Confindustria CNVV: inizio 2022 ancora positivo per l’industria novarese e vercellese

Il 2022 inizia con aspettative ancora positive per l’industria delle province di Novara e di Vercelli, anche se gli elevati costi dell’energia e le difficoltà negli approvvigionamenti rischiano di impattare negativamente sulle prospettive di medio termine.

Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il primo trimestre dell’anno (disponibili sul sito ) il saldo tra la percentuale degli imprenditori che si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione si conferma positivo, anche se con dati lievemente contrastanti fra i due territori: in crescita nel Novarese (a 23,3 punti rispetto ai precedenti 20,8), in riduzione nel Vercellese (a 6,7 punti, rispetto ai 16,7 del quarto trimestre 2021, e in linea con il trend del Piemonte, che passa da 21,3 a 15,8). I saldi ottimisti/pessimisti relativi agli ordini, totali ed esteri, calano rispettivamente da 24 a 19 punti e da 13,9 a 4 punti nel Novarese, da 16,7 a 6,7 punti e da 13,6 a -2,7 nel Vercellese, a fronte di medie regionali in ribasso da 21,3 a 14,9 e da 8 a 1,2 punti.

«L’escalation dei prezzi energetici impatta su tutte le filiere – commenta il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – e sta preoccupando il sistema produttivo; si stima che il costo dell’energia quest’anno possa addirittura raddoppiare rispetto al 2021. Alle incognite dell’emergenza sanitaria si aggiungono il rialzo dei prezzi delle materie prime e la difficoltà nel reperirle, con approvvigionamenti a costi sempre più elevati e tempi sempre più lunghi che, se non avranno effetti diretti sulla capacità produttiva, potrebbero comunque ridurre redditività e margini delle imprese».

Una lieve discrepanza territoriale è registrata anche dagli indicatori relativi al mercato del lavoro, con il saldo tra ottimisti e pessimisti relativo alla volontà di fare nuove assunzioni che cresce da 8 a 12,9 punti in provincia di Novara mentre si riduce da 11,8 a 7,9 in quella di Vercelli, con la media regionale sostanzialmente stabile a 14,4 punti. La percentuale di imprese che intendono fare ricorso alla cassa integrazione nel primo trimestre dell’anno cala dall’11,5% al 5,3% nel territorio novarese e risulta stabile (14,9%) in quello vercellese, mentre il Piemonte registra un calo dal 12,8% al 10,7%.

«Va sottolineata positivamente – aggiunge il direttore di Cnvv, Carlo Mezzano – la propensione agli investimenti “significativi” da parte delle aziende, che risulta superiore alla media regionale (29,7%) in entrambe le province: per quella di Novara ne ha in programma il 32,7%, rispetto al precedente 30,1%, per quella di Vercelli il 30,3%, a fronte del precedente 34,3%. Anche le intenzioni di effettuare investimenti sostitutivi rimangono su livelli elevati, passando dal 50,4% al 51,3% nel Novarese e dal 36,3% al 44,9% in provincia di Vercelli, con la media del Piemonte al 48,3%».

Con un calo dal 19,8% al 15,9% raggiunge il livello più basso degli ultimi dieci anni la percentuale di aziende che segnalano ritardi negli incassi in provincia di Vercelli, mentre in quella di Novara, che aveva toccato il minimo nella precedente rilevazione, si registra un lieve incremento, dall’11,8% al 14,3%. L’indicatore piemontese è stabile al 19,2%.

I dati relativi ai principali settori produttivi, elaborati in forma aggregata e con media ponderata sulle due province, confermano saldi ottimisti/pessimisti positivi sulle attese di produzione, anche se in riduzione rispetto al quarto trimestre 2021, sia nel metalmeccanico sia nella rubinetteria-valvolame, ma con un significativo calo degli ordini in entrambi i comparti. Lo stesso trend caratterizza l’alimentare, mentre il chimico e il tessile-abbigliamento registrano un forte incremento delle attese di produzione e degli ordini.

 




Protocollo coronavirus, Ravanelli: “Collaborazione per obiettivo comune, la salute dei lavoratori”

Laccordo raggiunto oggi rappresenta la sintesi tra un’azione di Governo rapida ed efficace e il grande senso di responsabilità di tutte le parti sociali.

Si tratta di una misura che – come abbiamo sostenuto dalla prima ora – responsabilizza ulteriormente le aziende del Paese.

Il Protocollo sottoscritto questa mattina pone al centro la sicurezza e la tutela dei lavoratori che saranno garantiti dalla stretta e puntuale osservanza di tutte le precauzioni previste.

In questo modo il Paese potrà arginare gli effetti economici dell’emergenza che in queste settimane ha già colpito duramente intere filiere produttive. Oggi abbiamo dimostrato come Istituzioni, imprese e parti sociali possano collaborare per raggiungere obiettivi comuni.

Scarica il Protocollo condiviso




Previsioni congiunturali CNVV 3° trimestre 2020: estate all’insegna del pessimismo per industrie Novara e Vercelli

È un’estate all’insegna del pessimismo per l’industria delle province di Novara e di Vercelli.

Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il trimestre luglio-settembre 2020 (disponibili sul sito) il saldo tra la percentuale degli imprenditori che, rispetto al trimestre precedente, si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione rimane negativo, anche se con una notevole differenza tra i due territori: in quello novarese, infatti, il dato risale da -26,8 a -16,4 punti, mentre in quello vercellese cala da -29,3 a -33,3 punti, con una media regionale a -29,2 punti rispetto ai precedenti -27,3.

Pur restando in territorio negativo si inverte in entrambe le province il trend del saldo ottimisti/pessimisti riferito alle attese di nuovi ordini, che passa da -30,1 a -16,4 punti per Novara e da -38 a -29,3 punti per Vercelli, a fronte di una media piemontese stabile a -30,9 punti. Discordante, invece, il saldo ottimisti/pessimisti sulle attese di ordini esteri, che nel Novarese scende da -18,6 a -19,8 punti mentre in provincia di Vercelli risale da -26,9 a -16,3 punti, a fronte di una media regionale in flessione da -24,4 a -27,6 punti.

«Siamo in una fase di grande incertezza – commenta il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – e con la possibilità che il peggio debba ancora arrivare; il fatto che, superata l’emergenza sanitaria, scelte politiche di sostegno strutturale al sistema produttivo non siano ancora chiare e definite sta mettendo serie ipoteche sul futuro del tessuto socio-economico locale. Servono tempi certi sulla liquidità, che in questa fase è indispensabile alle imprese, e una visione di lungo termine orientata a un rilancio “vero”, con forti investimenti in infrastrutture di comunicazione, materiale e digitale, scuola e università, nuove esigenze abitative, sanità, gestione delle acque e dei rifiuti, promozione del Made in Italy e valorizzazione dei territori, con le loro attrattive naturali, turistiche e culturali».

Il saldo ottimisti/pessimisti relativo alle aspettative di nuova occupazione registra un miglioramento a Novara (-0,8 punti, rispetto ai precedenti -8,1) mentre a Vercelli peggiora, da -1,1 a -8,1 punti, in linea con il calo piemontese (da -6,7 a -12,6 punti).

La percentuale di imprese che dichiara l’intenzione di ricorrere alla Cassa integrazione guadagni (Cig) raggiunge i massimi storici, con il passaggio dal 24,8% al 45,4% a Novara e dal 22,2% al 45,8% a Vercelli, mentre in Piemonte l’incremento è dal 31,9% al 50,4%. «Come avevamo già rilevato nella precedente indagine – osserva il direttore di Cnvv, Aureliano Curini – il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali sta arginando l’impatto della crisi sul mercato del lavoro, ma non essendoci alcuna prospettiva per i prossimi mesi rischiamo conseguenze devastanti anche su questo fronte, soprattutto in caso di una ripresa dell’epidemia».

Le intenzioni di effettuare investimenti significativi sono segnalate dal 23% di aziende novaresi (rispetto al precedente 23,8%) e dal 15,3% di quelle vercellesi (rispetto al 19,6% di fine marzo), con una media regionale che cala dal 18,9% al 15,5%, mentre investimenti sostitutivi sono annunciati dal 50% delle imprese novaresi e dal 39,8% di quelle con sede in provincia di Vercelli (46,7% e 42,4%, rispettivamente i dati precedenti), con una media regionale stabile al 44,4%.

Peggiora nettamente, invece, la percentuale di aziende che denuncia ritardi negli incassi: dal 29,2% al 35,9% nel Novarese e dal 28,6% al 49,5% nel Vercellese e in Valsesia, con una media regionale che sale da 37,9% a 54,5%: «si tratta di un aspetto molto preoccupante – aggiunge Filippa – che ci riporta alle rilevazioni di cinque anni fa e che temiamo possa ulteriormente peggiorare nei prossimi mesi».

I dati relativi ai principali settori produttivi, elaborati in forma aggregata e con media ponderata sulle due province, segnalano una forte differenza territoriale nel saldo ottimisti/pessimisti relativo alle attese di produzione del metalmeccanico (a -5,3 punti nel Novarese e a -33,3 nel Vercellese), mentre la media delle imprese intenzionate a ricorrere alla Cig sale al 52,5%.

Nel comparto della rubinetteria e del valvolame il saldo ottimisti/pessimisti sulla produzione cala da -19 a -37,5 punti, mentre pur in un contesto negativo migliora (da -15,8 a -9,1) il saldo ottimisti/pessimisti riferito agli ordini esteri e cresce dal 28,6% al 45,8% l’intenzione di ricorso alla Cig. Prospettive negative anche per il chimico, con un saldo ottimisti/pessimisti sulla produzione in calo da -22,2 a -30 punti, e per il tessile-abbigliamento, dove il saldo sulle attese di produzione scende a -52,9 punti dai -38,1 della precedente rilevazione e l’intenzione di ricorrere alla Cig è dichiarata dall’81,3% delle aziende.

Nell’alimentare le aspettative di produzione tornano negative per la prima volta da inizio 2019 (-6,7 punti il saldo ottimisti/pessimisti, rispetto al 5,3 del trimestre precedente), con attese di ordini positive soltanto dall’estero.




Presentato alla giunta regionale il piano industriale di Confindustria Piemonte

Tornare a crescere del 3% l’anno, aumentando il Pil regionale di 42 miliardi. Sono questi gli obiettivi che fissa il Piano industriale del Piemonte realizzato da Confindustria Piemonte e presentato oggi al Presidente della Regione Alberto Cirio, proseguendo il percorso di confronto e condivisione iniziato a settembre 2020. Un “open plan” da integrare e aggiornare periodicamente, che vuole essere anche uno strumento di lavoro per concordare, in primis, con l’Unione Europea i filoni prioritari di sviluppo e finanziamento.

A cominciare dal Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e dal piano Next Generation EU, che potrebbero portare in Piemonte fino a 16 miliardi. Risorse che saranno una leva strategica di sviluppo per l’intera economia regionale. La pandemia ha infatti ridotto di ulteriori 11 miliardi il Pil regionale, su cui già gravava un differenziale di 31 miliardi rispetto alle regioni europee comparabili. Un divario pro capite di 7.136 euro, che nell’ultimo decennio è stato determinato da 3,9 miliardi annui di minori investimenti pubblici legati all’economia. Una riduzione che però non si è accompagnata a un calo degli investimenti in edilizia, macchinari e impianti, che sono nella media europea.

Ancora migliore la propensione delle imprese all’investimento manifatturiero, che è stato pari al 6,6% del Pil, un valore tra i più alti in Europa, e che colloca il Piemonte al primo posto in Italia.
«La programmazione europea ha sempre avuto un Psr, un Piano di sviluppo rurale, ma non ha mai previsto per i territori un Piano di sviluppo industriale – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – La conseguenza è che ognuno di questi settori – agricoltura, industria, artigianato – è rimasto spesso in compartimenti stagni, senza quella interazione reciproca che invece è indispensabile. Per questo il lavoro che Confindustria Piemonte ci ha presentato oggi, un lavoro concreto e ingegneristico, è prezioso. Lo raccogliamo felici che sia il primo passo di un importante momento di concertazione e dialogo che, a partire da giovedì, faremo con tutto il territorio, per definire insieme le priorità che guideranno le politiche economiche nei prossimi 10 anni.

Da una parte la nuova programmazione 2021-2027, con l’obiettivo di arrivare a un accordo con tutti gli interlocutori del partenariato economico, sociale e istituzionale entro la fine dell’anno. E dall’altra il Recovery Plan: entro aprile il Governo italiano dovrà trasmettere all’Europa il proprio Piano di investimenti e noi entro marzo manderemo a Roma le nostre linee di indirizzo, che non saranno scritte dentro i palazzi, ma condivise sul campo con i nostri sindaci e i nostri imprenditori che del Piemonte sono l’anima».

«Oggi diamo seguito al percorso di confronto iniziato a settembre, presentando un Piano industriale che mette il treno Piemonte sui binari giusti – commenta il Presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay – Serve una visione europea, questa è la direzione che vogliamo. Il ritardo accumulato pesa sulla nostra capacità di competere, di crescere ed essere attrattivi. Nei prossimi anni si può recuperare, partendo dagli investimenti e dalla capacità di sviluppare un partenariato pubblico-privato, che deve essere in grado far crescere l’industria piemontese e attrarre investimenti da fuori, portando le aziende a insediarsi qui, grazie alla grande capacità del territorio di esprimere innovazione».

Per tornare a crescere al 3%, e colmare il gap con il resto d’Europa, il piano in questa prima stesura individua quattro settori verticali: automotive, che occupa 60 mila persone e fattura 20 miliardi escludendo le case costruttrici, e che deve puntare sulla mobilità sostenibile; l’agrifood dove operano 100 mila persone, che deve legarsi anche al turismo e al Bio; l’aerospaziale che impiega 14.800 persone e fattura 4 miliardi, che deve incalzare il progresso tecnologico con nuovi materiali e robotica; il tessile, con ampi margini di espansione nel bio tessile e smart-textile. A questi si aggiungono due ambiti orizzontali di applicazione tecnologica: le tecnologie 4.0 per sviluppare un’industria sempre più sostenibile, e l’intelligenza artificiale, un mercato che cresce del 30% l’anno. Tra le nuove opportunità il piano individua la bioedilizia, dove il Piemonte ha possibilità di creare una nuova filiera.

Gli strumenti operativi individuati da Confindustria Piemonte per realizzare queste indicazioni sono una progettazione integrata delle partecipazioni pubblico-private all’interno di una revisione della missione di Finpiemonte. Suggerito un maggiore ricorso all’appalto pre-commerciale, il partenariato per l’innovazione e l’appalto di soluzioni innovative. Nel comparto delle infrastrutture il piano ne censisce un gruppo di subito cantierabili per un valore di 7,43 miliardi, infine sul fronte della formazione si auspica una riduzione della dispersione scolastica e un’implementazione della formazione tecnica superiore. Tutte direttrici che si intrecciano con le richieste fatte dalla Regione al Governo per i fondi Next Generation Eu: circa 8 miliardi per la rivoluzione verde e la transizione economica, 1,7 miliardi per la salute, 1,34 miliardi per istruzione, formazione, ricerca e cultura, 1,22 miliardi per le infrastrutture per la mobilità, 736 milioni per la digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, 24 milioni per l’equità sociale e territoriale.

 




Confindustria nella Santa Sede alla presenza del Papa, Marsiaj: doveroso assumere un impegno verso il futuro dei nostri giovani

Ho avuto il privilegio e l’onore di ascoltare questa mattina l’intervento del Santo Padre, che, nel corso della Assemblea Pubblica di Confindustria, ha stimolato tutti con parole di profonda riflessione: come imprenditori siamo chiamati a fare ogni sforzo possibile per generare lavoro, occupazione e crescita, che si confermano la sola strada possibile per risollevare e spingere il nostro Paese.

Le crisi e le sfide che la nostra economia si trova ad affrontare si inseriscono in un contesto di dimensioni globali, dai costi dell’energia schizzati alle stelle a un livello di inflazione ormai insostenibile per imprese e famiglie, aggravati da un conflitto che preoccupa e angoscia ogni giorno di più per il numero di vittime e di persone coinvolte.

Ritengo sia doveroso assumere un impegno verso il futuro dei nostri giovani – che rappresentano le famiglie e i cittadini di domani – e che, come giustamente evidenziato dal presidente Bonomi, ci chiedono di lottare con energia nella realizzazione di “un Paese unito, che non si arrende mai”.




Confindustria Torino: II° edizione dell’indagine sugli effetti della pandemia sulle imprese piemontesi

L’indagine fotografa un Piemonte che s’impegna e che sta cercando di affrontare questa emergenza senza precedenti utilizzando forme di lavoro inedite, come lo smart working, che porteranno positive opportunità nel futuro. Ma la resistenza delle aziende non può essere infinita.

I risultati dell’indagine sono chiari: senza la liquidità in tanti non riusciranno a ripartire. Se le priorità sono la salute e la sicurezza di tutti, dobbiamo essere consapevoli che più si protrae la chiusura delle aziende, più aumenta il rischio della loro non riapertura e della conseguente perdita di migliaia posti di lavoro.

Bisogna ora pensare ad una fase 2 che garantisca un accesso immediato al credito e ne snellisca le procedure permettendo a tutti di ripartire e lavorare in completa sicurezza” dichiara Dario Gallina, Presidente dell’Unione Industriale di Torino, commentando i dati della seconda indagine di Confindustria sugli effetti della pandemia del Covid-19 sulle imprese italiane.

Tale indagine è stata effettuata a livello nazionale da Confindustria, e ha visto la partecipazione di 506 aziende piemontesi, il cui 95% ha dichiarato di aver subito l’impatto negativo del Coronavirus.

In seguito all’emanazione dei DPCM del 22 e del 25 marzo 2020, risulta che in Piemonte quasi un’azienda su due ha dovuto interrompere in toto la propria attività (40%), mentre il 33,2% l’ha chiusa parzialmente. Tale interruzioni hanno determinato un danno che il 22% del campione regionale ritiene “gestibile” mentre per oltre il 67% è considerato “severo” o “significativo”. Solo il 2% ha considerato l’impatto da Covid “trascurabile”.

In media, rispetto alla normalità (marzo 2019), si è assistito ad un calo, su scala regionale, del 33,8% del fatturato e del 33,1% delle ore lavorate. Rispetto ai due parametri, il Piemonte ha scontato un calo leggermente sopra la media italiana.

Lo smart working è stato diffusamente impiegato ove il 28% dei dipendenti totali delle aziende intervistate svolge attualmente il proprio lavoro da casa. Il 44,4% del campione risulta inattivo, mentre quasi per l’84% dei dipendenti si ricorre ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.).

Infine è stato chiesto agli imprenditori quali provvedimenti governativi fossero più efficaci per mitigare gli effetti negativi di questa emergenza sanitaria: l’esigenza comune segnalata è la necessità di liquidità attraverso finanziamenti a condizioni agevolate per riavviare le attività produttive.

L’indagine è stata avviata on line e vi hanno partecipato oltre 4000 aziende, di cui 505 imprese piemontesi: un campione ridotto che non può considerarsi statisticamente rappresentativo della totalità delle imprese del Piemonte ma che, tuttavia, è altamente indicativo dell’impatto che il COVID e i provvedimenti governativi hanno avuto sul tessuto imprenditoriale regionale.

 




Confindustria Piemonte incontra i parlamentari

Si è tenuto oggi, in videoconferenza, l’incontro tra Confindustria Piemonte e i parlamentari nazionali ed europei eletti in Piemonte. Tre gli ambiti principali delle proposte avanzate dagli industriali per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR: contenuti per il Piano Transizione 4.0 e capitale umano, ITS e istanze in tema di lavoro, Infrastrutture e Corridoi Europei.

«Il nostro Piemonte è una delle regioni più importanti del Paese – ha dichiarato Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemontee può esprimere eccellenze in termini di prodotti, processi, servizi, e anche grandi capacità imprenditoriali, come ha dimostrato la reazione al fermo delle attività. Gli assi prioritari su cui agire per consolidare la ripartenza appena avviata sono chiari: trasformazione 4.0 dell’industria, sostenuta da competenze specializzate; politiche a supporto della produttività del lavoro e infine infrastrutture, materiali e immateriali, efficienti. Il Piano su cui stiamo lavorando insieme ai nostri parlamentari ci offre gli strumenti necessari a rafforzare la competitività e lo sviluppo del territorio, dobbiamo saper cogliere questa opportunità con un’azione concertata tra tutti gli attori».

SISTEMA PRODUTTIVO

Primo tema chiave per la ripartenza e lo sviluppo del sistema produttivo è il sostegno all’industria in ottica di trasformazione digitale: accanto ai progetti già attivi come DIH Piemonte e CIM4.0, altre iniziative tra cui il Manufacturing Technology and Competence Center e l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale necessitano di essere consolidate. Agenda Digitale, completamento del Piano BUL regionale e sviluppo della tecnologia 5G evidenziano un oggettivo deficit di sviluppo per il Piemonte, mentre particolare attenzione va posta al sostegno alle filiere regionali di specializzazione intelligente (S3). Per quanto riguarda i Poli di Innovazione, occorre proseguire l’esperienza positiva dei cluster anche nella programmazione 2021-2027. Capitolo misure di sostegno alle imprese, PMI in particolare, è urgente avviare e monitorare il confronto a regia nazionale per la predisposizione del prossimo Accordo di Partenariato. In ottica di Transizione verde, infine, attuare interventi per perseguire la sostenibilità e la tutela ambientale nei processi industriali.

ITS E LAVORO

Fondamentale mettere in campo azioni per il consolidamento e la crescita del sistema ITS e definire ambiti formativi coerenti fra ITS e Università riducendo dispersione, abbandono e mismatch domanda/offerta di lavoro tecnico. Si avanzano inoltre alcune osservazioni alle misure in materia di lavoro contenute nelle Linee Guida del PNRR: riduzione del costo del lavoro attraverso la diminuzione dei contributi sociali a carico del datore; aumento della produttività del lavoro attraverso incentivi fiscali al welfare contrattuale e promozione della contrattazione decentrata; promozione di percorsi di digitalizzazione nei luoghi di lavoro; promozione della flessibilità oraria; riforma degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.

INFRASTRUTTURE 

Strumento di competitività di territori e imprese per assicurare quantità e qualità negli «scambi», le infrastrutture necessitano di una visione a lungo termine e priorità a investimenti in grado di garantire una mobilità, di persone e merci, sicura, veloce, moderna e connessa. Obiettivi prioritari rimangono, per il settore ferroviario, il completamento del disegno europeo TEN-T delle linee AV in Italia; per la logistica, lo sviluppo della retroportualità piemontese e la Digitalizzazione del sistema delle merci attraverso la Piattaforma Logistica Nazionale digitale; manutenzione e sicurezza per la rete stradale e autostradale, con un’attenzione particolare alla ricostruzione nei luoghi investiti dai recenti eventi alluvionali.

 

 




Marsiaj (UI Torino): “Approvazione progetto Area Crisi Complessa, traguardo importante per progettualità torinese”

“Con l’approvazione del Progetto di riconversione e riqualificazione industriale da parte del Mise, siamo giunti a un traguardo istituzionale importante, il coronamento di un percorso di forte progettualità per la nostra Città iniziato nel 2019.

È un passo determinante, che aspettiamo da tempo: l’Unione Industriale ha partecipato a questo processo dalla cabina di regia, lavorando fianco a fianco con gli altri attori del territorio – Regione Piemonte, Città di Torino, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Camera di Commercio di Torino, TNE, CIM 4.0, Distretto Aerospaziale DAP, Api Torino – in uno straordinario esempio di collaborazione tra pubblico e privato, per cui ringraziamo tutti.

I bandi per i progetti d’investimento avranno l’obiettivo di consolidare la crescita delle imprese e creare nuova occupazione per la nostra area, che più di altre ha sofferto la crisi acuita dalla pandemia.

Accanto a questi, iniziative strutturali come il nuovo Centro nazionale per la mobilità sostenibile e le analoghe azioni per la Cittadella dell’Aerospazio combineranno ricerca applicata, trasferimento tecnologico e formazione per l’intera filiera.

Si tratta di una progettazione strategica che tiene conto della vocazione manifatturiera del nostro territorio e la interpreta alla luce delle grandi trasformazioni di questo momento storico.

In questo scenario, l’Unione Industriale è fortemente e direttamente impegnata perché il coinvolgimento e le ricadute sulle aziende siano rapide, effettive e consistenti”.




Marco Brugo Ceriotti nuovo presidente commissione agroalimentare Confindustria Piemonte

Marco Brugo Ceriotti è il nuovo Presidente della Commissione Agroalimentare di Confindustria Piemonte. Nato a Gattinara nel 1988, è un imprenditore di quarta generazione nel settore risiero, Brugo Ceriotti subentra a Franco Biraghi e guiderà per il prossimo biennio la Commissione nata nel 2017 con l’obiettivo di rappresentare in modo unitario e coordinato il comparto dell’agroindustria del sistema confindustriale piemontese. Alla Commissione afferiscono oltre 330 imprese per un totale di circa 18.000 addetti.

“Innanzitutto, grazie a Franco Biraghi che mi ha preceduto negli ultimi anni. Come lui, sono un fervido sostenitore del lavoro di squadra e del confronto costruttivo. Il mio mandato vuole concentrarsi su alcuni temi principali: innovazione tecnologica, sostenibilità, cultura, formazione e difesa del Made in Italy. Il tutto con un occhio di riguardo alle filiere strategiche principali che sono riso, latte, carne e vino” dichiara Ceriotti che dal 2021 è anche presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Novara Vercelli Valsesia. “Altrettanto centrali saranno la transizione energetica verso le rinnovabili e l’ottimizzazione delle risorse idriche. Temi che potremo affrontare partecipando al lavoro di lobbying attraverso i canali creati a Bruxelles da Confindustria Piemonte per portare sui tavoli di discussione proposte e criticità – sottolinea – ma intendiamo potenziare anche il dialogo anche con le istituzioni nazionali per coordinare insieme a tutti i player della filiera agroalimentare, strategie che aumentino resilienza e potenziale del settore”.

Gli altri componenti della Commissione rappresentanti delle otto associazioni territoriali piemontesi sono: Pia Bosca (Unione Industriale di Asti); Andrea Bonino (Unione Industriale Biellese); Simone Peila (Confindustria Canavese); Chiara BardiniPaola Lanzavecchia e Nadia Marchisio (Confindustria Cuneo); Fabio Leonardi (Confindustria Novara Vercelli Valsesia); Simona Radicci e Mario Fanteguzzi (Unione Industriale Torino); Matteo Cavagnino (Unione Industriale Verbano Cusio Ossola).




Inizio d’anno in frenata per l’industria novarese e vercellese

Inizio d’anno in frenata per l’industria novarese e vercellese. Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il trimestre gennaio-marzo 2020 (riportate integralmente su www.cnvv.it) il saldo tra la percentuale degli imprenditori che, rispetto al trimestre precedente, si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione registra andamenti contrastanti nelle due province: mentre nel territorio novarese rimane positivo (a 9,5 punti contro i precedenti 8,7) in quello vercellese cala da -1,1 a -11,1 punti, in linea con un trend regionale a -0,5 punti rispetto ai 4 di fine 2019. I saldi ottimisti/pessimisti riferiti agli ordini totali rimangono stabili, a 8,7 punti, per Novara, mentre calano da -5,3 a -9,1 punti per Vercelli, a fronte di una media piemontese lievemente negativa (-0,5 punti).

Negativo in entrambe le province, invece, il saldo ottimisti/pessimisti relativo alle attese di ordini esteri, che si riduce da 13,8 a 3,8 punti per Novara e da -3,2 a -7,3 punti per Vercelli, in linea con il peggioramento registrato nell’intero Piemonte (da -0,6 a -1,7 punti).

«Non possiamo non essere preoccupati – commenta il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – perché, soprattutto per quanto riguarda il Vercellese, il calo della produzione e il peggioramento delle attese di ordini dal mercato interno, che è quello strutturalmente più debole, per la prima volta non vengono compensati dalle attese di esportazioni, che hanno un’importanza notevole in entrambe le province.

Per fortuna numerose aziende continuano a esprimere vitalità e resilienza dimostrando, anche grazie alla competenza delle loro maestranze e alla lungimiranza dei loro imprenditori, una notevole capacità competitiva. Serve però un impegno più forte da parte della politica per rafforzare e aumentare le dotazioni infrastrutturali, materiali e immateriali, la cui carenza è sempre più dannosa per l’economia territoriale».

Sul fronte del mercato del lavoro il saldo ottimisti/pessimisti relativo alle aspettative di nuova occupazione cresce lievemente (da 11,8 a 12,7 punti) in provincia di Novara, mentre cala (da 3,2 a -3 punti) in provincia di Vercelli, con una media regionale in riduzione da 6,4 a 3,8 punti. La percentuale di imprese che dichiarano l’intenzione di ricorrere alla Cassa integrazione guadagni si allontana dai minimi storici, salendo dal 2,4% al 4,1% a Novara e dall’8,5% al 16,5% a Vercelli, a fronte di un dato regionale in aumento dal 9,6% all’11,4%.

«Il peggioramento complessivo del contesto economico – osserva il direttore di Cnvv, Aureliano Curini – rischia di avere ricadute negative anche sul fronte occupazionale, che è sempre più lento a riprendersi dopo le fasi di criticità. Non possiamo che attendere le prossime rilevazioni, auspicando che si tratti di un’inversione soltanto temporanea, e continuare a impegnarci per colmare un gap formativo sempre più ampio tra offerta e domanda di figure professionali specializzate, soprattutto per quanto concerne i diplomi superiori tecnici. Quest’anno avvieremo anche iniziative formative per imprenditori e manager, aumentando le sinergie con l’Università del Piemonte Orientale, per far crescere il know how interno alle imprese».

Le intenzioni di effettuare investimenti, sia “significativi” sia “marginali”, risultano costanti in entrambi i territori: le variazioni relative ai primi sono dal 29,4% al 31,7% nel Novarese e dal 20,2% al 22,4% nel Vercellese, con una media regionale stabile al 24%; quelle relative ai secondi si posizionano, rispettivamente, dal 54% al 52% e dal 45,7% al 44,9%, con l’indicatore regionale al 49,1%.

Il grado di utilizzo degli impianti, in Piemonte al 76,1%, si conferma stabile all’80,2% nel territorio novarese e all’85,9% in quello vercellese. Positiva, infine, la dinamica della percentuale di imprese che dichiara ritardi negli incassi rispetto ai tempi di pagamento pattuiti (in Piemonte stabile al 28,2%), che scende dal 25% al 21,8% nel novarese e dal 25,5% al 19,4% (il livello più basso degli ultimi sei anni) nel Vercellese.

I dati relativi ai principali settori produttivi, elaborati in forma aggregata e con media ponderata sulle due province, segnalano un andamento contrastante nel metalmeccanico, dove i saldi ottimisti/pessimisti relativi alle attese di produzione sono negativi a fronte di ordini, totali ed esteri, in lieve miglioramento, e in attesa di conferme nel comparto della rubinetteria e del valvolame, dove la produzione è attesa ancora in calo, seppur in misura minore rispetto alla precedente indagine, a fronte di un miglioramento delle aspettative di ordini.

Indicatori positivi, ma con una crescente incertezza tra gli operatori del settore chimico e di quello alimentare: nel primo le attese di produzione sono ancora positive, pur con ordini in calo, mentre nel secondo il saldo ottimisti/pessimisti relativo alle aspettative di produzione si attesta a zero, sullo stesso livello di quello relativo agli ordini. Rimangono invece negative le prospettive del tessile-abbigliamento, dove l’ulteriore rallentamento delle attese di produzione è affiancato da un analogo calo degli ordini.