Confindustria Piemonte: un sondaggio sull’impatto della pandemia

In attesa dell’auspicata ripartenza prevista dal prossimo 4 maggio, arrivano i risultati della seconda indagine di Confindustria sugli effetti della pandemia da Covid-19 per le imprese italiane, avviata con l’obiettivo di comprendere quale sia stato l’impatto dei provvedimenti – i due DPCM del 22 e 25 marzo che hanno determinato il lockdown di molte attività produttive – e le problematiche che ne sono seguite.

All’indagine, un questionario online nel periodo dal 4 al 14 aprile, hanno partecipato 4.420 imprese (quasi 6.000 quelle che avevano risposto alla prima, svoltasi a fine febbraio), 506 per il Piemonte, 63% del comparto manifatturiero, 37% dei servizi, per larga parte (76%) di piccola o media dimensione.

In linea generale, in riferimento al mese di marzo 2020, per oltre il 67% delle imprese della nostra regione la diffusione del Covid-19 ha avuto un impatto molto rilevante, per cui gli obbiettivi per l’anno in corso non risultano più raggiungibili oppure si è resa necessaria una riorganizzazione del piano aziendale. A seguito dei provvedimenti del governo, solo il 27% delle circa 500 aziende coinvolte è rimasta totalmente aperta, l’84% sta facendo ricorso alla CIG, l’80% allo smart working.

Per quanti tuttora in attività, i problemi maggiori si riscontrano nell’approvvigionamento del materiale sanitario (60% circa delle aziende totalmente o parzialmente aperte), mentre il 34% ha avuto difficoltà per la mancata ricezione delle forniture da altre imprese.

Tentando di guardare al futuro, è stato chiesto infine agli imprenditori quali fossero le strategie che metterebbero in atto per superare la crisi: quasi il 90% di essi non vede altre soluzioni che attendere il ritorno alla normalità e circa la metà ritiene utile ricalibrare il paniere dei prodotti venduti. Meno efficaci o percorribili altre scelte, quali cambiare i paesi di destinazione dell’export o aumentare le vendite tramite l’e-commerce.

Questa seconda indagine non fa che confermare i timori per il nostro sistema industriale, che sta perdendo 10 miliardi al mese – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli – e rende sempre più urgente una ripresa, regolamentata e graduale, delle attività in Piemonte, così come sul territorio nazionale. Tutti noi abbiamo ormai sviluppato una piena consapevolezza dei rischi e dei comportamenti più corretti, ma rimane utile ribadire ancora una volta che la condizione essenziale per la riapertura è il rispetto rigoroso e totale degli standard di sicurezza. Potranno riprendere solo quelle aziende che in questo periodo hanno avuto modo di predisporre tutte le misure necessarie a garantire la salute dei lavoratori. Con la piena applicazione dei protocolli, lavorare in azienda sarà più sicuro che andare al supermercato”.




Coronavirus, CNVV: primo impatto drammatico sull’industria novarese e vercellese

È drammatico il primo impatto del Coronavirus sull’industria novarese e vercellese. Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il trimestre aprile-giugno 2020 (elaborate in forma sintetica da Confindustria Piemonte e disponibili sul sito ) il saldo tra la percentuale degli imprenditori che, rispetto al trimestre precedente, si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione subisce la riduzione più forte dell’ultimo decennio: nel territorio novarese da 9,5 a -26,8 punti, in quello vercellese da -11,1 a -29,3 punti, mentre la media regionale passa da -0,5 a -29,1 punti.

In picchiata risultano anche i saldi ottimisti/pessimisti riferiti alle attese di nuovi ordini: da 8,7 a -30,1 punti per Novara, da -9,1 a -38 punti per Vercelli, a fronte di una media piemontese che passa da -0,5 a -33,8 punti. Fortemente negative anche le attese di ordini esteri, il cui saldo ottimisti/pessimisti crolla da 3,8 a -18,6 punti nel Novarese e da -7,3 a -26,9 punti in provincia di Vercelli, mentre in Piemonte cala da -1,7 a -25 punti.

«La situazione – commenta il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – è sempre più preoccupante e il fatto che la soluzione, quantomeno a livello di scelte politiche, non sia ancora chiara sta mettendo serie ipoteche sul futuro del tessuto economico e sociale del territorio. Le nostre aziende hanno attivato tutti i protocolli per lavorare in sicurezza e devono poter riprendere le attività “convivendo” con il virus, perché i problemi dell’economia non riguardano soltanto i suoi operatori, ma tutto il corpo sociale, che se ne deve fare carico come di un’emergenza che è ormai pari a quella sanitaria. Perdiamo clienti ogni giorno, con un calo della redditività che a fine marzo era già stimato in oltre il 25%; in queste condizioni non possiamo resistere a lungo».

Anche il mercato del lavoro ha prospettive negative, con un saldo ottimisti/pessimisti relativo alle aspettative di nuova occupazione che scende da 12,7 a -8,1 punti in provincia di Novara mentre risale lievemente, da -3 a -1,1 punti in provincia di Vercelli, con una media regionale in riduzione da 3,8 a -8,1 punti. La percentuale di imprese che già a fine marzo avevano dichiarato l’intenzione di ricorrere alla Cassa integrazione guadagni si impenna dal 4,1% al 24,8% a Novara e dal 16,5% al 22,2% a Vercelli, a fronte di un dato regionale in aumento dal’11,4% al 31,9%.

«Pur con la massima cautela nella valutazione di queste stime, che già risentono di una elevata incertezza ma che potrebbero rivelarsi anche meno gravi dei dati reali – osserva il direttore di Cnvv, Aureliano Curini – il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali sta arginando, almeno temporaneamente, l’impatto sul mercato del lavoro. Il rischio è che, una volta terminata l’emergenza, l’onda lunga della pandemia abbia forti ripercussioni anche su questo fronte, che è molto più lento nel superare le fasi di difficoltà già all’interno di un ciclo economico “normale”.

In questa fase è di fatto impossibile prevedere con quali problemi ci dovremo confrontare nei prossimi mesi e ogni ottimismo è del tutto fuori luogo».

La crisi paralizza anche gli investimenti, che vengono pianificati soltanto dal 23,8% delle aziende novaresi (rispetto al precedente 31,7%) e dal 19,6% (contro il 21,4% del trimestre precedente) di quelle vercellesi, con la media regionale in calo dal 24% al 18,6%.

A livello settoriale gli unici dati disponibili riguardano l’intero Piemonte: la metalmeccanica è uno dei comparti più colpiti dal calo della produzione (-25,5%); soffrono in particolare la metallurgia (-43,3%), l’industria elettrica (-36,0%), i macchinari e apparecchi (-25,3%) e l’automotive (-20,7%).

Negativi anche il cartario-grafico e il legno (entrambi -60%), il tessile-abbigliamento (-46,2%), la gomma-plastica (-34,1%), la chimica (-16,7%), le manifatture varie (-28,2%), l’edilizia (-29,2%) e gli impiantisti (-22,6%). Solo l’alimentare limita la contrazione al -14,6%.




Ravanelli: momento delicato per il Paese, pronti a collaborare con il Presidente designato Bonomi per la ripartenza

Il cambio al vertice di Confindustria avviene in un momento molto complesso e delicato per il nostro Paese, per aziende e imprenditori.

Per questo il nostro augurio di buon lavoro al Presidente designato Carlo Bonomi è sentito e saremo a sua disposizione per collaborare e fornirgli tutto il sostegno necessario a superare nel miglior modo possibile l’attuale emergenza e soprattutto affrontare la successiva fase di rilancio, fondamentale per riavviare il motore economico del Paese.

Un sincero e doveroso ringraziamento a Vincenzo Boccia che ha saputo guidare con determinazione l’Associazione e a Licia Mattioli che con la sua candidatura ha contribuito ad arricchire la dialettica e il confronto nel percorso di scelta del nuovo Presidente.

 




Carlo Bonomi è il nuovo presidente designato di Confindustria

Il consiglio generale di Confindustria ha designato Carlo Bonomi nuovo presidente.

L’attuale presidente di Assolombarda ha superato l’altro candidato in corsa Licia Mattioli ottenendo 123 voti, contro i 60 dell’avversaria.

I membri del consiglio generale hanno espresso la propria preferenza tramite voto on line .

Nel prossimo mese di maggio saranno i delegati nell’assemblea privata ad eleggere formalmente il nuovo presidente di Confindustria (il trentunesimo nella storia della Confederazione) che prenderà il posto di Vincenzo Boccia.




Coronavirus, Filippa (Cnvv): “Il motore produttivo del territorio deve iniziare a ripartire”

Il motore produttivo del territorio deve iniziare a ripartire». Lo sostiene il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia, Gianni Filippa.

«Siamo di fronte – spiega – a due tipi di emergenze e di problematiche: quella sanitaria e quella economica. Non voglio entrare nel merito delle prime, che non sono di mia competenza. Voglio però ringraziare sinceramente tutto il personale sanitario che si sta prodigando con un senso di responsabilità e una dedizione che vanno bel oltre la dimensione del dovere.

Un altro aspetto fondamentale, a questo riguardo, è la salute dei nostri collaboratori: per noi è un vero e proprio “patrimonio”, di cui non possiamo permetterci di fare a meno e per il quale dobbiamo avere la massima cura. Per questo le nostre aziende hanno attivato tutti i protocolli per lavorare in sicurezza».

«Sull’emergenza economica – prosegue Filippa – deve invece essere chiaro che non abbiamo a che fare con una crisi dovuta alla mancanza di domanda o di offerta, ma al blocco delle attività per oltre un mese in un settore che rappresenta oltre il 50% del Pil italiano, e che sta portando a una crisi di liquidità soprattutto nelle piccole imprese, ma anche tra gli artigiani, i commercianti, gli operatori del turismo e della ristorazione.

Molte aziende nostre associate stanno affrontando difficoltà di varia natura, dovute sia ai problemi dei fornitori, che stanno “a monte” della filiera produttiva e che andranno aiutati, sia a quelli dei clienti, che stanno “a valle” e che nella migliore delle ipotesi ci chiederanno dilazioni di pagamento.

Si tratta di un aspetto molto serio, che va oltre la dimensione finanziaria, perché se perdiamo un ordine ce ne facciamo una ragione, ma quando perdiamo un cliente non lo recuperiamo più e rischiamo, una volta finita l’emergenza, di dover proseguire la cassa integrazione non a causa del virus ma per mancanza di mercato, con conseguenze che possono arrivare fino al fallimento.

Dobbiamo ricominciare a produrre reddito, perché non si può vivere solo di debito. Le industrie nostri concorrenti tedesche, cinesi e turche in queste settimane stanno lavorando e ci stanno portando via clienti e opportunità».

«Sempre in tema di economia – conclude Filippa – dobbiamo anche iniziare a pensare al futuro. Vanno quindi fatte ripartire le opere pubbliche e i cantieri, ma alla condizione che vengano drasticamente ridotti i tempi degli appalti e che nelle ristrutturazioni edili vengano incentivati gli investimenti in risparmio energetico e in domotica, favorendo più possibile lo sviluppo delle tecnologie e delle connessioni, nelle case come nei capannoni: non possiamo parlare di smart working se poi in molti Comuni manca ancora la banda larga… Dobbiamo, infine, cogliere questa occasione per cercare di risolvere il problema della burocrazia, che gli stessi cittadini che per settimane hanno atteso l’erogazione dei 600 euro hanno potuto toccare con mano. Un plauso va ai nostri amministratori locali, che non si sono fatti imbrigliare e che in pochi giorni hanno distribuito i buoni spesa a molte famiglie bisognose».




Coronavirus: azioni urgenti per le imprese piemontesi

Sono partiti i primi interventi della Regione Piemonte in favore del sistema produttivo per affrontare la crisi in atto determinata dall’emergenza Covid-19.

L’obiettivo principale è garantire immediata liquidità alle imprese, attraverso contributi diretti e rafforzamento delle garanzie pubbliche, per ampliare così il più possibile le forme di accesso al credito messe in campo dal sistema finanziario locale (banche, confidi, fondazioni bancarie).

Contemporaneamente si sta cercando di prorogare per quanto possibile le scadenze in atto legate ai bandi  di finanziamento in corso, al fine di non gravare di ulteriori incombenze le imprese che stanno affrontando questa drammatica crisi.
In questa pagina sono raccolte e rese disponibili tutte le informazioni tecniche e pratiche sugli strumenti in atto e su quelli che a breve partiranno.

  •  Moratoria dei prestiti bancari: con delibera del 6 marzo 2020, la Regione ha approvato l’adesione agli interventi di moratoria dei prestiti concessi con il concorso di risorse regionali alle imprese piemontesi da parte degli intermediari finanziari, prefigurando quindi in anticipo anche gli interventi a livello nazionale in tal senso. Tale azione riguarda potenzialmente circa 110 milioni di euro di finanziamenti agevolati e circa 150 milioni di euro di operazioni sostenute da garanzie regionali. Per poter aderire alla sospensione del pagamento le imprese devono rivolgersi alla propria banca, con la quale è stata definita l’operazione di finanziamento per cui si intende beneficiare della moratoria, chiedendo di volersi avvalere di tale facoltà.
  • Sezione Piemonte Fondo Centrale di Garanzia per le PMI: la Regione  ha impegnato 54 milioni di euro per la costituzione di una Sezione speciale all’interno del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, finalizzata a potenziare l’intervento di tale strumento nazionale su scala regionale. Questo è uno degli strumenti che dovrà essere adeguato al nuovo contesto, con l’obiettivo di potenziare ancora, laddove possibile e necessario, le ricadute dello strumento nazionale sul territorio piemontese. Sono in corso le interlocuzioni tecniche con il Ministero per lo sviluppo economico per definire le iniziative più opportune atte a utilizzare le risorse stanziate a completamento, rafforzamento e integrazione dell’azione nazionale, sempre al fine di ampliare il più possibile l’efficacia dello strumento. Il Fondo Centrale di Garanzia è attivo sulla base delle norme nazionali. Sul sito del Ministero dello Sviluppo economico è disponibile l’elenco delle banche e dei confidi convenzionati. Per richiedere ulteriori informazioni contattare la propria banca oppure consultare questa pagina
  • Sostegno alle micro, piccole e medie imprese piemontesi e ai lavoratori autonomi: concessione di contributi a fondo perduto che consentano alle imprese beneficiarie dei finanziamenti finalizzati ad esigenze di liquidità di far fronte agli oneri connessi al credito e, in via generale, di favorire quindi la concessione di credito da parte delle banche e degli intermediari abilitati. Per questa misura è stato previsto uno stanziamento iniziale di circa 7,3 milioni di euro, che consentirà di fornire velocemente ed in forma anticipata contributi fino a 7.500 euro per soggetto beneficiario, a seconda dell’importo dell’operazione finanziaria sottostante. Il bando sarà disponibile nelle prossime settimane, ma intanto le imprese interessate si possono rivolgere al proprio istituto per richiedere già il finanziamento, che sarà la condizione per accedere al bonus.
  • Fondo unico Finpiemonte, modifica temporanea: nell’ambito di tale intervento, già attivo con una dotazione complessiva di oltre 90 milioni di euro, di cui circa 67 milioni a favore delle MPMI, sono in approvazione alcune modifiche temporanee finalizzate a rispondere ad alcune esigenze emerse a causa delle ricadute dell’emergenza sanitaria in corso. Si tratta, sostanzialmente, di prorogare i termini per la presentazione facilitata delle domande e per l’ammissibilità della retroattività delle spese sostenute, unitamente all’incremento della quota di spese ammissibili per scorte e circolante all’interno dei progetti di investimento proposti dalle imprese. Tale misura può essere utilizzata dalle imprese anche per sostenere gli investimenti necessari a modificare i propri processi produttivi e di lavoro, al fine di adeguarli rispetto alle esigenze di sicurezza e distanziamento sociale derivanti dall’emergenza sanitaria e le necessità legate all’attivazione e al rafforzamento dello smart working.
  • Fondo europeo di sviluppo regionale: verranno effettuate alcune modifiche bandi già esistenti, per accelerare il più possibile le procedure. Sui voucher per le infrastrutture di ricerca, ad esempio, è imminente l’avvio di una nuova linea per rimborsare le spese sostenute sui test di autocertificazione finalizzati, alla produzione di mascherine e dispositivi sanitari.
  • Inoltre, contestualmente, è stato disposto il differimento dei termini per adempimenti a carico di beneficiari di agevolazioni, contributi e incentivi economici. Un differimento che comprende anche il bando sull’efficienza energetica delle imprese.

 

Per le misure legate alla cassa integrazione in deroga:
Informazioni del Governo per cittadini e imprese
Misure urgenti nazionali in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese (decreto legge 23/2020)

Al via anche un ciclo di eventi informativi su web organizzati da Finpiemonte spa.




Confindustrie del Nord: ecco l’ agenda per la riapertura delle imprese e la difesa dei luoghi di lavoro

Mai nella storia della Repubblica ci si è trovati ad affrontare una crisi sanitaria, sociale ed economica di queste proporzioni.

In questo gravissimo contesto, la salute è certamente il bene primario e ogni contributo affinché si possano alleviare e contrastare le conseguenze dell’epidemia è cruciale.

Le relazioni sociali ed economiche sono colpite in modo grave, imprevedibile fino a poche settimane orsono. Stiamo facendo grandi sacrifici, che mai avremmo pensato ci sarebbero stati richiesti, che implicano la limitazione di alcune libertà che abbiamo sempre dato per scontate.

Dobbiamo tuttavia essere consapevoli che all’emergenza sanitaria seguirà una profonda crisi economica: dobbiamo quindi essere in grado di affrontarla affinché non si trasformi in depressione e per farlo abbiamo bisogno innanzitutto di riaprire in sicurezza le imprese.

Se le quattro principali regioni del Nord, che rappresentano il 45% del PIL italiano, non potranno ripartire nel breve periodo il Paese rischia di spegnere definitivamente il proprio motore e ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia.

Prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare, con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese.

Chiediamo quindi di definire una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza del cuore del sistema economico del Paese. È ora necessario concretizzare la “Fase 2”.

Per farlo bisogna realizzare un percorso chiaro e decisioni condivise con una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, Associazioni di rappresentanza delle imprese e Sindacati, che indichi le tappe per condurre il sistema produttivo verso la piena operatività.

La salute è il primo e imprescindibile obiettivo: le imprese devono poter riaprire, ma è indispensabile che lo possano fare in assoluta sicurezza, tutelando tutte le persone. Le aziende sicure devono poter lavorare. Chi non è in grado di assicurare la sicurezza necessaria nei luoghi di lavoro non può aprire.

Bisogna quindi definire un piano di aperture programmate di attività produttive mantenendo rigorose norme sanitarie e di distanziamento sociale.

Occorre uscire dalla logica dei codici ATECO, delle deroghe e delle filiere essenziali a partire dall’industria manifatturiera e dai cantieri. È una logica non più sostenibile e non corretta rispetto agli obiettivi di sanità pubblica e di sostenibilità economica. Il criterio guida è la sicurezza.

Le imprese si sono già dotate di alcuni importanti strumenti per modulare i propri comportamenti in questa difficilissima situazione, in primis il Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro. Si tratta di un documento fondamentale, condiviso da tutti gli attori che deve trovare una rigorosissima applicazione, anche nei controlli, e costituire il principale riferimento.

Bisogna mettere le imprese in condizione di attuarlo, assicurando loro la possibilità di:

  • mettere le imprese nelle condizioni di reperire tutti i dispositivi di protezione individuale e garantire il loro approvvigionamento mediante un agevole percorso di fornitura che passi da un flusso costante e prioritario nelle procedure doganali;
  • velocizzare il percorso di autorizzazioni da parte dell’ISS per i dispositivi prodotti in deroga alle normative sanitarie, ma che dimostrino requisiti di protezione soddisfacenti
    mettere in campo un pacchetto di misure di finanziamento a fondo perduto che supportino gli investimenti delle imprese nella sicurezza basato su alcune linee d’azione fondamentali: adozione di protocolli di sanificazione degli ambienti di lavoro;
  • ripensamento degli spazi lavorativi per ridurre al minimo i contatti tra le persone; nuova mobilità da e per i luoghi di lavoro e all’interno dei siti produttivi;
  • ricorso allo smart working.

Chiediamo un impegno per definire insieme un piano di contenimento del virus sui luoghi di lavoro basato su:

una collaborazione tra Autorità preposte, imprese e sindacati per consentire una efficiente gestione dell’operatività delle imprese nel periodo di emergenza, funzionale ad evitare pericolose situazioni di contrasto che metterebbero a repentaglio gli sforzi di collaborazione. Ciò deve poter avvenire anche a livello territoriale e regionale per costruire e sperimentare nuovi “modelli” di lavoro.

a livello regionale occorre condividere con i Servizi Sanitari modelli di collaborazione in cui le imprese diventano luoghi in cui si attuano le politiche per la salute a partire dalle attività di screening preventivo sulle quali si attendono decisioni tempestive e univoche delle autorità competenti: con l’ausilio fondamentale di test sierologici validati o con programmi coordinati di “tamponi” sul territorio.

In sintesi, occorre ripartire rapidamente per dare al Paese, alle imprese e ai lavoratori un’agenda chiara e un quadro certo in cui operare.

Il criterio guida è la sicurezza: le aziende sicure sono tutte uguali. Per questo occorre condividere un modello di collaborazione con Istituzioni, Autorità sanitarie, Associazioni industriali, Organizzazioni sindacali.




Ravanelli, Confindustria Piemonte: colpiti al cuore della nostra capacità ed eccellenza produttiva

IPresidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli ha dichiarato: “Come si temeva, i primi dati sugli effetti dello stop imposto dall’emergenza coronavirus sono drammatici e colpiscono la nostra regione al cuore della sua capacità ed eccellenza produttiva, la filiera legata all​’automotive.

Per assicurare un futuro alle migliaia di lavoratori e centinaia di imprese che operano in ​questo settore ribadiamo pertanto la necessità di definire al più presto un orizzonte di rilancio, un piano concertato con tempi e misure certe ed efficaci, per minimizzare le perdite e sostenere le nostre aziende nella ripartenza dopo la crisi, sempre – naturalmente – nel rispetto delle più stringenti misure di sicurezza”.

Il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, ha commentato che “In Italia la caduta delle attività produttive stimata per il mese di marzo è di -16,6% rispetto al mese precedente, e addirittura del -32% rispetto al 2019. Questi dati, ove confermati dall’Istat, rappresenteranno il più drastico calo mensile da quando sono disponibili le serie storiche di produzione industriale, portando i livelli su quelli di marzo 1978. Non possiamo, dunque, permetterci un ulteriore blocco dell’attività produttiva, che vada oltre quello già previsto.

È fondamentale riaprire le fabbriche il prima possibile per evitare drammatiche crisi di liquidità alle nostre aziende, con effetti irreversibili per il futuro del Paese. Le riaperture dovranno avvenire all’insegna di ogni possibile garanzia di sicurezza per i nostri collaboratori, in quanto noi per primi siamo interessati alla tutela della loro salute. Già nei giorni scorsi, con una lettera ai nostri associati, ho ribadito che la tenuta del nostro sistema economico dipende anche dalla nostra etica e dai nostri comportamenti che devono essere funzionali al mantenimento degli impegni che ogni impresa ha assunto nei confronti dei propri dipendenti, dei propri fornitori, e di tutto il suo territorio”.

Il Presidente di AMMA, Giorgio Marsiaj ha spiegato: “Il calo registrato a marzo dell’85,4% rispetto allo stesso mese del 2019 del mercato italiano automobilistico rappresenta uno tsunami senza precedenti, una Pearl Harbour che colpisce duramente la filiera produttiva torinese e piemontese. In Piemonte, infatti, nell’automotive operano circa 750 imprese, pari al 35% dell’intero comparto in Italia, con circa 70 mila occupati diretti e indiretti. La metalmeccanica rappresenta circa il 60% dell’export piemontese. Il fatturato prima del Covid-19 era il 40% di quello totale italiano del settore.

Sono numeri che normalmente ci inorgogliscono, ma che oggi, nella gravità dell’attuale situazione, ci preoccupano per la tenuta dell’intero tessuto industriale italiano, che a marzo ha registrato un calo della produzione del 16,6% rispetto a febbraio, portando l’indice di produzione sui livelli di quarantadue anni fa. E le prospettive sono di un ulteriore, forte peggioramento. L’automotive da sola rappresenta il 14% degli investimenti della manifattura in Italia e il 19% della spesa in Ricerca e Sviluppo. Ho più volte ribadito che se va in crisi la filiera dell’auto, va in crisi l’intera industria italiana e quindi la nostra economia. I numeri dimostrano che l’auto è il cuore della nostra manifattura, principale contributore dell’export nazionale.​

Noi stiamo lavorando intensamente insieme alle istituzioni, alle banche e ai grandi gruppi multinazionali per far sì che il sistema metalmeccanico e meccatronico torinese superi questa crisi senza precedenti e possa ricominciare a operare in totale sicurezza, sfruttando tutte le sue grandi potenzialità. Sarà però prioritario che le Istituzioni nazionali ed europee facciano arrivare rapidamente gli aiuti alle imprese.

Un altro tema strategico per la ripartenza è la necessità di rinviare di qualche anno l’entrata in vigore delle nuove norme europee sui limiti alle emissioni delle vetture, come sottolineato anche da Anfia. Noi crediamo nell’elettrico e ci stiamo investendo molto. FCA stessa ha dichiarato che terrà fede ai suoi piani. Noi siamo dello stesso parere. Oggi dobbiamo pensare prima di tutto alla sopravvivenza delle nostre aziende e al mantenimento dell’occupazione, che già prima della pandemia raggiungeva livelli preoccupanti, in particolare tra i giovani. Dobbiamo ripartire da qui, tutti insieme, per poter progettare il futuro del nostro territorio. Come fecero gli americani dopo Pearl Harbour, anche noi sapremo risollevarci e vincere questa durissima guerra contro il coronavirus e i suoi effetti sulla nostra industria”.

 

 




Appello di Confindustria Piemonte: “Salvaguardare il lavoro tutelando persone e impresa”

Il protrarsi della chiusura ha prodotto effetti negativi che rischiano di essere irreversibili per il Paese. Nel rispetto delle ineludibili indicazioni del comitato scientifico, imprese, Governo e parti sociali subito insieme per ripartire, aumentando ancora di più la sicurezza dei lavoratori.

L’Italia sta affrontando un’emergenza sanitaria globale che la vede drammaticamente in prima linea nel contrasto alla pandemia. Il Paese è chiamato a uno sforzo eccezionale per affrontare una crisi le cui dimensioni rischiano di compromettere in modo irreversibile il suo tessuto economico, sia per quanto riguarda i consumi interni, sia sul fronte internazionale. L’export risulta – se possibile – ancor più danneggiato da questa crisi, perché i competitor internazionali in queste settimane stanno acquisendo sempre maggiori quote di mercato. 

Anche il nostro territorio è impegnato in due battaglie distinte ancorché collegate: la prima di natura sanitaria, per arginare il contagio e interrompere la proliferazione del virus, la seconda di natura economica e sociale. A oggi il Governo ha messo in campo misure di supporto alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori tanto apprezzabili quanto insufficienti a compensare una frenata dei consumi che – lo ricordiamo – ha di fatto azzerato interi settori produttivi.

La nostra regione sta pagando un prezzo altissimo e rischia di subire un contraccolpo insostenibile. Le imprese piemontesi stanno attuando tutte le prescrizioni in ordine di tutela della salute dei lavoratori e sono ovviamente disponibili a incrementare tali misure al fine di minimizzare – con qualsiasi mezzo – ogni eventuale rischio. È però vitale – nell’interesse comune – definire una progressiva riapertura delle attività produttive, per sostenere intere filiere che coinvolgono un ampio indotto formato da PMI, artigiani e liberi professionisti. 

Confindustria Piemonte, nel rispetto delle ineludibili indicazioni del comitato scientifico e in concerto con tutte le associazioni territoriali, sollecita il Governo e le parti sociali ad aprire immediatamente un tavolo operativo per definire una graduale ripresa delle attività industriali. 

“Siamo di fronte alla crisi più grave degli ultimi 50 anni” ha commentato Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte “Le imprese stanno affrontando seri problemi di liquidità e al tempo stesso assistono all’erosione delle proprie quote di mercato. Quindi è indispensabile, ma non sufficiente, un piano eccezionale di trasferimenti e investimenti. Le imprese devono essere messe nelle condizioni di stare sul mercato e continuare a produrre, nel massimo rispetto dei dpcm – che potranno essere ulteriormente affinati – e delle ineludibili indicazioni del comitato scientifico. Ogni giorno di chiusura perdiamo quote di mercato che difficilmente riusciremo a riconquistare. A oggi abbiamo calcolato un impatto negativo sul PIL del 6%, ma il rischio concreto è che l’emergenza sanitaria si traduca in una spirale recessiva irreversibile”. 




Decreto Cura Italia-Confindustria Piemonte, Ravanelli: “Essenziali ulteriori interventi”

Le aziende piemontesi che in questi giorni stanno fronteggiando la crisi legata al Covid-19 accolgono con favore le misure contenute nel decreto “Cura Italia”, con il quale il Governo è intervenuto sulle maggiori criticità mostrando una capacità di reazione apprezzabile.

Il DL mette in campo risorse ingenti sui capitoli più rilevanti, ma è certo sarà necessaria un’ulteriore azione a breve ed è giusto ipotizzare la creazione di un comitato nazionale per l’emergenza economica, come è stato proposto dai nostri vertici nazionali. 

L’ampia possibilità di ricorrere alla cassa integrazione configurata dal DL era una delle misure più attese a tutela dei lavoratori impegnati in quelle aziende che si trovano nella condizione di dover ridurre o sospendere l’attività. Nella stessa direzione va la disponibilità di ulteriori giorni di congedo o l’alternativa del bonus a sostegno delle spese di assistenza ai figli.

Altro fronte importante è quello relativo alla liquidità delle imprese per cui sono stati previsti dal Governo azioni nel complesso condivisibili.

A giovarne saranno sia le PMI, per le quali ad esempio è stato predisposto il potenziamento del Fondo di Garanzia, sia le aziende più grandi grazie alle garanzie offerte dalla Cassa Depositi e Prestiti. A scongiurare il tracollo delle attività produttive contribuirà anche la sospensione e il differimento di una serie di versamenti e adempimenti fiscali e contributivi, tema su cui l’Associazione ha sollecitato fortemente il Governo.

“Con questo nuovo decreto mirato a contrastare l’emergenza economica – dichiara il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli – affiancato al recente protocollo di sicurezza degli ambienti di lavoro si pone la giusta attenzione al cuore produttivo del Paese e si mettono le basi per la ripartenza, che già sappiamo sarà molto sfidante per le nostre aziende, come hanno mostrato i recenti dati sulle previsioni d’impatto sul PIL regionale. Pertanto riteniamo necessari ulteriori interventi che ci attendiamo con il decreto di aprile, azioni che saranno essenziali per evitare il collasso”.