Pnrr, Avetta (PD): “La Regione penalizza ancora una volta la città metropolitana”

“Nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza la Regione distribuirà 36 milioni, per gran parte fondi del Governo nazionale, a favore dei Comuni piemontesi per realizzare opere sui loro territori. Certamente una buona notizia, soprattutto perché gli interventi in questione riguardano la messa in sicurezza del territorio, la viabilità, l’edilizia, ecc., tutte questioni molto rilevanti.

Peccato che, anche questa volta, si registri una evidente disparità di trattamento, con poche risorse per l’area metropolitana di Torino e la maggior parte destinata al resto del Piemonte. Né si comprende dove stia l’oggettività dei criteri in base ai quali è stata effettuata questa ripartizione. Come già in altre occasioni, anche con i soldi del Pnrr, la Giunta regionale non teme di confermare la propria propensione a favorire il Piemonte 2.

La sproporzione tra i Comuni della ex provincia di Torino e quelli del resto del Piemonte è netta. La prima linea di finanziamento destina 19 milioni di fondi statali, e di questi solo 4,5, milioni sono destinati ai comuni del Torinese. In canavese, ad esempio, solo Ivrea beneficerà di un finanziamento.

La seconda tranche per 9 milioni verrà erogata seguendo la graduatoria della legge 18/84: avevo già evidenziato come anche questi criteri fossero fortemente penalizzanti per i comuni della ex provincia di Torino, che, infatti, beneficeranno di soli 2,4 milioni. 

La terza linea è finanziata con 8 milioni per il dissesto idrogeologico e, anche in questo caso, ai comuni della nostra ex provincia arriverà 1 milione soltanto. La Città Metropolitana di Torino vale, per numero di abitanti e di comuni, la metà del Piemonte: 8 milioni su 36 complessivi sono solo il 22%. Siamo molto lontani dalla “metà”.

Il Pnrr rappresenta un’irripetibile occasione per i nostri territori, per tutti i nostri territori, e se non vogliamo sprecare questa opportunità serve una gestione razionale e più trasparente delle risorse, senza indulgere in localismi. Le regole adottate dalla Regione per distribuire queste risorse producono esiti inaccettabili per i comuni e per i cittadini della nostra ex provincia. Chiaro che per la Giunta Cirio l’area di Torino ha cessato di essere ‘bellissima’. Occorre una immediata correzione di rotta applicando equità e soprattutto buon senso”. 

 




Il Consiglio regionale per la Giornata internazionale della donna

Il coraggio che le donne dimostrano in tutti i ruoli che rivestono e in tutte le situazioni, anche le più drammatiche, è il filo conduttore delle iniziative che il Consiglio regionale promuove in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna che si celebra l’8 marzo.

“Le donne nei momenti di difficoltà hanno da sempre avuto uno straordinario coraggio per affermare sé stesse e nel compiere quel cammino di emancipazione per l’intero genere femminile. La loro tenacia e il loro coraggio hanno fatto la differenza nell’affrontare i soprusi e nel far sentire la propria voce  nella difesa di quei diritti fondamentali per una giusta dignità umana. Anche nel dramma del conflitto che ha investito l’Ucraina, la loro vocazione a “costruttrici di pace” sarà determinante per far prevalere la giusta armonia e la reciproca comprensione tra gli individui”, dichiara Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale.

Proprio nell’anno in cui l’attività del Comitato regionale diritti umani e civili è incentrata sulla tutela dei diritti delle donne e sulle donne che sono in prima linea nella difesa dei diritti dei più deboli, il Comitato – insieme con la Consulta femminile regionale – organizza il convegno “La guerra delle donne”, che si terrà venerdì 11 marzo alle 10.30 nell’aula di Palazzo Lascaris. Un incontro voluto per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti violati ed esprimere vicinanza ideale alle donne che oggi stanno vivendo la situazione tragica della guerra – spesso sopportandone il peso maggiore, come sta accadendo ora in Ucraina.

A intervenire all’incontro in qualità di relatori saranno il console onorario dell’Ucraina, Dario Arrigotti, che racconterà storie di famiglie divise, di donne costrette a scappare e impegnate a sobbarcarsi l’onere di garantire sicurezza e sopravvivenza per sé e per i propri figli, Marie Jeanne Balagizi Sifa, coordinatrice del Forum delle donne africane italiane che affronterà il tema dello stupro quale violenza perpetrata durante i conflitti, e Ylenia Serra, garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, che approfondirà la problematica della tratta, specie quella di natura sessuale che coinvolge le minorenni straniere non accompagnate e gli strumenti, soffermandosi sul ruolo dei tutori, per l’accoglienza e il reinserimento sociale delle vittime. Per i saluti istituzionali interverranno: Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale, Sara Zambaia, consigliera regionale e vicepresidente del Comitato diritti umani e civili, Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato diritti umani e civili, l’assessore regionale Chiara Caucino e la presidente della Consulta femminile regionale Ornella Toselli. A moderare il convegno sarà la giornalista Marita Ballesio.

Un appello a tutte le donne a “fare squadra”, a riscoprire il valore della solidarietà femminile, per abbattere pregiudizi, stereotipi e favorire il cambiamento in ogni ambito del vivere civile è poi il messaggio lanciato dalle consigliere e assessore del Consiglio regionale attraverso alcune brevi videoclip diffuse in Tv e sui social media. Una campagna di comunicazione che sotto l’hashtag #insiemefacciamoladifferenza intende promuovere la capacità delle donne di fare rete, parlando alla loro sensibilità e facilitando quindi azioni concrete per l’affermazione delle pari opportunità tra uomo e donna e la riduzione di eventuali diseguaglianze dovute all’appartenenza di genere.

Testimoni di coraggio sono state anche numerose donne del passato, nomi noti o sconosciuti, che si sono battute per un’ideale, che hanno soccorso chi combatteva per l’indipendenza e l’unità del proprio Paese.  A queste donne è dedicata la pièce teatrale “Le  sfacciate  meretrici  – Donne del Risorgimento Italiano”, scritta e diretta da Chiara Bonome, interpretata da Virginia Bonacini,Chiara Bonome, Andrea Carpiceci e Stefano Dilauro e organizzata dal Museo nazionale del Risorgimento italiano di Torino con il sostegno del Consiglio regionale. Lo spettacolo, che si terrà l’8 marzo alle 18.30 nell’Aula della Camera italiana, vuole essere un omaggio all’impegno di tutte le donne che hanno contributo all’Indipendenza e all’Unità italiana al pari degli uomini, attraverso il racconto di alcune delle loro storie così incredibili, eppure vere.




Aumento prezzi carburante. Confagricoltura: “Situazione insostenibile”

Doccia fredda di inizio anno sul fronte carburante: dal 1° gennaio infatti i prezzi di gasolio e benzina hanno subito una vertiginosa impennata. Fino alla fine di dicembre infatti i prezzi sono rimasti calmierati in quanto, tramite una decisione da parte del Governo, era stata deliberata una proroga del taglio delle accise. Con l’inizio del 2023 è scaduta la proroga e decaduta l’agevolazione e quindi si è tornati all’applicazione normale delle accise a cui va aggiunta l’Iva. Inoltre, dal 1° gennaio è anche aumentato, seppur lievemente il listino prezzi del barile. Ecco spiegato il balzo di circa 20 centesimi in più al litro.

Un aumento che ovviamente interessa anche il mondo agricolo in quanto questo aumento va ad incidere notevolmente sui costi di produzione. Particolarmente penalizzate le aziende vivaistiche che nel periodo invernale consumano parecchio carburante per il riscaldamento delle serre, oppure chi detiene stalle e ricoveri zootecnici.

Confagricoltura lamenta questa ennesima situazione che sta nuovamente danneggiando pesantemente tutto il comparto e lancia un appello al Governo e a tutte le istituzioni, chiedendo un intervento risolutivo.

Tutti gli esperti indicano che il 2023 sarà un anno particolarmente difficile per le forniture energetiche – affermano presidente e direttore della Confagricoltura di AstiGabriele Baldi e Mariagrazia Baravalle. “E’ da tre anni che le aziende agricole si trovano in forte difficoltà: prima la pandemia e poi l’aumento dei costi di produzione derivanti dallo scoppio del conflitto russo-ucraino hanno letteralmente messo in ginocchio tutto il comparto. Apprezziamo le misure presenti all’interno della Legge di Bilancio, tra queste anche quella relativa all’estensione del credito di imposta del 20% per l’acquisto di gasolio e benzina, ma non basta”. “E’ necessaria una task force coordinata dal Governo insieme all’Unione Europea che operi in un’ulteriore riduzione delle accise, almeno per tutta la durata di questo anno, in modo tale da alleggerire i costi e ridare dignità alle nostre imprese”, continuano i vertici della Confagricoltura di Asti.

In altri Paesi europei – concludono Baldi e Baravalle – sono stati previsti interventi a favore di famiglie e imprese per tutto il 2023, mentre in Italia le misure a favore delle imprese sono previste solo per il primo trimestre. Senza una solida iniziativa comune, rischiamo il collasso del mercato unico europeo”.




L’Energy Center del Politecnico col vento in poppa

All’ultima edizione della Barcolana, ha preso parte un’imbarcazione coi simboli del progetto RECOCER, a supporto della creazione di Comunità Energetiche Rinnovabili. Progetto gestito in collaborazione col Consorzio Univer.

La regata più grande del mondo, domenica 8 ottobre, ha dato spettacolo nel golfo di Trieste. Tra le 1.773 vele in partenza, una più di tutte si è segnalata per l’importanza del messaggio che portava. E in questo c’è lo zampino dell’Energy Center del Politecnico di Torino, impegnato dal 2016 a sostenere progetti che forniscono supporto strategico ad autorità locali, enti nazionali e transnazionali, su politiche e tecnologie energetiche.

Il progetto RECOCER.

Si è scelto il prestigioso contesto della Barcolana per dare voce al progetto RECOCER, che la Comunità Collinare del Friuli sta coordinando con il supporto tecnico-scientifico dell’Energy Center del Politecnico di Torino e del Consorzio Univer. Si tratta di una delle più interessanti iniziative a supporto della creazione di CER (Comunità Energetiche Rinnovabili), finora attivate in Italia. Basti pensare che la Regione Friuli-Venezia Giulia ha già stanziato un budget di 5,4 milioni di euro.

Cosa sono le CER.

Le CER sono associazioni tra liberi cittadini, pubblica amministrazione, piccole e medie imprese, enti pubblici territoriali e attività commerciali che fondano il proprio sviluppo sull’obiettivo di produrre, consumare e scambiare energia rinnovabile a livello locale. Chi ne fa parte, decide di unire le proprie forze con gli altri componenti, al fine di ottenere un consumo sostenibile di energia ricavata da fonti rinnovabili, per avvicinarsi sempre più a un autoconsumo basato sulle proprie risorse e per promuovere una transizione energetica.

Le CER e i porti.

C’è un motivo se l’Energy Center, in collaborazione con IFEC (Forum Italiano delle Comunità Energetiche), sta studiando il tema delle CER in ambito portuale. Si tratta di località altamente interessate al concetto di redistribuzione dell’energia: i porti turistici possono avere disponibilità di energia “green” da distribuire alle imbarcazioni, anche a quelle con motori termici e a vela, che necessitano comunque di corrente elettrica.

C’è poi una questione di marketing e comunicazione. I porti turistici hanno una grande visibilità, che può generare consapevolezza nel favorire la rivoluzione “green”: ossia una complementarietà fra energia rinnovabile prodotta e consumata a livello locale, con una logica di circolarità.

L’impegno dell’Energy Center.

La scelta di partecipare alla Barcolana è stata dunque un tentativo di fornire applicazione concreta al modello di CER teorizzato. Ed è stata l’occasione per riaffermare la mission della struttura torinese: «Vorrei ricordare – commenta Romano Borchiellini, Referente del Rettore del Politecnico – che L’Energy Center ha dato vita insieme al WEC Italia a IFEC: il primo Forum Italiano permanente sulle Comunità Energetiche. Da ciò si evince quanto crediamo, sosteniamo e investiamo nei progetti che pongono le Comunità Energetiche Rinnovabili al centro della transizione ecologica. Ben vengano dunque tutte le iniziative che mirano a informare e incuriosire i cittadini sull’importanza della diffusione delle CER».

Il Piemonte e le CER.

Anche in Piemonte c’è fermento e molte sono le iniziative in atto. «In particolare nei nostri territori – dichiara l’Ing. Carlo Piazza, presidente del Consorzio Univer – stiamo procedendo alla  costituzione di Comunità Energetiche nei comuni di Livorno Ferraris, Ozzano e Rosignano Monferrato. Parallelamente, riceviamo richieste di approfondimento e sollecitazioni anche da parte del mondo industriale. Lo testimonia il forte interessamento al tema CER, manifestato da Confindustria Novara Vercelli Valsesia. Segnali di attenzione e partecipazione da parte del territorio, che ci spingono ad accelerare in questa direzione».




Ebano spa di Novara porta il capitale sociale di Cef publishing a un milione

Sviluppare in Italia il mercato della FAD, la formazione a distanza, con l’obiettivo di consolidare il posizionamento come principale player italiano del settore.

E’ con questi obiettivi che Ebano spa ha aumentato ad un milione il capitale sociale di CEF Publishing e l’ha trasformata in SPA.


La holding fondata e guidata dal Presidente della Piccola Industria di Confindustria Carlo Robiglio, a fine estate, aveva rilevato le quote di minoranza di CEF, diventandone proprietaria al 100%.

“Puntare sulla formazione è fondamentale per la crescita del Paese”, dichiara Robiglio. “Competenza e formazione continua saranno la chiave per l’occupazione e con CEF vogliamo fare la nostra parte. La ratio di questa scelta è nella volontà di irrobustire la capitalizzazione della società, che realizza corsi di formazione in modalità FAD per il mercato consumer.

Lavoriamo per apportare notevoli innovazioni di processo, con aspettative concrete di positive ricadute a breve, nonché innovazioni di prodotto, che a medio termine dovrebbe mettere ancor più CEF Publishing nella condizione di competere come azienda leader, nel mercato di riferimento nazionale”.

“Mai come in questa epoca – continua Robiglio – e, direi, in questo preciso momento ancor più per il nostro Paese, è fondamentale aggiornare e rafforzare continuamente le competenze. Il rischio altrimenti, in una società ipercompetitiva, è che in breve diventino obsolete, con la conseguente inevitabile fuoriuscita dal mondo del lavoro. La formazione continua a distanza può contribuire a reinserire la fascia 40/50 anni nel mondo del lavoro.


Dobbiamo passare dal concetto del ”valore del titolo” (cioè qualche cosa di acquisito e riconosciuto una volta per tutte e per la vita) al “valore della competenza” (che deve essere continuamente acquisita ed implementata) dove la formazione, insieme alla persona, diventano centrali”.

Sono i numeri a rappresentare la costante crescita del Gruppo Ebano: circa 18 milioni di fatturato nel 2018 ed una crescita negli ultimi 6 anni dell’800%, 8 società controllate, 15 partnership produttive, più di 250 dipendenti e collaboratori, una clientela media annuale che ormai supera le seimila unità per il solo business della formazione a distanza e un piano di crescita per linee interne ed esterne con investimenti nel solo 2018 di 700 mila euro.


L’azienda è stata premiata da Deloitte a maggio a Milano nella sede di Borsa Italiana con il Premio “Deloitte Best Managed Companies” (BMC): il riconoscimento rivolto alle aziende che si sono distinte per strategia, competenze, impegno verso le persone e performance, promosso da Deloitte in collaborazione con ALTIS Università Cattolica, Confindustria e ELITE, il progetto del London Stock Exchange Group che supporta lo sviluppo e la crescita delle imprese ad alto potenziale.


Il Gruppo Ebano, tramite Cef Publishing, è anche in Elite, il programma internazionale nato in Borsa Italiana nel 2012 in collaborazione con Confindustria e dedicato alle aziende più ambiziose, con un modello di business solido ed una chiara strategia di crescita. Il Gruppo è fortemente impegnato nel sociale e nella sostenibilità. La politica aziendale di Ebano, volta a perseguire alti standard in termini di sostenibilità e impatto sociale, ha permesso, attraverso la partecipata Cef Publishing, di ottenere la Certificazione b Corp®, rilasciata dalla B Corporation, l’ente non-profit americano.

I numeri di Cef Publishing

Più di quarantamila corsisti in dieci anni. Nella gran parte dei casi, destinatarie dei corsi di formazione a distanza sono donne. Accade in quattro delle cinque aree tematiche finora proposte  dai corsi di Cef Publishing: Estetica e benessere (98%), Sanità (97%), Sociale (92%), Animal care (76%). L’unica eccezione: la ristorazione. Corsi come quello per “Cuoco professionista chefuoriclasse” attraggono in pari misura uomini e donne. Non solo. La ristorazione è anche una delle due aree, insieme a Estetica e benessere, in cui i corsi di Cef Publishing/Gruppo Ebano registrano una frequenza pari ad almeno il 20% anche nelle regioni meridionali.


Tra i docenti dei corsi  lo Chef stellato Antonino Cannavacciuolo per il corso “Cuoco professionista CHEFuoriclasse” e il truccatore e imprenditore nel mondo della cosmetica Diego Dalla Palma per il corso “Professionista della Bellezza e del Benessere. Percorso Immagine”.
In generale, il tasso di maggior frequenza si rileva nel Nord Ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia), con oscillazioni che, a seconda delle tematiche, vanno dal 36 al 39% degli iscritti complessivi.

I numeri degli iscritti ai corsi di Cef Publishing/Gruppo Ebano dicono che la Fad è utilizzata soprattutto da soggetti con un titolo di studio medio: diploma professionale o maturità. A seconda della tipologia di corsi, l’incidenza sul totale passa da un minimo del 26% a un massimo del 37% per la maturità e da un minimo del 29% a un massimo del 37% per il diploma professionale.
Non manca una fascia cospicua di corsisti in possesso di licenza media, così come, sul fronte opposto, una quota di laureati, con incidenza che sfiora il 10%.


Quanto all’età dei corsisti, per almeno il 70-80% si tratta di soggetti dai 17 ai 45 anni. Con partecipazione complessivamente più folta per la fascia 26-35, mentre tra i più giovani (17-25) sono particolarmente seguiti (41%) i corsi dell’area Animal care.


La formazione a distanza, tra gli altri meriti, ha quello di ridurre tempi, costi e inquinamento ambientale, in una logica di sviluppo sostenibile sempre più attuale e inderogabile. 




Coronavirus, Regione: modifica bilancio di previsione per stanziare fondi emergenza

Sospesa e rinviata a lunedì prossimo la seduta di Prima commissione di stamattina al Consiglio regionale del Piemonte: la maggioranza ha ritenuto opportuno modificare il Bilancio di previsione per stanziare i fondi necessari per far fronte all’emergenza Coronavirus, trovando il consenso da parte dell’opposizione.

La proposta è stata formulata dall’assessore al Bilancio, che a margine della Commissione ha chiarito come sull’emergenza coronavirus la Giunta agisca con tutti gli strumenti che le leggi consentono alla regione Piemonte; tra le altre, viene avviata la moratoria sui mutui in capo alla Regione, si attiva il fondo regionale di garanzia che dà molta forza alle imprese sulla liquidità a loro necessaria, e si mette a disposizione un contributo importante per abbassare il costo dei prestiti che le aziende hanno con le banche.

Non ultima, ci sarà una misura, fortemente voluta dal presidente Cirio, dedicata al rafforzamento dell’immagine del Piemonte nel mondo: l’abbiamo abbondantemente finanziata e partirà una volta finita l’emergenza.

Sconvocata anche la seduta prevista per oggi pomeriggio. Il capogruppo della Lega ha spiegato che quella della Giunta è una scelta fondamentale, bisogna trovare le risorse e per questo apriamo un tavolo di confronto, anche per capire da dove attingere il denaro necessario. La nostra economia e i lavoratori piemontesi devono trovare nella Regione l’aiuto indispensabile.

Anche il Pd è sulla stessa linea e i rappresentanti del partito hanno affermato di apprezare l’atteggiamento della maggioranza. Sono disponibili ad accelerare al massimo l’approvazione del bilancio provvisorio in un momento così delicato. Importante trovare celermente i fondi per il turismo, la cultura e l’economia in generale. Si dovrà intervenire sulla fiscalità, quindi sull’Irap, per un grande piano di rilancio economico del Piemonte che affronti e traguardi la crisi.

Sulla stessa posizione il M5s, che ha concordato con la proposta dell’assessore. La capogruppo ha ricordato il tema degli extra-Lea e ha sollecitato misure per i lavoratori che non hanno alcun tipo di tutela e che si trovano senza reddito.

La prima Commissione è stata riconvocata lunedì pomeriggio e mercoledì mattina.




Fase 2, dal Piemonte un “Vademecum” per far ripartire il Paese in sicurezza

Sono state condivise oggi in Prefettura con i vertici politici regionali e il mondo imprenditoriale le fasi finali di stesura del documento, frutto del lavoro di una task force di esperti tecnico-scientifici delle università piemontesi e di altre università e centri di ricerca coordinati dal Politecnico di Torino, che ha elaborato una serie di linee guida da applicare per l’avvio della cosiddetta Fase 2, quella della riapertura delle attività produttive.

 

“Una volta ultimato, nei prossimi giorni, con il Politecnico invieremo questo documento al premier Conte mettendo a disposizione del nostro Paese il lavoro di studio elaborato in Piemonte e che testeremo su un campione di realtà del territorio che si sono già rese disponibili – spiega il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio –. Abbiamo bisogno che le nostre imprese ripartano, ma è fondamentale che lo facciano in sicurezza perché non si vanifichino tutti gli sforzi messi in campo finora. Questo vademecum sarà uno strumento utile, scientificamente testato dal Politecnico e dai nostri atenei, per dare supporto concreto ai nostri imprenditori e far sì che si possa ripartire, ma in sicurezza”.

 

Le numerose linee guida delineate dai gruppi di lavoro daranno indicazioni precise su come gestire la riapertura. Ad esempio, saranno fornite istruzioni su come gestire ingressi, turni e spazi: dalla distanza interpersonale da adottare in relazione alle superfici dei locali, all’organizzazione degli ingressi e degli spazi grazie anche all’adozione di dispositivi di monitoraggio non invasivo (telecamere IR, telecamere, “intelligenti”) nel rispetto della privacy, alla suddivisione dei lavoratori in squadre.

Un punto chiave sarà l’utilizzo corretto di metodi semplici ed estendibili a tutte le realtà aziendali: i dispositivi di prevenzione del contagio, in primis le mascherine, la garanzia del distanziamento, l’igiene e la sanificazione dei luoghi.

 

Anche l’utilizzo delle tecnologie dovrà essere potenziato, in modo coerente e tarato sullo sviluppo tecnologico di ciascuna realtà aziendale. Le tecnologie suggerite vanno dall’impiego di diari online per il tracciamento a metodi di screening diagnostico rapidi, economici e applicabili in larga scala (es. temperatura con visori IR durante l’intera giornata lavorativa, app di autovalutazione dei sintomi, telediagnosi, ecc.), da attività di formazione online fino alle app per evitare di recarsi in luoghi nei quali già ci sono assembramenti, a sistemi di simulazione degli spazi e dei flussi, fino all’utilizzo della realtà virtuale per la formazione e il lavoro.

Tutte le tecnologie suggerite saranno tecnicamente ed economicamente praticabili da tutti, le grandi come le piccole imprese.

 

 

Le linee guida definite nel rapporto saranno applicate in alcune aziende e realtà culturali che si sono già candidate per la sperimentazione, e che saranno seguite dalla task force per garantire misure adatte alla riapertura.

 

Per avviare questa fase, è necessaria un’analisi attenta dei fabbisogni di dispositivi e strumentazioni dei quali sarà necessario che aziende e realtà produttive si dotino.

A titolo di esempio, l’indagine definisce che, per coprire il fabbisogno delle imprese piemontesi, serviranno ogni mese 80 milioni di mascherine, 750 metri cubi di igienizzante mani, 38 milioni di guanti e 21.000 cuffie; per garantire la rilevazione della temperatura in ingresso, invece, saranno necessari 175.000 termometri.

Per avere una stima del fabbisogno a livello italiano, bisogna moltiplicare questi dati all’incirca per 12 volte.

 

“La riapertura sarà un elemento chiave per la competitività delle aziende italiane, se non per la loro stessa sopravvivenza, specialmente nel caso delle piccole e medie imprese, ma siamo altrettanto convinti che la massima protezione delle persone nel loro luogo di lavoro sia irrinunciabile. Per questo ci siamo messi, con le altre università del territorio, a disposizione del sistema produttivo del nostro Paese, perché la ripartenza sia progettata al più presto e nella piena sicurezza deli lavoratori, mettendo a sistema tutte le conoscenze disponibili”, spiega il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco.




Riparti Piemonte, oltre 130 emendamenti

Sono oltre 130 gli emendamenti presentati nella prima seduta del Consiglio regionale, durante la quale è stato incardinato il Disegno di legge “Riparti Piemonte”. Di questi, oltre 110 dalle opposizioni, una decina della Giunta (perlopiù tecnici) e 6 di maggioranza.

Si è aperto così il dibattito nella giornata odierna, presieduta da Stefano Allasia, con le relazioni, la discussione generale e l’inizio della votazione, con l’approvazione dei primi due articoli a maggioranza sugli 80 totali (l’opposizione non ha partecipato al voto).

Per la maggioranza ha svolto la relazione prima Valter Marin (Lega), che ha sottolineato come il provvedimento “Servirà a rilanciare il tessuto socio economico piemontese: è stato licenziato a maggioranza in Prima Commissione, dopo un proficuo gruppo di lavoro”. Nella seconda relazione Paolo Bongioanni (Fdi), ha definito il Ddl 95 “una delle principali leggi nella storia della Regione Piemonte”. Per agevolare il rilancio, si prevede “la semplificazione e l’accelerazione dell’iter dei procedimenti amministrativi in materia urbanistica”.

Per l’opposizione ha svolto la relazione Raffaele Gallo (Pd) che ha spiegato come “dopo oltre un anno ci troviamo di fronte al primo provvedimento economico della Giunta Cirio. Tuttavia molte voci presenti nel Riparti Piemonte sono già allocate nel bilancio da poco approvato, per cui le nuove risorse ammonterebbero a soli 50 milioni”. Secondo Gallo manca una visione strategica industriale, ci sono “dubbi di costituzionalità di alcune norme, che potrebbero essere impugnate, come quelle che prevedono appalti solo per aziende con sede entro i confini regionali”.

Altro relatore di minoranza Ivano Martinetti (M5s), che ha obiettato come il Ddl “lasci indietro troppe categorie, tante famiglie legate a quelle attività sono rimaste sole. Questo provvedimento – ha proseguito – dà il via libera al consumo indiscriminato del suolo invece di riutilizzare l’esistente”.

Terzo relatore Marco Grimaldi (Luv) secondo il quale la strategia del Riparti Piemonte “è solo shock economy: la deregolamentazione metterà a rischio l’economia legale. È stato promesso il bonus alle categorie, ma poi non è stato dato. Non c’è il ripensamento dei luoghi di lavoro ed è inaccettabile la vicenda dei centri estivi e l’abbandono degli indigenti”.

Quarto relatore di minoranza Silvio Magliano (Moderati): “La maggioranza sta cercando di fare una politica di assistenza. Sono preoccupato perché sono solo misure tampone, la Regione ha trovato solo 50 milioni davvero nuovi. Bisognava sostenere meglio famiglie, istruzione e case popolari”.

Nel corso della giornata di lavori, in discussione generale, sono intervenuti moltissimi consiglieri di opposizione, che hanno manifestato forti critiche al Ddl 95. A sostegno il capogruppo della Lega, mentre in conclusione l’assessore Maurizio Marrone ha rivendicato il lavoro svolto, spiegando che con questa normativa si potrà “davvero cominciare ad eliminare alcune zavorre che frenano le nostre imprese. Non ho problemi a ribadire i ringraziamenti all’opposizione per non aver fatto ostruzionismo – ha aggiunto – però critico politicamente le sue proposte: o si approfitta del momento per osare con la sburocratizzazione, oppure perdiamo la battaglia per la semplificazione”.




Le principali misure finanziarie a sostegno dell’impresa del Decreto Rilancio convertito in Legge

Di seguito le principali misure finanziarie a sostegno dell’impresa del Decreto Rilancio convertito in Legge

Misure di sostegno finanziario alle imprese, la legge ha:

  • rifinanziato con 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023 il fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali previsto nell’ambito della strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne (art. 65-ter della legge 27 dicembre 2017, n. 205) al fine di realizzare interventi di sostegno alle popolazioni residenti nei comuni svantaggiati. Tra tali interventi è anche espressamente citata la “concessione di contributi per l’avvio delle attività commerciali, artigianali e agricole”;
  • in tema di esportazioni e internazionalizzazione, si incrementa il cap.2515/MISE di 5 milioni di euro per il 2020 al fine di sviluppare, in stretto collegamento con le comunità di affari residenti all’estero e nei limiti delle risorse disponibili, i servizi di informazione, l’export management e la promozione di contatti commerciali per le PMI, anche attraverso piattaforme digitali, da parte delle Camere di commercio italiane all’estero (art.48, c.3-bis, introdotto nel corso dell’esame in sede referente);
  • si consente alle imprese colpite dall’emergenza COVID-19 di richiedere, a determinate condizioni, di poter beneficiare, in relazione ai finanziamenti agevolati loro concessi a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca, di cui all’articolo 1, comma 354, della L. n. 311/2004, e in relazione ai finanziamenti bancari associati, della rinegoziazione del piano di ammortamento sia del finanziamento agevolato del Fondo rotativo, sia di quello bancario associato, sino alla durata massima complessiva di 25 anni (art.52-bis);
  • si prevede la definizione dei codici ATECO per le attività del commercio, della ristorazione e delle strutture ricettive nelle aree ad alta densità turistica (art. 182, comma 2- duodecies); comma 3-bis);
  • si prevede l’estensione delle misure agevolative disposte in favore delle microimprese e delle piccole e medie imprese dall’articolo 56 del D.L. n. 18/2020 (L. n. 27/2020) anche ai finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato e concessi alle imprese a seguito degli eventi sismici del 2012 e del 2016 per il pagamento di tributi, contributi e premi già sospesi o ancora da versare alla data di entrata in vigore della rispettiva disciplina agevolativa (art. 26-ter);
  • l’istituzione di un Fondo, con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2021, volto a compensare parzialmente i costi sostenuti dagli esercenti per le commissioni fino al 31 dicembre 2020 sui pagamenti con carte di credito o di debito (art. 30-bis);
  • l’eliminazione del limite massimo alla concessione di altre forme di finanziamento da parte dei confidi iscritti all’albo di cui all’articolo 106 del TUB (art. 31-bis);
  • il posticipo ai bilanci relativi al 2021 dell’obbligo per le società a responsabilità̀ limitata e per le società cooperative di effettuare la prima nomina del revisore o degli organi di controllo (art.51-bis).



L’emergenza Covid è anche emergenza usura

L’emergenza Covid-19 è stata un volano per il racket dell’usura. Attività chiuse, incassi mancati, spese che continuano a correre.

In questa situazione gli strozzini hanno trovato terreno fertile: lo ha confermato la relazione del Commissario nazionale antiracket, Annapaola Porzio, così come l’Osservatorio piemontese sui fenomeni di usura estorsione e sovra indebitamento, aveva denunciato sin dall’inizio.

Ecco perché anche l’Osservatorio regionale si sta attrezzando per un’azione sempre più incisiva ed efficace per contrastare questi fenomeni.

Il consigliere delegato all’osservatorio della Lega dichiara che la scarsa liquidità ha determinato un’emersione di situazioni “opache” nella quotidianità e nel mondo delle imprese. Tutto questo porta in auge il fenomeno dell’usura, sia per le famiglie, sia per le attività commerciali, mai come oggi messe sotto pressione dall’incertezza del domani. Il crimine organizzato, disponendo di liquidità derivante dai circuiti illeciti è ancora più forte e potenzialmente in grado di venire incontro alle necessità economiche nell’immediato. Il rischio, oggi più che mai, di cadere in questa trappola è determinato dal fatto che un tempo c’era la soggezione, la paura. Oggi non più.

Secondo il consigliere delegato del M5s, poi, la relazione annuale della Commissaria antiracket mostra dati preoccupanti. Se da un lato sono aumentate le denunce del pizzo e delle intimidazioni legate anche all’usura, dall’altra ci sono zone del nostro Paese dove persistono ben radicati questi fenomeni, sebbene non vengano riconosciuti dalla popolazione. Le mafie, soprattutto in periodi come questo, si propongono come sostegno alle famiglie in crisi, laddove persistono degrado ed emarginazione, per trasformarsi presto in un laccio soffocante. Per questo sono importantissime azioni come quelle sostenute dal nostro Osservatorio sull’usura, come la formazione per gli operatori degli sportello d’ascolto o la prevista istituzione di un fondo per le vittime di usura, per riportare alla normalità e restituire speranza ad un territorio oppresso dalle mafie.