CSI Piemonte: crescono consorziati e valore della produzione

L’Assemblea approva il Rendiconto semestrale sullo stato di attuazione del Piano annuale delle attività e sull’andamento economico, e ratifica i nuovi consorziamenti Torino, 24 settembre 2020 Cresce il valore della produzione, migliorano i dati economici e finanziari e aumenta il numero dei consorziati fra cui la Città Metropolitana di Milano e, fra non molto, anche il Comune di Milano.

È quanto emerso oggi nel corso dell’Assemblea dei Soci del CSI Piemonte, presieduta dall’Assessore all’Innovazione e servizi digitali per cittadini e imprese della Regione Piemonte, che ha approvato il Rendiconto semestrale sullo stato di attuazione del Piano annuale delle attività e sull’andamento economico del Consorzio al 30 giugno 2020. Rispetto al primo semestre 2019, il valore della produzione del CSI risulta in crescita esi attesta a 68,6 milioni di euro, corrispondenti a un avanzamento del 50,8% rispetto all’importo di 135,2 milioni di euro previsto al budget 2020.

Sotto il profilo patrimoniale si registrano un miglioramento nel volume complessivo dei crediti commerciali (48,2 milioni di euro) e il contenimento del volume dei debiti commerciali (23,7 milioni di euro). Sotto il profilo finanziario permane un saldo positivo della posizione finanziaria netta (+6,7 milioni di euro) con conseguente ulteriore contenimento degli oneri finanziari (56,5 migliaia di euro al 30/06/2020 rispetto ai 130,0 migliaia di euro del 30/06/2019). Aumenta anche il numero complessivo dei consorziati, passando da 122 a 126 enti.

L’Assemblea infatti oggi ha ratificato la richiesta di consorziamento dellaCittà Metropolitana di Milano, dell’Agenzia Piemonte Lavoro, del Comune di Leinì e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta che potranno quindi affidare direttamente al CSI lo sviluppo e la gestione dei sistemi informatici, beneficiando di economie di scala sempre più ampie e degli investimenti tecnologici del Consorzio. Il Comune di Milano ha intanto annunciato ufficialmente la ferma intenzione di aderire al più presto, non appena terminato l’iter di approvazione in consiglio comunale.

“L’aumento del numero dei consorziati – ha sottolineato Letizia Maria Ferraris, Presidente del CSI Piemonte – è un fatto significativo. Il CSI lavora da tempo in linea con gli obiettivi della recente legge sulla semplificazione e innovazione digitale, finalizzati a rendere più veloce la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana.

È un progetto di ampio respiro che auspica lo sviluppo di nuove infrastrutture per colmare il divario digitale. È una sfida che il CSI è pronto a cogliere per contribuire a semplificare il rapporto tra PA e cittadini e imprese e contemporaneamente sviluppare una cultura digitale”. Per Pietro Pacini, Direttore Generale del CSI “Negli ultimi due anni abbiamo assistito a un costante aumento del numero di enti che sceglie di affidarsi al CSI, che oggi si arricchiscono di realtà importanti anche non piemontesi come la Città Metropolitana di Milano e, presto, il Comune di Milano.

Anche in un periodo di difficoltà come quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi a causa dell’emergenza sanitaria, il Consorzio ha mantenuto una solida posizione finanziaria, in linea con il budget 2020 e con il Piano Strategico 2019-2020, e ha realizzato in tempi record soluzioni tecnologiche importanti, come la piattaforma Covid per l’analisi dei tamponi e il tracciamento e la gestione delle quarantene.

Oggi il CSI è un’azienda che può davvero contribuire alla digitalizzazione del Paese con competenze e progetti innovativi a supporto di tutta la Pubblica Amministrazione, come le tecnologie per lo sviluppo del smart working”.

L’Assessore all’Innovazione e servizi digitali per cittadini e imprese della Regione Piemonte ha espresso grande soddisfazione per i nuovi illustri arrivi in CSI e per i risultati della semestrale, entrambi risultati che segnalano una crescita del Consorzio e un significativo miglioramento dei dati economici e finanziari.

Ha ricordato che insieme al CSI, come partner tecnico, la Regione Piemonte sta provvedendo al rinnovo dell’infrastruttura del backbone Wi-Pie per potenziare la rete delle pubbliche amministrazioni piemontesi e favorire la diffusione dei servizi a banda ultra larga degli operatori TLC, in una logica precompetitiva. Un’operazione di circa 8,7 milioni di euro che rappresenta un’azione complementare al Piano Banda Ultra Larga di Regione Piemonte e Ministero dello Sviluppo Economico.

Il progetto che prevede il rifacimento e l’evoluzione dell’attuale infrastruttura in fibra ottica che collega gli 8 capoluoghi di provincia e che, oltre a servire gli Enti della PA, agevola la diffusione di servizi innovativi. L’Assessore infine ha attestato che i conti del CSI sono attualmente in ottima salute.




Consiglio regionale: ecco le modifiche approvate al Riparti Piemonte

A maggioranza, il Consiglio regionale ha approvato le modifiche al Riparti Piemonte, necessarie per adeguare il provvedimento ai rilievi del Governo.

Nella relazione di maggioranza del Ddl 109, svolta da un rappresentante della Lega, si legge che la finalità è “adeguare le legge regionale 13 del 2020 alle censure mosse in sede di verifica di legittimità costituzionale svolta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed in ossequio all’impegno istituzionale sottoscritto dall’Amministrazione regionale a modificare il testo originario, nell’ottica della leale collaborazione tra enti costituzionali”.

Critiche le opposizioni, che hanno contestato – sia nella relazione di minoranza, sia nel corso degli interventi – di aver sollevato già molte delle questioni anche tecniche nel corso dell’approvazione del provvedimento, senza essere ascoltati dalla Giunta. Sono intervenuti rappresentanti del Pd, del M5s, di Luv, mettendo in dubbio anche l’opportunità di altre norme del Riparti Piemonte, ritenute “non inerenti direttamente l’emergenza Coronavirus”. Per la maggioranza è intervenuto il capogruppo della Lega, ricordando l’efficacia complessiva del documento, quando il tessuto economico piemontese necessitava di un aiuto urgente nel corso del lockdown, ha affermato che le correzioni sono state per lo più di carattere tecnico. Le opposizioni hanno anche rilevato criticamente che diverse obiezioni sollevate dal Governo non siano state risolte dalla GIunta, ma è stato deciso di portarle alla Corte Costituzionale.

Permane la sospensione fino al 31 gennaio 2021 della facoltà di presentare istanze per nuovi insediamenti di grande distribuzione, col dichiarato scopo di “contrastare gli effetti dell’emergenza Covid” che ha danneggiato il commercio di vicinato. Il Pd ha presentato un emendamento per abrogare tale sospensione, ricordando che l’articolo in questione è oggetto di impugnativa da parte del governo e si dovrà andare alla Corte Costituzionale per dirimere la questione. L’emendamento è stato respinto dalla maggioranza.

L’assessore ai rapporti con il Consiglio, nel dare parere contrario, ha sottolineato che è curioso constatare come la minoranza voglia tutelare la grande distribuzione, anche a fronte di una sospensione temporanea ed eccezionale, pensata per venire incontro ai piccoli e medi commercianti colpiti dall’emergenza.

Il Pd ha replicato che tali misure di fatto non aiuteranno il piccolo commercio.

Nella gioranta di oggi sono stati respinti diversi altri emendamenti, sia del M5s, sia del Pd, volti a cambiare il testo anche in funzione dei rilievi governativi. Anche nelle dichiarazioni di voto finali, molto critiche le opposizioni sull’intero impianto del provvedimento. Contrari all’impianto del provvedimento, ma anche alla tecnica legislativa utilizzata, sia il Pd, Sia M5s, sia Luv.

Per il capogruppo della Lega, invece, il Riparti Piemonte è stato un ottimo provvedimento che ha aiutato concretamente e rapidamente le aziende in difficoltà. Secondo Fdi è stato il più formidabile provvedimento nei 50 anni della Regione. Anche il capogruppo Fi ha ricordato come in poche settimane si siano distribuiti 60mila bonus ad aziende in difficoltà.

L’assessore ai rapporti con il Consiglio ha affermato che se le opposizioni contestano il braccio di ferro con il governo, questo invece è da considerarsi un merito. Diverse battaglie sono state condivise anche con regioni di centrosinistra, perché tante misure di semplificazione che oggi si criticano, torneranno utili. E comunque il braccio di ferro non è stato cercato dal Piemonte. Gli operatori privati, ma anche le amministrazioni piemontesi, pure quelle governate da chi è all’opposizione in Regione, beneficiano della semplificazione che è stata votata in quest’aula e che è già in vigore.

 

Di seguito, si riporta l’elenco delle modifiche tecniche effettuate al Riparti Piemonte con il Ddl 109.

Articolo 1 (Modifiche all’articolo 4 bis della l.r. 12/2020) Interviene nell’ambito della riduzione di capitale sociale richiesta a Finpiemonte SPA e pari a 15 milioni di euro, considerato che la quota di spettanza del socio Regione corrisponde al 99,91% del capitale sociale, provvede a modificare la cifra iscritta in entrata e in spesa nel limite massimo di euro 14.986.500,00, con contestuali modifiche delle scritture contabili di cui all’allegato H, dell’articolo 36 della legge regionale 13/2020. Articolo 2 (Modifiche all’articolo 27 della l.r. 13/2020) Con tale disposizione si provvede a sanare l’errore materiale di cui al comma 2, sostituendo la dicitura titolo 1 (Spese correnti) con la dicitura titolo II (Spese in conto capitale). Articolo 3: (Modifiche all’articolo 37 della l.r. 13/2020) La modifica dell’articolo 37 ai commi 2 e 3, è resa necessaria in quanto il riconoscimento di sgravi contributivi attiene alla legislazione previdenziale di competenza statale. Articolo 4 (Modifiche all’articolo 53 della l.r. 13/2020) La modifica dell’articolo 53 della l.r. 13/2020, recepisce le osservazioni sollevate dal MIBACT che richiedevano il richiamo al rispetto delle norme di tutela previste dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Articolo 5 (Modifiche all’articolo 60 della l.r. 13/2020) L’abrogazione del comma 3 dell’articolo 60 della l.r. 13/2020 consente che possano, comunque, essere richiesti ai partecipanti alla conferenza di copianificazione e valutazione elaborati e documenti integrativi anche diversi da quelli espressamente previsti nel medesimo articolo 60. La modifica amplia così possibili azioni e relativa documentazione che, anche in un’ottica di più completa ed esaustiva corrispondenza e collaborazione tra tutti i soggetti presenti nella conferenza, garantisca ai soggetti convocati in conferenza la più completa conoscenza di tutti gli atti utili. Articolo 6 (Modifiche all’articolo 64 della l.r. 13/2020) La legge urbanistica piemontese che va contestualizzata nel momento storico della sua introduzione (anno 1977), prevede una disciplina specifica di tutela regolamentare nei centri storici, diversa e aggiuntiva rispetto alla disciplina derivante dalla sottoposizione alla tutela del vincolo monumentale o paesaggistico ai sensi delle Parti II e III del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. La modificazione all’articolo 64 della legge regionale 13/2020, intende garantire e specificare che la disposizione operi nel rispetto dei caratteri tipologici e delle caratteristiche del tessuto edilizio esistente. Articolo 7 (Modifiche all’articolo 78 della l.r. 13/2020) Le modifiche apportate all’art. 78 della l.r. 13/2020, relativo all’introduzione delle cosiddette “tolleranze esecutive”, hanno lo scopo di risolvere eventuali conflitti di competenza in ordine alla compatibilità della norma in esame con i disposti di cui alla normativa nazionale, integrando quanto contenuto nella legge regionale 8 luglio 1999, n. 19 – Norme in materia edilizia e modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 ”Tutela ed uso del suolo”, con l’obiettivo di meglio specificare e distinguere quanto previsto all’articolo 34, comma 2 ter, del dpr 380/2001 in materia di altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta che non eccedano per singola unità immobiliare il due per cento delle misure progettuali. Articolo 8 (Abrogazioni alla l.r. 13/2020) La disposizione prevede l’abrogazione degli articoli 23 (Sostegno alle destinazioni e al marketing turistico – Riparti turismo), 63 (Estensione delle modifiche che non costituiscono variante), 84 (Documento unico di regolarità contributiva) e 85 (Disposizioni in materia di presidi socio sanitari assistenziali) della l.r. 13/2020 in quanto non risultano allineati ai disposti nazionali ponendosi in contrasto con la disciplina statale di principio che costituisce l’oggettivo e legittimo parametro di riferimento. Le norme regionali censurate si inseriscono in ambiti di materia, quali la tutela della concorrenza, l’ordinamento e l’organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali, la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, che sono costituzionalmente riservati alla competenza esclusiva statale. Articolo 9 (Variazione di bilancio) La disposizione, attraverso una variazione del bilancio di previsione finanziario 2020-2022 in termini di competenza e di cassa, prevede che l’allegato contabile sia conseguente all’articolo 1 e allinea l’iscrizione in entrata e spesa ai commi 1 e 5 modificati dell’articolo 4 bis della legge regionale 12/2020. Articolo 10 (Dichiarazione d’urgenza) La disposizione, anche in relazione agli impegni assunti con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e a quanto sopra descritto, prevede che il presente provvedimento abbia il carattere di urgenza.

 




Ripresa post lockdown: ecco come il Covid-19 cambierà la mobilità verso le università italiane

Una persona su tre si sposterà con un proprio mezzo motorizzato nel caso di una nuova ondata pandemica.

Una crescita di otto punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid. A dirlo è il report “Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo del Covid-19” realizzato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS) che ha analizzato il comportamento di 85.000 persone rappresentative della popolazione accademica.

L’indagine, avviata lo scorso luglio e ancora in corso presso alcune università, si è basata su un questionario somministrato on-line agli studenti, ai docenti e al personale tecnico-amministrativo di 44 atenei italiani (cui si aggiungeranno i risultati di altre 13 università). Due gli scenari ipotizzati nel questionario: il virus è pressoché debellato e i contagi sono ridotti; il virus è ancora pericoloso, il contagio è rallentato ma prosegue.

 

Il campione preso in esame dal Gruppo di Lavoro Mobilità della RUS coinvolge la comunità accademica di riferimento ed è composto per il 79 per cento da studenti, l’11 per cento da docenti o ricercatori e il 9,6 per cento da personale tecnico-amministrativo.

 

La frequenza in università post-lockdown: cosa cambia?

Il 66 per cento delle persone che ha risposto al questionario continuerà a recarsi in università, per ragioni di lavoro o di studio, se il rischio sanitario sarà minimo. Scenario che cambia totalmente in caso di un quadro più pessimistico: se il virus tornasse ad aggredire come nei mesi scorsi, il 61 per cento delle persone intervistate si recherebbe nel proprio ateneo solo quando strettamente necessario. La distribuzione percentuale delle risposte rimane uniforme nelle quattro aree geografiche prese in esame (nord-ovest, nord-est, centro, sud e isole), suggerendo che la percezione del rischio è molto sentita e non differisce in modo significativo all’interno del Paese.

 

I cambiamenti di abitudine negli spostamenti

Il trasporto pubblico è il mezzo che subirà il maggior calo in termini percentuali, probabilmente anche a causa del ridotto coefficiente di riempimento dei mezzi imposto dai provvedimenti governativi al fine di garantire il distanziamento sociale (60 per cento dello spazio a disposizione al momento della rilevazione, attualmente innalzato all’80 per cento). Tuttavia, secondo le previsioni, in uno scenario di ridotto rischio sanitario, la domanda verso il trasporto pubblico si riduce di soli quattro punti percentuali; il calo diventa più significativo (-10 per cento) nello scenario più pessimistico. In entrambi i casi, il mezzo che sceglierebbero gli intervistati in sostituzione del trasporto pubblico sarebbe l’automobile privata e in misura più marginale la mobilità attiva (a piedi, in monopattino o in bici).

Anche nella classificazione per area geografica, le differenze di comportamento pre-Covid alquanto rilevanti tra le aree del Paese si mantengono nelle previsioni di ripresa, anche se in termini relativi la quota che userà l’auto si incrementa di più al Nord, dove era più bassa grazie a servizi di trasporto pubblico più capillari e frequenti, ma anche dove la crisi sanitaria è stata più drammatica.

 

Se osserviamo più nel dettaglio come si prevede cambieranno le abitudini di viaggio sul percorso casa-università per l’anno che sta iniziando nei due scenari ipotizzati è possibile prevedere che nella stragrande maggioranza dei casi coloro che si recavano in università a piedi e in bicicletta continuerà a farlo.

Così come quella di coloro che lo facevano con l’automobile privata. I cambiamenti più significativi si avranno tra gli utenti del trasporto collettivo: nello scenario più critico circa un 20 per cento degli utenti del trasporto pubblico cambierà scelta modale, passando all’uso dell’auto propria nel 13,3 per cento dei casi e alla mobilità attiva nel 6 per cento. «È su queste quote che le politiche di mobilità devono e possono incidere – afferma Matteo Colleoni, Coordinatore del Gruppo di Lavoro Mobilità della RUS -, sia incentivando un più ampio ricorso alla mobilità attiva, che limitando, con adeguate misure di aumento dell’offerta e gestione dei mezzi, l’abbandono del trasporto pubblico».

 

“Il Politecnico di Torino ha aderito con entusiasmo all’iniziativa, nella convinzione che le informazioni raccolte saranno preziose per la governance dell’Ateneo nonché per l’accessibilità alle sedi universitarie; a breve saranno disponibili anche i risultati locali, dopo l’anteprima nazionale presentata oggi” dichiarano i referenti in materia del Green Team di Ateneo ed il suo Mobility manager.

 

 

 

 

 




Confermati ieri pomeriggio i vertici del Comitato Torino Finanza

Sono lusingato della fiducia che i vertici della Camera di commercio ripongono in me e che credo si basi sulla massima attenzione che pongo alle esigenze del sistema economico torinese. – ha affermato Vladimiro RambaldiPer questo mi piace ricordare l’“Osservatorio sulle start up innovative” che ogni cinque anni analizza in profondità lo stato di salute dell’ecosistema torinese. Da qui abbiamo sviluppato l’idea di una futura piattaforma per darne la giusta visibilità e per mettere a disposizione utili strumenti di lavoro. Sono certo che diventerà un punto di riferimento per gli aspiranti imprenditori innovativi e un valido aiuto per la creazione di nuove start up.”

 

Continuare a puntare sull’educazione finanziaria del territorio è fondamentale in un periodo economico così delicato – ha commentato Dario Gallina, presidente della Camera di commercio di Torino, che ha riproposto i vertici anche per quest’anno – e la squadra del Comitato Torino Finanza sta funzionando bene, soprattutto a favore delle imprese. La ricerca di nuovi dati statistici e di prodotti digitali per far sviluppare l’innovazione del territorio, e la formazione per i futuri imprenditori sono i punti di forza di questa organizzazione.”

 

Il Comitato Torino Finanza ha portato avanti numerose iniziative di grande interesse per la Camera di commercio di Torino, di cui fa parte. Tra le più note, ricordiamo:

– il recente “PILNOW”, l’indice che fornisce in tempo reale lo stato di salute regionale, stimando trimestralmente il PIL piemontese

– l’“Osservatorio sui Confidi” che si è affermato come punto di riferimento nazionale sul tema e ha fatto conoscere il Comitato Torino Finanza in tutta Italia

– il progetto “Consapevolezza economica” che ha portato l’insegnamento dell’economia nelle scuole elementari, medie e superiori.

 

Il Comitato Torino Finanza è giunto al quarto rinnovo dalla sua costituzione nel 2006, che coincide anche con il trentesimo anniversario di “Torino Finanza” nella sua accezione allargata, comprendendo quindi gli anni di attività dell’Associazione che fu fondata nel 1990 dal compianto Franco Cellino.

 




Concessioni idroelettriche, il testo approda in Aula

Licenziato a maggioranza, nella seduta odierna della quinta Commissione in congiunta con la terza, il disegno di legge 87 “Assegnazione delle grandi derivazioni ad uso idroelettrico”. Il provvedimento – dichiarato urgente – quindi è pronto per approdare in Aula per la discussione e votazione definitiva.

Nella seduta alla quale è intervenuto l’assessore regionale all’Ambiente ed energia, sono stati diversi gli emendamenti approvati e, tra questi, anche alcuni provenienti dall’opposizione, uno del gruppo Pd ed uno del gruppo M5s.

Il testo, che si compone di quasi una trentina di articoli, intende introdurre un innovativo meccanismo di apertura alla concorrenza a cui verrà sottoposta l’assegnazione delle grandi derivazioni idroelettriche.

In particolare, sarà possibile inserire nei bandi specifici criteri di individuazione della migliore offerta. Dopo il passaggio dal Demanio alle Regioni delle infrastrutture idroelettriche, la Regione Piemonte dovrà riassegnare 67 concessioni che storicamente erano in capo allo Stato, come primo passo verso la gestione autonoma di dighe e invasi utilizzati per la produzione di energia.

Saranno però soltanto le concessioni superiori a 3.000 kw quelle da riassegnare con bandi di evidenza pubblica. Undici di queste sono scadute e le procedure di assegnazione dovranno partire entro il 2022.




CCIAA Torino: spese famiglie torinesi, il Covid fa tirare la cinghia

Si è svolta oggi la presentazione dell’indagine sulle spese delle famiglie torinesi nel primo semestre 2020, una rilevazione semestrale realizzata per dare evidenza delle ripercussioni della crisi sanitaria di quest’anno.

Sono state analizzate le spese di 160 famiglie torinesi a cui è stato anche sottoposto un breve set di domande volto ad indagare eventuali cambiamenti delle abitudini di consumo proprio nei mesi di lockdown.

“Come previsto l’emergenza sanitaria ha impattato fortemente sulle spese delle famiglie: 8 su 10 hanno contratto decisamente gli acquisti non necessari e il 34% ha dovuto intaccare i risparmi – ha commentato Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino, – Nella crisi si individuano, tuttavia, anche comportamenti virtuosi, come la riduzione dello spreco alimentare, il sostegno ai piccoli esercenti e l’acquisto di prodotti Made in Italy“.

I dati dell’indagine Con 2.363 euro mensili, in diminuzione del -6,5% (-162 euro) rispetto al I semestre del 2019, la spesa complessiva delle famiglie torinesi nei primi sei mesi del 2020 torna ai livelli del I semestre 2015.

Dopo il costante incremento del passato, in particolare nel triennio 2015-2017, e la sostanziale tenuta tra il 2018 ed il 2019, i primi mesi 2020 fanno registrare dunque un decisoridimensionamento.

Il calo è dovuto esclusivamente ai consumi non alimentari, che scendono anche al di sotto dei livelli del 2015; al contrario i consumi alimentari crescono (+1%; +4 euro rispetto al I semestre 2019), arrivando a rappresentare il 17% della spesa complessiva (prima era il 15%). La spesa alimentare Raggiunge i 405 euro mensili, con oscillazioni contenute per tutte le componenti, fatta eccezione per i cibi di asporto (+6 euro, +40%) e per carne e salumi (+4 euro).

La spesa non alimentare Scende sotto la soglia dei 2.000 euro, attestandosi a 1.958 euro (-7,8%; -166 euro rispetto al I semestre 2019). Tra le varie voci, quella dell’abitazione (a cui si sommano anche le utenze domestiche) continua a rappresentare la componente principale (51,7% delle spese non alimentari), in crescita del +2,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, in particolare nelle utenze domestiche (energia elettrica, acqua, gas, riscaldamento) chevedono un aumento del +7,3% (+12 euro).

Fatta eccezione per l’abitazione e per le spese in istruzione (+3 euro), si assiste ad un calo più o meno sostenuto di tutte le altre voci principali delle spese non alimentari. La diminuzione più consistente si registra come previsto nella categoria “altri beni e servizi” (-24,9%; -76 euro) dove convergono le voci relative al tempo libero: in media, ad esempio, -43 euro per viaggi e vacanze e –40 euro per pasti fuori casa.

Seguono le flessioni relative ai servizi sanitari e salute (-35 euro, -31,3%), dove il crollo è imputabile quasi del tutto al calo delle spese in visite mediche specialistiche ed analisi. Diminuisce anche del -22,8% la categoria ricreazione, spettacolo e cultura (-28 euro) dove il calo più sostenuto è nell’acquisto di giornali e libri non scolastici (-9 euro), negli articoli sportivi e per il tempo libero (-8 euro), negli articoli per l’intrattenimento- videogiochi- (-5 euro) e nell’acquisto di biglietti per concerti, teatro, cinema (-2 euro).

Negativa anche la spesa per abbigliamento e calzature (-8 euro) e della voce mobili ed arredamento (-39 euro). Nella voce trasporti e comunicazione (-3 euro; il 14,3% delle spese non alimentari), la flessione è dovuta alla macro categoria dei trasporti (-15 euro), dove si registra un calo delle spese in benzina, gasolio (-6 euro) e in acquisto di biglietti per i mezzi pubblici, treni e aerei (-8 euro); in aumento, invece, le comunicazioni (+12 euro, +26,1%), dove la crescita si è registrata grazie alle spese connesse alla telefonia -acquisto, bollette, internet- (+9 euro).

Nel complesso, pertanto, l’emergenza sanitaria ha traghettato verso un netto taglio di tutte le spese voluttuarie (vacanze, pasti fuori casa, ricreazione e tempo libero), ma anche di una parte di spese di prima necessità (per esempio salute, visite mediche) per le quali il contesto sanitario ha imposto una contrazione.

Il risparmio delle famiglie Oltre ad un calo dei consumi, i primi sei mesi del 2020 hanno evidenziato una diminuzione importante della capacità del risparmio delle famiglie torinesi. A giugno 2020, su 160 famiglie intervistate, solo il 18,8% ha dichiarato di riuscire a risparmiare parte del reddito famigliare (era il 33% nel primo semestre 2019). In calo anche la percentuale di reddito accantonata: il 3,5% a fronte del 6,2% dei primi sei mesi del 2019.

Si tratta del valore più basso in assoluto riscontrato nell’ultimo decennio. Il dato scende ancora se si analizzano solo le famiglie in stato di debolezza/autosufficienza, dove si riesce ad accantonare appena lo 0,3% del reddito complessivo famigliare. Reddito e potere di acquisto Aumentano anche le famiglie che dichiarano una diminuzione del reddito medio annuale.

A giugno 2020, il 26,9% degli intervistati ha affermato di aver registrato una flessione del reddito famigliare rispetto a fine 2019 (erano il 18,3% nei primi sei mesi 2019 rispetto al 2018). Il 43,1% degli intervistati ha inoltre evidenziato una diminuzione del potere di acquisto famigliare: nel 2019 la percentuale era dimezzata (20%).

Infine, durante il periodo di lockdown e subito dopo, ben il 55% delle famiglie ha denunciato un lieve aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, a cui si aggiunge un 31,9% che dichiara un aumento netto.

Luoghi e comportamenti di acquisto Sale al 45% la preferenza verso super e ipermercati (nel 2019 era 40%), mentre è in calo la frequentazione di negozi di vicinato (dal 26,8% al 21,5%). Come previsto, invece, aumenta il peso degli acquisti online che salgono dal 3% al 4,8%.

I nuclei famigliari che non ne fanno mai uso scendono dal 60% al 41% e, in parallelo, è cresciuta la quota di famiglie che vi ricorrono qualche volta o spesso, passando complessivamente dal 30% al 42%. Cresce anche l’acquisto di beni di seconda mano scelto frequentemente dal 28% delle famiglie (16% nel primo semestre 2019).

Rimane costante invece il ricorso ai pagamenti rateali. Emergenza Covid e comportamenti d’acquisto Il periodo di lockdown – e le settimane che lo hanno anticipato e seguito – hanno mutato in maniera significativa le abitudini di acquisto ma anche le possibilità di spesa delle famiglie torinesi. Si è accentuato il ricorso a canali prima poco adottati (consegne a domicilio o e-commerce), si è dovuto talvolta erodere parte del risparmio famigliare, ma sono emerse anche nuove abitudini virtuose che le famiglie hanno il proposito di mantenere nei mesi successivi all’emergenza.

Nel complesso fra gennaio e giugno 2020 8 famiglie su 10 hanno ridotto le spese. Fra queste, il 72,5% delle famiglie ha speso meno del solito, riducendo o eliminando le spese ritenute non necessarie e/o superflue, mentre un ulteriore 8% – che sale al 26,7% fra le famiglie monoparentali – ha dovuto ridurre anche le spese necessarie.

Tra le principali motivazioni che hanno portato ad una riduzione degli acquisti, oltre all’aver avuto meno occasioni di spesa (il 71,9% delle risposte), al secondo posto si colloca una riduzione del reddito famigliare (il 20,6%).

Nonostante il calo generalizzato dei consumi, durante l’emergenza sanitaria il 34,4%delle famiglie (con un picco del 49% fra le coppie con figli e del 40% fra i nuclei monoparentali) ha dovuto attingere ai risparmi per far fronte alle spese.

In ultimo, il periodo appena trascorso sembra aver portato con sé l’esigenza di introdurre piccoli cambiamenti quotidiani nelle scelte di acquisto e consumo.

Nei mesi successivi all’emergenza, il 100% delle famiglie intervistate dichiara che cercherà di diminuire gli sprechi alimentari e, nella quasi totalità (il 98,8%), si ripromette di acquistare prevalentemente prodotti italiani a sostegno dell’economia nazionale. Diffusa anche la propensione a ridurre gli acquisti nella Grande Distribuzione Organizzata per sostenere i piccoli esercenti (il 60,6%), nonché la scelta di continuare a rivolgersi a piccoli produttori (50%).




Anche Confagricoltura Asti presente alla Festa del “Grazie”

Tribune dello Stadio “Bosia” di Asti gremite, pur nel rispetto del distanziamento, sabato scorso 19 settembre per dire grazie a tutti coloro che hanno dato un contributo per uscire dall’emergenza Covid.

Grande manifestazione, voluta dall’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Asti Mariangela Cotto insieme all’Associazione degli Alpini e all’associazione Dono del Volo guidata da Giorgio Calabrese, durante la quale si sono succeduti numerosi interventi e toccanti testimonianze, tra cui quelle del commissario dell’ASL Giovanni Messori Ioli e del primario del reparto Malattie Infettive dell’Ospedale di Asti Francesco De Rosa.

Nella seconda parte della manifestazione il Vescovo di Asti, Monsignor Marco Pastraro, ha officiato una funzione in cui, al momento dell’offertorio, sono stati portati all’altare alcuni cesti colmi di doni della terra da parte delle associazioni agricole, anch’esse operanti a vario modo nel periodo del lock-down.

Per Confagricoltura Asti era presente il direttore Mariagrazia Baravalle che commenta così la giornata: “Mi sono commossa più volte oggi, la solidarietà e l’impegno sociale di tutto il territorio astigiano hanno ricevuto il giusto riconoscimento ed è risuonata a gran voce la speranza perché tutto si risolva per il meglio nei prossimi mesi, in primis per la sicurezza dei cittadini e, come diretta conseguenza, per le attività economiche”.




Politecnico e Ordine degli Architetti firmano un accordo per internazionalizzare e facilitare l’accesso al lavoro

Il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco e il Presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino Massimo Giuntoli hanno firmato oggi un accordo tra le due istituzioni che potenzia le opportunità per professionisti e per studenti in Architettura, Pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistico-ambientale.

L’accordo prevede da una parte di intensificare le opportunità internazionali di lavoro per i professionisti iscritti all’Ordine degli Architetti, attraverso l’iniziativa POLITO Studio, che lega Politecnico e Ordine nella formazione e nell’accompagnamento dei professionisti ai mercati internazionali, nelle aree dove il Politecnico ha una presenza consolidata (in particolare la Cina, ma anche Sud America e Africa); dall’altra si rivolge ai laureati favorendo occasioni di tirocinio professionale, poi validate come sostituzione della prova progettuale dell’esame di Stato.

È la prima volta che tra Politecnico e Ordine Architetti si sigla un accordo strutturato per favorire l’accesso al mondo del lavoro dei laureati e per l’internazionalizzazione dei professionisti Architetti. L’Ateneo e OAT sono mossi dalla convinzione che oggi sia fondamentale aggiornare le interazioni tra le istituzioni dedicate all’educazione universitaria e alla ricerca e le istituzioni dedicate a disciplinare gli interessi professionali.

Per meglio supportare il rapporto con professionisti, aziende e istituzioni, POLITO Studio (il cui avvio operativo è fissato a gennaio 2021) stabilirà presto la propria sede all’interno della nuova Casa dell’Architettura, progetto di OAT e della Fondazione per l’Architettura / Torino, che dovrebbe essere inaugurata nel 2022 in via Piave.

L’accordo tra Politecnico e OAT prevede inoltre importanti novità per gli studenti dei corsi di studio dell’area dell’Architettura e della Pianificazione territoriale. I laureandi del II livello potranno infatti accedere agli studi professionali per un periodo di tirocinio di sei mesi, che varrà come il superamento della prova progettuale all’Esame di Stato, che solo il 30% degli iscritti ha superato nel 2019. L’accordo è anche un passo in avanti verso l’esame di Stato digitale, che secondo i piani dovrebbe pensionare la prova progettuale disegnata a mano, ormai non più attuale.

“Crediamo fortemente nella necessità che i professionisti da noi formati debbano essere supportati e agevolati nell’interagire con realtà internazionali in forte sviluppo, soprattutto perché possono vantare una preparazione ed una creatività che da sempre rende unico e insostituibile il Made in Italy, che tutto il mondo ci invidia e ci richiede. Mettendo a disposizione le forti relazioni del nostro Ateneo con le migliori università di tutto il mondo, i nostri studenti avranno a disposizione molte più occasioni di lavoro”, ha dichiarato Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino.

“Il mercato globale chiede innovazione e nuove interazioni tra le università e le professioni: con questo Accordo diamo una risposta adeguata e ci impegniamo sia a favorire l’accesso alla professione dei giovani, sia a promuovere le capacità progettuali degli architetti italiani all’estero”, ha dichiarato Massimo Giuntoli, presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino.

Il professor Michele Bonino, delegato del Rettore per le Relazioni con la Cina, ha presentato il programma di POLITO Studio, che vedrà la Cina come caso-pilota: “Ogni mercato ha le sue caratteristiche particolari: ad esempio, in Cina i principali progetti di architettura e urbanistica sono appannaggio delle Università e dei loro grandi istituti di progettazione, spesso alla ricerca di consulenti internazionali. Attraverso l’esperienza dei nostri ricercatori, POLITO Studio vuole far conoscere ai professionisti tali specificità, e costruire insieme sinergie per essere competitivi in questi mercati”.

L’architetto Cristina Coscia, vice presidente OAT, ha aggiunto sull’iniziativa POLITO studio: “POLITO Studio per i professionisti è un “contenitore” di azioni per generare opportunità professionali, che avrà anche strategicamente una collocazione fisica nella nuova sede dell’Ordine degli Architetti di Torino e della sua Fondazione: una sorta di Hub sull’internazionalizzazione che rappresenta un tassello importante del progetto dell’Ordine di “Casa dell’Architettura”, evocativo, anche in questo caso, di molte esperienze di ordini nazionali ed esteri e simbolicamente luogo di riferimento per la comunità degli Architetti”.




Esportazioni novaresi: vendite all’estero in discesa del -15,4% nel primo semestre 2020

Diminuiscono le esportazioni novaresi nei primi sei mesi dell’anno: tra gennaio e giugno le vendite all’estero dei prodotti made in Novara si sono assestate su 2,2 miliardi di euro, registrando un calo del -15,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. In flessione anche il risultato nazionale, con una variazione dell’export italiano pari al -15,4%, e quello regionale che vede le esportazioni piemontesi ridursi del -21,2%.

Sul fronte dell’import, il Novarese registra una diminuzione del -16,1%, attestandosi, in termini di valore delle merci, ad 1,2 miliardi di euro. Il saldo della bilancia commerciale si mantiene positivo e pari a 969 milioni di euro, ma in diminuzione del -17,2% rispetto al primo semestre 2019.

«I dati relativi ai primi tre mesi dell’anno avevano già preannunciato una diminuzione delle esportazioni, che considerando l’intero semestre appaiono fortemente ridimensionate a causa dell’impatto dell’emergenza sanitaria e della chiusura degli stabilimenti – commenta Cristina D’Ercole, segretario generale della Camera di Commercio di Novara – Si tratta di una situazione generalizzata, con flessioni a due cifre per tutte le province piemontesi, rispetto alle quali Novara ha manifestato un calo significativo, ma meno intenso di altri territori, ponendosi al terzo posto nella classifica decrescente regionale.

L’apertura e la presenza sui mercati esteri sono fondamentali per la nostra economia, ancor più in questa fase complessa: per questo gli interventi a favore dell’internazionalizzazione d’impresa, tra cui le certificazioni per l’estero, l’assistenza legale specialistica e la formazione, rientrano tra quelli sostenuti dalla Camera di Commercio con il bando NOVARA RESTART, per cui è possibile inviare la propria candidatura fino al 15 ottobre».

Il risultato novarese risente del calo delle vendite oltre confine dei prodotti manifatturieri, che rappresentano la quasi totalità delle esportazioni provinciali, con risultati in controtendenza per alimentari, prodotti medici e farmaceutici.
Analizzando l’export delle principali attività economiche si riscontra una flessione significativa, pari al -14,5%, per macchinari e apparecchiature (in cui risultano inclusi rubinetteria e valvolame), che si confermano comunque il comparto più rilevante, con un’incidenza del 27,6% sull’export provinciale.

Negativo anche il risultato delle sostanze e prodotti chimici (-16,8% su base annua), che si trovano al secondo posto nella classifica provinciale delle vendite all’estero, con un’incidenza del 16,7%.
Crescono, invece, i prodotti alimentari, bevande e tabacco, che mettono a segno un +4,9%, sfiorando un’incidenza del 12% e attestandosi al terzo posto nella classifica provinciale delle vendite all’estero, posizione condivisa con il tessile-abbigliamento, comparto che registra, tuttavia, un calo del -19,1%.

In netto calo appare il comparto della gomma-plastica, con una variazione che supera il -25%, mentre continua la crescita di quello dei medicinali e preparati farmaceutici che, spinto dall’emergenza sanitaria, mantiene il sesto posto nella classifica dell’export provinciale, con un sostanziale raddoppio delle vendite (+99,8%).

Per quanto riguarda i mercati di sbocco, l’Unione Europea si conferma la principale destinazione delle merci novaresi, con una quota pari al 60,8% dell’export. La performance dei mercati comunitari appare negativa e leggermente meno intensa della media provinciale, registrando un calo delle esportazioni del -11,4%.

Guardando ai singoli Paesi si riscontra una diminuzione generalizzata delle esportazioni verso i principali mercati, salvo poche eccezioni. In particolare calano del -11,2% le vendite dirette in Germania, primo mercato dell’export novarese, e del -7,7% quelle rivolte alla Francia, secondo mercato di riferimento. Aumentano, invece, del +12,2% le vendite in Polonia, crescita quasi interamente riconducibile ai prodotti alimentari, mentre si registra un calo a due cifre per la Spagna (-19,2%), con una flessione più contenuta per il Belgio e una sostanziale stabilità per i Paesi Bassi.

In merito alle vendite verso i Paesi extra-UE si registra, a livello complessivo, un netto calo, superiore alla media provinciale e pari al -20,9%. Ad incidere sono soprattutto le diminuzioni dell’export con destinazione U.S.A. (-36,7%), che risentono del crollo della componente aerospazio, Svizzera (-23,1%) e Regno Unito (-21,9%), mentre aumentano del +10% quelle verso il mercato cinese, sostenute, in particolare, dalla crescita di detergenti e prodotti chimici di base.




Embraco, Sicchiero (Sindaco Chieri): “Bene progetto Italcomp”

Dall’incontro in Prefettura con la sottosegretaria allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, è emersa finalmente una luce per i lavoratori ex Embraco. Il progetto Italcomp, che mira a unire i destini del sito chierese e quelli dell’Acc di Mel dando vita a un polo per la produzione di compressori per l’industria del freddo, rappresenta certamente una buona notizia, una strada interessante che speriamo porti a risultati concreti.

Come amministrazione faremo la nostra parte ma mi auguro che i Sindaci del territorio siano costantemente coinvolti e aggiornati sull’evolversi della situazione, a differenza di quanto è avvenuto con la Ventures, dove alle speranze iniziali ha fatto seguito un brusco e doloroso risveglio. Inoltre, visto che si ipotizza un arco temporale di almeno un anno e mezzo di tempo, continueremo a lavorare per offrire alternative occupazionali alle lavoratrici e ai lavoratori che desiderino ricollocarsi, e contiamo sull’impegno della Regione Piemonte”