Tavolo di coordinamento imprese & cultura: le proposte per il rilancio del settore

Studiare una piattaforma condivisa di digitalizzazione delle esperienze museali a cui affiancare un marketing territoriale, il lancio di una nuova immagine di Torino e la creazione di network strategici tra enti pubblici, privati e strutture ricettive.

Sono le proposte emerse durante l’ultimo incontro del Tavolo di Coordinamento Imprese & Cultura, promosso dal Gruppo Se.T.I. (Servizi e Terziario Innovativo) dell’Unione Industriale, che vede la presenza di oltre sessanta partecipanti. Il Tavolo, che raggruppa tutte le istituzioni culturali della Città, si è riunito per la prima volta dopo i mesi del lockdown che ha lasciato in ginocchio le attività culturali e turistiche torinesi.

Il comparto culturale, motore di crescita economia e sociale, è uno dei più colpiti dalla crisi causata dalla diffusione del Covid- 19, con un deficit di incassi e fatturato di quasi il 70% a livello nazionale.

Il Presidente SETI, Giovanni Fracasso, introducendo la riunione, ha affermato: “non possiamo permetterci di diventare una città senza eventi di rilevanza e istituzioni culturali di prima fascia. Il substrato culturale che ci caratterizza è fondamentale per il futuro di Torino, per i suoi abitanti, e anche per il sistema delle imprese.

Di più, lo è per il nostro Paese nel complesso: perché se una città si spegne, è un danno per tutta la nazione. In primo luogo, quindi, il Governo deve adottare delle misure per la sopravvivenza del mondo culturale e turistico italiano.

Ed è proprio a completamento di ciò, che iniziative di collaborazione e confronto come il nostro Tavolo diventano strategiche. Ora più che mai è fondamentale mettere insieme le energie di tutti, condividendo proposte e best practice – perché tra noi ci sono vere e proprie eccellenze in questo senso – per rendere gli enti del nostro settore culturale il più possibile solidi e autonomi nel lungo periodo. Penso, a questo proposito, anche a progetti condivisi che facciano economia di scala e consentano di avere nuove fonti di ricavo, aumentando la sostenibilità collettiva”.

Per il rilancio del settore serve programmare alcune strategie a medio e lungo termine, come la realizzazione di una piattaforma digitale per la realizzazione di visite virtuali – anche a pagamento. Inoltre, per attrarre nuovi visitatori e al contempo rilanciare l’immagine di Torino, è necessario razionalizzare i canali comunicativi e attuare una politica di incoming in grado di mettere a sistema le collaborazioni tra pubblico e privato, puntando su nuove connessioni.

“Nei mesi in cui l’emergenza ha chiuso l’Italia – ha spiegato Dario Gallina, Presidente dell’Unione Industriale di Torino – è emerso con forza un rinnovato bisogno di cultura, antidoto in grado di attenuare la paura nei momenti estremi, di sopperire all’impossibilità dell’incontro regalando benessere. Abbiamo assistito alla creazione di modalità digitali, inedite e bellissime, di fruizione culturale e artistica: molte di queste eccellenze siedono intorno al nostro Tavolo. E allora, oggi più che mai, questo luogo di riflessione, questo sodalizio tra istituzioni culturali e imprese diventa fondamentale. È il momento di rimboccarsi le maniche e tratteggiare un percorso per ripartire, facendo fronte comune, mettendo insieme proposte ed energie”.

Durante l’incontro, gli Enti hanno anche chiesto maggiore chiarezza su aperture e modalità e hanno ribadito la centralità del Teatro Regio per il tessuto culturale e la necessità per l’intero comparto di fare squadra per superare l’attuale emergenza e rilanciare Torino.




Confindustria Piemonte: digitalizzazione leva strategica per la ripresa

L’emergenza Covid-19 ha accelerato i processi, tuttavia smart working e connettività rischiano di restare un “libro dei sogni”. Prosegue l’azione di Confindustria Piemonte per intervenire sul digital divide: coinvolti i maggiori operatori di telecomunicazioni e chiesto il supporto della Regione per l’acquisizione di tecnologie e servizi abilitanti. Unità d’intenti, ma difficoltà nel reperire i fondi.

Tra i temi all’attenzione degli Stati Generali in corso in questi giorni e su cui il governo sta ponendo grande enfasi nel suo piano di rilancio economico, innovazione e digitalizzazione del Paese hanno una parte di assoluto rilievo.

Una priorità confermata, purtroppo, anche dall’aggiornamento 2020 dell’Indice DESI (Digital economy and society index) rilasciato dalla Commissione Europea che misura appunto la digitalizzazione del nostro continente, secondo cui l’Italia, è al 25° posto in Europa e fa meglio solo di Romania, Grecia e Bulgaria, perdendo due posizioni rispetto allo scorso anno. Cinque i parametri monitorati: connettività, competenze digitali, uso di Internet da parte dei singoli, integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, servizi pubblici digitali.

Lo stesso tipo di urgenza è avvertito anche a livello più locale e l’accelerazione imposta dall’emergenza Covid-19 alla trasformazione digitale ha dato ulteriore evidenza a ritardi e fragilità del nostro territorio. Confindustria Piemonte, infatti, si è impegnata per agevolare il più possibile l’attivazione di tali modalità operative, in modo che le aziende che avevano dovuto avviarle in modo improvvisato e urgente durante la fase di lockdown, potessero proseguire in modo più strutturato, organizzato e sicuro nel corso della Fase 2.

A un momento iniziale di analisi di mercato per evidenziare le problematiche più sentite dal tessuto industriale piemontese è seguito un approfondimento delle soluzioni tecnologiche con i più importanti operatori di telecomunicazioni a livello nazionale e i più significativi player locali mentre dal punto di vista politico e dei contenuti si è portato avanti il lavoro con ANCI e UNCEM, con la disponibilità del Politecnico di Torino e il coinvolgimento di Anitec-Assinform e delle Sezioni ICT delle Territoriali di Confindustria.

«Quella che stiamo vivendo è la prima, vera, crisi sistemica di un mondo integrato e interconnesso. Una crisi che ha fatto emergere con evidenza, quasi con violenza, l’importanza della Rete come infrastruttura di base – dichiara Fabrizio Gea, imprenditore ICT e delegato di Confindustria Piemonte per l’Agenda Digitale – Con quest’azione abbiamo voluto da un lato rispondere concretamente alle esigenze delle imprese relativamente alle soluzioni per la connettività e lo smart working e, dall’altro lato, abbiamo realizzato un “gioco di squadra” per condividere con l’amministrazione regionale misure di agevolazione per l’acquisto di tecnologie e servizi abilitanti, integrate da un sostegno per la formazione del personale. Questo per costruire, nel contesto “straordinario” dell’oggi, ciò che sarà il contesto “ordinario” di domani. Su questa partita, infatti, si gioca il futuro delle comunità e delle imprese».

Le misure necessarie andrebbero a collocarsi nell’ambito del sostegno alla competitività del sistema produttivo, tuttavia al momento i margini di manovra non sono ampi: la rilevanza strategica di queste azioni non solo per il rilancio, ma soprattutto per lo sviluppo della regione – nelle sue varie sfaccettature, dalle imprese al mondo dei servizi, dai nuclei urbani ai territori montani – è chiara a tutti i soggetti coinvolti, ma si scontra con il limite delle circostanze attuali, focalizzate sul superamento dell’emergenza economica.

«Abbiamo colto la disponibilità della Regione – commenta il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli – e continueremo a tenere alta l’attenzione sul tema affinché dalle prime aperture si possa passare a un orizzonte di intervento più ampio.

La digitalizzazione, come si è evidenziato con la spinta data dalla pandemia, è stato un fattore organizzativo fondamentale per garantire l’operatività aziendale e oggi, con ancora maggior forza, è una leva di competitività per il futuro, soprattutto per quelle PMI che sono l’ossatura fondamentale del nostro tessuto economico.

Siamo ormai consapevoli, come lo sono i nostri referenti istituzionali, che un sostanziale irrobustimento della capacità operativa aziendale basata sul digitale costituirà un’eredità duratura utile a ridurre il divario e il ritardo del territorio.

Il Piemonte digitale, così come l’Italia digitale, non possono rimanere nel libro dei sogni».

 




Nasce #UIDatastream, la nuova rubrica social dell’Unione Industriale di Torino

Una raccolta di dati e un’illustrazione sintetica degli indicatori economici del Piemonte di più diretto interesse per le imprese. Si inizierà con un focus sulle singole province per proseguire poi su approfondimenti settoriali sull’andamento dell’economia locale.

Sono questi i contenuti di #UiDatastream, la rubrica social avviata dall’area Comunicazione insieme al Servizio Studi Economici dell’Unione Industriale di Torino.

Il nuovo format, che sarà disponibile sui canali social dell’Unione Industriale già da oggi, vuole ripensare la comunicazione dei dati economici: un modo immediato e interattivo di raccontare il nostro territorio, analizzandone punti di forza e debolezze, in una fotografia dello stato di salute del mondo industriale piemontese.

Ogni puntata – che sarà trasmessa il martedì e il giovedì alle ore 12 – prenderà in considerazione l’economia di una provincia, sulla base degli indicatori disponibili.

L’Ufficio Studi economici dell’associazione ha sviluppato una raccolta di analisi sulla base delle congiunture economiche dell’ultimo anno nelle diverse province piemontesi. Spunti di riflessione – questi – particolarmente interessanti in un momento in cui si sta scrivendo il futuro della nostra vocazione industriale. La ripresa ancora incerta dopo i mesi di lockdown che hanno compromesso la sussistenza di molte attività produttive, le misure necessarie per la ripartenza, i settori di eccellenza su cui puntare trovano così una nuova chiave di lettura.

Il primo appuntamento è online oggi sui canali LikedIn e Youtube dell’Associazione, inaugurando il format con un focus sull’economia della Regione Piemonte nel suo complesso.




Giorgio Marsiaj designato come prossimo presidente di Unione industriale Torino

Il Consiglio Generale di Unione Industriale di Torino, riunitosi oggi in videoconferenza, ha designato Giorgio Marsiaj come Presidente dell’Associazione, al termine del mandato di Dario Gallina.

Giorgio Marsiaj, vicepresidente dell’Unione Industriale di Torino e presidente dell’AMMA, è anche fondatore, presidente e amministratore delegato di SABELT S.p.a., azienda leader nella produzione di sedili sportivi per auto di alta gamma, di cinture di sicurezza, di abbigliamento tecnico per il Motorsport e applicazioni speciali di sistemi di ritenuta nel settore Aerospace e Aviation.

È, inoltre, vice presidente e amministratore delegato della Holding M. Marsiaj & C e presidente della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali.

Il voto è avvenuto sulla base delle indicazioni emerse dalla relazione dei tre saggi, Gianfranco Carbonato, Licia Mattioli e Alberto Tazzetti, che, in qualità di ultimi Past President dell’Unione Industriale di Torino, hanno composto la Commissione di designazione.

“Ringrazio i colleghi del Consiglio Generale – dichiara Giorgio Marsiaj – per avermi scelto come loro rappresentante e per aver permesso all’imprenditoria torinese di arrivare a questa nomina con spirito di coesione e unione. Assumo questo incarico con grande senso di responsabilità, consapevole che, in un momento in cui le prospettive economiche future appaiono particolarmente critiche, serva un’Unione Industriale compatta, forte ed autorevole, capace di cogliere tutte le opportunità in grado di rilanciare la competitività e la produttività. Concentrerò, quindi, il mio impegno per essere un interlocutore attento e propositivo con le istituzioni, rafforzando il nostro ruolo di rappresentatività e di servizio per le imprese”.

Nella riunione del Consiglio Generale del prossimo 29 giugno, il presidente incaricato presenterà la squadra di presidenza.

Come da Statuto, spetterà all’Assemblea Generale, che si riunirà in forma privata ed in videoconferenza il prossimo 13 luglio, la formale elezione di Giorgio Marsiaj presidente dell’Unione Industriale di Torino per il quadriennio 2020-2024 e dei Vice presidenti.

 

 




Fabbriche aperte ad agosto, una speranza condivisa

Dopo mesi di fermo, siamo finalmente arrivati alla tanto attesa ripresa delle attività, ma l’uscita dal lockdown e il ritorno ai livelli di produzione pre-Covid non è e non sarà, ovviamente, un percorso semplice e neppure immediato. Non tutti i settori sono ancora riusciti a ripartire e se i dati ISTAT parlano per il 2020 di una “marcata contrazione del Pil” nazionale pari al meno 8,3%, è qui che l’estrema difficoltà del comparto automotive fa sentire i suoi effetti più incisivi.

Secondo il recente rapporto realizzato da Cerved per ANCI che stima gli impatti del Covid-19 sulle imprese delle città metropolitane, infatti, sarà proprio il nostro territorio a pagare le conseguenze peggiori per la pandemia, con un rischio di danno per la filiera stimato in 10 miliardi e un calo generale dei ricavi del 14,4% in uno scenario soft e del 20,2% in uno scenario più pessimistico, dove alla ripartenza seguono successivi periodi di lockdown.

Questi dati fanno da cornice al dialogo che stiamo intrattenendo con le nostre aziende sulle previsioni di tenere aperti impianti e stabilimenti nel mese di agosto, contrariamente a quanto avviene di solito in tempi più “normali”.

Fermo restando il diritto innegabile al riposo, un segnale incoraggiante verrebbe invece dalla necessità di non fermare la produzione: significherebbe che il rimbalzo sperato di ordini e commesse si sta effettivamente verificando. Crediamo che questo sia l’auspicio condiviso tra tutti, imprenditori e lavoratori e nel caso ci sia questa possibilità di recupero, il nostro invito è che tutte le parti coinvolte agiscano con unità d’intenti: serve l’appoggio dei sindacati e l’apporto del welfare, regionale e statale, affinché i lavoratori possano essere messi nelle condizioni di non interrompere l’attività. Ci facciamo promotori di un confronto aperto e costruttivo sul tema, è in gioco il futuro di tutti.




Filippa (Cnvv): “Alla politica chiediamo fatti e certezze; basta con parole, parole, parole…”

Riprendersi da questa crisi non sarà facile per nessuno. In economia prima si fanno le cose e poi si dicono; questa politica, invece, prima le dice e poi, forse, le fa: questo ha conseguenze disastrose per chi deve prendere decisioni strategiche per la sua azienda. Alla politica noi imprenditori chiediamo fatti e certezze; basta con parole, parole, parole.

Lo dichiara il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa. «Senza entrare nel merito delle scelte fatte dall’esecutivo – spiega – riteniamo che non sia possibile annunciare il taglio dell’Irap, con tutte le conseguenze che questo può avere sui piani finanziari delle imprese, e poi dire “no, forse non la tagliamo più”; come non è possibile annunciare il bonus del 110% in edilizia e poi annunciare che “forse entro luglio ci saranno i piani attuativi”: questo significa bloccare tutto fino a settembre, dato che chi aveva programmato i lavori da maggio si è fermato in attesa delle nuove disposizioni. Se un’iniziativa come questa serve per ridare impulso al settore e generare nuovo lavoro la normativa di riferimento deve essere più semplice e rapida possibile».

«In questa fase – aggiunge Filippa – è necessario sostenere in modo immediato vari settori, anche perché gli aiuti arrivati finora sono stati pochi e non hanno raggiunto tutti: l’industria turistica, ad esempio, che rappresenta una quota importante del Pil, anche nei nostri territori, è completamente ferma; non sarebbe stato difficile erogare finanziamenti già dallo scorso marzo a tasso zero e restituibili in 20 anni, in base al numero dei dipendenti. Purtroppo, invece, molte decisioni, a volte anche discutibili, sono state prese sulla carta ma non sono diventate operative o lo sono diventate in tempi troppo lunghi».

«Dobbiamo anche – prosegue –pensare al medio e al lungo termine, cioè a come vorremmo che diventasse il nostro territorio tra 20 o 30 anni. Dobbiamo ragionare su come sarà il nostro modo di vivere, su temi come le infrastrutture, materiali e digitali, la scuola, la casa, la sanità, la gestione dell’acqua e dei rifiuti, l’energia.

Abbiamo lavori che potrebbero partire subito, creando occupazione e quindi ricchezza, ma chi autorizza? I funzionari pubblici faticano a prendersi la responsabilità e dovremmo pensare a una giustizia più veloce e che li sollevi, fatti salvi naturalmente il dolo o la colpa grave, dalla responsabilità penale. Sono temi di cui devono occuparsi gli esperti, ma li segnalo perché molte multinazionali sono restie a investire in Italia oltre che per la lentezza autorizzativa e procedurale, proprio a causa della lunghezza delle decisioni nei processi civili. Altro tema, infine, è quello dell’occupazione: non la si crea per decreto o vietando i licenziamenti, perché le disuguaglianze si riducono creando ricchezza, la ricchezza si crea con il lavoro, e il lavoro si crea non ingessando il sistema ma dandogli flessibilità».

«Valorizziamo di più – propone Filippa – i nostri Comuni e le nostre Province, i cui sindaci e presidenti in questi mesi hanno lavorato molto bene, dimostrando di essere in contatto con il mondo reale, perché non possiamo permetterci di trasformare ogni problema economico in un problema politico. Oggi la Bce ci sta sostenendo molto, l’Europa ha dimostrato una flessibilità inimmaginabile fino a pochi mesi fa e dobbiamo saper cogliere e sfruttare tutte le occasioni che ci vengono date. L’autostrada del sole è stata il simbolo dell’Italia che si muoveva nel boom economico degli anni ‘60; oggi dobbiamo costruire una nuova autostrada del sole per far correre i dati e le merci. “Industria 4.0”, sostegno all’export, crediti assicurati: le nostre imprese hanno dimostrato di essere molto veloci nel decidere e in questo momento la rapidità può essere vincente. Per questo chiedo ai politici di non appesantirci: è come se dovessimo correre i 100 metri con dei pesi attaccati alle caviglie; se non volete darci degli aiuti toglieteci almeno i pesi».




Confindustria Torino: aziende torinesi, se non si interviene, l’estate potrebbe essere un duro colpo

Dall’inizio del lockdown a oggi, un’azienda associata su tre ha fatto ricorso alla cassa integrazione. In numeri questo significa che sono ricorse agli ammortizzatori sociali 714 aziende della provincia di Torino, per un totale di quasi 53mila occupati.

I dati sono oggetto di un’indagine condotta dal settore sindacale dell’Unione Industriale di Torino tra le aziende associate.

“L’ampio ricorso alla cassa integrazione fotografa un tessuto industriale che sta provando a resistere ad una crisi senza procedenti. Ora che siamo usciti da lockdown, l’utilizzo degli ammortizzatori – pur diminuito – continua, perché per alcuni settori – spiega il presidente Dario Gallina. la produzione sta riprendendo faticosamente, sorretta soprattutto dagli ordinativi esteri, ma per altri, come il terziario invece la ripresa sembra ancora molto incerta nonché lontana”.

“Le aziende torinesi stanno vivendo una crisi senza precedenti: oltre alla flessione della domanda, e quindi dei fatturati, devono far fronte anche ad un aumento dei costi e alla gestione della forza lavoro – continua il presidente -. Gli ammortizzatori sociali d’emergenza e i vari interventi introdotti dal Decreto Cura Italia e  dal Decreto Rilancio sono stati solo degli antidolorifici a scadenza.

Purtroppo se si possono bloccare i licenziamenti per decreto, il lavoro non lo si crea con testi di legge e a causa dell’imposizione del limite temporale degli ammortizzatori già questa estate molte aziende saranno costrette a chiudere poiché non riusciranno a farsi carico del costo dei lavoratori”.

“Serve una cura a sostegno del settore industriale, in grado di rilanciare la domanda, e quindi la produzione e aiutare la liquidità. L’augurio – conclude Gallina – è che a livello governativo si rimuova il blocco dei licenziamenti e contemporaneamente venga programmato un intervento strutturale sull’intero sistema degli ammortizzatori sociali, che vada oltre l’emergenza Covid e sia finalizzato a razionalizzare tutti gli ammortizzatori sociali, semplificando procedure e iter burocratici e sindacali che ne rallentano la fruizione.  Più della metà dei lavoratori in cassa integrazione appartengono al settore metalmeccanico.

Questo significa che se l’Esecutivo attuasse gli incentivi per l’acquisto di auto e l’estensione dell’ecobonus, misure che abbiamo richiesto nell’appello trasmesso insieme ad Anfia, si riuscirebbe a rilanciare un settore che sta cercando di resistere, ma che questa estate potrebbe gettare la spugna”.




Indagine di Confindustria Torino sull’impatto del Covid19: ecco i risultati per le aziende torinesi

Ancora forte l’utilizzo dello smart working, molta incertezza sul futuro, una produzione che fa affidamento principalmente sugli ordini stranieri, e mancanza di liquidità. In sintesi questo è lo scenario in cui si trovano a vivere le aziende torinesi, fotografato da una Survey condotta dall’Unione Industriale di Torino.

“L’indagine fotografa un tessuto industriale che s’impegna e che sta cercando di uscire da quest’emergenza, pur utilizzando strumenti che ritiene ancora inadeguati rispetto alla gravità della situazione e dovendo affrontare forti problemi di liquidità.

Le imprese manifatturiere sono quelle che scontano maggiore incertezza sulla quantificazione dell’impatto e sui tempi di uscita dalla crisi. I risultati sono chiari: tra i problemi più avvertiti, al primo posto restano la liquidità, i pagamenti e le difficoltà normative. Tutto ciò è insostenibile.

Tuttavia, questa rilevazione ci regala anche un dato molto importante: le aziende vedono l’innalzamento dei costi per la sicurezza come elevato, ma sostenibile. Una volta di più, le imprese del nostro territorio dimostrano quanto la cultura della salute di tutti sia radicata nel loro modo di essere, e fondamentale premessa per ogni attività produttiva.

E proprio in ragione di questo, i criteri del click day per l’assegnazione dei 50 milioni del bando Impresa Sicura sono stati una grandissima delusione: è inaccettabile umiliare le aziende che hanno investito in progetti per la sicurezza, attraverso una procedura per il click più veloce, durata meno di un secondo.

La responsabilità non è una lotteria. Sarebbe stato più opportuno utilizzare altri strumenti, come ad esempio il credito d’imposta. Abbiamo bisogno di ragionamenti di politica industriale di ampio respiro, per poter accorciare i tempi della ripresa, permettendo alle aziende di ricominciare a crescere”, dichiara Dario Gallina, Presidente dell’Unione Industriale di Torino, commentando i dati della rilevazione sugli effetti della pandemia del Covid-19 sulle imprese torinesi.

Tale indagine, effettuata dall’Unione Industriale nell’ultima decade di maggio, ha visto la partecipazione di 247 aziende torinesi, di cui 157 manifatturiere e 100 appartenenti al settore terziario.

In seguito al termine del lockdown, la ripresa delle attività economiche risulta ancora parziale. Solo il 57% delle aziende di servizi e il 48% di quelle manifatturiere, infatti, è ripartito con oltre il 75% del personale.

Tra i problemi riscontrati dalle imprese in questa fase, il più sentito riguarda la liquidità e i pagamenti, giudicati come significativi dal 72% degli intervistati. La stessa percentuale ha ritenuto altrettanto preoccupanti le problematiche relative agli aspetti normativi, particolarmente intricati e in costante aggiornamento. Sono state, inoltre, avvertite difficoltà derivanti dagli aspetti organizzativi, molto impattanti soprattutto per il settore dei servizi, con il 26%, contro il 10% del manifatturiero. Meno sentite, infine, le problematiche relative alla carenza di forniture (maggiormente avvertite nei servizi, con il 17%), mentre la carenza di personale non è stato ritenuto un problema in nessun settore.

Per quanto riguarda gli ordini, la domanda italiana è crollata in modo grave per il 47% degli intervistati, e in modo abbastanza significativo per un ulteriore 34%. Regge, al contrario, l’export, che ha visto una contrazione impattante per il 37% e meno significativa per il 21% delle aziende.

Un aspetto particolarmente interessante riguarda i costi dell’adeguamento sanitario, che sono considerati elevati, ma sostenibili da oltre il 60% delle imprese. Un dato che riflette profondamente la cultura della sicurezza radicata nelle aziende del nostro territorio.

Alla domanda relativa alla valutazione dell’impatto della crisi, gli imprenditori hanno risposto che gli effetti sono ancora troppo imprevedibili. Solo il 31% si ritiene attrezzato per superarla, mentre un ulteriore 30% non ritiene di poter ancora fare previsioni, e il 26% si dice certo di conseguenze molto serie. Solamente il 10% vede questa situazione come un’opportunità.

Sicuramente la normalità è ancora lontana. Le previsioni sull’uscita dalla crisi, infatti, non vedono risposte certe: se le aziende dei servizi sono lievemente più ottimiste sui tempi di uscita (il 19% prevede entro l’estate e il 27% entro fine anno), nel manifatturiero quasi un terzo delle imprese ritiene impossibile fare previsioni.




Confindustria Torino e ordine ingegneri, protocollo d’intesa per gestione cantieri

L’Associazione Imprese di Impianti Tecnologici dell’Unione Industriale di Torino (AIT) e l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa con l’obiettivo di collaborare sul tema della sicurezza nei cantieri, alla luce dell’emergenza Covid19.

Tale accordo avrà il compito di semplificare il dialogo tra imprese e professionisti, con particolare riferimento ai rapporti tra i soggetti coinvolti nella gestione dei cantieri in opera.

Il settore delle costruzioni edili e impiantistiche, infatti, è uno di quelli maggiormente toccati dalla complessità delle norme di sicurezza, nella fase di riapertura dopo il lockdown. Il Presidente di AIT, Carlo Antonio Gandini, sottolinea le difficoltà affrontate dalle imprese per far fronte ai maggiori costi derivanti dall’applicazione dei protocolli di sicurezza in cantiere: “Dalle stime effettuate presso i cantieri delle nostre associate, sono scaturiti numeri molto significativi, che abbiamo condiviso con l’amministrazione regionale e che sono stati utili a fornire una base oggettiva a quanto previsto nella deliberazione cosiddetta Riapri Cantieri“.

“I costi aggiuntivi” – prosegue Gandini – “nell’ordine del 12%, riguardano la revisione delle misure del piano di sicurezza del cantiere, l’incremento delle spese generali per l’appaltatore e l’incremento dell’importo contrattuale, a ristoro della perdita di produttività correlata all’applicazione di misure anti Covid”. Conclude: “Problematiche come questo aggravio di spese, unitamente alla necessità di bilanciare standard di sicurezza, qualitativi e sostenibilità economica, ci hanno portati a istituire questo nuovo strumento di dialogo con l’Ordine degli Ingegneri, nostri abituali interlocutori. Confidiamo che possa aiutarci a fornire risposte adeguate nell’immediato, mantenendo un canale privilegiato di collaborazione in futuro”.

Oltre all’adozione di linee guida comuni per la gestione delle problematiche condivise, il Protocollo prevede l’istituzione di un Tavolo di Lavoro permanente – composto da consulenti e funzionari dell’Unione Industriale e da referenti indicati dall’Ordine – che avrà il compito di rispondere a esigenze e difficoltà operative riscontrate sui cantieri, sia nella fase di allestimento che nell’esecuzione delle opere, al fine di individuare possibili soluzioni attraverso momenti di formazione e informazione rivolti a imprese, professionisti e stakeholder.

Questa prima diretta collaborazione tra l’Ordine e l’Associazione di Imprese di Impianti Tecnologici potrà, inoltre, contribuire alla definizione di soluzioni a nuove e non banali problematiche relative alla gestione di alcuni impianti: la questione della climatizzazione di ambienti, ad esempio, per cui le esigenze di tutela della salute imporranno di rinunciare a parte del ricircolo di aria. In molti casi è poi particolarmente complesso il bilanciamento tra la necessità di non penalizzare i consumi e la garanzia di mantenere standard elevati di sicurezza, con attenzione ai costi correlati.

 

“L’accordo stipulato tra l’Ordine e l’Associazione è l’espressione di una volontà condivisa volta alla promozione della cultura della sicurezza a 360 gradi”, afferma Alessio Toneguzzo, Presidente degli Ingegneri torinesi.

“Con questa firma ci assumiamo l’impegno di mettere a disposizione competenze, esperienza e capitale relazionale per un ambizioso obiettivo comune: condividere soluzioni per gestire situazioni complesse come, ad esempio, le misure anti-contagio COVID-19 nei cantieri e in altri luoghi di lavoro”, precisa il Presidente.

 




Confindustria Torino e Anfia scrivono a Conte: sostegno e salvaguardia del settore automotive

Preoccupati per le sorti del settore automotive, un settore chiave dell’industria manifatturiera italiana, finora non considerato dai provvedimenti governativi per il sostegno alla ripartenza dell’economia, il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, e il presidente di ANFIA Paolo Scudieri, hanno oggi rivolto un appello, inviando una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

“Sollecitare un intervento governativo è vitale per recuperare l’operatività del settore automotive e la sua capacità di sviluppo decisiva per il progresso economico” – si legge nella lettera.

“Il Covid-19 ha impresso una svolta drammatica al settore dell’automotive – spiegano – determinando una paralisi senza precedenti in termini di domanda e di produzione. Serve modellare una politica di sviluppo industriale in grado di sostenere un lungimirante riavvio del settore automobilistico per garantire una ripresa economica. Purtroppo non abbiamo ritrovato adeguata sensibilità e attenzione per l’automotive nel contesto dei provvedimenti governativi fino ad ora assunti”.

“Esistono misure – proseguono Gallina e Scudieri – che possono essere adottate subito e che possono sbloccare lo stallo del mercato dell’auto, che darebbero un rilancio all’intero settore, e avrebbero, tra l’altro, anche un effetto leva per le casse dello Stato, che vedrebbe ripagati gli sforzi temporanei con un incremento di gettito, come sempre garantito da vendita, possesso e utilizzo dei veicoli”.

Tra le misure proposte dall’Unione Industriale e da ANFIA c’è l’attuazione immediata di incentivi che, oltre a permettere ai consumatori di sostituire la vettura, determinerebbero anche “una riduzione delle emissioni” – si legge nella lettera – “rinnovando il vetusto parco circolante, e darebbero sostegno alle oltre 300.000 famiglie che vivono grazie al settore automotive, facendole tornare al lavoro e risparmiando anche le tante risorse oggi spese per la cassa integrazione”.

L’idea è di estendere l’ecobonus attualmente in vigore anche alle auto ad alimentazione alternativa con emissioni medie di CO2 da 61 a 95 g/km, allargando così la platea dei beneficiari, pur restando in linea con gli obiettivi europei di graduale decarbonizzazione della mobilità. E’ opportuno anche prevedere incentivi all’acquisto – con o senza rottamazione – di veicoli commerciali leggeri fino a 12 t, con uno schema differenziato per classi di peso e alimentazione.

Sarebbe molto utile, infine, l’introduzione di un incentivo all’acquisto delle numerose vetture e veicoli commerciali leggeri attualmente in stock presso i concessionari e i produttori (prodotti fino al 25 marzo 2020), in modo da facilitarne lo smaltimento, evitando blocchi al riavvio della produzione.

Oltre alle misure attuabili nel breve termine, i due presidenti chiedono al presidente del Consiglio “azioni ben più ampie, impegnative e coordinate, e che il governo italiano si faccia promotore di un’istanza di politica industriale a Bruxelles, presso gli organi comunitari, per attuare una politica di raccordo con le istituzioni europee e di pressione sul livello comunitario”, poiché “le filiere produttive dell’auto si stanno ridislocando su basi continentali e se le imprese italiane non saranno coinvolte in maniera determinante, si rischia non solo il ridimensionamento economico dell’Italia, ma una perdita di efficacia dell’industria europea nel suo complesso”.

Per rendere il loro appello ancora più incisivo, l’Unione Industriale di Torino e ANFIA hanno anche trasmesso un ordine del giorno a Comuni e Regione Piemonte con “l’augurio che venga adottato e che sindaci e Presidente della Regione Piemonte diventino portavoci attivi presso il Governo del rilancio del settore automotive. In questo momento tanto terribile, la coesione e la determinazione comune – concludono – rappresentano la nostra forza”.