Costo carburanti: benzina a 1,95, gas oltre i 2 euro escalation senza precedenti

La scure degli aumenti energetici colpisce duro, specialmente per quanto riguarda il gas (considerato il più green), che raddoppia, rispetto a gasolio e benzina che sono comunque in costante aumento.

Per ritrovare prezzi dei carburanti così alti, bisogna tornare indietro al 2014. Negli ultimi giorni si sono registrati ancora dei rialzi dei prezzi, con la benzina che è arrivata a costare anche 1,95 euro al litro (per il “servito”, fino a 1,74 al self service), mentre il gasolio costa anche 1,84 euro al litro (sempre in modalità “servito”, mentre al fai-da-te costa in media 1,70 euro al litro). Per il metano secondo uno studio del Mise, condotto assieme alla rivista ‘Altro Consumo’, il rincaro negli ultimi tre mesi si attesta sopra il 25%. Oggi il prezzo del metano supera i 2 euro al chilo.

 

L’impennata sarebbe dovuta soprattutto all’aumento dei prezzi di contratto per il mese di ottobre. Tra le altre motivazioni ci sarebbero la scarsa programmazione nell’approvvigionamento dei carburanti con un basso livello di stoccaggio dei siti, l’aumentata richiesta di energia a seguito della ripresa economica asiatica, i tagli consistenti di fornitura all’Europa da parte della Russia causati da lavori di manutenzione e l’escalation inarrestabile dei prezzi delle materie prime.

 

“La situazione è molto critica – sottolinea Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – e sta rischiando di mettere in ginocchio il comparto dei trasporti e il suo indotto. Le imprese più penalizzate sono quelle che hanno sostituito i propri mezzi con gli Euro 6, che vanno tutti ad Adblue, l’additivo che taglia le emissioni di azoto dei motori diesel euro 5 e 6. A rimetterci sono quindi i camion di ultima generazione, pensati per abbattere l’ossido di azoto. Peccato, però, che uno dei più grandi produttori di Adblue abbia fermato la produzione e le imprese che hanno cambiato i propri mezzi per tutelare l’ambiente si ritrovino oggi a non poter nemmeno accendere il proprio mezzo. Prima ci invitano a sostenere i combustibili alternativi con il blocco auto a singhiozzo e poi ci impongono costi insostenibili, con il paradosso che tutte le imprese che non hanno investito nel cambio mezzi e non hanno fatto la riconversione sono libere di circolare”.

 

Confartigianato Imprese si è attivato con i ministeri competenti chiedendo interventi immediati per sollecitare la calmierazione dei prezzi. Inoltre, si sta correndo il rischio di vanificare gli ingenti sforzi fatti dal Governo nel sostenere lo sviluppo del biometano per autotrazione attraverso i fondi del PNRR.

 

“Siamo davanti ad una escalation di prezzi senza precedenti -conclude Giovanni Rosso, Presidente autotrasportatori di Confartigianato Imprese Piemonte – che porta giorno dopo giorno ad aumentare il conto pagato dai trasportatori e automobilisti per il pieno di carburante. Su base annua solo per i rifornimenti alla pompa gli aumenti sono di 413 euro in più a famiglia, nel caso di auto a benzina, e di 399 euro in più per un diesel. Di questo passo l’intero comparto trasporti su strada sarà travolto da una crisi senza precedenti, vanificando i timidi segnali di ripresa”.

 

 

 

 

 

 




FITA-CNA Piemonte: Il Governo aiuti l’autotrasporto o saremo costretti a fermarci 

Il Governo è lento e noi rischiamo seriamente di fermarci. Il mondo dell’autotrasporto piemontese è sull’orlo della chiusura. I carburanti hanno raggiunto cifre record da non consentire alle imprese di muovere i mezzi senza andare in perdita.

Una situazione che deriva dalla crisi internazionale ma, probabilmente, anche da sacche di speculazione senza scrupoli.

Le compagnie petrolifere tagliano le forniture di oltre il 50% e, a catena, tutti gli utenti finali stanno subendo conseguenti e allarmanti ripercussioni.

“L’aumento dei costi colpisce non soltanto gli autotrasportatori che stanno iniziando ad avere difficoltà nella programmazione dei loro servizi, ma anche interi settori dell’economia che rischiano così di spegnersi ulteriormente. Le imprese di autotrasporto chiedono al Governo un maggiore, immediato ed incisivo sforzo per contenere le difficoltà e contribuire a rassicurare gli operatori del settore.

Il Governo deve attuare immediatamente misure emergenziali e straordinarie anche per evitare che iniziative spontanee si attuino in autonomia in alcune zone del Paese. Ma per scongiurare tutto ciò abbiamo bisogno di risposte immediate, concrete e precise. La FITA-CNA propone, oltre all’introduzione di un credito di imposta che compensi l’incremento del costo del carburante, di rendere effettivamente obbligatoria la norma sui costi minimi di sicurezza unitamente all’introduzione di importanti risorse che permettano alle imprese di non continuare a lavorare in perdita anche attuando deroghe a norme europee” spiega il responsabile regionale di FITA-CNA Piemonte Costantino Spataro.




Rinnovo accordo quadro tra Agcom e Regioni

La soddisfazione del presidente del Co.re.com Piemonte Vincenzo Lilli per il conferimento delle deleghe

Esprimo soddisfazione per il recente rinnovo dell’accordo quadro tra Agcom e le Regioni per il conferimento delle deleghe ai Co.re.com” dichiara il presidente del Co.re.com Piemonte Vincenzo Lilli in occasione dell’incontro- dibattito che si è tenuto lunedì 16 gennaio a Roma, presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. “I Comitati regionali confermano la propria vocazione di Organismi al servizio dei cittadini e del territorio, – aggiunge il presidente– da oltre vent’anni sono un esempio virtuoso di controllo e vigilanza, un luogo di prossimità dove far valere i propri diritti”.

Nel dettaglio il nuovo Accordo, al quale ha lavorato un Tavolo tecnico composto da rappresentanti dell ́Autorità e delle due Conferenze firmatarie, è stato formalizzato con l ́adozione della delibera n. 427/22/CONS; sugella un rinnovato patto di fiducia tra Agcom e Co.re.com e avrà una durata quinquennale, a partire dal 1° gennaio 2023.

L ́accordo definisce ed aggiorna la cornice giuridica entro la quale saranno svolte a livello locale le funzioni delegate, anche in considerazione delle modifiche normative intervenute negli anni. In particolare, ai Comitati regionali continueranno ad essere affidate la vigilanza sull ́esercizio dell ́attività radiotelevisiva locale, mediante il monitoraggio delle trasmissioni dell ́emittenza locale, la tenuta del Registro degli operatori di comunicazione (ROC) e la conciliazione e definizione sulle controversie tra operatori ed utenti.

Una funzione, quest ́ultima, che, anche grazie all ́introduzione del sistema telematico Conciliaweb, ha consentito di tutelare al meglio i diritti dei cittadini. Tra le altre novità, va segnalato un rafforzamento delle azioni educative all ́utilizzo dei media da parte dei giovani che saranno attuate dai Co.re.com. nell ́ambito delle attività di alfabetizzazione mediatica e digitale promosse dall ́Autorità.

L ́Accordo quadro contempla infine un incremento del contributo annuale riconosciuto ai Co.re.com., introducendo, al contempo, il principio di premialità nella ripartizione delle risorse finanziarie.




Mobilitazione Cgil e Uil per cambiare la legge di bilancio

Per cambiare la proposta di Legge di Bilancio e le politiche economiche e sociali messe in campo dal Governo, a sostegno delle piattaforme sindacali unitarie presentate, CGIL e UIL hanno deciso di dare vita a un percorso comune di mobilitazione con scioperi di 8 ore o per l’intero turno.

CGIL e UIL chiedono che il Governo e le Istituzioni territoriali assumano provvedimenti, a partire da quelli in materia di lavoro (salari, contratti, precarietà) e di politiche industriali, sicurezza sul lavoro, fisco, previdenza e rivalutazione delle pensioni, istruzione e sanità, necessari a ridurre le diseguaglianze e a rilanciare la crescita.

In Piemonte lo sciopero si svolgerà nella giornata del 24 novembre e sarà accompagnato da cinque manifestazioni a Torino, Alessandria, Asti, Cuneo e Novara. I territori di Verbania, Biella e Vercelli parteciperanno a Novara.

 

Venerdì 17 novembre sciopereranno, su tutto il territorio nazionale, le lavoratrici e i lavoratori del comparto pubblico, di istruzione e ricerca, del settore del trasporto, dell’igiene ambientale, delle poste e dei consorzi di bonifica, con manifestazioni territoriali a Torino, Alessandria, Cuneo e Novara.

 

Ragioni, obiettivi e modalità della mobilitazione saranno illustrati dai Segretari Generali di CGIL e UIL Piemonte, Giorgio Airaudo e Gianni Cortese, durante una conferenza stampa che si svolgerà mercoledì 22 novembre alle ore 11.00, presso il salone “Pia Lai” Cgil, via Pedrotti 5 a Torino.




Allasia e Piastra presidente e vicepresidente dell’Aiccre

Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale, è stato eletto presidente della Federazione piemontese dell’Aiccre ed Elena Piastra sindaco di Settimo Torinese vicepresidente, per l’appunto dell’Associazione italiana per il Consiglio dei comuni e delle regioni d’Europa.

“Sono contento per questo nuovo incarico, ritengo sia prioritario che un maggior numero di amministrazioni faccia parte dell’Aicree. Per un’azione più incisiva ed efficace, è anche sicuramente necessario un  più attivo coinvolgimento degli organismi europei a cominciare dai nostri europarlamentari eletti.

È nostro compito dialogare con l’Unione europea, saperne cogliere tutte le opportunità che offre a favore dei nostri territori e farla percepire alle comunità locali quale realtà utile”: queste le parole del presidente dell’Assemblea legislativa subalpina, Stefano Allasia, al termine della seduta odierna del direttivo regionale, tenutasi a Palazzo Lascaris.

Nel corso della riunione si è parlato delle attività del programma 2020 e, in particolare, del ciclo di cinque incontri organizzato dall’Aiccre con l’Ires Piemonte “Europa presente. Vent’anni dopo la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”. Lo scopo dell’iniziativa, che partirà con l’incontro su “Protezione della salute”, martedì 18 febbraio alla Sala conferenze di Ires a Torino, è quello di una lettura pragmatica e attuale dei diritti sanciti dalla Carta.




Unioncamere Piemonte: ancora in calo la produzione industriale

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 193ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

La rilevazione è stata condotta nei mesi di gennaio e febbraio con riferimento ai dati del periodo ottobre-dicembre 2019 e ha coinvolto 1.816 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 99.637 addetti e un valore pari a circa 59,4 miliardi di euro di fatturato.

 

Il 2019 non è indubbiamente stato un anno positivo per l’industria manifatturiera piemontese. Già il 2018 aveva visto, nella seconda parte dell’anno, un rallentamento dei ritmi produttivi. Il 2019 ha confermato la tendenza al ribasso del sistema industriale regionale.

Tutti e quattro i trimestri hanno registrato, infatti, variazioni tendenziali al di sotto dello zero, seppur d’intensità non elevate. Al -0,4% del I trimestre dell’anno hanno fatto seguito le flessioni del -0,8% e -0,2% del II e del III trimestre. Il IV trimestre 2019 si è chiuso, infine, con una contrazione dello 0,4% della produzione industriale regionale.

 

Il calo produttivo medio per l’intero 2019 è stato pari a mezzo punto percentuale. Si tratta di una flessione non pesante, ma che appare particolarmente significativa se si considera che si tratta del primo dato annuo negativo dal 2013.

 

Il Vice Presidente vicario di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello commenta: “I risultati dell’ultimo trimestre 2019, e dell’anno nel suo complesso, non sono entusiasmanti. Le imprese piemontesi soffrono da tempo e purtroppo, anche a causa del Covid-19, gli effetti negativi sull’economia e sullo sviluppo dei nostri territori non potranno migliorare nel breve periodo. Dobbiamo, quindi, lavorare con maggior impegno per sostenere il nostro sistema imprenditoriale, individuando misure straordinarie di affiancamento e supporto. Saranno necessari anche interventi di sostegno al credito”.

 

Concentrando l’attenzione sugli ultimi tre mesi del 2019 emerge come quello del IV trimestre sia stato il sesto risultato trimestrale negativo consecutivo,frutto del preoccupante trend esibito a livello settoriale dai mezzi di trasporto, dal comparto dei metalli e dal tessile e abbigliamento, a livello dimensionale dalle imprese di grandi dimensioni e in termini territoriali dal Piemonte settentrionale.

Il calo della produzione industriale si associa a un andamento opposto evidenziato dal mercato interno e da quello estero. Se infatti gli ordinati interni registrano una crescita (+1,3%), quelli esteri subiscono una flessione dello 0,6%. Il fatturato totale risulta stabile (+0,2%), la componente estera evidenzia un calo pesante (-1,8%).

 

A livello settoriale si riscontra un andamento eterogeneo in termini di produzione industriale.

Il comparto alimentare, che mostrava un trend incoraggiante anche nei trimestri precedenti, prosegue nella sua fase di crescita (+3,1%). Positivi anche i dati del comparto meccanico (+4,1%) e delle industrie elettriche e elettroniche (+0,6%). Stazionaria la produzione della chimica/plastica (+0,1%) e delle industrie del legno e del mobile (-0,2%). Subiscono, invece, una flessione della produzione le industrie tessili e dell’abbigliamento (-2,5%) e le industrie dei metalli (-2,6%). Il calo più importante appartiene ancora una volta al settore dei mezzi di trasporto (-7,0 %).

 

Focalizzando l’attenzione su questo settore, attore principali della contrazione produttiva manifatturiera regionale, si rileva come la performance negativa del IV trimestre 2019 risulti il frutto di una contrazione sostenuta della produzione di autoveicoli (-9,8%) e di componentistica autoveicolare (-8,7%), mentre appare stabile il comparto dell’aerospazio (+0,1%).

L’analisi della dinamica della produzione industriale per classe di addetti evidenzia come, nel IV trimestre 2019, a fronte di una sostanziale stazionarietà produttiva evidenziata dalle micro (-0,1%) e dalle piccole imprese (-0,3%), mostrino un dato meno incoraggiante le imprese di medie (50-249 addetti) e grandi dimensioni (oltre 250 addetti) che registrano rispettivamente un calo dello 0,9% e 2,0%.

La flessione tendenziale dello 0,4% registrata mediamente a livello regionale nel corso del IV trimestre 2019 deriva da andamenti differenziati mostrati a livello territoriale.

Il Piemonte del nord ha segnato dinamiche meno incoraggianti. Biella ha subito una flessione produttiva del 4,0%, Novara dello 0,2%, Vercelli e Verbania rispettivamente dello 0,9% e 0,5%.

Il capoluogo regionale si è assestato su una variazione della produzione del -0,7% rispetto all’analogo periodo del 2018.

Il Piemonte del sud ha segnato risultati migliori. A fronte di una stabilità produttiva dell’astigiano (-0,1%), si sono registrate crescite sia ad Alessandria (+0,8%) che a Cuneo (+1,7%).




Imprese aperte, lavoratori protetti: un progetto per avviare la fase 2

Pubblicato il Rapporto dello studio della task force coordinata dal Politecnico e dagli altri Atenei Piemontesi, con proposte e procedure per una ripresa in sicurezza delle attività lavorative; già più di 40 aziende candidate a sperimentarle nella propria realtà produttiva

Misurazione della temperatura all’ingresso in azienda, compilazione di un diario dei sintomi e dei contatti, barriere di plexiglas tra le scrivanie, lunchbox da consumare in ufficio o all’aperto e, sicuramente, uso di mascherine della tipologia più adeguata a tutelare sé stessi e gli altri. Sono solo alcune delle situazioni alle quali ci dovremo abituare nella cosiddetta Fase 2, quella della riapertura delle attività produttive.

Per prepararla, una task force di esperti tecnico-scientifici delle università piemontesi e di altre università e centri di ricerca coordinati dal Politecnico di Torino ha elaborato un Rapporto, pubblicato oggi online, con le linee guida indicazioni precise su come gestire la riapertura.

Il punto chiave sarà l’utilizzo corretto di metodi semplici ed estendibili a tutte le realtà aziendali: i dispositivi di prevenzione del contagio, in primis le mascherine, la garanzia del distanziamento, l’igiene e la sanificazione dei luoghi.

Il Progetto coordinato dal Politecnico, che si chiama “Imprese aperte, lavoratori protetti”, ha adottato come slogan l’hashtag #ognunoproteggetutti; il punto chiave è infatti la condivisione e la fiducia reciproca tra lavoratori e imprenditori e la consapevolezza che solo assumendosi ciascuno le proprie responsabilità si è tutti più tutelati.

“È quanto mai importante in questo momento di difficoltà metterci al servizio del Paese con le nostre competenze”, spiega il Rettore del Politecnico Guido Saracco, che aggiunge: “Abbiamo steso questo Rapporto con la collaborazione degli Atenei piemontesi e di un nutrito numero di esperti e tecnici, coinvolgendo il più possibile tutte le parti in causa nel processo della riapertura, per arrivare a indicazioni e metodologie condivise e applicabili, ma anche sostenibili”.

Le linee guida definite nel rapporto saranno applicate in alcune aziende e realtà culturali che si sono già candidate per la sperimentazione, e che saranno seguite dalla task force per garantire misure adatte alla riapertura. Sono già 40 in sole 24 ore le aziende e realtà produttive, culturali e ricreative che si sono candidate a diventare beta-tester del progetto.

Il Rapporto, frutto del lavoro di cinque gruppi di esperti e tecnici, fornisce istruzioni su quattro aspetti: prevenzione, monitoraggio, informazione e formazione per la prevenzione e il contenimento del contagio.

Viene indicato, ad esempio, come gestire ingressi, turni e spazi: dalla distanza interpersonale da adottare in relazione alle superfici dei locali – con una maggiore densità di occupazione in aree di transito (corridoio) e meno in quelle di sosta “critiche” come la mensa e l’area fumatori – all’organizzazione degli ingressi e degli spazi grazie anche all’adozione di dispositivi di monitoraggio non invasivo (telecamere IR, telecamere, “intelligenti”) nel rispetto della privacy, alla suddivisione dei lavoratori in squadre.

Anche l’utilizzo delle tecnologie dovrà essere potenziato, in modo coerente e tarato sullo sviluppo tecnologico di ciascuna realtà aziendale.

Le tecnologie suggerite vanno dall’impiego di diari online per il tracciamento a metodi di screening diagnostico rapidi, economici e applicabili in larga scala (ad esempio temperatura con visori IR durante l’intera giornata lavorativa, app di autovalutazione dei sintomi, telediagnosi, ecc.), da attività di formazione online fino alle app per evitare di recarsi in luoghi nei quali già ci sono assembramenti, a sistemi di simulazione degli spazi e dei flussi, fino all’utilizzo della realtà virtuale per la formazione e il lavoro. Tutte le tecnologie suggerite sono tecnicamente ed economicamente praticabili da tutti, le grandi come le piccole imprese.

Un discorso specifico va fatto per le mascherine, sul cui uso corretto c’è molta confusione: le mascherine chirurgiche o “di comunità”, specificatamente proposte dal Politecnico di Torino con un livello di qualità testato, sono quelle che i lavoratori dovranno indossare normalmente come dispositivo di prevenzione della trasmissione del contagio; solo in casi specifici (addetti alla rilevazione della temperatura all’ingresso, guardiania, cassieri, squadre di emergenza, ecc.) si consiglia l’impiego di dispositivi di tipo FFP2/FFP3, guanti e cuffie per capelli.

Ogni lavoratore potrà opportunamente avere a disposizione un “kit” di protezione individuale, composto generalmente da 2-4 mascherine per uso giornaliero e gel igienizzante, che può aiutare a prevenire il contagio anche sui mezzi pubblici.

Il tema dei trasporti è particolarmente delicato: sarà ancora possibile utilizzare tram, autobus e metro, ma con la consapevolezza che la responsabilità della sicurezza è condivisa tra passeggeri, autisti e gestori dei mezzi, ciascuno per quanto gli compete; quindi sì a distanze di sicurezza e minore affollamento, uso di mascherine e sanificazione dei mezzi, ma anche ai controlli sui contagi tra gli autisti.

Una volta tornati in ufficio o in fabbrica, comunque, il lavoro cambierà secondo quelle modalità alle quali ci stiamo in parte abituando. Ingresso a turni o scaglionato per evitare affollamento sui mezzi pubblici e agli ingressi, potenziamento dello smart working, riduzione se non eliminazione delle riunioni in presenza, suddivisione dei lavoratori in squadre – tenendo anche conto della possibile presenza di lavoratori “deboli” rispetto al virus -, metodi di formazione interattiva e impiego della realtà virtuale sono solo alcuni degli strumenti suggeriti dal Rapporto.

Un discorso a parete va fatto per teatri, sale da concerto, musei, cinema e biblioteche. Qui la ripartenza deve tenere conto di vincoli fisici, come ad esempio la difficoltà di sanificare ambienti di valore storico, economici, quali la forte riduzione dei posti a sede a sedere in sala per mantenere le distanze, ma anche psicologici, perché servirà una lunga fase di elaborazione prima che le persone tronino a frequentare luoghi chiusi affollati.

Il Rapporto fornisce alcune indicazioni per avviare una riapertura, innanzitutto formando il personale e adeguando dove possibile i locali – come nelle biblioteche, dove è possibile applicare barriere di plexiglas – e gestendo gli accessi con app di programmazione.

Tutte queste misure hanno ovviamente un costo, che deve essere contenuto anche perché ricadrà in parte, in prima battuta, sulle aziende. Per il supporto economico alle imprese il gruppo di lavoro ha elaborato proposte di misure di finanziamento specifico da parte della Unione Europea, lo Stato o le Regioni, al di là di quanto oggi disponibile.

Analogamente, si propone un approccio nazionale, con l’istituzione di filiere autoctone per la produzione e acquisto centralizzato per i dispositivi di prevenzione. In questa ottica, il progetto include linee guida per la fabbricazione e la convalida di mascherine “di comunità” all’interno del nostro Paese con un adeguato livello di qualità ed in misura sufficiente per tutta la popolazione.




CNVV: analisi trimestrale dell’export delle province di Novara e Vercelli

Nel quarto trimestre del 2019 le esportazioni complessive delle province di Novara e Vercelli sono calate nel loro insieme del -2,8%, a fronte di una crescita del +1,7% registrata dall’export nazionale. Il dato relativo al 2019 considerato nel suo complesso registra una crescita del +0,9% per le due province globalmente considerate e del +2,3% a livello nazionale.

Considerando le sole esportazioni manifatturiere delle province di Novara e Vercelli, nel 2019 l’incremento delle vendite all’estero, che nel complesso hanno raggiunto un valore di 7,6 miliardi di euro, è stato pari al +0,6% tendenziale. I comparti con le migliori performance sono gli articoli farmaceutici (+21,8%) e l’aggregato prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+12,7%); all’interno di quest’ultimo spiccano nuovamente gli articoli di abbigliamento (+25,7%), mentre flettono i prodotti tessili (-10,7%). Tra i settori in crescita figurano anche i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+3,9%), gli articoli in gomma e materie plastiche (+2,8%) e i macchinari ed apparecchi (+2,1%), al cui interno le macchine di impiego generale (rubinetteria) sono cresciute del +1,5% in termini di export. I settori che registrano una flessione, oltre ai già citati prodotti tessili, sono i comparti del legno e prodotti in legno, carta e stampa (-6,8%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-9,3%), apparecchi elettrici (-9,5%), computer, apparecchi elettronici ed ottici (-9,4%); e quelli più rilevanti, per valori di export, delle sostanze e prodotti chimici (-1,6%), dei metalli di base e prodotti in metallo (-3,4%) e dei mezzi di trasporto (-41,0%).

Per quanto riguarda la ripartizione geografica dell’export, nel 2019 si osserva un incremento delle vendite pari al +0,6% sia verso i 28 Paesi dell’Unione Europea (che nel 2019 comprendeva ancora il Regno Unito) sia verso i Paesi extra-Ue. Le esportazioni di manufatti dirette all’interno dell’Unione europea, pari a 4,5 miliardi di euro, hanno rappresentato nel 2019 il 59,7% dell’export manifatturiero delle province di Novara e Vercelli considerate insieme; quelle dirette verso i mercati extra-Ue, pari a 3,1 miliardi di euro, equivalgono al 40,3% dell’export manifatturiero delle due province.

Quanto ai singoli mercati di sbocco, nel 2019 il dato più evidente si conferma la forte crescita dell’export manifatturiero delle due province verso la Svizzera (+26%), che consolida la sua terza posizione conquistata, nel trimestre precedente, ai danni degli Stati Uniti: questi ultimi, sono invece il Paese che nel 2019 mette a segno la flessione maggiore (-19,3%). In contrazione, seppur lieve, anche l’export verso il Belgio (-0,5%) e la Spagna (-4,5%). Quanto ai Paesi in crescita, ritrova il segno positivo l’export verso la Polonia (+4,4%); aumenti più contenuti si registrano verso il Regno Unito (+1,8%), la Francia (+1,0%) e la Germania (+0,6%); maggiori, invece, gli incrementi verso la Cina (+11,5%) e i Paesi Bassi (+9,6%). Germania e Francia si confermano i due principali Paesi di destinazione dell’export manifatturiero delle province di Novara e Vercelli complessivamente considerate. Questi ultimi due Paesi, insieme a Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito, assorbono il 49,3% dell’export manifatturiero delle due province.

Sul fronte delle importazioni manifatturiere, il 2019 è stato caratterizzato dalla forte crescita dell’import dalla Polonia (+19,8%), da una parte, e dal forte calo dell’import dai Paesi Bassi (-40,9%), dalla Spagna (-35,9%) e dal Regno Unito (-22,1%), dall’altra. A questi cali si aggiunge una flessione più moderata dell’import manifatturiero da Belgio (-8,9%), Francia (- 8,5%) e Stati Uniti (-4,7%). Modeste le performance di crescita dell’import da Germani (+32%) Cina (+4,5% ) e Tunisia (+7,3%).

I principali mercati di approvvigionamento delle due province sono, nell’ordine, Germania, Francia, Stati Uniti e Cina: da questi soli 4 Paesi proviene il 56,6% dell’import manifatturiero delle province di Novara e Vercelli.

Provincia di Novara
• Osservatorio Macchine di impiego generale

Nel quarto trimestre 2019 le esportazioni di macchine di impiego generale (rubinetteria-valvolame) della provincia di Novara sono tornate al segno negativo, flettendo del -0,4% rispetto al quarto trimestre del 2018; a livello nazionale sono invece cresciute del +1,9%. Il dato relativo all’intero 2019 indica una flessione dell’export del -0,5% a livello provinciale e una crescita del +2,1% sul piano nazionale. In particolare, nel 2019 si registra una forte crescita dell’export verso la Russia (+50,1%), entrata a far parte dei primi 10 paesi di destinazione dell’export novarese di rubinetteria-valvolame grazie ai consistenti incrementi registrati nella seconda parte dell’anno (+81,7% nel terzo trimestre e +72% nel quarto). Rilevante anche la crescita dell’export verso il Belgio (+21,6%), più contenuta quella verso la Germania (+1%), i Paesi Bassi (che ritrovano il segno positivo registrando un +1,2%) e la Grecia (+2,3%). Anche gli Stati Uniti invertono il trend mettendo a segno, in questo caso, una flessione -3,9%. In calo anche l’export verso la Francia (-5,6%), il Regno Unito (- 7%), la Spagna (-5,1%) e la Svizzera (-8,4%).

Rispetto a inizio anno, all’interno della classifica vi è stato il sorpasso degli Stati Uniti a danno del Regno Unito con un’inversione delle rispettive posizioni: gli Usa sono divenuti il terzo Paese di destinazione dell’export novarese di rubinetteria-valvolame e il Regno Unito è divenuto quarto. Un’inversione delle posizioni si osserva anche tra Belgio e Paesi Bassi, con il primo che scende al settimo posto e i secondi che salgono al sesto. La Svizzera perde una posizione (da nona diviene decima) e al nono posto troviamo la Russia, subentrata alla Svezia (che era decima). Germania, Francia, Spagna e Grecia conservano, invece, le rispettive prima, seconda, quinta e ottava posizione. Nel complesso, i primi 10 Paesi di destinazione dell’export di rubinetteria- valvolame della provincia di Novara nel 2019 hanno assorbito il 64,5% dell’export provinciale del settore.

• Osservatorio Prodotti delle industrie tessili e dell’abbigliamento

Anche nel quarto trimestre 2019 le esportazioni di prodotti tessili e dell’abbigliamento della provincia di Novara hanno registrato una crescita eccezionale, pari al +58,1% rispetto al quarto trimestre 2018; nel medesimo periodo le esportazioni italiane di prodotti tessili e dell’abbigliamento sono invece cresciute del +3,9%. Il dato relativo al 2019 indica una crescita del +45,3% per la provincia di Novara e di un ulteriore +3,9% a livello nazionale.

A livello provinciale, sulla forte crescita registrata nel solo quarto trimestre ha inciso, in particolare, l’ulteriore forte impennata delle esportazioni verso la Svizzera (+251,5%), mentre il Giappone (che nel terzo trimestre 2019 era cresciuto addirittura del + 298%) vira in territorio negativo, flettendo del -30,7%.

Detto ciò, nel 2019 considerato nel suo complesso, l’export di prodotti tessili e dell’abbigliamento risulta in crescita (spesso anche sostenuta) verso tutti i principali mercati di sbocco della provincia di Novara, fatta nuovamente eccezione per Spagna (-16%) e Germania (-13,6%) e unitamente al Regno Unito (-4,6%). Quanto ai Paesi in crescita, particolarmente sostenuti sono stati gli incrementi verso Svizzera (+171,8%), Giappone (+133,9%) e Bulgaria (+78%). Rilevanti sono stati anche gli aumenti dell’export verso Stati Uniti (+40%), Tunisia (+28,5%), Corea del Sud (+24,7%) e Francia (+11,1%).
Rispetto a inizio anno, all’interno della classifica si osserva il sorpasso del Giappone sulla Spagna, con il Giappone che sale al quinto posto e la Spagna che scende al sesto, e la fuoriuscita della Romania al cui posto si inserisce la Bulgaria. Svizzera, Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Tunisia e Corea del Sud conservano rispettivamente la prima, seconda, terza, quarta, settima, ottava e decima posizione. Nel 2019 i primi 10 Paesi di destinazione dell’export novarese di prodotti tessili e dell’abbigliamento hanno assorbito l’83% circa dell’export provinciale del settore.

Provincia di Vercelli
• Osservatorio Macchine di impiego generale

Nel quarto trimestre 2019 le esportazioni di macchine di impiego generale (rubinetteria-valvolame) della provincia di Vercelli sono cresciute del +4%; quelle nazionali del +1,9%. Il dato relativo al 2019 indica un incremento del +6,6% a livello provinciale e del +2,1% per l’Italia nel suo complesso.

Nel 2019 il dato più evidente è stata la forte crescita dell’export verso l’Austria (+124,6%), sebbene nel corso dell’anno tale crescita sia andata ridimensionandosi. Robusto anche l’incremento dell’export verso gli Stati Uniti (+35,5%), più modesto quello verso i Paesi Bassi (+13%), l’Arabia Saudita (+12,2%) e il Regno Unito (+11,1%). In crescita anche l’export verso la Francia (+3,1%), la Spagna (+2,6%) e la Germania (+4%), con quest’ultima che ritrova il segno positivo grazie al buon andamento registrato nel quarto trimestre. Nell’anno considerato si riduce, invece, l’export verso l’Ungheria (-9,2%) e la Svizzera (-6,1%).

Rispetto a inizio anno, all’interno della classifica si osserva un peggioramento del Regno Unito (che passa dal quarto al quinto posto), dell’Arabia Saudita (che da quinta si ritrova ottava), dell’Austria (da ottava a nona), unitamente alla fuoriuscita della Svezia, rimpiazzata dai Paesi Bassi. Migliorano invece le posizioni di Stati Uniti (da settimi a inizio anno, li ritroviamo quarti) e Svizzera (che sale dal nono al settimo posto). Germania, Francia, Spagna e Ungheria conservano, invece, rispettivamente la prima, seconda, terza e sesta posizione.

Nel 2019 i primi 10 Paesi di destinazione dell’export di macchine di impiego generale della provincia di Vercelli hanno assorbito, nel complesso, il 67,5% dell’export vercellese del settore.

• Osservatorio Prodotti delle industrie tessili e dell’abbigliamento

Nel quarto trimestre 2019 le esportazioni di prodotti tessili e dell’abbigliamento della provincia di Vercelli sono calate del -17,5%; quelle italiane sono cresciute del +3,9%. Nel complesso, il dato relativo al 2019 evidenzia un calo del -4% a livello provinciale e un aumento del +3,9% a livello nazionale.

Quanto ai principali mercati di sbocco, il 2019 è stato un anno positivo per la metà di essi e un anno negativo per l’altra metà: i mercati in crescita sono risultati essere la Russia (+15,4%), il Regno Unito (+13,9%), gli Stati Uniti (+6,9%), la Francia (+5%) e la Germania (+2,1%). I mercati in calo sono stati la Cina (-2,9%), la Corea del Sud (- 4,1%), Hong Kong (-15,7%), il Giappone (-25,7%) e la Svizzera (-35,4%).

 

Rispetto a inizio anno vi è stato il sorpasso della Cina sul Regno Unito, con un’inversione delle rispettive posizioni e la Cina che sale al quarto posto e il Regno Unito che scende al quinto. La Svizzera perde tre posizioni passando dal settimo al decimo posto; la Russia ne guadagna una, salendo dall’ottava alla settima posizione; la Corea del Sud ne guadagna 2 passando dal decimo all’ottavo posto. Stati Uniti, Hong Kong, Francia, Giappone e Germania conservano rispettivamente la prima, seconda, terza, sesta e nona posizione all’interno della classifica dei primi 10 Paesi di destinazione dell’export di prodotti tessili e dell’abbigliamento della provincia di Vercelli. Nel 2019 i primi 10 Paesi di destinazione hanno assorbito, nel complesso, l’84% circa dell’export vercellese del settore.

 




CCIAA di Torino e Inail Piemonte insieme per la sicurezza sul lavoro

Un’intesa di durata triennale per sostenere le imprese nel garantire la sicurezza sul lavoro attraverso iniziative comuni con finalità di prevenzione e l’individuazione di buone prassi e soluzioni tecnologiche che possano migliorare il livello di tutela dei lavoratori: è questo il contenuto del protocollo firmato ieri dalla Camera di commercio di Torino e dall’Inail Piemonte.

 

L’accordo consolida la collaborazione tra la Camera di commercio di Torino e l’Inail Piemonte, già avviata con un protocollo del 2015, rinnovato l’anno scorso, nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro e per il collegamento del sistema formativo e del sistema imprenditoriale.

 

In questo delicato periodo la sicurezza sul lavoro è un obiettivo ancora più urgente per tutte le imprese, dalla grande industria al piccolo commercio e artigianato: in questo contesto si colloca per noi l’accordo appena stipulato con l’Inail Piemonte, che ci spinge a realizzare numerose iniziative di supporto e di formazione per imprenditori e lavoratori – spiega Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – In passato abbiamo investito molto per aumentare la cultura della sicurezza nell’ambito delle iniziative di alternanza scuola lavoro, e più recentemente abbiamo contribuito a redigere decaloghi operativi di presidio al rischio COVID su misura per tutti i tipi di impresa. Oggi, per monitorare puntualmente la situazione, abbiamo inserito nelle nostre indagini domande specifiche relative alle soluzioni di sicurezza adottate dalle aziende e in futuro orienteremo ancora di più il nostro impegno su questi temi, con seminari e azioni formative ad hoc”.

 

 

Nell’arco dei tre anni previsti per la durata del protocollo appena firmato è prevista la per sviluppare iniziative a sostegno della prevenzione a partire dai seguenti punti qualificanti dell’intesa:

  •  attuazione di progetti e programmi in comune e di eventi con finalità prevenzionali in materia di salute e sicurezza sul lavoro (conferenze, seminari, etc.)
  • iniziative finalizzate a migliorare la conoscenza dei rischi nello svolgimento delle attività lavorative con particolare riguardo alle piccole e medie imprese
  • condivisione di prodotti informativi per settore o figura aziendale da diffondere anche con l‘organizzazione di workshop e seminari tematici
  • proposte condivise volte alla semplificazione degli adempimenti amministrativi
  • scambio di informazioni su materie di reciproco interesse, nel rispetto della normativa di cui al GDPR 25/05/2018 Regolamento Europeo per la protezione dei Dati Personali, per la realizzazione di studi e analisi volti ad indirizzare politiche efficaci di prevenzione.

  

 

 




Confindustria Piemonte: indagine congiunturale trimestrale

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a settembre da Confindustria Piemonte, la terza durante l’emergenza Covid-19, conferma le attese ed è in linea con i risultati di analoghi sondaggi condotti a livello nazionale ed europeo.

Il clima di fiducia delle imprese piemontesi rimane pessimistico, ma gli indicatori migliorano in modo talvolta sensibile rispetto a giugno (mese immediatamente successivo alle fine del lockdown).

Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono un miglioramento della situazione di mercato nei prossimi mesi. Gli indicatori registrano un marcato progresso rispetto allo scorso trimestre, pur restando al di sotto della soglia tra previsioni di aumento e diminuzione.

Nel comparto manifatturiero, il 17,1% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 28,6% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a -11,5 punti percentuali) migliora di oltre 20 punti rispetto a giugno. Sostanzialmente analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 19% si attende un aumento (contro il 32%).

Rallenta anche la velocità di caduta dell’export, ma le prospettive restano comunque molto incerte. Migliora il tasso di utilizzo degli impianti, che guadagna 4 punti rispetto a giugno, pur restando al di sotto della media storica.

Resta negativo l’andamento della redditività, ma si riduce la quota di aziende che si attendono un ulteriore peggioramento. Migliora la situazione dei pagamenti: la percentuale di imprese che segnalano ritardi diminuisce di quasi 20 punti, pur restando abbastanza elevata in prospettiva storica. Cala ma rimane elevato il ricorso alla CIG, esploso a livelli record nei mesi scorsi: a settembre il 39% delle aziende prevede di farvi ricorso (era il 55% a giugno).

Nella maggior parte dei settori le attese restano sfavorevoli, ma si osserva un’attenuazione del pessimismo. Fanno eccezione impiantisti, gomma-plastica e industria elettrica, che registrano saldi positivi dopo una fase decisamente cedente. Nel comparto metalmeccanico gli indicatori sono complessivamente un po’ più favorevoli della media, anche se la meccanica strumentale non dà segnali di assestamento.

Anche nel comparto dei servizi gli indicatori migliorano in misura apprezzabile rispetto a giugno ma la maggioranza delle imprese si attende, anche per gli ultimi mesi dell’anno, condizioni di mercato recessive. Aumenta il tasso di utilizzo delle risorse aziendali. Diminuisce di 10 punti il ricorso alla CIG, ancora elevato per gli standard del settore. In calo anche la quota di imprese che segnala ritardi nei pagamenti.

A livello territoriale gli indicatori migliorano in gran parte dei casi, ma le valutazioni delle imprese restano molto diverse. La situazione più difficile riguarda certamente il biellese, con attese fortemente negative, condizionate senza dubbio dall’andamento del settore tessile – uno dei più colpiti dalla recessione.

I miglioramenti più sensibili si registrano a Novara e soprattutto nel canavese. A Novara il saldo ottimisti-pessimisti ritorna sul livello di equilibrio dopo due trimestri fortemente negativi. Nel canavese il saldo torna addirittura in zona espansiva, tuttavia la sostenibilità di questa apparente svolta andrà verificata nei prossimi mesi.

Qualche miglioramento, in un quadro comunque ancora molto problematico, si osserva anche ad Alessandria, Cuneo, Verbania e Vercelli; il clima di fiducia rimane improntato al pessimismo, ma in attenuazione.

A Torino, non diversamente da quanto osservato a livello regionale, le attese delle imprese rimangono negative ma il miglioramento degli indicatori è significativo. Nell’industria, i saldi ottimisti-pessimisti riferiti a livelli produttivi e ordini totali migliorano di 25 punti rispetto a giugno; ancora in calo l’export, ma si riduce la percentuale di pessimisti e aumenta quella di ottimisti. Il ricorso alla CIG diminuisce di venti punti (da 59% a 39%), anche se resta molto elevato. Il tasso di utilizzo degli impianti si riporta al 70%.

L’indagine conteneva tre domande sintetiche sugli effetti del coronavirus, a due mesi dalla riapertura dopo il lungo lockdown. La maggioranza delle 1.200 aziende rispondenti (48,4%) giudica “significative ma recuperabili” le perdite complessive subite per effetto della crisi; un ulteriore 36,5% ritiene “limitato” l’impatto. Più pessimista il residuo 15,1% delle aziende, che ritiene “molto gravi” gli effetti economici del virus.

Restringendo la valutazione all’andamento del 2020, il 35,3% prevede una “contenuta” riduzione del fatturato; per il 32,7%, invece, la contrazione del fatturato sarà “forte” e per un più pessimista 4,8% sarà “molto forte”. All’estremo opposto si pone il 23,4% delle imprese che prevede di chiudere il 2020 con un fatturato “sostanzialmente stabile” rispetto allo scorso anno. Il 3,9% delle aziende rispondenti prevede addirittura un fatturato “in crescita”.

Quali tempi avrà la ripresa? La maggioranza delle imprese (37,5%) ritiene che il recupero dei livelli pre-crisi possa avvenire “entro il 2021. Secondo il 10,3% dei rispondenti i tempi saranno più brevi (“entro il 2020”) mentre per una percentuale di poco superiore (14,1%) saranno invece più lunghi (“entro il 2022 o oltre”). È elevata la quota di imprese (37,8%) che ritiene “non prevedibili” i tempi del pieno recupero. Irrilevante la percentuale di imprese che non vedono un futuro (0,3%).

«Il nostro sondaggio di settembre – commenta Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte – fa registrare alcuni segnali incoraggianti ma non deve alimentare un eccessivo ottimismo. Le imprese sono ripartite e la maggioranza dichiara di avere subito perdite anche ingenti ma recuperabili nei prossimi mesi. Tuttavia le condizioni di mercato restano incerte, soprattutto all’estero; non possiamo dare per scontato che la ripresa sia ormai decollata e possa prendere velocità in modo lineare e automatico. Al contrario, molti fattori possono bloccare o invertire il percorso della ripresa: a partire dal rischio ancora concreto di nuove ondate di contagi e di un secondo lockdown».

«L’emergenza non è finita – commenta il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, Giorgio Marsiaj. In questa delicata, complessa fase di riavvio dei meccanismi della crescita, è essenziale che al sistema produttivo vengano garantite le migliori condizioni per investire e produrre. Ci troviamo in un momento storico forse unico nel dopoguerra: avremo a disposizione risorse senza precedenti e potremo contare sul sostegno dell’Europa. È essenziale che gli sforzi vengano concentrati su poche, chiare priorità di lungo periodo, come hanno saputo fare i nostri partner europei, a partire da Francia e Germania. I programmi di investimento devono procedere in parallelo alle riforme strutturali».

Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero.
Per le oltre 900 aziende del campione, prosegue si attenua la negatività delle attese. Le previsioni per il quarto trimestre 2020 su produzione, ordini, export e occupazione sono ancora negative ma in recupero rispetto alla rilevazione di giugno. Rallenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa il 40% delle imprese.
In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -33,3% a -11,5% e quello sugli ordinativi totali da -35,5% a -13,3%. Le attese sull’export passano da -29,7% a -14,5%. In parziale recupero anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da -16,0% a -4,5%.
In questa situazione di incertezza, si accentua la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, subiscono una battuta di arresto. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti fortemente negativo (-17,5%), le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano -14,6%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è -8,7%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è -0,9%.
Cresce l’ampiezza del divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +6,7% (era -19,1% a giugno) e -20,2% (era -40,4%).
Si attenua il ricorso alla CIG, quasi il doppio rispetto a giugno; ne fa richiesta il 39,2% delle aziende (dal 55,1% della scorsa rilevazione, a fine lockdown).
Il 16,1% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 15,9% a giugno). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 65% al 69%.
Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (27,1%) e aumentano quelle con visibilità 1-3 mesi (48,8%). Restano più o meno stabili quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (14,6%) e oltre i 6 mesi (9,5%).
Si assestano i tempi di pagamento che, dopo un temporaneo aumento, tornano di 85 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 89 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala significativamente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (36,3%).

A livello settoriale la metalmeccanica registra un saldo ancora negativo tra ottimisti e pessimisti (-8,1%); soffrono in particolare metallurgia (-14,3%) e macchinari e apparecchi (-16,9%). Prosegue il momento positivo per l’industria elettrica (+6,5%); recupera l’automotive (+10,0%).

Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento ancora negativo di legno (-45,0%), cartario-grafico (-32,4%), tessile-abbigliamento (-26,1%), chimica (-13,0%), manifatture varie (-10,5%), alimentare (-5,7%), edilizia (-6,1%). Inversione di tendenza per la gomma-plastica (+7,4%) e per gli impiantisti (-16,7%).

A livello territoriale gli indicatori migliorano in gran parte dei casi, ma le valutazioni delle imprese restano molto diverse. A Novara il saldo ottimisti-pessimisti ritorna sul livello di equilibrio dopo due trimestri fortemente negativi. Nel canavese il saldo torna addirittura in zona espansiva, con un balzo di oltre 50 punti rispetto a giugno; tuttavia la sostenibilità di questa apparente svolta andrà verificata nei prossimi mesi.

Qualche miglioramento, in un quadro comunque ancora molto problematico, si osserva anche ad Alessandria, Cuneo, Verbania e Vercelli; il clima di fiducia rimane improntato al pessimismo, ma in attenuazione.

A Torino, non diversamente da quanto osservato a livello regionale, le attese delle imprese rimangono negative ma il miglioramento degli indicatori è significativo.
A livello territoriale, il clima di fiducia migliora in molte aree del Piemonte, ma le valutazioni sono molto eterogenee. Clima positivo nella zona di Ivrea e a Novara (con saldi rispettivamente +5,0% e 0,0%). Ancora negative ma in miglioramento le attese a Alessandria (-13,1%), Cuneo (-16,1%), Verbania (-11,5%) e Vercelli (-10,8%), Torino (-6,3%). Situazione ancora fortemente negativa a Biella (-28,2%), territorio profondamente colpito dalla crisi del tessile.

Comparto dei servizi
Per le quasi 350 aziende del campione si confermano indicatori negativi, come a marzo e giugno.

In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da -17,5% a -2,6%. Quello ordini totali passa da -18,1% a -5,2%. Il saldo sull’occupazione da -3,1% a -2,3%.
Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 14,5%, a 15,2%.
Recupera il tasso di utilizzo delle risorse (78%), mentre si assesta il ricorso alla CIG, che passa dal 36,7% al 26,3%.

Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 12,3% le aziende con ordini per meno di un mese, il 39,0% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 22,6% per 3-6 mesi, mentre scendono a 26,1% quelle con visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 70 giorni: il ritardo scende a 89 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In aumento le imprese che segnalano ritardi negli incassi (55%).

A livello settoriale, com’era prevedibile, recuperano i trasporti (5,6%), le utility (+25,0%) e gli altri servizi (+1,1%). Ancora leggermente negativi i servizi alle imprese (-1,4%) e l’ICT (-5,4%), mentre il comparto commercio e turismo continua a soffrire profondamente (-19,6%).