Le misure del MiSE approvate dal Consiglio dei Ministri per sostenere le imprese

Il Consiglio dei Ministri riunito ieri sera ha approvato il decreto legge nel quale è stato inserito, su iniziativa del Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, il primo pacchetto di misure che hanno l’obiettivo di sostenere tutte le imprese nelle zone rosse. Si tratta di misure frutto del continuo confronto portato avanti dal MiSE in questi giorni con le categorie produttive del Paese.

Il Ministro Patuanelli è già impegnato a definire, insieme con tutto il Governo, un secondo pacchetto di misure che verrà approvato prossimamente e che conterrà nuovi interventi per fronteggiare l’impatto economico, diretto e indiretto, del sistema imprenditoriale e delle filiere coinvolte da questa emergenza.

Di seguito le misure approvate:

  • rafforzamento dell’intervento del Fondo di garanzia per le PMI: potenziamo il fondo portandolo fino a 750 milioni di euro e diamo priorità automatica di accesso alle imprese site all’interno della zona rossa, riconoscendo il massimo della garanzia concedibile (80%) e prevedendo la gratuità degli oneri della pratica. La misura si applicherà anche alle PMI ubicate in aree limitrofe alla zona rossa ovvero a quelle appartenenti ad una filiera produttiva particolarmente colpita dall’emergenza;
  • sospensione fino al 30 aprile 2020 dei pagamenti dei premi assicurativi;
  • sospensione fino al 30 aprile 2020 dei pagamenti di bollette elettriche, idriche, gas e dei rifiuti;
  • sospensione fino al 30 aprile 2020 del diritto annuale e delle sanzioni amministrative dovuti alla Camera di Commercio;
  • proroga fino al 15 febbraio 2021 dell’entrata in vigore delle procedure di allerta stabilite dal Codice delle crisi d’impresa per tutte le PMI;
  • sospensione fino al 31 dicembre 2020 dei pagamenti dei mutui agevolati concessi da Invitalia, relativi soprattutto a imprenditoria giovanile e femminile;
  • proroga di tutti i bandi aperti per l’accesso alle misure incentivanti del Ministero dello Sviluppo Economico.



Cgia: ecco le stime dell’impatto coronavirus sull’economia

Se l’emergenza coronavirus dovesse diffondersi a dismisura in tutte le regioni del Nord e durasse qualche mese, come hanno ipotizzato molti esperti di virologia, il rischio che una buona parte dell’economia nazionale si fermi è alquanto probabile.

Dall’Ufficio studi della CGIA segnalano che in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria viene “generata” la metà del Pil nazionale e del gettito fiscale che finisce nelle casse dell’erario; vi lavorano oltre 9 milioni di addetti occupati nelle imprese private (pari al 53 per cento del totale nazionale); da questi territori partono per l’estero i 2/3 delle esportazioni italiane e si concentra il 53 per cento circa degli investimenti fissi lordi (vedi Tab. 1).

Rifinanziare Cigo e Cigs, ridare credito alle Pmi e la PA paghi i suoi debiti

Oltre alle misure urgenti che interessano le attività e i contribuenti che rientrano nei Comuni ubicati nella cosiddetta zona rossa è altresì necessario che l’Esecutivo metta a punto una misura strutturale che interessi tutta l’economia.

“Il danno di immagine provocato al nostro Paese dal coronavirus è alquanto pesante. Molti settori produttivi – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – sono già allo stremo, per questo chiediamo al governo di approvare subito un intervento di medio- lungo termine che preveda il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e l’estensione degli stessi ai settori che oggi ne sono sprovvisti, si rafforzino le misure di accesso al credito delle Pmi e la Pubblica Amministrazione paghi tutti i debiti che ha contratto con i propri fornitori”.

Bisogna rilanciare gli investimenti pubblici
Oltre a questo, la CGIA chiede di rilanciare anche gli investimenti pubblici. Afferma il segretario, Renato Mason:

“Nei giorni scorsi il Commissario Europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha annunciato che Bruxelles, così come ha già fatto in passato quando abbiamo affrontato altre importanti emergenze come il terremoto nel centro Italia e l’arrivo in massa dei migranti nei porti del Sud, ci riconoscerà una dose di flessibilità che ci consentirà di non rispettare gli impegni assunti in merito al rapporto deficit/Pil. Risorse che, a nostro avviso, devono essere spese per la rilanciare gli investimenti pubblici, per ammodernare questo Paese, in altre parole per ridare fiato ad una economia che, altrimenti, rischia di entrare in recessione”.

La crisi ci costerà 7 miliardi di euro ?

A quanto potrebbero ammontare gli effetti del coronavirus sulla nostra economia ? Secondo l’Ufficio studi della CGIA è molto difficile quantificare economicamente l’impatto, anche perché molto dipenderà dalla durata temporale di questa fase emergenziale. Tuttavia, si segnala che nelle settimane scorse il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha ipotizzato una “perdita” di qualche decimale di Pil. Se, ad esempio, la ricchezza prodotta dovesse scendere di 0,4 punti percentuali, così come prevedono alcuni istituti di ricerca, il danno economico ammonterebbe a circa 7 miliardi di euro. Una cifra, comunque, puramente indicativa che, è bene sottolinearlo, non è supportata da alcun riscontro statistico.

Nell’ultimo anno le banche hanno tagliato i prestiti di 33 miliardi e la PA deve 53 miliardi ai fornitori

Le richieste rivolte dalla CGIA al Governo appaiono più che giustificate, visto che i dipendenti del settore del turismo e tutto il comparto delle microimprese, inclusi i titolari di queste ultime, non beneficiano di alcuna misura di sostegno al reddito in caso di crisi aziendale.

La stretta creditizia, purtroppo, è proseguita anche nell’ultimo anno. Tra il dicembre del 2019 e lo stesso mese del 2018 (ultimi dati disponibili), gli impieghi vivi alle imprese (prestiti bancari al netto delle sofferenze, ovvero prestiti in bonis) sono diminuiti di ben 33 miliardi di euro (-4,9 per cento).

Questa contrazione, che ormai dura ininterrottamente dal 2011, sta mettendo a dura prova la tenuta finanziaria di moltissime piccole e piccolissime attività che da sempre sono a corto di liquidità e sottocapitalizzate.

Anche a seguito della sentenza di condanna inflittaci nel mese scorso dalla Corte di giustizia europea, la nostra Pubblica Amministrazione deve pagare i debiti commerciali contratti con i propri fornitori.

Secondo le stime elaborate dalla Banca d’Italia, il debito ammonterebbe a 53 miliardi di euro, metà del quale sarebbe imputabile alla violazione dei tempi di pagamento che, secondo la Direttiva europea 2011/7/UE, impone alle Amministrazioni pubbliche termini di pagamento non superiori a 30 e 60 giorni (in quest’ultimo caso solo per il settore sanitario).




Fondamentale tutela salute, ma ora si pensi alla ripartenza della nostra economia

“Fondamentale tutelare la salute della popolazione, ma ora si pensi alla ripartenza della nostra economia”, così il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli nel commentare l’atteso ritorno alla normalità nella nostra regione dopo l’emergenza Coronavirus.

“Sono stati giorni molto complicati che hanno inciso fortemente sul tessuto economico, in tutti i comparti, dalla produzione al turismo, dalla cultura al settore artigiano e la conta dei danni in termini di perdite di fatturato, calo degli ordini, sospensione o persino annullamento di eventi, business e non, rischia di esasperare una situazione già segnata da tassi di crescita inferiori al resto del Nord.

Ora occorre ripartire, certo con senso di responsabilità e rispetto delle indicazioni sanitarie, ma concentrando gli sforzi per recuperare il terreno perduto e sostenendo i comparti maggiormente penalizzati.

Ringraziamo la Regione Piemonte per gli interventi annunciati – moratoria sui mutui e stanziamento di 1 milione di euro – mentre attendiamo di conoscere le misure di sostegno alle imprese che il Governo sta mettendo a punto.

Il Piemonte non rientra nelle zone rosse, ma le forti interconnessioni con il sistema produttivo delle regioni più coinvolte così come gli impatti subiti per il rallentamento a livello mondiale richiedono provvedimenti straordinari. Siamo comunque fiduciosi nella capacità di ripresa del nostro territorio”.




Coronavirus: Gallina chiede interventi eccezionali a sostegno dell’economia

In questi giorni la nostra Regione sta affrontando una situazione di criticità a causa della diffusione del Coronavirus. È fondamentale che noi parti sociali, le Istituzioni e gli esponenti della società civile lavoriamo insieme, agendo in maniera coordinata ed efficace, affinché il nostro territorio possa superare rapidamente questa fase.

Le misure tempestivamente assunte hanno consentito di contenere il rischio sanitario. Grazie all’incessante lavoro degli esperti e del nostro sistema sanitario, siamo a conoscenza dei rischi del virus e delle corrette prassi necessarie per gestire questa situazione: comportamenti che tutti siamo tenuti a rispettare nell’interesse della società.

Tuttavia, dopo i primi giorni di emergenza, si rende fondamentale valutare, con equilibrio e lucidità, la situazione e il suo impatto. Il nostro territorio, infatti – che già versava in una condizione di criticità dal punto di vista economico e occupazionale – rischia ora di uscire da un’emergenza e ritrovarsi in uno scenario di gravissima crisi.

Ora dopo ora, stiamo ricevendo allarmate segnalazioni da parte di aziende che vedono precipitare le loro attività. Si parla di eventi annullati, commesse perse, personale che non viene più ricevuto dai clienti internazionali. Il nostro settore dell’accoglienza ha visto una caduta dell’80% delle prenotazioni alberghiere, e notizie altrettanto disastrose ci pervengono dal settore culturale e da quello dei servizi. Rischiamo di ritrovarci in ginocchio.

Chiediamo, dunque, che nei provvedimenti che verranno assunti dalla Regione nelle prossime ore si tenga conto – sempre nel massimo rispetto della salvaguardia della salute pubblica – della necessità di tutelare le attività economiche, che non possono essere bloccate. Proprio ora che stiamo procedendo verso una normalizzazione, dobbiamo consentire che imprese e lavoratori possano ricominciare a operare, a beneficio del nostro territorio e del Paese. E a tal proposito, abbiamo bisogno di istruzioni molto specifiche per i datori di lavoro, per garantire la sicurezza dei lavoratori. Non possiamo permetterci di bloccare l’Italia o di comprometterne ulteriormente l’immagine internazionale, i danni sarebbero incalcolabili.

Affinché questo succeda, è fondamentale cooperare perché sui mezzi di informazione e nella percezione pubblica non sia veicolata un’immagine angosciosa e non corrispondente alla realtà, che – anche nei confronti dei partner internazionali – sta rischiando di danneggiare consistentemente il nostro Made in Italy, la nostra offerta culturale e tutta la nostra accoglienza.

L’Unione Industriale è in contatto con Confindustria per chiedere al Governo degli interventi eccezionali a sostegno dell’economia, per far fronte a quella che potrebbe rivelarsi un’emergenza senza pari. Oltre al necessario sostegno alle imprese e al reddito dei lavoratori, infatti, sarà fondamentale costruire un importante piano di rilancio degli investimenti nel Paese, che contempli misure forti per riportare il lavoro e la nostra economia su un percorso di crescita stabile e duratura.




Osservatorio Micro e Piccole Imprese, CNA Piemonte: primo report su conseguenze Coronavirus

L’Osservatorio Micro e Piccole Imprese di CNA Piemonte, dal sondaggio ha rilevato:

  • un forte incremento, pari ad oltre il 40-50% per le attività connesse  all’approvvigionamento della rete distribuita alimentare;
  • i taxi registrano una contrazione del 50% dei ricavi rilevata già dalla giornata di sabato scorso;
  • l’attività del catering risulta azzerata (-100%) e dimezzata la ristorazione;
  • nel settore benessere per il 57% del campione la situazione è in forte diminuzione o in allarme: in alcuni casi aziendali si parla di “agenda appuntamenti azzerata”;
  • per il restante 43% la situazione viene descritta al momento come ordinaria.
  • Il primo report di Monitor Micro e Piccole Imprese di CNA Piemonte analizza settore per settore: il testo integrale è scaricabile qui.

“Dai segnali raccolti attraverso questa prima rilevazione risulta evidente che occorre un piano energico, immediato e concreto per limitare i danni diretti e indiretti che l’emergenza in atto può produrre alle attività economiche, non circoscrivendo gli interventi alle sole imprese situate nei territori cosiddetti “zone rosse” ma anche rivolte al territorio piemontese che ha evidenti connessioni con il resto del sistema produttivo del nord Italia”, hanno affermato il segretario regionale di CNA Piemonte Filippo Provenzano e il presidente Fabrizio Actis.

“Fisco, credito, previdenza, ammortizzatori sociali sono i principali ambiti in cui servono provvedimenti straordinari – hanno continuato Provenzano e Actis -. Infine occorre sensibilizzare maggiormente i cittadini-consumatori affinchè adottino comportamenti ordinari che possano contribuire al normale svolgimento delle attività produttive e commerciali le quali diversamente si troveranno in grave difficoltà come peraltro i primi dati da noi raccolti segnalano”.

 




CNA Piemonte: esclusi da sospensione attività produttive, dalla Regione i chiarimenti

I provvedimenti regionali emanati ieri, domenica 23 febbraio, per contrastare la diffusione del Coronavirus contengono aspetti che rendono poco chiaro il comportamento da adottare da parte di artigiani operanti nel settore dei servizi alla persona, per esempio acconciatori e centri estetici, ristorazione e commercianti.

Il presidente di CNA Piemonte Fabrizio Actis e il segretario Filippo Provenzano hanno incontrato questa sera, 24 febbraio, il presidente della Giunta regionale Alberto Cirioe l’assessore alle attività produttive Andrea Tronzano.

 

I vertici di CNA Piemonte hanno affermato: “Abbiamo raccolto una situazione di forte incertezza che investe le nostre attività artigiane dei servizi alla persona e gli esercizi commerciali. In questo senso è  stata chiesta una specifica circolare esplicativa regionale relativa all’ordinanza emanata ieri che consenta di dare indicazioni chiare e omogenee per tutto il territorio regionale”.

 

Il presidente Cirio ha comunicato ad Actis e Provenzano che domani verrà pubblicata una specifica circolare che fornirà dettagli precisi per l’ordinario svolgimento delle attività artigianali e commerciali, come analoghi provvedimenti sono già stati emessi in altre Regioni del nord.

 

La CNA Piemonte ha intrapreso un percorso di monitoraggio sulle ripercussioni economiche e produttive nei differenti settori delle micro e piccole imprese piemontesi dovute alla gestione dell’emergenza Coronavirus e ne darà comunicazione costantemente nei prossimi giorni.




Coronavirus, Unione Industriale Torino: istituito tavolo speciale

L’Unione Industriale di Torino ha istituito un Tavolo Speciale per fronteggiare l’emergenza del Coronavirus, in ragione dell’aumento dei contagi sul nostro territorio e in quelli limitrofi, al fine di fornire un supporto concreto alle imprese ed evitare, al contempo, la diffusione di un controproducente panico collettivo assolutamente non giustificato. 

È stata predisposta una comunicazione coordinata nei confronti delle aziende, che contiene indicazioni organizzative per la sicurezza dei dipendenti e rinvii alle fonti ufficiali in costante aggiornamento (disponibile sul nostro sito ). 

Tra le raccomandazioni proposte, il cercare di favorire – ove possibile – il lavoro agile, evitare le trasferte, sospendere gli eventi a carattere pubblico, e rafforzare, laddove si valuti opportuno, i filtri d’ingresso in azienda.

La nostra Associazione sta, inoltre, raccogliendo dalle imprese informazioni e segnalazioni relative all’impatto economico sulle diverse attività – comprese quelle produttive – per ricostruire un quadro il più possibile preciso delle ricadute di quest’emergenza.

Sin da ora, comunque, rivolgiamo un forte richiamo alle Istituzioni italiane ed europee, affinché agiscano immediatamente con provvedimenti a sostegno delle imprese, al fine di evitare ricadute negative sulla nostra economia – che alcuni esperti, tra cui la Banca d’Italia, oggi già paventano. 

Abbiamo, infine, richiesto a Confindustria un sollecito confronto con i Ministeri, affinché venga estesa anche alle Regioni oggetto di specifiche ordinanze come il Piemonte, la possibilità – già prevista nei Comuni ricompresi nella zona rossa – di utilizzare gli ammortizzatori sociali per i lavoratori di quelle aziende che, per la salvaguardia della salute dei propri dipendenti, sono obbligate a ridurre o sospendere la propria attività.




CNVV, si è svolto l’incontro “Anticipare il cambiamento: nuova sfida per la competitività delle imprese”

Riconoscere, analizzare e comprendere i cambiamenti della società prima ancora di quelli del mercato, perché li anticipano, adattandovisi più possibile con flessibilità e pragmatismo: è una delle chiavi attraverso cui le aziende possono mantenere la loro competitività senza rischiare di trovarsi impreparate di fronte a contesti operativi sempre più mutevoli e instabili.

L’incontro intitolato “Integrare la sostenibilità nel business: una nuova leva per la competitività” organizzato da Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) e The European House – Ambrosetti lunedì 17 febbraio 2020 nella delegazione Cnvv di Borgosesia ha dato molti spunti di riflessione e suggerimenti pratici, andando ben oltre le aspettative: guidati da Carlo Cici, Head of Sustainability Practice di The European House – Ambrosetti, imprenditori e manager presenti hanno compreso la necessità di trovare uno spazio, nella propria agenda, per un’analisi accurata, anche attraverso strumenti quantitativi, dei trend che stanno orientando la comunità globale come strumento prodromico per definire ogni strategia di sviluppo aziendale.

«Piuttosto che giudicare i cambiamenti, o addirittura cercare di resistere loro – ha spiegato il relatore – dobbiamo cercare di farvi fronte con lucidità. Con questo atteggiamento va inquadrato il tema della “sostenibilità”, che è a un tempo ambientale, economica e sociale e può diventare una leva decisiva per innescare nelle aziende un processo di miglioramento che tocca vari ambiti: dall’ambiente in senso stretto, alla salute e alla sicurezza sul lavoro, alla mobilità, alla logistica e ai consumi energetici, fino alla comunicazione efficace delle iniziative intraprese».

Argomento sempre più rilevante per le multinazionali e la comunità finanziaria, quello della sostenibilità deve diventare, secondo il relatore, un asse portante anche nelle strategie delle Pmi, con uno sguardo non solo all’interno della propria organizzazione ma a tutta la catena del valore e con indubitabili ricadute positive non solo a livello ambientale ma sulle pratiche di lavoro e di mercato, sui rapporti con i clienti e gli stakeholder, sulla governance e sul territorio di riferimento.

«Da un punto di vista operativo – ha aggiunto Cici – l’integrazione della sostenibilità nel business deve passare attraverso l’attivazione di un vero e proprio “decalogo”, che implica il porsi in una dimensione di trasformazione continua individuando alcuni mega-trend che interessano direttamente la propria azienda e raccogliendo gli indicatori di riferimento e le azioni intraprese dai “leader” a livello globale.

Una volta definiti gli obiettivi da perseguire e le azioni concrete da compiere si deve stimarne l’impatto in modo effettivo e misurabile, per verificare se sia davvero opportuno investire in questa direzione, e poi immaginare i cambiamenti organizzativi necessari per la realizzazione del piano. Non è una sfida da poco, ma ripensare e ridefinire strategie e processi operativi è indispensabile per anticipare il cambiamento e non essere costretti a subirlo».

Nella seconda parte dell’incontro è intervenuto Stefano Brown, Sustainability Manager di Loro Piana Spa, che dopo avere sottolineato l’importanza di una storia aziendale molto solida in termini di valori orientati a responsabilità sociale e sostenibilità, da sempre praticati in forma volontaria e pionieristica, ha illustrato le strategie del gruppo relativamente a otto tematiche: cambiamenti climatici, trasparenza, veganismo e benessere animale, gestione dei rifiuti, inquinamento da plastica, impatto ambientale delle sostanze chimiche, cura delle materie prime e circolarità.




CCIAA Torino: cerca il tuo mentore per crescere all’estero

Per gli imprenditori piemontesi c’è tempo fino a venerdì 6 marzo per scegliere tra i vari profili il professionista più adatto per lo sviluppo della propria impresa.

Quest’anno sono 44 i mentori che nell’ambito del progetto “Meet@Torino – Mentoring for International Growth” della Camera di commercio di Torino si mettono gratuitamente a disposizione delle pmi locali per offrire supporto e informazioni su nuovi mercati o settori emergenti di business.

Si tratta di professionisti legati al Piemonte per motivi di nascita, studio o lavoro, che hanno fatto carriera all’estero, e che oggi, per un senso di “give back” verso il territorio che ha dato loro i natali o li ha formati, si offrono a titolo volontario e gratuito per fornire assistenza agli imprenditori piemontesi.

L’impegno minimo è di 30 ore di consulenza, anche se, dopo ben cinque edizioni del progetto, l’esperienza dimostra che il rapporto tra azienda e mentore prosegue sempre oltre il minimo stabilito, con partnership durature e benefici concreti per entrambi i soggetti.

Additive manufactoring, business development, beni di consumo, cosmetica, digital commerce, agroalimentare, automotive, IC, infrastrutture, medicale: sono questi i settori di competenza nei quali i mentori esprimono la propria competenza, frutto di decenni di esperienza in aziende spesso multinazionali, tra cui Dell, Comau, FCA Group, CNH Industrial, Enel Global Generation, Bracco, Johnson&Johnson, Pandora. Arrivano da quasi 20 paesi, tra cui USA, Brasile, Russia Sudafrica, Arabia Saudita, Singapore, Tailandia, Cina e, per la prima volta quest’anno, anche Emirati Arabi.

I profili sono tutti consultabili su www.to.camcom.it/mentoring-program dove è disponibile anche il modulo di adesione dedicato alle imprese piemontesi che intendono candidarsi al progetto, segnalando i mentori di maggiore interesse.

La scadenza per la raccolta delle candidature è venerdì 6 marzo 2020.

Il programma “Mentoring for International Growth”, giunto alla 6a edizione, è un’iniziativa della Camera di commercio di Torino, con il supporto di Regione Piemonte, Gruppo Giovani Imprenditori Unione Industriale Torino, API Torino, CNA, Incubatori I3P e 2I3T, Ceipiemonte, Fondazione Torino Wireless, Confindustria del Canavese.




Innovazione e impatto del car sharing: città europee a confronto

Oggi la Città di Brema (Germania) ospita il meeting finale del progetto STARS, un progetto di ricerca di 30 mesi sulla sharing mobility finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Horizon 2020 e coordinato dal professor Marco Diana del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino.

Il progetto nasce dall’esigenza di capire, a fronte dei benefici potenziali dei servizi di car sharing, resi possibili dalle recenti applicazioni tecnologiche nel settore dei trasporti, quali sono i loro impatti reali sulla riduzione della congestione e sull’impronta ambientale, allo scopo di elaborare strumenti utili ai decisori locali e ai pianificatori per adottare le migliori politiche di incentivazione e soluzioni per le diverse aree metropolitane europee.

Nei mesi che sono trascorsi dall’avvio del progetto il consorzio, composto dal Politecnico di Torino come capofila e da altri otto partner rappresentativi del mondo accademico, dell’automotive (GM Global Propulsion Systems – Torino Srl), delle pubbliche amministrazioni e delle associazioni dei provider dei servizi di car sharing in cinque Paesi europei, ha prodotto una fotografia di questi servizi in Europa, analizzandone i diversi modelli organizzativi e di business e l’impatto sull’industria automobilistica, ha studiato come i comportamenti e le preferenze individuali incidono sui diversi modelli, per poi sviluppare degli scenari che prendano in considerazione anche la co-modalità, ad esempio con i servizi di trasporto pubblico. 

Con la conferenza di oggi STARS vuole tracciare i principali risultati raggiunti e allargare la sua visione, grazie alla condivisione con esperienze e approcci al car sharing diversi, provenienti dall’Asia, dal nord America e dalla madrepatria del car sharing: la Svizzera.

Le discussioni e i dibattiti daranno ai partecipanti spunti utili per massimizzare i benefici del car sharing in termini ambientali e sociali, ma anche in termini di opportunità per diversi settori industriali: automotive, operatori di sistemi di trasporto pubblico, servizi di sharing mobility, gestori di flotte aziendali, sviluppatori di piattaforme digitali, settore immobiliare.

Crediamo che capire, sulla base delle peculiarità del contesto locale, quali sono i modelli di mobilità condivisa più adatti da applicare in una determinata area urbana e quali politiche possono essere messe in atto per favorire il massimo beneficio per la collettività sia molto importante nell’ottica di promuovere centri urbani più vivibili dal punto di vista del traffico e della qualità dell’aria, tema che in questo periodo dell’anno si impone all’attenzione pubblica”, afferma Marco Diana.

A Brema vengono presentati, tra gli altri, due casi studio italiani: Torino e Milano. Grazie alla collaborazione con la società SWG, il Politecnico di Torino ha raccolto e analizzato circa 1.500 questionari somministrati a utenti e non utenti dei servizi di car sharing (circa un terzo residenti a Torino e due terzi a Milano).

L’identikit che ne deriva è quello di un utente generalmente vocato alla multimodalità, abituato ad utilizzare altre forme di mobilità condivisa, come il bike sharing”, spiega l’ingegner Andrea Chicco, che ha curato l’analisi dei dati e che presenterà oggi i risultati. “Un aspetto interessante che è emerso dall’indagine è che l’utilizzo del car sharing spinge anche ad un maggior utilizzo del trasporto pubblico locale, soprattutto laddove l’infrastruttura di quest’ultimo è estesa e capillare”. 

Politiche che sappiano quindi migliorare l’efficienza e incentivare contemporaneamente il servizio pubblico e il servizio di car sharing possono dimostrarsi vincenti per città come quelle analizzate, sia in termini di migliore servizio pubblico ma anche di contenimento delle emissioni di inquinanti e gas climalteranti.

Invece nel campione analizzato, da quanto riportano i ricercatori, gli effetti sul numero di auto di proprietà è osservabile ma molto contenuto, a differenza di quanto avviene in altri Paesi partner del progetto, come la Germania.

È tuttavia da specificare che i modelli di car sharing sono diversi, con una netta prevalenza in Italia dei servizi cosiddetti “free floating” (ovvero senza una stazione fissa e quindi più adatti per tragitti di sola andata) mentre nel Nord Europa questi si affiancano ad altre soluzioni consentendo di attrarre tipologie di utenti diverse e quindi incrementare le ricadute positive.

Anche quest’ultimo punto potrebbe spingere a delle riflessioni sui modelli operativi e di business da favorire. Riflessioni che potranno essere stimolate e guidate dal risultato finale del progetto, ovvero un toolkit, cioè una “cassetta degli attrezzi” per i policy maker che sono responsabili delle politiche della mobilità soprattutto nelle grandi aree urbane, e che sarà disponibile dopo il mese di maggio.