Giovani imprenditori: due piemontesi nel consiglio nazionale

La Presidente della Federazione Regionale dei Gruppi Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, Giorgia Garola, si congratula con i G.I. piemontesi Andrea Marangione e Luigi Giordano per gli incarichi assunti nel corso del Consiglio Nazionale G.I. che ha eletto Riccardo Di Stefano quale Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria per il triennio 2020-2023.

Andrea Marangione

Andrea Marangione, torinese, 34 anni, CEO di Maider NCG, entrerà a far parte della squadra di Riccardo Di Stefano in qualità di suo Vice Presidente nazionale G.I..

Luigi Giordano

Luigi Giordano, cuneese, 31 anni, Consigliere del CDA e Direttore Generale di Giordano & C. Spa, è stato eletto componente effettivo del Consiglio Centrale dei Giovani Imprenditori di Confindustria.

 




Confindustria Piemonte organizza un webinar: “L’Europa verso il futuro”

L’evento parte dal presupposto che l’emergenza epidemiologica ha sottolineato come sia difficile pensare che si possa fare a meno dei numerosi vantaggi che l’integrazione europea ha prodotto e rappresenta un momento favorevole al rilancio dell’idea di Europa e alle sue nuove missioni.

L’obiettivo sarà quindi quello di fare una riflessione per comprendere che cosa chiedere all’Europa, da adesso in poi, a partire dai problemi di gestione dell’economia e della politica globale.

I lavori saranno articolati in due sessioni: nella prima ci saranno le relazioni introduttive di Fabio Ravanelli, Presidente Confindustria Piemonte, Giuseppe Russo, Direttore Centro Einaudi e Matteo Carlo Borsani, Direttore Confindustria Bruxelles.

Farà seguito una tavola rotonda cui parteciperanno Alberto Cirio, Presidente Regione Piemonte, Fabio Ravanelli, Presidente Confindustria Piemonte, Antonio Tajani, Presidente Commissione Affari Costituzionali e Conferenza dei Presidenti del Parlamento Europeo e Irene Tinagli, Presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento Europeo.

Webinar 30-06-2020
Animerà il dibattito Andrea Bignami di Sky TG 24.

Si potrà partecipare ai lavori collegandosi al link Webinar Europa




Piccola industria: Gabriella Marchioni Bocca confermata presidente 2020-2022

Nel corso del Comitato Regionale di Piccola Industria di Confindustria Piemonte del 18 giugno 2020, Gabriella Marchioni Bocca è stata confermata Presidente P.I. per il biennio 2020-2022.

Gabriella Marchioni Bocca, 56 anni, Amministratore Delegato della Lamebo S.r.l., con sede a Leinì (TO), azienda metalmeccanica, maggior produttrice italiana di lame a spaccare per Concerie, Calzaturifici, Pellicceria e Lavorazione di materiali espansi, sintetici e sugherifici, bissa il precedente mandato 2018-2020.

Oltre alla conferma di Gabriella Marchioni Bocca, attualmente Presidente di Assomac, Associazione nazionale costruttori tecnologie per calzature, pelletteria e conceria di Confindustria, i componenti di Piccola Industria di Confindustria Piemonte hanno ratificato la formazione del Comitato di Presidenza composto da:

Alberto Biraghi, Presidente di Piccola Industria di Confindustria Cuneo;
Gianluca Giordano, delegato di MPiccola Industria dell’Unione Industriale della Provincia di Asti;
Tiziano Maino, Past Presidente di Piccola Industria di Confindustria Alessandria;
Gisella Milani, Past President di Piccola Industria di Confindustria Canavese;
Nicolò Zumaglini, Past President e attuale delegato di Piccola Industria dell’Unione Industriale Biellese.

Alla riunione elettiva ha partecipato l’Assessore ai Rapporti con il Consiglio regionale, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, con il quale i componenti del Comitato Regionale P.I. si sono confrontati sul tema prioritario della sburocratizzazione del sistema legislativo piemontese, di fondamentale importanza per le Piccole e Medie Imprese e per la ripresa economica nel post Covid-19.




Tavolo di coordinamento imprese & cultura: le proposte per il rilancio del settore

Studiare una piattaforma condivisa di digitalizzazione delle esperienze museali a cui affiancare un marketing territoriale, il lancio di una nuova immagine di Torino e la creazione di network strategici tra enti pubblici, privati e strutture ricettive.

Sono le proposte emerse durante l’ultimo incontro del Tavolo di Coordinamento Imprese & Cultura, promosso dal Gruppo Se.T.I. (Servizi e Terziario Innovativo) dell’Unione Industriale, che vede la presenza di oltre sessanta partecipanti. Il Tavolo, che raggruppa tutte le istituzioni culturali della Città, si è riunito per la prima volta dopo i mesi del lockdown che ha lasciato in ginocchio le attività culturali e turistiche torinesi.

Il comparto culturale, motore di crescita economia e sociale, è uno dei più colpiti dalla crisi causata dalla diffusione del Covid- 19, con un deficit di incassi e fatturato di quasi il 70% a livello nazionale.

Il Presidente SETI, Giovanni Fracasso, introducendo la riunione, ha affermato: “non possiamo permetterci di diventare una città senza eventi di rilevanza e istituzioni culturali di prima fascia. Il substrato culturale che ci caratterizza è fondamentale per il futuro di Torino, per i suoi abitanti, e anche per il sistema delle imprese.

Di più, lo è per il nostro Paese nel complesso: perché se una città si spegne, è un danno per tutta la nazione. In primo luogo, quindi, il Governo deve adottare delle misure per la sopravvivenza del mondo culturale e turistico italiano.

Ed è proprio a completamento di ciò, che iniziative di collaborazione e confronto come il nostro Tavolo diventano strategiche. Ora più che mai è fondamentale mettere insieme le energie di tutti, condividendo proposte e best practice – perché tra noi ci sono vere e proprie eccellenze in questo senso – per rendere gli enti del nostro settore culturale il più possibile solidi e autonomi nel lungo periodo. Penso, a questo proposito, anche a progetti condivisi che facciano economia di scala e consentano di avere nuove fonti di ricavo, aumentando la sostenibilità collettiva”.

Per il rilancio del settore serve programmare alcune strategie a medio e lungo termine, come la realizzazione di una piattaforma digitale per la realizzazione di visite virtuali – anche a pagamento. Inoltre, per attrarre nuovi visitatori e al contempo rilanciare l’immagine di Torino, è necessario razionalizzare i canali comunicativi e attuare una politica di incoming in grado di mettere a sistema le collaborazioni tra pubblico e privato, puntando su nuove connessioni.

“Nei mesi in cui l’emergenza ha chiuso l’Italia – ha spiegato Dario Gallina, Presidente dell’Unione Industriale di Torino – è emerso con forza un rinnovato bisogno di cultura, antidoto in grado di attenuare la paura nei momenti estremi, di sopperire all’impossibilità dell’incontro regalando benessere. Abbiamo assistito alla creazione di modalità digitali, inedite e bellissime, di fruizione culturale e artistica: molte di queste eccellenze siedono intorno al nostro Tavolo. E allora, oggi più che mai, questo luogo di riflessione, questo sodalizio tra istituzioni culturali e imprese diventa fondamentale. È il momento di rimboccarsi le maniche e tratteggiare un percorso per ripartire, facendo fronte comune, mettendo insieme proposte ed energie”.

Durante l’incontro, gli Enti hanno anche chiesto maggiore chiarezza su aperture e modalità e hanno ribadito la centralità del Teatro Regio per il tessuto culturale e la necessità per l’intero comparto di fare squadra per superare l’attuale emergenza e rilanciare Torino.




Confindustria Piemonte: digitalizzazione leva strategica per la ripresa

L’emergenza Covid-19 ha accelerato i processi, tuttavia smart working e connettività rischiano di restare un “libro dei sogni”. Prosegue l’azione di Confindustria Piemonte per intervenire sul digital divide: coinvolti i maggiori operatori di telecomunicazioni e chiesto il supporto della Regione per l’acquisizione di tecnologie e servizi abilitanti. Unità d’intenti, ma difficoltà nel reperire i fondi.

Tra i temi all’attenzione degli Stati Generali in corso in questi giorni e su cui il governo sta ponendo grande enfasi nel suo piano di rilancio economico, innovazione e digitalizzazione del Paese hanno una parte di assoluto rilievo.

Una priorità confermata, purtroppo, anche dall’aggiornamento 2020 dell’Indice DESI (Digital economy and society index) rilasciato dalla Commissione Europea che misura appunto la digitalizzazione del nostro continente, secondo cui l’Italia, è al 25° posto in Europa e fa meglio solo di Romania, Grecia e Bulgaria, perdendo due posizioni rispetto allo scorso anno. Cinque i parametri monitorati: connettività, competenze digitali, uso di Internet da parte dei singoli, integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, servizi pubblici digitali.

Lo stesso tipo di urgenza è avvertito anche a livello più locale e l’accelerazione imposta dall’emergenza Covid-19 alla trasformazione digitale ha dato ulteriore evidenza a ritardi e fragilità del nostro territorio. Confindustria Piemonte, infatti, si è impegnata per agevolare il più possibile l’attivazione di tali modalità operative, in modo che le aziende che avevano dovuto avviarle in modo improvvisato e urgente durante la fase di lockdown, potessero proseguire in modo più strutturato, organizzato e sicuro nel corso della Fase 2.

A un momento iniziale di analisi di mercato per evidenziare le problematiche più sentite dal tessuto industriale piemontese è seguito un approfondimento delle soluzioni tecnologiche con i più importanti operatori di telecomunicazioni a livello nazionale e i più significativi player locali mentre dal punto di vista politico e dei contenuti si è portato avanti il lavoro con ANCI e UNCEM, con la disponibilità del Politecnico di Torino e il coinvolgimento di Anitec-Assinform e delle Sezioni ICT delle Territoriali di Confindustria.

«Quella che stiamo vivendo è la prima, vera, crisi sistemica di un mondo integrato e interconnesso. Una crisi che ha fatto emergere con evidenza, quasi con violenza, l’importanza della Rete come infrastruttura di base – dichiara Fabrizio Gea, imprenditore ICT e delegato di Confindustria Piemonte per l’Agenda Digitale – Con quest’azione abbiamo voluto da un lato rispondere concretamente alle esigenze delle imprese relativamente alle soluzioni per la connettività e lo smart working e, dall’altro lato, abbiamo realizzato un “gioco di squadra” per condividere con l’amministrazione regionale misure di agevolazione per l’acquisto di tecnologie e servizi abilitanti, integrate da un sostegno per la formazione del personale. Questo per costruire, nel contesto “straordinario” dell’oggi, ciò che sarà il contesto “ordinario” di domani. Su questa partita, infatti, si gioca il futuro delle comunità e delle imprese».

Le misure necessarie andrebbero a collocarsi nell’ambito del sostegno alla competitività del sistema produttivo, tuttavia al momento i margini di manovra non sono ampi: la rilevanza strategica di queste azioni non solo per il rilancio, ma soprattutto per lo sviluppo della regione – nelle sue varie sfaccettature, dalle imprese al mondo dei servizi, dai nuclei urbani ai territori montani – è chiara a tutti i soggetti coinvolti, ma si scontra con il limite delle circostanze attuali, focalizzate sul superamento dell’emergenza economica.

«Abbiamo colto la disponibilità della Regione – commenta il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli – e continueremo a tenere alta l’attenzione sul tema affinché dalle prime aperture si possa passare a un orizzonte di intervento più ampio.

La digitalizzazione, come si è evidenziato con la spinta data dalla pandemia, è stato un fattore organizzativo fondamentale per garantire l’operatività aziendale e oggi, con ancora maggior forza, è una leva di competitività per il futuro, soprattutto per quelle PMI che sono l’ossatura fondamentale del nostro tessuto economico.

Siamo ormai consapevoli, come lo sono i nostri referenti istituzionali, che un sostanziale irrobustimento della capacità operativa aziendale basata sul digitale costituirà un’eredità duratura utile a ridurre il divario e il ritardo del territorio.

Il Piemonte digitale, così come l’Italia digitale, non possono rimanere nel libro dei sogni».

 




Nasce #UIDatastream, la nuova rubrica social dell’Unione Industriale di Torino

Una raccolta di dati e un’illustrazione sintetica degli indicatori economici del Piemonte di più diretto interesse per le imprese. Si inizierà con un focus sulle singole province per proseguire poi su approfondimenti settoriali sull’andamento dell’economia locale.

Sono questi i contenuti di #UiDatastream, la rubrica social avviata dall’area Comunicazione insieme al Servizio Studi Economici dell’Unione Industriale di Torino.

Il nuovo format, che sarà disponibile sui canali social dell’Unione Industriale già da oggi, vuole ripensare la comunicazione dei dati economici: un modo immediato e interattivo di raccontare il nostro territorio, analizzandone punti di forza e debolezze, in una fotografia dello stato di salute del mondo industriale piemontese.

Ogni puntata – che sarà trasmessa il martedì e il giovedì alle ore 12 – prenderà in considerazione l’economia di una provincia, sulla base degli indicatori disponibili.

L’Ufficio Studi economici dell’associazione ha sviluppato una raccolta di analisi sulla base delle congiunture economiche dell’ultimo anno nelle diverse province piemontesi. Spunti di riflessione – questi – particolarmente interessanti in un momento in cui si sta scrivendo il futuro della nostra vocazione industriale. La ripresa ancora incerta dopo i mesi di lockdown che hanno compromesso la sussistenza di molte attività produttive, le misure necessarie per la ripartenza, i settori di eccellenza su cui puntare trovano così una nuova chiave di lettura.

Il primo appuntamento è online oggi sui canali LikedIn e Youtube dell’Associazione, inaugurando il format con un focus sull’economia della Regione Piemonte nel suo complesso.




Giorgio Marsiaj designato come prossimo presidente di Unione industriale Torino

Il Consiglio Generale di Unione Industriale di Torino, riunitosi oggi in videoconferenza, ha designato Giorgio Marsiaj come Presidente dell’Associazione, al termine del mandato di Dario Gallina.

Giorgio Marsiaj, vicepresidente dell’Unione Industriale di Torino e presidente dell’AMMA, è anche fondatore, presidente e amministratore delegato di SABELT S.p.a., azienda leader nella produzione di sedili sportivi per auto di alta gamma, di cinture di sicurezza, di abbigliamento tecnico per il Motorsport e applicazioni speciali di sistemi di ritenuta nel settore Aerospace e Aviation.

È, inoltre, vice presidente e amministratore delegato della Holding M. Marsiaj & C e presidente della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali.

Il voto è avvenuto sulla base delle indicazioni emerse dalla relazione dei tre saggi, Gianfranco Carbonato, Licia Mattioli e Alberto Tazzetti, che, in qualità di ultimi Past President dell’Unione Industriale di Torino, hanno composto la Commissione di designazione.

“Ringrazio i colleghi del Consiglio Generale – dichiara Giorgio Marsiaj – per avermi scelto come loro rappresentante e per aver permesso all’imprenditoria torinese di arrivare a questa nomina con spirito di coesione e unione. Assumo questo incarico con grande senso di responsabilità, consapevole che, in un momento in cui le prospettive economiche future appaiono particolarmente critiche, serva un’Unione Industriale compatta, forte ed autorevole, capace di cogliere tutte le opportunità in grado di rilanciare la competitività e la produttività. Concentrerò, quindi, il mio impegno per essere un interlocutore attento e propositivo con le istituzioni, rafforzando il nostro ruolo di rappresentatività e di servizio per le imprese”.

Nella riunione del Consiglio Generale del prossimo 29 giugno, il presidente incaricato presenterà la squadra di presidenza.

Come da Statuto, spetterà all’Assemblea Generale, che si riunirà in forma privata ed in videoconferenza il prossimo 13 luglio, la formale elezione di Giorgio Marsiaj presidente dell’Unione Industriale di Torino per il quadriennio 2020-2024 e dei Vice presidenti.

 

 




Fabbriche aperte ad agosto, una speranza condivisa

Dopo mesi di fermo, siamo finalmente arrivati alla tanto attesa ripresa delle attività, ma l’uscita dal lockdown e il ritorno ai livelli di produzione pre-Covid non è e non sarà, ovviamente, un percorso semplice e neppure immediato. Non tutti i settori sono ancora riusciti a ripartire e se i dati ISTAT parlano per il 2020 di una “marcata contrazione del Pil” nazionale pari al meno 8,3%, è qui che l’estrema difficoltà del comparto automotive fa sentire i suoi effetti più incisivi.

Secondo il recente rapporto realizzato da Cerved per ANCI che stima gli impatti del Covid-19 sulle imprese delle città metropolitane, infatti, sarà proprio il nostro territorio a pagare le conseguenze peggiori per la pandemia, con un rischio di danno per la filiera stimato in 10 miliardi e un calo generale dei ricavi del 14,4% in uno scenario soft e del 20,2% in uno scenario più pessimistico, dove alla ripartenza seguono successivi periodi di lockdown.

Questi dati fanno da cornice al dialogo che stiamo intrattenendo con le nostre aziende sulle previsioni di tenere aperti impianti e stabilimenti nel mese di agosto, contrariamente a quanto avviene di solito in tempi più “normali”.

Fermo restando il diritto innegabile al riposo, un segnale incoraggiante verrebbe invece dalla necessità di non fermare la produzione: significherebbe che il rimbalzo sperato di ordini e commesse si sta effettivamente verificando. Crediamo che questo sia l’auspicio condiviso tra tutti, imprenditori e lavoratori e nel caso ci sia questa possibilità di recupero, il nostro invito è che tutte le parti coinvolte agiscano con unità d’intenti: serve l’appoggio dei sindacati e l’apporto del welfare, regionale e statale, affinché i lavoratori possano essere messi nelle condizioni di non interrompere l’attività. Ci facciamo promotori di un confronto aperto e costruttivo sul tema, è in gioco il futuro di tutti.




Filippa (Cnvv): “Alla politica chiediamo fatti e certezze; basta con parole, parole, parole…”

Riprendersi da questa crisi non sarà facile per nessuno. In economia prima si fanno le cose e poi si dicono; questa politica, invece, prima le dice e poi, forse, le fa: questo ha conseguenze disastrose per chi deve prendere decisioni strategiche per la sua azienda. Alla politica noi imprenditori chiediamo fatti e certezze; basta con parole, parole, parole.

Lo dichiara il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa. «Senza entrare nel merito delle scelte fatte dall’esecutivo – spiega – riteniamo che non sia possibile annunciare il taglio dell’Irap, con tutte le conseguenze che questo può avere sui piani finanziari delle imprese, e poi dire “no, forse non la tagliamo più”; come non è possibile annunciare il bonus del 110% in edilizia e poi annunciare che “forse entro luglio ci saranno i piani attuativi”: questo significa bloccare tutto fino a settembre, dato che chi aveva programmato i lavori da maggio si è fermato in attesa delle nuove disposizioni. Se un’iniziativa come questa serve per ridare impulso al settore e generare nuovo lavoro la normativa di riferimento deve essere più semplice e rapida possibile».

«In questa fase – aggiunge Filippa – è necessario sostenere in modo immediato vari settori, anche perché gli aiuti arrivati finora sono stati pochi e non hanno raggiunto tutti: l’industria turistica, ad esempio, che rappresenta una quota importante del Pil, anche nei nostri territori, è completamente ferma; non sarebbe stato difficile erogare finanziamenti già dallo scorso marzo a tasso zero e restituibili in 20 anni, in base al numero dei dipendenti. Purtroppo, invece, molte decisioni, a volte anche discutibili, sono state prese sulla carta ma non sono diventate operative o lo sono diventate in tempi troppo lunghi».

«Dobbiamo anche – prosegue –pensare al medio e al lungo termine, cioè a come vorremmo che diventasse il nostro territorio tra 20 o 30 anni. Dobbiamo ragionare su come sarà il nostro modo di vivere, su temi come le infrastrutture, materiali e digitali, la scuola, la casa, la sanità, la gestione dell’acqua e dei rifiuti, l’energia.

Abbiamo lavori che potrebbero partire subito, creando occupazione e quindi ricchezza, ma chi autorizza? I funzionari pubblici faticano a prendersi la responsabilità e dovremmo pensare a una giustizia più veloce e che li sollevi, fatti salvi naturalmente il dolo o la colpa grave, dalla responsabilità penale. Sono temi di cui devono occuparsi gli esperti, ma li segnalo perché molte multinazionali sono restie a investire in Italia oltre che per la lentezza autorizzativa e procedurale, proprio a causa della lunghezza delle decisioni nei processi civili. Altro tema, infine, è quello dell’occupazione: non la si crea per decreto o vietando i licenziamenti, perché le disuguaglianze si riducono creando ricchezza, la ricchezza si crea con il lavoro, e il lavoro si crea non ingessando il sistema ma dandogli flessibilità».

«Valorizziamo di più – propone Filippa – i nostri Comuni e le nostre Province, i cui sindaci e presidenti in questi mesi hanno lavorato molto bene, dimostrando di essere in contatto con il mondo reale, perché non possiamo permetterci di trasformare ogni problema economico in un problema politico. Oggi la Bce ci sta sostenendo molto, l’Europa ha dimostrato una flessibilità inimmaginabile fino a pochi mesi fa e dobbiamo saper cogliere e sfruttare tutte le occasioni che ci vengono date. L’autostrada del sole è stata il simbolo dell’Italia che si muoveva nel boom economico degli anni ‘60; oggi dobbiamo costruire una nuova autostrada del sole per far correre i dati e le merci. “Industria 4.0”, sostegno all’export, crediti assicurati: le nostre imprese hanno dimostrato di essere molto veloci nel decidere e in questo momento la rapidità può essere vincente. Per questo chiedo ai politici di non appesantirci: è come se dovessimo correre i 100 metri con dei pesi attaccati alle caviglie; se non volete darci degli aiuti toglieteci almeno i pesi».




Confindustria Torino: aziende torinesi, se non si interviene, l’estate potrebbe essere un duro colpo

Dall’inizio del lockdown a oggi, un’azienda associata su tre ha fatto ricorso alla cassa integrazione. In numeri questo significa che sono ricorse agli ammortizzatori sociali 714 aziende della provincia di Torino, per un totale di quasi 53mila occupati.

I dati sono oggetto di un’indagine condotta dal settore sindacale dell’Unione Industriale di Torino tra le aziende associate.

“L’ampio ricorso alla cassa integrazione fotografa un tessuto industriale che sta provando a resistere ad una crisi senza procedenti. Ora che siamo usciti da lockdown, l’utilizzo degli ammortizzatori – pur diminuito – continua, perché per alcuni settori – spiega il presidente Dario Gallina. la produzione sta riprendendo faticosamente, sorretta soprattutto dagli ordinativi esteri, ma per altri, come il terziario invece la ripresa sembra ancora molto incerta nonché lontana”.

“Le aziende torinesi stanno vivendo una crisi senza precedenti: oltre alla flessione della domanda, e quindi dei fatturati, devono far fronte anche ad un aumento dei costi e alla gestione della forza lavoro – continua il presidente -. Gli ammortizzatori sociali d’emergenza e i vari interventi introdotti dal Decreto Cura Italia e  dal Decreto Rilancio sono stati solo degli antidolorifici a scadenza.

Purtroppo se si possono bloccare i licenziamenti per decreto, il lavoro non lo si crea con testi di legge e a causa dell’imposizione del limite temporale degli ammortizzatori già questa estate molte aziende saranno costrette a chiudere poiché non riusciranno a farsi carico del costo dei lavoratori”.

“Serve una cura a sostegno del settore industriale, in grado di rilanciare la domanda, e quindi la produzione e aiutare la liquidità. L’augurio – conclude Gallina – è che a livello governativo si rimuova il blocco dei licenziamenti e contemporaneamente venga programmato un intervento strutturale sull’intero sistema degli ammortizzatori sociali, che vada oltre l’emergenza Covid e sia finalizzato a razionalizzare tutti gli ammortizzatori sociali, semplificando procedure e iter burocratici e sindacali che ne rallentano la fruizione.  Più della metà dei lavoratori in cassa integrazione appartengono al settore metalmeccanico.

Questo significa che se l’Esecutivo attuasse gli incentivi per l’acquisto di auto e l’estensione dell’ecobonus, misure che abbiamo richiesto nell’appello trasmesso insieme ad Anfia, si riuscirebbe a rilanciare un settore che sta cercando di resistere, ma che questa estate potrebbe gettare la spugna”.