Confindustria Piemonte, il messaggio video di incoraggiamento alle imprese del Presidente Ravanelli

Il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli ha affidato oggi a un video – diffuso tramite i canali social ufficiali dell’Associazione – un suo messaggio di vicinanza e incoraggiamento alle imprese, piemontesi e italiane, che stanno affrontando l’emergenza legata al Coronavirus, con impatti ormai dilaganti su produzione, consumi interni ed export.

Un particolare apprezzamento va a lavoratori, lavoratrici e aziende che stanno mettendo il massimo impegno nel coniugare una fondamentale necessità di tutela della salute con altrettante esigenze legate all’economia.

Confindustria Piemonte – sottolinea Ravanelli – sta collaborando attivamente con l’amministrazione regionale nel definire i provvedimenti necessari a fronteggiare questa crisi. Specifica attenzione va posta al tema dell’export, con iniziative mirate a preservare il Made in Italy che rischia un forte indebolimento.

L’impresa italiana – conclude il Presidente – possiede comunque doti di resilienza, flessibilità e capacità di adattamento che le consentiranno di superare questo momento di difficoltà, adottando soluzioni alternative efficaci, come lo smart working. Fondamentale agire con unità d’intenti e impegno comune.

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Marco Gay nuovo presidente di Confindustria Piemonte

Il Consiglio di Presidenza elettivo di Confindustria Piemonte tenutosi, martedì 7 luglio, ha eletto Marco Gay nuovo Presidente degli industriali piemontesi per il quadriennio 2020-2024.

La votazione si è svolta a seguito delle consultazioni da parte dei tre componenti della Commissione di Designazione con i Presidenti delle Associazioni Territoriali e dopo aver raccolto la candidatura unica di Gay. Alla nomina hanno preso parte i Presidenti delle territoriali, di Ance Piemonte, Giovani Imprenditori e Piccola Industria.

Gay, 44 anni, torinese, con oltre 20 anni di esperienza imprenditoriale nel settore digitale e dell’innovazione, ha già una profonda conoscenza degli ambienti associativi: è stato Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte e di Confindustria e ricopre tuttora le cariche di Presidente di Anitec-Assinform (imprese ICT e dell’Elettronica di Consumo) e di Vicepresidente di Confindustria Digitale. Dal 2017 è amministratore delegato di Digital Magics, incubatore di startup.

«Ho iniziato il mio percorso in Associazione alla guida dei giovani imprenditori di Confindustria Piemonte nel 2011 – ha commentato il neo-presidente Gay – e ora sono orgoglioso di poter guidare gli imprenditori della mia regione, mettendo a disposizione competenze e volontà per far ripartire il nostro territorio. So che saranno quattro anni molto impegnativi, i segni lasciati dalla pandemia sul tessuto economico sono tangibili e purtroppo non ancora tutti evidenti, ma sono convinto che le nostre aziende hanno la volontà e tutte le caratteristiche per vincere la sfida. Proseguirò l’ottimo lavoro svolto dal Presidente Ravanelli e ci concentreremo in particolare sulla politica industriale e sui suoi pilastri come digitalizzazione, Europa e internazionalizzazione, sostenibilità, formazione e infrastrutture».

Gay succede a Fabio Ravanelli, che ha voluto accogliere il Consiglio elettivo negli stabilimenti novaresi della sua azienda, la Mirato S.p.A. Nel porgere il suo saluto, Ravanelli ha ricordato i momenti cruciali della sua presidenza: «Prima fra tutte, la mobilitazione delle imprese a favore della TAV Torino-Lione, che ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica e a rinsaldare il valore delle infrastrutture come condizione necessaria per lo sviluppo. E poi l’innovazione digitale e la transizione al 4.0 delle nostre imprese (con la creazione del Digital Innovation Hub Piemonte, primo in Italia) un passaggio ancora non completato, ma così centrale per rimanere e competere sul mercato. Ultimo punto, ma solo in ordine di tempo, la gestione dell’emergenza Covid e quanto fatto per mediare tra istituzioni e aziende, lato economico e lato sicurezza al momento della riapertura. Senz’altro c’è ancora molto da lavorare sulla capacità del territorio di attrarre investimenti – ha concluso Ravanelli – una sfida fondamentale su cui Confindustria potrà dare un contributo fattivo. A Marco Gay il mio augurio di buon lavoro per il futuro del Piemonte».




A tu per tu con Elisa Giordano, fondatrice del marchio torinese Irreplaceable

Elisa Giordano è una giovane donna torinese con una laurea in ingegneria dell’informazione e un’interessante esperienza maturata nell’ambito delle fonti d’energia alternativa. All’incirca otto anni fa ha deciso di orientare il suo futuro professionale verso il mondo della moda, diventando in seguito fondatrice di Irreplaceable, marchio di maglieria di cachemire.

La sua determinazione, e la sua passione per tutto ciò che è creatività, l’hanno spinta a farsi avanti in un settore tutt’altro che semplice, dove regna un’evidente concorrenza.

1)Elisa, come sono stati i suoi esordi in questo ambito?

Ho un passato da ingegnere nel settore dell’energia rinnovabile. Ma nel 2013, per una serie di avvenimenti famigliari, ho deciso di cambiare strada professionale per inseguire la passione della moda. Dopo un viaggio a Parigi ho colto un’opportunità e ho iniziato a collaborare per la maison francese Yves Saint Laurent. Un’esperienza estremamente formativa durata fino al 2018. Durante quegli anni, mi è venuta l’idea di una collezione di maglieria per bambini ispirata dai miei figli. Un’avventura iniziata quasi per gioco che lentamente è diventata una sfida sempre più grande che alla fine mi ha assorbito completamente. Dai bambini sono passata ad altre collezioni, in particolare a quella per la donna: la volevo sicura, moderna, femminile e indipendente; è così che è nato il mio brand IRREPLACEABLE, da questa aspirazione.

2) Nonostante i vantaggi dell’inclusione femminile nell’andamento economico del paese, in un modo lavorativo tradizionalmente “dominato” dagli uomini, l’universo femminile continua a essere ancora poco rappresentato. Secondo lei quali sono i freni che incontrano? E’ il sistema socio-culturale da ripensare o forse la mancanza di politiche di sostegno efficaci per le imprenditrici-madri di famiglia?

In Italia credo entrambe le cose. Le statistiche sono piuttosto eloquenti: siamo ancora molto lontani dal raggiungere altre realtà, anche europee, che sulla parità di genere sono decisamente avanti a noi, non solo come remunerazione, ma anche dal punto di vista dell’occupazione femminile. Nel mondo imprenditoriale, la situazione è ancora più complicata dal fatto che nell’accesso al credito, indispensabile per far crescere un’azienda quando non si hanno capitali iniziali, le resistenze sono ancora troppe. Alle difficoltà che tutti i giovani imprenditori incontrano e conoscono bene – burocrazia, balzelli, complessità amministrative – per una imprenditrice si aggiungono ostacoli culturali e sociali: e’ come se noi donne dovessimo sempre dimostrare qualcosa in più per farci rispettare ed essere prese in considerazione. A tutto questo si aggiungono le difficoltà di chi, anche in questo caso per la cultura dominante, è anche madre perché oltre alla paura di non farcela, ci si scontra anche con la quotidiane difficoltà di dover conciliare il ruolo di mamma con gli impegni lavorativi. Le percentuali di donne imprenditrici rispetto agli uomini parlano da sole: le giovani sotto i 35 anni nel nostro Paese rappresentano solo il 13 %, percentuale che sale, ma non abbastanza, per le società di capitali al 22%.

3)Da anni la moda vale decine di miliardi di euro. Secondo la società italiana di consulenza

Prometeia le prospettive di crescita preventivate all’avvio dello scorso anno non si sarebbero dovute smentite con l’inizio della pandemia. Qual è stato l’impatto del Covid 19 sulle vendite del suo marchio?

IRREPLACEABLE è una piccola realtà imprenditoriale concentrata sull’easywear, con un prodotto ancora poco distribuito all’estero e questo ha limitato l’impatto. Abbiamo ovviamente incontrato difficoltà legate alle vendite attraverso la rete retail italiana, per via della chiusura dei negozi, ma è stato mitigato grazie al canale online. La vera differenza, però, l’ha fatta l’attaccamento, direi l’affetto, della nostra clientela al brand, grazie al quale siamo riusciti a contenere la crisi, mantenendo pressoché stabile il fatturato in un settore che l’anno scorso ha perso quasi il 30% a causa di questa tragica pandemia. La crisi ha avuto sicuramente un impatto nelle prospettive di crescita. Ma nei momenti di crisi, se si crede davvero al proprio prodotto, credo si debba avere il coraggio di investire. E così abbiamo fatto, cercando nuovi spazi: ne è nato un atelier che vogliamo sia un salotto in cui la nostra clientela possa scoprire le novità di IRREPLACEABLE in un ambiente sicuro e accogliente. Ma questo non basta: l’obiettivo di quest’anno è quello di mantenere i nostri standard di qualità e al contempo investire maggiormente in tecnologia sempre più sostenibile, anche grazie a maggiori sinergie fra gli operatori del settore.

4) Se è vero che sono i “dettagli” a fare la differenza, oggi più di ieri si parla di perseguire un’etica sociale e ambientale. La produzione più sostenibile, quella attenta all’ecologia quanto a non contribuire nel creare disuguaglianze sociali, pare essere uno dei nuovi goal tra i principali brand a livello mondiale. Anche Irreplaceable si impegna verso una produzione più sostenibile?

Assolutamente si. Fin dagli esordi IRREPLACEABLE è stata attenta all’utilizzo di filati esclusivamente naturali e ha voluto sempre, nonostante i costi più elevati di queste materie prime, mantenere tale filosofia. E’ una questione di etica, ma anche di attenzione alla clientela. La pandemia ha impresso una accelerazione anche da questo punto di vista: i consumatori sono sempre più attenti alle tematiche della sostenibilità e, soprattutto i giovani, non accettano compressi e premiano chi è attento all’ambiente e agli ecosistemi. Per questo, uno dei nostri investimenti futuri sarà per l’utilizzo di filati riciclati. L’attenzione riguarda anche i nostri fornitori, che devo seguire medesimi standard in termini di sostenibilità. Non è solo la moda ad essere orientata da questa tendenza: l’esempio più lampante a Torino è quello del Green Pea, il progetto di Oscar Farinetti in cui moda e architettura si fondono con uno sguardo al futuro.

5) Infine, dal suo punto di vista, si è fatta un’idea di cosa riserverà questo 2021 alle piccole ma  frizzanti realtà imprenditoriali  – come la sua – nel campo della moda? Teme il sempre maggiore successo delle grandi catene (vedi Zara, Mango, Oviesse, H&M ecc…), economicamente accessibili alla maggior parte delle persone, a discapito vostro e, indirettamente, dal manufatto di qualità?

Il 2021 sarà un anno di transizione, in buona misura ancora complicato da molte incertezze sia economiche che politiche. Non temo il successo di fenomeni come Zara, H&M, o altri colossi del settore. Io stessa mi diverto a curiosare nei grandi negozi delle catene del fashion. Ma sono realtà molto lontane dalla mia perché nate e cresciute intorno alla cosiddetta Fast Fashion, ovvero il susseguirsi ininterrotto di nuovi prodotti senza vere collezioni dettate dai tempi della moda. C’e’ da dire che le grandi catene hanno risentito maggiormente della crisi dovuta al Covid, non solo per i costi fissi (negozi fisici e personale) che devono sostenere, ma anche per il drastico calo del turismo e con esso della clientela internazionale. Fattori che penso possano pesare sulla creatività. E ritengo che la crisi, che purtroppo non è solo sanitaria ma anche economica, spinga la clientela a ricercare capi unici e di qualità. Non solo dal punto di vista del design e dell’estetica, ma anche dell’esperienza emozionale che l’acquisto di un prodotto che duri nel tempo può trasmettere. Qualità e sostenibilità sono sicuramente due elementi chiave di questa filosofia.




Industria della life science, il Piemonte apre una nuova fase

Il Piemonte si trova a cavallo tra due aree leader globali nelle life sciences: il bacino padano con Lombardia ed Emilia, e il Rhône-Alpes. Si viene così a creare un asse inedito che potrebbe replicare o addirittura estendere la Biovalley che già si è sviluppata tra Alsazia, Baden-Guttenberg e l’area di Basilea.

È questo uno dei temi discussi sulla base dello studio “L’industria della life science, il futuro del Piemonte?” nel corso di un evento promosso da Confindustria Piemonte, Ires Piemonte e UniCredit.

Lo studio parte dai dati globali. Nel mondo sono in fase di studio 15.000 nuovi farmaci, di cui 7.000 sono già in fase clinica. Gli investimenti stimati tra il 2019 e il 2024 sono pari a mille miliardi di dollari. Nel nostro Paese la filiera delle scienze della vita registra un valore della produzione di oltre 225 miliardi di euro, un valore aggiunto di 100 miliardi e 1,8 milioni di addetti. Il valore aggiunto totale (considerando anche l’indotto) corrisponde al 10% del PIL nazionale. Analizzando i grandi poli europei, la sola Biovalley che è oggi l’hot-spot leader in Europa, comprende 40 istituzioni scientifiche, 900 aziende (incluso il 40% delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo), 100.000 studenti e più di 11 Life Science Parks. A Lione il polo Life science and health dà lavoro 72.500 persone, il 12% di tutta l’occupazione locale, con 2.100 stabilimenti con dipendenti e 1.600 studi clinici condotti ogni anno. A Milano, solo lo Human Technopole è una realtà in grado di attrarre 1.500 ricercatori, e si sta sviluppando all’interno di una filiera della salute che ha generato nel 2018 oltre 25 miliardi di euro di valore aggiunto e un indotto di oltre 24 miliardi.

Il Piemonte può invece contare oltre un quinto delle 571 imprese censite da Assobiotec, piazzandosi al secondo posto dopo la Lombardia, mentre è leader nell’incubazione di start-up, con il 24% del totale nazionale. Il cuore pulsante di questo ecosistema è il Bioindustry Park Silvano Fumero, oggi società benefit, creato negli anni’ 90 con una governance mista pubblica (Finpiemonte, Città Metropolitana di Torino, Camera di Commercio di Torino, Confindustria Piemonte e Confindustria Canavese) e privata. Oltre 27.000 metri quadri sono adibiti a laboratori, uffici, impianti pilota.

Sono 42 i soggetti insediati tra cui 5 grandi imprese, una media, 29 piccole, 4 centri di ricerca, 2 associazioni e la Fondazione ITS Biotecnologie e Nuove Scienze della vita, per un totale di più di 600 addetti. Uno sviluppo accelerato dal Polo di innovazione BioPmed, che integra importanti punti di forza nella ricerca (4 Università, Politecnico di Torino e centri di ricerca quali Fondazione Edo ed Elvo Tempia, Centro di Biotecnologie Molecolare MBC, INRIM Istituto nazionale di ricerca metrologica, Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte e della Valle d’Aosta), multinazionali del farmaco di importanza internazionale quali Bracco Imaging,  Merck Serono-RBM, AAA – Advanced Accelerator Applications a Novartis Company, insieme a piccole medie imprese che hanno saputo attingere a fondi di venture capital. A questa realtà consolidata, si affiancherà il Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino in grado di generare ulteriori sinergie fra sanità, ricerca, didattica, imprenditoria e residenzialità. L’obiettivo è ospitare più di 500 ricercatori, costituendo un’adeguata massa critica per sostenere la competizione internazionale nella filiera della salute, e accelerare il trasferimento tecnologico.

Il Piemonte si sta muovendo nella giusta direzione, forte della sinergia fruttuosa tra pubblico e privato, tra centri di formazione e ricerca avviata nell’ultimo ventennio. Penso all’importanza che ha avuto per il Bioindustry Park la presenza tra i soci fondatori del Gruppo Bracco, una delle realtà italiane più importanti nel settore e che, insieme a Merck, è stata propulsore grazie all’investimento costante in ricerca e innovazione e a interlocutori pubblici attenti a valorizzare l’opportunità. Oggi il Bioindustry Park può essere modello per lo sviluppo di un distretto con vision internazionale e attrattivo per le molte aziende interessate a investire nel comparto. Con un occhio di riguardo, sempre, allo sviluppo della ricerca, che è alla base di ogni ideazione, e alla capacità di fare rete anche trasversale con settori diversificati” spiega Fiorella Altruda, presidente Bioindustry Park.

Confindustria Piemonte ha inserito il settore della Life Science fra i 10 obiettivi verticali, 10 settori produttivi, 10 eccellenze sui quali puntare per il futuro della nostra economia, con il Piano Industriale del Piemonte, grazie agli investimenti che saranno resi possibili attraverso le risorse del PNRR e della prossima programmazione europee. Quello di oggi è un ulteriore confronto per la messa a terra delle risorse e permettere alle nostre Imprenditrici, ai nostri Imprenditori e ai nostri concittadini di cogliere le opportunità offerte dal PNRR e dai Fondi Strutturali per una nuova visione del futuro con, al centro, il lavoro e la ricostruzione della ricchezza, non solo economica ma anche sociale e culturale” ha sottolineato Marco Gay,  presidente di Confindustria Piemonte.

La natura senza precedenti della pandemia da Covid-19 ha dimostrato ancora una volta l’importanza di investire in ricerca e nell’innovazione, in tutti i settori dell’economia e, in particolare, in Life Science, dove le aziende biotecnologiche, farmaceutiche e di dispositivi medici sono state fondamentali per contenere e risolvere la crisi sanitaria. L’innovazione è per UniCredit una priorità e oggi più che mai, deve parlare un linguaggio globale. Con UniCredit Start Lab favoriamo le connessioni tra le start-up e le controparti sia industriali che finanziarie. In Italia, negli ultimi anni, abbiamo messo in contatto le start-up più promettenti con oltre 700 aziende e 800 investitori” ha spiegato Giusy Stanziola, del Start Lab & Development Programs di UniCredit.

Tornando ai dati dello studio, oggi il settore piemontese del farmaco in senso stretto, pesa in termini di imprese attive per il 5,71% sul totale nazionale, e circa l’8,8%, comprendendo anche i dispositivi biomedicali e il 7% sul totale dei servizi. In termini di addetti vale il 4,5% per il segmento manifatturiero e il 9,4% per quello dei servizi. Per quanto attiene alla produzione dei farmaci il Piemonte vale invece l’1% in termini di occupati e fatturato, e il 2,2% dell’export, pari a quasi un miliardo nel 2021.

In Piemonte ci sono 39 aziende in questo settore, e circa tremila sono gli occupati. La crescita del fatturato è costante a ritmi del 30% negli ultimi cinque anni, e del valore aggiunto (+36%). Ancora meglio la redditività, con un costo per addetto che è passato da 57.813 euro nel 2016 a 64.9992 euro, a fronte di ricavi pro-capite per lavoratore saliti da 331.987 a 401.091 euro.

La Lombardia genera 14,4 miliardi di ricavi dalle vendite, il Piemonte è staccato ad appena 801 milioni. Il comparto delle apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche registra un export di 800 milioni, di cui il Piemonte detiene una quota del 10%. Le vendite equivalgono a 160 milioni, raddoppiate rispetto al 2016.

Lungo tutta la filiera Life Science, decisivo è infine il ruolo del capitale umano. Secondo lo studio va sviluppata la formazione del medico ricercatore, per cui in Italia manca il sostegno e il coordinamento delle piccole esperienze frammentarie in corso. Nell’ambito dei corsi di laurea in biotecnologie e medicina sono da potenziare percorsi di formazione alla ricerca, integrati con i programmi di specializzazione e di dottorato, per consentire a studenti di alto potenziale l’avvio di una carriera nel campo della ricerca. Serve poi lo sviluppo dei dottorati industriali per favorire il trasferimento tecnologico, coinvolgendo le imprese del settore Life Science. Fondamentale sarà anche avviare con il sistema privato un tavolo di confronto, e Confindustria Piemonte ha ribadito l’impegno a fornire il suo contributo come interlocutore intermedio.

 




Confindustria Piemonte: un sondaggio sull’impatto della pandemia

In attesa dell’auspicata ripartenza prevista dal prossimo 4 maggio, arrivano i risultati della seconda indagine di Confindustria sugli effetti della pandemia da Covid-19 per le imprese italiane, avviata con l’obiettivo di comprendere quale sia stato l’impatto dei provvedimenti – i due DPCM del 22 e 25 marzo che hanno determinato il lockdown di molte attività produttive – e le problematiche che ne sono seguite.

All’indagine, un questionario online nel periodo dal 4 al 14 aprile, hanno partecipato 4.420 imprese (quasi 6.000 quelle che avevano risposto alla prima, svoltasi a fine febbraio), 506 per il Piemonte, 63% del comparto manifatturiero, 37% dei servizi, per larga parte (76%) di piccola o media dimensione.

In linea generale, in riferimento al mese di marzo 2020, per oltre il 67% delle imprese della nostra regione la diffusione del Covid-19 ha avuto un impatto molto rilevante, per cui gli obbiettivi per l’anno in corso non risultano più raggiungibili oppure si è resa necessaria una riorganizzazione del piano aziendale. A seguito dei provvedimenti del governo, solo il 27% delle circa 500 aziende coinvolte è rimasta totalmente aperta, l’84% sta facendo ricorso alla CIG, l’80% allo smart working.

Per quanti tuttora in attività, i problemi maggiori si riscontrano nell’approvvigionamento del materiale sanitario (60% circa delle aziende totalmente o parzialmente aperte), mentre il 34% ha avuto difficoltà per la mancata ricezione delle forniture da altre imprese.

Tentando di guardare al futuro, è stato chiesto infine agli imprenditori quali fossero le strategie che metterebbero in atto per superare la crisi: quasi il 90% di essi non vede altre soluzioni che attendere il ritorno alla normalità e circa la metà ritiene utile ricalibrare il paniere dei prodotti venduti. Meno efficaci o percorribili altre scelte, quali cambiare i paesi di destinazione dell’export o aumentare le vendite tramite l’e-commerce.

Questa seconda indagine non fa che confermare i timori per il nostro sistema industriale, che sta perdendo 10 miliardi al mese – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli – e rende sempre più urgente una ripresa, regolamentata e graduale, delle attività in Piemonte, così come sul territorio nazionale. Tutti noi abbiamo ormai sviluppato una piena consapevolezza dei rischi e dei comportamenti più corretti, ma rimane utile ribadire ancora una volta che la condizione essenziale per la riapertura è il rispetto rigoroso e totale degli standard di sicurezza. Potranno riprendere solo quelle aziende che in questo periodo hanno avuto modo di predisporre tutte le misure necessarie a garantire la salute dei lavoratori. Con la piena applicazione dei protocolli, lavorare in azienda sarà più sicuro che andare al supermercato”.




Candioli Pharma insignita del Premio “Italia Best Managed Company 2020” di Deloitte

Candioli Pharma ha ottenuto il prestigioso riconoscimento assegnato da Deloitte BMC Awards ”Italia Best Managed Company 2020”, a seguito di accurata analisi da parte di una giuria indipendente delle performance aziendali e di fattori critici di successo che misurano strategie, competenze, impegno verso le persone, cultura aziendale, internazionalizzazione, Corporate Social Responsibility e innovazione.

L’edizione di quest’anno ha incluso nell’analisi anche la capacità di risposta all’emergenza causata dalla pandemia da Covid19.

Candioli Pharma fa dell’eccellenza e della qualità le sue peculiarità nello sviluppo e nella formulazione di prodotti innovativi nel settore veterinario, ed è presente da un secolo con un brand iconico nel settore farmaceutico: il MOM (sviluppato per la pediculosi dell’uomo).

“Siamo estremamente orgogliosi di aver ricevuto questo importante riconoscimento, che premia gli sforzi profusi e le energie investite da molti anni per offrire soluzioni innovative, all’avanguardia e rispondenti alle necessità del mercato e dei consumatori” – spiega Luca Cravero Candioli, direttore generale di Candioli Pharma.

“In particolare, ci siamo distinti per aver sviluppato prodotti innovativi che ci hanno permesso di acquisire quote di mercato molto importanti in Italia e di iniziare un percorso di internazionalizzazione che ci vede ora presenti in oltre 50 Paesi in tutti i continenti, e in UK con la nostra prima filiale estera, la Vetark Products Ltd.

Siamo oggi l’unica azienda italiana del nostro settore presente in modo massivo all’estero e una delle poche europee. Il motivo è semplice: qualità dei prodotti, valorizzazione del Made in Italy e un team aziendale eccezionale. L’ottenimento del prezioso riconoscimento Best Managed Company Award di Deloitte è merito soprattutto delle persone che lavorano in azienda” conclude Luca Cravero Candioli.

 

PROFILO CANDIOLI PHARMA
Candioli Pharma è stata fondata nel 1882 dal dott. Attilio Candioli, nel laboratorio della farmacia di proprietà della famiglia. In quasi 140 anni di storia, nel perseguire l’eccellenza tramite la ricerca e sviluppo di prodotti e formulazioni per il mercato veterinario (con linee di prodotto dedicate a migliorare la qualità della vita degli animali da compagnia, cani, gatti, cavalli, uccelli e animali esotici), Candioli Pharma è divenuta un’azienda moderna e all’avanguardia. Ampliando nel tempo le sue aree di interesse, ha proposto soluzioni altamente innovative nel mercato veterinario e referenze iconiche con i prodotti della linea MOM, antiparassitari per trattamenti umani, divenendo leader di mercato nei segmenti specifici.

Il nuovo millennio ha visto l’orientamento verso nuovi dinamici mercati esteri, esplorando opportunità di business soprattutto in America, Asia e buona parte dell’Europa. Candioli pharma è diventata, perciò, una realtà internazionale in poco tempo, approdando nel 2018 anche nel mercato UK, grazie all’acquisizione dell’azienda leader nel segmento prodotti per animali esotici, Vetark Products Ltd.

Dalla casa madre, invece, situata a Beinasco (TO), parte la rete di informazione scientifica del farmaco più capillare e completa a livello nazionale. I team, che ogni giorno visitano più di 7.000 ambulatori su tutto il territorio italiano, si dividono in due squadre, ognuna delle quali ha nel suo listino una precisa competenza terapeutica. In questo modo, Candioli pharma garantisce un supporto commerciale, tecnico e scientifico ad ampio raggio, offrendo al target veterinario un catalogo di prodotti e un servizio di consulenza di alto livello.

 




Un Piemontese per istruzione e formazione dei metalmeccanici, Stefano Serra nella Squadra di Presidenza di Federmeccanica

Il Presidente designato di Federmeccanica, Federico Visentin, ha presentato oggi in sede di Consiglio Generale la Squadra in attesa dell’elezione del prossimo 25 giugno in occasione dell’Assemblea Generale.

Federmeccanica rappresenta 16mila imprese e oltre 800mila lavoratori. Nel nostro Paese – secondo in Europa alle spalle della Germania – l’industria metalmeccanica produce circa 110 miliardi di euro, per il 45% del totale manifatturiero e l’8% del PIL nazionale; esporta beni per oltre 200 miliardi di euro, più del 50% del fatturato di settore.

Il Consiglio Generale di Federmeccanica ha approvato su proposta del Presidente Designato sette Vicepresidenti con deleghe operative per il biennio 2021-2023. Tra di essi c’è Stefano Serra – Vice Presidente dell’Unione Industriale di Torino e Presidente Amma (Aziende Meccaniche Meccatroniche Associate) – al quale è stata affidata la delega all’istruzione e alla formazione.

Il Presidente Visentin ha anche anticipato la costituzione di un Advisory Board composto da esponenti “Ambassador” del mondo associativo che, per background personale e professionale o per il ruolo attuale, possono dare un importante contributo dal punto di vista strategico e supportare la definizione delle proposte della Federazione, con l’obiettivo, tra gli altri, di promuovere l’Industria metalmeccanica/meccatronica nel Paese e l’innovazione nel Sistema.

«In questi anni – ha dichiarato al Consiglio il Presidente designato Federico Visentin – Federmeccanica è diventata una Comunità caratterizzata da un grandissimo senso di appartenenza. Da questo spirito bisogna ripartire per costruire una Squadra che ci consenta di affrontare al meglio le sfide complesse che ci attendono, in ogni ambito. Insieme proseguiremo sulla strada del Rinnovamento contrattuale e culturale avviato negli ultimi anni. Rendere le aziende più competitive, significa anche far crescere le persone che ci lavorano e, più in generale, far crescere il Paese. È il momento di fare quello che serve ora, subito, per gestire questa difficile fase di transizione e di immaginare il futuro, per costruirlo».

«Sono onorato di fare parte di questa Squadra – ha dichiarato il Vice Presidente designato Stefano Serra – e ringrazio Federico Visentin per la fiducia dimostrata, affidandomi una delega che trovo strategica. L’istruzione e la formazione sono fattori abilitanti per rilanciare la competitività delle imprese e del nostro Paese. I temi da affrontare li sintetizzo in quattro punti.

Il primo riguarda il rinnovo contrattuale e la formazione obbligatoria dei dipendenti, asset decisivo per tutto il sistema metalmeccanico.

Il secondo abbraccia i giovani, che costituiscono la nostra risorsa più preziosa. Dovremo impegnarci per attuare uno dei pilastri del PNRR, che destina 1,5 miliardi al potenziamento della formazione professionalizzante, con l’obiettivo di aumentare fino a cinque volte il numero di studenti e coprire oltre 200mila posizioni aperte nell’industria.
Un terzo tema centrale concerne l’upskilling di chi sta lavorando o deve ritrovare un lavoro; in questo senso, sarà fondamentale accelerare il sistema di politiche attive del lavoro, che oggi ha ampi spazi di miglioramento.

Infine il quarto punto è il rafforzamento delle competenze essenziali affinché le aziende siano capaci di efficace trasferimento tecnologico e ricerca industriale, sia per i processi industriali, sia per le nuove tecnologie dei loro prodotti».

I Vice Presidenti e le rispettive deleghe:

Diego Andreis (Managing Director Fluid-o-Tech S.r.l.)
Delega alla Cultura d’Impresa e Comunicazione

Fabio Astori (Presidente Luxor S.p.A.)
Delega alle Relazioni Interne

Carlo Cremona (Executive Vice President Human Resources & Industrial Relations Fincantieri S.p.A.)
Delega alla Sicurezza sul Lavoro

Simonetta Iarlori (Chief People, Organisation & Transformation Officer di Leonardo S.p.A.)
Delega alle Relazioni Istituzionali in Europa

Corrado La Forgia (Amministratore Delegato e Direttore Industriale Bosch VHIT S.p.A.)
Delega alla Transizione Tecnologica ed Ecologica

Stefano Serra (Amministratore Delegato Teseo S.p.A – EES CLEMESSY Italy EIFFAGE Group)
Delega all’Istruzione e Formazione

Fabio Tarozzi (Presidente e Amministratore Delegato SITI-B&T GROUP S.p.A.)
Delega ai Rapporti con i Territori

gli Ambassador dell’Advisory Board
(Nel corso della Presidenza 2021-2025 l’Advisory Board potrà essere ulteriormente arricchito da autorevoli figure del mondo associativo, accademiche e della società civile).

Alberto Bombassei – Fondatore e Presidente Brembo S.p.A.;
Manuela Soffientini – Presidente Electrolux S.p.A.;
Andrea Pontremoli – Amministratore Delegato e Direttore Generale Dallara Automobili S.p.A;
Daniela Vinci – Amministratore Delegato Masmec S.p.A.




Cnvv attiva il nuovo servizio “Bilancio e gestione di impresa”

Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) ha attivato il nuovo servizio “Bilancio e gestione di impresa”, che fornisce consulenza sugli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili in seguito alle novità introdotte dal comma 2 dell’art. 2086 del Codice civile.
Il nuovo servizio verrà presentato nel corso del convegno “Gestione d’impresa: i principali strumenti operativi di monitoraggio per un adeguato assetto”, in programma giovedì 9 maggio 2024, alle 10, nella sede Cnvv di c.so Cavallotti 25 a Novara, con possibilità di partecipazione anche da remoto. L’incontro fornirà spunti pratici per istituire, mappare e controllare gli asseti organizzativi, amministrativi e contabili. Nel corso dei lavori verranno approfondite le tematiche attinenti ai ruoli e responsabilità all’interno dell’azienda e alla programmazione e controllo di gestione, con specifico focus sulla “valigia degli attrezzi” che ogni impresa deve possedere per preservare la sua continuità e adempiere al dettato normativo.
«Da vari incontri con le aziende interessate – spiega il direttore di Cnvv, Carlo Mezzano – sono emerse esigenze sia di supporto operativo sulle tematiche tecniche (quali, ad esempio, la stesura del budget, la formazione del conto economico previsionale e l’analisi degli indici di bilancio) sia di formazione e confronto su argomenti quali il capitale umano, la cultura organizzativa e il passaggio generazionale. Dal 14 maggio 2024 sarà quindi operativo, in presenza oppure online, uno “sportello” con periodicità mensile nell’ambito del quale un professionista del settore risponderà ai quesiti delle aziende sulle suddette tematiche. Sono in programma anche due corsi di formazione, organizzati dal Foraz nelle mattinate del 22 maggio e del 5 giugno 2024, per approfondire i contenuti del convegno e le specifiche casistiche aziendali».
Durante i lavori del 9 maggio saranno analizzati il contesto normativo di riferimento; gli adeguati assetti organizzativi, amministrativi, contabili e i ruoli chiave; l’identificazione del kit di indicatori da monitorare; dal DSCR alla sostenibilità dei debiti, passando per il budget di tesoreria; la pianificazione e i suoi principi; il sistema di controllo: progettazione e punti di rilevanza. I relatori saranno Alessandra Zanaria, funzionario del servizio fiscale di Cnvv, dottore commercialista e revisore legale, Fabio Rizzato, professore associato dell’Università di Torino, dottore commercialista e revisore legale, e Luca La Bella, gestore della crisi di impresa, dottore commercialista e revisore Legale.
Per partecipare è necessario compilare una scheda di adesione richiedibile a gestionedimpresa@cnvv.it



Confindustria Torino: aziende torinesi, se non si interviene, l’estate potrebbe essere un duro colpo

Dall’inizio del lockdown a oggi, un’azienda associata su tre ha fatto ricorso alla cassa integrazione. In numeri questo significa che sono ricorse agli ammortizzatori sociali 714 aziende della provincia di Torino, per un totale di quasi 53mila occupati.

I dati sono oggetto di un’indagine condotta dal settore sindacale dell’Unione Industriale di Torino tra le aziende associate.

“L’ampio ricorso alla cassa integrazione fotografa un tessuto industriale che sta provando a resistere ad una crisi senza procedenti. Ora che siamo usciti da lockdown, l’utilizzo degli ammortizzatori – pur diminuito – continua, perché per alcuni settori – spiega il presidente Dario Gallina. la produzione sta riprendendo faticosamente, sorretta soprattutto dagli ordinativi esteri, ma per altri, come il terziario invece la ripresa sembra ancora molto incerta nonché lontana”.

“Le aziende torinesi stanno vivendo una crisi senza precedenti: oltre alla flessione della domanda, e quindi dei fatturati, devono far fronte anche ad un aumento dei costi e alla gestione della forza lavoro – continua il presidente -. Gli ammortizzatori sociali d’emergenza e i vari interventi introdotti dal Decreto Cura Italia e  dal Decreto Rilancio sono stati solo degli antidolorifici a scadenza.

Purtroppo se si possono bloccare i licenziamenti per decreto, il lavoro non lo si crea con testi di legge e a causa dell’imposizione del limite temporale degli ammortizzatori già questa estate molte aziende saranno costrette a chiudere poiché non riusciranno a farsi carico del costo dei lavoratori”.

“Serve una cura a sostegno del settore industriale, in grado di rilanciare la domanda, e quindi la produzione e aiutare la liquidità. L’augurio – conclude Gallina – è che a livello governativo si rimuova il blocco dei licenziamenti e contemporaneamente venga programmato un intervento strutturale sull’intero sistema degli ammortizzatori sociali, che vada oltre l’emergenza Covid e sia finalizzato a razionalizzare tutti gli ammortizzatori sociali, semplificando procedure e iter burocratici e sindacali che ne rallentano la fruizione.  Più della metà dei lavoratori in cassa integrazione appartengono al settore metalmeccanico.

Questo significa che se l’Esecutivo attuasse gli incentivi per l’acquisto di auto e l’estensione dell’ecobonus, misure che abbiamo richiesto nell’appello trasmesso insieme ad Anfia, si riuscirebbe a rilanciare un settore che sta cercando di resistere, ma che questa estate potrebbe gettare la spugna”.




Acea Pinerolese industriale guarda al futuro con il progetto Spotlight

Acea Pinerolese Industriale avvierà nei primi mesi del 2021  un nuovo progetto, denominato SPOTLIGHT, finanziato al 100% da un bando Horizon 2020 dell’UE.

SPOTLIGHT rappresenta per Acea una nuova meta nella ricerca e nell’apertura di nuovi fronti di sviluppo sulle bioenergie che danno ulteriore forza e progressione verso il futuro e verso l’innovazione continua del Polo Ecologico Acea.

 

Acea Pinerolese Industriale, in virtù della valenza scientifica dei progetti di ricerca sviluppati e del forte valore innovativo a livello europeo del Polo Ecologico, è stata chiamata, dal partenariato olandese capitanato dal TNO, Centro di Ricerca Nazionale Olandese, a fare parte del gruppo di lavoro del progetto Spotlight insieme a un panel di Istituti di ricerca, Centri Universitari e centri di Ricerca e aziende tra i più affermati di tutta Europa, sul fronte dell’idrogeno, della chimica verde con sede nei Paesi Bassi, in Belgio, Germania, Svizzera, Spagna. Il Progetto Spotlight è stato approvato con successo dalla Commissione Europea, grazie all’innovazione e all’efficienza di processo che lo contraddistinguono.

 

L’obiettivo chiave di SPOTLIGHT è quello di sviluppare un dispositivo fotonico che utilizzando luce solare, converta l’anidride carbonica (CO2) prodotta da ACEA ed idrogeno verde (H2) in metano (CH4) e syngas (CO). Inoltre, il syngas prodotto in Spotlight potrà essere anche utilizzato per produrre metanolo, un ingrediente chiave per la produzione di biocarburanti da fonti rinnovabili e naturali, valorizzando ulteriormente i derivati dei rifiuti in nuove risorse.

 

È significativo come si sfrutti così la CO2 recuperata dalla valorizzazione del biogas in biometano, e che verrà fornita al partenariato per la validazione del prototipo; inoltre, si segnala che ACEA sta sviluppando, all’interno di una altro progetto dimostrativo denominato Bioroburplus coordinato dal Politecnico di Torino un processo altamente innovativo per la produzione di  bioidrogeno prodotto dal processo di reforming che utilizza biogas, ossigeno e  vapore acqueo, bio-idrogeno e che potrebbe essere utilizzato anche nel concept di SPOTLIGHT. E’ chiaro pertanto come tutte risorse del Polo ecologico vengano inglobate ai massimi livelli in  processi di economia circolare e sostenibilità ambientale.

 

 

Da Spotlight, così come dagli altri 8 progetti di ricerca a cui sta lavorando Acea, si intravvedono già i prodromi del futuro di questo impianto e del futuro dei biocarburanti e della biochimica.

 

Il Polo ecologico è sempre un passo avanti e pone, già oggi con questi progetti, le radici dei suoi sviluppi futuri e alza sempre più l’asticella della ricerca e delle nuove frontiere di domani” – ha affermato l’Ing. Francesco CARCIOFFO AD di Acea Pinerolese Industriale SPA.