Il G7 in Piemonte, Confagricoltura Piemonte: “Bene l’incontro organizzato in una delle Regioni più green d’Italia

L’efficacia delle future iniziative politiche passa da una rivalutazione del ruolo dell’agricoltura”. Lo ha detto Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte in occasione dell’apertura del G7 in corso alla Reggia di Venaria, in provincia di Torino.

Il rapporto tra il settore primario, la scienza e la politica nel panorama europeo ed extra-europeo è essenziale per definire nuove strategie per far fronte al cambiamento climatico in atto, ridurre l’impoverimento dei suoli e tutelare gli ecosistemi, continuando a produrre alimenti di qualità, sostenibili economicamente e socialmente” evidenzia Allasia.

 

Confagricoltura Piemonte sottolinea da tempo l’importanza di fare rete tra i diversi soggetti coinvolti, dalle Istituzioni alla popolazione, creando occasioni di conoscenza, condivisione e partecipazione per sviluppare una gestione intelligente della natura.

 

Portiamo avanti costantemente una politica di promozione e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio, delle foreste e delle risorse naturali fondata sul rispetto e sulla custodia dei nostri territori; non siamo solo produttori, ma imprenditori legati al territorio e, in quanto tali, ottimizziamo le scelte aziendali orientandole anche verso la circolarità dei sistemi produttivi e la diversificazione delle attività, concentrandoci su quelle che saranno le parole chiave dell’Europa nei prossimi quattro anni, per continuare a fare impresa: competitività, produttività, sostenibilità ed energia” afferma il presidente di Confagricoltura Piemonte.

 

Parlando di economia circolare, è importante sottolineare che la Regione Piemonte è tra le prime in Italia per lo sviluppo del biogas, grazie alla presenza di oltre 220 impianti agricoli, che garantiscono una produzione di circa 1 TWh.

Le aziende “green” complessivamente sono 36.630 e alcune hanno sviluppato sinergie con il settore agricolo e dell’allevamento per ridurre l’impatto ambientale di alcuni processi.

Grazie ai fondi del PNRR, alcuni investimenti risultano più alla portata, ma rimangono sempre troppo numerosi gli sforzi in termini di adempimenti, pratiche onerose e modifiche dei processi produttivi, senza alcuna forma di congrua remunerazione, che gli imprenditori devono sostenere.

Un ultimo spunto di riflessione di Confagricoltura Piemonte riguarda, sempre nell’ottica del raggiungimento della neutralità carbonica, alcuni dossier di grande importanza ancora aperti e per i quali si sollecita una veloce chiusura: carbon farming (bene l’accordo raggiunto a fine febbraio tra il Parlamento europeo e il Consiglio sul primo quadro volontario per la certificazione di assorbimenti di carbonio a livello dell’UE) e TEA, (tecniche di evoluzione assistita). “Occorre raggiungere quanto prima un accordo in merito al loro inquadramento nell’ordinamento dell’Unione europea per fornire agli agricoltori strumenti utili a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici con piante più tolleranti alle alte temperature e alla siccità, nonché più efficienti nell’uso delle risorse idriche e nutritive, resistenti alle malattie, e che garantiscono, allo stesso tempo, un potenziale produttivo adeguato” conclude Allasia.




Osservatorio Micro e Piccole Imprese, CNA Piemonte: primo report su conseguenze Coronavirus

L’Osservatorio Micro e Piccole Imprese di CNA Piemonte, dal sondaggio ha rilevato:

  • un forte incremento, pari ad oltre il 40-50% per le attività connesse  all’approvvigionamento della rete distribuita alimentare;
  • i taxi registrano una contrazione del 50% dei ricavi rilevata già dalla giornata di sabato scorso;
  • l’attività del catering risulta azzerata (-100%) e dimezzata la ristorazione;
  • nel settore benessere per il 57% del campione la situazione è in forte diminuzione o in allarme: in alcuni casi aziendali si parla di “agenda appuntamenti azzerata”;
  • per il restante 43% la situazione viene descritta al momento come ordinaria.
  • Il primo report di Monitor Micro e Piccole Imprese di CNA Piemonte analizza settore per settore: il testo integrale è scaricabile qui.

“Dai segnali raccolti attraverso questa prima rilevazione risulta evidente che occorre un piano energico, immediato e concreto per limitare i danni diretti e indiretti che l’emergenza in atto può produrre alle attività economiche, non circoscrivendo gli interventi alle sole imprese situate nei territori cosiddetti “zone rosse” ma anche rivolte al territorio piemontese che ha evidenti connessioni con il resto del sistema produttivo del nord Italia”, hanno affermato il segretario regionale di CNA Piemonte Filippo Provenzano e il presidente Fabrizio Actis.

“Fisco, credito, previdenza, ammortizzatori sociali sono i principali ambiti in cui servono provvedimenti straordinari – hanno continuato Provenzano e Actis -. Infine occorre sensibilizzare maggiormente i cittadini-consumatori affinchè adottino comportamenti ordinari che possano contribuire al normale svolgimento delle attività produttive e commerciali le quali diversamente si troveranno in grave difficoltà come peraltro i primi dati da noi raccolti segnalano”.

 




Martedì 31 bandiere a mezz’asta nei Comuni italiani. Alle 12 un minuto di silenzio per le vittime

Bandiere a mezz’asta e minuto di silenzio osservato dal sindaco davanti al municipio in tutti i Comuni italiani, martedì 31 marzo alle 12, in segno di lutto e di solidarietà. Per ricordare le vittime del coronavirus, per onorare il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari, per abbracciarci idealmente tutti, per essere di sostegno l’uno all’altro, come sappiamo fare noi sindaci”.

Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, rivolge questo invito attraverso una lettera inviata a tutti i sindaci italiani perché si uniscano alla iniziativa lanciata dal presidente della Provincia di Bergamo, Gianfranco Gafforelli.

“Come succede sempre nelle grandi emergenze – continua Decaro – noi sindaci, destinatari e custodi delle preoccupazioni dei cittadini e delle loro comprensibili angosce,  siamo sottoposti alla forte pressione di avere la responsabilità di una comunità intera. Lo sconforto, che pure avvertiamo, non deve prevalere. Reagiamo con forza per trasmettere fiducia e speranza. Osserviamo il minuto di silenzio in segno di lutto per tutte le vittime e in segno di solidarietà per le comunità che stanno pagando il prezzo più alto”.

 




Focus sugli impatti della brexit per le imprese e per i commercialisti

Il Consiglio e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti hanno pubblicato il documento “Un focus sugli impatti della Brexit per le imprese e per i commercialisti”.

Il lavoro è una ricognizione dello scenario economico, finanziario e legislativo connesso all’attuazione della Brexit, una guida operativa in relazione alle principali tematiche toccate dal cambiamento in corso.

I cambiamenti che scaturiranno, anche in funzione delle tempistiche e delle modalità definitive di uscita dalla UE, appaiono di enorme rilevanza non solo per i professionisti interessati per attività professionale in loco o perché seguono direttamente clientela UK in Italia o italiana in UK, ma anche per chi affianca imprese italiane, anche di minori dimensioni, che hanno flussi import-export con il Regno Unito.

Non da ultimo per chi svolge compiti di revisione e/o incarichi sindacali in società che – direttamente od indirettamente – subiscano impatti di compliance e/o di mercato dalla Brexit stessa.

Tra le principali problematiche operative, le modifiche alla regolamentazione, alla decorrenza e alle modalità di adempimento degli obblighi ai fini doganali, IVA e Intrastat, la “passaportabilità” delle licenze finanziarie/assicurative e delle certificazioni farmaceutiche, nonché quelle legate alla regolamentazione della sicurezza sui prodotti.

Attenzione anche alle tematiche riguardanti il diritto di stabilimento per ragioni di lavoro e la reciproca tutela dei cittadini all’estero e quelle relative agli impatti della Brexit nelle valutazioni di risk management e di audit per le imprese italiane coinvolte.

Il documento include una significativa raccolta di normativa e link a documentazione istituzionale e/o di commento al processo attuativo delle decisioni bilaterali UK/UE.




Csi, un Odg lo conferma consorzio pubblico

Approvato l’ordine del giorno “Riconoscimento a livello internazionale di tecnologia e know how del Csi”, primo firmatario Marco Grimaldi (Luv), con le modifiche concordate con la Giunta regionale.

Era uno degli atti d’indirizzo collegati al disegno di legge 83 “Misure urgenti di adeguamento della legislazione regionale (collegato)”.

L’Odg approvato impegna la Giunta regionale “a rilanciare il Csi come consorzio pubblico ed ente strumentale della Regione Piemonte per salvaguardare una eccellenza di tecnologia e know-how riconosciuti a livello internazionale”.

In precedenza era stato approvato un emendamentio all’Omnibus che modifica la disposizione che definiva il Csi “ente di diritto pubblico” trasformandolo in “ente di diritto privato in controllo pubblico”

Gli altri 58 documenti collegati, oltre a quello ritirato di Valter Marin (Lega), sempre con primo firmatario Grimaldi, sono stati tutti respinti.




Anche Confagricoltura Asti presente alla Festa del “Grazie”

Tribune dello Stadio “Bosia” di Asti gremite, pur nel rispetto del distanziamento, sabato scorso 19 settembre per dire grazie a tutti coloro che hanno dato un contributo per uscire dall’emergenza Covid.

Grande manifestazione, voluta dall’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Asti Mariangela Cotto insieme all’Associazione degli Alpini e all’associazione Dono del Volo guidata da Giorgio Calabrese, durante la quale si sono succeduti numerosi interventi e toccanti testimonianze, tra cui quelle del commissario dell’ASL Giovanni Messori Ioli e del primario del reparto Malattie Infettive dell’Ospedale di Asti Francesco De Rosa.

Nella seconda parte della manifestazione il Vescovo di Asti, Monsignor Marco Pastraro, ha officiato una funzione in cui, al momento dell’offertorio, sono stati portati all’altare alcuni cesti colmi di doni della terra da parte delle associazioni agricole, anch’esse operanti a vario modo nel periodo del lock-down.

Per Confagricoltura Asti era presente il direttore Mariagrazia Baravalle che commenta così la giornata: “Mi sono commossa più volte oggi, la solidarietà e l’impegno sociale di tutto il territorio astigiano hanno ricevuto il giusto riconoscimento ed è risuonata a gran voce la speranza perché tutto si risolva per il meglio nei prossimi mesi, in primis per la sicurezza dei cittadini e, come diretta conseguenza, per le attività economiche”.




Ipotesi chiusura per gelaterie, pasticcerie e ristoranti, Confartigianato: duro colpo al settore dell’alimentazione

La notizia sull’ipotesi, sempre più probabile, relativa alla chiusura di pasticcerie, gelaterie, bar e ristoranti del Piemonte, sine die, sta gettando nello sconforto la ristorazione artigianale del Piemonte.

 

“Le nostre pasticcerie, gelaterie e ristoratori, rispettano rigorosamente le misure di sicurezza per difendere la salute dei cittadini. Per questo non comprendiamo perché, come apprendiamo dai giornali, siamo a rischio chiusura, mentre a negozi e grande distribuzione sarebbe permessa la commercializzazione di alimentari e prodotti dolciari”.

Commenta così Anna Maria Sepertino, Presidente dell’alimentare di Confartigianato Imprese Piemonte l’ipotesi chiusura dei negozi che vendono beni non essenziali.

 

“C’è anche un importante effetto “collaterale” – continua la Presidente -. L’eventuale chiusura della ristorazione penalizzerà pesantemente tutte quelle nostre imprese che, nel mondo HORECA, quasi 1500, avevano un gran fetta del loro mercato. Parliamo di salumifici, caseifici, birrifici, mulini e panifici solo per fare gli esempi più eclatanti. Ma non solo, ci sono anche realtà di ristorazione con contratti in essere per la somministrazione di pranzi e cene agli operai impegnati nelle grandi opere in Piemonte.”

 

In Piemonte, solo nell’artigianato, si contano 3.040 pizzerie, 704 rosticcerie e 1200 pasticcerie e gelaterie. Un settore, quello dell’agroalimentare che dà lavoro a circa 12mila addetti con un’offerta enogastronomica di 23 prodotti DOP, IGP e STG, ben 342 “tradizionali”.

 

“Imprenditori coraggiosi che hanno investito tempo e denari, in questi mesi, per assicurare a sé stessi, ai propri collaboratori ed alla clientela, ambienti sicuri e sanificati. – prosegue Sepertino – L’eventuale chiusura si traduce in una assurda disparità di trattamento a vantaggio di altre tipologie di vendita dei nostri straordinari prodotti. Così si colpiscono le nostre aziende che hanno già sofferto nei mesi scorsi, si sono prima dovute riorganizzare con distanziamento dei tavoli, igienizzanti, menù monouso, ecc. poi si sono visti ridurre il numero dei clienti per tavolo, prima 6, poi 4 e infine chiusura alle ore 18.”

 

Se sarà confermato il lockdown, si stima, che nel mese di novembre ci sarà un calo di fatturato del’80%, del 90% per il mese di dicembre e per le feste natalizie e la chiusura, nel nuovo anno, di un terzo delle imprese artigiane legate al food.

 

“Abbiamo perso l’80% del fatturato legato alla vendita di uova e colombe – sostiene Sepertino – non possiamo permetterci un nuovo lockdown, che comprometterebbe il fatturato legato alla vendita dei dolci natalizi”

 

In Piemonte si stima per dicembre una spesa delle famiglie in prodotti alimentari e bevande di 1.215 milioni di euro, più alta di 201 milioni rispetto al consumo medio mensile.

 

“Ma non era forse meglio lasciare gli orari più ampi possibili prevedendo al contempo più turni serali contingentati ed esclusivamente previa prenotazione? – continua Sepertino – Si sarebbero drasticamente ridotti gli assembramenti, avrebbero continuare a lavorare centinaia di migliaia di persone ed evitato questa dispersione di contributi a pioggia la cui esigua entità non rappresenta che una goccia nel mare dei bisogni per l’ingente danno economico che subiranno le imprese. Senza contare che il comparto della ristorazione coinvolge tutta la filiera agroalimentare, il packaging e l’intero settore produttivo delle attrezzature di settore.”

 

 

 

 

 

 




CNA Piemonte: “Aiuto ai centri di revisione, esempio di collaborazione tra associazione e politica”

Un buon esempio di collaborazione tra corpi intermedi e politica che ha portato a un risultato atteso da oltre dieci anni. Grazie all’iniziativa avviata da CNA Piemonte si è arrivati all’adeguamento delle tariffe per le revisioni dei mezzi. Un aumento che valorizza il ruolo dei centri privati di revisione sempre nell’ottica di favorire la sicurezza sulle strade dei mezzi e dei cittadini, ma non andrà a pesare sulle tasche dei contribuenti.

Un ringraziamento particolare va ai parlamentari piemontesi che hanno avviato insieme a CNA Piemonte questo percorso: Elena Maccanti (Lega Nord), Davide Gariglio (PD), Paolo Romano (M5S) e Roberto Rosso (Forza Italia) che hanno saputo fare squadra nell’interesse comune. Un impegno che poi ha coinvolto successivamente i membri della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati e che finalmente è approdato nel testo delle Legge di Bilancio che attende il via libera definitivo dal Parlamento.

L’aumento delle tariffe per le revisioni era uno dei punti inseriti in un documento che nel febbraio scorso proprio i parlamentari eletti nei collegi del Piemonte avevano sottoscritto nella sede di CNA alla presenza del presidente regionale Fabrizio Actis, del segretario regionale Filippo Provenzano, del presidente regionale CNA Servizi alla comunità (autoriparatori) Francesco Circosta e di Silvano Favi, presidente FITA Piemonte.

“Non posso che essere soddisfatto dell’adeguamento che attendevamo da ben 14 anni – afferma Francesco Circosta -, dopo gli  ingenti investimenti che in questi anni sono stati imposti alla nostra categoria, ma rimaniamo comunque rammaricati per non essere riusciti a far comprendere a tutti la necessità di dare risposte ad una cronica difficoltà della motorizzazione ad assolvere in tempi ragionevoli alle attività che le competono, per garantire la sicurezza dei mezzi che viaggiano sulle nostre strade. Purtroppo siamo ancora alla ricerca di interlocutori attenti che volessero comprendere completamente le indicazioni che prospettavamo, a parte i politici p0%”>




Le previsioni delle imprese piemontesi per il secondo trimestre 2021

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a marzo da Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino, pur mettendo in evidenzia un miglioramento del clima di fiducia rispetto ai trimestri precedenti, è lontana dal delineare una fase di ripresa robusta.

Restano, infatti, ancora immutati i problemi di fondo che impediscono al nostro paese di superare rapidamente l’emergenza e di rilanciare la crescita di lungo periodo.

Gli indicatori registrano un miglioramento rispetto a dicembre sia nel manifatturiero, sia nel terziario tornando in territorio positivo dopo 7 trimestri. Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono, per i prossimi mesi, un recupero dei livelli di attività e ordini: i saldi complessivi riferiti a produzione e ordini migliorano di 17-18 punti percentuali. Diminuisce il ricorso alla CIG (che rimane comunque elevato), aumenta la quota di imprese che hanno in programma investimenti significativi, soprattutto nella manifattura. Stabile, su livelli elevati, il tasso di utilizzo di impianti e risorse. Tornano positive le attese delle imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), anche se resta ampia la forbice tra grandi e piccole.

Nel manifatturiero, il 25,7% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 17,1% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a +8,6 punti percentuali) migliora di 18 punti rispetto a dicembre. Analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 27,4% si attende un aumento, il 20,2% una riduzione.

Si attenua la caduta dell’export. Il saldo ottimisti-pessimisti ritorna di pochissimo sopra lo zero, dopo 6 trimestri. Stabili il tasso di utilizzo degli impianti e la situazione dei pagamenti, mentre resta negativo l’andamento della redditività. Si rafforzano, seppur di poco, gli investimenti: la percentuale di aziende con programmi di spesa di un certo impegno aumenta di 6 punti, riportandosi sui livelli del 2019 (26,3%).

Cala ulteriormente il ricorso alla CIG (- 28,1%), che resta comunque più che doppio rispetto alla situazione pre-pandemica. Nella maggior parte dei settori manifatturieri prevale un clima di attese cautamente positive, con indicatori in sensibile miglioramento rispetto a quelli rilevati a dicembre. Poche le eccezioni, tra le quali spicca il tessile-abbigliamento, in crisi profonda dal 2018. Recupera l’edilizia, certamente grazie agli incentivi. Bene anche la metalmeccanica, con un miglioramento di oltre 30 punti rispetto a dicembre; un rimbalzo che accomuna la maggioranza dei comparti, in particolare macchinari e apparecchi, prodotti in metallo e industria elettrica ed elettronica. A livello territoriale, non emergono differenze particolari tra Torino e il resto del Piemonte.

Nei servizi gli indicatori migliorano in misura piuttosto sensibile rispetto a dicembre. Il 22,1% delle aziende si attende un aumento dei livelli di attività, il 17,9% una riduzione. Il saldo ottimisti-pessimisti migliora di 15 punti rispetto a dicembre (+4,2%). Indicazioni analoghe riguardano gli ordinativi: il 60% delle aziende si attende un portafoglio ordini stabile. Ancora deboli gli investimenti, che riguardano solo il 19,4% delle imprese (era 17,5 a dicembre). Diminuisce ulteriormente il ricorso alla CIG (20,1%, dal 26,7% di dicembre): il dato è comunque ancora elevato per gli standard del settore.

Valutazione sull’andamento del 2020
Nonostante la pandemia, nel complesso l’anno si è concluso con risultati non così catastrofici come era lecito aspettarsi. Nel manifatturiero, la percentuale di imprese che ha chiuso l’anno con un aumento del fatturato è di 22,2%, contro il 51,2% di imprese che segnalano una riduzione. Per il 23,6% il fatturato è rimasto stabile. Positiva la redditività: il 53,3% delle aziende ha realizzato un utile di bilancio, contro il 19,2% che ha chiuso in perdita. Stabile l’indebitamento complessivo: il 20,1% delle imprese registra un aumento dei debiti, contro il 15,2%. In calo l’andamento degli investimenti: il 18,1% delle aziende li ha aumentati rispetto all’anno precedente, il 33,1% li ha diminuiti. Nel terziario il 30,5% delle imprese ha aumentato il fatturato; il 42,0% lo ha ridotto. Buoni i risultati di bilancio: il 57,7% ha chiuso il 2020 in utile. Per il 19,9% delle imprese, l’indebitamento è cresciuto (contro 11,9% che ne dichiara una riduzione). Frenano leggermente gli investimenti, che si riducono per il 23,8% delle rispondenti, contro il 22,1% che ne dichiara un aumento.

Commenti sulle previsioni del secondo trimestre 2021
Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino: «Per Torino, come per la nostra regione e per tutto il paese, i prossimi mesi sono decisivi per uscire finalmente da questa lunga recessione. Vediamo timidi segnali di miglioramento, soprattutto nella metalmeccanica, ma cultura e turismo soffrono ancora moltissimo. Dobbiamo essere realisti, in quanto i fattori di rischio e incertezza restano forti. Sarà importante riuscire ad attrarre sul nostro territorio una parte significativa delle risorse europee del Next Generation EU, con progetti strategici capaci di rilanciare la crescita potenziale. E noi dovremo essere in grado di cogliere rapidamente questa opportunità unica che ci viene offerta dall’Europa».

Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte: «L’indagine ci dice che le incertezze sembrano diminuire, finalmente. È fondamentale un’accelerazione della campagna vaccinale ed un concreto coinvolgimento delle imprese sul Pnrr e sulla programmazione 2021-2027. Ci sono segnali positivi, a partire dall’accelerazione degli investimenti. Si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel ma per il Piemonte, come per tutto il Paese, saranno cruciali le scelte di politica industriale dei prossimi sei mesi. La volontà del nostro tessuto industriale è forte ed è stata riconosciuta anche dal premier Mario Draghi, insieme al suo riconoscimento verso le “aziende che non si sono mai fermate”».
Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero.
Per le circa 900 aziende del campione, migliorano le attese per il prossimo futuro. Le previsioni per il II trimestre 2021 su produzione, ordini, export e occupazione tornano ad avere il segno positivo. Rallenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa ora il 28% delle imprese.

In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -10,5% a +8,6% e quello sugli ordinativi totali da -12,8% a +7,2%. Le attese sull’export passano da -8,3% a +0,1%. Positive anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da -4,1% a +5,8%.

In questa situazione di incertezza, si conferma la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, cercano di ripartire, ma quelle che non commerciano con l’estero e quelle che esportano quasi tutto faticano maggiormente a risalire la china. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti del +24,1%, le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano +51,2%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è +35,9%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è +26,2.

Resta ampio il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +20,5% (era +6,5% a settembre) e +2,5% (era -19,2%).
Si attenua il ricorso alla CIG, per la quale fa richiesta il 28,1% delle aziende (dal 35,5% della scorsa rilevazione, a dicembre).
Il 26,3% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 20,7% a dicembre). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 70,5% al 71,1%.

Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (22,1%) e quelle con visibilità 1-3 mesi (48,2%). Aumentano invece quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (16,6%) e oltre i 6 mesi (13,1%).
Stabili i tempi di pagamento che sono in media di 83 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 88 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala ulteriormente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (26,0%).

A livello settoriale la metalmeccanica registra un marcato miglioramento, con un saldo tra ottimisti e pessimisti di oltre 30 punti in più rispetto a dicembre (+22,0%); recuperano, in particolare, metallurgia (+30,3%), prodotti in metallo (+26,3%), macchinari e apparecchi (+18,6%), industria elettrica (+11,5%).

Prosegue il recupero dell’automotive (+17,9%).
Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento di edilizia (+22,0%) e impiantisti (+2,6%), favoriti dagli incentivi, e dell’alimentare (+5,8%). Bene anche manifatture varie (+17,7%), in pareggio gomma-plastica e chimica (entrambe 0,0%). Ancora negative le attese di cartario-grafico (-37,5%), legno (-20,0%), tessile-abbigliamento (-3,2%),
A livello territoriale gli indicatori tornano positivi in tutte le aree; ad Asti e Ivrea il miglioramento supera i 30 punti percentuali (saldi, rispettivamente, da -20,6% a +10,5% e da -3,2 a +41,7%). A Verbania e Vercelli il miglioramento è di oltre 27 punti (saldi, rispettivamente, da -22,8% a +5,1% e da -3,2 a +41,7%). Biella e Cuneo e Novara risalgono di una ventina di punti circa (saldi, rispettivamente, da –20,3% a +0,8%, da -10,2 a +8,3% e da +2,2% a +17,4%). Infine, ad Alessandria e Torino la differenza rispetto a dicembre supera i 10 punti (saldi, rispettivamente, da -9,5% a +1,2% e da -5,8 a +7,9%).

Comparto dei servizi
Per le 380 aziende del campione si registrano indicatori positivi, dopo alcuni trimestri di difficoltà.
In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da -10,6% a +4,2%. Quello sugli ordini totali passa da -10,9% a +2,6%. Migliora il saldo sull’occupazione da +4,3% a +5,2%. Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 17,5%, a 19,4%.
Stabili il tasso di utilizzo delle risorse (78%), cala di oltre 6 punti il ricorso alla CIG (20,1%).

Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 17,4% le aziende con ordini per meno di un mese, il 29,1% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 20,4% per 3-6 mesi, mentre salgono a 33,1% quelle con visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 67 giorni: il ritardo sale a 94 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In calo le imprese che segnalano ritardi negli incassi (32,8%).
A livello settoriale, com’era prevedibile, visto il protrarsi delle chiusure, soffrono ancora commercio/turismo e trasporti (saldi rispettivamente -15,6% e +2,9%), mentre migliorano sensibilmente utility (+19%), servizi alle imprese (+15,6%) e ICT+12,5%.

 

 




Brexit: come orientarsi? ADM e Camera di commercio Torino firmano un Protocollo per aiutare le imprese

Come evitare i dazi maggiorati su particolari merci? A chi spetta il pagamento dei diritti doganali se il trasporto è a carico del venditore? Quali documenti occorrono per uno scambio di campioni commerciali? Chi deve iscriversi alla banca dati REX? Come si diventa Esportatore Autorizzato?

 

Per aiutare le imprese torinesi a risolvere i dubbi e le problematiche connesse all’esportazione e all’importazione verso la Gran Bretagna, e non solo, la Camera di commercio di Torino e l’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli hanno firmato oggi un Protocollo di Intesa per garantire un servizio informativo alle piccole e medie imprese torinesi attive sui mercati internazionali.

 

L’obiettivo è sostenere il nostro export, in particolare verso il Regno Unito, attraverso servizi qualificati e gratuiti, con il coinvolgimento dei soggetti che più direttamente operano su queste tematiche – spiega Guido Bolatto, Segretario Generale della Camera di commercio di Torino. – Il servizio risolve quesiti anche in ambito import con una particolare attenzione ai temi della contraffazione e della tutela della proprietà intellettuale”.

 

 

Tra gli obiettivi del Protocollo:

– l’illustrazione dei nuovi adempimenti doganali in materia di accordi di libero scambio negoziati e sottoscritti dall’Ue;

– il supporto alle imprese negli interscambi commerciali con il Regno Unito;

– il sostegno alle imprese per diventare AEO (Operatore Economico Autorizzato) o Esportatore Autorizzato;

– il rafforzamento della vigilanza del mercato e la tutela dei consumatori per evitare fenomeni di contraffazione.

 

Un team specialistico di funzionari risponderà con rapidità ai quesiti posti dalle imprese e fornirà, se necessario, assistenza personalizzata. Un Tavolo di lavoro, poi, affronterà eventuali problematiche in materia doganale e accise, in relazione alle diverse categorie merceologiche.