Due piemontesi per la piccola industria nel consiglio generale di Confindustria

Gabriella Marchioni Bocca e Nicolò Zumaglini, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Piccola Industria di Confindustria Piemonte, sono stati nominati oggirappresentanti di Piccola Industria nazionale nel Consiglio Generale di Confindustria per il biennio 2021-2023.

«Ringrazio sia il mio Comitato Regionale di Piccola Industria che il Consiglio Centrale PI di Confindustria per la mia recente nomina a loro rappresentante – ha dichiarato Gabriella Marchioni Bocca – In questo periodo così complesso per il nostro tessuto manifatturiero è fondamentale che tutte le categorie economiche si concentrino sul raggiungimento di obiettivi comuni. Sono certa che i delegati del Consiglio Generale sapranno elaborare le giuste azioni strategiche di medio e lungo periodo e ricreare le condizioni favorevoli alla ripresa del Paese, duramente colpito dagli effetti della pandemia.»

«La “Piccola” ce l’ho nel cuore da sempre, mi ha accompagnato nel mio impegno all’interno di Unione Industriale Biellese e del sistema confindustriale e, oggi più che mai, sono contento e fiero di poterla rappresentare nel Consiglio Generale di Confindustria – ha commentato Nicolò Zumaglini, Vice presidente Piccola Industria di Confindustria Piemonte – Sono infatti convinto che la voce dei territori, e delle piccole e medie imprese che costituiscono la maggior parte del nostro tessuto manifatturiero, sia preziosa per il confronto all’interno di Confindustria. In un momento complesso come quello che stiamo attraversando, infatti, è fondamentale rendere ancora più incisiva l’azione di rappresentanza che mette al centro le istanze delle imprese per la ripresa del Paese”.

 

Gabriella Marchioni Bocca, 56 anni, Presidente Piccola Industria di Confindustria Piemonte, è Amministratore Delegato della Lamebo S.r.l., con sede a Leinì (TO), azienda metalmeccanica, maggior produttrice italiana di lame a spaccare per concerie, calzaturifici, pellicceria e lavorazione di materiali espansi, sintetici e sugherifici.

 

 

 

Nicolò Zumaglini

Biellese, Nicolò Zumaglini parteciperà anche al Consiglio Centrale della Piccola Industria nazionale. È vice presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Piemonte ed è il rappresentante della Piccola Industria nel Consiglio Generale dell’Unione Industriale Biellese. Riveste anche la carica di presidente di Crab Medicina e Ambiente, società facente capo all’Unione Industriale Biellese che eroga servizi organizzati ed integrati in ambito di sicurezza dei luoghi di lavoro ed impatto ambientale esterno. Dal 2016 al 2020 è stato vice presidente Uib con delega alle Relazioni Industriali, Welfare e Sicurezza. È stato alla presidenza della Piccola Industria Uib dal 2010 al 2016.

 




Unione industriali Torino: Smart working, il “prima” e il “dopo” la pandemia

Tra le imprese torinesi il tasso di diffusione dello smart working è passato dal 17,5% nel 2019 al 86% nel 2020 e dovrebbe attestarsi al 50,4% una volta superata l’attuale fase legata alla pandemia da Covid-19.

È quanto emerge dalla ricerca “Lo smart working nelle imprese torinesi”, curata dell’Area Lavoro e Welfare dell’Unione Industriale di Torino, alla quale hanno contribuito circa 300 aziende, che danno lavoro a quasi 50mila dipendenti.

Il dato complessivo sulla diffusione dello smart working manifesta, già prima della pandemia, una forte dispersione per settore di attività. Da questa prospettiva, le imprese con oltre 100 dipendenti possono essere considerate precorritrici nell’adozione del lavoro agile, con un tasso di diffusione del 29%, a fronte rispettivamente di un 9% osservato nelle aziende tra 25 e 100 addetti e un 14% in quelle più piccole. Tra settori, invece, c’è una convergenza maggiore, con una forchetta che va dal 21% dei servizi al 16% dell’industria manifatturiera.

Per quanto riguarda il rapporto tra il numero di lavoratori in smart working sul totale dei dipendenti considerati, prima della pandemia Torino si attestava mediamente al 6,7% (16,8% i servizi, 5% l’industria). Nel manifatturiero torinese, dunque, il lavoro agile era un fenomeno ancora limitato.

La situazione è cambiata radicalmente nel 2020, anche se nell’industria l’adozione dello smart working continua a essere più limitata per la forte presenza di personale produttivo.
Con l’obiettivo di ridurre il rischio di contagio sui luoghi di lavoro e nei trasporti pubblici, l’utilizzo del cosiddetto “lavoro agile di emergenza (o semplificato)” è cresciuto in modo esponenziale, arrivando a interessare a Torino l’86% delle imprese intervistate. L’emergenza sanitaria ha fortemente diminuito le differenze tra classi dimensionali e settori, anche se grandi aziende e servizi hanno evidenziato una diffusione dello strumento quasi totale (ricompreso tra il 94 ed il 98%).

L’indagine ha anche esaminato le prospettive post pandemiche, ipotizzando uno scenario in cui i cambiamenti obbligati da questo difficile periodo provocheranno un processo in qualche modo irreversibile. Più nel dettaglio, il 50,4% delle imprese intervistate ha dichiarato che lo smart working sarà adottato anche nel prossimo futuro. Si allarga il differenziale tra terziario (59%) e industria (47%). L’estensione è legata anche alla dimensione aziendale, con le realtà più grandi (sopra i 100 dipendenti) che prevedono una diffusione del 69%. Le PMI immaginano una presenza del lavoro agile più limitata (38% nelle aziende sotto i 25 dipendenti e 47% in quelle tra 25 e 100), ma comunque a livelli molto più elevati (in media 3/5 volte maggiori) di quanto sperimentato prima del Coronavirus.

La ricerca sullo Smart Working nelle aziende torinesi fa parte di una più ampia indagine sul lavoro, ancora in corso, che tocca diversi temi sulla gestione delle risorse umane: dalla analisi retributiva all’organizzazione del lavoro, dal welfare alle politiche di ingresso per i giovani.

I risultati complessivi verranno resi noti a luglio.
“L’utilizzo dello smart working – ha dichiarato Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino – è un fenomeno ormai irreversibile, soprattutto per le grandi aziende, che hanno aperto la strada. È un ottimo strumento, ma che non va adottato solo perché ormai ‘tutti lo fanno’. Occorre prima effettuare un’attenta analisi dell’organizzazione aziendale, valutando bene quali aree e quali ruoli possano essere coinvolti”.




Confindustria Piemonte e Unione industriale di Torino: La Tav deve accelerare

La TAV non è un tema che riguarda solo Torino e il Piemonte, ma una questione di rilevanza nazionale ed europea. Le notizie relative ai nuovi scontri sul cantiere di San Didero che hanno trovato eco oltre la cronaca locale dimostrano quanto sia importante non abbassare la guardia, perché quanto sta succedendo è inaccettabile.

Anche se ora il Paese è impegnato a superare la pandemia, è fondamentale mantenere alta l’attenzione delle istituzioni su un’opera che, dopo anni di crisi, ha un ruolo chiave nella ripresa e nel processo di sviluppo, grazie alle sue ricadute economiche e occupazionali».

Così i Presidenti di Confindustria Piemonte Marco Gay e dell’Unione Industriale di Torino Giorgio Marsiaj tornano a ribadire la rilevanza dell’opera e condannano nuovamente ogni forma di protesta violenta.




Cnvv: Migliorano le prospettive per l’industria novarese e vercellese

Migliorano le prospettive per l’industria delle province di Novara e di Vercelli. Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il trimestre aprile-giugno 2021  il saldo tra la percentuale degli imprenditori che si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione registra crescite importanti in entrambi i territori, posizionandosi a 17,5 punti nel Novarese (rispetto ai precedenti 2,6) e a 2,2 punti in provincia di Vercelli (rispetto ai precedenti -20,4), con una media regionale che risale a 7,3 punti a fronte dei -10,5 del primo trimestre dell’anno.

Lo stesso trend è seguito dal saldo ottimisti/pessimisti riferito alle attese di nuovi ordini totali, a 12,7 punti nel Novarese (rispetto ai precedenti 1,7) e a 7,8 nel Vercellese (rispetto ai precedenti -23,7). Migliora anche l’indicatore piemontese, a 5,8 punti rispetto ai -12,2 dello scorso trimestre.

«Il dato che ancora non registra una vera inversione di tendenza – osserva il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – è quello relativo alle attese di esportazioni, i cui saldi ottimisti/pessimisti rimangono su valori troppo bassi per poter dare respiro a una fase di ripartenza che speriamo vicina: se in provincia di Novara si attestano a 1,9 punti rispetto ai precedenti 3, nell’area vercellese l’indicatore, pur in crescita, è ancora negativo, a -5,7 punti rispetto ai precedenti -14,7, in linea con quello regionale che passa da -10,6 a -3,2. Se è quindi importante che la produzione nel Vercellese sia ritornata in positivo dopo oltre un anno e mezzo, riallineandosi alla media del Piemonte, gli effetti della crisi pandemica rischiano di impattare pesantemente sulle esportazioni, che sono fondamentali per molti settori nelle nostre province».

«La ripresa – aggiunge Filippa – rischia di essere frenata anche dal forte aumento dei costi delle materie prime, che penalizza notevolmente un Paese trasformatore come il nostro, mentre un ulteriore gap rispetto ai nostri competitor è determinato dalla presenza di tasse del tutto inopportune, come quella sulla plastica che impatta in modo incalcolabile sulla componentistica. I ritardi nella campagna vaccinale, infine, rischiano di compromettere il possibile recupero del settore turistico e della sua filiera. Le nostre aziende sono pronte per contribuire concretamente alla messa in sicurezza dei lavoratori e della popolazione, ma mancano ancora i protocolli e, come è noto, i vaccini. Bisogna smetterla con le parole e passare ai fatti».

I dati sul mercato del lavoro registrano performance migliori rispetto alla media regionale, con il saldo ottimisti/pessimisti relativo alle aspettative di nuova occupazione che passa da -0,9 a 8,7 punti in provincia di Novara e da -6,5 a 10 in provincia di Vercelli (a fronte della crescita da -1,7 a 5,6 punti in Piemonte), mentre l’indicatore sull’intenzione di ricorrere alla Cassa integrazione guadagni prosegue il calo, attestandosi al 16% per Novara, al 28,7% per Vercelli e al 25,7% per il Piemonte.

«Da sottolineare – aggiunge il direttore di Cnvv, Carlo Mezzano – è anche l’ulteriore incremento, rispetto alla precedente rilevazione, della percentuale di investimenti significativi programmati in entrambe le province: dal 25,2% al 29,6% in quella di Novara e dal 16,7% al 25,6% in quella di Vercelli, con un aumento dal 19,8% al 24,3% a livello regionale. In lieve contrazione, ma sempre su livelli elevati, sono invece le intenzioni di investimenti sostitutivi, dichiarate dal 46,4% delle imprese novaresi, rispetto al 56,5% del trimestre precedente, e dal 40%, rispetto al 53,3%, di quelle vercellesi, a fronte di una media piemontese che cala dal 49,5% al 46,7%. Rimane su livelli elevati anche il tasso di utilizzo degli impianti: sostanzialmente stabile (all’81,7%) nel territorio novarese e in crescita, dall’89,2% al 92,2%, in quello vercellese, con una media regionale intorno al 72,8%. Si attesta su buoni livelli, infine, la percentuale di aziende che denuncia ritardi negli incassi: stabile al 22% nel Novarese e in miglioramento dal 23,9% al 16,9% nel Vercellese e dal 32% al 28% a livello regionale».

I dati relativi ai principali settori produttivi, elaborati in forma aggregata e con media ponderata sulle due province, segnalano un saldo ottimisti/pessimisti relativo alle attese di produzione in forte ripresa nel metalmeccanico e nella rubinetteria-valvolame. Questa inversione di tendenza, che riporta l’indicatore in territorio fortemente positivo dopo quasi due anni, dovrà però essere confermata dalle prossime rilevazioni, essendo supportata principalmente dalla ripresa degli ordini totali. Aspettative di produzione positive si registrano anche nel chimico e nel tessile-abbigliamento, mentre il saldo ottimisti/pessimisti è a zero nel comparto alimentare.




Giovani imprenditori Confindustria Piemonte: “La ricerca sull’intelligenza artificiale rappresenta il futuro di Torino”

L’intelligenza artificiale è uno dei maggiori elementi di sviluppo riconosciuti a livello planetario per le imprese, la società, le pubbliche amministrazioni e la vita delle società e delle organizzazioni nel loro complesso.

Il nostro Paese, e la nostra città, hanno bisogno immediato di progetti concreti che attirino saperi e investimenti, ma che soprattutto diano gambe alla transizione dei nostri territori verso un nuovo modello di sviluppo, lo sviluppo digitale.

Sosteniamo convintamente la creazione dell’I3A, l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale, previsto delle linee guida del Ministero dello Sviluppo Economico e la cui sede principale è stata localizzata a Torino. Chiediamo che tale progettualità, inserita tra le linee del Next Generation EU, sia portata avanti senza indugi dalle nostre istituzioni locali, con il coinvolgimento attivo del mondo dell’impresa, delle professioni, delle Fondazioni e dell’Università, attraverso un tavolo operativo che dia forza concreta al progetto e coinvolga gli attori che finora si sono impegnati nella promozione dell’iniziativa.

Riteniamo utile procedere rapidamente, in modo da essere pronti non appena saranno disponibili i fondi del Next Gen, creando da subito quella rete di sinergie vitale per lo sviluppo concreto di una istituzione di tale portata.

L’I3A dovrà diventare un polo dal profilo nazionale e internazionale legato alla ricerca, sviluppo, trasferimento tecnologico e disseminazione di saperi nel campo delle applicazioni dell’AI. Dovrà essere capace di attrarre talenti e raccogliere finanziamenti dal mercato nazionale e internazionale, con fondi pubblici nazionali ed europei.

In questo drammatico momento di crisi globale chiediamo a tutte le forze in campo di riunirsi intorno a un progetto comune, una opportunità per pensare, con passione e lungimiranza, al futuro del Paese e dei territori, restituendo, soprattutto a noi giovani, la speranza ed il coraggio di continuare a lottare nel presente per il domani di tutti, dei nostri genitori e dei nostri figli.

 

L’esperienza di giovani imprenditori, professionisti e dirigenti d’azienda torinesi per la formulazione di proposte unitarie sul futuro della città. YES4TO​ è un tavolo interassociativo a cui aderiscono i Gruppi Giovani di 22 associazioni del territorio torinese, in rappresentanza di oltre 18.000 persone. Si occupa dei temi prioritari dell’imprenditorialità, del lavoro e dell’internazionalizzazione, dell’economia della Pubblica Amministrazione, della famiglia e del sociale, del turismo e dell’attrattività del territorio.




Vaccini nelle aziende di Cnvv, Filippa: “Grandissima disponibilità”

Abbiamo avuto una grandissima risposta da parte delle imprese, che hanno dimostrato concretamente il loro attaccamento al territorio e ai propri collaboratori, fornendo un encomiabile esempio di responsabilità civile e di consapevolezza del loro ruolo sociale».

Con queste parole il presidente Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa, commenta l’esito del monitoraggio avviato da Confindustria per verificare quali spazi possano essere utilizzati per sostenere la campagna vaccinale, a cui ha dato riscontro positivo la maggior parte delle aziende di maggiori dimensioni aderenti a Cnvv.

«Ringrazio tutti gli imprenditori – aggiunge Filippa – per la sensibilità e per la disponibilità che hanno dimostrato. Ora attendiamo che vengano definiti il protocollo nazionale e le relative linee-guida, oltre, ovviamente, che entrino a pieno regime le forniture di vaccini. Le aziende sono pronte e sono a completa disposizione della struttura operativa del Commissario straordinario per la gestione dell’emergenza, che definirà tutti gli aspetti organizzativi. Dobbiamo riuscire ad avviare prima possibile un’iniziativa che può contribuire in modo decisivo all’uscita dalla pandemia».

 




Presentato alla giunta regionale il piano industriale di Confindustria Piemonte

Tornare a crescere del 3% l’anno, aumentando il Pil regionale di 42 miliardi. Sono questi gli obiettivi che fissa il Piano industriale del Piemonte realizzato da Confindustria Piemonte e presentato oggi al Presidente della Regione Alberto Cirio, proseguendo il percorso di confronto e condivisione iniziato a settembre 2020. Un “open plan” da integrare e aggiornare periodicamente, che vuole essere anche uno strumento di lavoro per concordare, in primis, con l’Unione Europea i filoni prioritari di sviluppo e finanziamento.

A cominciare dal Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e dal piano Next Generation EU, che potrebbero portare in Piemonte fino a 16 miliardi. Risorse che saranno una leva strategica di sviluppo per l’intera economia regionale. La pandemia ha infatti ridotto di ulteriori 11 miliardi il Pil regionale, su cui già gravava un differenziale di 31 miliardi rispetto alle regioni europee comparabili. Un divario pro capite di 7.136 euro, che nell’ultimo decennio è stato determinato da 3,9 miliardi annui di minori investimenti pubblici legati all’economia. Una riduzione che però non si è accompagnata a un calo degli investimenti in edilizia, macchinari e impianti, che sono nella media europea.

Ancora migliore la propensione delle imprese all’investimento manifatturiero, che è stato pari al 6,6% del Pil, un valore tra i più alti in Europa, e che colloca il Piemonte al primo posto in Italia.
«La programmazione europea ha sempre avuto un Psr, un Piano di sviluppo rurale, ma non ha mai previsto per i territori un Piano di sviluppo industriale – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – La conseguenza è che ognuno di questi settori – agricoltura, industria, artigianato – è rimasto spesso in compartimenti stagni, senza quella interazione reciproca che invece è indispensabile. Per questo il lavoro che Confindustria Piemonte ci ha presentato oggi, un lavoro concreto e ingegneristico, è prezioso. Lo raccogliamo felici che sia il primo passo di un importante momento di concertazione e dialogo che, a partire da giovedì, faremo con tutto il territorio, per definire insieme le priorità che guideranno le politiche economiche nei prossimi 10 anni.

Da una parte la nuova programmazione 2021-2027, con l’obiettivo di arrivare a un accordo con tutti gli interlocutori del partenariato economico, sociale e istituzionale entro la fine dell’anno. E dall’altra il Recovery Plan: entro aprile il Governo italiano dovrà trasmettere all’Europa il proprio Piano di investimenti e noi entro marzo manderemo a Roma le nostre linee di indirizzo, che non saranno scritte dentro i palazzi, ma condivise sul campo con i nostri sindaci e i nostri imprenditori che del Piemonte sono l’anima».

«Oggi diamo seguito al percorso di confronto iniziato a settembre, presentando un Piano industriale che mette il treno Piemonte sui binari giusti – commenta il Presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay – Serve una visione europea, questa è la direzione che vogliamo. Il ritardo accumulato pesa sulla nostra capacità di competere, di crescere ed essere attrattivi. Nei prossimi anni si può recuperare, partendo dagli investimenti e dalla capacità di sviluppare un partenariato pubblico-privato, che deve essere in grado far crescere l’industria piemontese e attrarre investimenti da fuori, portando le aziende a insediarsi qui, grazie alla grande capacità del territorio di esprimere innovazione».

Per tornare a crescere al 3%, e colmare il gap con il resto d’Europa, il piano in questa prima stesura individua quattro settori verticali: automotive, che occupa 60 mila persone e fattura 20 miliardi escludendo le case costruttrici, e che deve puntare sulla mobilità sostenibile; l’agrifood dove operano 100 mila persone, che deve legarsi anche al turismo e al Bio; l’aerospaziale che impiega 14.800 persone e fattura 4 miliardi, che deve incalzare il progresso tecnologico con nuovi materiali e robotica; il tessile, con ampi margini di espansione nel bio tessile e smart-textile. A questi si aggiungono due ambiti orizzontali di applicazione tecnologica: le tecnologie 4.0 per sviluppare un’industria sempre più sostenibile, e l’intelligenza artificiale, un mercato che cresce del 30% l’anno. Tra le nuove opportunità il piano individua la bioedilizia, dove il Piemonte ha possibilità di creare una nuova filiera.

Gli strumenti operativi individuati da Confindustria Piemonte per realizzare queste indicazioni sono una progettazione integrata delle partecipazioni pubblico-private all’interno di una revisione della missione di Finpiemonte. Suggerito un maggiore ricorso all’appalto pre-commerciale, il partenariato per l’innovazione e l’appalto di soluzioni innovative. Nel comparto delle infrastrutture il piano ne censisce un gruppo di subito cantierabili per un valore di 7,43 miliardi, infine sul fronte della formazione si auspica una riduzione della dispersione scolastica e un’implementazione della formazione tecnica superiore. Tutte direttrici che si intrecciano con le richieste fatte dalla Regione al Governo per i fondi Next Generation Eu: circa 8 miliardi per la rivoluzione verde e la transizione economica, 1,7 miliardi per la salute, 1,34 miliardi per istruzione, formazione, ricerca e cultura, 1,22 miliardi per le infrastrutture per la mobilità, 736 milioni per la digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, 24 milioni per l’equità sociale e territoriale.

 




A tu per tu con Elisa Giordano, fondatrice del marchio torinese Irreplaceable

Elisa Giordano è una giovane donna torinese con una laurea in ingegneria dell’informazione e un’interessante esperienza maturata nell’ambito delle fonti d’energia alternativa. All’incirca otto anni fa ha deciso di orientare il suo futuro professionale verso il mondo della moda, diventando in seguito fondatrice di Irreplaceable, marchio di maglieria di cachemire.

La sua determinazione, e la sua passione per tutto ciò che è creatività, l’hanno spinta a farsi avanti in un settore tutt’altro che semplice, dove regna un’evidente concorrenza.

1)Elisa, come sono stati i suoi esordi in questo ambito?

Ho un passato da ingegnere nel settore dell’energia rinnovabile. Ma nel 2013, per una serie di avvenimenti famigliari, ho deciso di cambiare strada professionale per inseguire la passione della moda. Dopo un viaggio a Parigi ho colto un’opportunità e ho iniziato a collaborare per la maison francese Yves Saint Laurent. Un’esperienza estremamente formativa durata fino al 2018. Durante quegli anni, mi è venuta l’idea di una collezione di maglieria per bambini ispirata dai miei figli. Un’avventura iniziata quasi per gioco che lentamente è diventata una sfida sempre più grande che alla fine mi ha assorbito completamente. Dai bambini sono passata ad altre collezioni, in particolare a quella per la donna: la volevo sicura, moderna, femminile e indipendente; è così che è nato il mio brand IRREPLACEABLE, da questa aspirazione.

2) Nonostante i vantaggi dell’inclusione femminile nell’andamento economico del paese, in un modo lavorativo tradizionalmente “dominato” dagli uomini, l’universo femminile continua a essere ancora poco rappresentato. Secondo lei quali sono i freni che incontrano? E’ il sistema socio-culturale da ripensare o forse la mancanza di politiche di sostegno efficaci per le imprenditrici-madri di famiglia?

In Italia credo entrambe le cose. Le statistiche sono piuttosto eloquenti: siamo ancora molto lontani dal raggiungere altre realtà, anche europee, che sulla parità di genere sono decisamente avanti a noi, non solo come remunerazione, ma anche dal punto di vista dell’occupazione femminile. Nel mondo imprenditoriale, la situazione è ancora più complicata dal fatto che nell’accesso al credito, indispensabile per far crescere un’azienda quando non si hanno capitali iniziali, le resistenze sono ancora troppe. Alle difficoltà che tutti i giovani imprenditori incontrano e conoscono bene – burocrazia, balzelli, complessità amministrative – per una imprenditrice si aggiungono ostacoli culturali e sociali: e’ come se noi donne dovessimo sempre dimostrare qualcosa in più per farci rispettare ed essere prese in considerazione. A tutto questo si aggiungono le difficoltà di chi, anche in questo caso per la cultura dominante, è anche madre perché oltre alla paura di non farcela, ci si scontra anche con la quotidiane difficoltà di dover conciliare il ruolo di mamma con gli impegni lavorativi. Le percentuali di donne imprenditrici rispetto agli uomini parlano da sole: le giovani sotto i 35 anni nel nostro Paese rappresentano solo il 13 %, percentuale che sale, ma non abbastanza, per le società di capitali al 22%.

3)Da anni la moda vale decine di miliardi di euro. Secondo la società italiana di consulenza

Prometeia le prospettive di crescita preventivate all’avvio dello scorso anno non si sarebbero dovute smentite con l’inizio della pandemia. Qual è stato l’impatto del Covid 19 sulle vendite del suo marchio?

IRREPLACEABLE è una piccola realtà imprenditoriale concentrata sull’easywear, con un prodotto ancora poco distribuito all’estero e questo ha limitato l’impatto. Abbiamo ovviamente incontrato difficoltà legate alle vendite attraverso la rete retail italiana, per via della chiusura dei negozi, ma è stato mitigato grazie al canale online. La vera differenza, però, l’ha fatta l’attaccamento, direi l’affetto, della nostra clientela al brand, grazie al quale siamo riusciti a contenere la crisi, mantenendo pressoché stabile il fatturato in un settore che l’anno scorso ha perso quasi il 30% a causa di questa tragica pandemia. La crisi ha avuto sicuramente un impatto nelle prospettive di crescita. Ma nei momenti di crisi, se si crede davvero al proprio prodotto, credo si debba avere il coraggio di investire. E così abbiamo fatto, cercando nuovi spazi: ne è nato un atelier che vogliamo sia un salotto in cui la nostra clientela possa scoprire le novità di IRREPLACEABLE in un ambiente sicuro e accogliente. Ma questo non basta: l’obiettivo di quest’anno è quello di mantenere i nostri standard di qualità e al contempo investire maggiormente in tecnologia sempre più sostenibile, anche grazie a maggiori sinergie fra gli operatori del settore.

4) Se è vero che sono i “dettagli” a fare la differenza, oggi più di ieri si parla di perseguire un’etica sociale e ambientale. La produzione più sostenibile, quella attenta all’ecologia quanto a non contribuire nel creare disuguaglianze sociali, pare essere uno dei nuovi goal tra i principali brand a livello mondiale. Anche Irreplaceable si impegna verso una produzione più sostenibile?

Assolutamente si. Fin dagli esordi IRREPLACEABLE è stata attenta all’utilizzo di filati esclusivamente naturali e ha voluto sempre, nonostante i costi più elevati di queste materie prime, mantenere tale filosofia. E’ una questione di etica, ma anche di attenzione alla clientela. La pandemia ha impresso una accelerazione anche da questo punto di vista: i consumatori sono sempre più attenti alle tematiche della sostenibilità e, soprattutto i giovani, non accettano compressi e premiano chi è attento all’ambiente e agli ecosistemi. Per questo, uno dei nostri investimenti futuri sarà per l’utilizzo di filati riciclati. L’attenzione riguarda anche i nostri fornitori, che devo seguire medesimi standard in termini di sostenibilità. Non è solo la moda ad essere orientata da questa tendenza: l’esempio più lampante a Torino è quello del Green Pea, il progetto di Oscar Farinetti in cui moda e architettura si fondono con uno sguardo al futuro.

5) Infine, dal suo punto di vista, si è fatta un’idea di cosa riserverà questo 2021 alle piccole ma  frizzanti realtà imprenditoriali  – come la sua – nel campo della moda? Teme il sempre maggiore successo delle grandi catene (vedi Zara, Mango, Oviesse, H&M ecc…), economicamente accessibili alla maggior parte delle persone, a discapito vostro e, indirettamente, dal manufatto di qualità?

Il 2021 sarà un anno di transizione, in buona misura ancora complicato da molte incertezze sia economiche che politiche. Non temo il successo di fenomeni come Zara, H&M, o altri colossi del settore. Io stessa mi diverto a curiosare nei grandi negozi delle catene del fashion. Ma sono realtà molto lontane dalla mia perché nate e cresciute intorno alla cosiddetta Fast Fashion, ovvero il susseguirsi ininterrotto di nuovi prodotti senza vere collezioni dettate dai tempi della moda. C’e’ da dire che le grandi catene hanno risentito maggiormente della crisi dovuta al Covid, non solo per i costi fissi (negozi fisici e personale) che devono sostenere, ma anche per il drastico calo del turismo e con esso della clientela internazionale. Fattori che penso possano pesare sulla creatività. E ritengo che la crisi, che purtroppo non è solo sanitaria ma anche economica, spinga la clientela a ricercare capi unici e di qualità. Non solo dal punto di vista del design e dell’estetica, ma anche dell’esperienza emozionale che l’acquisto di un prodotto che duri nel tempo può trasmettere. Qualità e sostenibilità sono sicuramente due elementi chiave di questa filosofia.




Unione industriale di Torino: Firmato il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici

Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino, ha commentato: “Dopo una lunga trattativa, Federmeccanica – guidata dal past President dell’AMMA di Torino Alberto Dal Poz – e le Organizzazioni Sindacali hanno raggiunto un accordo per il contratto dei metalmeccanici molto significativo in un settore estremamente rilevante per il Piemonte.

L’intesa firmata oggi costituirà un tassello importante per il rilancio dell’economia italiana.
In questo momento di grave crisi era necessario superare i contrasti e puntare su ciò che unisce per far ripartire al più presto il nostro Paese. Il raggiungimento dell’accordo è una dimostrazione di responsabilità da parte di tutte le parti sociali e un segnale forte inviato dal mondo del lavoro all’Italia”.




“Pmi Day” 2020: conclusi a metà gennaio 2021 i “tour virtuali” nelle aziende di Cnvv

Si sono conclusi a metà gennaio 2021 i “tour virtuali” nelle aziende aderenti a Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) che hanno caratterizzato l’undicesima edizione del “Pmi Day” 2020, la Giornata nazionale delle piccole e medie imprese organizzata da Piccola Industria Confindustria in collaborazione con le associazioni territoriali per consentire agli studenti degli ultimi anni delle scuole secondarie di secondo grado una conoscenza diretta del mondo delle imprese.

«Nonostante tutte le incognite e le restrizioni imposte dalla pandemia – spiega il presidente del Comitato Piccola Industria di Cnvv, Giorgio Baldini – l’iniziativa, che abbiamo realizzato attraverso percorsi di visita in diretta streaming a partire dal 10 dicembre 2020, si è svolta regolarmente e con un bilancio decisamente superiore a ogni aspettativa: gli studenti coinvolti sono stati ben 1.240, oltre a una settantina di insegnanti e a 21 aziende aderenti a Cnvv, che ringrazio sentitamente per la loro disponibilità».

Hanno aderito all’iniziativa, per la provincia di Novara, gli istituti “Bellini”, “Bonfantini”, “Fauser”, “Omar” e “Nervi” di Novara e “Leonardo da Vinci” di Borgomanero, mentre per la provincia di Vercelli sono stati coinvolti gli istituti “Cavour”, “Lanino” e “Lombardi” di Vercelli e il “Lirelli” di Borgosesia. Le aziende partecipanti, anche grazie alla collaborazione con Confagricoltura, sono state nel Novarese Battioli Paola (San Pietro Mosezzo), Birla Carbon Italy (Trecate), Donetti (Romagnano Sesia), Gottifredi Maffioli (Novara), Matica Fintec (Novara), Nuova Assistenza (Novara), Procos (Cameri), Sarpom (Trecate), Sellmat (Prato Sesia), Risicultori di razza (Novara), Vigneti Valle Roncati (Briona) e Za.Ve.Ro (Romagnano Sesia); in provincia di Vercelli A. Raymond Italiana (Carisio), Adverteaser (Vercelli), Bertini (Alagna Valsesia), Cabboi Rag. Mariangela (Gattinara), Gessi (Serravalle Sesia), Industrie Toscanini (Borgosesia), Sogin (Saluggia), Soluzioni Edp (Vercelli) e Tosi F.lli (Varallo).

«Tra gli aspetti positivi delle visite aziendali svolte “da remoto” – prosegue Baldini – va evidenziata la grande partecipazione, con il coinvolgimento di tutte le classi interessate, e la notevole attenzione dimostrata dagli studenti: in molte occasioni il numero di domande poste agli imprenditori ha superato i tempi previsti, con un livello di interesse, di approfondimento e di interazione diretta, spesso molto spontanea, che non avevamo mai registrato in precedenza e nonostante orari a volte non agevoli, come le pause-pranzo o il primo pomeriggio. Questo aspetto ci porterà a ripensare l’organizzazione dell’iniziativa in programma, per il 2021, nel prossimo autunno. A prescindere dalla pandemia, infatti, le future edizioni del Pmi Day dovranno tenere conto delle notevoli opportunità che la tecnologia mette a disposizione».