Nel post-Covid quasi 6 imprese su 10 con difficoltà di liquidità

Sono quasi 780mila (il 58,4% del totale) le imprese che prevedono di avere problemi di liquidità nei prossimi sei mesi e poco meno di 565mila (il restante 41,6%) quelle alle quali invece si prospetta un futuro meno difficoltoso sul versante finanziario.

La crisi di domanda che si è innescata con la pandemia Covid-19 e il clima di incertezza sui tempi del recupero, legato anche alle diffuse criticità sui mercati globali, fanno temere a molte imprese di non poter generare i flussi di cassa necessari a garantire l’ordinaria operatività aziendale.

E’ quanto risulta da un approfondimento del Sistema informativo Excelsior sull’universo di 1.380 mila imprese con almeno un dipendente, condotta tra il 22 giugno e il 6 luglio 2020 da Unioncamere in accordo con Anpal, per valutare le prospettive occupazionali a seguito dell’emergenza Coronavirus.

Le imprese che si sono presentate di fronte allo shock generato dalla pandemia operando stabilmente sui mercati internazionali e quelle con strategie avanzate e integrate di digitalizzazione mostrano una solidità finanziaria relativamente maggiore: infatti, si attestano rispettivamente al 48,0% e al 45,0% dei relativi totali le aziende che non segnalano difficoltà (tra i 6 e i 3 punti in più della media).

Al contrario, soffrono maggiormente le micro imprese (1-9 dipendenti) per le quali raggiunge il 60,4% la quota di quante segnalano un insufficiente livello di liquidità, una situazione che migliora sensibilmente al crescere della dimensione di impresa, arrivando al 44,0% nelle imprese over 250.

La ristorazione e i servizi legati alla filiera del turismo rappresentano il settore più colpito dagli effetti della carenza di liquidità, segnalata da poco meno di tre quarti delle imprese (73,8%), dal momento che segmenti importanti del comparto, come quello legato alle presenze straniere nelle città d’arte, hanno ripreso solo molto marginalmente. Problemi di liquidità superiori alla media del comparto terziario anche per gli altri servizi alle persone (che comprendono anche le attività ricreative, culturali e sportive) e per l’istruzione e la formazione private.

Tra i settori industriali è, invece, la filiera della moda ad aver risentito più sensibilmente delle conseguenze del lockdown, tanto che problemi di liquidità sono indicati dal 68,0% delle imprese di questo settore, ma quote superiori al 60% si osservano anche nel legno-arredo e nell’industria della carta. Situazione di sostanziale equilibrio tra le imprese con e senza problemi di liquidità nella meccanica e nelle industrie elettriche ed elettroniche.
Più intensa la carenza di liquidità nel Sud e Isole (la mettono in luce due terzi delle imprese) e nel Centro (60,3%), mentre nelle regioni settentrionali il problema è segnalato nel 53-54% dei casi.




Covid. Politecnico di Torino: ecco come far ripartire il Terzo Settore

Quella legata alla Covid non è un’emergenza soltanto sanitaria, ma anche sociale ed economica, che rischia di colpire duramente gli strati sociali più deboli ed esposti. Come spesso accade, quando si tratta di affrontare un’urgenza, la prima risposta ai bisogni arriva proprio dal volontariato.

Di fronte ad un pericolo tanto grave quanto ancora sconosciuto, i volontari non possono essere lasciati in balia di loro stessi, ma devono venire opportunamente formati ed informati per poter affrontare al meglio le sfide di un autunno che si prospetta complicato.

Così, Politecnico di Torino, Società di San Vincenzo De Paoli, Caritas e Casa accoglienza del Cottolengo hanno costituito un tavolo per mettere a punto un protocollo che consenta ai volontari di continuare a restare accanto alle persone più fragili mantenendo un livello di sicurezza adeguato.

 

Il documento “Il terzo settore riparte in sicurezza – Prevenzione e mitigazione del rischio di trasmissione del contagio da SARS-COV-2 durante i servizi alla persona nell’ambito delle attività di volontariato” è una preziosa raccolta di informazioni, strumenti, buone pratiche e raccomandazioni che sono state redatte dagli esperti del Politecnico di Torino dopo aver accuratamente ricostruito tutte le situazioni in cui un volontario può venire a contatto con le persone seguite: dormitori, mense, distribuzione alimenti, raccolta e consegna di abiti usati, centri di ascolto ed anche visite a domicilio.

 

Ma il lavoro non finisce qui: conclusa questa prima fase partirà immediatamente la sperimentazione che avverrà con i volontari che seguiranno il protocollo nelle loro attività, a stretto contatto con gli esperti del Politecnico. “Questo – ha spiegato il Rettore Guido Saracco – ci consentirà di aggiornare e migliorare il documento in base ai risultati raccolti operando direttamente sul campo”. La revisione finale della pubblicazione è stata affidata a tre esperti: il dottor Massimo De Albertis, Direzione Centrale Politiche sociali e rapporti con le aziende sanitarie del Comune di Torino, Servizio prevenzione fragilità sociali e sostegno agli adulti in difficoltà, il dottor Fabrizio Ghisio, Segretario Generale Confcooperative e il dottor Guido Giustetto, Presidente Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Torino.

 

“L’emergenza Coronavirus ha aperto una profonda ferita nel tessuto sociale del nostro Paese – ha dichiarato Marco Guercio, Coordinatore Interregionale della Società di San Vincenzo De Paoli – poter contare su uno strumento come quello realizzato in collaborazione con il Politecnico di Torino, ci permetterà non solo di rinnovare, ma di moltiplicare, in sicurezza, i nostri sforzi di vicinanza e sostegno alle famiglie che vivono in condizioni di disagio. Perché, nessuno deve essere lasciato solo, a maggior ragione durante un’emergenza così grave”.

 




Gruppo Marazzato: “Ponte di Genova sintesi dei nostri valori d’impresa”

Alla cerimonia di inaugurazione con le massime cariche dello Stato presente anche il manager vercellese Davide Marazzato in rappresentanza della storica azienda ambientale italiana che ha contribuito alla nascita del nuovo viadotto autostradale.

All’inaugurazione del nuovo Ponte di Genova sul fiume Polcevera intitolato a San Giorgio che sconfigge il drago, lunedì 3 agosto scorso alle 18.30 era presente anche il ‘Gruppo Marazzato’, da 70 anni a questa parte azienda italiana leader nel settore delle bonifiche ambientali e delle soluzioni per il pianeta.

La storica impresa di Vercelli, che offre giornalmente occupazione e impiego a 250 professionisti dislocati su 8 sedi, con un parco mezzi di oltre 300 unità, si è occupata in nome e per conto del ‘Consorzio Pergenova’ della gestione dei rifiuti, dello smaltimento delle macerie nonché della bonifica dei sedimi destinati ad accogliere l’impianto dei nuovi piloni di sostegno della grande infrastruttura viaria.

Come racconta anche il quotidiano ‘La Stampa’ in un articolo a firma Roberto Maggio, il personale operativo e tecnico specializzato della nota e stimata impresa piemontese hanno smaltito 20 mila tonnellate di terreno, di cui 800 contaminate da inquinanti pericolosi di vario genere.

A ciò si aggiunga l’alienazione di ingenti quantitativi di amianto stivato in ben 2.200 ‘big bags’, grandi sacchi bianchi della capienza di un metro cubo cadauno impiegati in ambito industriale per trasportare differenti tipologie di detriti.

Alla cerimonia del taglio del nastro, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del Presidente della Camera Roberto Fico, del Governatore della Liguria Giovanni Toti e del Sindaco di Genova, in rappresentanza dell’azienda piemontese c’era anche Davide Marazzato, Sales Manager dell’omonimo Gruppo.

“Ho avuto modo, in questa importante occasione, di conoscere e apprezzare più da vicino i delegati delle altre imprese presenti come il sottoscritto all’evento che a vario titolo e grado, ognuna per il proprio core business, hanno contributo alla realizzazione dell’opera. E ho constatato con piacere che, proprio come il ‘Gruppo Marazzato’, si tratta perlopiù di aziende familiari, legate per natura e soprattutto per scelta consapevole a quella cultura dei rapporti umani sinceri e del lavoro che anche nella professione fa sempre la differenza. Valori che incarnano quello spirito tipicamente italiano che tutto il mondo ci invidia, che ritroviamo giornalmente nelle nostre maestranze e che abbiamo respirato a pieni polmoni anche nei rapporti con le équipes delle aziende partners”, esordisce il manager.

“Come famiglia e azienda abbiamo sempre posto innanzi a tutto l’orientamento al risultato. Diamo sempre il massimo, con umiltà e dedizione, specie in contesti umani e professionali delicati come questo che richiedono rispetto e riservatezza, intervenendo soltanto laddove la nostra esperienza acquisita sul campo conferisca un valore aggiunto per la collettività che continua a darci crescente fiducia”, conclude soddisfatto Davide Marazzato.




Lockdown, CCIAA Torino: nel II trimestre 2020 il PIL del Piemonte scende del -15,9%

Anche il PIL del Piemonte, come quello nazionale, è arretrato nel II trimestre a causa della fermata dell’economia. Dopo un primo trimestre in flessione del 6% (sul I trimestre del 2019), l’indicatore principale dell’attività economica scende ancora nel II trimestre (-15,9%), facendo registrare una variazione assai vicina a quella nazionale (-17,3).

Il calcolo è stato eseguito dal Comitato Torino Finanza presso la Camera di commercio di Torino, che si è dotato di un apposito modello di Nowcasting. Il modello, piuttosto che sommare il valore aggiunto dei settori, che viene registrato con ritardo, deduce il livello dell’attività economica da indicatori reali e del mondo online.

Tra i principali indicatori reali ci sono il traffico autostradale dei veicoli pesanti, i consumi di energia elettrica (a confronto con quelli nazionali), nonché le esportazioni del Piemonte.
Agli indicatori reali si aggiungono gli andamenti delle ricerche online di 53 parole chiave correlate con l’andamento dell’economia piemontese e dei suoi consumi, come le ricerche dei suoi marchi principali, dei centri commerciali dove normalmente si fa lo shopping, nonché dei siti culturali e delle principali mete turistiche.

Variabili reali e variabili immateriali, che provengono dai trend delle ricerche sulla rete, sono aggregati con l’econometria e il modello così ottenuto è validato e calibrato sui dati del passato, dal 2006 al 2017.

Afferma Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino, presso cui ha sede il Comitato Torino Finanza: “Con un -15,9% nel secondo trimestre, il Piemonte sconta le decise perdite del lockdown pur registrando un valore migliore rispetto alla media italiana (-17,3%). La variazione negativa era ampiamente attesa, ora attendiamo a novembre i dati del terzo trimestre, per capire se la ripresa sarà ad U, quindi più lenta, oppure, come auspichiamo, a V, più veloce ed immediata”.

Aggiunge Vladimiro Rambaldi, Presidente di Torino Finanza: “Il Piemonte è la prima regione in Italia ad essersi dotata di uno strumento statistico in grado di
stimare il PIL pressoché in tempo reale. Il modello elimina pertanto l’incertezza sullo stato della congiuntura, che ha conseguenze su spese, consumi e investimenti. Stiamo lavorando per renderlo sempre più tempestivo e, in prospettiva, mensilizzarlo”.

Facendo parlare il modello, l’ultimo anno di crescita dell’economia piemontese è stato il 2018, mentre le cose hanno incominciato a peggiorare per il Piemonte durante il 2019 , che è stato un anno di recessione (-0,9% in media annua) in quanto nel 2019 le esportazioni sono diminuite lungo tutto l’anno, dal -3% del primo trimestre al -5% dell’ultimo trimestre dell’anno.

Il PIL del Piemonte è così entrato nel 2020 con un trascinamento negativo, sul quale hanno poi pesato i due trimestri del lockdown, con tassi di variazioni tendenziali (ossia sullo stesso trimestre dell’anno precedente) pari a -6% e -15,9%.
Il tasso tendenziale di variazione del secondo trimestre dell’anno è peggiore del primo, per via del maggior numero di giorni di lockdown del II trimestre (32 giorni nel II trimestre contro 21 nel I trimestre).

I dati sono allineati o un po’ migliori di quelli nazionali (-17,3%), della Francia (-19%) e della Spagna (-22,1%). Nell’Unione europea (-14,4%) sembra aver fatto meglio la Germania (-11,7%), ma anche lei ha concluso il II trimestre con un segno meno, nonostante la manovra fiscale espansiva più ampia di tutti i paesi europei.

Entro il 10 novembre del 2020 la previsione del PIL del III trimestre permetterà di giudicare la qualità della ripartenza dell’economia, confrontando quella del Piemonte con quella nazionale e dei partner europei.

 




Produzione industriale, Marco Gay: “La nostra economia sa reagire, ma dobbiamo fronteggiare una nuova normalità”

I primi segnali di recupero della produzione industriale – +8,2% rispetto a maggio – evidenziati dall’indagine mensile diffusa oggi dall’Istat rappresentano sicuramente un indicatore della capacità di reazione della nostra economia.

Occorrerà seguire con attenzione l’evolversi della situazione globale, ancor più per il Nord-Ovest così fortemente orientato all’export. Con un cambiamento così violento, comunque, non possiamo aspettarci di tornare alla situazione che conoscevamo, siamo di fronte a una nuova normalità che esige scelte mirate e concrete, pianificare una politica industriale che parta dai territori, non solo per colmare il gap, ma per crescere nel medio-lungo periodo.

Per il Nord-Ovest, ad esempio, una delle leve fondamentali sarà lo sviluppo delle infrastrutture – fisiche e digitali – che potrebbero beneficiare delle risorse in arrivo dall’Europa, tra Recovery fund e programmazione 2021-2027. È necessario un approccio strategico, come peraltro evidenziato dai Presidenti Cirio e Toti nel corso dell’incontro bilaterale Piemonte-Liguria svoltosi ieri.




Montagna. Canalis (PD): “La giunta Cirio investa sui forti del Piemonte”

Martedì 4 agosto verrà votato dal Consiglio Regionale del Piemonte l’Ordine del Giorno, presentato dalla consigliera Monica CANALIS (Pd), finalizzato alla valorizzazione culturale, turistica e sportiva delle fortificazioni alpine piemontesi.

“In un contesto improvvisamente mutato, in cui si riscoprono il turismo dolce e le gite d’istruzione nelle località più vicine, ho esortato la Giunta regionale a redigere un censimento delle fortificazioni alpine del Piemonte, valutando per ciascuna infrastruttura lo stato attuale di conservazione e accessibilità, fino a creare un apposito marchio promozionale per questo patrimonio unico e a progettare dei format turistici (ad esempio il “trekking dei forti del Piemonte”, sulla falsariga del Tour del Vauban in Francia) e culturali, da proporre all’intera cittadinanza e in modo particolare alle scolaresche, valutando anche con attenzione l’opportunità di una candidatura Unesco”.

“In Piemonte  negli anni è stata eretta una straordinaria rete di fortificazioni che ha saputo custodire la vita della popolazione piemontese – prosegue Monica CANALIS – questa rete oggi è parte del nostro patrimonio paesaggistico e artistico-culturale. Straordinarie costruzioni, tra cui il Forte di Fenestrelle, il Forte di Exilles, il Forte di Vinadio, il Forte Bramafam e il Forte dello Chaberton, oltre alle fortificazioni ai Becchi Rossi in valle Stura, strutture uniche nel panorama europeo, purtroppo ancora ampiamente sotto utilizzate, nonostante le buone pratiche italiane e internazionali di successo a cui ispirarsi”.

“La ripartenza della nostra Regione può poggiarsi anche sulla valorizzazione del suo patrimonio meno conosciuto: i Forti del Piemonte rappresentano un bene straordinario, da far conoscere per rilanciare al tempo stesso la nostra storia e il nostro paesaggio montano, attraverso la cultura, lo sport e il turismo – conclude Monica CANALISI Forti del Piemonte possono diventare l’ennesima attrazione del nostro territorio, ma la Giunta regionale deve crederci e investire risorse e progettualità”.

 

Nel documento (qui allegato), si propone di :

  • Redigere un censimento delle fortificazioni alpine del Piemonte, valutando per ciascuna infrastruttura lo stato attuale di conservazione e accessibilità  (alcune versano in grave stato di abbandono come il Forte Pramand e il Forte Foen e necessitano di importanti lavori per tutelare nel tempo la stabilità dell’infrastruttura);
  • Elaborare un progetto di valorizzazione culturale, turistica e sportiva di questo patrimonio, mediante la creazione di un apposito marchio che identifichi queste realtà a livello globale (esempio “Il Tour dei Forti” o “I Forti del Piemonte”) e valorizzi questo unicum piemontese, così come si è fatto per le “Residenze Sabaude”;
  • valutare la creazione di uno specifico format turistico associato al “trekking tra i forti del Piemonte”, sulla base di alcune esperienze consolidate come il Sentiero delle Fortificazioni, itinerario di circa 60 km tra le alte Valli Maira e Grana, o il Tour francese del Vauban;
  • In vista della stagione turistica dell’estate 2020, stanziare i fondi per la manutenzione ordinaria della sentieristica di accesso alle principali fortificazioni e per l’ammodernamento della segnaletica, ed effettuare questi interventi di manutenzione; 
  • Valutare la candidatura della rete delle fortificazioni alpine Piemontesi come Patrimonio dell’Umanità Unesco e l’adesione delle principali fortificazioni alpine piemontesi alla “Rete dei siti fortificati italiani”;
  • Collegare il Tour dei Forti piemontesi con il Tour francese del Vauban; 
  • Valutare la promozione di mostre temporanee, in luoghi idonei all’interno o nei pressi delle fortificazioni, con l’esposizione di opere artistiche internazionali (sulla scorta dell’esperienza del Forte di Bard) o di opere oggi conservate nei depositi dei musei piemontesi  (ricordo che il 35,6% dei musei espone meno della metà delle collezioni detenute);
  • Progettare proposte formative (culturali e sportive) per le scolaresche piemontesi, in vista dell’inizio dell’anno scolastico 2020-2021, offrendo l’opportunità di attività formative en plein air, gite scolastiche di prossimità e attività di educazione all’arte, al dialogo transfrontaliero e alla pace;
  • pendere contatto con le vicine regioni francesi Provence-Alpes-Côte d’Azur e Auvergne-RhôneAlpes, per la valorizzazione delle fortezze di confine e dei relativi percorsi di accesso, con l’attivazione di specifici progetti e l’intercettazione di risorse europee.

 




Allasia: “E’ necessario rivedere a 360 gradi il regolamento dell’assemblea legislativa”

Credo che sia necessario un nuovo regolamento del Consiglio regionale in modo che ci siano tempi certi nel processo legislativo.

L’attuale Regolamento è anacronistico e non concede alla maggioranza di governare con tempi certi. Chi ha vinto le elezioni invece deve potersi assumere la responsabilità di portare avanti il suo progetto, e deve poterlo fare in tempi che non siano infiniti.

Non è possibile che un solo consigliere possa bloccare  l’intera attività d’aula,  questo è inconcepibile in una democrazia moderna. Non si tratta di mettere il bavaglio alle minoranze, ma di avere tempi certi e chiari nelle discussioni. Chi vince le elezioni deve avere la possibilità di governare senza il continuo compromesso con le opposizioni.




Riccardo Lanzo (Lega) presidente della Commissione Autonomia

Si è insediata oggi 30 luglio la Settima Commissione Autonomia, istituita dal Consiglio regionale del Piemonte il 7 luglio. Nella sua prima riunione, la Commissione ha eletto l’ufficio di presidenza: presidente Riccardo Lanzo (Lega, 21 voti), vicepresidenti Domenico Ravetti (Pd, 10 voti) e Davide Nicco (Fdi, 12 voti).

Il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ha spiegato che lo scopo è quello di rendere il Piemonte una Regione più autonoma, con maggiori competenze: il percorso non sarà semplice ma Allasia si è detto certo servirà a garantire migliori condizioni di benessere ed efficienza a tutti i piemontesi, nel segno della sussidiarietà.

Per il neo presidente della Settima Lanzo, non solo si tratta, ai sensi della Costituzione, di portare avanti le istanze di autonomia differenziata nei confronti del governo centrale. Nel lavoro della “Autonomia”, si opererà anche nei confronti degli Enti locali piemontesi, per un maggiore e migliore raccordo tra le loro attività e quelle della Regione.




CCIAA di Torino e Inail Piemonte insieme per la sicurezza sul lavoro

Un’intesa di durata triennale per sostenere le imprese nel garantire la sicurezza sul lavoro attraverso iniziative comuni con finalità di prevenzione e l’individuazione di buone prassi e soluzioni tecnologiche che possano migliorare il livello di tutela dei lavoratori: è questo il contenuto del protocollo firmato ieri dalla Camera di commercio di Torino e dall’Inail Piemonte.

 

L’accordo consolida la collaborazione tra la Camera di commercio di Torino e l’Inail Piemonte, già avviata con un protocollo del 2015, rinnovato l’anno scorso, nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro e per il collegamento del sistema formativo e del sistema imprenditoriale.

 

In questo delicato periodo la sicurezza sul lavoro è un obiettivo ancora più urgente per tutte le imprese, dalla grande industria al piccolo commercio e artigianato: in questo contesto si colloca per noi l’accordo appena stipulato con l’Inail Piemonte, che ci spinge a realizzare numerose iniziative di supporto e di formazione per imprenditori e lavoratori – spiega Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – In passato abbiamo investito molto per aumentare la cultura della sicurezza nell’ambito delle iniziative di alternanza scuola lavoro, e più recentemente abbiamo contribuito a redigere decaloghi operativi di presidio al rischio COVID su misura per tutti i tipi di impresa. Oggi, per monitorare puntualmente la situazione, abbiamo inserito nelle nostre indagini domande specifiche relative alle soluzioni di sicurezza adottate dalle aziende e in futuro orienteremo ancora di più il nostro impegno su questi temi, con seminari e azioni formative ad hoc”.

 

 

Nell’arco dei tre anni previsti per la durata del protocollo appena firmato è prevista la per sviluppare iniziative a sostegno della prevenzione a partire dai seguenti punti qualificanti dell’intesa:

  •  attuazione di progetti e programmi in comune e di eventi con finalità prevenzionali in materia di salute e sicurezza sul lavoro (conferenze, seminari, etc.)
  • iniziative finalizzate a migliorare la conoscenza dei rischi nello svolgimento delle attività lavorative con particolare riguardo alle piccole e medie imprese
  • condivisione di prodotti informativi per settore o figura aziendale da diffondere anche con l‘organizzazione di workshop e seminari tematici
  • proposte condivise volte alla semplificazione degli adempimenti amministrativi
  • scambio di informazioni su materie di reciproco interesse, nel rispetto della normativa di cui al GDPR 25/05/2018 Regolamento Europeo per la protezione dei Dati Personali, per la realizzazione di studi e analisi volti ad indirizzare politiche efficaci di prevenzione.

  

 

 




Una legge per contenere il numero di cinghiali

Contenere il numero dei cinghiali: per farlo il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato a maggioranza la proposta di legge 41, che mira al loro contenimento.

Si prevede l’utilizzo di mezzi motorizzati su strade comunali e vicinali non solo ai soggetti incaricati ad esercitare operazioni di controllo faunistico e al prelievo venatorio ma anche ai cacciatori privati. Tecnicamente si è modificata la legge regionale 2 novembre 1982, numero 32, che regola la conservazione del patrimonio naturale e dell’assetto ambientale, che impediva appunto l’accesso a queste particolari strade da parte di chi esercita attività venatoria.

Il Gruppo di Forza Italia, che ha presentato la proposta di legge, ha ricordato la necessità di un contenimento degli ungulati, in particolare dei cinghiali, che stanno causando gravi problemi sull’intero territorio piemontese. Tra i comparti maggiormente colpiti c’è quello agricolo. Ma viene compromessa anche la circolazione stradale, con incidenti anche mortali, provocati sia dall’elevato numero di animali, sia dalle carenze di organico delle guardie venatorie. Ogni anno in Italia 10mila incidenti stradali sono causati da animali selvatici, in Piemonte sono 1200, con tendenza ad aumentare.

L’anno scorso ammontano a quasi un milione di euro i danni arrecati alle coltivazioni nella sola provincia di Cuneo.

I gruppi di Minoranza, in particolare Luv, M5s e Pd, hanno  presentato una sessantina di emendamenti che sono stati tutti respinti. Il M5s si è detto contrario alle modifiche richieste poiché la legge era già stata modificata la scorsa legislatura proprio per contenere l’attività venatoria, mentre oggi di fatto si crea una facilitazione a favore dei cacciatori.  Il Pd invece, ha rimarcato l’aspetto di carattere ambientale del provvedimento e non venatorio, mentre Luv ha messo in guardia dal rischio di favorire il bracconaggio. Contrarietà alla proposta di legge è stata espressa anche da Chiamparino per il Piemonte – Monviso che ha parlato di contraddizioni, mentre a sostegno si sono schierati FdI (che rimarcato come il provvedimento sia stato fortemente richiesto dai territori) e Lega.

Collegato alla Pdl è poi stato approvato l’Ordine del giorno del Gruppo M5s per attivare i programmi di sperimentazione che permettano l’allontanamento e il contenimento degli ungulati con metodi innovativi non cruenti.