Confagricoltura: pronti a collaborare al Patto per il Piemonte

Concordiamo con il presidente Cirio sulla necessità di un Patto per il Piemonte e siamo pronti a impegnarci per costruire e realizzare un piano di rilancio dell’economia che veda l’agricoltura tra i principali artefici della ripresa”.

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, intervenendo sulle dichiarazioni del presidente della Regione Alberto Cirio, condivide gli obiettivi indicati dalla giunta subalpina. “Dobbiamo lavorare tutti insieme – afferma Allasia – per definire un nuovo Programma di Sviluppo Rurale che consenta alle imprese di poter sfruttare completamente e in tempi rapidi tutte le risorse a disposizione”.

Confagricoltura evidenzia che nel periodo di programmazione che si è appena chiuso, pur tenendo presente che le risorse residue potranno essere utilizzate nei prossimi due anni,  la capacità di spesa del Piemonte si è dimostrata assai limitata.

In base ai dati non definitivi al 31 dicembre 2020 elaborati da Agea relativi all’avanzamento della spesa (Pubblica e quota FEASR) effettivamente sostenuta il Piemonte si posiziona al 60,34%, a fronte dell’impegno pressoché totale delle risorse. “Questo significa che il sistema di pianificazione, gestione dei bandi, rendicontazione e collaudi ha funzionato a rilento e che può e deve essere migliorato”, commenta il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia.

Apprezziamo l’impegno del presidente Cirio che ha dichiarato di voler ampliare il ricorso alle autocertificazioni e ai controlli ex post per le autorizzazioni e i contributi regionali, al fine di velocizzare snellire il carico burocratico per cittadini e imprese –  ha aggiunto il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaroperché l’agricoltura, che nell’anno del Covid ha continuato a lavorare per assicurare cibo di qualità e materie prime di valore alle industrie agroalimentari locali che hanno potuto mantenere posizioni importanti anche sui mercati internazionali, è pronta a fare la propria parte, con oltre 42.000 imprese agricole attive e 65.000 occupati, nell’interesse del territorio e dei cittadini”.

 

 

 

Allegato: Programmazione sviluppo rurale 2014-2020 – Tabella  Avanzamento della spesa (Pubblica e quota FEASR) effettivamente sostenuta e situazione disimpegno automatico FEASR al 31 dicembre 2020

 




Confartigianato Cuneo “Con lo sblocco della Asti-Cuneo il 2021
 è iniziato sotto buoni auspici per imprese e territorio”

Se è vero, come dice un vecchio proverbio, che “il buongiorno si vede dal mattino”, cominciano ad acquisire consistenza le molte aspettative che tutti abbiamo riposto nel nuovo anno appena iniziato.

Il 2021 già nel suo secondo giorno di vita ha portato al nostro territorio e all’intero Piemonte una delle notizie più attese e sollecitate di questi ultimi anni: il ministro all’Economia e alle Finanze, Roberto Gualtieri, ha firmato gli atti aggiuntivi di Astm (società concessionaria) sull’autostrada Cuneo-Asti per lo sblocco dei cantieri.

A ruota, la ministra alle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli ha a sua volta firmato le convenzioni per le società Asti-Cuneo e Satap, dando di fatto il via libera ai lavori anche da parte del MIT».

A commentare positivamente questa svolta “epocale” per una delle province italiane più penalizzate nei collegamenti, è Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, l’Associazione di categoria che a fianco delle istituzioni ha da sempre sostenuto con forza la necessità del territorio cuneese di avvalersi di infrastrutture più agili e moderne che possano favorire imprese e mondo economico.

«Ci sono voluti 12 anni di promesse non mantenute, – commenta il presidente Crosetto – di date non rispettate e di proclami caduti nel vuoto, prima di arrivare al passo decisivo per il completamento dell’autostrada A33 Asti-Cuneo. Un’attesa assai penalizzante per una terra così laboriosa, fatta di gente determinata e sempre pronta a rialzarsi nelle difficoltà. In questo lungo periodo segnato da cavilli ed incertezze burocratiche, la nostra provincia ha subito altri gravi danni da eventi atmosferici, arrivando fin quasi all’isolamento totale.

Tuttavia, le nostre imprese non hanno mai smesso di darsi da fare, dimostrando, pur nei momenti più critici, quelle caratteristiche di duttilità e resilienza necessarie a superare gli ostacoli. La notizia diramata in anteprima oggi (sabato 2 gennaio) dai parlamentari Giorgio Bergesio e Flavio Gastaldi (Lega), viene quindi letta dalla Granda e dall’intera Regione come un’importante iniezione di energia per guardare al futuro con maggiore fiducia».
«Anche se nostro territorio, – conclude Crosetto – e soprattutto le nostre imprese, in questi anni avrebbero meritato più attenzione e più efficienza da parte della Politica e dei Governi, accogliamo positivamente questo cambio di passo.

Ci attendono ora tre anni di lavori per completare i 9 chilometri mancanti dell’autostrada, ma nel frattempo, ci auguriamo che vengano sciolti al più presto altri nodi nevralgici della nostra viabilità: la questione del Tenda e della Valle Roya, il colle della Maddalena, l’Armo-Cantarana, il traforo del Mercantour e il rafforzamento dei collegamenti ferroviari con Torino, la Liguria e la Costa Azzurra. Anche per l’avvio di questi progetti ci sarà bisogno di massima collaborazione e unità d’intenti. A tal proposito, vorrei esprimere a nome di Confartigianato e delle sue oltre novemila imprese associate un ringraziamento particolare a tutti i rappresentanti delle Istituzioni provinciali, regionali e nazionali e della politica locale che in questi anni hanno profuso il loro impegno a favore della terra cuneese e del suo sviluppo infrastrutturale. Il risultato di oggi è un importante inizio ed è da condividere equamente tra tutti».




I saldi invernali dal 7 gennaio

I saldi invernali di fine stagione inizieranno in Piemonte giovedì 7 gennaio 2021 e si protrarranno per otto settimane. In questo modo sarà possibile una partenza uniforme per tutte le attività.

La Giunta regionale ha assunto questa decisione, spiega l’assessore al Commercio Vittoria Poggio, in quanto “l’ultimo Dpcm consentiva al commercio online di usufruire di due giorni di vantaggio sugli operatori in sede fissa per la chiusura di questi ultimi fino al 5 gennaio. Ma tutti devono essere messi sullo stesso piano. Ed è per questa ragione che, per evitare di avvantaggiare alcuni a discapito di altri, abbiamo deciso di far partire le vendite per tutti nello stesso giorno”.

Le associazioni di categoria hanno accolto favorevolmente la decisione della Regione, in linea anche con quella assunta dalla Lombardia.




Sono 28 i progetti di viabilità dei Comuni che riceveranno i 5 milioni di contributi da Città metropolitana

Sono 28 i progetti di viabilità che riceveranno il finanziamento stanziato da Città metropolitana per un totale di 5 milioni di euro.

I Comuni che sono risultati aggiudicatari – dopo il click day del 21 e 22 dicembre e l’esame complessivo delle 169 candidature avanzate – hanno presentato progetti per un ammontare di 7 milioni 653mila 883 euro e sono

San Gillioper la zona omogenea 2;

Volvera per la  zona omogenea 3;

Mappano per la zona omogena 4;

Fenestrelle, Pomaretto, Cavour, Villafranca Piemonte e Pinasca per la zona omogenea 5;

Villarfocchiardo, Mattie, Giaveno e Avigliana per la zona omogenea 6;

Lemie, Varisella, Mathi e Germagnano per la zona omogenea 7;

Cintano, Forno Canavese, Ozegna e Sparone per la zona omogenea 8;

Vische, Colleretto Giacosa, Pavone canavese e Quagliuzzo per la zona omogenea 9;

Foglizzo e Mazzè per la zona omogenea 10;

Pavarolo e Isolabella per la zona omogenea 11;

In graduatoria restano altri 81 Comuni con progetti ritenuti ammissibili




Uil Piemonte: Tar Lazio, una sentenza mal interpretata Iscriversi a Fsba è e resta un obbligo di legge

Ricostruzioni senza fondamento. Nella sentenza del 24 dicembre 2020, il Tar del Lazio si è dichiarato non competente a decidere in merito alla questione relativa all’ordinario obbligo contributivo da parte delle imprese artigiane nei confronti di FSBA, dichiarando così inammissibile il ricorso da esse presentato.

Ricorso proposto peraltro da aziende che, pur non iscritte, hanno comunque richiesto le prestazioni di sostegno al reddito relative all’emergenza da Covid-19.

 

Il giudice amministrativo dunque non ha, come vorrebbero certe stravaganti interpretazioni, sancito l’insussistenza di un generale obbligo di versamento della contribuzione a FSBA ma semplicemente non ha affrontato la questione perché di competenza del giudice del lavoro. Nella sua sentenza insomma il Tar del Lazio rileva ciò che già era noto: le integrazioni speciali da Covid-19 non sono basate sulla contribuzione previdenziale, ma sulla fiscalità generale, non ammettendo in questo modo alcuna forma di irregolarità contributiva per le normali prestazioni di sostegno al reddito che FSBA eroga ex d.lgs. 148/15. Iscriversi a FSBA è e resta un obbligo di legge per le imprese artigiane, anche quelle con un solo dipendente.

 

L’obbligo di iscrizione a FSBA per accedere alle prestazioni relative all’emergenza da Covid-19 deve essere inoltre inteso quale adempimento formale, cioè quale accesso in modalità telematica alla piattaforma per la presentazione delle istanze. Con altre parole: il datore di lavoro artigiano si iscrive in ogni caso a FSBA e adempie l’obbligazione contributiva normale prevista dalla legge. Senza deroga alcuna.

 

Quello che sta avvenendo è molto rischioso, spiegano da Fsba. Nonostante le interpretazioni di queste ore, presto si scoprirà che i datori di lavoro artigiani inadempienti non sono stati autorizzati in alcun modo dal TAR Lazio a essere ancora inadempienti. Si scoprirà che l’obbligo di contribuzione è stato fissato nel 2015 e poi confermato ancora nel 2020 da una legislazione tanto farraginosa quanto chiara sul punto. Il 2021, del resto, sarà un anno terribile che avrà conseguenze di lungo termine per i datori di lavoro artigiani che decidono di restare inadempienti verso FSBA. Quale percezione del reale tali datori di lavoro hanno? Quale decisione prenderanno? L’augurio, affermano da FSBA, è che presto la realtà coincida con i fatti raccontati e le sentenze siano lette per quello che effettivamente dispongono.

 




CNA Piemonte: “Aiuto ai centri di revisione, esempio di collaborazione tra associazione e politica”

Un buon esempio di collaborazione tra corpi intermedi e politica che ha portato a un risultato atteso da oltre dieci anni. Grazie all’iniziativa avviata da CNA Piemonte si è arrivati all’adeguamento delle tariffe per le revisioni dei mezzi. Un aumento che valorizza il ruolo dei centri privati di revisione sempre nell’ottica di favorire la sicurezza sulle strade dei mezzi e dei cittadini, ma non andrà a pesare sulle tasche dei contribuenti.

Un ringraziamento particolare va ai parlamentari piemontesi che hanno avviato insieme a CNA Piemonte questo percorso: Elena Maccanti (Lega Nord), Davide Gariglio (PD), Paolo Romano (M5S) e Roberto Rosso (Forza Italia) che hanno saputo fare squadra nell’interesse comune. Un impegno che poi ha coinvolto successivamente i membri della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati e che finalmente è approdato nel testo delle Legge di Bilancio che attende il via libera definitivo dal Parlamento.

L’aumento delle tariffe per le revisioni era uno dei punti inseriti in un documento che nel febbraio scorso proprio i parlamentari eletti nei collegi del Piemonte avevano sottoscritto nella sede di CNA alla presenza del presidente regionale Fabrizio Actis, del segretario regionale Filippo Provenzano, del presidente regionale CNA Servizi alla comunità (autoriparatori) Francesco Circosta e di Silvano Favi, presidente FITA Piemonte.

“Non posso che essere soddisfatto dell’adeguamento che attendevamo da ben 14 anni – afferma Francesco Circosta -, dopo gli  ingenti investimenti che in questi anni sono stati imposti alla nostra categoria, ma rimaniamo comunque rammaricati per non essere riusciti a far comprendere a tutti la necessità di dare risposte ad una cronica difficoltà della motorizzazione ad assolvere in tempi ragionevoli alle attività che le competono, per garantire la sicurezza dei mezzi che viaggiano sulle nostre strade. Purtroppo siamo ancora alla ricerca di interlocutori attenti che volessero comprendere completamente le indicazioni che prospettavamo, a parte i politici p0%”>




CCIAA Torino: L’impatto della recessione da Covid sul patrimonio netto

La Camera di commercio di Torino ha voluto approfondire che cosa potrà avvenire con l’ultima redazione dei bilanci annuali delle società di capitale piemontesi. Lo ha fatto con un’indagine realizzata grazie alla collaborazione del suo Comitato Torino Finanza e il supporto tecnico di InfoCamere.

 

Proprio sui bilanci dell’esercizio 2020 si scaricheranno, infatti, tutti gli effetti della recessione: in particolare, la caduta dei risultati, nella misura in cui eroderà il patrimonio netto, potrebbe richiedere la ricapitalizzazione delle imprese con precedente capitalizzazione sottile o con perdite molto alte.

evidenzia Vladimiro Rambaldi, Presidente del Comitato Torino Finanza – infatti i numeri già preoccupanti messi in risalto dalla simulazione riguardano la sola regione Piemonte e le sole società di capitali, obbligate a depositare i bilanci utilizzati per l’effettuazione della stima. Ma il tessuto imprenditoriale piemontese è composto solo al 21,2% di imprese di capitale: ne consegue che il restante 78,8% di imprese, società di persone senza obbligo di deposito del bilancio, non viene conteggiato in questa indagine. La stima del totale generale delle imprese a rischio è da capogiro. Occorre agire subito e con decisione, mettendo in campo nuove misure atte a facilitare la ricostituzione del capitale e la coperture delle perdite al di là di quelle già approvate”.

 

Lo studio

Per realizzare lo studio sono stati estratti 43.005 bilanci depositati nel 2020 (esercizio 2019) da società di capitale con sede legale in Piemonte e con un patrimonio netto finale positivo, escludendo quindi quelle imprese che già ad inizio del 2020 potevano avere seri problemi di continuità e magari erano già coinvolte in percorsi di gestione della crisi.

Tale campione aveva un valore della produzione pari a 121 miliardi (90% del Pil), aveva prodotto utili netti per 5,65 miliardi di euro, aveva 73 miliardi di patrimonio netto e 82 miliardi di debiti totali. Inoltre, pagando costi di lavoro per 20,4 miliardi aveva un’occupazione implicita (stimata) di 500-550 mila unità di lavoro equivalenti a tempo pieno.

Per stimare l’impatto della recessione nel 2020 si è realizzata una simulazione basata su queste ipotesi:

utile netto prima dell’aggiustamento del 2020 supposto pari a quello del 2019

aggiustamento Covid: ad ogni società è stato sottratto un valore della produzione pari a una media del 24%, ma con punte fino all’80% sulla base dell’Ateco di appartenenza e delle variazioni subite dal fatturato nei primi sei mesi, secondo le stime ISTAT di perdita di produzione, aggiustate per il secondo semestre 2020 con le proiezioni delle locali associazioni di categoria

spese per la produzione come lavoro sono variate nella stessa direzione del fatturato, con un coefficiente di elasticità di 0,48 (stimato econometricamente sul campione)

spese per la produzione come consumi sono variate nella stessa direzione del fatturato, con un coefficiente di elasticità di 0,67 (stimato econometricamente sul campione).

Lo studio ha quindi realizzato principalmente due simulazioni:

Tutte le simulazioni hanno tenuto conto degli effetti fiscali, ossia della tassazione sostitutiva delle rivalutazioni dei cespiti e dell’impatto fiscale della variazione di reddito operativo nel 2020 post effetti pandemici rispetto al 2019.

I principali risultati

Nella simulazione del caso base, il 34% delle società con patrimonio netto positivo (a fine 2019), quindi 14.593, rischia nel 2020 perdite superiori a 1/3 del patrimonio netto per complessivi 5,2 miliardi, con un fabbisogno minimo di nuovo capitale equivalente ad almeno 1,75 miliardi.

Le imprese che potrebbero perdere tutto il patrimonio netto, da ricostituire integralmente, sarebbero 8.003. Questa sarebbe la quota più grave e fragile. Le loro perdite sommerebbero 2,9 miliardi e il fabbisogno minimo di capitale sarebbe di 1,6 miliardi nel 2021.

Nel secondo caso, qualora i cespiti fossero (per ipotesi di simulazione del caso con mitigazione) rivalutati del 15% e gli ammortamenti ridotti del 50%, considerando anche i grant (bonus o ristori) sinteticamente assegnati in via di simulazioni, la situazione migliorerebbe, senza tuttavia risolvere il problema. Residuerebbero infatti 11.427 società (27% del totale) nella categoria di quelle che perderebbero oltre 1/3 del patrimonio netto al 31.12.2019. Tali società perderebbero complessivamente 3,5 miliardi e richiederebbero 1,16 miliardi per essere ricapitalizzate.

 

Questo sembra essere il fabbisogno minimo di capitale per una normalizzazione della continuità finanziaria delle imprese nel 2021. Sarebbero in gravi condizioni, perdendo il 100% e oltre del netto del 2019, le 6.249 società (pari al 15% del campione), con perdite totali, nonostante gli interventi mitigatori, di 2 miliardi.

 

Facendo salire al 75% la riduzione dell’ammortamento e al 30% il valore della rivalutazione dei cespiti, in ogni caso, il fabbisogno di nuovo capitale resterebbe intorno a 1 miliardo, e le imprese colpite resterebbero nell’ordine del 23% del totale (9.937).

Per questa ragione, appare importante facilitare nuovi essenziali rapporti di capitale, che dovrebbero interessare fino a un quarto delle imprese del Piemonte, particolarmente nell’ottica di evitare crisi aziendali, che, anche per le conseguenze sull’occupazione, renderebbero più complessa e lenta la ripresa nel 2021. Le possibili soluzioni, avanzate dagli esperti interpellati dal Comitato Torino Finanza sono almeno cinque.

 

I possibili rimedi tecnici

Come evidenziato nella simulazione, gli strumenti potenzialmente più efficaci nel sostenere gli equilibri economici e patrimoniali delle imprese sono rappresentati dalla possibilità di non iscrivere fino al 100% degli ammortamenti e la rivalutazione dei cespiti dell’impresa.

Oltre a questa raccomandazione, dal tavolo di lavoro che ha sviluppato questa iniziativa sono state proposte, in prima battuta, una serie di misure volte ad aiutare ulteriormente le imprese in difficoltà, quali:

del codice civile relativamente agli obblighi di ricostituzione del capitale e sospensione della causa di  scioglimento dell’impresa

delle stesse, ad esempio defiscalizzando gli utili reinvestiti

Per informazioni:




CNA Piemonte, Osservatorio antiusura: “Occasione preziosa per nuovi interventi su liquidità per piccole imprese”

Oggi, martedì 15 dicembre, il segretario di CNA Piemonte Filippo Provenzano ha preso parte alla sottoscrizione in forma digitale del Protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto del fenomeno dell’usura che istituisce anche un Osservatorio Provinciale.

A sottolineare l’importanza dell’evento la presenza della Ministra degli Interni Luciana Lamorgese, il presidente della Giunta regionale On. Alberto Cirio, Sindaci a partire dalla prima cittadina di Torino Chiara Appendino, i Prefetti delle altre province piemontesi, i vertici delle forze dell’ordine, del sistema bancario e dell’organizzazioni di rappresentanza di impresa.

Il prefetto di Torino Claudio Palomba ha sottolineato il ruolo svolto dalle associazioni di categoria in questo periodo, in forte sinergia con il sistema istituzionale. La Ministra Lamorgese ha sottolineato e apprezzato il clima di concordia e collaborazione che si riscontra in Piemonte.

“L’avvio di questo osservatorio è un’occasione preziosa per mettere al centro i necessari nuovi interventi a favore della liquidità per le piccole imprese”, ha dichiarato il segretario regionale CNA Piemonte Filippo Provenzano.




Il novarese Giuseppe Ferraris confermato presidente del gruppo di lavoro europeo del riso

Giuseppe Ferraris, novarese di Casalbeltrame, è stato confermato presidente del gruppo di lavoro Riso del Copa-Cogeca – il coordinamento delle organizzazioni professionali e delle cooperative europee – per il prossimo biennio.

Giuseppe Ferraris, attuale vicepresidente di Confagricoltura Novara Vco (di cui in passato è stato presidente), è ai vertici della cooperativa per l’acquisto di mezzi tecnici per l’agricoltura AgriNovara.

Conduttore di un’azienda agricola risicola di 200 ettari a Casalbeltrame, Ferraris coltiva anche riso da seme.

Nel programma del presidente c’è l’impegno alla collaborazione con tutta la filiera riso per difendere al meglio gli interessi della risicoltura europea. Ferraris ha indicato quali priorità del suo mandato: la Pac e le questioni ambientali che coinvolgono la risicoltura; la Brexit e le conseguenze sulle importazioni di riso nell’UE; la possibilità di continuare ad utilizzare la clausola di salvaguardia per frenare le importazioni da Cambogia e Myanmar non solo di riso Indica ma anche della varietà Japonica. “Vogliamo dedicare particolare attenzione – ha dichiarato Ferraris – alla politica di promozione dell’Unione europea, ai fini di aumentare il consumo di riso europeo sul mercato interno e di informare i consumatori sul fatto che le nostre coltivazioni rispettano elevati standard europei di produzione e tracciabilità”.

 




CNA Piemonte: “No a decisioni frettolose su nuovi contenimenti”

Non si prendano decisioni frettolose in merito a nuove restrizioni. Il Piemonte, sulla base dei dati in costante miglioramento, è passato in cinque settimane da zona rossa a zona gialla.

A sole 24 ore dall’entrata in vigore delle aperture previste in zona gialla, mi chiedo come si faccia già a lanciare nuovamente un allarme. Si intensifichino i controlli per il rispetto delle misure di contenimento per il Covid, ma non si facciano cadere in fibrillazione le attività artigiane e commerciali che si sono appena riattivate organizzandosi e investendo. E che continuano ad operare in sicurezza”, afferma il segretario regionale di CNA Piemonte Filippo Provenzano in merito alle voci di nuove restrizioni dopo le aperture dello scorso weekend