida di sfratto per morosità depositate al Tribunale di Torino ammontavano a 2.255 casi, nel 2015 erano aumentate a 3.823, registrando un incremento superiore al 70%; nel solo 2014 le richieste hanno raggiunto il picco record di 4.693 casi. Contestualmente si è assistito ad una contrazione del 53% degli sfratti per finita locazione, che nel decennio precedente erano invece stati la causa di emergenza prevalente. I dati della Commissione Comunale per l’Emergenza Abitativa relativi alle domande di assegnazione di casa popolare motivate da emergenza abitativa, evidenziano che se nel 2005 la percentuale di domande motivate da sfratto per morosità era pari al 77% sul totale degli sfratti, nel 2019 (2.268 sfratti per morosità) tale percentuale era salita al 91%.

 

L’iniziativa si rivolge ad inquilini residenti a Torino in situazioni di sfratto per morosità incolpevole secondo le regole del FIMI (Fondo Inquilini Morosi Incolpevoli); ma sono previste anche ulteriori possibilità di intervento preventivo rese possibili dal recente decreto 23 giugno 2020 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha esteso la platea dei potenziali beneficiari del Fondo anche a quei cittadini che, pur non avendo ancora in corso uno sfratto per morosità, possano dimostrare di aver subìto, in ragione dell’emergenza Covid-19, un calo di reddito Irpef superiore al 30% nel trimestre marzo-maggio 2020 rispetto al reddito relativo al medesimo trimestre del 2019, non riuscendo, di conseguenza, a far fronte al pagamento del canone di locazione.

 

Questo intervento straordinario prevede che:

 

⮚ la morosità accumulata, comprensiva di spese legali fino ad un massimo di euro 8.000,00, sia coperta in sostituzione dell’inquilino a fronte della disponibilità della proprietà ad abbandonare la procedura esecutiva in corso,

 

⮚ sia stipulato un nuovo contratto di locazione nello stesso alloggio – tipologia 3 + 2 anni – con l’intervento calmieratore di Lo.C.A.Re.

 

⮚ sia erogato un sostegno economico all’inquilino corrispondente ad 8/6/4 mensilità del nuovo canone di locazione in base al reddito dello stesso calcolato sull’ISEE dell’anno in corso

 

⮚ i contributi erogati direttamente al proprietario siano automaticamente scalati dal canone di locazione mensile per la durata della prima scadenza contrattuale, per rinforzare la garanzia a sostegno della maggiore stabilità futura del nuovo rapporto di locazione e per assicurare, nel contempo, un canone di locazione ulteriormente scontato per l’inquilino ma contemporaneamente ragionevole per la proprietà.

 

Le misure dell’intervento saranno gestite da Lo.C.A.Re. (ASLO Torino) che svolgerà il compito di coordinare gli interventi dei partner e di autorizzare l’erogazione delle risorse del FIMI in rapporto ai contratti stipulati.

 

Le Associazioni sindacali diffonderanno il più possibile l’informazione sull’iniziativa e promuoveranno la stipula di nuovi contratti di locazione predisponendo direttamente

le istruttorie in collaborazione con l’ufficio Lo.C.A.Re. e fornendo la consulenza tecnica ai destinatari del progetto.

 

Nel contempo l’Ordine degli Avvocati si attiverà per sensibilizzare e informare i propri

iscritti su requisiti e benefici del progetto al fine di creare un collegamento istituzionale stabile con il Comune di Torino e gli altri partner dell’iniziativa, mentre il Tribunale assicurerà la massima diffusione e informazione sull’iniziativa, e, quando possibile, informerà preventivamente le controparti sulla sussistenza di questa opportunità.

 

Gli interventi proposti hanno carattere straordinario ed avranno validità fino al 31 dicembre 2021.

 

Un ulteriore progetto approvato dalla Città di Torino è ‘Promozione dell’abitare sociale’. L’iniziativa rappresenta un passo in avanti rispetto all’esperienza maturata con il Salvasfratti, a cui sono stati destinati 400mila euro di finanziamento comunale.

 

Tale progettualità è diretta al sostegno di adulti soli e di nuclei familiari, segnalati dai Distretti della Coesione Sociale, in condizioni di fragilità abitativa e in uscita da percorsi di accoglienza temporanea della Città realizzati in collaborazione col privato sociale.

 

La misura prevede, anche a favore di nuclei in condizioni di maggiore fragilità reddituale rispetto ai canonici requisiti previsti da Lo.C.A.Re., l’attivazione di strumenti di sostegno al reddito dell’inquilino, sia nel caso di contratti di locazione in essere, sia nel caso di nuovi contratti, per agevolare il mantenimento del rapporto di locazione o per rimodularlo su nuove basi economicamente più sostenibili per entrambe le controparti.

 

Anche in questo caso il sostegno al reddito dell’inquilino, tarato sulle specificità del suo nucleo familiare, viene erogato direttamente al proprietario che lo detrae dal canone di locazione mensile.

 

L’iniziativa propone un più ampio ventaglio di possibilità contrattuali per le rinegoziazioni e per i nuovi contratti, potendo contare su tutti i tipi di contratto di locazione convenzionati – da quelli di maggior durata (da 3 + 2 a 6 + 2 anni) ai transitori e ai 4 + 4 anni -. E’ inoltre prevista l’attivazione del Fondo di garanzia a favore della proprietà nel caso di sopravvenuta morosità.

 

In sintonia con la strategia che ispira l’accordo sul FIMI, è possibile poter estendere, temporaneamente, l’applicabilità delle misure del progetto Promozione dell’abitare sociale – quale intervento di carattere straordinario valevole esclusivamente per il 2021 – a una platea più ampia di adulti soli e di famiglie, e non solo ai destinatari istituzionali, che non sono riusciti a far fronte, in tutto o in parte, ai costi del canone di locazione, a partire dal mese di marzo 2020, a causa della crisi pandemica.

 

 




Embraco, Sicchiero (sindaco di Chieri): “Urgente avere informazioni chiare”

Siamo molto preoccupati per la situazione di stallo in cui si trova il progetto Italcomp, e questa mattina nell’incontro in Prefettura ho sottolineato l’urgenza di avere informazioni chiare e precise, anche se siamo consapevoli che la crisi di Governo viene a complicare il tutto.

Eravamo fiduciosi che con il progetto Italcomp, con la creazione di un polo italiano dei compressori tra Belluno ed il chierese, si potesse dare un futuro allo stabilimento dell’ex Embraco.

Non possiamo credere che il percorso avviato nei mesi scorsi dal ministero dello Sviluppo economico si areni proprio a pochi metri dal traguardo, e che non si possano garantire quei pochi milioni di euro necessari per far partire il tutto ed evitare per i 406 lavoratori dell’ex Embraco/Ventures la prospettiva del licenziamento.

Sono in gioco il futuro di tante famiglie e le aspettative di un intero territorio. Come Sindaci ci sentiamo impotenti, abbiamo cercato di fare la nostra parte e di stare sempre a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori. Chiediamo alla politica un’assunzione di responsabilità e di non liquidare il percorso fin qui fatto»: lo afferma il Sindaco di Chieri Alessandro SICCHIERO, che questa mattina ha partecipato al presidio organizzato dai sindacati e dai lavoratori dell’ex Embraco/Ventures in piazza Castello a Torino.




Covid 19, nel 2020 agli italiani è costato 5.420 a testa

Nel 2020 la pandemia da Covid -19 è costata all’italiano medio 5.420 euro a testa, di cui 2.371 euro di minore Pil pro capite e i restanti 3.049 euro di incremento di debito. Il dato emerge dallo studio “Il debito pubblico italiano e il Covid – 19” realizzato dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti che ha misurato l’impatto dell’emergenza sull’economia italiana mettendola a confronto con quella dei paesi del G20.

 

Nell’analisi condotta a partire dai più recenti dati del Fondo Monetario Internazionale, emerge come il crollo del PIL reale per l’Italia, stimato per l’anno appena concluso al -9,2%, (-8,9% secondo gli ultimi dati Istat) sia il peggiore calo dopo l’Argentina (-10,4%) e il Regno Unito (-10%) mentre, a causa di un rimbalzo troppo corto nel 2021, l’Italia presenterebbe il calo del Pil maggiore nel biennio 2020-2021 (-6,5%).

 

Nel 2020, la spesa pubblica aggiuntiva e gli sgravi fiscali per far fronte alla pandemia hanno raggiunto il 6,8% del Pil collocando l’Italia al 9° posto nel G20. In termini pro-capite, cioè in media per ogni italiano, il sostegno statale è stato pari a 1.858 euro, molto meno che in Germania (4.414 €), in Francia (2.677 €), negli Stati Uniti (9.311 €) o nel Regno Unito (5.752 €).

 

Considerando che nel 2020 la perdita media per ogni italiano del Pil è pari a 2.371 euro, il sostegno statale di 1.858 euro non è stato sufficiente a coprirla generando una perdita di 513 euro pro-capite, mentre per la Francia il risultato è stato di -120 euro e per la Germania di +1.841 euro.

 

Per quanto riguarda il debito pubblico, nel nostro paese, l’anno scorso, in termini pro-capite aumenta di 3.049 euro. Nel 2021 aumenta di altri 2.372 euro a testa e nel biennio cresce in totale di 5.421 euro.  Per effetto della pandemia, il debito pubblico italiano a livello pro-capite e cioè per ogni italiano in media passa da 39.864 € del 2019 a 42.913 € del 2020. Nel G20 si colloca al terzo posto insieme al Canada e dopo Stati Uniti e Giappone e nel 2021 arriva a 45.285 euro.

 

Per Massimo Miani, Presidente Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti “lo studio evidenzia come il nostro sia uno dei paesi più colpiti a livello mondiale nel Pil e nel rapporto debito/Pil. Allo stesso tempo è uno di quelli che meno ha adoperato la leva finanziaria per resistere alla crisi pandemica, da cui deriva una perdita di Pil nominale pro capite piuttosto rilevante. Le analisi e i dati presentati nella ricerca mettono in luce significativi profili di rischio per l’economia italiana tra cui il pericolo di nuovi shock fiscali che potrebbero aggravare la pressione fiscale italiana, già di per sé molto elevata”. Secondo Miani “è necessario promuovere politiche fiscali espansive maggiormente coerenti con la situazione di estrema difficoltà delle imprese e delle famiglie italiane e nello stesso tempo impiegare al meglio le risorse del Recovery Fund. Ma occorre anche ridiscutere, a livello europeo, le regole fiscali che governano la finanza pubblica. È assolutamente imprescindibile riconsiderare la sostenibilità del debito pubblico italiano alla luce delle mutate condizioni economiche post-pandemiche. Solo così si eviteranno shock pericolosi per l’economia del Paese che colpirebbero in modo sensibile la ricchezza degli italiani”.

Tabella 1. Il crollo del Pil a causa della pandemia tra i paesi del G20 

Country 

Var. % 2020 su 2019 

Country 

Var %  

2021 su 2019 

Argentina 

-10,4%

Italy 

-6,5% 

United Kingdom 

-10,0%

Argentina

-6,4%

Italy 

-9,2% 

United Kingdom

-6,0%

France 

-9,0%

South Africa

-4,9%

Mexico 

-8,5%

Germany

-4,8%

India 

-8,0%

Mexico

-4,6%

South Africa 

-7,5%

France

-4,0%

Canada 

-5,5%

Japan

-2,2%

Germany 

-5,4%

Canada

-2,1%

Japan 

-5,1%

Saudi Arabia

-1,4%

Brazil 

-4,5%

Brazil

-1,1%

Saudi Arabia 

-3,9%

Indonesia

-0,9%

Russia 

-3,6%

Russia

-0,7%

United States 

-3,4%

Australia

0,5%

Australia 

-2,9%

United States

1,5%

Indonesia 

-1,9%

Korea

2,0%

Turkey

1,2%

Turkey

7,3%

United Kingdom

-10,0%

India

9,4%

United States

-3,4%

China

10,6%

Fonte: Elaborazione FNC su dati IMF, World Economic Outlook, Update January 2021 

Tabella 2 – Aiuti fiscali post crisi pandemica Covid-19: spesa aggiuntiva e sgravi fiscali. Anno 2020. Valori espressi in euro. 

Country 

% PIL 

Valore assoluto 

(mld. euro) 

Valori 

pro-capite 

(euro) 

Var. PIL 

pro-capite 

(euro) 

Var. netta 

(euro) 

United States 

16,7

3.073

9.311

-1.435

7.876

United Kingdom 

16,3

387

5.752

-2.980

2.772

Australia 

16,2

191

7.434

-1.090

6.343

Japan 

15,6

686

5.455

-1.601

3.853

Canada 

14,6

211

5.536

-2.408

3.128

Germany 

11

367

4.414

-2.573

1.841

Brazil 

8,3

104

490

-112

377

France 

7,7

174

2.677

-2.797

-120

Italy 

6,8 

112 

1.858 

-2.371 

-513 

South Africa 

5,5

14

235

-263

-28

China 

4,7

624

444

284

729

Argentina 

3,8

13

290

1.565

1.855

Korea 

3,4

49

949

-97

852

India 

3,1

71

51

18

70

Russia 

2,9

37

251

-405

-154

Indonesia 

2,7

25

94

-154

-60

Saudi Arabia 

2,2

13

378

-2.833

-2.454

Turkey 

1,1

7

79

563

642

Mexico 

0,7

6

49

-530

-481

Fonte: Elaborazione FNC su dati IMF, Fiscal Monitor, Update January 2021. 

 

Tabella 3 – Debito pubblico pro-capite. Valori espressi in euro. 

Country 

2019 

2020 

2021 

Japan 

84.322

88.772

86.478

United States 

63.040

71.821

73.273

Italy 

39.864 

42.913 

45.285 

Canada 

35.860

43.457

43.525

France 

36.710

39.921

42.953

United Kingdom 

32.238

35.455

37.440

Australia 

23.001

29.413

35.430

Germany 

24.739

27.255

28.732

Korea 

11.914

13.113

12.840

Argentina 

7.983

7.232

7.211

China 

5.189

6.079

6.629

Saudi Arabia 

4.736

5.684

5.621

Brazil 

6.853

6.579

5.142

Mexico 

4.693

4.481

4.356

South Africa 

3.320

3.245

3.626

Turkey 

2.590

2.897

2.683

Russia 

1.429

1.847

1.829

India 

1.367

1.533

1.531

Indonesia 

1.147

1.318

1.426

Fonte: Elaborazioni FNC su dati IMF, Fiscal Monitor, Update January 2021. 

 

Tabella 4 – Il costo del Covid-19 tra i paesi del G20: var. Pil + var. Debito. Valori espressi in euro pro-capite. 

Country 

Var. Pil 

Var. Debito 

Costo Covid-19 

Argentina 

1.565

-751

-2.316

Australia 

-1.090

6.412

+7.502

Brazil 

-112

-274

-162

Canada 

-2.408

7.596

+10.004

China 

284

889

+605

France 

-2.797

3.211

+6.008

Germany 

-2.573

2.516

+5.089

India 

18

166

-148

Indonesia 

-154

171

+325

Italy 

-2.371 

3.049  

+5.420 

Japan 

-1.601

4.450

+6.051

Korea 

-97

1.199

+1.296

Mexico 

-530

-213

+317

Russia 

-405

418

+823

Saudi Arabia 

-2.833

947

+3.780

South Africa 

-263

-75

+188

Turkey 

563

307

-256

United Kingdom 

-2.980

3.217

+6.197

United States 

-1.435

8.781

+10.216

Fonte: Elaborazione FNC su dati IMF, Fiscal Monitor, Update January 2021.  




Seminario “Senza casa, senza lavoro, gli internati in misura di sicurezza e il caso Piemonte”

Senza casa, senza lavoro: gli internati in misura di sicurezza e il caso Piemonte” è il titolo del seminario on line organizzato e moderato dal garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano per giovedì 11 febbraio alle 17.

L’appuntamento, sulla piattaforma webex del Consiglio regionale, si propone di approfondire la situazione degli internati in esecuzione delle misure di sicurezza nelle Case lavoro anche alla luce dell’esperienza della Casa lavoro di Biella, la cui auspicata chiusura rischia di far spostare i 53 internati attualmente ospitati tra i penitenziari di Alba e Alessandria.

Dopo il saluto del garante nazionale Mauro Palma e l’introduzione del garante comunale di Alba Alessandro Prandi, intervengono Franco Corleone, già sottosegretario alla Giustizia e garante regionale della Toscana, i garanti comunali di Milano e di Biella Francesco Maisto e Sonia Caronni, il docente di Diritto penale dell’Università di Torino Marco Pelissero e la studiosa Katia Poneti. Le conclusioni sono affidate al portavoce nazionale dei garanti Stefano Anastasia, garante regionale del Lazio e dell’Umbria.

Per partecipare e ottenere il link per seguire l’evento è necessario inviare richiesta all’indirizzo mail




CCIAA Torino: L’anno della pandemia si conclude con una stabilità del tessuto imprenditoriale

Presentati questa mattina in Camera di commercio i dati della natimortalità imprenditoriale torinese nel 2020, un’analisi puntuale che prende in esame le iscrizioni e le cessazioni di attività registrate nel corso dell’anno.

 

 

 

Le imprese torinesi

 

Con 219.700 imprese registrate a fine 2020 e un aumento di +187 unità il tessuto imprenditoriale torinese rimane sostanzialmente stabile rispetto al 2019: il tasso di crescita si attesta a +0,16%, simile rispetto al 2019, in linea con il trend evidenziato a livello nazionale (+0,32%), ma in controtendenza rispetto al dato regionale (-0,23%).

 

Analizzando la dinamica di iscrizioni e cessazioni, si rilevano per entrambe le voci valori ai minimi storici da inizio millennio: risultano infatti 11.919 le nuove iscrizioni e 11.558 le cessazioni. Per dare un raffronto nel 2007 raggiunsero il picco rispettivamente con 19.524 aperture e 16.467 chiusure.

 

Da un lato l’incertezza economica ha frenato l’avvio di nuove attività, dall’altro le azioni di sostegno, fra cui le misure fiscali, i contributi a fondo perduto e i ristori, hanno rallentato o forse solo ritardato le chiusure.

 

Occorre rilevare, tuttavia, che da anni il tessuto imprenditoriale torinese assiste ad una lenta erosione, per nulla legata all’attuale crisi sanitaria: dal 2011 ad oggi si sono perse circa 18.000 imprese, pari al -7,5% dello stock complessivo, soprattutto nella categoria delle micro imprese (meno di 10 addetti).

 

 

Tasso di sopravvivenza

 

Prendendo in considerazione le imprese attive, il tasso di sopravvivenza medio a tre anni (imprese iscritte nel 2017) risulta del 70,7%, in aumento rispetto al passato, a seguito del contesto economico particolare. Tra le imprese subalpine nate nel 2011, a tre anni dall’iscrizione, ne sopravviveva poco più del 61%.

 

 

Revisione dei codici ATECO

Tutti i macrosettori economici hanno registrato nel 2020 una frenata dei flussi di iscrizioni e cessazioni. I nuovi scenari della “Covid-economy” hanno però anche prodotto un incremento delle procedure di revisione dei codici ATECO attribuiti a ciascuna impresa in fase di registrazione.

In particolare, la distinzione fra attività “non essenziali” ed “essenziali” adottata durante il primo lockdown ha spinto questa dinamica, che al suo interno ha poi incluso diverse casistiche: dalle imprese che per continuare ad operare hanno scelto di diversificare la propria produzione in direzione di attività “essenziali” a quelle che, in precedenza incluse nell’insieme delle “imprese non classificate”, hanno ricodificato la loro attività economica.

Altri cambiamenti di codice, infine, volti a “sanare” attribuzioni di codifiche non più attinenti all’attività effettivamente svolta dalle imprese, sono stati connessi all’elargizione dei contributi previsti prima con il DL Rilancio e poi con i Decreti Ristori successivi, che di fatto ampliavano la platea di attività beneficiarie di ristori e contributi a fondo perduto.

In sintesi, nel 2020 l’anagrafe camerale torinese ha gestito 1.390 richieste di variazione del codice ATECO sia di attività prevalente, sia secondaria, a fronte delle circa 210 e 135 pratiche rispettivamente del 2019 e 2018. Questi cambiamenti hanno inevitabilmente avuto una ripercussione nei numeri definitivi di imprese presenti in ogni settore.

 

Settori di attività economica 2020

Servizi prevalentemente orientati alle imprese (+1,0%; il 26%)

Quello dei servizi alle imprese è il primo settore per numerosità, con 57.213 attività e una crescita della consistenza del +1,0% rispetto al 2019.

In aumento nel 2020 attività di supporto per le funzioni d’ufficio e imprese di pulizia e altre attività come la disinfestazione. In crescita anche le attività professionali, scientifiche e tecniche, i servizi di informazione e comunicazione, con la produzione di software e i servizi di elaborazione dati e hosting, oltre alle attività finanziarie e assicurative.

Stabili le attività immobiliari e le imprese dei trasporti e del magazzinaggio, con una crescita soprattutto dei servizi postali e delle attività di corriere.

 

Commercio (-0,6%, il 24,5%)

Il commercio è il secondo settore per numero di imprese, calato complessivamente del -0,6%: la diminuzione è da imputarsi al commercio al dettaglio, che rappresenta oltre il 51% del settore e che ha subito una contrazione del -1,4%, dovuta soprattutto alla riduzione del commercio in sede fissa. Anche il commercio ambulante ha registrato un calo (-0,6%), mentre si registra un exploit delle attività di e-commerce (+13,6%).

Poche le categorie in crescita: i minimercati, le farmacie, i negozi di computer e quelli di articoli di seconda mano; nell’alimentare, la vendita di frutta e verdura.

In calo l’abbigliamento, le edicole, le cartolerie, i negozi di articoli sportivi, le ferramenta, i negozi di mobili e di utensili per la casa.

 

Costruzioni (+1,2%, il 15%)

Per la prima volta nel corso degli ultimi 10 anni il settore delle costruzioni fa registrare un incremento della consistenza delle imprese registrate, pari al +1,2% rispetto al 2019 (+383 unità) e chiude l’anno con uno stock di 32.879 imprese. Su questo andamento ha sicuramente inciso il cosiddetto superbonus, misura volta a favorire la ripresa dei lavori di efficientamento energetico e di messa in sicurezza degli edifici.

 

Industria (-1,4%; il 9,3%)

Le imprese registrate, pari a 20.365 unità, sono scese dell’1,4% nel corso dell’anno, riducendosi di 293 imprese rispetto al 2019 (quando la contrazione era stata pari al -1,8%). I settori che hanno subito la maggiore contrazione sono la meccanica, l’industria alimentare e delle bevande, la lavorazione del legno e fabbricazione di mobili, e la produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

le imprese dei mezzi di trasporto, settore che è stato sostenuto nell’anno dall’ecobonus e dagli incentivi approvati nella seconda metà del 2020.

, infine, la riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature, e la produzione di articoli in gomma e materie plastiche che, in particolare, ha registrato un incremento di attività di fabbricazione di “altri articoli in materie plastiche”, probabilmente connesso alla produzione di DPI.

 

Istruzione, Sanità e Servizi pubblici, sociali e personali (+1,7%; il 7,4%)

anche medici specialistici e degli altri servizi di assistenza sanitaria tra cui le attività, mentre continuano ad aumentare i centri estetici, gli studi di tatuaggi e piercing e i servizi di cura degli animali da compagnia.

 

Servizi di alloggio e ristorazione (+0,5%; il 7,1%)

Il settore si compone di imprese che, nel periodo dell’emergenza sanitaria, hanno dovuto differenziare l’erogazione dei servizi (ad esempio il take away e il delivery per bar e ristoranti), o che sono state costrette a “congelare” l’attività imprenditoriale (alberghi, b&b, ecc.). Nel complesso, tuttavia, le imprese registrate a fine 2020 sono 15.689, cresciute del +0,5%. In particolare, fra le attività dei servizi di ristorazione e somministrazione, che rappresentano oltre il 94% delle attività e sono aumentate nel complesso dello 0,4%, restano stabili i take away (+0,3%) e cresce la ristorazione ambulante (+6,3%).

 

Agricoltura (-1,5%; il 5,3%)

Il settore agricolo, che già negli anni passati rilevava una scarsa dinamicità, nel 2020 ha subito un ulteriore rallentamento, scendendo a 11.690 unità, rispetto alle 11.868 del 2019.

 

 

Categorie di imprese

 

Le imprese artigiane

Alla fine del 2020, sono 58.580 le imprese artigiane registrate, il 26,7% dell’intero tessuto imprenditoriale provinciale (erano il 29% nel 2011). Il tasso di crescita è pari al +0,04%. Nonostante la tenuta dell’ultimo anno, nell’ultimo decennio le imprese artigiane sono calate di oltre 9.500 unità.

 

Le imprese femminili

Nel 2020, sono 48.997 le imprese femminili registrate nel territorio torinese, il 22% del tessuto imprenditoriale totale. Il tasso di crescita resta leggermente negativo, pari a -0,47%. Se il commercio registra un calo del numero di imprese femminili, crescono invece sia i servizi alle imprese, sia i servizi alla persona. Guardando alle posizioni imprenditoriali, quasi 6 imprenditrici torinesi su 10 sono “over 50”, mentre solo il 4,4% risulta avere meno di 30 anni. Rispetto al 2019, cresce la componente delle imprenditrici straniere, in media più giovani.

 

Le imprese straniere

 

Le imprese giovanili

Sono 20.820 le imprese giovanili registrate nel 2020, pari al 9,5% delle imprese totali torinesi, in calo di 207 unità rispetto al 2019. Il settore di attività in cui la presenza giovanile è più marcata è il commercio (26,4%), seguito dai servizi prevalentemente orientati alle imprese (22,7%) e dalle costruzioni (15,7%).

L’analisi delle variazioni di consistenza rispetto all’anno precedente mostra in sofferenza pressoché tutti settori, ad eccezione dei servizi prevalentemente orientati alle imprese, che registrano un +3,2%, e i servizi alle persone, che salgono del +1,6%. Il 27,4% delle imprese “under 35” è rappresentata da stranieri, dato in crescita rispetto al 2019 del +2,1%, mentre cala il peso della componente femminile (il 26,6%, -3,3%).

 

 

Il settore Nuove Imprese della Camera di commercio di Torino

Per chi sta valutando l’idea di aprire un’attività o di mettersi in proprio, la Camera di commercio di Torino fornisce supporto gratuito nella fase che conduce dall’idea al progetto, con informazioni su adempimenti amministrativi e burocratici, requisiti professionali, costi fissi connessi all’impresa e finanziamenti. In corso in queste settimane anche il progetto Futurae destinato a immigrati (extra UE) che intendono avviare una nuova impresa in Italia.

 

 

 

Open data

I dati relativi alla natimortalità imprenditoriale sono disponibili sul portale della Regione Piemonte dati.piemonte.it punto di accesso al patrimonio informativo pubblico del sistema regionale.

La Camera di commercio di Torino, infatti, per valorizzare e rendere disponibile l’ampio patrimonio di informazioni in suo possesso, ha aderito alla piattaforma regionale Yucca Smart Data Platform per la gestione dei propri dataset in formato aperto.

I dati sono disponibili liberamente per tutti gli enti, ma anche per giornalisti, ricercatori, studenti e cittadini interessati ad effettuare studi ed elaborazioni.

Il portale, oggi completamente rinnovato, consente anche di rappresentare le informazioni mediante grafici, utilizzando le potenzialità della Data Visualization (DATAVIZ) e dello storytelling.