Commercialisti, un’analisi delle misure a sostegno della liquidità e delle attività produttive

Il Consiglio e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti hanno pubblicato il documento “ Le misure a sostegno della liquidità e delle attività produttive” che passa in rassegna gli interventi urgenti a favore delle imprese e dell’economia adottati dal Governo per contrastare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, contenuti nel Decreto “Cura Italia” n. 18/2020 (convertito con modificazioni nella legge n. 27/2020), nel Decreto “Liquidità” n. 23/2020 (convertito con modificazioni nella legge n. 40/2020) e nel Decreto “Rilancio” n. 34/2020, attualmente in corso di conversione.

Lo studio dei commercialisti racchiude le novità introdotte e i più recenti chiarimenti in merito alle misure che riguardano settori quali il turismo, la cultura, l’editoria, le infrastrutture e i trasporti, lo sport, l’innovazione tecnologica, la coesione territoriale e il Mezzogiorno.

Un’analisi dettagliata che parte dal comparto delle aziende dove tra l’altro si approfondiscono gli interventi per il sostegno all’export e all’internazionalizzazione, fondo centrale di garanzia PMI passando per le misure a favore di digitalizzazione, start up e PMI innovative quali il fondo per il trasferimento tecnologico e il credito di imposta per le attività di ricerca e sviluppo nelle aree del Mezzogiorno.

Nel settore turismo approfondimento sulla promozione turistica e sul fondo dedicato a questo comparto mentre per la cultura attenzione puntata sul fondo emergenze spettacolo, cinema ed audiovisivo. Si passa poi ad un resoconto delle disposizioni in merito allo sport e al terzo settore con un focus sugli impianti sportivi.

Infine il documento si chiude con una ricognizione sulle misure in favore di lavoratori autonomi e liberi professionisti quali l’attuazione del fondo solidarietà mutui prima casa, sospensione delle procedure esecutive sulla prima casa e dei pagamenti delle utenze.  In coda una tabella che di ogni misura o adempimento  riepiloga articolo, beneficiari, agevolazione e dotazione finanziaria.

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Nel post-Covid quasi 6 imprese su 10 con difficoltà di liquidità

Sono quasi 780mila (il 58,4% del totale) le imprese che prevedono di avere problemi di liquidità nei prossimi sei mesi e poco meno di 565mila (il restante 41,6%) quelle alle quali invece si prospetta un futuro meno difficoltoso sul versante finanziario.

La crisi di domanda che si è innescata con la pandemia Covid-19 e il clima di incertezza sui tempi del recupero, legato anche alle diffuse criticità sui mercati globali, fanno temere a molte imprese di non poter generare i flussi di cassa necessari a garantire l’ordinaria operatività aziendale.

E’ quanto risulta da un approfondimento del Sistema informativo Excelsior sull’universo di 1.380 mila imprese con almeno un dipendente, condotta tra il 22 giugno e il 6 luglio 2020 da Unioncamere in accordo con Anpal, per valutare le prospettive occupazionali a seguito dell’emergenza Coronavirus.

Le imprese che si sono presentate di fronte allo shock generato dalla pandemia operando stabilmente sui mercati internazionali e quelle con strategie avanzate e integrate di digitalizzazione mostrano una solidità finanziaria relativamente maggiore: infatti, si attestano rispettivamente al 48,0% e al 45,0% dei relativi totali le aziende che non segnalano difficoltà (tra i 6 e i 3 punti in più della media).

Al contrario, soffrono maggiormente le micro imprese (1-9 dipendenti) per le quali raggiunge il 60,4% la quota di quante segnalano un insufficiente livello di liquidità, una situazione che migliora sensibilmente al crescere della dimensione di impresa, arrivando al 44,0% nelle imprese over 250.

La ristorazione e i servizi legati alla filiera del turismo rappresentano il settore più colpito dagli effetti della carenza di liquidità, segnalata da poco meno di tre quarti delle imprese (73,8%), dal momento che segmenti importanti del comparto, come quello legato alle presenze straniere nelle città d’arte, hanno ripreso solo molto marginalmente. Problemi di liquidità superiori alla media del comparto terziario anche per gli altri servizi alle persone (che comprendono anche le attività ricreative, culturali e sportive) e per l’istruzione e la formazione private.

Tra i settori industriali è, invece, la filiera della moda ad aver risentito più sensibilmente delle conseguenze del lockdown, tanto che problemi di liquidità sono indicati dal 68,0% delle imprese di questo settore, ma quote superiori al 60% si osservano anche nel legno-arredo e nell’industria della carta. Situazione di sostanziale equilibrio tra le imprese con e senza problemi di liquidità nella meccanica e nelle industrie elettriche ed elettroniche.
Più intensa la carenza di liquidità nel Sud e Isole (la mettono in luce due terzi delle imprese) e nel Centro (60,3%), mentre nelle regioni settentrionali il problema è segnalato nel 53-54% dei casi.




Calderini riconfermato Presidente del Comitato per l’imprenditorialità sociale

Si è insediato ieri pomeriggio il CIS – Comitato per l’imprenditorialità sociale della Camera di commercio di Torino, il cui Presidente, Mario Calderini, è stato riconfermato dalla Giunta camerale.

Il professor Calderini, infatti, ha lavorato fin da subito con il Comitato per creare e sostenere Torino Social Impact, l’ecosistema per l’imprenditorialità e gli investimenti a impatto sociale della città.

Con la riunione di ieri, il Comitato ha ribadito quanto già definito nel suo primo mandato, ovvero il piano strategico di Torino Social Impact, che si sviluppa in azioni di rafforzamento e di promozione dell’ecosistema e che ha già portato a risultati importanti. Torino sta diventando infatti un modello a livello internazionale, grazie all’esperienza della piattaforma di condivisione ed alla proliferazione di iniziative e progetti per l’economia sociale, che anche nei documenti europei sta conquistando un ruolo centrale per l’uscita dalla crisi.

Il 2021 vedrà impegnato il CIS a consolidare la posizione raggiunta nello scenario nazionale ed internazionale: Torino ospiterà a maggio il prossimo summit mondiale sull’impact investing, mentre a novembre il summit internazionale di Ashoka, la più grande rete al mondo di imprenditori per l’innovazione sociale, che crea alleanze trasversali capaci di cambiare interi sistemi e che seleziona, mette in rete e forma oltre 3.500 imprenditori sociali, attivi in diversi settori e nel mondo.

Sempre nella riunione di ieri, il CIS ha dichiarato di proseguire i proprio impegno su alcuni filoni progettuali:

–      la Borsa sociale, un prototipo di mercato organizzato, dedicato interamente all’impatto sociale

–      il Centro di misurazione dell’impatto sociale, che ha realizzato il primo corso universitario sulla valutazione dell’impatto e si propone per l’immediato futuro di creare una struttura per gestire le richieste di misurazione che arrivano dal territorio

–      Tech4good, un sistema di concrete soluzioni tecnologiche per il terzo settore.

Infine, il 2021 sarà per Torino l’anno dell’impact economy, grazie al lavoro congiunto di tutti gli attori di Torino Social Impact.

Fanno parte del Comitato i rappresentanti dell’Università degli Studi di Torino, del Politecnico di Torino, del terzo settore dell’area metropolitana torinese, come le centrali cooperative di Confcooperative Piemonte Nord e di Lega Coop Piemonte, del Centro Servizi Volontariato e del mondo del lavoro e sindacale.

 

 




Recovery Fund, consiglio regionale: le richieste per le attività produttive

Nella Prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti, l’assessore Andrea Tronzano ha illustrato il piano sul Recovery Fund sulle attività produttive e le richieste fatte al Governo, da cui si attendono risposte.

“Nello specifico – ha spiegato l’assessore – pensiamo a 30 milioni per i contratti di sviluppo e 50 ai contratti di insediamento, perché con l’emergenza Covid e la Brexit alcune aziende stanno tornando e torneranno in Europa e il Piemonte potrà essere catalizzatore”.
Una cifra consistente, 110 milioni, è stata richiesta per i poli di eccellenza: il Manufactoring Technology and Competence Center (Mtcc) e la città dell’Aerospazio. Infine, sempre secondo il piano, 30 milioni saranno appannaggio dell’istituto per l’intelligenza artificiale recentemente assegnato a Torino: “La città ha un grande know how sul tema, sono ottimista che su questa branca di sviluppo si possa creare una traiettoria importante per le nostre imprese. Va creata e implementata, stiamo aspettando anche le linee del Governo, ma vogliamo metterci un’attenzione particolare”.

Dal capogruppo Pd Raffaele Gallo sono arrivate diverse richieste di chiarimento: “Abbiamo individuato questa commissione per chiudere una settimana di lavoro sul Recovery Fund, ora ci interessa capire come proseguiremo i lavori. Abbiamo redatto un documento con delle considerazioni politiche che non vogliono entrare nel merito dei singoli progetti, ma sulle missioni principali. Manca una relazione introduttiva complessiva sui 13 miliardi richiesti e su come verranno usati, non scorgiamo la vostra visione di Piemonte per i prossimi 20 anni. Infine, ci risulta che Mtcc sia quasi completamente finanziato dagli attori coinvolti, a cosa serviranno i fondi che metterete a disposizione?”.

Per la consigliera Monica Canalis (Pd) “oggi non abbiamo chiarezza sulla consistenza dei fondi che arriveranno. Chiediamo all’assessore la versione ultima delle schede su missioni e progetti, per essere allineati su cifre e contenuti. Sulla programmazione 2014-2020 sappiamo che il Piemonte a giugno 2020 aveva speso solo il 27% del Fesr, anche su questi fondi vorremmo delucidazioni. Rinnovo anche la richiesta di audire i vertici del Ceip che possono giocare un ruolo strategico”.

“Sulla vecchia programmazione faremo un passaggio nella commissione del pomeriggio e faremo avere le schede aggiornate”, ha rassicurato Tronzano. “Non chiuderei qui la discussione sul recovery, perché le questioni si stanno aggiornando. Il nostro lavoro è stato imponente. Su Mtcc, i fondi – se confermati – serviranno a sviluppare ricerca, didattica e imprese, e non le infrastrutture. Idem sull’aerospazio”.

Per la vicepresidente della Commissione, Sara Zambaia, “dovremmo capire meglio le tempistiche e la cornice legislativa in cui le Regioni possono redigere le proposte da inviare al governo. Penso che il luogo giusto dove trovare una sintesi tra tutte le realtà sia la conferenza Stato-Regioni. Noi come consiglieri stiamo facendo dei ragionamenti, ma qual è il documento corretto da consegnare al governo? Una volta chiarito, tutti i gruppi potranno fare le loro proposte”.

Secondo il consigliere Gianluca Gavazza (Lega) “dobbiamo fare molta attenzione, lavoratori e imprese chiedono progetti concreti e realizzabili, a noi tocca fare sinergia”.
In conclusione, il capogruppo Luv Marco Grimaldi ha chiesto un approfondimento su “numero di progetti presentati da tutte le regioni e le aree tematiche relative”. Una richiesta condivisa dal capogruppo M5s Sean Sacco: “La giunta non ha fornito istruzioni per presentare i progetti finanziabili attraverso il Recovery Fund. Difficile quindi intervenire. Inoltre siamo ancora in attesa delle schede di approfondimento sulle proposte mostrate alle opposizioni”.




Enti locali: “La Regione conferma i fondi dello scorso anno”

La Commissione Autonomia, a maggioranza, ha dato parere favorevole alla parte del Bilancio 2021-23 relativa agli Enti locali. Nella seduta, presieduta da Davide Nicco, l’assessore Fabio Carosso ha spiegato che “malgrado il difficile momento finanziario innescato dalla pandemia, la Giunta conferma tutti i fondi dello scorso anno. Quindi potremo continuare ad aiutare i Comuni in conformità con il recente passato”.

Quanto alle somme a disposizione, Carosso ha ricordato che alla Città metropolitana e al Vco vanno 4 milioni, poi altre cifre più o meno significative per le varie autonomie locali.

L’assessore ha aggiunto che “per quanto riguarda le unioni e le fusioni di Comuni, stiamo lavorando a una riforma per facilitarle e, soprattutto per le unioni, dovremo affrontare con pazienza la procedura oggi un po’ difficoltosa”.

È intervenuto Domenico Ravetti (Pd) per chiedere nello specifico quali siano i termini delle riforme proposte, specie per le fusioni “che spesso sono fonte di malcontento da parte dei piccoli Comuni”. Ma anche come si intenda procedere con la premialità. L’assessore ha risposto che per quest’ultima “è chiaro che ci vorrebbero fondi aggiuntivi per essere più incisivi. Stiamo lavorando per cambiare, ha ragione Ravetti, la questione non è semplice. Circa le fusioni, “per evitare le proteste successive, dobbiamo pensare a un referendum che sia in qualche modo vincolante: stiamo valutando una soluzione che permetta ai cittadini di dare un’opinione che abbia un valore democratico”.

Alberto Avetta (Pd) ha poi chiesto a che punto sia l’interlocuzione per l’aggiornamento della normativa con Anci e a Uncem. “Auspico che su queste tematiche importantissime il confronto possa anche essere preventivo”. L’assessore ha riferito di essersi già confrontato con i due enti per trovare una linea comune e ora con gli uffici si stanno preparando proposte che verranno immediatamente condivise. “È importante che anche i sindaci neoeletti capiscano i vantaggi della collaborazione e i risparmi che le unioni generano”.




Piemonte, 3mila progetti aspettando le regole per il Recovery

Sono circa 3mila i progetti che il Piemonte presenterà a Roma appena saranno indicate le modalità di ingaggio, per un totale di 34 miliardi di euro di investimenti provenienti dal Recovery plan. Progetti selezionati soprattutto tra quelli provenienti dal territorio. Questi in numeri annunciati ad apertura del Consiglio straordinario convocato sul tema “Piemonte next generation”, dal presidente della Regione Alberto Cirio.

“Il Recovery , insieme al tema vaccini – ha puntualizzato Cirio – è una delle due colonne su cui investire per  far ripartire il paese e il Piemonte, una ripartenza che abbiamo voluto ricostruire attraverso l’ascolto capillare dei territori , cosi come concordato in Conferenza delle Regioni. Si è stabilito di adottare, un meccanismo di raccolta istanze inerenti  le 6 missioni del Recovery: Digitalizzazione, innovazione; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca e salute. Non è ancora chiaro il metodo con cui saranno selezionate le proposte delle Regioni, perché il governo Draghi, anche giustamente, attende il via libera da Bruxelles anche per comunicare le regole: abbiamo dovuto muoverci al buio, mettendo in atto il metodo botton up, censendo istanze progettuali dei territori. I progetti che non troveranno spazio nel Recovery e nel fondo complementare pari a 30 miliardi, auspichiamo possano trovare spazio nella programmazione dei  fondi europei.  Conclusa questa prima fase di censimento si passerà ora alla fase due di programmazione.

Sui 6 assi di intervento del Recovery sono intervenuti gli assessori regionali competenti:

Per l’assessore all’ambiente Matteo Marnati, il percorso che ha portato alla definizione di una selezione di progetti ha avuto come unico principio cardine quello della “Crescita felice”, con progetti legati alla rivoluzione verde, alla transizione ecologica, alla sostenibilità. ““All’interno della macroarea della digitalizzazione – ha aggiunto l’assessore – grandi temi come 5G, banda larga, intelligenza artificiale, big data, cyber security e il cloud. Un’area questa in cui sono stati raccolti circa 200 progetti, più di 20 cantierabili, per un valore di oltre 700 milioni di euro”. Sono stati 2974 i progetti presentati dagli enti pubblici piemontesi “e circa il 40% riguarda tematiche collegate ai temi dell’Ambiente, Energia e Territorio: 498 per efficienza energetica e rinnovamento degli edifici pari al 42,2%; 249  sono connessi alle energie rinnovabili, idrogeno e mobilità sostenibile; 105 progetti, sono riferiti a protezione del territorio e delle risorse idriche. Infine 25 progetti, sono riferiti ad agricoltura sostenibile ed economia circolare”.

“Dopo i vaccini – ha esordito l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano –  abbiamo davanti una sfida difficile, la sfida economica. L’economia piemontese ha basi solide e punti di forza. Abbiamo imprese che possono dar vita ai nuovi trend tecnologici e propensione all’export, innovazione e ricerca, abbiamo l’incontro virtuoso tra atenei e imprese, tra filiere e distretti. Quello su cui dobbiamo investire è il potenziamento del rapporto tra pubblico e privato, la cultura digitale delle piccole e medie imprese , i costi e la fornitura delle materie prime, lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti . Solo cosi potremo creare opportunità per essere attrattivi e competitivi”.

Sul tema sanità è intervenuto Luigi Icardi secondo cui approfittando delle risorse del Recovery “urge un riordino e un rafforzamento della rete territoriale, superando la vecchia visione ‘ospedalocentrica’ e valorizzando invece i distretti della salute dotate di risorse e autonomia. Serve medicina del territorio più accessibile e incentrata su case della salute. Occorre una rete di assistenza primaria diffusa e collegata all’area sociosanitaria. Bisognerà introdurre una circolarità tra domiciliarità, residenzialità e ospedale favorendo la scelta domiciliare. I 60 progetti sanitari che abbiamo selezionato intendono affrontare  due sfide in particolare: la digitalizzazione del servizio sanitario e il miglioramento delle  reti di prossimità per l’assistenza territoriale”.

Anche i progetti legati all’agricoltura rappresenteranno uno degli assi strategici del documento del Piemonte, secondo l’assessore Marco Protopapa “I 24 progetti che abbiamo individuato nell’ascoltare le richieste dei territori, sono realizzabili tra i 3 e i 5 anni. Parliamo di interventi che riguardano invasi, recupero strutture, messa in sicurezza dei canali, di energia idroelettrica, risparmio energetico, nonché danni causati da alluvioni”.

Per l’assessore ai trasporti Marco Gabusi, il primo progetto strategico da mettere in campo riguarda la rivoluzione verde, bisogna guardare al traffico di persone e merci in maniera sostenibile. Inoltre, nel censire le priorità del Piemonte non si può non guardare alla strada dell’idrogeno e al tema del contrasto al dissesto idrogeologico”.

Sull’asse istruzione, Lavoro e Formazione professionale è infine intervenuta Elena Chiorino “Bisogna ripartire accelerando o processi che da tempo sono noti e riconosciuti come necessari, ma che per la rigidità del sistema non si sono mai compiuti. Penso ad esempio alle Academy: le nuove fabbriche della formazione, progetto che include un piano di potenziamento e valorizzazione del sistema ITS. Va superato il concetto di assistenzialismo con l’auspicio che nel DEF del governo non si confermi l’incremento di un miliardo di stanziamento per il reddito di cittadinanza, destinandolo al potenziamento delle politiche attive del lavoro. Occorre investire sulla formazione continua, rafforzare l’orientamento, l’apprendistato duale e la ricollocazione, ma anche potenziare i servizi alla famiglia per sostenere l’occupazione femminile.   Dobbiamo elaborare progetti – conclude –  Nella piena convinzione che oggi più che mai si debba intervenire nell’ottica di primazia dell’interesse nazionale a tutela del nostro made in Italy e a salvaguardia del dato occupazionale: dove c’è impresa c’è occupazione, mossi da patriottismo industriale e dall’orgoglio della nostra vocazione manifatturiera”.

Il dibattito ha registrato gli interventi di moltissimi consiglieri, tra i quali i capigruppo delle forze politiche presenti in Consiglio.

Per Alberto Preioni (Lega) “il   lavoro di censimento presentato dalla Giunta Cirio è espressione delle volontà dei sindaci e dei territori, un lavoro capillare e dettagliato da cui non si poteva prescindere. I tanti progetti andranno cuciti insieme in maniera da rendere il Recovery  plan un reale piano di ripartenza. Un lavoro utile e non scontato perché tra due anni si riaprirà anche la nuova programmazione europea. Guardo all’inizio di questo percorso con fiducia poiché nato dal dialogo con i nostri territori”.

Diversa la posizione del Pd con Raffaele Gallo: “Oggi avremmo dovuto discutere di Next generation, di opportunità e di sviluppo, di investimenti e risorse e invece anche in questa occasione come per il Piano competitività  e del Riparti Piemonte, la Giunta Cirio ha perso l’occasione di indicare quale sia la sua visione rispetto al futuro del Piemonte. Invece di entrare nel merito di progetti strategici in grado di dare nuove spinte al Piemonte, il presidente Cirio comunica di aver stilato lista di piccoli e grandi interventi dei Comuni. Lavoro legittimo ma diverso da quello che ci offre in termini di opportunità il Recovery plan. La Regione avrebbe dovuto definire priorità e non limitarsi a raccogliere i progetti degli enti locali.”

Per Paolo Ruzzola (capogruppo Forza Italia) “il censimento dei progetti segnalati dai comuni e dai territori, è la base per costruire anche i futuri  bandi europei.  A partire da quelle istanze possiamo ridare fiducia al Piemonte, per creare un piano di sviluppo e di rilancio credibile da presentare non solo per ricevere  fondi del Recovery ma da utilizzare  anche nella programmazione dei fondi europei per i prossimi 7 anni.”

“Scopriamo oggi in aula una cosa nuova – esordisce Sean Sacco, M5S –  che discutiamo di un insieme di progetti raccolti per il Piemonte e non del Recovery plan. Abbiamo a  disposizione fondi da spendere entro il 2026  e invece di pensare a come ridisegnare il Piemonte, la giunta propone un elenco di progetti  e idee che stavamo già facendo prima. Dei 34 miliardi di euro previsti per il Piemonte probabilmente ne arriveranno fra i 7 e gli 8. Non presentarsi con progetti chiar  e strutturali vuol dire perdere una grande occasione. Gli assessori della Giunta Cirio hanno elencato principi ma non progetti..”

Per Paolo Bongioanni (FdI) ”l’ ascolto partecipato portato avanti dalla Giunta  con i Comuni piemontesi, è la  chiave per indicare le reali necessità del territorio. Tremila progetti sono tantissimi  e anche se non saranno tutti realizzabili, rappresentano un’occasione straordinaria per recuperare il terreno perso nelle scorse legislature”.

“Le risorse annunciate da Giunta,  34 miliardi, date per acquisite, in realtà non lo sono ancora – specifica Silvio Magliano (Moderati) –  dunque bene capire oggi cosa c’è nel cassetto dei sindaci ma occorre ragionare su una visione più generale. Le risorse esistono se esistono riforme strutturali, questa è la sfida. Grave che la Città Metropolitana non abbia inserito la tangenziale est di Torino tra i progetti finanziabili”.

“I fiumi di soldi per il domani non basteranno mai se servono a fare le stesse cose di ieri, magari gli stessi errori – ha dichiarato Marco Grimaldi (Luv)  – Gli ecosistemi stanno scomparendo, ogni 10 anni perdiamo 10 milioni di ettari di terreni . Inquinamento atmosferico e idrico uccidono 9 milioni di persone l’anno. Bisogna ripensare radicalmente il nostro modello sociale e di sviluppo, invece si continua ciecamente con pioggia di risorse per grandi opere che si sarebbero fatte in ogni caso”.

Per Mario Giaccone (Monviso) sembra il sogno di qualsiasi uomo politico o cittadino, poter restituire questa mole di risorse ai territori, oltre 34 miliardi per 3mila progetti per un futuro di benessere, salute, istruzione, diritti ed equità. Il Ruolo dell’opposizione, pur apprezzando il lavoro svolto, è indicare come questo tipo di programmazione abbia delle falle e dei difetti: per noi la falla è sulla capacità strategica di progettare il futuro di questo territorio fra 30-40 anni. Le scelte hanno un modello “vecchio” più che una vera programmazione che guardi al futuro”.

“Abbiamo richiesto il consiglio straordinario per sentire quale fosse visione utilizzata nel documento da sottoporre al governo – afferma nel suo intervento Francesca Frediani (M4O) –   Oggi apprendiamo che questa visione non  esiste. Il sistema di censimento è un elenco di progetti , la Giunta ha solo raccolto istanze dei territori scegliendo di non decidere nulla, illustrandoci progetti scollegati tra di loro. Ennesima occasione persa per dare una direzione al Piemonte”.

 




Unione industriale di Torino Hub del Forum organizzato da The European House-Ambrosetti

L’Unione Industriale di Torino partecipa alla 47esima edizione del Forum “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” che The European House – Ambrosetti organizza nei giorni 3, 4 e 5 settembre 2021 a Villa d’Este di Cernobbio.

La collaborazione, rinnovata dopo il successo del 2020, si inquadra nella rete di Hub italiani e internazionali – selezionati per la loro dinamicità e coinvolgimento nel proprio territorio. Gli ospiti seguiranno in diretta i lavori di Cernobbio dalla sede torinese di via Fanti.

In occasione del Forum, inoltre, l’Unione Industriale di Torino ospiterà il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, per un seminario incentrato sulla riforma della Pubblica Amministrazione.

 “Siamo lieti di collaborare nuovamente con The European House – Ambrosetti in occasione di questo tradizionale appuntamento – ha dichiarato Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino – In questo momento di grande complessità e incertezza, la partecipazione al Forum offre ai nostri imprenditori importanti e apprezzati spunti di riflessione sull’evoluzione degli scenari globali e della nostra economia. Quello che stiamo vivendo è un passaggio cruciale per il futuro dell’Italia: gli investimenti e le riforme previsti dal PNRR costituiranno le basi per una crescita solida, così da essere ancora più competitivi nel mercato globale. In questo senso, siamo onorati dell’intervento del Ministro Brunetta, che ha un compito delicatissimo: il percorso di innovazione della Pubblica Amministrazione oggi è un tema chiave per dare nuovo impulso allo sviluppo del nostro Paese”.  




Nati mortalità delle imprese 2021: il saldo di fine anno è positivo

Il 2021 si chiude restituendo segnali di crescita per il sistema imprenditoriale della provincia di Cuneo.

 

Nel periodo gennaio-dicembre 2021 la Camera di commercio di Cuneo riporta la nascita di 3.504 nuove iniziative imprenditoriali, 560 in più (+19,0%) rispetto all’anno precedente, e 3.240 cessazioni (al netto delle cancellazioni d’ufficio), 112 in meno                  (-3,3%) rispetto al 2020.

Queste dinamiche hanno consegnato un saldo positivo a fine anno di 264 unità, corrispondente a un tasso di crescita del +0,40% (-0,61% nel 2020 e -0,91% nel 2019).

Lo stock di imprese a fine dicembre 2021 è pari a 66.086 sedi, mentre sono 81.049 le localizzazioni (comprensive di unità locali; erano 80.994 a fine 2020).

“A fine 2021 il saldo tra iscrizioni e cessazioni è positivo ed il numero complessivo delle imprese è tornato a crescere. Dobbiamo continuare ad essere ottimisti – afferma il presidente Mauro Gola – anche se il Covid, l’inflazione e, soprattutto, il folle aumento della bolletta energetica rappresentano una seria minaccia per lo sviluppo. Il sistema imprenditoriale ritiene che sia assolutamente indispensabile che la politica adotti misure congiunturali e strutturali per arginare il caro energia. Dalla bontà di queste scelte dipendono la tenuta delle imprese, la loro competitività sui mercati internazionali e la crescita del Paese”.

 

Il tasso di crescita della provincia di Cuneo (+0,40%) risulta più contenuto rispetto a quello regionale (+1,10%) e nazionale (+1,42%).

 

L’analisi dei dati dal punto di vista della forma organizzativa delle aziende ribadisce il rafforzamento strutturale del sistema imprenditoriale provinciale. A evidenziare una sostenuta espansione sono infatti, anche nel 2021, le società di capitale che, con un peso del 13,6% sul totale delle aziende cuneesi, registrano un tasso di variazione del +3,57% a cui seguono le altre forme (in cui confluiscono cooperative e consorzi) con un +1,62%. Appare, invece, negativa la performance delle restanti forme giuridiche. Il risultato meno confortante è riportato dalle società di persone (-0,19%) seguite dalla ditte individuali (-0,10%) che costituiscono il 61,9% delle imprese provinciali.

 

Tra i settori di attività la dinamica più incoraggiante viene registrata dagli altri servizi (+2,22%) seguiti dalle costruzioni (+1,94%) che rappresentano il 13,3% delle aziende di Granda  e dal turismo (+0,83%) che presenta un risultato migliore rispetto a quello regionale (+0,13%), complice una stagione estiva che ha visto numeri incoraggianti soprattutto per l’area alpina e per tutto il comparto legato all’outdoor.

Negativi i trend esibiti dagli altri comparti provinciali. A pagare le maggiori conseguenze è l’agricoltura (-1,12%), seguita dall’industria in senso stretto (-0,69%) e dal commercio (-0,32%).

 




CNA Piemonte: “Non venga più messa in discussione la microimpresa”.

La microimpresa fa sentire la sua voce: forte e chiara a tutto l’arco costituzionale. CNA Piemonte, attraverso il suo segretario regionale Delio Zanzottera e davanti a numerosi candidati alle prossime elezioni politiche ha deciso di richiamare la politica ai suoi doveri e a illustrato la piattaforma per la micro e piccola imprese, al fine di sottoscrivere un nuovo patto sociale per lo sviluppo. Lunedì 19 settembre al Collegio degli Artigianelli, Salotto delle Idee, CNA Piemonte ha ospitato un incontro con: Luca Carabetta del Movimento 5 Stelle, Marzia Casolati della Lega Salvini Premier, Marco Cavaletto di +Europa, Matteo Doria di Noi Moderati, Mauro Laus del Partito Democratico, Lucio Malan di Fratelli d’Italia, Enrico Manfredi di Sinistra Italiana e Verdi, Claudia Porchietto di Forza Italia e l’onorevole Marco Scibona di Unione Popolare.

“CNA Piemonte raggruppa 40 mila imprese artigiane e della piccola e media impresa ed è sempre stata a tutti i livelli un’associazione fortemente propositiva – ha affermato il segretario Zanzottera -. E oggi ci troviamo davanti ad un vero e proprio dramma. Dopo la catastrofe del Covid, la folle corsa degli aumenti dei costi delle materie prime, la difficoltà a coprire il fabbisogno occupazionale ed il relativo fabbisogno formativo, oggi l’aumento dei costi energetici, già peraltro da noi segnalati e sottoposti alla politica prima dell’innescarsi del conflitto bellico, sta causando un vero e proprio shock. Le bollette hanno raggiunto livelli insostenibili che stanno letteralmente uccidendo le imprese.

Una ricerca interna attesta come nei primi 8 mesi del 2022 i costi energetici delle nostre imprese sono in molti casi triplicati rispetto al medesimo periodo del 2021. Per le energivore oggi il costo rappresenta oltre il 40% dei costi aziendali complessivi; per le imprese manifatturiere e di servizio questo costo è arrivato a rappresentare tra il 5% e il 15% del costo aziendale complessivo (il doppio rispetto al 2021). Non è più procrastinabile la messa a terra di una serie di misure volte a sostenere imprese e cittadini”. Fatta questa premessa, il segretario Zanzottera ha espresso le soluzioni targate CNA.

  • Il nuovo Patto deve contemplare inoltre politiche orientate a ridurre il divario generazionale e di genere.

  • Le proposte che CNA avanza partono dall’assunto che il tessuto imprenditoriale piemontese e italiano e che caratterizza il Made in Italy in Italia e nel mondo è composto per il 99,3% da micro e piccole imprese e questo tessuto va riconosciuto e valorizzato pienamente.

  • CNA chiede prima di tutto un fisco più leggero, semplice e orientato allo sviluppo e l’introduzione di una forma di tassazione premiale sui redditi eccedenti introducendo il principio di “chi più dichiara meno paga”. Tale premialità sarebbe un sano incentivo volto a stimolare il contribuente ad incrementare la produttività.

  • CNA ha chiesto inoltre, quale strumento straordinario per far fronte alle difficoltà contingenti la rateizzazione di tutti i debiti fiscali e contributivi con la dilazione di pagamento.

  • CNA ha avanzato e rinnova la richiesta di introdurre incentivi fiscali con un credito d’imposta al 50% per l’installazione o per il rinnovo di pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni e stabilimenti produttivi ai fini della produzione di energia destinata all’autoconsumo.

  • Al fine di incentivare il ricorso alla contrattazione collettiva la Cna chiede che gli aumenti salariali fissati dai contratti collettivi nazionali di lavoro siano oggetto di decontribuzione in questo modo accresce il potere d’acquisto dei lavoratori e si riduce progressivamente il divario tra costo del lavoro e salario netto. Il cosiddetto Cuneo Fiscale.

Il segretario Zanzottera ha poi concluso il dibattito richiamodo le forze politiche a porre attenzione a quella che sarà la vera transizione. “Le risorse ci sono ed il PNRR ne mette a disposizione tante, ma la transizione è prima di tutto una questione culturale e quindi è fondamentale lavorare sulla formazione. I giovani, i nostri figli nel prossimo futuro faranno lavori ad oggi sconosciuti è fondamentale perché le micro imprese possano affrontare la transizione accelerate i processi di inclusione e lavorare sulle nuove generazioni”, ha concluso.

Dalla platea sono arrivate le soluzioni proposte nei programmi e che riguardano le ricette economiche. La transizione ecologica come leva di sviluppo è stato ed è uno dei punti nodali del programma del Movimento 5 Stelle, mentre il centrodestra ha ribadito una delle sue ricette più consolidate: la flat tax fino a 100 mila euro. Il centrosinistra ha ricordato quali iniziative si possono adottare per l’internazionalizzazione e il passaggio generazionale, anche agendo sul tema degli orari di lavoro. Infine, per Unione Popolare anche un piano di interventi pubblici di lavori e la leva dell’incentivo ambientale sono strade percorribili anche per il rilancio della micro e piccola impresa.

Vista la vastità della platea e dei relatori, il dibattito si è concentrato su visioni strategiche, partendo da problemi contingenti. Soprattutto si è cercato di tradurre lungo tutta la filiera le soluzioni a problemi che adesso attanagliano molti settori, ma le cui soluzioni sono per necessità, molto complesse. Si è parlato di come calmierare il costo dell’energia, appunto, con autoproduzione e tetto del costo del gas, ma anche come intervenire nell’agroalimentare dove le materie prime stanno vivendo fluttuazioni di prezzo insostenibili. E poi nella grande rivoluzione della transizione ecologica occorre pensare che la nuova mobilità elettrica, l’eventuale dismissione del motore endotermico avranno ricadute pesanti su tutto il mondo dell’indotto.




PSA: “Bene la strategia presentata dal Commissario, facciamo fronte comune”

Fare squadra e attivare un coordinamento puntuale sul territorio da parte di tutti i soggetti coinvolti, nessuno escluso, contro la PSA.

È quanto emerso dal confronto odierno tra Confagricoltura e il Commissario alla Peste Suina Africana Vincenzo Caputo, al quale ha preso parte Enrico Allasia in qualità di presidente di Confagricoltura Piemonte con il direttore Lella Bassignana, il direttore di Confagricoltura Alessandria Cristina Bagnasco, il referente caccia e fauna selvatica di Confagricoltura Alessandria Paolo Castellano e i referenti delle altre Unioni del Piemonte.

“Accogliamo con favore il monito del Commissario che, come suggerito già da tempo da Confagricoltura, invita il mondo agricolo e le istituzioni territoriali ad agire in modo sinergico per arginare, contenere ed eradicare la PSA” afferma Allasia, ribadendo ancora una volta la piena disponibilità degli imprenditori agricoli ad intervenire per quanto di loro competenza. Tra i temi affrontati c’è stata anche l’illustrazione della nuova ordinanza, emanata dal Commissario Caputo lo scorso 22 maggio.

Confagricoltura ha evidenziato la necessità di imprimere un nuovo ritmo agli interventi in Piemonte, in modo omogeneo e coordinato: “E’ una minaccia concreta al sistema degli allevamenti suinicoli che non possiamo più accettare; con senso di responsabilità, si faccia avanti chi ha titolo e i mezzi per contrastare questa emergenza che si configura non più solo regionale ma nazionale” conclude Allasia.

“Ricordiamo che in provincia di Alessandria abbiamo già dovuto abbattere circa 6 mila suini, sani. Lo abbiamo fatto non solo perché lo imponevano le ordinanze, ma anche per senso di responsabilità nei confronti dei territori vicini. Ora però riteniamo sia fondamentale accelerare sui piani di abbattimento dei cinghiali il cui numero sul territorio è cresciuto in modo spropositato”, ha aggiunto il direttore Bagnasco.

Sulla situazione è intervenuto anche il presidente della Federazione nazionale di Prodotto suinicola, Rudy Milani: “Con celerità, occorre riportare in equilibrio una situazione che è sfuggita di mano e che minaccia un comparto fondamentale dell’economia nazionale. Questo si può fare soltanto cambiando le regole attuali della gestione di questa emergenza. Apprezziamo le indicazioni e l’impegno del dott. Caputo che sembra aver delineato un percorso concreto e percorribile per debellare la malattia”.