Confagricoltura Piemonte: agriturismi attivi anche per l’asporto e la consegna a domicilio

Apprezziamo l’intervento della Regione Piemonte che concede alle attività agrituristiche le stesse opportunità, in termini di vendita con asporto e consegna domicilio, previste per, ristorazione bar e caffetterie”.

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, esprime soddisfazione per la decisione dell’assessore regionale al Turismo Vittoria Poggio che ha risposto positivamente alle richieste avanzate da Confagricoltura e Agriturist Piemonte per conto delle oltre 1.300 aziende agrituristiche operanti sul territorio subalpino.

Nei giorni scorsi – dichiara il presidente di Agriturist Piemonte Lorenzo Morandi – avevamo evidenziato alla Regione le nuove difficoltà del comparto agrituristico, già duramente colpito dalle conseguenze del lockdown primaverile che, oltre all’attività di ristorazione, aveva danneggiato le fattorie didattiche a causa della sospensione dell’attività scolastica”.

In questo periodo, con i vini nuovi, nocciole, funghi e tartufi, le aziende agrituristiche diventano una meta ambita per i cittadini, per conoscere da vicino le attività agricole o semplicemente per una gita fuori porta: l’indotto dell’enoturismo, ossia i produttori vitivinicoli che fanno degustare i loro vini ai turisti, si è sviluppato molto negli ultimi anni e interessa ormai circa 680 imprese in Piemonte. “Si tratta – chiarisce il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro di un numero di imprese in continua crescita, che fattura già mensilmente oltre 1 milione di euro”.

Con il provvedimento della Regione in questa fase emergenziale resta consentita “la ristorazione per asporto o con consegna a domicilio anche per le strutture agrituristiche, come già precedentemente indicato con nota di chiarimento del 20 marzo 2020 pubblicata sul sito web regionale. Il servizio della consegna dei pasti a domicilio – spiega la circolare della Regione Piemontepuò configurarsi infatti, in un’ottica più generale nell’attuale contesto emergenziale, quale regime capace da un lato di contribuire alla limitazione degli spostamenti delle persone assumendo altresì valore anche dal punto di vista sociale, assicurando un’opportuna copertura di tali servizi nelle aree rurali e a vantaggio di fasce di popolazione più debole”.

 




Zona Rossa, CNA Piemonte: “Per noi prezzo troppo alto. Le nostre imprese vogliono tornare presto a lavorare

Da oggi, venerdì 6 novembre a domenica 8 novembre CNA Piemonte promuove una campagna stampa per sottolineare quanto sta avvenendo nel mondo dell’Artigianato e della micro e piccola impresa piemontese.

 

“Gli imprenditori pagano un prezzo troppo alto. Ci attendevamo provvedimenti che scongiurassero l’emergenza sanitaria della ‘seconda ondata’ e provvedimenti per trasporti maggiormente sicuri per lavoratori e studenti, ma tutto questo non è avvenuto”, afferma il segretario regionale Filippo Provenzano.

 

“Ora chiediamo ristori immediati per TUTTE le categorie/filiere chiuse o penalizzate dalla limitazione degli spostamenti, la sospensione e rinvio di tutti i tributi in scadenza, la proroga automatica delle moratorie di mutui e finanziamenti, la disponibilità immediata a costi calmierati degli annunciati tamponi rapidi. Inoltre abbiamo bisogno di un piano straordinario per il trasporto sicuro per lavoratori e studenti. Infine chiediamo i necessari chiarimenti in merito agli spostamenti per i clienti delle attività consentite dal DPCM”, continua Provenzano.

 

“Abbiamo promosso questa iniziativa, in prima istanza perché le nostre imprese vogliono tornare presto a lavorare, continuando a operare in sicurezza”, afferma il presidente di CNA Piemonte Fabrizio Actis.

“Chiediamo alle istituzioni in particolare alla Regione Piemonte di farsi parte attiva per ottenere i chiarimenti interpretativi necessari legati al nuovo DPCM. Inoltre sollecitiamo la Regione ad accelerare la risoluzione dei problemi posti e tuttora irrisolti.

La CNA continua a essere disponibile, responsabile e propositiva nel dare il proprio contributo”, conclude Actis.




Defr: gli obiettivi per sport, giovani e cooperazione internazionale

Misure e obiettivi in materia di sport, politiche giovanili e cooperazione internazionale contenute nel Documento di economia e finanza (Defr) 2021-2023 sono state illustrate in Sesta, presieduta da Paolo Bongioanni, dagli assessori Fabrizio Ricca e Maurizio Marrone.

In tema di sport, Ricca ha spiegato che la Regione si muove su tre direttrici: la promozione dell’attività sportiva a tutti i livelli, l’impiantistica – anche utilizzando i fondi europei – e l’attrazione di grandi eventi grazie alla creazione della ‘Sport Commission’ prevista dalla legge sullo sport recentemente approvata dal Consiglio, che dovrà occuparsi di pianificarli e reperire le risorse.
Gli obiettivi sono da una parte aumentare la possibilità e l’opportunità di accesso per tutti alla pratica sportiva, dall’altra appunto attrarre eventi in grado d’incrementare il turismo sportivo e accrescere l’immagine del Piemonte. Ma anche migliorare e potenziare le infrastrutture, in particolare quelle legate ad eventi di rilevanza nazionale e internazionale e diffondere la conoscenza della storia e delle tradizioni sportive del nostro territorio.

Rispetto alle politiche giovanili, Ricca ha sottolineato come la condizione giovanile risenta delle criticità del contesto socio-economico, amplificate dalla pandemia in atto: tra le misure previste dal Defr, l’integrazione di fondi regionali e statali mediante accordi bilaterali, la destinazione di risorse per interventi territoriali rivolti ai giovani e lo sviluppo del portale Piemonte Giovani. Uno dei risultati attesi sarà l’istituzione del registro delle associazioni giovanili, condizione necessaria per ottenere contributi, finanziamenti e ogni altro incentivo regionale.

Marrone ha riferito che in tema di cooperazione internazionale il Defr si articola su due ambiti: i programmi di Cooperazione territoriale europea (Cte) e la cooperazione internazionale in senso stretto, regolata dalla legge 125 e rispetto alla quale la Regione intende rafforzare i progetti portati avanti nel corso delle precedenti legislature.
Si intende offrire possibili risposte alle problematiche connesse alla globalizzazione, con particolare riferimento a flussi migratori, cambiamento climatico, competizione produttiva, consumo consapevole e valorizzazione dei prodotti locali, regolazione dei conflitti.
Le aree geografiche di intervento individuate sono l’Africa sub sahariana, i Balcani e il Mediterraneo. In vista dell’approvazione delle linee triennali, si sta valutando di allargare l’attenzione anche ad aree geografiche toccate da sconvolgimenti più recenti, dal Nord Africa al Medio Oriente.
L’assessore ha anche informato i commissari che una delibera di Giunta ha sbloccato il bando destinato alle amministrazioni locali per la cooperazione internazionale, prevedendo un allargamento dei partner coinvolti, per una cifra complessiva di circa 350 mila euro, di cui 200 mila di risorse regionali e una compartecipazione importante di Compagnia di San Paolo.

Sarah Disabato (M5s) ha chiesto all’assessore Ricca se è stata valutata l’ipotesi di introdurre dei voucher per le attività sportive da destinare alle famiglie quando l’emergenza Covid 19 sarà rientrata ed ha chiesto attenzione alla promozione non solo di grandi eventi ma anche di quelli diffusi sul territorio.

Monica Canalis (Pd) ha chiesto all’assessore Marrone maggiori delucidazioni sull’ipotesi di interventi di cooperazione in nuove aree. Marrone ha risposto che si tratterà di interventi graduali per salvaguardare la progettualità consolidata e ha auspicato che venga riattivato il Comitato di solidarietà del Consiglio regionale.

Al termine della seduta la Commissione ha espresso a maggioranza parere consultivo favorevole al documento rispetto alle materie trattate.




DPCM, Confartigianato Imprese Cuneo: troppe le incongruità sulla chiusura di estetisti”

A poche ore dalla firma da parte del presidente del Consiglio Conte dell’ultimo Dpcm che sancisce l’inasprimento delle misure di sicurezza nel nostro Paese, a seguito del quale l’intero Piemonte è stato classificato “area ad alto rischio”, cresce il disappunto tra le imprese artigiane della Granda per alcune incongruenze nel documento, che di fatto pongono le aziende del medesimo settore, quello dei “Servizi alla persona”, su due piani diversi: gli acconciatori resteranno aperti, mentre i centri estetici saranno chiusi.

Una decisione che getta nello sconcerto centinaia di estetisti ed operatori del benessere, i quali dopo il lockdown dello scorso marzo, hanno investito tempo e risorse nell’adottare tutti i dispositivi e le misure idonee a rendere più sicuro e affidabile il loro lavoro, offrendo la massima garanzia alla clientela.

Confartigianato Imprese Cuneo, condividendo pienamente la disapprovazione delle imprese coinvolte, intende adoperarsi al più presto, anche attraverso il suo Sistema nazionale, per sensibilizzare il Governo su questa incongruità, chiedendo la riformulazione delle realtà imprenditoriali per le quali è prevista la chiusura dell’attività nelle prossime settimane.

«Pur comprendendo la ratio del Dpcm appena varato, – dichiara Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo – non possiamo condividerne totalmente le modalità attuative. Posto che la salute deve essere messa al primo posto, e che tutti dobbiamo impegnarci per contenere e arginare l’espandersi dell’epidemia, rileviamo come in questi mesi le imprese abbiano fatto tanti sforzi e sacrifici per adeguarsi alle normative e lavorare in sicurezza, ma ora molte saranno costrette a sospendere l’attività. Con il rischio, in futuro, di gravi ripercussioni e la concreta possibilità che tanti artigiani e piccole e medie imprese siano poi costretti a chiudere per sempre i battenti. Con tante conseguenze per tutto l’indotto e il territorio».

«In provincia di Cuneo il nostro settore conta quasi 500 imprese – sottolinea Maria Teresa Rosso, rappresentante degli Estetisti di Confartigianato Imprese Cuneo – che oggi svolgono in massima sicurezza il loro lavoro. Nei mesi scorsi ci hanno obbligato ad adottare nuovi dispositivi, organizzare distanziamenti e orari, il tutto per offrire alla clientela uno standard più elevato di protezione. Ci siamo adeguati e, anzi, abbiamo visto questo cambiamento come un miglioramento del nostro sistema lavorativo a beneficio di entrambi, operatore e cliente. Ed ora la mazzata di vedere che i nostri sforzi non sono serviti a nulla.

Una nuova chiusura di più settimane per molte nostre imprese che ancora stanno cercando di arginare i danni subiti dal precedente lockdown, significa azzerare la speranza di un futuro. E poi non capiamo questa discriminazione: in ogni seduta l’estetista lavora con una sola cliente, mentre in un salone di acconciatura ci possono essere più operatori e più clienti contemporaneamente».

«Siamo convinti – aggiunge il presidente Crosetto – che le imprese di estetica possano continuare a lavorare e svolgere le attività in modo sicuro e che eventuali controlli che si rendessero necessari non farebbero che valorizzarne la grande professionalità. Invece, in questo modo, si torna a colpire indistintamente il loro impegno, con prospettive gravi per tessuto economico e sociale».




Ipotesi chiusura per gelaterie, pasticcerie e ristoranti, Confartigianato: duro colpo al settore dell’alimentazione

La notizia sull’ipotesi, sempre più probabile, relativa alla chiusura di pasticcerie, gelaterie, bar e ristoranti del Piemonte, sine die, sta gettando nello sconforto la ristorazione artigianale del Piemonte.

 

“Le nostre pasticcerie, gelaterie e ristoratori, rispettano rigorosamente le misure di sicurezza per difendere la salute dei cittadini. Per questo non comprendiamo perché, come apprendiamo dai giornali, siamo a rischio chiusura, mentre a negozi e grande distribuzione sarebbe permessa la commercializzazione di alimentari e prodotti dolciari”.

Commenta così Anna Maria Sepertino, Presidente dell’alimentare di Confartigianato Imprese Piemonte l’ipotesi chiusura dei negozi che vendono beni non essenziali.

 

“C’è anche un importante effetto “collaterale” – continua la Presidente -. L’eventuale chiusura della ristorazione penalizzerà pesantemente tutte quelle nostre imprese che, nel mondo HORECA, quasi 1500, avevano un gran fetta del loro mercato. Parliamo di salumifici, caseifici, birrifici, mulini e panifici solo per fare gli esempi più eclatanti. Ma non solo, ci sono anche realtà di ristorazione con contratti in essere per la somministrazione di pranzi e cene agli operai impegnati nelle grandi opere in Piemonte.”

 

In Piemonte, solo nell’artigianato, si contano 3.040 pizzerie, 704 rosticcerie e 1200 pasticcerie e gelaterie. Un settore, quello dell’agroalimentare che dà lavoro a circa 12mila addetti con un’offerta enogastronomica di 23 prodotti DOP, IGP e STG, ben 342 “tradizionali”.

 

“Imprenditori coraggiosi che hanno investito tempo e denari, in questi mesi, per assicurare a sé stessi, ai propri collaboratori ed alla clientela, ambienti sicuri e sanificati. – prosegue Sepertino – L’eventuale chiusura si traduce in una assurda disparità di trattamento a vantaggio di altre tipologie di vendita dei nostri straordinari prodotti. Così si colpiscono le nostre aziende che hanno già sofferto nei mesi scorsi, si sono prima dovute riorganizzare con distanziamento dei tavoli, igienizzanti, menù monouso, ecc. poi si sono visti ridurre il numero dei clienti per tavolo, prima 6, poi 4 e infine chiusura alle ore 18.”

 

Se sarà confermato il lockdown, si stima, che nel mese di novembre ci sarà un calo di fatturato del’80%, del 90% per il mese di dicembre e per le feste natalizie e la chiusura, nel nuovo anno, di un terzo delle imprese artigiane legate al food.

 

“Abbiamo perso l’80% del fatturato legato alla vendita di uova e colombe – sostiene Sepertino – non possiamo permetterci un nuovo lockdown, che comprometterebbe il fatturato legato alla vendita dei dolci natalizi”

 

In Piemonte si stima per dicembre una spesa delle famiglie in prodotti alimentari e bevande di 1.215 milioni di euro, più alta di 201 milioni rispetto al consumo medio mensile.

 

“Ma non era forse meglio lasciare gli orari più ampi possibili prevedendo al contempo più turni serali contingentati ed esclusivamente previa prenotazione? – continua Sepertino – Si sarebbero drasticamente ridotti gli assembramenti, avrebbero continuare a lavorare centinaia di migliaia di persone ed evitato questa dispersione di contributi a pioggia la cui esigua entità non rappresenta che una goccia nel mare dei bisogni per l’ingente danno economico che subiranno le imprese. Senza contare che il comparto della ristorazione coinvolge tutta la filiera agroalimentare, il packaging e l’intero settore produttivo delle attrezzature di settore.”

 

 

 

 

 

 




Patrimonializzazione delle imprese, Competere.Eu scrive al Governo: le misure non sono cumulabili con i limiti con la garanzia del Fondo Pmi o Sace

Le misure messe in campo dal Governo con il Fondo Patrimonio Pmi nato nell’ambito del Quadro temporaneo per le misure di Aiuto di Stato a sostegno dell’economia e dell’attuale emergenza Covid-19 per spingere le imprese a rafforzare il patrimonio aziendale, rischiano di non raggiungere l’obiettivo per le quali sono nate.

E’ fondamentale che il Governo, alla luce del riemergere della pandemia, tratti con la Commissione Europea per modificare i limiti e per prorogare il provvedimento al 2021 o ancor meglio al 2022, in coerenza con la recente proroga del Temporary Framework.”

Lo scrivono in una lettera inviata al Governo il segretario generale di Competere.EU Roberto Race e il coordinatore dell’Osservatorio per la ricostruzione economica post Covid19 del think tank Giuseppe Arleo.

“L’incentivo, nella sua complessità attuativa, è alternativo- sottolinea Competere.Eu nella lettera- a quello dei finanziamenti garantiti ai sensi del Dl Liquidità per via dei limiti di cumulo previsti dal Temporary Framework in materia di Aiuti di Stato della Commissione Europea. Molte imprese hanno già raggiunto i limiti con la garanzia del Fondo Pmi o Sace e non avranno accesso all’agevolazione.”

“La pandemia Covid19- spiega Arleo- ha portato alla luce in maniera drammatica uno dei problemi annosi delle imprese italiane: la scarsa patrimonializzazione. Il Governo ha cercato di correre ai ripari con due strumenti, una misura gestita da Invitalia, e dei crediti d’imposta a cura dell’Agenzia delle Entrate”.

“Nell’ambito del Quadro temporaneo per le misure di Aiuto di Stato a sostegno dell’economia e dell’attuale emergenza Covid-19 -spiega Arleo- l’Unione Europea ha dato il via libera al Fondo Patrimonio Pmi. Entro il 31 dicembre 2020, le imprese che abbiano subito perdite pari ad almeno il 33% dei ricavi nel periodo marzo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con ricavi non inferiori a 10 milioni di euro e non superiori ai 50 nel periodo d’imposta 2019, con numero di dipendenti inferiore a 250, che effettuino un aumento di capitale non inferiore a 250 mila euro, possono emettere obbligazioni o titoli di debito sottoscrivibili dal Fondo. L’ammontare massimo della sottoscrizione da parte del Fondo è pari al minore importo tra il triplo dell’incremento di capitale effettuato nel 2020 e il 12,5% dell’ammontare dei ricavi 2019. Il rimborso è stabilito decorsi sei anni dalla sottoscrizione, ma la società emittente può anticiparlo, decorsi tre anni. Gli interessi maturano con periodicità annuale e sono corrisposti in unica soluzione alla data di rimborso”.

“La dotazione presente di 4 miliardi di euro – continua Arleo – permette una gestione nel tempo dell’incentivo evitando la procedura del click day. Invitalia, a cui è affidata anche la rendicontazione della misura, ha già indicato che la valutazione delle richieste debba avvenire seguendo l’ordine cronologico, con una tempistica di valutazione entro 10 giorni dall’arrivo delle richieste e conseguente erogazione, fatte salve richieste di integrazione, entro 20 giorni, rendendo quindi l’incentivo estremamente rapido ed incisivo”.

Sono sottoscrivibili dal Fondo titoli con valore nominale non inferiore a 10 mila euro. Il tasso agevolato è fissato a partire da 1,75% del primo anno, con interessi da corrispondere annualmente.

Nel caso in cui l’azienda abbia ottenuto altri aiuti il prestito ottenibile non potrà superare il maggior valore tra il 25% del fatturato dell’anno 2019 ed il doppio del costo del personale del medesimo anno.

“L’incentivo – precisa Arleo – deve essere destinato al finanziamento dei costi del personale, spese inerenti il capitale circolante come materie prime, locazioni, scorte, semilavorati, utenze, promozione, comunicazione ecc. In regime di de minimis, poi, è presente una premialità pari alla riduzione del 5% del valore da rimborsare, purché siano mantenuti i livelli occupazionali presenti al 31 dicembre 2019 e si investa almeno il 30% del valore dei titoli in tutela ambientale e in tecnologia secondo i parametri di Industria 4.0”.

“Come si evince, infatti, dall’art 26 comma 12 del Dl Rilancio- sottolinea Arleo-‘….Qualora la società’ sia beneficiaria di finanziamenti assistiti da garanzia pubblica in attuazione di un regime di aiuto ai sensi del paragrafo 3.2 della Comunicazione della Commissione europea recante un «Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19», ovvero di aiuti sotto forma di tassi d’interesse agevolati in attuazione di un regime di aiuto ai sensi del paragrafo 3.3 della stessa Comunicazione, la somma degli importi garantiti, dei prestiti agevolati e dell’ammontare degli strumenti finanziari sottoscritti non può superare il maggiore valore tra: il 25 per cento dell’ammontare dei ricavi di cui al comma 1, lettera a); il doppio dei costi del personale della società relativi al 2019, come risultanti dal bilancio ovvero da dati certificati se l’impresa non ha approvato il bilancio; il fabbisogno di liquidità della società per i diciotto mesi successivi alla concessione della misura di aiuto, come risultante da una autocertificazione del rappresentante legale….’. Con le condizioni di accesso all’incentivo, date dai parametri dimensionali delle imprese partecipanti, e dalla condizione della perdita di fatturato sopra indicata, l’incentivo assume più una connotazione di indennizzo a breve termine, che strategica, volta a intervenire sulla struttura finanziaria delle imprese”.

“È auspicabile – secondo Arleo – che il termine del 31 dicembre 2020 sia prorogato in coerenza con la recente proroga del Temporary Framework, anche in vista delle nuove criticità per le imprese indotte dalla pandemia. La proroga, d’altra parte, sarebbe funzionale anche a una maggiore efficacia dell’incentivo, altrimenti troppo circoscritto nel tempo”.

“Oltre la misura gestita da Invitalia -conclude il coordinatore dell’Osservatorio per la ricostruzione economica post Covid19 del think tank Competere.eu- è di notevole importanza l’incentivo all’aumento di capitale sociale tramite la procedura di credito d’imposta attuata dall’Agenzia delle entrate per coloro che apportino versamenti liquidi e per le società beneficiarie. Le imprese con fatturato compreso tra 5 e 50 milioni di euro e con le caratteristiche sopra indicate per l’accesso al Fondo patrimonio PMI (perdita di fatturato e aumento di capitale sociale) che apportano capitali liquidi avranno un credito d’imposta pari al 20% capiente fino a 2 milioni di euro. Le società beneficiarie possono anche usufruire solo in compensazione del credito d’imposta nella misura del 50% delle perdite eccedenti il 10% del patrimonio netto fino ad un massimo di 800 mila euro ridotto a 120 mila per le imprese operanti nel settore pesca o 100 mila per quelle agricole”.




Nasce Piemonte Home Design, il bando per le aziende piemontesi del sistema casa

Creare un brand territoriale che sia competitivo sui grandi mercati internazionali: questo l’obiettivo di Piemonte Home Design, il progetto di promozione del sistema casa piemontese che chiama a raccolta fino al 30 novembre 2020 le aziende regionali che si occupano di design, arredamento ed edilizia e che desiderano sviluppare o consolidare la propria presenza sui mercati esteri.

 

Novità assoluta nel settore, questo percorso di business development ha come focus l’ideazione di modelli abitativi che includano le produzioni piemontesi, da proporre in blocco ai promotori immobiliari internazionali, per presentare il Piemonte come una realtà competitiva e solida in un settore che ha grandi potenzialità.

 

Nel 2019, infatti, il valore del mercato globale dei prodotti del sistema casa ammontava a circa 951,13 miliardi di euro e il Made in Italy continua ad essere un elemento fortemente attrattivo soprattutto sui mercati internazionali.

 

In questo contesto la Camera di commercio di Torino ha ideato e lanciato questo progetto di business development che si concentrerà in una prima fase su Cina e Russia, due Paesi importanti per dimensioni e appeal della produzione italiana. Nel 2019, infatti, i mercati di Cina e Russia del settore casa hanno raggiunto un valore rispettivamente di 179,73 e 18,07 miliardi di euro, con tassi di crescita medi annui previsti per il periodo 2019-2024 del 2,5% e dello 0,4% e valori di spesa media pro capite di 128,8 e 125,14 euro.

 

Camera di Commercio Italo-RussaCargo Visual OfficeGianmarco CavagninoArcos Interior.

Camera di Commercio Italo-Russa, lo studio di visualizzazione architettonica e branding immobiliare Cargo Visual Office, lo studio di architettura Gianmarco Cavagnino e la società commerciale russa Arcos Interior, partner che hanno maturato, a diverso titolo, esperienze specifiche sui Paesi target.

 

Il progetto accompagnerà le imprese in un percorso di formazione dall’analisi di mercato alla comunicazione, dagli aspetti commerciali a quelli relazionali, dagli aspetti certificativi a quelli culturali.

 

Si parte dalla creazione di un brand territoriale, capace di rappresentare sui mercati esteri le peculiarità del territorio piemontese. Al centro c’è il tema della cura, che nasce dal territorio per arrivare agli ambiti personali (cura delle relazioni sociali) e a quelli produttivi (attenzione maniacale a forme e funzionalità).

 

posizionare le aziende sui mercati esteri attraverso un’attenta analisi delle potenzialità del prodotto, sviluppare una strategia commerciale che promuova il territorio piemontese, sviluppare modelli abitativi che includano le produzioni piemontesi, promuovere i prodotti piemontesi presso i developer stranieri.

 

La promozione delle eccellenze del territorio avverrà in modo integrato, attraverso l’ideazione di soluzioni abitative che raccolgano in modo sinergico e coerente le produzioni regionali, verificandone l’efficacia sui Paesi di riferimento. Ciò permetterà di presentare a developer esteri strumenti che li supportino nella loro attività di vendita, aiutandoli a ridurre le tempistiche abituali.

 

Attraverso gli strumenti forniti, i promotori immobiliari proporranno all’acquirente soluzioni abitative che prevedono forniture del territorio piemontese. I prodotti offerti dalle aziende selezionate verranno valutati sulla base delle specifiche di mercato dei Paesi target e delle affinità culturali tra l’Italia e quest’ultimi e potranno essere suggeriti sviluppi di prodotto necessari per poter affrontare con maggior successo i mercati esteri di riferimento.

 

La partecipazione al progetto, gratuita, è riservata alle sole aziende piemontesi operanti nel comparto design e complementi d’arredo.

 

Per l’edizione 2020 del progetto, le imprese interessate ad aderire all’iniziativa dovranno presentare la propria candidatura entro il 30 novembre 2020 attraverso la compilazione di un modulo on-line. Clicca qui per le informazioni




Il cuneese Gianluca Mogavero eletto nuovo segretario generale Uiltec Piemonte

Un cuneese sale al vertice della Uiltec Piemonte, che rappresenta i settori elettrico, gas-acqua, chimico, gomma-plastica, tessile ed energia: si tratta di Gianluca Mogavero, eletto all’unanimità dal consiglio regionale dell’organizzazione, che si è svolto giovedì 29 ottobre, nuovo segretario generale della categoria regionale. Prende il posto del torinese Flaminio Fasetti, che continuerà a collaborare con la struttura in veste di tesoriere.

Per Mogavero (45 anni di San Rocco Bernezzo, già segretario generale della Uiltec di Asti e di Cuneo) l’elezione è avvenuta al termine del consiglio generale regionale, svolto in remoto, alla presenza in videoconferenza del segretario generale regionale Uil Piemonte, Giovanni Cortese, del segretario organizzativo nazionale Uiltec, Rosaria Pucci, e del segretario generale nazionale Uiltec, Paolo Pirani.

Su proposta del nuovo segretario, il consiglio ha eletto i componenti della nuova segreteria, che è composta da Michele Broggio, Luca Burzio, Enrico Fortino, Gerardo Fusco, Michelina Nobile e Alessandra Ranghetti.

Nel corso del suo intervento, il neo Segretario ha indicato gli impegni che dovrà affrontare all’inizio del suo mandato:

 

“In primis il prosieguo dei rinnovi contrattuali dei nostri comparti, un banco di prova in parte già superato con il rinnovo di alcuni contratti: chimico, elettrico, gas acqua, energia e petrolio, vetro e gomma-plastica in una fase complicata anche a causa delle prese di posizione del presidente di Confindustria Bonomi che sicuramente non aiutano, ma che siamo riusciti a rinnovare grazie alla qualità delle relazioni industriali. Continueremo su questa strada affinchè si possano rinnovare in tempi brevi altri contratti già scaduti a partire da quello tessile moda ed abbigliamento, per riuscire a portare denaro fresco nelle tasche dei Lavoratori, in un anno in cui le buste paga sono state falcidiate dalla cassa integrazione causa covid. Altro tema scottante – ha sottolineato Mogavero – riguarda il blocco dei licenziamenti, perché centinaia di migliaia di persone, le più deboli, rischiano di rimanere per strada. Chiediamo al Governo di prorogare la cassa Covid ed il blocco dei licenziamenti, unitamente a sostegni economici in caso di disoccupazione, per tutta la durata della straordinaria crisi sanitaria e non soltanto fino al 31 gennaio 2021. Anche per queste ragioni – ha concluso il segretario Uiltec piemontese – a noi tutti auguro un buon lavoro da svolgere con passione, impegno ed entusiasmo”.

 

 




Grido di allarme delle 4.944 imprese artigiane del Piemonte che lavorano nella ristorazione

Le misure introdotte dal DPCM di domenica che limitano l’attività di alcune tipologie di impresa tra cui le pasticcerie, gelaterie, i ristoranti e pizzerie che in Piemonte contano in totale 4.944 imprese artigiane attive: 1200 gelaterie e pasticcerie, 3.040 pizzerie artigiane e 704 rosticcerie artigiane (che danno lavoro ad oltre 18mila persone) e che coinvolgono migliaia di imprese che a cascata lavorano nell’indotto della ristorazione, sembrano votate alla punizione più che alla prevenzione e al controllo”.

A dichiararlo Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino.

 

“Riteniamo -afferma De Santis– sia più utile ed efficace intervenire con misure che puniscano i comportamenti scorretti di singoli cittadini e di operatori anziché stoppare in modo casuale, generalizzato e incomprensibile solo alcune attività. Non possiamo passivamente accettare le chiusure laddove c’è stata un’applicazione scrupolosa delle misure imposte dai protocolli di sicurezza e dove è stato verificato che il rischio Covid è sotto controllo”.

 

“Le derive di queste chiusure -prosegue De Santis– che minacciano lo spirito di intraprendere vitale per il nostro territorio, rischiando di portare a rassegnazione diffusa, sono troppo pericolose. Riteniamo che i danni che arrecano non possano essere risarciti solo con misure compensative di ristoro economico, annunciate dal “Decreto ristori”. Non dimentichiamo poi tutte le imprese operanti in quei settori che continuano ad essere bloccati per i limiti della circolazione turistica, pensiamo ai taxi, Ncc e Bus-Operator, per il diffuso ricorso allo smartworking e per la limitazione alle celebrazioni di eventi con tutto il loro variegato indotto. Il loro sacrificio dura da mesi”.

 

“Infine – continua De Santis La restrizione di orario si traduce in una assurda disparità di trattamento a vantaggio di altre tipologie di vendita dei nostri straordinari prodotti. Infatti la commercializzazione nei gelati nei supermercati, attraverso i banchi frigo, è consentita fino all’orario di chiusura dei supermercati mentre viene negata alle piccole gelaterie artigiane dopo le ore 18.00. Così si colpiscono le nostre aziende che hanno già subito i pesanti effetti delle chiusure durante il lockdown.

 

“Mi auguro che le misure di ristoro annunciate dal Governo siano effettivamente commisurate all’impatto provocato dalle nuove restrizioni sull’attività dei nostri imprenditori e che soprattutto siano erogate in tempi rapidi per evitare il rischio di chiusura delle imprese. Siamo comunque consapevoli che gli importi che saranno stanziati dal Decreto ristori rappresentano una boccata di ossigeno ma non saranno risolutive, infatti molte imprese artigiane della ristorazione chiuderanno (temporaneamente) i battenti, concentrandosi solo sul take away”.

 

 

 




CNA Piemonte: Per ristoranti perdite stimate al 60 per cento, eventi e catering hanno azzerato i ricavi

Servono misure di ristoro reali e immediate. Così CNA a livello nazionale e a livello piemontese ha sintetizzato la rotta da seguire dopo quello che è stato definito un “coprifuoco diurno”.

La chiusura anticipata nel settore della ristorazione e il blocco dello spettacolo e degli eventi sono i primi due focus che CNA Piemonte dedica alle ripercussioni sulle micro imprese artigiani degli ultimi provvedimenti di limitazione imposti dal Governo per cercare di fermare la pandemia da Covid 19.

 

RISTORAZIONE E AGROALIMENTARE

A livello regionale tutto il settore conta circa 23 mila imprese e 80 mila addetti: poco sotto il 10% del volume del comparto a livello nazionale.

Durante il primo lockdown la perdita stimata di fatturato oscillava oltre il 40% e si può immaginare che a fine estate la perdita del fatturato su base annua si sia attestato intorno al 30%. Ma con questo nuovo provvedimento la situazione si aggrava ulteriormente e l’impatto porterà quasi certamente a raggiungere e superare il 60% di ricavi in meno rispetto al 2019.

 

Se la situazione di dovesse protrarre anche sul mese di dicembre con il Natale si può solo parlare di tracollo certo.

Sul fronte delle proposte che avanza CNA a livello nazionale ci sono: l’apertura di un tavolo permanente con il governo, l’avvio di finanziamenti all’intera filiera e poi linee di credito sostanziose e realmente restituibili. Per questo occorre che i finanziamenti per importi superiori a 30mila euro passino da una restituzione in 72 mesi a 180 mesi.

Infine, chiediamo un concordato per le tasse che non potranno oggettivamente essere pagate.

 

“Per la ristorazione l’ultimo DPCM rappresenta di fatto un lockdown mascherato: la chiusura alle 18 azzera i ricavi di operatori che già avevano lamentato la fortissima riduzione del fatturato a pranzo e puntavano sulla cena per rientrare delle spese. Peraltro è una decisione che pone il mondo della ristorazione nel ruolo di untore, quando i numeri dimostrano che non si tratta della fonte di aumento dei contagi che si sta verificando nelle ultime settimane. Ma noi paghiamo il conto. I pasticceri e i cioccolatai sono gli unici a chiudere quando invece gli altri venditori di generi alimentari sono aperti. Non ci sono spiegazioni razionali”, dichiara Giovanni Genovesio, presidente regionale di CNA Agroalimentare.

I prodotti da ricorrenza: panettoni e pandori renderanno circa il 30% dell’anno scorso. “Pensare che il Natale possa salvarci è una vera illusione. Le aziende programmano la produzione e la distribuzione dei prodotti in questo periodo e credo che con questo stop, anche i giochi per dicembre siano fatti. Ecco perché ci serve il tavolo permanente, per non cadere in una gestione emotiva e schizofrenica”.

 

EVENTI

La filiera del settore degli eventi coinvolge numerose micro imprese artigiane. Sul fronte della somministrazione del cibo, quindi il catering, tutto il comparto è fermo per gli eventi aziendali, mentre tra i privati si è registrata una minima attività solo nel mese di settembre. A fine anno si parla di un calo di fatturato di circa il 90%.

Ma quando si parla di eventi, le realtà coinvolte sono davvero numerose e diversificate.

 

“Il nostro settore è praticamente fermo da inizio anno – spiega Stefania Battezzati di AMAT, produttore di strumenti musicali – perché il primo lockdown ci ha consentito di smaltire qualche ordine del 2019, ma il 2020 ha completamente fermato ogni attività. Senza feste, concerti e coi teatri chiusi, tra cultura e spettacoli, il nostro fatturato sarà inferiore del 90% rispetto a quello dell’anno scorso. Nel settore non solo non si comprano nuovi strumenti musicali, ma molti musicisti senza contratti fissi stanno vendendo i propri con la consapevolezza che non li useranno nel breve periodo. È una tragedia. Ci aspettiamo degli indennizzi visto che il settore della cultura e dello spettacolo è sempre stato escluso dai principali interventi nazionali e regionali. E ci saremmo aspettati delle sospensioni per tasse e spese di utenza, perché quei costi, come gli affitti, continuano a pesare sulle nostre spalle”.