Istituita una task force per la didattica online

In attesa di conoscere il DPCM ancora in aggiornamento per il contenimento della diffusione del Coronavirus, la Regione fa sapere di aver attivato da oggi una task force per eseguire un censimento delle scuole piemontesi che hanno già avviato l’attività online e per accompagnare quelle meno attrezzate nella transizione dalla didattica tradizionale a quella in rete.

L’organismo è costituito da Regione, consorzio TopIx, Miur, Csi Piemonte e della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo.

L’assessore ai Servizi Digitali fa sapere che rivolgerà domani una richiesta formale al governo per mettere subito a disposizione del Piemonte – attraverso un decreto urgente – le risorse risparmiate dalla posa della Banda Ultra Larga, somma che equivale a quasi 33 milioni.

Queste risorse – secondo l’Assessore – potrebbero essere utilizzate per le piattaforme pubbliche di formazione a distanza delle scuole medie superiori e inferiori oppure per l’attivazione dei voucher per servizi di connettività, allacciamento e pagamento dei canoni.

In accordo con l’Unità di Crisi e con l’assessorato alla Sanità, sarà inviata una richiesta a tutti i sindaci per verificare la possibilità di mettere a disposizione locali connessi alla rete dedicati agli studenti che non sono in possesso di strumenti digitali per seguire l’attività didattica. I locali dovranno essere conformi alle disposizioni di sicurezza per evitare la diffusione dei contagi da COVID-19. Il Csi Piemonte integrerà il numero verde della Regione con un servizio dedicato alle scuole.

Poter disporre di una banda larga moderna, efficiente e diffusa su tutto il territorio – aggiunge l’assessore regionale all’Istruzione – consentirebbe davvero al Piemonte di accelerare anche per quanto riguarda la scuola e l’istruzione. Situazioni di emergenza, come il coronavirus, dimostrano che l’alta velocità telematica può essere fondamentale anche per l’attività didattica, oltre che, ovviamente, per miriadi di altre applicazioni. Mi auguro che il governo accolga questa richiesta, che viene incontro alle esigenze anche di tanti territori ad oggi sostanzialmente isolati e che necessitano di una connessione veloce ed efficiente.




Biella. Al via il corso di formazione: “Finanziamenti europei, come utilizzarli”

Parte da Biella con un doppio appuntamento – giovedì 8 e venerdì 9 ottobre – il corso di formazione organizzato dalla Consulta europea del Consiglio regionale in collaborazione con l’Istituto Universitario di Studi Europei – Iuse, rivolto ad amministratori e funzionari degli enti locali del Piemonte sui finanziamenti diretti e strutturali dell’Unione europea.

Il corso è strutturato in due incontri in diretta streaming per ogni provincia, tenuti da docenti universitari, con l’obiettivo di fornire un quadro completo delle diverse tipologie di finanziamento per indirizzare gli enti locali ad utilizzarli correttamente a favore dei territori.

“Sono particolarmente contento che le prime due date siano rivolte agli amministratori del Biellese – ha detto il consigliere segretario, delegato alla Consulta, Michele Mosca -, una provincia duramente ferita dal maltempo dei giorni scorsi, dove i problemi di dissesto idrogeologico sono da risolvere senza più indugi e non da rimandare al prossimo disastro. Questo corso è un’occasione importante per valutare al meglio quali sono i finanziamenti europei a disposizione degli enti locali per realizzare progetti che generino crescita e investimenti, necessari in particolare per i nostri territori montani”.

Si parlerà anche del Piano per la ripresa UE (Next Generation UE – Recovery Fund), messo a punto per fronteggiare le conseguenze economiche generate dall’emergenza Covid: un pacchetto di misure che prevede a favore delle amministrazioni locali un ingente afflusso di risorse sulla programmazione in corso dei fondi europei 2014-2020, attraverso lo strumento React-UE, anche in prospettiva del nuovo periodo di programmazione 2021-2027.

Il corso si concluderà il 20 novembre, la prossima settimana toccherà al Cuneese.




Lavorare nell’industria tessile, corso gratuito e tirocinio retribuito

Il corso, gratuito e a numero chiuso, è un progetto pilota innovativo ideato, promosso e finanziato dall’Associazione Industriali Tessili Cotonieri dell’Unione Industriali Torino, di cui gli imprenditori Giorgio Pertile e Renato Vasino sono rispettivamente Presidente e Vice-Presidente. Sviluppato in collaborazione con la Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile, che ne cura la progettazione, l’organizzazione e la gestione, il corso ha l’obiettivo di colmare il divario esistente tra formazione e lavoro in ambito tessile industriale, formando in particolare addetti alla tessitura, all’orditura e alla meccanica tessile, venendo così a supportare lavoratori e imprese soprattutto nel territorio del chierese.

 

Spiega la Presidente Melanie Zefferino: «Mettendo in atto i propri scopi statutari, la Fondazione si prepara ora a “promuovere attività per la formazione, la qualificazione e l’aggiornamento del personale addetto alla produzione, alla distribuzione, alla diffusione e alla valorizzazione del tessile, non esclusa l’istituzione di una apposita scuola, con particolare attenzione alle problematiche indotte dall’utilizzo di nuove metodologie e tecnologie”. Il primo passo verso questo importante traguardo è stato fatto grazie alla collaborazione con l’Associazione Industriali Tessili Cotonieri dell’Unione Industriali Torino».

Il corso privato professionalizzante di avvio al lavoro nell’industria tessile, frutto di questa sinergia, inizierà il 1 ottobre e terminerà il 26 novembre, quando gli allievi riceveranno un attestato di frequenza e profitto con accreditamento ENAIP. Anche il CPIA3, con cui la Fondazione ha già condiviso altre progettualità, collaborerà alla promozione dell’iniziativa.

Il corso è aperto a persone maggiorenni, residenti o domiciliate nella provincia di Torino, che abbiano interesse a qualificarsi o riqualificarsi per inserirsi lavorativamente nell’industria tessile. Gli allievi (minimo 12, massimo 20) saranno selezionati sulla base delle rispettive motivazioni, esperienze, e/o conoscenze pregresse. Sono previste in totale 60 ore di insegnamento teorico-pratico con frequenza obbligatoria in presenza, che si svolgeranno il lunedì e il venerdì pomeriggio (dalle 14,00 alle 18,00) a Chieri, nella sala polifunzionale e nei laboratori della Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile, in Via Santa Clara 10/A, a Chieri.

Per accedere alla selezione degli ammessi al corso,

gli interessati devono inviare una breve lettera motivazionale e

il proprio curriculum vitae in formato europeo,

entro il 23 settembre 2022, a info@fmtessilchieri.org.

Il corpo docenti è costituito da esperti qualificati, attivi a vario titolo nel settore tessile e nell’ambito della formazione, a cominciare dal coordinatore del corso, Mauro Le Noci (perito tessile accreditato e docente), Lisa Fontana (docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze), con interventi di Massimo Quattrocolo, Antonio Coppola, Melanie Zefferino, Giulia Perin, Francesca Vergnano e il contributo dei meccanici tessili Graziano Iseppi, Maurizio Fasano e Walter Borsato, volontari della Fondazione, quali hanno appositamente allestito un orditoio manuale e realizzato telai portatili per assicurare agli allievi la sperimentazione diretta delle fasi chiave del processo tessile sin dalle prime lezioni.

Sono anche previste attività extracurriculari, incluse visite ad aziende leader di settore sul territorio chierese, oltre naturalmente alle collezioni del Museo del Tessile nel complesso di Santa Chiara e all’Imbiancheria del Vajro. Tutto ciò per coniugare, alla formazione professionalizzante, lo sviluppo di conoscenze che alimentino la passione per il tessile, passando in rassegna la sua storia e gli sviluppi del presente attraverso materiali, tecniche e macchinari. Durante il corso sono previste verifiche periodiche e un esame finale. Una volta superata la prima verifica, gli allievi potranno iniziare un tirocinio part-time di almeno tre mesi, retribuito a norma di legge, presso un’azienda dell’Unione Industriali Torino, preferibilmente affiliata alla Associazione Tessili Cotonieri di Torino. Una volta completato il corso e il tirocinio, ciascun allievo avrà acquisito conoscenze ed esperienze che favoriranno l’inserimento lavorativo nel settore tessile industriale.




La Città metropolitana di Torino scommette sulla formazione di operatori sociali di comunità in Canavese

La pandemia da covid19 ha messo in luce anche drammaticamente quanto sia indispensabile strutturare l’assistenza territoriale, soprattutto nelle zone più marginali di territorio.

Alla figura dell’infermiere di comunità, già sperimentata con successo nel Canavese, potrà affiancarsi nel prossimo futuro quella del tutto innovativa dell’operatore sociale di comunità, un progetto di Città metropolitana di Torino all’interno di SocialLab ( piano integrato territoriale GraiesLab, finanziato dal programma Alcotra Italia Francia) dedicato all’inclusione sociale,

La formazione di 300 ore inizierà a settembre prevalentemente in modalità online, le iscrizioni si aprono lunedì 22 giugno fino al 23 luglio.

 Il corso è riservato ai candidati in possesso di uno diploma o attestato di qualifica di educatore professionale o educatore specializzato oppure laurea in scienze dell’educazione, educatore professionale, oppure qualifica di educatore professionale, laurea in Scienze del servizio sociale o equipollente. Il numero massimo dei partecipanti al corso di primo livello è: 20 persone, di cui 4 individuate dagli Enti gestori dei servizi socioassistenziali partner del progetto e le altre 16 tramite iscrizione al corso di formazione.  Info e bando

La Città metropolitana di Torino ha scelto il consorzio socio assistenziale Ciss 38 come soggetto attuatore delle azioni collegate al progetto: attiverà 4 operatori sociali di comunità che avranno il ruolo di animatori di comunità in quattro territori diversi, corrispondenti ad aree test montane, una per ognuno dei quattro territori dei consorzi – Ivrea, Ciriè, Caluso e Cuorgnè – per garantire una diffusione capillare dei diversi servizi e interventi: consulenza familiare, mediazione ai conflitti, sostegno alla genitorialità, gruppi di confronto per famiglie in contesti montani maggiormente isolati e marginali.

In stretta integrazione con le amministrazioni locali, le scuole, il terzo settore daranno una specifica attenzione alle componenti giovanili dei nuclei familiari attraverso interventi individuali di sostegno all’autonomia dei giovani, in particolare NEET, creando anche spazi di ascolto, confronto e co progettazione di iniziative degli stessi adolescenti e giovani del territorio.

La scelta di programmare questa formazione sperimentale nei territori della AslTO4 era nata molto prima che il coronavirus mettesse in ginocchio le popolazioni più fragili ed ora che si sta per partire, i partner di progetto hanno voluto sottolinearne il valore e l’importanza.

Lo hanno fatto durante un webinar lunedì 15 giugno il consigliere metropolitano delegato allo sviluppo economico Dimitri De Vita e Fabrizio Galliati presidente della federazione provinciale Coldiretti Torino, ma soprattutto lo hanno rimarcato gli addetti ai lavori, i Consorzi socio assistenziali canavesani che hanno investito su questa scommessa: Ellade Peller presidente del Consorzio In.Re.Te, Savino Beiletti presidente del CISSAC di Caluso, Mariangela Brunero del CIS di Cirié – Presidente del CDA e Nicoletta Bellin del CISS38.

Tutti hanno sottolineato il valore di un progetto che porta i servizi più vicini agli utenti fragili e non li costringe a muoversi per ottenere aiuto: il contributo tecnico ed operativo della Asl TO4 si è rivelato indispensabile per costruire 300 ore di formazione che creeranno i nuovi professionisti: ne ha parlato Lavinia Mortoni, direttrice del Distretto di Cuorgné dell’Asl TO4 mentre il direttore del Polo universitario di Ivrea e coordinatore del corso di laurea in infermieristica Diego Targhetta Dur e la presidente della Fondazione di Comunità del Canavese onlus Antonella Enrietto hanno insistito sul valore della progettazione partecipata per una sfida tutta da vincere, che parte su ottimi presupposti anche dal punto di vista occupazionale per chi verrà formato.

L’OPERATORE SOCIALE DI COMUNITÀ

L’operatore sociale di comunità, con il ruolo di animatore di comunità, è la figura che opera sul territorio con l’obiettivo di:

  • massimizzarne il valore: attiva azioni e proposte in sinergia con gli altri attori del territorio, mantenendo un confronto con il pubblico, in un’ottica di innovazione e proattività, in percorsi di soddisfazione dei bisogni attraverso l’utilizzo delle risorse esistenti;

  • rigenerare: l’operatore sociale di comunità si attiva secondo la conoscenza del territorio, delle caratteristiche sociali ed evolutive, delle metodologie per promuovere un’azione di animazione della comunità e delle sue potenzialità, di educazione dove necessario e di sostegno.

L’operatore sociale di comunità svolge quattro funzioni essenziali:

  1. funge da riferimento di informazioni e di raccordo con i Servizi per i soggetti fragili delle Comunità locali, con particolare riferimento a quelli isolati (anziani, adulti malati o fragili, minori NEET)

  2. se necessario risponde con piccole attività di assistenza diretta, attiva reti (da valutare in quale misura: es. piccole commissioni, recapito posta/farmaci nei casi più di emergenza e come occasione di contatto con l’utente)

  3. rileva i bisogni sociali della Comunità di riferimento al fine di dare risposte progettuali e creative alle domande degli utenti attraverso il rafforzamento o la creazione di piccole reti quotidiane o la realizzazione di progetti di medio-lungo termine, facendo da raccordo tra i Servizi pubblici e le risorse informali e private; in questo senso attiva o riattiva processi di auto mutuo aiuto, promuove il ruolo degli anziani come risorsa della Comunità, rimette in gioco le reti di solidarietà formali o informali, individuali o collettive e crea legami con il mondo delle imprese locali (agricole e non)

  4. costruisce o contribuisce a costruire, alimenta e gestisce reti di prossimità, che coinvolgono soggetti pubblici e privati e che costituiscono il tessuto necessario per rispondere più compiutamente ai bisogni dei cittadini, con particolare attenzione a persone (adulti/minori/anziani) in difficoltà e/o isolati e alla loro integrazione sociale; costruisce reti che permettano di “prendere per mano”, di stare vicini, per quanto possibile, alle persone in difficoltà.

L’operatore sociale di comunità lavora in team con altri operatori, con gli operatori dei Servizi sociali e con l’Infermiere di Famiglia e di Comunità.

L’operatore sociale di comunità potrà trovare la sua collocazione, in regime di dipendenza o libero professionale, in istituzioni pubbliche o private, associazioni, cooperative, in cui si svolgono azioni di prevenzione del disagio e delle marginalità, finalizzate alla promozione del benessere e delle potenzialità dell’individuo e della collettività, attraverso le risorse presenti nel territorio.

 

 




L’UPO riapre in presenza le lezioni del primo anno

La Regione Piemonte ha cambiato il colore nella classificazione del rischio epidemiologico, diventando arancione.

Il Comitato Regionale di Coordinamento del Piemonte ha deciso di conformarsi alle indicazioni ministeriali e di riaprire alla modalità in presenza le lezioni delle discipline relative al 1° anno, nonché, laboratori, tirocini, stage, esercitazioni ed esami. Le attività didattiche relative agli anni successivi al primo e le proclamazioni delle lauree continueranno in modalità telematica.

Per quanto riguarda l’UPO, si è disposto di dar luogo a opportune sanificazioni degli ambienti nelle giornate del 30 novembre e del 1° dicembre. La riapertura è fissata per mercoledì 2 dicembre.

Rimane la possibilità per le studentesse e gli studenti del primo anno di seguire le lezioni in diretta streaming, come è avvenuto nel mese di ottobre.

A questa pagina è possibile consultare le linee guida del Co.Re.co.




3mila euro a impresa da investire in formazione

Approvato dalla Giunta della Camera di commercio di Torino uno stanziamento di 160mila euro dedicato a supportare le aziende torinesi negli investimenti in formazione, proprio in un periodo di profonda trasformazione delle modalità di fare business in tutti i settori.

 

Incoraggiamo le imprese a investire in formazione – ha dichiarato il Presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina perché la formazione è uno strumento importante e concreto per iniziare fin da ora a programmare il futuro. Solo persone adeguatamente preparate, infatti, saranno in grado di gestire il cambiamento e di rendere efficaci i nuovi modelli gestionali e organizzativi che questo periodo sta già richiedendo”.

 

I contributi, sotto forma di voucher per un massimo di 3mila euro ad azienda, possono essere richiesti alla Camera di commercio esclusivamente attraverso il servizio telematico Webtelemaco a partire dalle ore 9 di lunedì 12 ottobre fino alle ore 12 di lunedì 19 ottobre. L’istruttoria delle domande avverrà in ordine cronologico, fino ad esaurimento fondi disponibili.

 

Chi può richiedere il voucher

Tutte le micro o piccole o medie imprese di qualunque settore, attive con sede e/o unità locali nella città metropolitana di Torino, in regola con l’iscrizione al Registro delle Imprese e con il pagamento del diritto annuale.

 

Le spese ammissibili

Devono riguardare interventi delle aziende nell’ambito della formazione su questi specifici temi:

  1. Sicurezza, per la crescita delle competenze in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, anche in riferimento al post emergenza
  2. Smart working
  3. Competenze strategiche post emergenza, ad esempio marketing digitale, nuovi canali commerciali on line, utilizzo di strumenti di gestione finanziaria
  4. Formazione e certificazione di competenze digitali.

I servizi di formazione dovranno essere erogati all’impresa a partire dal primo gennaio 2020 fino al 31 marzo 2021. L’entità massima dell’agevolazione non potrà superare il 70% dei costi ammissibili.

 

 

 

 

 

 




Aperte le iscrizioni per il nuovo executive master del Polito

L’estrazione del marmo dalle cave in montagna rappresenta una tra le più rischiose attività minerarie: l’esigenza di aumentare i livelli di sicurezza durante tutta la filiera estrattiva rappresenta sempre di più una sfida ingegneristica da cui non si può prescindere.

 

L’Executive Master in Ingegneria Mineraria applicata alle Cave di Pietre Ornamentali proposto dalla Scuola Master del Politecnico di Torino nasce così dall’esigenza di rispondere alla crescente domanda del mercato del lavoro di figure professionali specializzate nel settore dell’ingegneria mineraria, ad oggi difficili da reperire.

 

La formazione specifica di professionisti del settore delle cave di Pietre Ornamentali rappresenta un’opzione importante per il futuro di questo settore e una scelta strategica dal punto di vista occupazionale: un percorso formativo che potrà contribuire a mantenere e riaffermare il ruolo di primo piano che svolge l’Italia nel panorama internazionale di questo settore che non conosce crisi.

 

La leadership italiana in questo segmento di mercato è il risultato dell’impegno e della lunga tradizione che possono vantare imprese, studi di ingegneria ed enti pubblici che in Italia si occupano di Ingegneria Mineraria, che hanno contribuito alla valorizzazione delle risorse del sottosuolo e allo sviluppo di competenze gestionali e tecniche riconosciute a livello internazionale e che parteciperanno con contributi teorici e pratici alla formazione degli studenti.

 

Sul modello dei principali Executive Master europei, attraverso la presentazione e l’analisi delle innovazioni scientifiche e tecnologiche nel settore estrattivo e delle fondamentali competenze richieste al personale tecnico, il programma mira a formare figure professionali tecniche altamente specializzate nel campo dell’ingegneria mineraria.

 

Il Master, oltre a fornire i fondamenti delle diverse discipline che afferiscono all’Ingegneria Mineraria, fornirà importanti contenuti applicativi che consentiranno ai partecipanti di acquisire le competenze pratiche in grado di completare la formazione di differenti figure professionali particolarmente ricercate nel settore estrattivo delle Pietre Ornamentali.

 

Il corso vedrà la partecipazione congiunta di docenti del Politecnico di Torino e di esperti tecnici esterni del settore estrattivo delle Pietre Ornamentali in collaborazione con la Fondazione Marmo Onlus e si concluderà con lo svolgimento di un tirocinio formativo di 120 ore presso aziende minerarie del comparto delle Pietre Ornamentali o presso uno Studio di Ingegneria o Enti Pubblici di pianificazione e controllo delle attività minerarie.

 

Il corso avrà un numero massimo di 12 partecipanti, si svolgerà part time presso il campus della Fondazione Marmo onlus a Carrara da maggio a ottobre 2021, per un totale di 180 ore di lezione, fruibili anche a distanza in modalità online, e 120 ore di tirocinio presso enti e aziende del settore. Le iscrizioni sono aperte fino al 21 aprile 2021 alle ore 13.

Coordinatore del Master è il professor Pierpaolo Oreste del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture DIATI.

 




Lettera aperta della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile

Questo momento di grande difficoltà, che ha ormai assunto estensione mondiale, sta palesando la fragilità del modello di sviluppo adottato da anni a livello globale.

Allo stesso tempo, è sempre più evidente che per trovare soluzioni a problemi complessi sia necessaria una reale collaborazione di tutte le comunità e istituzioni, ad ogni livello: individuale, locale, nazionale ed internazionale.

In tale contesto, ora più che mai, sono fondamentali politiche e azioni in grado di delineare strategie nazionali di ricostruzione sul medio e lungo periodo orientate ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

La strada da percorrere per uscire dall’emergenza può assumere una duplice prospettiva: da un lato vi è la possibilità di cominciare un percorso virtuoso che metta insieme le istanze economiche del post-emergenza con il progetto del Green Deal Europeo allo scopo di accelerare la transizione verso un modello sostenibile di sviluppo; dall’altro vi è il rischio che per uscire dall’emergenza si lasci eccessiva libertà d’azione, dando addirittura una spinta in senso contrario rispetto allo sviluppo sostenibile.

In questo snodo così delicato della storia del Paese e del mondo, la Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) vuole mettere a disposizione le proprie competenze per promuovere e avviare un percorso virtuoso verso la sostenibilità del Paese.

Oggi più che in passato, le Università hanno il compito, e il dovere, di promuovere una cultura nuova, di essere da modello e da stimolo per i contesti sociali e territoriali, affinché tutti possano comprendere che la sostenibilità non è un “lusso” che coinvolge e impatta su pochi ma che può e deve divenire opportunità per la promozione umana e sociale, veicolo essenziale attraverso il quale possano essere perseguiti e garantiti a tutti diritti, capabilities, inclusione, futuro.

Nella consapevolezza che l’attenzione all’emergenza sanitaria non cancella la severa crisi ambientale e sociale globale ma anzi l’aggrava, la RUS considera l’Agenda 2030 una bussola capace di indicare chiaramente la direzione da seguire per una ripresa che permetta di rafforzare la resilienza delle persone, delle comunità e dei territori.

Per far fronte all’emergenza e assicurare continuità alla didattica e alle altre attività universitarie, gli Atenei hanno fatto un balzo tecnologico e organizzativo senza precedenti in pochi giorni, fornendo una straordinaria dimostrazione di resilienza e di capacità di trasformazione che sarebbe auspicabile non andassero perdute: gli Atenei devono essere capaci di cambiare e di adattarsi pur mantenendo la loro natura e identità.

Questa crisi, infatti, sta insegnando a tutti i componenti della comunità universitaria (docenti, personale tecnico e amministrativo, studenti e studentesse…) come sia necessario andare oltre i rigidi steccati disciplinari per accogliere e valorizzare l’approccio transdisciplinare, in grado di immaginare e porre in essere percorsi educativi, didattici e di ricerca olistici e integrati.

Le conoscenze settoriali, da sole, non bastano per decifrare e comprendere la complessità attuale; al contrario, serve un approccio sistemico, che coinvolga e che ponga in dialogo generativo tutti i settori della conoscenza e della società civile (pubblica amministrazione, mondo del lavoro, mondo dell’impresa, terzo settore, istituzioni educative…), con un’attenzione a garantire equilibrio tra i diversi aspetti ambientali, economici e sociali.

Gli obiettivi

Consapevoli di tali premesse ed esigenze, la RUS intende mettere a disposizione del Paese la propria caratteristica e forza principale, l’essere Rete per:

  • sostenere insieme una visione di futuro che abbia al centro uno sviluppo autenticamente sostenibile, supportato dalle competenze che il sistema universitario può fornire al Paese, e non solo; in questo contesto fare rete significa anche mettere a sistema competenze e servizi di terza missione in grado di promuovere politiche di riconversione produttiva;
  • promuovere un processo di trasformazione culturale che, ad ogni livello, possa accompagnare a ripensare gli attuali stili di vita, di produzione e di consumo; a ridefinire delle politiche attente all’ambiente e alle persone; a limitare le disuguaglianze intra e intergenerazionali; a contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. L’educazione è, come la stessa Agenda 2030 sottolinea, il principale strumento affinché tale trasformazione possa divenire concreta;
  • ripensare i processi formativi, valorizzando il capitale umano e l’importanza dell’apprendimento per tutti e per tutta la vita. Si dovranno rivedere i metodi, gli strumenti, i tempi e la valutazione degli stessi processi educativi. Bisognerà fare in modo che tutte le istituzioni formative italiane (scuole, università, accademie, enti di formazione…) riscoprano il loro valore e la loro missione educativa, puntando sullo sviluppo delle competenze, anche di quelle trasversali, e non tanto o solo sul trasferimento delle conoscenze e dei saperi;
  • abilitare le persone a futuri diversi rispetto a quello verso il quale ci stiamo dirigendo. Un approccio olistico, trasversale e inter e transdisciplinare

dovrà, negli opportuni tempi e modi, divenire la norma e non l’eccezione alla formazione.

Le proposte

La RUS, accogliendo il modello della civic university e facendo leva sui principi della Terza Missione e sulle competenze di cui è portatrice, si propone di:

  1. diventare un Think tank per la resilienza del Paese, un organismo indipendente che sia di supporto alla politica e agli amministratori nella definizione di interventi e di azioni locali e regionali a sostegno della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e dell’Agenda 2030. Il Piano nazionale di attuazione del Manifesto che i Rettori hanno firmato a Udine lo scorso maggio 2019 e che sarà pubblicato nel Rapporto 2020 della Rete, continene già molte indicazioni su come il processo di transizione sia attuabile, affinché, come la stessa Agenda 2030 recita, “nessuno venga lasciato indietro”;
  2. collaborare ai tavoli di lavoro nazionali, attraverso l’attività dei propri Gruppi di Lavoro (Cambiamenti Climatici, Cibo, Educazione, Energia, Inclusione e Giustizia Sociale, Mobilità, Rifiuti), facilitando la definizione e l’attuazione di progetti sostenibili in campo ambientale, tecnologico, economico, sociale e di governance. I materiali che ciascuno dei Gruppi di Lavoro ha elaborato possono offrire alle altre Istituzioni, Enti e Associazioni locali e nazionali un supporto scientifico e relazionale a vantaggio della crescita sostenibile dei territori;
  3. dar vita ad “unità locali di resilienza” e trasformazione a partire dalle quali le Università potranno fornire il supporto tecnico-scientifico e culturale necessario per effettuare analisi prospettiche di tipo ex-ante, attività di monitoraggio e di valutazione ex-post dei progetti e delle politiche implementate, mettendo a sistema quanto attuato e armonizzandolo con i target dell’Agenda 2030 e con gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile che impattano maggiormente sulla vita del Paese e dei cittadini;
  4. contribuire alla creazione di spin-off accademici o/e all’istituzione di corsi di studi avanzati, supportando sia le amministrazioni pubbliche che il mondo dell’impresa e del lavoro nella individuazione di quelle conoscenze, sia teoriche che pratiche, basate sui principi della sostenibilità, necessarie per poter affrontare i cambiamenti culturali, tecnologici ed organizzativi che la società e l’economia italiana dovranno gestire nei prossimi mesi ed anni, per uscire dall’attuale crisi e prevenirne di nuove;
  5. contribuire alla costruzione di un laboratorio a rete per offrire servizi integrati di qualificazione di nuovi prodotti/processi a supporto della fase di post-COVID-19, anche con l’obiettivo di scambiarsi le esperienze

della gestione della crisi e mettere a fattor comune i benefici e i risultati conseguibili a livello regionale.

In conclusione

Siamo convinti che l’esperienza maturata dalle Università in questo periodo di difficoltà e di emergenza rappresenti un bagaglio prezioso, un esempio di laboratorio trasformativo, fondamentale per affrontare le sfide future con sguardo positivo e costruttivo, in linea con gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Per poter traghettare i territori verso scenari di sviluppo sostenibile, le Università devono essere messe in grado di rafforzare il proprio impegno in termini di didattica, ricerca, technology transfer, public and social engagement e human resource development sui temi dell’Agenda 2030. Solo accrescendo e rendendo sistemiche e sistematiche le conoscenze, le competenze e le best practice e mettendo a disposizione del Paese e dei suoi territori le competenze trasversali di cui le Università sono portatrici e custodi

f.to la Presidente, il Comitato di Coordinamento, i Coordinatori dei Gruppi di Lavoro della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile

 




Sempre più corsi online per il sistema edile novarese

Durante l’ultimo anno l’emergenza sanitaria ha creato non pochi problemi a tutto il sistema della didattica, ma la formazione resta un pilastro fondamentale per il settore edile e in questo momento delicato dobbiamo investire in quella online, cercando di capovolgere una situazione negativa in un’opportunità per evolverci e crescere».

È quanto annuncia Alessandro Frola, 37enne imprenditore edile della Frola Group Costruzioni e presidente del Senfors (Sistema Edile Novarese Formazione e Sicurezza, già Scuola Edile), presentando i dati dell’attività svolta durante l’ultimo anno formativo, tra ottobre 2019 e settembre 2020: un totale di 203 corsi erogati a 1.830 allievi, per complessive 4.093 ore di lezione.

«Nonostante la pandemia – aggiunge Frola – siamo riusciti a mantenere un’offerta in linea con gli anni precedenti; il nostro obiettivo principale sarà ora l’attivazione dell’on-line per tutte le parti teoriche e, ove possibile, anche per le sessioni pratiche previste nei corsi di formazione. Ci saranno novità anche nella comunicazione da parte del Senfors, che vuole diventare il principale punto di riferimento formativo delle imprese edili sul territorio».

Nato nell’ottobre 2016 dalla fusione della Scuola Edile Novarese e del Comitato Paritetico Territoriale per la Prevenzione degli Infortuni nella Provincia di Novara, il Senfors è gestito da un Consiglio di amministrazione paritetico di 12 componenti: quattro nominati da Ance Novara Vercelli (la sezione delle imprese edili di Confindustria Novara Vercelli Valsesia), due da Confartigianato Imprese Piemonte Orientale e Cna Piemonte Nord e sei dalle organizzazioni dei lavoratori edili ed affini.




Scuola-impresa: cresce la raccolta del fondo “Fab Lab Lancia”

Il fondo “Fab Lab Lancia” cresce e punta a raggiungere l’obiettivo prima del termine. A otto mesi dal debutto, infatti, la raccolta di contributi promossa da Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) in collaborazione con la Fondazione Valsesia Onlus per potenziare i laboratori delle scuole tecniche e professionali “Magni” e “Lirelli”, che fanno riferimento all’Istituto superiore “Vincenzo Lancia” di Borgosesia (Vc), ha già raggiunto oltre il 50% della somma necessaria.
Il progetto, di durata triennale, era stato presentato lo scorso 7 aprile, dando seguito alla necessità di rimodernare la dotazione tecnologica delle scuole per fornire agli studenti una formazione più possibile aggiornata, e le aziende del territorio, da sempre attente ai rapporti con il mondo della scuola in quanto fucina di profili professionali indispensabili alla loro attività, non si sono tirate indietro.
«Ancora una volta – osserva il dirigente del “Lancia”, Carmelo Profetto – gli industriali del territorio dimostrano fattivamente il loro impegno per questa alleanza strategica e proficua tra scuola e impresa quale variabile significativa degli ultimi risultati conseguiti: nella ricerca Eduscopio di quest’anno il “Lirelli” si è classificato al primo posto tra gli istituti tecnici nella provincia di Vercelli per coerenza della preparazione dei propri profili in uscita rispetto alle esigenze del mondo del lavoro, mentre il “Magni” l’anno scorso si era attestato al secondo posto tra tutti i professionali del Piemonte per la più alta percentuale di alunni subito impiegati nei settori di competenza dopo il diploma. La donazione fatta alla scuola tramite il Fondo permetterà di avere una garanzia per l’utilizzo in sicurezza dei laboratori, e questo è un segnale tangibile della lungimiranza che da sempre ha contraddistinto il tessuto produttivo del territorio».
La Fondazione Valsesia ha attivato sei “cassetti” su cui è possibile effettuare donazioni, beneficiando degli sgravi fiscali previsti dalla legge. L’Iban per i versamenti è IT55C0608544900000001001092, la causale da indicare è “Fondo Fab Lab Lancia”, seguita da uno dei seguenti percorsi formativi: Indirizzo di Meccanica Meccatronica ed Energia (articolazione meccatronica); Indirizzo Chimica, Materiali e Biotecnologie (articolazione chimica dei materiali); Corso Industria e Artigianato per il made in Italy (indirizzo Meccanica); Corso Industria e Artigianato per il made in Italy (indirizzo Artigiano del legno); Corso di Manutenzione e Assistenza tecnica (indirizzo Elettronica/Elettrotecnica); Corso Moda. Sui siti web di Cnvv e del “Lancia” si possono visionare tutte le necessità per l’ammodernamento dei laboratori e delle attrezzature, con il relativo impegno economico.
«Siamo soddisfatti – commenta Riccardo Cavanna, vicepresidente di Cnvv con delega a capitale umano e formazione professionale – ma non dobbiamo assolutamente perdere di vista l’obiettivo che ci siamo posti e che, visti questi risultati, puntiamo a raggiungere prima della scadenza.
All’inizio del prossimo anno verrà installata la strumentazione necessaria per adeguare i percorsi formativi alle necessità delle aziende. Noi imprenditori dobbiamo guardare alle future generazioni in una prospettiva di medio-lungo termine: il capitale umano è un asset fondamentale e il rapporto con il mondo della scuola è sempre più un fattore strategico per dare valore al territorio e alle sue competenze. Una donazione al “Fab Lab Lancia” è un vero e proprio investimento sul futuro, anche quello delle famiglie. Le imprese hanno fatto la loro parte, ma per arrivare al traguardo serve il contributo di tutti».