CNA Piemonte: esclusi da sospensione attività produttive, dalla Regione i chiarimenti

I provvedimenti regionali emanati ieri, domenica 23 febbraio, per contrastare la diffusione del Coronavirus contengono aspetti che rendono poco chiaro il comportamento da adottare da parte di artigiani operanti nel settore dei servizi alla persona, per esempio acconciatori e centri estetici, ristorazione e commercianti.

Il presidente di CNA Piemonte Fabrizio Actis e il segretario Filippo Provenzano hanno incontrato questa sera, 24 febbraio, il presidente della Giunta regionale Alberto Cirioe l’assessore alle attività produttive Andrea Tronzano.

 

I vertici di CNA Piemonte hanno affermato: “Abbiamo raccolto una situazione di forte incertezza che investe le nostre attività artigiane dei servizi alla persona e gli esercizi commerciali. In questo senso è  stata chiesta una specifica circolare esplicativa regionale relativa all’ordinanza emanata ieri che consenta di dare indicazioni chiare e omogenee per tutto il territorio regionale”.

 

Il presidente Cirio ha comunicato ad Actis e Provenzano che domani verrà pubblicata una specifica circolare che fornirà dettagli precisi per l’ordinario svolgimento delle attività artigianali e commerciali, come analoghi provvedimenti sono già stati emessi in altre Regioni del nord.

 

La CNA Piemonte ha intrapreso un percorso di monitoraggio sulle ripercussioni economiche e produttive nei differenti settori delle micro e piccole imprese piemontesi dovute alla gestione dell’emergenza Coronavirus e ne darà comunicazione costantemente nei prossimi giorni.




Accordo quadro, Ravanelli: “Tutela lavoro prioritaria, sarà necessario aumentare la dotazione”

 L’accordo che sarà finalizzato in queste ore è un’importante misura del Governo – regionale e centrale – e di tutte le parti sociali coinvolte. Rappresenta una prima misura di contrasto e contenimento di una crisi sanitaria, sociale ed economica che può drammaticamente essere equiparata a una guerra.

In un momento di fortissima contrazione della liquidità, le imprese e i lavoratori potranno contare su una misura vitale. Dobbiamo però pensare che con il protrarsi della crisi sarà necessario trovare nuovi fondi per un adeguamento della dotazione.

È ovviamente prioritario risolvere e superare questa pandemia, ma al tempo stesso dobbiamo tutelare e difendere il lavoro, condizione indispensabile per immaginare una ripresa al temine di questo periodo difficile”.​




Gian Paolo Coscia è il nuovo presidente di Unioncamere Piemonte

Il Presidente della Camera di commercio di Alessandria, Gian Paolo Coscia, è stato eletto ieri pomeriggio alla presidenza di Unioncamere Piemonte per il prossimo triennio, su proposta della Giunta di Unioncamere Piemonte.

 

Ai sensi dell’art. 7 comma 3/e dello Statuto dell’ente, il neo Presidente è stato eletto all’unanimità dal Consiglio di Unioncamere Piemonte riunitosi in videoconferenza. Il Consiglio è composto dai Presidenti e da quattro Membri di ciascuna Giunta delle Camere di commercio del Piemonte.

 

So che il compito che mi aspetta non sarà facile – ha commentato il neo Presidente Gian Paolo Coscia -. Il IV trimestre 2019 si è chiuso con una contrazione dello 0,4% della produzione industriale regionale e nei primi tre mesi dell’anno abbiamo perso in Piemonte oltre 3.500 aziende: il Coronavirus sta già provocando i primi danni al nostro sistema economico. Il mio impegno sarà subito rivolto a questa emergenza. In questo contesto, le Camere di commercio hanno una responsabilità importante: spetta a noi essere risoluti e tenaci nel continuare a individuare interventi di compensazione e sostegno sia per le nostre imprese che per i nostri territori soprattutto attraverso un dialogo costruttivo con le istituzioni, prima fra tutte la Regione Piemonte”.

 

Il Vicepresidente vicario di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello, ha affermato: “I miei sono stati anni di servizio alle imprese e al sistema camerale piemontese e italiano. Ho lavorato con gioia e impegno per promuovere le nostre eccellenze e il nostro saper fare. Il Piemonte è ricco di uomini e donne con una grande capacità e voglia di creare e far crescere le proprie imprese: dobbiamo sostenerli nel loro cammino con politiche efficaci, soprattutto ora che il Covid-19 sta minando tanti anni di lavoro e sacrifici. Sono certo che il Presidente Coscia saprà interpretare al meglio il grido di aiuto che sta arrivando dall’intero settore produttivo regionale e trovare – in un’ottica di raccordo tra Camere di commercio piemontesi, istituzioni e privati – soluzioni che permettano di uscire il più velocemente possibile da questa crisi che sta toccando tutto il mondo”.

 

Il neo Presidente Gian Paolo Coscia, intervenendo durante il Consiglio, ha ringraziato per la fiducia accordata: “La responsabilità che avete voluto affidarmi mi onora. Mi preme rivolgere un caloroso ringraziamento per il lavoro svolto negli ultimi mesi al vice Presidente vicario Ferruccio Dardanello e, precedentemente, all’ex Presidente Vincenzo Ilotte. Ringrazio anche il Segretario generale e tutto il personale di Unioncamere Piemonte per l’egregio lavoro finora svolto e per tutto l’impegno e la professionalità che impiegheranno per il prossimo triennio”.

 

CURRICULUM VITAE GIAN PAOLO COSCIA

  • Nato ad Alessandria il 12/12/1955.
  • Insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” il 12 dicembre 2014.
  •   Imprenditore agricolo, titolare dell’Azienda agricola “Cascina Opera di Valenza” nell’agro di Alessandria e Montecastello a indirizzo cerealicolo.

Incarichi camerali

  • Dal 10 ottobre 2013 Presidente della Camera di Commercio di Alessandria e dal 7 novembre 2013 dell’Azienda Speciale Asperia.
  • Dal 14 novembre 2013 Presidente Palazzo Monferrato srl (fino al 13 giugno 2014).
  • Il 31 ottobre 2013 entra a far parte della Giunta dell’Unione Regionale delle Camere di commercio del Piemonte.
  • Dal 12 giugno 2017 Membro del Comitato consultivo regionale per la vitivinicoltura.

Incarichi in Confagricoltura

  • Da giugno 2011 a giugno 2017 Presidente di Confagricoltura Piemonte.
  • Da marzo 2004 al 2013 Presidente di Confagricoltura Alessandria.
  • Dal 2004 al 2013 Presidente dell’Agritecna Alessandria (Ente professionale per l’addestramento in agricoltura) di proprietà di Confagricoltura Alessandria.
  • Dal 2004 al 2013 Presidente e poi consigliere del Ce.S.A. srl (Società di servizi di Confagricoltura Alessandria convenzionata con il CAAF Pensionati, CAF Imprese e il CAA Confagricoltura SRL) di proprietà di Confagricoltura Alessandria.
  • Dall’ottobre 2007 al novembre 2013 Presidente e poi consigliere della Società assicurativa “Verde Sicuro Alessandria Srl” di proprietà di Confagricoltura Alessandria.

Altri incarichi in corso

  • Dal 27 giugno 2014 consigliere di Terrae SpA.
  • Dal 26 gennaio 2018 presidente della Centrale del Latte di Alessandria.
  • Dal 17 novembre 2014 membro del consiglio generale della Fondazione Slala.
  • Dal 30 aprile 2015 consigliere di Tecnoinvestimenti Spa.
  • Dal 3 agosto 2015 amministratore unico di Finbieticola Casei Gerola S.r.l.
  • Dal 20 luglio 2016 membro del Comitato Analogo di Controllo di InfoCamere ScpA.
  • Dal 27 aprile 2017 membro del Comitato Analogo di Controllo di IC Outsourcing.

 




Unioncamere Piemonte: il Covid aggrava le criticità del manufatturiero piemontese

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 194ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

A causa dell’emergenza Covid-19 la rilevazione è stata posticipata ed è stata condotta nei mesi di maggio e giugno con riferimento ai dati del periodo gennaio-marzo 2020, ha coinvolto 1.859 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 93.848 addetti e un valore pari a circa 51,9 miliardi di euro di fatturato.

Dalla’indagine emerge come, nel periodo gennaio-marzo 2020, la produzione industriale piemontese abbia registrato un crollo del -5,7% sull’analogo periodo dell’anno precedente. L’indicatore in questi ultimi anni aveva già evidenziato un graduale indebolimento (-0,5% in media d’anno 2019, +1,0% nel 2018, +3,6% nel 2017), la pandemia di Covid-19, sebbene iniziata solo a metà del trimestre in esame, ha aggravato ulteriormente le criticità presenti, impattando in maniera violenta sul comparto manifatturiero regionale.

 

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, ha commentato:

Il Piemonte sta vivendo un’altra crisi, del tutto imprevista e nuova. Le imprese hanno fatto del loro meglio per adattarsi, riconvertirsi o modificare le proprie produzioni. Spesso con grande creatività e inventiva. Ma ora spetta all’intero mondo istituzionale dare una risposta concreta e ampia ai vari settori che, purtroppo, continuano a soffrire: dal turismo al commercio, dall’industria all’artigianato e all’agricoltura.

Le aspettative degli imprenditori per il secondo trimestre sono ancora improntate al pessimismo, per le chiusure del mese di aprile: non abbiamo più tempo, dobbiamo adottare soluzioni efficaci che permettano ai nostri imprenditori di traghettare le proprie aziende al di là di questa emergenza. E penso al ruolo importante del credito, della cassa integrazione, del sostegno all’export. Sfruttiamo con lungimiranza le risorse che l’Europa ci mette a disposizione: guardiamo con coraggio all’innovazione e alla trasformazione digitale, veri passepartout dello sviluppo economico”.

Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo ha dichiarato: “In questa situazione imprevedibile e sotto molti aspetti drammatica abbiamo fatto e stiamo facendo tutto il possibile per contenere l’onda d’urto. Basti pensare che nei mesi di marzo e aprile la banca ha processato oltre 600mila pratiche di credito, rispetto ad un milione di pratiche all’anno lavorate precedentemente all’emergenza provocata dal Covid-19. Questo grazie alla digitalizzazione e al lavoro di task force che hanno affiancato le nostre filiali sul territorio.

Ricordo i passaggi chiave: la moratoria immediata, già a febbraio, per mutui e prestiti, la conversione delle linee di credito per dare liquidità e consentire i pagamenti di fornitori e stipendi, i finanziamenti aggiuntivi agevolati, i plafond dedicati ai settori più colpiti come il turismo e l’artigianato, i prestiti fino a 25.000 euro con preammortamento a due anni – ad oggi solo in Piemonte 10.000 erogazioni già sul conto corrente dei clienti -, i prestiti con garanzia Sace ed infine l’anticipo della cassa integrazione in deroga, una misura, secondo noi, di alta responsabilità sociale. L’emergenza non è finita e i dati parlano chiaro, ma finalmente possiamo ora lavorare con la prospettiva della ripartenza.

In Piemonte abbiamo donato 1,7 milioni di euro al sistema sanitario e nei primi sei mesi dell’anno abbiamo messo a disposizione 2 miliardi alle piccole e medie aziende. Con questo abbiamo voluto dire che per questa Regione abbiamo cuore e gambe. Adesso bisogna unire capacità e intelletti per plasmarne il futuro. Per le pmi della filiera stiamo lavorando ad accordi specifici con le imprese champion, a livello istituzionale stiamo partecipando attivamente al dialogo con mondo imprenditoriale, università e amministrazioni pubbliche, e che sono convinto darà i suoi frutti”.

“L’economia italiana – ha affermato Fabrizio Simonini, Regional Manager Nord Ovest UniCredit – ha subito un arresto improvviso a causa della crisi epidemiologica che si è abbattuta sul Paese. Fin da subito, abbiamo studiato tutte le modalità di supporto agli imprenditori che hanno visto la propria attività bloccata dalle disposizioni governative. Da inizio crisi abbiamo erogato più di un miliardo di euro a circa 47 mila aziende italiane che hanno presentato le richieste per un finanziamento fino a 25 mila euro con garanzia dello Stato, sulla base del decreto liquidità.

In Piemonte, solo per portare alcuni esempi, abbiamo supportato la ripresa dell’attività di realtà importanti come Venchi, storica azienda produttrice di cioccolato e gelato di altissima qualità, il Gruppo Cellino, che conta 9 impianti produttivi e circa 500 dipendenti nel settore dell’acciaio e alluminio in provincia di Torino, Eutourist, azienda specializzata nella settore della ristorazione collettiva.

Le iniziative a sostegno del territorio non sono finite qui. Abbiamo anche scelto di anticipare alla Regione Piemonte una donazione di 500 mila euro, frutto dei fondi che verranno raccolti nel corso dell’anno tramite UniCredit Card Flexia Classic Etica, e affiancato la Croce Rossa di Torino e Cuneo con una donazione di oltre 35 mila euro per l’acquisto di mascherine, materiale sanitario e dispositivi medici. In definitiva, abbiamo garantito un supporto a realtà imprenditoriali, enti e associazioni piemontesi, per non lasciarle sole ad affrontare la crisi”.

Il calo della produzione industriale si associa all’andamento negativo evidenziato da tutti gli altri principali indicatori. Gli ordinativi frenano del 5,9% sul mercato interno e del 2,6% sul mercato estero. La flessione del fatturato totale si attesta al 4,8%, la componente estera cala del 2,9%. Il grado di utilizzo degli impianti scende di 10 punti rispetto all’analogo periodo del 2019.

 

A livello settoriale, fatta eccezione per il comparto alimentare, che ha mostrato una sostanziale stabilità (+0,1%) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, tutti i principali comparti della manifattura regionale hanno evidenziato cali significati.

Il settore più colpito è stato quello della meccanica, la produzione di questo comparto è crollata dell’11,6%. Decisamente negativo anche il risultato dell’industria dei metalli (-8,4%). Non sono andati molto meglio il comparto dei mezzi di trasporto, che ha registrato una contrazione della produzione del 7,4% e la filiera tessile (-6,4%). L’industria del legno e del mobile (-4,1%) ha segnato una contrazione inferiore alla media regionale, così come il settore dell’elettricità e dell’elettronica (-2,8%) e quello della chimica/plastica (-1,1%).

 

Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, settore cardine della manifatturiera regionale, va evidenziato come il calo complessivo sia dovuto a un crollo della produzione di autovetture, pari al 25,6%, nonché a una contrazione a doppia cifra dell’aerospazio (-15,9%).

Il fermo delle attività produttive non ha guardato alla dimensione aziendale. Nel I trimestre 2020 tutte le classi dimensionali hanno infatti mostrato un calo della produzione, che è risultato più accentuato per le micro (0-9 addetti; -7,7%) e le grandi imprese (oltre 250 addetti; -8,3%). Le piccole realtà (10-49 addetti) hanno registrato una contrazione produttiva del 3,0% rispetto al I trimestre 2019 e le medie aziende (50-249 addetti) un calo del 4,0%.

Il segno meno ha caratterizzato la produzione industriale del tessuto manifatturiero di tutte le province piemontesi.

La battuta d’arresto più pesante ha riguardato, in questi primi tre mesi del 2020, le aziende del Verbano Cusio Ossola (-9,6%). Il capoluogo regionale non si è discostato di molto, segnando una flessione del 6,5% rispetto all’analogo periodo del 2019. Un calo in linea con quello medio piemontese è stato registrato a Novara (-5,7%). La produzione manifatturiera è diminuita rispettivamente del 5,0% e del 4,7% a Biella e a Vercelli. Flessioni leggermente più contenute, grazie alla tenuta dell’industria alimentare, sono state invece segnate nei territori del sud del Piemonte. Alessandria ha evidenziato una riduzione della produzione del 4,2%, Asti un calo del 4,1% e Cuneo del 2,7%.




Politecnico e Ordine degli Architetti firmano un accordo per internazionalizzare e facilitare l’accesso al lavoro

Il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco e il Presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino Massimo Giuntoli hanno firmato oggi un accordo tra le due istituzioni che potenzia le opportunità per professionisti e per studenti in Architettura, Pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistico-ambientale.

L’accordo prevede da una parte di intensificare le opportunità internazionali di lavoro per i professionisti iscritti all’Ordine degli Architetti, attraverso l’iniziativa POLITO Studio, che lega Politecnico e Ordine nella formazione e nell’accompagnamento dei professionisti ai mercati internazionali, nelle aree dove il Politecnico ha una presenza consolidata (in particolare la Cina, ma anche Sud America e Africa); dall’altra si rivolge ai laureati favorendo occasioni di tirocinio professionale, poi validate come sostituzione della prova progettuale dell’esame di Stato.

È la prima volta che tra Politecnico e Ordine Architetti si sigla un accordo strutturato per favorire l’accesso al mondo del lavoro dei laureati e per l’internazionalizzazione dei professionisti Architetti. L’Ateneo e OAT sono mossi dalla convinzione che oggi sia fondamentale aggiornare le interazioni tra le istituzioni dedicate all’educazione universitaria e alla ricerca e le istituzioni dedicate a disciplinare gli interessi professionali.

Per meglio supportare il rapporto con professionisti, aziende e istituzioni, POLITO Studio (il cui avvio operativo è fissato a gennaio 2021) stabilirà presto la propria sede all’interno della nuova Casa dell’Architettura, progetto di OAT e della Fondazione per l’Architettura / Torino, che dovrebbe essere inaugurata nel 2022 in via Piave.

L’accordo tra Politecnico e OAT prevede inoltre importanti novità per gli studenti dei corsi di studio dell’area dell’Architettura e della Pianificazione territoriale. I laureandi del II livello potranno infatti accedere agli studi professionali per un periodo di tirocinio di sei mesi, che varrà come il superamento della prova progettuale all’Esame di Stato, che solo il 30% degli iscritti ha superato nel 2019. L’accordo è anche un passo in avanti verso l’esame di Stato digitale, che secondo i piani dovrebbe pensionare la prova progettuale disegnata a mano, ormai non più attuale.

“Crediamo fortemente nella necessità che i professionisti da noi formati debbano essere supportati e agevolati nell’interagire con realtà internazionali in forte sviluppo, soprattutto perché possono vantare una preparazione ed una creatività che da sempre rende unico e insostituibile il Made in Italy, che tutto il mondo ci invidia e ci richiede. Mettendo a disposizione le forti relazioni del nostro Ateneo con le migliori università di tutto il mondo, i nostri studenti avranno a disposizione molte più occasioni di lavoro”, ha dichiarato Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino.

“Il mercato globale chiede innovazione e nuove interazioni tra le università e le professioni: con questo Accordo diamo una risposta adeguata e ci impegniamo sia a favorire l’accesso alla professione dei giovani, sia a promuovere le capacità progettuali degli architetti italiani all’estero”, ha dichiarato Massimo Giuntoli, presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino.

Il professor Michele Bonino, delegato del Rettore per le Relazioni con la Cina, ha presentato il programma di POLITO Studio, che vedrà la Cina come caso-pilota: “Ogni mercato ha le sue caratteristiche particolari: ad esempio, in Cina i principali progetti di architettura e urbanistica sono appannaggio delle Università e dei loro grandi istituti di progettazione, spesso alla ricerca di consulenti internazionali. Attraverso l’esperienza dei nostri ricercatori, POLITO Studio vuole far conoscere ai professionisti tali specificità, e costruire insieme sinergie per essere competitivi in questi mercati”.

L’architetto Cristina Coscia, vice presidente OAT, ha aggiunto sull’iniziativa POLITO studio: “POLITO Studio per i professionisti è un “contenitore” di azioni per generare opportunità professionali, che avrà anche strategicamente una collocazione fisica nella nuova sede dell’Ordine degli Architetti di Torino e della sua Fondazione: una sorta di Hub sull’internazionalizzazione che rappresenta un tassello importante del progetto dell’Ordine di “Casa dell’Architettura”, evocativo, anche in questo caso, di molte esperienze di ordini nazionali ed esteri e simbolicamente luogo di riferimento per la comunità degli Architetti”.




Patrimonializzazione delle imprese, Competere.Eu scrive al Governo: le misure non sono cumulabili con i limiti con la garanzia del Fondo Pmi o Sace

Le misure messe in campo dal Governo con il Fondo Patrimonio Pmi nato nell’ambito del Quadro temporaneo per le misure di Aiuto di Stato a sostegno dell’economia e dell’attuale emergenza Covid-19 per spingere le imprese a rafforzare il patrimonio aziendale, rischiano di non raggiungere l’obiettivo per le quali sono nate.

E’ fondamentale che il Governo, alla luce del riemergere della pandemia, tratti con la Commissione Europea per modificare i limiti e per prorogare il provvedimento al 2021 o ancor meglio al 2022, in coerenza con la recente proroga del Temporary Framework.”

Lo scrivono in una lettera inviata al Governo il segretario generale di Competere.EU Roberto Race e il coordinatore dell’Osservatorio per la ricostruzione economica post Covid19 del think tank Giuseppe Arleo.

“L’incentivo, nella sua complessità attuativa, è alternativo- sottolinea Competere.Eu nella lettera- a quello dei finanziamenti garantiti ai sensi del Dl Liquidità per via dei limiti di cumulo previsti dal Temporary Framework in materia di Aiuti di Stato della Commissione Europea. Molte imprese hanno già raggiunto i limiti con la garanzia del Fondo Pmi o Sace e non avranno accesso all’agevolazione.”

“La pandemia Covid19- spiega Arleo- ha portato alla luce in maniera drammatica uno dei problemi annosi delle imprese italiane: la scarsa patrimonializzazione. Il Governo ha cercato di correre ai ripari con due strumenti, una misura gestita da Invitalia, e dei crediti d’imposta a cura dell’Agenzia delle Entrate”.

“Nell’ambito del Quadro temporaneo per le misure di Aiuto di Stato a sostegno dell’economia e dell’attuale emergenza Covid-19 -spiega Arleo- l’Unione Europea ha dato il via libera al Fondo Patrimonio Pmi. Entro il 31 dicembre 2020, le imprese che abbiano subito perdite pari ad almeno il 33% dei ricavi nel periodo marzo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con ricavi non inferiori a 10 milioni di euro e non superiori ai 50 nel periodo d’imposta 2019, con numero di dipendenti inferiore a 250, che effettuino un aumento di capitale non inferiore a 250 mila euro, possono emettere obbligazioni o titoli di debito sottoscrivibili dal Fondo. L’ammontare massimo della sottoscrizione da parte del Fondo è pari al minore importo tra il triplo dell’incremento di capitale effettuato nel 2020 e il 12,5% dell’ammontare dei ricavi 2019. Il rimborso è stabilito decorsi sei anni dalla sottoscrizione, ma la società emittente può anticiparlo, decorsi tre anni. Gli interessi maturano con periodicità annuale e sono corrisposti in unica soluzione alla data di rimborso”.

“La dotazione presente di 4 miliardi di euro – continua Arleo – permette una gestione nel tempo dell’incentivo evitando la procedura del click day. Invitalia, a cui è affidata anche la rendicontazione della misura, ha già indicato che la valutazione delle richieste debba avvenire seguendo l’ordine cronologico, con una tempistica di valutazione entro 10 giorni dall’arrivo delle richieste e conseguente erogazione, fatte salve richieste di integrazione, entro 20 giorni, rendendo quindi l’incentivo estremamente rapido ed incisivo”.

Sono sottoscrivibili dal Fondo titoli con valore nominale non inferiore a 10 mila euro. Il tasso agevolato è fissato a partire da 1,75% del primo anno, con interessi da corrispondere annualmente.

Nel caso in cui l’azienda abbia ottenuto altri aiuti il prestito ottenibile non potrà superare il maggior valore tra il 25% del fatturato dell’anno 2019 ed il doppio del costo del personale del medesimo anno.

“L’incentivo – precisa Arleo – deve essere destinato al finanziamento dei costi del personale, spese inerenti il capitale circolante come materie prime, locazioni, scorte, semilavorati, utenze, promozione, comunicazione ecc. In regime di de minimis, poi, è presente una premialità pari alla riduzione del 5% del valore da rimborsare, purché siano mantenuti i livelli occupazionali presenti al 31 dicembre 2019 e si investa almeno il 30% del valore dei titoli in tutela ambientale e in tecnologia secondo i parametri di Industria 4.0”.

“Come si evince, infatti, dall’art 26 comma 12 del Dl Rilancio- sottolinea Arleo-‘….Qualora la società’ sia beneficiaria di finanziamenti assistiti da garanzia pubblica in attuazione di un regime di aiuto ai sensi del paragrafo 3.2 della Comunicazione della Commissione europea recante un «Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19», ovvero di aiuti sotto forma di tassi d’interesse agevolati in attuazione di un regime di aiuto ai sensi del paragrafo 3.3 della stessa Comunicazione, la somma degli importi garantiti, dei prestiti agevolati e dell’ammontare degli strumenti finanziari sottoscritti non può superare il maggiore valore tra: il 25 per cento dell’ammontare dei ricavi di cui al comma 1, lettera a); il doppio dei costi del personale della società relativi al 2019, come risultanti dal bilancio ovvero da dati certificati se l’impresa non ha approvato il bilancio; il fabbisogno di liquidità della società per i diciotto mesi successivi alla concessione della misura di aiuto, come risultante da una autocertificazione del rappresentante legale….’. Con le condizioni di accesso all’incentivo, date dai parametri dimensionali delle imprese partecipanti, e dalla condizione della perdita di fatturato sopra indicata, l’incentivo assume più una connotazione di indennizzo a breve termine, che strategica, volta a intervenire sulla struttura finanziaria delle imprese”.

“È auspicabile – secondo Arleo – che il termine del 31 dicembre 2020 sia prorogato in coerenza con la recente proroga del Temporary Framework, anche in vista delle nuove criticità per le imprese indotte dalla pandemia. La proroga, d’altra parte, sarebbe funzionale anche a una maggiore efficacia dell’incentivo, altrimenti troppo circoscritto nel tempo”.

“Oltre la misura gestita da Invitalia -conclude il coordinatore dell’Osservatorio per la ricostruzione economica post Covid19 del think tank Competere.eu- è di notevole importanza l’incentivo all’aumento di capitale sociale tramite la procedura di credito d’imposta attuata dall’Agenzia delle entrate per coloro che apportino versamenti liquidi e per le società beneficiarie. Le imprese con fatturato compreso tra 5 e 50 milioni di euro e con le caratteristiche sopra indicate per l’accesso al Fondo patrimonio PMI (perdita di fatturato e aumento di capitale sociale) che apportano capitali liquidi avranno un credito d’imposta pari al 20% capiente fino a 2 milioni di euro. Le società beneficiarie possono anche usufruire solo in compensazione del credito d’imposta nella misura del 50% delle perdite eccedenti il 10% del patrimonio netto fino ad un massimo di 800 mila euro ridotto a 120 mila per le imprese operanti nel settore pesca o 100 mila per quelle agricole”.




CCIAA Torino: L’impatto della recessione da Covid sul patrimonio netto

La Camera di commercio di Torino ha voluto approfondire che cosa potrà avvenire con l’ultima redazione dei bilanci annuali delle società di capitale piemontesi. Lo ha fatto con un’indagine realizzata grazie alla collaborazione del suo Comitato Torino Finanza e il supporto tecnico di InfoCamere.

 

Proprio sui bilanci dell’esercizio 2020 si scaricheranno, infatti, tutti gli effetti della recessione: in particolare, la caduta dei risultati, nella misura in cui eroderà il patrimonio netto, potrebbe richiedere la ricapitalizzazione delle imprese con precedente capitalizzazione sottile o con perdite molto alte.

evidenzia Vladimiro Rambaldi, Presidente del Comitato Torino Finanza – infatti i numeri già preoccupanti messi in risalto dalla simulazione riguardano la sola regione Piemonte e le sole società di capitali, obbligate a depositare i bilanci utilizzati per l’effettuazione della stima. Ma il tessuto imprenditoriale piemontese è composto solo al 21,2% di imprese di capitale: ne consegue che il restante 78,8% di imprese, società di persone senza obbligo di deposito del bilancio, non viene conteggiato in questa indagine. La stima del totale generale delle imprese a rischio è da capogiro. Occorre agire subito e con decisione, mettendo in campo nuove misure atte a facilitare la ricostituzione del capitale e la coperture delle perdite al di là di quelle già approvate”.

 

Lo studio

Per realizzare lo studio sono stati estratti 43.005 bilanci depositati nel 2020 (esercizio 2019) da società di capitale con sede legale in Piemonte e con un patrimonio netto finale positivo, escludendo quindi quelle imprese che già ad inizio del 2020 potevano avere seri problemi di continuità e magari erano già coinvolte in percorsi di gestione della crisi.

Tale campione aveva un valore della produzione pari a 121 miliardi (90% del Pil), aveva prodotto utili netti per 5,65 miliardi di euro, aveva 73 miliardi di patrimonio netto e 82 miliardi di debiti totali. Inoltre, pagando costi di lavoro per 20,4 miliardi aveva un’occupazione implicita (stimata) di 500-550 mila unità di lavoro equivalenti a tempo pieno.

Per stimare l’impatto della recessione nel 2020 si è realizzata una simulazione basata su queste ipotesi:

utile netto prima dell’aggiustamento del 2020 supposto pari a quello del 2019

aggiustamento Covid: ad ogni società è stato sottratto un valore della produzione pari a una media del 24%, ma con punte fino all’80% sulla base dell’Ateco di appartenenza e delle variazioni subite dal fatturato nei primi sei mesi, secondo le stime ISTAT di perdita di produzione, aggiustate per il secondo semestre 2020 con le proiezioni delle locali associazioni di categoria

spese per la produzione come lavoro sono variate nella stessa direzione del fatturato, con un coefficiente di elasticità di 0,48 (stimato econometricamente sul campione)

spese per la produzione come consumi sono variate nella stessa direzione del fatturato, con un coefficiente di elasticità di 0,67 (stimato econometricamente sul campione).

Lo studio ha quindi realizzato principalmente due simulazioni:

Tutte le simulazioni hanno tenuto conto degli effetti fiscali, ossia della tassazione sostitutiva delle rivalutazioni dei cespiti e dell’impatto fiscale della variazione di reddito operativo nel 2020 post effetti pandemici rispetto al 2019.

I principali risultati

Nella simulazione del caso base, il 34% delle società con patrimonio netto positivo (a fine 2019), quindi 14.593, rischia nel 2020 perdite superiori a 1/3 del patrimonio netto per complessivi 5,2 miliardi, con un fabbisogno minimo di nuovo capitale equivalente ad almeno 1,75 miliardi.

Le imprese che potrebbero perdere tutto il patrimonio netto, da ricostituire integralmente, sarebbero 8.003. Questa sarebbe la quota più grave e fragile. Le loro perdite sommerebbero 2,9 miliardi e il fabbisogno minimo di capitale sarebbe di 1,6 miliardi nel 2021.

Nel secondo caso, qualora i cespiti fossero (per ipotesi di simulazione del caso con mitigazione) rivalutati del 15% e gli ammortamenti ridotti del 50%, considerando anche i grant (bonus o ristori) sinteticamente assegnati in via di simulazioni, la situazione migliorerebbe, senza tuttavia risolvere il problema. Residuerebbero infatti 11.427 società (27% del totale) nella categoria di quelle che perderebbero oltre 1/3 del patrimonio netto al 31.12.2019. Tali società perderebbero complessivamente 3,5 miliardi e richiederebbero 1,16 miliardi per essere ricapitalizzate.

 

Questo sembra essere il fabbisogno minimo di capitale per una normalizzazione della continuità finanziaria delle imprese nel 2021. Sarebbero in gravi condizioni, perdendo il 100% e oltre del netto del 2019, le 6.249 società (pari al 15% del campione), con perdite totali, nonostante gli interventi mitigatori, di 2 miliardi.

 

Facendo salire al 75% la riduzione dell’ammortamento e al 30% il valore della rivalutazione dei cespiti, in ogni caso, il fabbisogno di nuovo capitale resterebbe intorno a 1 miliardo, e le imprese colpite resterebbero nell’ordine del 23% del totale (9.937).

Per questa ragione, appare importante facilitare nuovi essenziali rapporti di capitale, che dovrebbero interessare fino a un quarto delle imprese del Piemonte, particolarmente nell’ottica di evitare crisi aziendali, che, anche per le conseguenze sull’occupazione, renderebbero più complessa e lenta la ripresa nel 2021. Le possibili soluzioni, avanzate dagli esperti interpellati dal Comitato Torino Finanza sono almeno cinque.

 

I possibili rimedi tecnici

Come evidenziato nella simulazione, gli strumenti potenzialmente più efficaci nel sostenere gli equilibri economici e patrimoniali delle imprese sono rappresentati dalla possibilità di non iscrivere fino al 100% degli ammortamenti e la rivalutazione dei cespiti dell’impresa.

Oltre a questa raccomandazione, dal tavolo di lavoro che ha sviluppato questa iniziativa sono state proposte, in prima battuta, una serie di misure volte ad aiutare ulteriormente le imprese in difficoltà, quali:

del codice civile relativamente agli obblighi di ricostituzione del capitale e sospensione della causa di  scioglimento dell’impresa

delle stesse, ad esempio defiscalizzando gli utili reinvestiti

Per informazioni:




Confagricoltura Piemonte: “Il lockdown prolungato mette in ginocchio agriturismo, enoturismo e fattorie didattiche”

Un sondaggio condotto da Confagricoltura Piemonte sulle aziende agrituristiche associate – circa 300 imprese su un totale a livello regionale di 1.300 aziende – rileva che le perdite economiche che si aggirano intorno a una media del 65% per chi offre ristorazione; cresce al 70% per chi offre servizi di ospitalità e raggiunge addirittura il 95% per le strutture impegnate anche nell’organizzazione di eventi, cerimonie e attività legate alle fattorie didattiche.

“In Piemonte – ricorda il presidente regionale di Agriturist Confagricoltura Lorenzo Morandi – sono attive 1.316 aziende agrituristiche (5,6% della quota nazionale), delle quali 914 con alloggio. Le aziende con ristorazione sono 793 ( 60 % del totale); quelle che offrono un servizio di degustazione (tipo enoturismo, per esempio) sono 687 (52 % del totale)”.

Sono 1.013 (il 77% del totale) quelle che svolgono altre attività legate all’agriturismo: fattoria didattica, ippoturismo, attività ludiche – educative, agri-asilo.
“Durante i mesi estivi, dopo il primo lockdown – fa rilevare Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – si era registrato qualche incoraggiante segnale di ripresa, soprattutto negli agriturismi che hanno ospitato molti turisti locali che hanno preferito soggiornare nelle vicinanze anziché recarsi nelle mete turistiche tradizionali fuori regione. Tuttavia, con la chiusura delle attività di ristorazione e pernottamento a seguito della seconda ondata di contagi del mese di ottobre e il successivo blocco totale della stagione sciistica, le perdite economiche rilevate dalle strutture ricettive sono state ingenti su tutto il territorio piemontese”.

La situazione è critica: la percentuale di agriturismi che sono prossimi a chiudere definitivamente la propria attività è del 20%, specie tra le aziende con bassa redditività. A trascinare in basso il bilancio degli agriturismi è stata anche la mancanza di eventi, grandi e piccoli, sul territorio locale, oltre all’annullamento di tutti quei festeggiamenti legati alle cerimonie; inoltre non è stato possibile organizzare alcuna attività di collaborazione con le scuole che prevedesse la presenza nelle aziende di ragazzi e scolaresche per portare avanti i progetti già avviati delle fattorie didattiche.
È andata un po’ meglio per chi fornisce solo servizi di ristorazione e vendita diretta dei propri prodotti, grazie alla possibilità di praticare l’asporto o la consegna a domicilio, anche se si tratta di casi isolati e di attività residuali che hanno consentito a malapena la sopravvivenza dell’azienda.

Confagricoltura Piemonte ritiene che sia fondamentale individuare una serie di interventi strutturali di lungo respiro che possano aiutare il settore agrituristico a ripartire, nella speranza che il Piemonte torni presto nella zona gialla del Paese: servono uno snellimento delle procedure per l’erogazione dei ristori, l’azzeramento dei contributi previdenziali, l’eliminazione delle tasse locali, della raccolta rifiuti e televisive.

Anche quest’anno il fine settimana di Pasqua che gli italiani dovranno trascorrere a casa sarà particolarmente pesante per i bilanci delle attività agrituristiche. Zero clienti a tavola e zero pernottamenti: la perdita di fatturato dell’agriturismo piemontese in questo secondo lockdown prolungato, che tra scarse apertura scarse e prolungate sospensioni dura da ottobre a oggi, secondo le stime di Confagricoltura, supera i 15 milioni di euro. “Allarmante la situazione delle 400 fattorie didattiche, che da oltre un anno non ricevono visite delle scolaresche: le aziende – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – devono essere tenute in ordine e gli animali, prevalentemente da esposizione, devono continuare ad essere alimentati.
Complicata la situazione per quanto riguarda le aziende enoturistiche: venendo meno i visitatori in cantina si è registrato un cambio di destinazione dei mercati, con perdite importanti di fatturato: in Piemonte, in questo comparto, per ogni mese di chiusura Confagricoltura stima un mancato introito di oltre 600.000 euro.

 

 

 




Sì al sostegno per la coltura della cannabis sativa. Il Consiglio regionale approva il provvedimento per la canapa e le sue filiere produttive

Sostenere la coltura della canapa a basso contenuto di Thc e le relative filiere produttive. È quanto si prefigge la legge, proposta da Ivano Martinetti (M5s) e approvata oggi a dal Consiglio regionale.

Il provvedimento intende rilanciare la tradizione piemontese della produzione canapicola, in particolare della varietà “cannabis sativa L”, la cui coltivazione – ai sensi della Legge 242/16 – è consentita senza necessità di autorizzazioni poiché il suo contenuto di Thc è inferiore o uguale allo 0,2%.

Nel settore della canapa, ha sottolineato Martinetti, il Piemonte gioca un ruolo centrale, considerando che la maggior parte della produzione italiana proviene – secondo Assocanapa – proprio dalla nostra regione e la richiesta di semi dai Paesi Ue ed extra Ue come Usa e Canada è altissima.

Relatori per l’Aula, oltre a Martinetti, Matteo Gagliasso (Lega) per la maggioranza, che ha parlato di aiuto all’agricoltura e all’ambiente, e Diego Sarno (Pd) per la minoranza, che si è soffermato sulla conoscenza delle potenzialità della cannabis sativa sotto il profilo ambientale, sanitario e sulle occasioni economiche dell’intera filiera. L’assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano, ha parlato di “un ottimo risultato che permette di dare rilievo a una coltivazione antica delle nostre zone. Tutto questo per creare le condizioni che definiranno un vero e proprio distretto dedicato, facendolo diventare una produzione industriale a tutti gli effetti”.

Nel dibattito sono intervenuti Marco Grimaldi (Luv), che ha approfondito l’argomento della canapa terapeutica, mentre Davide Nicco (FdI) ha illustrato il suo ordine del giorno sulla coltivazione della canapa industriale: quella di Carmagnola produce sementi di qualità che vengono esportati in tutto il mondo. A favore della legge si è anche espresso il capogruppo della Lega Alberto Preioni, che ha parlato di ulteriore opportunità di rilancio dell’economia piemontese.

È poi stato approvato, sempre all’unanimità, l’ordine del giorno di Nicco per tutelare e proteggere le varietà di canapa industriale piemontesi, Carmagnola e CS (Carmagnola Selezionata), altrettanto famose nel mondo al pari di altre eccellenze del territorio.




Marsiaj: “Il festival dell’economia a Torino costituisce un importante riconoscimento per la città”

“La scelta di Torino come sede per il Festival dell’Economia costituisce un importante riconoscimento per la nostra città. Torino possiede un vivissimo patrimonio di cultura economica, costantemente alimentato dai contributi delle nostre Istituzioni universitarie, degli istituti di ricerca e di tutti gli enti di livello internazionale presenti sul territorio.

Anche l’Unione Industriali farà la sua parte, mettendo a disposizione le sue competenze e l’esperienza fondata su oltre un secolo di storia. Mi pare significativo e molto bello che il tema di quest’anno – a me particolarmente caro – riguardi le forme di disuguaglianza sociale, che la pandemia ha esacerbato, e che trovano a Torino una sensibilità particolare. Per ricominciare a crescere come Paese dobbiamo ripartire dal lavoro, ponendo al centro l’individuo e una seria riflessione sul futuro che vogliamo costruire”.