Green Deal 2030: solo il 45% delle impree agricole avanzate ha avviato un percorso di investimenti

La Commissione Europea con le strategie del Green Deal sull’economia circolare, la biodiversità e “farm to fork” ha recentemente presentato il proprio progetto per l’agricoltura del futuro.

È su questi binari tracciati che si disegneranno le prossime politiche per il settore primario le quali, nelle intenzioni di Bruxelles, disporranno nel periodo 2021-2027 di 402 miliardi di euro (compresi i 45 in dote al nuovo strumento di rilancio economico Next Generation EU), dei quali 348 a favore della nuova PAC.

La parola d’ordine è quindi sostenibilità. Ma le imprese agricole italiane sono pronte a farsi interpreti dei nuovi indirizzi green europei?

Per rispondere a questa domanda, nell’ambito dell’iniziativa AgriCOMMUNITY, Nomisma – con la collaborazione di Edagricole – ha realizzato un’indagine diretta, che ha coinvolto all’inizio del 2020 oltre 1.000 imprese agricole italiane avanzate (con una SAU media di 63 ettari). Ecco cosa emerge.

Gli orientamenti europei per un’agricoltura sostenibile prevedono significativi obiettivi di riduzione d’impiego degli input chimici (agrofarmaci e fertilizzanti) entro il 2030, con un parallelo incentivo alla crescita dei sistemi di produzioni biologica, che dovrebbero coinvolgere almeno il 25% della superficie agricola.

Poco meno di un quarto delle imprese avanzate del campione AgriCOMMUNITY ha adottato il sistema di coltivazione biologica, con un’incidenza sulla propria superficie agricola pari al 18%, alcuni punti percentuali al di sopra della media nazionale (15%). Analogamente il 24% delle imprese adotta sistemi di produzione integrata (con un peso sulla superficie agricola pari al 18%). Anche in questo caso sono realtà attente alla sostenibilità, ma non menzionate nei documenti della Commissione.

Sebbene sia prevista una contrazione dell’uso degli input chimici, in una logica di salvaguardia della produttività dell’impresa e quindi della sua competitività, l’utilizzo dei mezzi tecnici – non solo fertilizzanti e agrofarmaci, ma anche mangimi e sementi certificate – è ritenuto importante da un ampio numero di imprese del campione, sempre superiore ai due terzi.

Un possibile percorso per conciliare le due esigenze può essere offerto da un uso più razionale dei mezzi tecnici, che può essere conseguito, nelle intenzioni della Commissione, grazie ad una maggiore diffusione delle tecnologie dell’agricoltura 4.0. Tuttavia un’adozione del precision farming su vasta scala sembra ancora molto lontana.

Appena il 24% delle imprese agricole avanzate intervistate dispone di un parco macchine con un’età media inferiore ai dieci anni e solo un ristretto numero di esse possiede macchine con sistemi di guida assistita/semi-automatica/GPS integrato (13%), di applicazione a dosaggio variabile (6%) o altre tecnologie come centraline meteo o sensori (rispettivamente 11% e 4%.).

Su questo fronte è necessario un forte slancio in avanti, ottenibile attraverso investimenti diretti delle imprese, grazie al supporto del mondo del contoterzismo, il quale può fornire risposte a quella parte del tessuto produttivo di più piccole dimensioni, per le quali l’acquisto di queste tecnologie non sarebbe economicamente giustificato.

In termini di tecnologie, l’attenzione va posta anche sull’adozione di sistemi irrigui a risparmio idrico, presenti nel 64% delle imprese agricole avanzate e fra queste solo per il 30% con sistemi a risparmio idrico (Irrigazione localizzata e micro-irrigazione superficiale, subirrigazione, ecc.). Un altro fronte riguarda quello delle energie rinnovabili, fortemente sostenute dalla Commissione, che sono presenti in circa un terzo delle imprese del campione AgriCOMMUNITY, ed in gran parte fanno riferimento al fotovoltaico.

“Il quadro che emerge dalla nostra indagine mostra che per perseguire gli obiettivi europei le imprese agricole dovranno agire sulla leva degli investimenti”, spiega Ersilia Di Tullio, coordinatrice scientifica di AgriCOMMUNITY.

“Tuttavia, anche in un campione avanzato, solo il 56% si dichiara intenzionata ad investire nei prossimi anni, soprattutto in macchine e tecnologie al 34% delle preferenze – prosegue Di Tullio – mentre una parte rilevante pari al 29% delle imprese, pur volendo intraprendere questo percorso, non è in condizioni di farlo. A queste si aggiunge una quota del 15% imprese che si dichiara non interessata ad un progetto di investimento”.

In questo scenario è comprensibile come appena il 40% delle imprese abbia in corso un prestito bancario e la partnership con gli istituti di credito riguardi le imprese di maggiori dimensioni e più performanti. Un comportamento simile emerge anche nei confronti dei servizi assicurativi a testimonianza di come nell’agricoltura italiana, anche avanzata come nel campione AgriCOMMUNITY, siano ancora presenti imprese traiettorie di sviluppo molto diverse.

“Nella sfida del Green Deal europeo gli agricoltori dovranno assumere un ruolo centrale, da protagonisti – osserva Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo – Come abbiamo più volte sottolineato, infatti, c’è il rischio che di fronte a nuovi vincoli produttivi, come la riduzione di fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi, il piano in chiave ambientale lanciato dalla Commissione Ue sia male interpretato e visto come una penalizzazione, anziché un’opportunità.

Per questo l’esecutivo dovrà incentivare finanziariamente gli agricoltori a adottare pratiche ecologiche più rispettose dell’ecosistema e a investire maggiormente nelle tecnologie digitali. Un po’ come è successo per le produzioni biologiche, che a livello comunitario hanno funzionato anche grazie agli incentivi erogati, sia nella fase di transizione dal convenzionale al bio, sia nel mantenimento e nella loro diffusione mettendo al bando la chimica”.

 

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Csi, un Odg lo conferma consorzio pubblico

Approvato l’ordine del giorno “Riconoscimento a livello internazionale di tecnologia e know how del Csi”, primo firmatario Marco Grimaldi (Luv), con le modifiche concordate con la Giunta regionale.

Era uno degli atti d’indirizzo collegati al disegno di legge 83 “Misure urgenti di adeguamento della legislazione regionale (collegato)”.

L’Odg approvato impegna la Giunta regionale “a rilanciare il Csi come consorzio pubblico ed ente strumentale della Regione Piemonte per salvaguardare una eccellenza di tecnologia e know-how riconosciuti a livello internazionale”.

In precedenza era stato approvato un emendamentio all’Omnibus che modifica la disposizione che definiva il Csi “ente di diritto pubblico” trasformandolo in “ente di diritto privato in controllo pubblico”

Gli altri 58 documenti collegati, oltre a quello ritirato di Valter Marin (Lega), sempre con primo firmatario Grimaldi, sono stati tutti respinti.




Unioncamere Piemonte: il Covid aggrava le criticità del manufatturiero piemontese

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 194ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

A causa dell’emergenza Covid-19 la rilevazione è stata posticipata ed è stata condotta nei mesi di maggio e giugno con riferimento ai dati del periodo gennaio-marzo 2020, ha coinvolto 1.859 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 93.848 addetti e un valore pari a circa 51,9 miliardi di euro di fatturato.

Dalla’indagine emerge come, nel periodo gennaio-marzo 2020, la produzione industriale piemontese abbia registrato un crollo del -5,7% sull’analogo periodo dell’anno precedente. L’indicatore in questi ultimi anni aveva già evidenziato un graduale indebolimento (-0,5% in media d’anno 2019, +1,0% nel 2018, +3,6% nel 2017), la pandemia di Covid-19, sebbene iniziata solo a metà del trimestre in esame, ha aggravato ulteriormente le criticità presenti, impattando in maniera violenta sul comparto manifatturiero regionale.

 

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, ha commentato:

Il Piemonte sta vivendo un’altra crisi, del tutto imprevista e nuova. Le imprese hanno fatto del loro meglio per adattarsi, riconvertirsi o modificare le proprie produzioni. Spesso con grande creatività e inventiva. Ma ora spetta all’intero mondo istituzionale dare una risposta concreta e ampia ai vari settori che, purtroppo, continuano a soffrire: dal turismo al commercio, dall’industria all’artigianato e all’agricoltura.

Le aspettative degli imprenditori per il secondo trimestre sono ancora improntate al pessimismo, per le chiusure del mese di aprile: non abbiamo più tempo, dobbiamo adottare soluzioni efficaci che permettano ai nostri imprenditori di traghettare le proprie aziende al di là di questa emergenza. E penso al ruolo importante del credito, della cassa integrazione, del sostegno all’export. Sfruttiamo con lungimiranza le risorse che l’Europa ci mette a disposizione: guardiamo con coraggio all’innovazione e alla trasformazione digitale, veri passepartout dello sviluppo economico”.

Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo ha dichiarato: “In questa situazione imprevedibile e sotto molti aspetti drammatica abbiamo fatto e stiamo facendo tutto il possibile per contenere l’onda d’urto. Basti pensare che nei mesi di marzo e aprile la banca ha processato oltre 600mila pratiche di credito, rispetto ad un milione di pratiche all’anno lavorate precedentemente all’emergenza provocata dal Covid-19. Questo grazie alla digitalizzazione e al lavoro di task force che hanno affiancato le nostre filiali sul territorio.

Ricordo i passaggi chiave: la moratoria immediata, già a febbraio, per mutui e prestiti, la conversione delle linee di credito per dare liquidità e consentire i pagamenti di fornitori e stipendi, i finanziamenti aggiuntivi agevolati, i plafond dedicati ai settori più colpiti come il turismo e l’artigianato, i prestiti fino a 25.000 euro con preammortamento a due anni – ad oggi solo in Piemonte 10.000 erogazioni già sul conto corrente dei clienti -, i prestiti con garanzia Sace ed infine l’anticipo della cassa integrazione in deroga, una misura, secondo noi, di alta responsabilità sociale. L’emergenza non è finita e i dati parlano chiaro, ma finalmente possiamo ora lavorare con la prospettiva della ripartenza.

In Piemonte abbiamo donato 1,7 milioni di euro al sistema sanitario e nei primi sei mesi dell’anno abbiamo messo a disposizione 2 miliardi alle piccole e medie aziende. Con questo abbiamo voluto dire che per questa Regione abbiamo cuore e gambe. Adesso bisogna unire capacità e intelletti per plasmarne il futuro. Per le pmi della filiera stiamo lavorando ad accordi specifici con le imprese champion, a livello istituzionale stiamo partecipando attivamente al dialogo con mondo imprenditoriale, università e amministrazioni pubbliche, e che sono convinto darà i suoi frutti”.

“L’economia italiana – ha affermato Fabrizio Simonini, Regional Manager Nord Ovest UniCredit – ha subito un arresto improvviso a causa della crisi epidemiologica che si è abbattuta sul Paese. Fin da subito, abbiamo studiato tutte le modalità di supporto agli imprenditori che hanno visto la propria attività bloccata dalle disposizioni governative. Da inizio crisi abbiamo erogato più di un miliardo di euro a circa 47 mila aziende italiane che hanno presentato le richieste per un finanziamento fino a 25 mila euro con garanzia dello Stato, sulla base del decreto liquidità.

In Piemonte, solo per portare alcuni esempi, abbiamo supportato la ripresa dell’attività di realtà importanti come Venchi, storica azienda produttrice di cioccolato e gelato di altissima qualità, il Gruppo Cellino, che conta 9 impianti produttivi e circa 500 dipendenti nel settore dell’acciaio e alluminio in provincia di Torino, Eutourist, azienda specializzata nella settore della ristorazione collettiva.

Le iniziative a sostegno del territorio non sono finite qui. Abbiamo anche scelto di anticipare alla Regione Piemonte una donazione di 500 mila euro, frutto dei fondi che verranno raccolti nel corso dell’anno tramite UniCredit Card Flexia Classic Etica, e affiancato la Croce Rossa di Torino e Cuneo con una donazione di oltre 35 mila euro per l’acquisto di mascherine, materiale sanitario e dispositivi medici. In definitiva, abbiamo garantito un supporto a realtà imprenditoriali, enti e associazioni piemontesi, per non lasciarle sole ad affrontare la crisi”.

Il calo della produzione industriale si associa all’andamento negativo evidenziato da tutti gli altri principali indicatori. Gli ordinativi frenano del 5,9% sul mercato interno e del 2,6% sul mercato estero. La flessione del fatturato totale si attesta al 4,8%, la componente estera cala del 2,9%. Il grado di utilizzo degli impianti scende di 10 punti rispetto all’analogo periodo del 2019.

 

A livello settoriale, fatta eccezione per il comparto alimentare, che ha mostrato una sostanziale stabilità (+0,1%) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, tutti i principali comparti della manifattura regionale hanno evidenziato cali significati.

Il settore più colpito è stato quello della meccanica, la produzione di questo comparto è crollata dell’11,6%. Decisamente negativo anche il risultato dell’industria dei metalli (-8,4%). Non sono andati molto meglio il comparto dei mezzi di trasporto, che ha registrato una contrazione della produzione del 7,4% e la filiera tessile (-6,4%). L’industria del legno e del mobile (-4,1%) ha segnato una contrazione inferiore alla media regionale, così come il settore dell’elettricità e dell’elettronica (-2,8%) e quello della chimica/plastica (-1,1%).

 

Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, settore cardine della manifatturiera regionale, va evidenziato come il calo complessivo sia dovuto a un crollo della produzione di autovetture, pari al 25,6%, nonché a una contrazione a doppia cifra dell’aerospazio (-15,9%).

Il fermo delle attività produttive non ha guardato alla dimensione aziendale. Nel I trimestre 2020 tutte le classi dimensionali hanno infatti mostrato un calo della produzione, che è risultato più accentuato per le micro (0-9 addetti; -7,7%) e le grandi imprese (oltre 250 addetti; -8,3%). Le piccole realtà (10-49 addetti) hanno registrato una contrazione produttiva del 3,0% rispetto al I trimestre 2019 e le medie aziende (50-249 addetti) un calo del 4,0%.

Il segno meno ha caratterizzato la produzione industriale del tessuto manifatturiero di tutte le province piemontesi.

La battuta d’arresto più pesante ha riguardato, in questi primi tre mesi del 2020, le aziende del Verbano Cusio Ossola (-9,6%). Il capoluogo regionale non si è discostato di molto, segnando una flessione del 6,5% rispetto all’analogo periodo del 2019. Un calo in linea con quello medio piemontese è stato registrato a Novara (-5,7%). La produzione manifatturiera è diminuita rispettivamente del 5,0% e del 4,7% a Biella e a Vercelli. Flessioni leggermente più contenute, grazie alla tenuta dell’industria alimentare, sono state invece segnate nei territori del sud del Piemonte. Alessandria ha evidenziato una riduzione della produzione del 4,2%, Asti un calo del 4,1% e Cuneo del 2,7%.




Unioncamere: La manifattura in Piemonte al tempo del Covid-19. I risultati del I trimestre 2020

Unioncamere Piemonte – nell’ambito della collaborazione con Intesa Sanpaolo e UniCredit – diffonderà i risultati dell’indagine congiunturale sull’industria piemontese nel I trimestre 2020 durante una conferenza stampa che si terrà su piattaforma Google Meet, in videoconferenza:

Martedì 30 giugno 2020, h. 11.30

Link per accedere: https://meet.google.com/ptc-aktv-evc

È possibile accedere anche via telefono: +39 02 3046 1817 (PIN: 873174945)

Dopo i saluti del Presidente di Unioncamere Piemonte Gian Paolo Coscia, la responsabile dell’Ufficio Studi e Statistica di Unioncamere Piemonte Sarah Bovini analizzerà la performance congiunturale del periodo gennaio-marzo 2020 e farà un approfondimento sull’impatto dell’emergenza Covid-19 sulla manifattura piemontese.

Commenteranno i dati Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo e Fabrizio Simonini, Regional Manager Nord Ovest UniCredit.




Omnibus, raggiunto un accordo tra maggioranza e opposizione

Raggiunto un accordo sulla discussione e votazione dell’Omnibus, collegato al Riparti Piemonte. Lo ha annunciato nel Consiglio regionale in videoconferenza lo stesso presidente della Giunta Alberto Cirio, che ha anche ringraziato il presidente del Consiglio Stefano Allasia, i capigruppo di maggioranza e opposizione, nonché gli assessori interessati, per il lavoro di mediazione svolto.

“I programmi vanno naturalmente realizzati di concerto con l’attività d’Aula, non con l’accordo di tutti, ma nel rispetto delle prerogative di chi governa e di chi rappresenta la minoranza. L’intesa si è trovata con un compromesso di metodo che ci permette di far tutti il nostro lavoro al meglio”, ha spiegato Cirio. Il presidente ha parlato di un metodo di lavoro condiviso, “che rispetti il ruolo delle opposizioni, ma anche quello della maggioranza che deve portare avanti il suo programma elettorale secondo il mandato degli elettori”.

L’assessore Maurizio Marrone ha precisato che “rispetto ai temi più divisivi si è giunti allo stralcio di otto specie cacciabili, si è ridotto l’orario di tiro notturno e altro. Si è ritirato l’emendamento sul gioco legale, pur ribadendo la volontà politica di rivedere questa norma con maggior approfondimento”. Marrone ha annunciato anche il ritiro dell’emendamento 13 su Arpa e un passaggio importante, quello che riguarda l’emergenza sanitaria Covid-19. “Si conferma l’indagine conoscitiva in quarta Commissione, ma con la disponibilità di delegare la direzione dei lavori a un esponente che sarà indicato dalla minoranza”.

Come conseguenza, gli oltre 5.700 emendamenti presentati dalle opposizioni dovrebbero essere man mano ritirati o si converrà una votazione rapida. In ogni caso, il Consiglio resta convocato martedì (solo pomeriggio), mercoledì e giovedì sino alle 20 e si ritiene che la votazione finale slitterà comunque alla settimana ancora successiva.

Martedì mattina è convocata in sede legislativa la terza Commissione. Si voterà direttamente per far diventare legge la possibilità di anticipare i saldi, visto il periodo eccezionale. Di fatto, è stato ritirato l’emendamento dell’omnibus che prevedeva “in casi straordinari legati a gravi eventi calamitosi per i quali è stato decretato lo stato di emergenza, la Giunta regionale, sentite le associazioni del settore commercio più rappresentative a livello regionale, può adottare provvedimenti di deroga” per i periodi delle vendite straordinarie. Il testo sarà ribaltato in un Disegno di legge.

Giorgio Bertola (M5s) ha ringraziato “Cirio e Marrone per l’opera di dialogo. È doveroso rendere pubblico quanto avvenuto nei colloqui di questi giorni. Il nostro compito come consiglieri di opposizione, oltre al controllo, è anche quello di portare qualcosa del nostro programma o quantomeno di riduzione di ciò che noi riteniamo negativo. Quindi abbiamo pensato di operare nel senso della riduzione del danno e in quest’ottica ritengo che la salvaguardia di ben otto specie dalla caccia, sia un buon risultato”. Più critico il capogruppo M5s Sean Sacco, intervenuto successivamente.

Il presidente del Pd Raffaele Gallo ha spiegato che “ci siamo confrontati, ma abbiamo vissuto una brutta pagina. Mi auguro che d’ora in poi si possa lavorare in modo normale, portando i provvedimenti in Commissione e facendo fare a ciascun partito la sua parte. Bene il ritiro degli emendamenti, bene l’avvio di un confronto in Commissione, sia sul tema del gioco, sia sul tema dell’attività venatoria. Il confronto sarà serrato, ma è così che deve essere”.

Per la maggioranza sono intervenuti i capigruppo Paolo Bongioanni (Fdi) e Paolo Ruzzola (Fi) esprimendo soddisfazione per il lavoro di regia e di mediazione svolto da Cirio. Critici Mario Giaccone (Monviso) e Marco Grimaldi (Luv) che ha sottolineato: “Ci sono tanti motivi per cui resta il dissenso. Per esempio decidere con le opposizioni un giorno in cui il provvedimento sarà votato non ha senso. È legittimo che per ottenere qualcosa si ritirino degli emendamenti, ma per quanto ci riguarda non siamo nemmeno soddisfatti della sottocommissione Sanità proposta dalla Lega”.

Il capogruppo della Lega Alberto Preioni ha a sua volta espresso soddisfazione per l’accordo trovato: “Sappiamo che abbiamo l’onere e l’onore di governare, ma anche che ci sono dei momenti nei quali vada trovata la sintesi con l’opposizione”.




Consiglio regionale: Urp e biblioteca, riapertura parziale dei servizi dal 29 giugno

Dal 29 giugno l’Ufficio relazioni con il pubblico del Consiglio regionale, in via Arsenale 14/g, e la Biblioteca della Regione Piemonte ripristineranno una parte dei loro servizi aperti al pubblico nel pieno rispetto delle norme di sicurezza.

Saranno aperte tutte le attività di sportello dell’Urp, che sarà accessibile senza prenotazioni, un utente alla volta. Chi desidera avvalersi del servizio di supporto per la compilazione delle istanze da inoltrare al Corecom relative al procedimento di conciliazione delle controversie tra utenti e operatori di comunicazioni elettroniche potrà accedere allo sportello Urp previa misurazione della temperatura, presso la portineria di via Arsenale 14, poiché si tratta di un servizio che prevede la permanenza negli ambienti per almeno 15 minuti.

Sempre presso la sede dell’Urp sarà attivato uno sportello della Biblioteca che renderà disponibili i servizi di prestito e restituzione dei libri, compresi quelli del sistema bibliotecario dell’area metropolitana. La consegna dei libri potrà avvenire su prenotazione, via telefono al numero 011 5757371, oppure via email all’indirizzo , allo scopo di fissare data e orario per il ritiro presso l’Urp.

L’Urp osserverà i consueti orari di apertura: dal lunedì al giovedì 9-12.30 e 14-15.30, venerdì 9-12.30.




Consiglio regionale Piemonte: nomine con scadenze al 3 e al 9 luglio

Sono iniziate le procedure per le candidature relative alle nomine che l’Assemblea legislativa deve effettuare nel secondo semestre del 2020.

La data ultima per la presentazione delle candidature è stabilita per il 9 luglio.

  • Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Piemontese – A.N.A.Bo.Ra.Pi. – un rappresentante al Consiglio direttivo.
  • Associazione d’irrigazione Ovest Sesia – Consorzio d’irrigazione e Bonifica – un membro effettivo e un membro supplente al Collegio dei Revisori dei Conti.
  • Fondazione per la Ricerca l’Innovazione e lo Sviluppo Tecnologico dell’Agricoltura Piemontese – 3 componenti per il Consiglio di Amministrazione.
  • Centro Piemontese di Studi Africani – C.S.A. – un rappresentante nel Consiglio di Amministrazione.
  • Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino – un membro al Consiglio di Amministrazione – un componente effettivo per il Collegio dei Revisori dei Conti.
  • Associazione “Museo Nazionale dell’Automobile Avvocato Giovanni Agnelli ‘MAUTO’” – un membro al Consiglio di Amministrazione.
  • Ente ACLI Istruzione Professionale EN.A.I.P. – un sindaco effettivo e un sindaco supplente nel Collegio Sindacale.
  • Parco Nazionale del Gran Paradiso – un membro per il Collegio dei Revisori dei Conti.
  • Ente di Gestione dei Sacri Monti – un membro del Comitato Scientifico.
  • Ente Nazionale della Val Grande – un componente nel Collegio dei Revisori dei Conti.
  • Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta – un componente del Consiglio di Amministrazione.
  • Fondazione per l’Ambiente “Teobaldo Fenoglio” – ONLUS – un membro nel Collegio dei Revisori dei Conti.

Sono anche stati riaperti i termini fino al 3 luglio per

–  Commissione Tecnico Consultiva per la Tutela del Patrimonio Speleologico della Regione Piemonte – 3 rappresentanti.

Osservatorio piemontese di frutticoltura “Alberto Geisser” – un revisore per il Collegio dei Revisori.

Collegio convitto municipale Trevisio di Casale – un componente nel Consiglio di amministrazione – un revisore nel Collegio dei Revisori;

Fondazione D.O.T. – Donazione Organi e Trapianti ONLUS – un membro nel Consiglio di Amministrazione.

Fondazione “Educatorio della Provvidenza” – 2 membri del Consiglio di Amministrazione.

Sono mantenute valide le candidature già pervenute che, quindi, non dovranno essere ripresentate.

Modalità di candidatura, modulistica e contatti per informazioni sono disponibili all’indirizzo

https://bandi.cr.piemonte.it/web/comunicati-commissione-nomine




Ires: produzione economica al 100%, la mobilità sale all’85%

Ha raggiunto il 100% la produzione economica del Piemonte, misurata con l’indicatore grezzo della quota di personale in attività e non sottoposto all’emergenza sanitaria, con 1.370.759 addetti potenzialmente al lavoro, come prima della crisi.

Il dato non tiene conto delle imprese che non hanno riaperto, ma solo di quelle che potenzialmente potrebbero farlo in base alle norme. Sale anche la mobilità dei piemontesi, misurata come numero di spostamenti rispetto a gennaio 2020, che raggiunge l’84,8%.

Quanto allo smartworking, rimane stabile al 60% nella pubblica amministrazione, ma si registra anche un 23,2% nel privato.

È quanto emerge dal nuovo rapporto settimanale che Ires Piemonte ha presentato questa mattina al Gruppo di monitoraggio istituzionale della Fase 2, coordinato dal vicepresidente della Regione, Fabio Carosso, e al quale partecipano i presidenti di Provincia, i sindaci delle città capoluogo, l’Unità di Crisi, le associazioni degli enti locali, con il coordinamento delle Prefetture ed i capigruppo consiliari, e che ha il compito di verificare l’andamento della situazione socio-economica in relazione alle misure assunte per contrastare l’epidemia e alla loro graduale rimozione.

Ringrazio l’Ires per l’importante lavoro svolto – ha dichiarato Carosso aprendo la riunione – perché ci fornisce elementi molto importanti per comprendere cosa sia successo in termini socio-economici nella nostra regione durante il lockdown e ci consente di capire su quali fronti intervenire più incisivamente. L’epidemia ha cambiato lo stile di vita dei piemontesi e questo impone una diversa impostazione delle politiche pubbliche. Per questo stiamo lavorando ad un adeguamento dell’offerta di servizi in base alle mutate esigenze del nostro territorio”.

Per quanto riguarda, in particolare, il ricorso al Fondo di Garanzia, si segnala nell’ultimo periodo un significativo aumento. Rispetto al dato iniziale del 5 maggio, in Italia lo stock di operazioni sotto i 25 mila euro è diventato 7,3 maggiore, il volume dei finanziamenti 6,9 più grande e l’importo medio è diminuito solo del 5%. Il Piemonte si attesta su valori di poco inferiori, con 43 mila operazioni, per un totale di 853 milioni di euro di finanziamento e un importo medio di 20 mila euro.

Si stimano 93 operazioni al giorno, per un finanziamento medio quotidiano di 1,8 milioni di euro e un importo medio di 19 mila euro. Per quanto riguarda le richieste superiori ai 25 mila euro, rispetto al 5 maggio, lo stock di operazioni è diventato nel Paese 3 volte più grande, il volume di finanziamenti 5,3 volte maggiore e l’importo medio è aumentato del 78%. Il Piemonte presenta valori simili o di poco superiori con 4.700 operazioni, per un totale di 1,5 miliardi di euro di finanziamento e un importo medio di 321 mila euro. Si stimano circa 21 operazioni al giorno, per un finanziamento quotidiano di 8,6 milioni di euro e un importo medio giornalieri di 420 mila euro.

 

Dal report si evince che i lavoratori in cassa integrazione in deroga, sul totale degli addetti, sono così suddivisi per provincia: 6,7% Torino, 6,8% Cuneo, 6,5 Biellese, 7% Vco, 5,3% Novara, 4,9% Vercelli, 6% Asti, 6,4% Alessandria. Quanto alle tipologie di lavoratori coinvolti, sul totale degli addetti per settore, il 9,3% sono “addetti ai servizi”, l’8,7% “altri servizi”, 11,1% “commercio”, 0,8% “industria (totale)”, 1,9% “edilizia e impiantistica”, 0,7% “industria in senso stretto”, 12,6% “agricoltura”.

 

Un dato importante raccolto da Ires per l’economia della nostra regione è quello relativo alla vendita di automobili. Nei primi 5 mesi del 2020, in Italia si è registrato un calo del 50% rispetto allo stesso periodo del 2019, con poche differenze tra regioni. In Piemonte il calo è stato del 46,5%, seconda migliore dopo la Toscana. Da inizio anno, il mercato piemontese ha venduto 30.000 auto in meno, 27.000 delle quali nel periodo del lockdown.

 

Il focus dedicato anche questa settimana alla questione della povertà, si è soffermato sulla situazione di Cuneo, utilizzando come fonte l’Osservatorio della povertà della Delegazione Caritas regionali. L’analisi dei dati relativi agli aiuti e agli accompagnamenti messi in atto nel periodo dell’emergenza e quelli registrati nelle fasi di ritorno alla normalità sono parziali, in fase di registrazione sul sistema informativo, ma non per questo meno indicativo del sostegno fornito.

Nella provincia di Cuneo, nel complesso:

– sono state incontrate 2.078 persone, 299 delle quali si sono rivolte per la prima volta alla Caritas;

– 766 sono stati gli italiani, i restanti stranieri, di cui 627 provenienti dal Nord Africa;

– 967 sono stati i coniugati, 633 gli individui soli e 746 le famiglie con più di 3 componenti;

– il 71,35% ha dichiarato problemi legati alla povertà ed economici; il 48,81% problemi legati al lavoro; il 26,67% problemi abitativi.

L’incremento degli aiuti nella diverse Diocesi è stato il seguente: Cuneo +40% (dall’8 marzo al 15 giugno); Fossano +10% (rispetto al pre-Covid); Mondovi +20% (dato quotidiano alla fase attuale); Bra + 96% (dall’8 marzo al 15 giugno); Savigliano +62% (dall’8 marzo al 15 giugno).




Rapporto Bankitalia piemontese, l’economia del Piemonte peggiorata a causa del Covid19

La pandemia di Covid-19, delineatasi nei primi mesi dell’anno in corso, ha colpito l’economia piemontese in una fase di marcato indebolimento ciclico. Il nuovo indicatore coincidente Regio-coin Piemonte elaborato dalla Banca d’Italia, che fornisce una stima dell’evoluzione delle componenti di fondo dell’economia regionale, è peggiorato nel 2019, attestandosi su valori negativi.

Il deterioramento del quadro macroeconomico è confermato dalle stime di Prometeia, secondo le quali la crescita del PIL nel 2019 si sarebbe pressoché arrestata (dall’1,4 per cento del 2018).

L’andamento dell’economia nel 2019 è riconducibile soprattutto all’industria. La produzione è scesa nei principali comparti di specializzazione della regione, ad eccezione della meccanica e dell’alimentare.

Vi ha contribuito la flessione della domanda sia interna che estera. Il peggioramento congiunturale si è riflesso negativamente sull’accumulazione di capitale. Anche nei servizi l’attività ha rallentato, specialmente nei comparti del commercio e del turismo, che hanno risentito della debolezza della spesa delle famiglie. Nelle costruzioni la produzione è aumentata, pur rimanendo ancora di entità modesta nel confronto storico.

La redditività e la liquidità delle imprese si sono mantenute nel complesso su livelli elevati. La ripresa dell’occupazione in corso dal 2014 si è arrestata. Anche la crescita del credito al settore privato non finanziario si è fermata, riflettendo il calo per le imprese; per contro, l’espansione dei prestiti alle famiglie è rimasta solida. La rischiosità del credito ha continuato a scendere.

L’economia e la pandemia di Covid-19

Le misure di distanziamento sociale e la chiusura parziale delle attività nei mesi di marzo e aprile hanno avuto pesanti ripercussioni sull’attività economica. In Piemonte la quota del valore aggiunto regionale delle attività sospese dal DPCM del 22 marzo 2020, in base a nostre elaborazioni, è stata pari al 31 per cento, oltre 3 punti percentuali in più della media nazionale. Tenendo conto delle relazioni tra imprese appartenenti alla stessa filiera e considerando che alcune attività hanno continuato a essere svolte mediante forme di lavoro agile (smart working), la quota scende al 29 per cento, rimanendo comunque superiore al resto del Paese.

Il Piemonte risulta particolarmente esposto agli effetti economici della pandemia anche per la specializzazione nelle produzioni di beni di consumo durevole e di beni capitali, la cui domanda è bruscamente calata, e per l’elevato peso sul PIL delle esportazioni, cadute fortemente a seguito del crollo del commercio internazionale. L’indicatore Regio-coin Piemonte ha fatto segnare nel primo trimestre un brusco calo, scendendo al livello più basso da marzo 2009. I dati sui consumi elettrici di fonte Terna (che si riferiscono anche alla Liguria e alla Valle d’Aosta) confermano il significativo peggioramento dell’attività economica, indicando un calo di quasi il 13 per cento a marzo e di oltre il 22 per cento ad aprile rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.

Le imprese

Le imprese, in particolare quelle industriali, avevano iniziato a risentire degli effetti negativi della pandemia già prima della sua diffusione in Italia, a causa della riduzione della domanda estera e delle difficoltà sopravvenute lungo le catene di fornitura internazionali. Con l’arrivo del virus in Italia, tali effetti si sono notevolmente amplificati a causa sia della sospensione delle attività non essenziali sia della brusca caduta della domanda interna e delle esportazioni.

Sulla base di nostre elaborazioni preliminari, nell’industria la produzione è calata di oltre un quinto nei primi quattro mesi dell’anno, in misura superiore alla media nazionale. La flessione ha interessato tutti i principali comparti ed è stata particolarmente intensa per quello tessile e per quello degli autoveicoli, che ha risentito del brusco calo delle immatricolazioni. Secondo l’indagine straordinaria della Banca d’Italia, nel primo semestre il fatturato delle aziende industriali si ridurrebbe di circa un quinto. Nel complesso del 2020 i ricavi calerebbero per poco meno dell’80 per cento delle imprese. Vi si assocerebbe una riduzione degli investimenti, già indebolitisi nel 2019.

Il terziario ha subito gli effetti negativi sin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria, in particolare nei comparti del commercio al dettaglio, del turismo, della ristorazione e dei servizi ricreativi e alla persona. Con le misure restrittive dell’11 marzo, che disponevano la sospensione delle attività commerciali ad esclusione della vendita di generi alimentari e di prima necessità, la situazione si è aggravata. Secondo l’indagine straordinaria della Banca d’Italia, poco meno del 90 per cento delle aziende di servizi ha segnalato un calo dell’attività, con una flessione media del fatturato nel primo semestre di circa un quinto, ma con cali molto più intensi nei servizi di alloggio e ristorazione e nel commercio. L’epidemia ha colpito fortemente anche il settore delle costruzioni.

Da marzo il fabbisogno di liquidità delle imprese è cresciuto bruscamente a causa della repentina caduta dei fatturati, a fronte di spese non rinviabili. Anche tenendo conto delle misure introdotte dal Governo, si può stimare che le imprese a rischio di illiquidità nei settori sottoposti a chiusura siano circa un quinto del totale, con un’incidenza più elevata nel terziario e soprattutto nel comparto alloggio e ristorazione. Il sistema produttivo regionale tuttavia sta affrontando la crisi attuale in condizioni finanziarie migliori rispetto al passato: nell’ultimo decennio erano aumentate la redditività e la patrimonializzazione; era calato l’indebitamento, con una ricomposizione delle passività a favore della componente a media e a lunga scadenza, ed era complessivamente diminuita la quota di aziende finanziariamente vulnerabili. Il credito alle imprese, calato nel 2019, è tornato a crescere nel marzo scorso, riflettendo soprattutto l’aumento dei finanziamenti a un ristretto numero di aziende di grandi dimensioni. Tale andamento è proseguito ad aprile.

Il mercato del lavoro e le famiglie

Con l’insorgere dell’emergenza sanitaria le condizioni del mercato del lavoro sono peggiorate. Le sospensioni delle attività non essenziali avrebbero coinvolto oltre un terzo degli occupati regionali, valore superiore alla media nazionale. L’ampliamento della possibilità del ricorso alla Cassa integrazione guadagni, l’utilizzo di ferie e permessi e il blocco temporaneo dei licenziamenti hanno attenuato l’impatto della crisi sul numero di occupati. Tuttavia, i dati più recenti delle Comunicazioni obbligatorie sui contratti attivati e cessati nel settore privato indicano che dal 1° febbraio al 25 maggio il numero di nuove posizioni lavorative (al netto di quelle cessate) è sceso notevolmente rispetto allo stesso periodo del 2019, soprattutto per la riduzione delle assunzioni. Le cessazioni, nonostante il brusco calo dell’attività economica, sono state inferiori a quelle del periodo corrispondente del 2019, anche per effetto della sospensione dei licenziamenti. La riduzione delle nuove posizioni lavorative, che ha riguardato soprattutto la componente a tempo determinato, è stata diffusa a tutti i principali settori, ma è stata particolarmente pronunciata per il comparto dei servizi turistici e del tempo libero, che fanno ampio ricorso a contratti a termine e stagionali.

Alla vigilia della crisi legata all’epidemia, il grado di indebitamento delle famiglie piemontesi era più basso della media italiana e del Nord Ovest. La quota di prestiti che presentano difficoltà nel rimborso dei finanziamenti era attestato su livelli storicamente contenuti; anche la diffusione delle famiglie indebitate in condizioni di fragilità finanziaria era molto bassa rispetto alla media italiana e delle regioni nordoccidentali. I provvedimenti adottati dal Governo negli ultimi mesi contribuiscono a sostenere la capacità delle famiglie di fare fronte ai propri impegni finanziari. Le famiglie piemontesi si caratterizzano anche per una ricchezza pro capite superiore alla media del Paese. In particolare, la quota di attività finanziarie più liquide e meno esposte alle tensioni sui mercati è pari a poco meno di un terzo, un valore più elevato rispetto a quello del 2011; per contro, l’incidenza delle attività più soggette a oscillazioni dei corsi e dei rendimenti di mercato è scesa a meno della metà del totale.

Nel primo trimestre del 2020 le nuove erogazioni di credito al consumo e di mutui si sono ridotte, riflettendo il brusco calo nel mese di marzo della spesa per beni durevoli, in particolare di autoveicoli, e la significativa contrazione delle compravendite di case. L’indebolimento dei prestiti alle famiglie è proseguito ad aprile.

Il mercato del credito

Nel primo trimestre del 2020 il credito al settore privato non finanziario è tornato a crescere, riflettendo la dinamica di quello alle imprese, a fronte di un indebolimento di quello alle famiglie. Tali andamenti sono proseguiti ad aprile. Il tasso di deterioramento dei prestiti si mantiene su livelli storicamente molto bassi, inferiori a quelli precedenti la crisi economico-finanziaria del 2008-09 sia per le imprese che per le famiglie. L’andamento degli ultimi anni della qualità del credito alle aziende è stato migliore della media italiana e ha riflesso una ricomposizione degli affidamenti verso imprese finanziariamente più solide. Alla riduzione dell’incidenza dei prestiti deteriorati si associano elevati livelli del loro tasso di copertura nei bilanci delle banche, permettendo agli istituti di credito di affrontare la crisi in atto in condizioni significativamente rafforzate rispetto al passato.

La finanza pubblica decentrata

Alla vigilia dello scoppio dell’epidemia il sistema sanitario piemontese disponeva di una dotazione di personale e di posti letto superiore alla media delle regioni a statuto ordinario e simile a quella del Nord. Per contro, il numero di posti letto in terapia intensiva risultava più basso rispetto a entrambe le aree di confronto. Anche la rete territoriale, sul cui potenziamento le regioni sono chiamate a investire nel prossimo futuro, risultava più debole. Per fronteggiare l’emergenza sono state assunte in Piemonte poco meno di 2.300 persone e sono stati creati nuovi posti letto in terapia intensiva, senza i quali non sarebbe stato possibile soddisfare la domanda nei momenti di picco dell’epidemia. Il monitoraggio tramite il ricorso a test presso la popolazione si è intensificato in Piemonte con maggiore lentezza rispetto alla media del Nord, influendo sul ritardo con cui il numero dei casi positivi ha iniziato a stabilizzarsi rispetto alle altre regioni.

L’emergenza sanitaria impatterà negativamente sui bilanci degli enti territoriali sia dal lato delle spese che delle entrate. Tali enti all’inizio del 2019 presentavano nel complesso un disavanzo di bilancio, in larga misura ascrivibile alla Regione Piemonte, mentre la quasi totalità dei Comuni (con la rilevante eccezione di quello di Torino) era in avanzo. Per quanto riguarda i Comuni, in particolare, nostre stime suggeriscono che la perdita di gettito delle entrate tributarie ed extra tributarie dovuta agli effetti dell’epidemia e ai provvedimenti adottati per mitigarne le conseguenze economiche è stata pari sino al mese di maggio a circa il 5 per cento delle entrate correnti annue, valore superiore alla media nazionale.

L’elevato livello del debito del complesso delle Amministrazioni locali piemontesi, nonostante la contrazione in atto dal 2012, potrebbe limitare i margini di azione delle politiche locali di sostegno al sistema economico.




Consiglio regionale: Stop agli emendamenti sull’omnibus

Sono 5.740 gli emendamenti presentati sul disegno di legge sulla semplificazione (c.d. omnibus) in discussione a Palazzo Lascaris, ma “non sarà più possibile presentarne altri dopo la richiesta di contingentamento, se non con ampio accordo o modifiche tecniche, per assicurare tempi certi per l’approvazione definitiva del provvedimento”.

Questa l’interpretazione del regolamento proposta dal presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia, e discussa stamattina dalla Giunta per il Regolamento. Forte contrarietà è stata espressa dalle opposizioni che hanno rilevato in particolare due criticità. Attraverso gli interventi in Giunta e nel pomeriggio in Aula di Raffaele Gallo, Diego Sarno, Alberto Avetta, Domenico Rossi, Maurizio Marello, Daniele Valle (Pd), Sean Sacco, Giorgio Bertola, Francesca Frediani (M5s) e Mario Giaccone (Monviso) è stato chiesto di evitare forzature e di attenersi alla lettera del regolamento che prevede la possibilità di contingentamento per la legge finanziaria, il bilancio, il rendiconto, l’assestamento e per argomenti di rilevante importanza. Marco Grimaldi (Luv) ha inoltre sollevato un secondo nodo critico: il comma 6 dell’art.69 del regolamento prevede il contingentamento dei tempi del dibattito ma non delle votazioni, né stabilisce una data definitiva per approvare il provvedimento.

La nota del presidente Allasia specifica, su questo aspetto, che “per assicurare la certezza dei tempi di approvazione la prassi ha tenuto conto anche della tempistica necessaria per le votazioni”.

Alberto Preioni (Lega) si è detto a a favore dell’interpretazione, il contingentamento è una pratica legittima e diffusa in tutte le assemblee legislative che garantisce tempi certi. Gli omnibus, ha aggiunto, sono stati utilizzati da tutti nelle passate legislature.

Paolo Bongioanni (Fdi) ha riconosciuto come questa interpretazione sia deducibile anche dalla finalità stessa del contingentamento, ovvero contrastare l’ostruzionismo e ridurre i tempi. Per Carlo Riva Vercellotti (Fi) si deve andare avanti con il contingentamento, aprendo però al confronto con le opposizioni su alcune criticità del provvedimento, e ha concordato con Allasia sulla necessità di chiarire l’interpretazione dell’istituto del contingentamento in questa legislatura.

La discussione sul provvedimento riprenderà la prossima settimana, anche alla luce del confronto avuto tra il presidente Alberto Cirio e le opposizioni nel pomeriggio.