Il “mix” energetico come futura leva di competitività e di risparmio

Dal convegno organizzato da Cnvv e Consorzio “San Giulio” importanti spunti per la definizione delle scelte strategiche per i prossimi 30 anni
«Senza energia non si vive e non si lavora. Dobbiamo quindi adottare una visione strategica di lungo periodo che considera, per i prossimi trent’anni, l’utilizzo di un “mix” di risorse energetiche come leva primaria per la competitività delle imprese, che devono contrastare una concorrenza che ha costi decisamente inferiori, ma anche per gli usi civili. Le sole rinnovabili, infatti, non saranno sufficienti a soddisfare un fabbisogno in forte crescita e grazie allo sviluppo delle tecnologie e alle competenze dei ricercatori abbiamo le idee più chiare: l’incremento delle rinnovabili dovrà andare di pari passo con quello della produzione nazionale di metano, biogas e biocarburanti, oltre che con lo sviluppo dell’idrogeno e di un nucleare pulito e sicuro». Con queste parole il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa, commenta i lavori del convegno “Quale futuro per l’energia?” organizzato da Cnvv e Consorzio San Giulio (la sua società per i servizi energetici), in collaborazione con Consorzio Univer, il 10 maggio 2024 nell’Auditorium dell’Università del Piemonte Orientale.
Dopo i saluti di Filippa e del presidente del “San Giulio”, Marco Dalla Rosa, che ha ricordato la necessità di «fare scelte energetiche su basi tecniche e non ideologiche, per una transizione che non faccia perdere competitività al sistema-Paese», i lavori, coordinati da Filomena Greco (Il Sole 24 Ore), sono stati nella prima parte caratterizzati dalle relazioni di tre docenti del Politecnico di Torino: Andrea Lanzini, Massimo Santarelli e Roberto Zanino. Dopo una panoramica sulle caratteristiche dell’Italia (in cui i combustibili fossili pesano per circa l’80% del fabbisogno energetico) e del Piemonte (che è prevalentemente un importatore di energia, utilizzata per il 49% per usi civili, per il 25% per usi industriali, per il 23% per i trasporti e per il resto dall’agricoltura, con solo 1/7 del fabbisogno coperto da fonti rinnovabili locali), gli interventi hanno sottolineato come senza il contributo del nucleare l’obiettivo di “emissioni nette zero” di gas serra entro il 2050 per contenere il riscaldamento climatico globale sia ottenibile solo con un significativo e impattante aumento di occupazione del suolo per l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici. Uno scenario realistico per contribuire alla decarbonizzazione prevede l’utilizzo di energia prodotta per l’80% da fonti rinnovabili, per il 10% da nucleare di quarta generazione (che consente contemporaneamente la produzione di energia e il consumo delle scorie) e per il 10% da grandi centrali a gas con sistemi di cattura della CO2, con un risparmio di 400 miliardi di investimenti tra il 2035 e il 2050 rispetto a uno scenario teorico al 100% da rinnovabili.
Elisabeth Rizzotti (newcleo) ha quindi illustrato la nuova frontiera degli “Small Modular Reactors” (SMRs) di quarta generazione, attraverso i quali il nucleare potrà fare la sua parte nella transazione energetica in modo “nativamente sicuro”, efficiente e sostenibile. Newcleo, che attiverà il suo primo reattore in Francia entro il 2031, utilizza al 100% combustibile riciclato garantendo criteri di economicità, possibile costruzione in serie e trasportabilità. Durante la tavola rotonda dedicata alle politiche di sviluppo dei grandi fornitori di energia Nicola Rossi (Enel), Francesco Giunti (Eni), Lorenzo Mottura (Edison), Giuseppe Bergesio (Iren) e Simone Demarchi (Axpo Italia) hanno parlato di resilienza della rete di distribuzione, nuove tecnologie di storage e di compressione del gas, biomasse, fotovoltaico di nuova generazione, comunità energetiche e “sostenibilità sociale” di ogni scelta strategica, sottolineando la necessità di tenere conto dei parametri di sicurezza, competitività e rispetto ambientale in ogni aspetto della produzione, dell’approvvigionamento e della distribuzione.
Ha concluso i lavori l’assessore regionale Matteo Marnati, che dopo avere evidenziato il ruolo-chiave del trasferimento tecnologico ha citato alcuni aspetti da considerare nel breve termine: riduzione dei consumi, sviluppo delle fonti rinnovabili, evoluzione delle reti e dello storage, riduzione della dipendenza dall’estero, incremento delle nuove tecnologie, sviluppo dell’idrogeno e adeguamento ai cambiamenti climatici.



Industrie a rischio di incidente rilevante

Riprendono dal 23 gennaio al 4 febbraio le esercitazioni dei Piani di emergenza esterna degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante situate sul territorio metropolitano.

Si tratta di esercitazioni, coordinate dalla Prefettura di Torino che ha dato atto a una sollecitazione del Ministero dell’Interno, che avvengono per “posti di comando” e hanno preso il via nell’autunno del 2018.

Gli stabilimenti che testeranno i loro piani di emergenza fra giovedì 23 e venerdì 24 gennaio 2020 sono “Rivoira spa” di Chivasso, Albesiano Sisa Vernici di Trofarello, Cia Technima Sud Europa di Roletto, Cartiera Giacosa di Front Canavese.

In particolare, Rivoira Gas produce e miscela numerose varietà di gas per uso medicale, industriale o civile; Albesiano produce e miscela vernici per il settore automotive e per l’elettroisolamento, Cia produce bombolette spray mediante riempimento con gas propellente; Cartiera Giacosa produce carta, resine fenoliche e melamminiche e carta impregnata con tali resine.

A cavallo fra l’autunno 2018 e l’inverno 2019 erano stati testati i Piani di emergenza di Ahlstrom Munskjo di Mathi, Eni di Robassomero, Esso Italiana di Chivasso, Carmagnani Piemonte di Grugliasco, Liquigas, Autogas Nord, Eni e Butangas nel Comune di Volpiano. L’obiettivo è testare in fasi successive i piani di emergenza di tutti gli stabilimenti del territorio metropolitano.

Stabilimenti a rischio “incidente a rischio rilevante”: la legge ‘Seveso’

Per aumentare il livello di sicurezza degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, oltre ai controlli e alle autorizzazioni, la normativa comunitaria di riferimento (tre direttive europee c.d. “Seveso”, recepite, in ultimo, dal d.lgs. n. 105 del 26 giugno 2015, che sostituisce il d.lgs. 334/99) individua come essenziale la predisposizione, da parte delle autorità competenti, di strumenti di pianificazione dell’emergenza idonei a gestire con tempestività e organizzazione le fasi immediatamente successive ad un evento.

I principali obiettivi della pianificazione sono:

  • predisporre e testare uno schema di allertamento efficace che consenta di venire tempestivamente a conoscenza dell’evento comunicato, di norma, dal gestore dello stabilimento;

  • isolare un’area convenientemente scelta con posti di blocco stradali, in modo da diminuire il numero di persone soggette agli effetti dell’evento e da favorire le operazioni di soccorso e dei Vigili del Fuoco;

  • indicare le modalità di allarme e il comportamento da seguire in caso di emergenza;

  • pianificare le azioni di competenza di ciascun Soggetto preposto;

  • fornire e mantenere aggiornato un quadro conoscitivo dell’attività a rischio e del

  • territorio circostante.

Nascono così i Piani di emergenza esterni, la cui emanazione, obbligatoria – salvo particolari e motivate eccezioni – per tutti gli stabilimenti soggetti al d.lgs. 105/2015, è di competenza della Prefettura di Torino.

La Città metropolitana di Torino per i Piani d’emergenza

La Prefettura ha incaricato, mediante un decreto prefettizio la Città metropolitana di Torino per mezzo delle strutture della Direzione Rifiuti, bonifiche e sicurezza dei siti produttivi, con il mandato di:

  • provvedere alla raccolta dati e alla redazione dei Piani di emergenza esterni (Pe);
  • partecipare al gruppo di lavoro tematico del quale fanno parte anche: Regione Piemonte (Settore grandi rischi ambientali), Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Torino, Arpa Piemonte (Dipartimento Piemonte Nord Ovest). Partecipano inoltre la Protezione Civile della Città metropolitana, la Protezione Civile della Regione e di volta in volta i Comuni territorialmente interessati; il gruppo definisce gli elementi fondamentali della pianificazione sulla base dei dati tecnici disponibili.

Il Pee è condiviso in una riunione “plenaria” con la partecipazione dello stabilimento e di tutti gli enti e società coinvolte a vario titolo, e in seguito emanato con decreto dal Prefetto di Torino e trasmesso ai destinatari.

 




Fabbriche aperte ad agosto, una speranza condivisa

Dopo mesi di fermo, siamo finalmente arrivati alla tanto attesa ripresa delle attività, ma l’uscita dal lockdown e il ritorno ai livelli di produzione pre-Covid non è e non sarà, ovviamente, un percorso semplice e neppure immediato. Non tutti i settori sono ancora riusciti a ripartire e se i dati ISTAT parlano per il 2020 di una “marcata contrazione del Pil” nazionale pari al meno 8,3%, è qui che l’estrema difficoltà del comparto automotive fa sentire i suoi effetti più incisivi.

Secondo il recente rapporto realizzato da Cerved per ANCI che stima gli impatti del Covid-19 sulle imprese delle città metropolitane, infatti, sarà proprio il nostro territorio a pagare le conseguenze peggiori per la pandemia, con un rischio di danno per la filiera stimato in 10 miliardi e un calo generale dei ricavi del 14,4% in uno scenario soft e del 20,2% in uno scenario più pessimistico, dove alla ripartenza seguono successivi periodi di lockdown.

Questi dati fanno da cornice al dialogo che stiamo intrattenendo con le nostre aziende sulle previsioni di tenere aperti impianti e stabilimenti nel mese di agosto, contrariamente a quanto avviene di solito in tempi più “normali”.

Fermo restando il diritto innegabile al riposo, un segnale incoraggiante verrebbe invece dalla necessità di non fermare la produzione: significherebbe che il rimbalzo sperato di ordini e commesse si sta effettivamente verificando. Crediamo che questo sia l’auspicio condiviso tra tutti, imprenditori e lavoratori e nel caso ci sia questa possibilità di recupero, il nostro invito è che tutte le parti coinvolte agiscano con unità d’intenti: serve l’appoggio dei sindacati e l’apporto del welfare, regionale e statale, affinché i lavoratori possano essere messi nelle condizioni di non interrompere l’attività. Ci facciamo promotori di un confronto aperto e costruttivo sul tema, è in gioco il futuro di tutti.




Consiglio regionale: un milione per i capitali delle Pmi

Un milione di euro è lo stanziamento della Giunta Regionale per la capitalizzazione delle piccole e medie imprese nell’emergenza-Covid.

Lo stabilisce il provvedimento,  il cui parere preventivo favorevole è stato approvato all’unanimità dalla Terza commissione  (presidente Claudio Leone), che recepisce la proposta del capogruppo Pd Raffaele Gallo.

L’intervento è rivolto alle imprese del settore manifatturiero e delle costruzioni e – come ha spiegato l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano – prevede contributi a fondo perduto di valore massimo pari a  62.500 euro per l’aumento di capitale delle società che, al fine di proseguire e rilanciare la propria attività a seguito dell’emergenza epidemiologica, effettueranno un’operazione di aumento di capitale sociale di importo minimo pari a 50.000 euro e massimo pari a 250.000 euro. La Dgr prevede il 30% per aumenti di capitale compresi tra 50.000 e 150.000 euro, il 25% per aumenti di capitale compresi tra 151.000 e 250.000. A Domenico Rossi (Pd) che ha rilevato l’esclusione dai benefici delle imprese sociali, Tronzano ha spiegato che si tratta di una sperimentazione da eventualmente allargare successivamente a tutte le Pmi.

 

Sostegno alla montagna

La commissione ha poi espresso parere preventivo favorevole a maggioranza al programma annuale per l’erogazione dei contributi a favore della montagna, la cui cifra ammonta a 2 milioni e 900mila euro da distribuire tra i Comuni e le Unioni delle Comunità ed Enti montani. L’assessore allo Sviluppo della montagna Fabio Carosso, ha illustrato le quattro macrolinee di azione: gli interventi per affrontare l’emergenza epidemiologica, la risistemazione dei territori montani dopo gli eventi alluvionali, il sostegno alla scuola anche per la didattica a distanza e il turismo sostenibile.

 

Contributi alle pro loco

Sono 322.500 euro le risorse finanziarie per il 2020 a sostegno delle pro loco piemontesi. Lo prevede la Proposta di deliberazione, che ha incassato il parere preventivo favorevole a maggioranza dalla commissione. Come ha sottolineato l’assessora al Turismo Vittoria Poggio, le pro loco sono importanti strumenti per lo sviluppo dei territori. I contributi sono riservati solamente alla realizzazione di eventi con importi superiori a 500 euro, la procedura di erogazione è quella dello sportello, ovvero in base alla presentazione delle domande sino ad esaurimento della dotazione finanziaria.

 

Predazione da lupi

Anche il lupo verrà considerato causa d’indennizzo dei danni causati da calamità naturali e avversità atmosferiche. Lo prevede la bozza di modifica relativa alla Legge regionale che disciplina il riordino delle norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale. La commissione ha espresso parere preventivo favorevole a maggioranza. L’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa ha spiegato che la modifica riguarda proprio l’equiparazione degli animali di specie protette di fauna selvatica alle avversità naturali e atmosferiche.

 

Complessi ricettivi all’aperto e del turismo itinerante

La commissione, su richiesta dei consiglieri del Pd (GalloMonica Canalis, Maurizio Marello e Domenico Rossi) per approfondire il provvedimento, ha rinviato alla prossima settimana la trattazione del Disegno di legge 85 che modifica la legge regionale sui complessi ricettivi all’aperto e sul turismo itinerante, che era stata approvata nel 2019. Come ha spiegato l’assessora Poggio, il provvedimento  si è reso necessario dopo le osservazioni, i pareri e le impugnazioni da parte di alcuni Ministeri (Mibact e Interni) e dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato. In particolare, sono stati mossi rilievi sulla compatibilità ambientale per quanto riguarda gli allestimenti ricettivi all’aperto, nonché sul rischio di generare confusione con le norme vigenti nel settore tecnico-edilizio.  Nel dibattito sono anche intervenuti Sarah Disabato (M5s) e Valter Marin (Lega).

 




Incontro tra i presidenti di FinPiemonte e Confindustria Piemonte

Il presidente di Finpiemonte, Michele Vietti, e il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, si sono incontrati stamane per approfondire le prospettive di collaborazione a sostegno dello sviluppo economico del Piemonte e delle sue imprese.

Attività che dovranno passare anche dall’utilizzo delle risorse del Pnrr e dei fondi strutturali 2021-2027. Anche tenendo conto di queste priorità, si è deciso di mettere mano in tempi brevi al rinnovo dell’accordo di collaborazione tra i due enti, con l’obiettivo di aumentare l’attrattività del territorio sviluppando, tra gli altri, gli spunti del piano industriale condiviso tra Regione Piemonte e Confindustria Piemonte. Presenti all’incontro anche i direttori generali di Finpiemonte e Confindustria Piemonte, Mariateresa Buttigliengo e Paolo Balistreri.

 




Appello di Confindustria Piemonte: “Salvaguardare il lavoro tutelando persone e impresa”

Il protrarsi della chiusura ha prodotto effetti negativi che rischiano di essere irreversibili per il Paese. Nel rispetto delle ineludibili indicazioni del comitato scientifico, imprese, Governo e parti sociali subito insieme per ripartire, aumentando ancora di più la sicurezza dei lavoratori.

L’Italia sta affrontando un’emergenza sanitaria globale che la vede drammaticamente in prima linea nel contrasto alla pandemia. Il Paese è chiamato a uno sforzo eccezionale per affrontare una crisi le cui dimensioni rischiano di compromettere in modo irreversibile il suo tessuto economico, sia per quanto riguarda i consumi interni, sia sul fronte internazionale. L’export risulta – se possibile – ancor più danneggiato da questa crisi, perché i competitor internazionali in queste settimane stanno acquisendo sempre maggiori quote di mercato. 

Anche il nostro territorio è impegnato in due battaglie distinte ancorché collegate: la prima di natura sanitaria, per arginare il contagio e interrompere la proliferazione del virus, la seconda di natura economica e sociale. A oggi il Governo ha messo in campo misure di supporto alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori tanto apprezzabili quanto insufficienti a compensare una frenata dei consumi che – lo ricordiamo – ha di fatto azzerato interi settori produttivi.

La nostra regione sta pagando un prezzo altissimo e rischia di subire un contraccolpo insostenibile. Le imprese piemontesi stanno attuando tutte le prescrizioni in ordine di tutela della salute dei lavoratori e sono ovviamente disponibili a incrementare tali misure al fine di minimizzare – con qualsiasi mezzo – ogni eventuale rischio. È però vitale – nell’interesse comune – definire una progressiva riapertura delle attività produttive, per sostenere intere filiere che coinvolgono un ampio indotto formato da PMI, artigiani e liberi professionisti. 

Confindustria Piemonte, nel rispetto delle ineludibili indicazioni del comitato scientifico e in concerto con tutte le associazioni territoriali, sollecita il Governo e le parti sociali ad aprire immediatamente un tavolo operativo per definire una graduale ripresa delle attività industriali. 

“Siamo di fronte alla crisi più grave degli ultimi 50 anni” ha commentato Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte “Le imprese stanno affrontando seri problemi di liquidità e al tempo stesso assistono all’erosione delle proprie quote di mercato. Quindi è indispensabile, ma non sufficiente, un piano eccezionale di trasferimenti e investimenti. Le imprese devono essere messe nelle condizioni di stare sul mercato e continuare a produrre, nel massimo rispetto dei dpcm – che potranno essere ulteriormente affinati – e delle ineludibili indicazioni del comitato scientifico. Ogni giorno di chiusura perdiamo quote di mercato che difficilmente riusciremo a riconquistare. A oggi abbiamo calcolato un impatto negativo sul PIL del 6%, ma il rischio concreto è che l’emergenza sanitaria si traduca in una spirale recessiva irreversibile”. 




Angelo Cappetti direttore generale dell’Unione Industriale di Torino

Dopo oltre quarant’anni di servizio, dei quali tredici come Direttore Generale dell’Unione Industriale di Torino, Giuseppe Gherzi lascia il suo incarico per quiescenza, continuando, di intesa con la presidenza, ad assicurare la sua collaborazione su alcuni progetti strategici quale, ad esempio, il Manufacturing Tecnology Competence Center.

Come segno di continuità e di apprezzamento per il lavoro svolto all’interno dell’Associazione negli ultimi sei anni, su proposta del presidente Giorgio Marsiaj, il Consiglio di Presidenza ha deliberato di affidare ad Angelo Cappetti la direzione generale dell’Unione Industriale di Torino.

Giorgio Marsiaj, a nome del Consiglio di Presidenza e di tutti gli Associati, ha ringraziato Giuseppe Gherzi per l’ottimo lavoro svolto e il grande contributo reso all’intero sistema associativo in questi anni.

Angelo Cappetti assumerà formalmente l’incarico il prossimo 1° ottobre.




Cnvv: Migliorano le prospettive per l’industria novarese e vercellese

Migliorano le prospettive per l’industria delle province di Novara e di Vercelli. Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il trimestre aprile-giugno 2021  il saldo tra la percentuale degli imprenditori che si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione registra crescite importanti in entrambi i territori, posizionandosi a 17,5 punti nel Novarese (rispetto ai precedenti 2,6) e a 2,2 punti in provincia di Vercelli (rispetto ai precedenti -20,4), con una media regionale che risale a 7,3 punti a fronte dei -10,5 del primo trimestre dell’anno.

Lo stesso trend è seguito dal saldo ottimisti/pessimisti riferito alle attese di nuovi ordini totali, a 12,7 punti nel Novarese (rispetto ai precedenti 1,7) e a 7,8 nel Vercellese (rispetto ai precedenti -23,7). Migliora anche l’indicatore piemontese, a 5,8 punti rispetto ai -12,2 dello scorso trimestre.

«Il dato che ancora non registra una vera inversione di tendenza – osserva il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – è quello relativo alle attese di esportazioni, i cui saldi ottimisti/pessimisti rimangono su valori troppo bassi per poter dare respiro a una fase di ripartenza che speriamo vicina: se in provincia di Novara si attestano a 1,9 punti rispetto ai precedenti 3, nell’area vercellese l’indicatore, pur in crescita, è ancora negativo, a -5,7 punti rispetto ai precedenti -14,7, in linea con quello regionale che passa da -10,6 a -3,2. Se è quindi importante che la produzione nel Vercellese sia ritornata in positivo dopo oltre un anno e mezzo, riallineandosi alla media del Piemonte, gli effetti della crisi pandemica rischiano di impattare pesantemente sulle esportazioni, che sono fondamentali per molti settori nelle nostre province».

«La ripresa – aggiunge Filippa – rischia di essere frenata anche dal forte aumento dei costi delle materie prime, che penalizza notevolmente un Paese trasformatore come il nostro, mentre un ulteriore gap rispetto ai nostri competitor è determinato dalla presenza di tasse del tutto inopportune, come quella sulla plastica che impatta in modo incalcolabile sulla componentistica. I ritardi nella campagna vaccinale, infine, rischiano di compromettere il possibile recupero del settore turistico e della sua filiera. Le nostre aziende sono pronte per contribuire concretamente alla messa in sicurezza dei lavoratori e della popolazione, ma mancano ancora i protocolli e, come è noto, i vaccini. Bisogna smetterla con le parole e passare ai fatti».

I dati sul mercato del lavoro registrano performance migliori rispetto alla media regionale, con il saldo ottimisti/pessimisti relativo alle aspettative di nuova occupazione che passa da -0,9 a 8,7 punti in provincia di Novara e da -6,5 a 10 in provincia di Vercelli (a fronte della crescita da -1,7 a 5,6 punti in Piemonte), mentre l’indicatore sull’intenzione di ricorrere alla Cassa integrazione guadagni prosegue il calo, attestandosi al 16% per Novara, al 28,7% per Vercelli e al 25,7% per il Piemonte.

«Da sottolineare – aggiunge il direttore di Cnvv, Carlo Mezzano – è anche l’ulteriore incremento, rispetto alla precedente rilevazione, della percentuale di investimenti significativi programmati in entrambe le province: dal 25,2% al 29,6% in quella di Novara e dal 16,7% al 25,6% in quella di Vercelli, con un aumento dal 19,8% al 24,3% a livello regionale. In lieve contrazione, ma sempre su livelli elevati, sono invece le intenzioni di investimenti sostitutivi, dichiarate dal 46,4% delle imprese novaresi, rispetto al 56,5% del trimestre precedente, e dal 40%, rispetto al 53,3%, di quelle vercellesi, a fronte di una media piemontese che cala dal 49,5% al 46,7%. Rimane su livelli elevati anche il tasso di utilizzo degli impianti: sostanzialmente stabile (all’81,7%) nel territorio novarese e in crescita, dall’89,2% al 92,2%, in quello vercellese, con una media regionale intorno al 72,8%. Si attesta su buoni livelli, infine, la percentuale di aziende che denuncia ritardi negli incassi: stabile al 22% nel Novarese e in miglioramento dal 23,9% al 16,9% nel Vercellese e dal 32% al 28% a livello regionale».

I dati relativi ai principali settori produttivi, elaborati in forma aggregata e con media ponderata sulle due province, segnalano un saldo ottimisti/pessimisti relativo alle attese di produzione in forte ripresa nel metalmeccanico e nella rubinetteria-valvolame. Questa inversione di tendenza, che riporta l’indicatore in territorio fortemente positivo dopo quasi due anni, dovrà però essere confermata dalle prossime rilevazioni, essendo supportata principalmente dalla ripresa degli ordini totali. Aspettative di produzione positive si registrano anche nel chimico e nel tessile-abbigliamento, mentre il saldo ottimisti/pessimisti è a zero nel comparto alimentare.




I giovani imprenditori di Cnvv in visita alla F.lli Francoli Spa

Visita aziendale alla F.lli Francoli Spa di Ghemme (No) per il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), che nel pomeriggio di giovedì 23 febbraio 2023 ha fatto precedere la riunione del Consiglio direttivo da un interessante itinerario fra gli storici impianti dell’omonima distilleria (che già alla fine degli anni ’80 ha fortemente puntato sulla circolarità e la sostenibilità dei processi utilizzando fonti di calore ottenute da combustibili vegetali in modo da  assicurare un bilancio neutro dell’anidride carbonica e azzerare gli sprechi) e le cantine del brand “Torraccia del Piantavigna”.

«Grazie alla sapiente guida di Roberto Francoli, che ringrazio – spiega il presidente del Gruppo Giovani di Cnvv, Marco Brugo Ceriotti – abbiamo potuto toccare con mano tutte le fasi della produzione e degustato prodotti di eccezionale valore, veri fiori all’occhiello dell’enogastronomia territoriale. Nel corso del Direttivo abbiamo, tra l’altro, definito i principali step della seconda edizione della “Startup Competition” organizzata insieme a Feel Venture, l’unico fondo di Venture Capital al mondo che da Londra investe esclusivamente in Startup italiane, che prevede una fase di preselezione nel mese di marzo e la finale a inizio maggio: alcuni componenti del nostro Gruppo faranno parte della commissione esaminatrice per la selezione delle aziende candidate, mentre altri, come già avvenuto nello scorso luglio, siederanno nella giuria finale. Per quest’anno, oltre all’edizione 2023 di “Wooooow – Centra il tuo futuro!” e ad altre iniziative in corso di definizione, organizzeremo un percorso di alta formazione manageriale in collaborazione con la Sda Bocconi».

 




Abolizione IRAP, grandi opere e pagamenti dalle PA per ripartire

Le necessità delle aziende a fronte della crisi innescata dalla pandemia sono ormai conclamate, ma le risposte del Governo non sono state finora all’altezza. Per questo non possiamo che appoggiare e condividere le parole del P​residente designato Carlo Bonomi e la sua proposta di abolizione dell’IRAP.

Sarebbe un segnale importante per sostenere le imprese che stanno tentando di recuperare la produttività, dopo essersi impegnate al massimo per garantire un rientro dei lavoratori in piena sicurezza. Come stiamo purtroppo constatando, il tema della burocrazia ha colpito nuovamente e frenato l’entusiasmo, forse eccessivo, con cui all’inizio sono stati annunciati provvedimenti che poi si sono scontrati con una realtà fatta di lungaggini e complicazioni estenuanti.

Altra richiesta prioritaria che sosteniamo riguarda il pagamento dei debiti alle imprese da parte delle PA, così come prioritario è sbloccare le opere pubbliche e infrastrutturali che sono un prerequisito essenziale per la ripresa economica, a partire da quelle già dotate di copertura finanziaria

Così il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli commenta l’intervista del Presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi durante la trasmissione “Piazza Pulita” su La7 di ieri, 7 maggio 2020.