Luca Crosetto: “Sui danni dell’alluvione stop a proclami e burocrazia.
Chiediamo al Governo un impegno immediato sulla ricostruzione”

Non possiamo continuare a rivolgerci al Governo con “il cappello in mano”, onorando il tradizionale aplomb sabaudo che ci chiede di moderare toni e richieste.

E’ora di dire “Basta parole, vogliamo fatti immediati”. Un appello forte e determinato che deve essere corale, partendo da tutte le istituzioni e le categorie economiche del nostro territorio.

È determinata la voce di Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, mentre analizza i dati drammatici del recente e gravissimo evento alluvionale, che in poche ore ha cancellato in molte vallate quel fragile sistema infrastrutturale, di cui da tempo immemore la Granda ne lamenta le carenze.

Danni incalcolabili a strade e ponti nelle valli Tanaro, Vermenagna e Gesso, ma anche danni rovinosi per tantissime piccole e medie imprese artigiane, del commercio e dei servizi che ora si ritrovano, dopo gli effetti negativi del Covid 19, a fare i conti con questa nuova grave emergenza.

«Non è più il tempo di passerelle e di proclami, – prosegue Crosetto – abbiamo bisogno che la Politica assuma seriamente le sue responsabilità. Le visite e le parole di conforto sono gradite, ma in un territorio così ferito, com’è il nostro, non bastano. Abbiamo bisogno in tempi rapidi di progettualità e finanziamenti per procedere alla ricostruzione, senza ingarbugliarci come al solito nei mille lacci burocratici.

C’è un mondo economico in estrema sofferenza che incredulo si domanda quale potrà essere ora il suo futuro. Tanti i paesi delle nostre montagne che stanno da giorni spalando fango, Limone Piemonte, Garessio, Ormea, Pamparato, Nucetto, Bagnasco. Comunità di cittadini e di imprese che cercano con fatica di ritornare alla normalità. E che dire del valico del Tenda, un’arteria cronicamente problematica, ma fondamentale per i cuneesi e per i tanti imprenditori con interessi transfrontalieri.

In poche ore sono andati distrutti non soltanto 40 km di valle Roya, la carreggiata all’uscita del tunnel e alcuni ponti, ma le opportunità professionali di tante aziende che quotidianamente percorrevano questa arteria per andare a lavorare in Costa Azzurra o in Liguria. Un danno che ha proporzioni enormi dal punto di vista produttivo e che costringe ora i nostri imprenditori a percorrere strade alternative molto più lunghe e con costi aggiuntivi.

E che dire del turismo transfrontaliero? La Valle Vermenagna da sempre è meta di visitatori francesi e liguri con ottime ricadute economiche sul territorio. Ora tutto questo è stato irrimediabilmente azzerato. E per quanto tempo? Sul versante francese ieri si è recato addirittura il presidente Macron a testimonianza dell’attenzione governativa sulla vicenda. Non vorrei che tra un anno noi cuneesi ci ritrovassimo ad usare il calesse per raggiungere le nostre montagne, mentre dall’altra parte delle Alpi si utilizzasse una viabilità più moderna ed efficiente».




Usura: “Rafforzare l’Osservatorio e finanziare la legge”

Incrementare le funzioni dell’Osservatorio e finanziare la legge regionale contro l’usura. Queste, in sintesi, le proposte dei consiglieri delegati dall’Udp, Gianluca Gavazza e Giorgio Bertola, nel corso della riunione dell’Osservatorio regionale sui fenomeni di usura estorsione e sovraindebitamento, tenutasi questa mattina.

Del resto, anche in Piemonte, dopo il Covid aumentano le famiglie in difficoltà economica: a livello nazionale sono ormai quasi il 60 per cento quelle che faticano ad arrivare a fine mese, mentre prima del lockdown erano il 46%, come rivelato da un’indagine Doxa commissionata dall’Ania, citata durante i lavori.

Dalla ricerca emerge anche che le famiglie con migliore formazione finanziaria sono quelle che riescono ad affrontare meglio una spesa improvvisa.

Dati che sottolineano la crisi economica ed evidenziano l’urgenza di contrastare le situazioni che possono favorire la ricerca di risorse economiche – per pagare debiti e pendenze varie – nella direzione sbagliata, con il rischio di cadere nella trappola dell’usura. Senza dimenticare che le imprese e le aziende stanno vivendo momenti finanziariamente molto difficili.

Secondo Gavazza, “è il momento di ripartire con le attività dell’Osservatorio per accompagnare la ripresa dell’economia dopo la pandemia. Bisogna fare quadrato con le Forze dell’ordine affinché i cittadini percepiscano di non essere ‘soli’, siano essi già vittime o lo stiano per diventare.  Va intrapreso un percorso informativo capillare soprattutto verso i piccoli imprenditori che sono riusciti a resistere nonostante il lockdown e che oggi sono i soggetti più esposti. L’Osservatorio, oltre alla necessaria formazione, può indicare, attraverso le associazioni che lo costituiscono, la strada per un aiuto economico lecito. Le fondazioni antiusura e gli altri enti offrono un aiuto concreto avvalendosi del quadro normativo regionale e nazionale, rappresentando così un vero e proprio riferimento per gli imprenditori, oggi più che mai, in balìa di un mare in burrasca.”.

“Viviamo in tempi difficili – ha osservato Bertola -. Usando la metafora dell’esperto in materia di sovraindebitamento, Antonio Cajelli, in questo momento è come se stessimo passeggiando sulla spiaggia dopo che si è ritirato il mare: ancora non ci rendiamo conto dell’ondata che deve arrivare, ma è bene stare in allerta e muoversi per tempo per affrontare l’imminente tsunami economico. Per questo bisogna fare delle riflessioni importanti sulla legge regionale 8 del 2017 contro usura, estorsione e sovra indebitamento, non solo perché venga adeguatamente finanziata, come da me richiesto al presidente Cirio grazie al supporto di tutto l’Ufficio di presidenza, ma dobbiamo riflettere anche sui provvedimenti attuativi, affinché la legge abbia un impatto effettivo per la vita dei piemontesi. Sarà questo il mio spunto di lavoro per i prossimi mesi come delegato presidente dell’Osservatorio Usura”.




Embraco, Sicchiero: “Due incontri per ex lavoratori Embraco e imprenditori”

Quando a metà settembre è stato annunciato il progetto Italcomp, con l’obiettivo di dare vita nel sito ex Embraco/Ventures di un polo per la produzione di compressori per l’industria del freddo, ho ribadito che come amministrazione comunale siamo fiduciosi che questa prospettiva possa davvero concretizzarsi ma che, nel frattempo, avremmo continuato a lavorare per offrire alternative occupazionali alle lavoratrici e ai lavoratori che desiderino ricollocarsi.

Così è. Infatti, in collaborazione con la Regione Piemonte, abbiamo organizzato nel mese di ottobre due incontri, il primo rivolto ai lavoratori e relativo all’assegno di ricollocamento, il secondo agli imprenditori interessati ad approfondire il tema delle agevolazioni all’assunzione di lavoratori ex Embraco/Ventures»: lo annuncia il Sindaco di Chieri Alessandro SICCHIERO.

Il primo appuntamento, incentrato sull’operatività dell’assegno di ricollocazione, e quindi rivolto a lavoratrici e lavoratori dell’ex Embraco, si svolgerà lunedì 12 ottobre in Sala della Conceria, a Chieri (via della Conceria, 1), con due incontri, il primo alle 10 e il secondo alle 11,30. Altri due incontri sono previsti nel pomeriggio presso il Municipio di Riva di Chieri (piazza Parrocchia 4), alle 14,30 e alle 16. Saranno le rappresentanze sindacali ad organizzare i gruppi di lavoratori.

Un secondo appuntamento, rivolto agli imprenditori, verrà calendarizzato nelle prossime settimane.

Agli incontri interverrà il dottor Alberto Anselmo del Settore Politiche del Lavoro della Regione Piemonte.

 




Confindustria Piemonte: indagine congiunturale trimestrale

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a settembre da Confindustria Piemonte, la terza durante l’emergenza Covid-19, conferma le attese ed è in linea con i risultati di analoghi sondaggi condotti a livello nazionale ed europeo.

Il clima di fiducia delle imprese piemontesi rimane pessimistico, ma gli indicatori migliorano in modo talvolta sensibile rispetto a giugno (mese immediatamente successivo alle fine del lockdown).

Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono un miglioramento della situazione di mercato nei prossimi mesi. Gli indicatori registrano un marcato progresso rispetto allo scorso trimestre, pur restando al di sotto della soglia tra previsioni di aumento e diminuzione.

Nel comparto manifatturiero, il 17,1% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 28,6% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a -11,5 punti percentuali) migliora di oltre 20 punti rispetto a giugno. Sostanzialmente analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 19% si attende un aumento (contro il 32%).

Rallenta anche la velocità di caduta dell’export, ma le prospettive restano comunque molto incerte. Migliora il tasso di utilizzo degli impianti, che guadagna 4 punti rispetto a giugno, pur restando al di sotto della media storica.

Resta negativo l’andamento della redditività, ma si riduce la quota di aziende che si attendono un ulteriore peggioramento. Migliora la situazione dei pagamenti: la percentuale di imprese che segnalano ritardi diminuisce di quasi 20 punti, pur restando abbastanza elevata in prospettiva storica. Cala ma rimane elevato il ricorso alla CIG, esploso a livelli record nei mesi scorsi: a settembre il 39% delle aziende prevede di farvi ricorso (era il 55% a giugno).

Nella maggior parte dei settori le attese restano sfavorevoli, ma si osserva un’attenuazione del pessimismo. Fanno eccezione impiantisti, gomma-plastica e industria elettrica, che registrano saldi positivi dopo una fase decisamente cedente. Nel comparto metalmeccanico gli indicatori sono complessivamente un po’ più favorevoli della media, anche se la meccanica strumentale non dà segnali di assestamento.

Anche nel comparto dei servizi gli indicatori migliorano in misura apprezzabile rispetto a giugno ma la maggioranza delle imprese si attende, anche per gli ultimi mesi dell’anno, condizioni di mercato recessive. Aumenta il tasso di utilizzo delle risorse aziendali. Diminuisce di 10 punti il ricorso alla CIG, ancora elevato per gli standard del settore. In calo anche la quota di imprese che segnala ritardi nei pagamenti.

A livello territoriale gli indicatori migliorano in gran parte dei casi, ma le valutazioni delle imprese restano molto diverse. La situazione più difficile riguarda certamente il biellese, con attese fortemente negative, condizionate senza dubbio dall’andamento del settore tessile – uno dei più colpiti dalla recessione.

I miglioramenti più sensibili si registrano a Novara e soprattutto nel canavese. A Novara il saldo ottimisti-pessimisti ritorna sul livello di equilibrio dopo due trimestri fortemente negativi. Nel canavese il saldo torna addirittura in zona espansiva, tuttavia la sostenibilità di questa apparente svolta andrà verificata nei prossimi mesi.

Qualche miglioramento, in un quadro comunque ancora molto problematico, si osserva anche ad Alessandria, Cuneo, Verbania e Vercelli; il clima di fiducia rimane improntato al pessimismo, ma in attenuazione.

A Torino, non diversamente da quanto osservato a livello regionale, le attese delle imprese rimangono negative ma il miglioramento degli indicatori è significativo. Nell’industria, i saldi ottimisti-pessimisti riferiti a livelli produttivi e ordini totali migliorano di 25 punti rispetto a giugno; ancora in calo l’export, ma si riduce la percentuale di pessimisti e aumenta quella di ottimisti. Il ricorso alla CIG diminuisce di venti punti (da 59% a 39%), anche se resta molto elevato. Il tasso di utilizzo degli impianti si riporta al 70%.

L’indagine conteneva tre domande sintetiche sugli effetti del coronavirus, a due mesi dalla riapertura dopo il lungo lockdown. La maggioranza delle 1.200 aziende rispondenti (48,4%) giudica “significative ma recuperabili” le perdite complessive subite per effetto della crisi; un ulteriore 36,5% ritiene “limitato” l’impatto. Più pessimista il residuo 15,1% delle aziende, che ritiene “molto gravi” gli effetti economici del virus.

Restringendo la valutazione all’andamento del 2020, il 35,3% prevede una “contenuta” riduzione del fatturato; per il 32,7%, invece, la contrazione del fatturato sarà “forte” e per un più pessimista 4,8% sarà “molto forte”. All’estremo opposto si pone il 23,4% delle imprese che prevede di chiudere il 2020 con un fatturato “sostanzialmente stabile” rispetto allo scorso anno. Il 3,9% delle aziende rispondenti prevede addirittura un fatturato “in crescita”.

Quali tempi avrà la ripresa? La maggioranza delle imprese (37,5%) ritiene che il recupero dei livelli pre-crisi possa avvenire “entro il 2021. Secondo il 10,3% dei rispondenti i tempi saranno più brevi (“entro il 2020”) mentre per una percentuale di poco superiore (14,1%) saranno invece più lunghi (“entro il 2022 o oltre”). È elevata la quota di imprese (37,8%) che ritiene “non prevedibili” i tempi del pieno recupero. Irrilevante la percentuale di imprese che non vedono un futuro (0,3%).

«Il nostro sondaggio di settembre – commenta Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte – fa registrare alcuni segnali incoraggianti ma non deve alimentare un eccessivo ottimismo. Le imprese sono ripartite e la maggioranza dichiara di avere subito perdite anche ingenti ma recuperabili nei prossimi mesi. Tuttavia le condizioni di mercato restano incerte, soprattutto all’estero; non possiamo dare per scontato che la ripresa sia ormai decollata e possa prendere velocità in modo lineare e automatico. Al contrario, molti fattori possono bloccare o invertire il percorso della ripresa: a partire dal rischio ancora concreto di nuove ondate di contagi e di un secondo lockdown».

«L’emergenza non è finita – commenta il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, Giorgio Marsiaj. In questa delicata, complessa fase di riavvio dei meccanismi della crescita, è essenziale che al sistema produttivo vengano garantite le migliori condizioni per investire e produrre. Ci troviamo in un momento storico forse unico nel dopoguerra: avremo a disposizione risorse senza precedenti e potremo contare sul sostegno dell’Europa. È essenziale che gli sforzi vengano concentrati su poche, chiare priorità di lungo periodo, come hanno saputo fare i nostri partner europei, a partire da Francia e Germania. I programmi di investimento devono procedere in parallelo alle riforme strutturali».

Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero.
Per le oltre 900 aziende del campione, prosegue si attenua la negatività delle attese. Le previsioni per il quarto trimestre 2020 su produzione, ordini, export e occupazione sono ancora negative ma in recupero rispetto alla rilevazione di giugno. Rallenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa il 40% delle imprese.
In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -33,3% a -11,5% e quello sugli ordinativi totali da -35,5% a -13,3%. Le attese sull’export passano da -29,7% a -14,5%. In parziale recupero anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da -16,0% a -4,5%.
In questa situazione di incertezza, si accentua la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, subiscono una battuta di arresto. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti fortemente negativo (-17,5%), le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano -14,6%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è -8,7%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è -0,9%.
Cresce l’ampiezza del divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +6,7% (era -19,1% a giugno) e -20,2% (era -40,4%).
Si attenua il ricorso alla CIG, quasi il doppio rispetto a giugno; ne fa richiesta il 39,2% delle aziende (dal 55,1% della scorsa rilevazione, a fine lockdown).
Il 16,1% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 15,9% a giugno). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 65% al 69%.
Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (27,1%) e aumentano quelle con visibilità 1-3 mesi (48,8%). Restano più o meno stabili quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (14,6%) e oltre i 6 mesi (9,5%).
Si assestano i tempi di pagamento che, dopo un temporaneo aumento, tornano di 85 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 89 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala significativamente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (36,3%).

A livello settoriale la metalmeccanica registra un saldo ancora negativo tra ottimisti e pessimisti (-8,1%); soffrono in particolare metallurgia (-14,3%) e macchinari e apparecchi (-16,9%). Prosegue il momento positivo per l’industria elettrica (+6,5%); recupera l’automotive (+10,0%).

Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento ancora negativo di legno (-45,0%), cartario-grafico (-32,4%), tessile-abbigliamento (-26,1%), chimica (-13,0%), manifatture varie (-10,5%), alimentare (-5,7%), edilizia (-6,1%). Inversione di tendenza per la gomma-plastica (+7,4%) e per gli impiantisti (-16,7%).

A livello territoriale gli indicatori migliorano in gran parte dei casi, ma le valutazioni delle imprese restano molto diverse. A Novara il saldo ottimisti-pessimisti ritorna sul livello di equilibrio dopo due trimestri fortemente negativi. Nel canavese il saldo torna addirittura in zona espansiva, con un balzo di oltre 50 punti rispetto a giugno; tuttavia la sostenibilità di questa apparente svolta andrà verificata nei prossimi mesi.

Qualche miglioramento, in un quadro comunque ancora molto problematico, si osserva anche ad Alessandria, Cuneo, Verbania e Vercelli; il clima di fiducia rimane improntato al pessimismo, ma in attenuazione.

A Torino, non diversamente da quanto osservato a livello regionale, le attese delle imprese rimangono negative ma il miglioramento degli indicatori è significativo.
A livello territoriale, il clima di fiducia migliora in molte aree del Piemonte, ma le valutazioni sono molto eterogenee. Clima positivo nella zona di Ivrea e a Novara (con saldi rispettivamente +5,0% e 0,0%). Ancora negative ma in miglioramento le attese a Alessandria (-13,1%), Cuneo (-16,1%), Verbania (-11,5%) e Vercelli (-10,8%), Torino (-6,3%). Situazione ancora fortemente negativa a Biella (-28,2%), territorio profondamente colpito dalla crisi del tessile.

Comparto dei servizi
Per le quasi 350 aziende del campione si confermano indicatori negativi, come a marzo e giugno.

In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da -17,5% a -2,6%. Quello ordini totali passa da -18,1% a -5,2%. Il saldo sull’occupazione da -3,1% a -2,3%.
Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 14,5%, a 15,2%.
Recupera il tasso di utilizzo delle risorse (78%), mentre si assesta il ricorso alla CIG, che passa dal 36,7% al 26,3%.

Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 12,3% le aziende con ordini per meno di un mese, il 39,0% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 22,6% per 3-6 mesi, mentre scendono a 26,1% quelle con visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 70 giorni: il ritardo scende a 89 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In aumento le imprese che segnalano ritardi negli incassi (55%).

A livello settoriale, com’era prevedibile, recuperano i trasporti (5,6%), le utility (+25,0%) e gli altri servizi (+1,1%). Ancora leggermente negativi i servizi alle imprese (-1,4%) e l’ICT (-5,4%), mentre il comparto commercio e turismo continua a soffrire profondamente (-19,6%).




Le congratulazioni di Confagricoltura Asti a Gian Paolo Coscia

 è nata la nuova Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Alessandria e Asti. Presso la sede dell’Associazione Cultura e Sviluppo in Alessandria si è svolta la seduta di insediamento del nuovo Consiglio, composto da 33 membri in rappresentanza delle categorie economiche delle due province: si è così concluso l’iter previsto dalla legge di riforma delle Camere del 2016.

A guidare questo neonato ente sarà Gian Paolo Coscia, ex presidente di Confagricoltura Alessandria e Piemonte, attualmente alla guida di Unioncamere Piemonte, eletto ieri mattina per acclamazione. L’accorpamento è iniziato concretamente nel febbraio del 2018, pronto a concludersi a settembre dello stesso anno, poi ritardato da ricorsi e sentenze a livello nazionale e infine accelerato nella conclusione con il decreto legge della vigilia di Ferragosto.

Il nuovo ente avrà al centro l’area vasta del territorio geo-economico del Piemonte sud-orientale e fonde quindi insieme la Camera di Commercio di Alessandria, nata nel 1862, forte di una storia di oltre un secolo e mezzo, e la Camera di Commercio di Asti nata nel 1935, ottantacinque anni fa.

Esprimiamo le più vive congratulazioni a Gian Paolo Coscia per il meritato riconoscimento – affermano i vertici di Confagricoltura Asticon la convinzione che la sua dedizione ed esperienza contribuiranno allo sviluppo e al rilancio del tessuto economico astigiano, con particolare attenzione al settore agricolo da cui proviene“.




L’emergenza Covid è anche emergenza usura

L’emergenza Covid-19 è stata un volano per il racket dell’usura. Attività chiuse, incassi mancati, spese che continuano a correre.

In questa situazione gli strozzini hanno trovato terreno fertile: lo ha confermato la relazione del Commissario nazionale antiracket, Annapaola Porzio, così come l’Osservatorio piemontese sui fenomeni di usura estorsione e sovra indebitamento, aveva denunciato sin dall’inizio.

Ecco perché anche l’Osservatorio regionale si sta attrezzando per un’azione sempre più incisiva ed efficace per contrastare questi fenomeni.

Il consigliere delegato all’osservatorio della Lega dichiara che la scarsa liquidità ha determinato un’emersione di situazioni “opache” nella quotidianità e nel mondo delle imprese. Tutto questo porta in auge il fenomeno dell’usura, sia per le famiglie, sia per le attività commerciali, mai come oggi messe sotto pressione dall’incertezza del domani. Il crimine organizzato, disponendo di liquidità derivante dai circuiti illeciti è ancora più forte e potenzialmente in grado di venire incontro alle necessità economiche nell’immediato. Il rischio, oggi più che mai, di cadere in questa trappola è determinato dal fatto che un tempo c’era la soggezione, la paura. Oggi non più.

Secondo il consigliere delegato del M5s, poi, la relazione annuale della Commissaria antiracket mostra dati preoccupanti. Se da un lato sono aumentate le denunce del pizzo e delle intimidazioni legate anche all’usura, dall’altra ci sono zone del nostro Paese dove persistono ben radicati questi fenomeni, sebbene non vengano riconosciuti dalla popolazione. Le mafie, soprattutto in periodi come questo, si propongono come sostegno alle famiglie in crisi, laddove persistono degrado ed emarginazione, per trasformarsi presto in un laccio soffocante. Per questo sono importantissime azioni come quelle sostenute dal nostro Osservatorio sull’usura, come la formazione per gli operatori degli sportello d’ascolto o la prevista istituzione di un fondo per le vittime di usura, per riportare alla normalità e restituire speranza ad un territorio oppresso dalle mafie.

 

 




Lieve aumento delle imprese delle autoriparazioni del Piemonte (+0,9%): 7.792 attività (79,5% sono realtà artigiane).  

Si registra un leggero miglioramento per il mondo delle autoriparazioni del Piemonte. Nonostante il calo di vendite delle auto e la propensione a spostarsi con mezzi propri per timore dei contagi da Coronavirus, il settore del Piemonte della manutenzione e riparazione delle auto registra un leggero miglioramento rispetto all’anno precedente facendo registrare +0,9% sul 2019 e con un saldo di 67 imprese.

E’ questa la fotografia del comparto che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte, che ha esaminato i dati 2019-2020 di UnionCamere sulla “Dinamica delle imprese della Manutenzione e Riparazione di autoveicoli” in Piemonte

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Il settore che offre lavoro a circa 36mila addetti in micro e piccole imprese, nel terzo trimestre di quest’anno ha chiuso con 7.792 attività contro le 7.725 dello stesso periodo dell’anno passato (+67 unità).

Di queste ben il 79,5% sono realtà artigiane che hanno fatto registrare, invece, una contrazione dello 0,2% (6.191 nel 2020 contro 6.203 nel 2029, con un calo di 12 attività).

 

A livello territoriale il bilancio aperture/chiusure delle imprese dell’autoriparazione registra un miglioramento a Torino con 4.195 imprese nel 2019, mentre nel 2020 erano 4.289 (+2,2%); Vercelli conta 268 imprese nel 2020 contro le 264 nel 2019 (+1,5%); Biella conta 348 imprese nel 2020 contro le 344 del 2019 (+1,2%); Asti conta 388 imprese nel 2020 contro le 385 del 2019  (+0,8%). Tutte le altre province sono in calo: Novara (-0,2%) conta 477 imprese nel 2020 contro le 478 del 2019; Verbania registra un calo di -1,7% (237 imprese nel 2020 contro le 241 del 2019); Cuneo registra una flessione di -0,7% (1.096 imprese nel 2020 contro le 1.104 del 2019); Alessandria registra un calo di -3,5% (689 le imprese nel 2020 contro le 714 del 2019).

 

Per la sola “riparazione di carrozzerie”, i dati parlano di una crescita del 3,3%, per 2.461 unità nel 2019 e 2.543 in questo anno. Tra le aziende artigiane, la crescita è del 1,6%, con 1.887 nel 2019 e 1.918 nel 2020.

 

Alle prese con mali cronici come abusivismo e concorrenza sleale, sul settore incide la situazione economica aggravata dal Covid, e la mancanza di liquidità.

 

A tutto questo si aggiunge l’ulteriore proroga della scadenza delle revisioni approvata nel DL Semplificazioni in sede di conversione parlamentare che mette a rischio migliaia di centri di controllo e la continuità di un servizio essenziale per la sicurezza degli automobilisti e delle strade. I revisori auto di Confartigianato esprimono forte preoccupazione per il provvedimento che va in direzione opposta a quella sollecitata da tempo dalle imprese per accelerare il graduale ripristino del servizio revisioni e rimettere al più presto le imprese del settore in condizioni di piena operatività e sostenibilità economica.
Il periodo aggiuntivo di proroga compromette ulteriormente le prospettive di attività che, sebbene consentite dalla normativa di emergenza in quanto indispensabile alla collettività, hanno subito una consistente contrazione nel periodo del lockdown ed è stata ostacolata, di fatto, dal rinvio della scadenza delle revisioni previsto dal DL “Cura Italia”, con pesanti ricadute sulle imprese del settore.

 

“Anche se imprese delle autoriparazioni  del Piemonte registrano un leggero aumento rispetto all’anno precedente (+0,9%), (un aumento che, però, non viene confermato dalle attività artigiane che registrano, invece, una contrazione dello 0,2%,) la categoria deve fare i conti con una crisi economica senza precedenti, con il crescente abusivismo e con una redditività aziendale non allineata ai costi che quotidianamenteafferma Michele Quaglia, Presidente regionale gruppo Meccatronici – soprattutto le spese per il continuo aggiornamento delle attrezzature e del personale, necessarie per garantire sia standard qualitativi adeguati alle richieste dei clienti, sia per far fronte agli adempimenti burocratici sempre più complessi e onerosi, erodono sempre più il margine di guadagno delle attività”.

 

Analisi sul comparto.

Autoriparazione, più lavoro giovane – Una caratterizzazione del settore esaminata del report è quella della quota di giovani lavoratori, che è più elevata rispetto agli altri segmenti della filiera e, più in generale, superiore alla quota di under 30 presenti nei macrosettori dell’economia italiana. Nelle imprese della manutenzione e riparazione autoveicoli il 22,5% dei dipendenti ha meno di 30 anni, quota di oltre otto punti più alta rilevata nella filiera auto (14,3%) e ampiamente superiore al 18,4% della media dei servizi, al 14,9% delle costruzioni e all’11,9% delle attività manifatturiere.

Il crescente utilizzo delle tecnologie digitali profila una domanda di lavoro sempre più caratterizzata da una maggiore diffusione di e-skills.

Nel 2019 al 60% delle assunzioni di meccanici artigianali, riparatori di automobili sono richieste competenze digitali, come l’uso di tecnologie internet, e la capacità di gestire e produrre strumenti di comunicazione visiva e multimediale; al 46,3% sono richieste capacità di utilizzare linguaggi matematici e informatici per organizzare e valutare informazioni qualitative e quantitative; e al 39,6% è richiesta la capacità di gestire soluzioni innovative nell’ambito di “impresa 4.0”, applicando tecnologie robotiche, big data analytics e internet delle cose ai processi aziendali.

Nel tempo si osserva un incremento della quota di imprese alla ricerca di meccanici e riparatori di automobili dotati di competenze di alto livello per l’utilizzo di tecnologie 4.0 e di linguaggi matematici ed informatici.

 

Gli autoriparatori del Piemonte, in ogni caso, hanno lavorato per superare la crisi nonostante un tortuoso percorso ad ostacoli. In particolare, hanno dovuto fronteggiare la questione legata alle regole della meccatronica, che hanno imposto ai meccanici, motoristi ed elettrauti di intraprendere un percorso formativo specifico, a spese proprie, per poter continuare l’attività.

 

Il comparto, inoltre, registra poi gravi difficoltà nel reperimento delle risorse umane: “La carenza di personale qualificato – spiega Quaglia – è anche legata al gap che c’è tra mondo della scuola e mondo del lavoro. Un gap che la nostra Associazione sta cercando di colmare con la continua formazione”.

Un annoso problema, denunciato più volte da Confartigianato, è soprattutto quello dell’abusivismo.

 

Sono in aumento le attività illecite di autoriparazione – continua Quaglia – molti chiudono la propria impresa per operare in nero, facendo concorrenza sleale a tutti gli imprenditori che, pur di non chiudere e di non mandare a casa il personale, limano all’osso i listini, erodendo anche la parte di guadagno. I danni che questa piaga provoca non sono solo economici ma anche sociali e alimentano un mercato fuori dalle regole e assolutamente fuori controllo”.

 

Inoltre, c’è la complicata fase legata al Covid e alle misure di sicurezza.

“C’è il massimo impegno della nostra categoria a lavorare in sicurezza, rispettando tutti i presidi e i protocolli sanitari, per trasferire a dipendenti e clienti un messaggio di garanzia e professionalità – conclude Quaglia – siamo certi che nell’interesse di tutti, a cominciare dalle nostre aziende, sapremo dare il giusto contributo e interpretare in modo responsabile questo delicatissimo momento”.

 

 




Posta elettronica certificata: obbligo di comunicazione al registro delle imprese entro il 1° ottobre

Nessuna comunicazione è dovuta se l’impresa ha già iscritto un indirizzo PEC valido, attivo e nella sua disponibilità esclusiva

Conto alla rovescia per la regolarizzazione della Posta elettronica certificata delle imprese. Entro il 1° ottobre tutte le aziende devono comunicare telematicamente al Registro delle imprese il proprio domicilio digitale (PEC) attivo e univocamente riconducibile all’impresa.

A stabilirlo è il Decreto Semplificazioni convertito nella Legge n. 120 dell’11 settembre 2020. Possedere un indirizzo di posta elettronica certificata, che facilita i rapporti con la Pubblica amministrazione, era già un obbligo dal 2008 per le società e dal 2012 per le imprese individuali. Ma se la mancata comunicazione prevedeva finora solo una sospensione temporanea per l’invio di pratiche telematiche al Registro imprese, ora invece può comportare una multa compresa tra i 206 e i 2.064 euro per le società, tra i 30 e i 1.548 euro per le imprese individuali.

Per le imprese che dopo la scadenza del termine risulteranno prive di Pec, oltre al pagamento della sanzione amministrativa, è prevista l’assegnazione d’ufficio di un domicilio digitale da parte della Camera di commercio.

La comunicazione del domicilio digitale è esente da imposta di bollo e diritti di segreteria. Può essere effettuata dal titolare o legale rappresentante dell’impresa direttamente dal sito ipec-registroimprese.infocamere.it oppure nelle altre modalità indicate sul sito della Camera di commercio, all’indirizzo www.cn.camcom.it/domiciliodigitale

Ricordiamo che se l’impresa ha già iscritto al Registro imprese un indirizzo PEC valido, attivo e nella sua disponibilità esclusiva non deve presentare nessuna ulteriore comunicazione.




Sondaggio sul Passaggio generazionale: 44,5% degli artigiani ha oltre i 60 anni

La crisi causata dal Covid -19 ha colpito tutti i comparti dell’artigianato in maniera indistinta ma molte imprese si trovano in una situazione “anagrafica” più difficile, considerato che la maggioranza degli artigiani del nostro campione ha oltre i 60 anni e che presenta difficoltà ad effettuare un passaggio generazionale di competenze e saperi.

E proprio per misurare lo “stato di salute” delle imprese artigiane nella fase della ripresa, Confartigianato Torino ha predisposto un’indagine interna sul tema relativo al “passaggio generazionale” eseguita su un campione di associati, caratterizzato prevalentemente da ditte individuali (44,4%) e da società di persone (38,9%), mentre il 16,7% ha una società di capitali.

Il tessuto delle imprese artigiane è costituito da micro e piccole imprese: la maggioranza del campione (58,3%) ha tra i 2 e i 5 addetti, il 19,4% ha un solo addetto, il 13,9% ha tra i 10 e i 15 addetti e il restante campione tra 6 e 9 addetti.

Per quanto riguarda l’età anagrafica degli imprenditori, emerge che la maggior parte del campione (44,5%) ha oltre i 60 anni; il 36,1% ha tra i 50 e i 60 anni, mentre il 19,4% ha tra i 40 e i 50 anni.

“Una fetta rilevante delle imprese è guidata da imprenditori che hanno superato i 60 anni – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – Un problema che caratterizza tutte le pmi italiane in cui solo il 30% dei business sopravvive nel passaggio dalla prima alla seconda generazione, il 12% dalla seconda alla terza e appena il 4% dalla terza alla quarta generazione.”

“In Piemonte dal 2007 al 2019 abbiamo perso circa 18.148 imprese artigiane, con una perdita globale di 72.547 posti di lavoro, questo default delle pmi, aggravato dal recente lockdown, ha sortito un decisivo slittamento anagrafico verso l’alto con uno scarso ricambio generazionale – prosegue De Santis – La trasmissione familiare dei saperi molto spesso si interrompe, i figli si sono disinnamorati dei mestieri artigiani dei padri.

Il problema sta diventando ancora più critico perché nei prossimi mesi ci aspettiamo un bilancio ancora più negativo: il tasso di mortalità aziendale potrà essere più elevato per una maggior propensione degli imprenditori invecchiati a chiudere i battenti.”

La maggioranza del campione (54,3%) ha dichiarato di non effettuare un passaggio generazionale.
Le motivazioni rilevate sono: per mancanza di un successore (42,9%), perché tasse, fisco e burocrazia limitano la voglia di fare impresa (38,1%) e per mancanza di redditività (19%).
Mentre il 45,7% del campione ha dichiarato di effettuare un passaggio generazionale: il 28,5% lascia l’impresa ai figli; l’8,6% lascia ai dipendenti/collaboratori e la stessa percentuale (8,6%) dichiara di lasciare a soggetti esterni.

La decisione di procedere con il ricambio generazionale (45,7%) viene così motivata: 37,5% per garantire la continuità del servizio, la stessa percentuale (37,5%) per garantire una sicurezza professionale ai figli e il 25% per tramandare sapere, esperienza e conoscenza.

“La tendenza rilevata dall’indagine è quella di non effettuare un ricambio generazionale-prosegue De Santis-Una tendenza che andrebbe contrastata da politiche che promuovano l’imprenditorialità giovanile. Prima di chiudere un’azienda guidata da un over 60 si dovrebbero incentivare i giovani a subentrare rilevandone l’attività. Insomma, abbiamo bisogno di una sensibilità politica pro impresa e di una visione lungimirante del mondo del lavoro”.

La maggioranza del campione non ha ancora pianificato il passaggio generazionale nella sua azienda, mentre il 42,4% non prevede di predisporre un piano specifico.
Il 60% ritiene che il passaggio generazionale sia difficile ma affrontabile, mentre il 40% lo ritiene complesso e problematico.

“Come Confartigianato-conclude De Santis-sollecitiamo l’introduzione della neutralità fiscale per le cessioni d’azienda a titolo oneroso; per favorire la trasmissione d’impresa occorrono incentivi simili a quelli previsti per le start up. Serve un approccio nuovo. L’alternanza scuola-lavoro potrebbe essere un primo passo per ridurre il divario tra azienda e nuove generazioni, far incontrare il sapere e il saper fare può rendere noto l’enorme valore potenziale che può offrire uno sbocco professionale nell’artigianato per costruire il proprio avvenire sulle proprie abilità e competenze, sulle proprie passioni.

Bisogna comprendere che l’opportunità che l’impresa offre ai giovani tirocinanti incarna quella valenza sociale propria del fare impresa, come ad esempio il presidio del territorio: non è dunque concepibile che ciò comporti ulteriori oneri a carico dall’azienda, come l’iscrizione a un Albo, l’ennesimo, una tassa d’iscrizione camerale e una serie di adempimenti in materia di sicurezza, fermo restando il rispetto di quelli già in essere”.




Expocasa, Città di Torino e CCIAA : ecco il calendario appuntamenti

Le istituzioni del territorio a sostegno della ripartenza del sistema fieristico torinese: con questo spirito la Camera di commercio e il Comune di Torino partecipano direttamente all’edizione 2020 di Expocasa, che si apre domani all’Oval, inaugurando uno spazio istituzionale comune, dove si alterneranno talk, seminari e momenti di incontro tra pubblico ed esperti del settore.

 

Questa edizione di Expocasa è particolarmente significativa – commenta Alberto Sacco, Assessore al Commercio della Città – perché rappresenta un momento di ripresa sia per l’attività fieristica, sia per le imprese che operano nell’ambito delle soluzioni abitative, della domotica, dei complementi di arredo e di tutto quanto sia riconducibile al tema casa. Quest’anno sono una novantina gli espositori di Torino e dell’area metropolitana presenti. Interessante sarà anche seguire gli appuntamenti nell’area istituzionale, organizzati in collaborazione con la Camera di commercio di Torino, che rappresentano un modo per aggiornarsi sul settore Furniture del dopo Covid e sulle nuove tendenze di questo comparto così importante per il nostro Made in Italy”.

Il ritorno ad eventi fieristici indoor è un segnale di ripartenza ed è una buona notizia per tutto il territorio – dichiara Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Per questo l’ente camerale ha voluto assicurare il proprio supporto a questa edizione di Expocasa, anche attraverso l’organizzazione di un ricco programma di seminari e talk all’interno di uno stand istituzionale, perché i temi dell’abitare, del design e del fare impresa tornino ad essere oggetto di dibattito e di confronto anche in presenza tra tutti gli operatori”.

 

 

Si parlerà ad esempio del progetto della Camera di commercio Abitare sostenibile, un tema di grande attualità nel dialogo costante tra studenti, professori e professionisti, per promuovere fin dai banchi di scuola la conoscenza e l’utilizzo delle soluzioni più innovative e attente all’ambiente. E sempre l’innovazione sarà al centro della presentazione a cura del Politecnico di Torino della materioteca MATto, il luogo dove si offre consulenza personalizzata nella ricerca di materiali inediti e soluzioni per nuovi prodotti.

 

 

Infine gli incontri allo stand saranno anche l’occasione per presentare al pubblico di professionisti e imprenditori i servizi della Camera di commercio, dalla consulenza per l’avvio di impresa alla digitalizzazione in ambito Internet of Things, dal crowfunding agli strumenti concreti di lavoro come il Prezzario Opere Edili, senza dimenticare i servizi di informazione gratuita, come lo Sportello del consumatore.

 

Tutte le info e il calendario sempre aggiornato sugli incontri allo stand su www.to.camcom.it/expocasa2020

 

 

Programma incontri

Area incontri stand Camera di commercio di Torino – Città di Torino

Lunedì 28 settembre

I servizi e gli strumenti di lavoro per il settore casa e ambiente della Camera di commercio di Torino

Oltre ai compiti istituzionali attribuiti dalla legge, quali la tenuta del Registro FGAS e la pubblicazione del Prezzario delle Opere edili ed impiantistiche, strumento di lavoro fondamentale per il settore edile, la Camera di commercio di Torino ha creato specifici servizi di prima informazione online: uno dedicato ai consumatori ed uno rivolto alle imprese soggette agli adempimenti previsti in materia ambientale. Vengono inoltre organizzate, anche in collaborazione con altri Enti ed istituzioni, locali e nazionali, specifiche iniziative divulgative e formative al fine di incentivare lo sviluppo di buone pratiche commerciali ed informare gli operatori sulle più recenti novità normative.

Prenotazione obbligatoria

Martedì 29 settembre

Ore 17 – 18

Laboratorio “Abitare Sostenibile Sicuro Smart e con attenzione agli aspetti Sanitari (LAS4)”

Un tema di grande attualità nel dialogo costante tra studenti, professori e professionisti, per promuovere fin dai banchi di scuola la conoscenza e l’utilizzo delle soluzioni più innovative e attente all’ambiente.

Prenotazione obbligatoria

 

Mercoledì 30 settembre

La materioteca MATto del Politecnico di Torino

MATto è la materioteca del Politecnico di Torino che, insieme a Camera di commercio di Torino, mette a disposizione delle aziende manifatturiere alcuni servizi di consulenza personalizzati dedicati alla ricerca di materiali e processi produttivi per dare impulso e sostegno all’innovazione delle imprese industriali e artigianali.