SOS lavoro, un’indagine conferma il pessimismo degli artigiani

Una recente indagine predisposta da Confartigianato conferma una valutazione pessimista degli artigiani sul futuro delle proprie imprese. Anche se la fase acuta della pandemia da Covid -19 sembra superata, gli effetti negativi sull’economia sono ancora ben presenti.

 

Il saldo relativo all’andamento occupazionale è decisamente negativo: –31,98%; anche le previsioni di assunzione di apprendisti registrano un saldo negativo del – 46,34%.

 

In questo contesto, le misure varate dal Governo, per fronteggiare le conseguenze economiche ed occupazionali derivanti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, in materia di proroga forzata dei rapporti a tempo determinato, aggiungono un ulteriore onere sui datori di lavoro già provati dal lockdown.

La legge 17 luglio 2020, n. 77, di conversione del decreto-legge n. 19 maggio 2020, n. 34 (c.d. Decreto Rilancio), ha modificato l’art. 93, aggiungendo il comma 1-bis, che “in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19” dispone la proroga “di una durata pari al periodo di sospensione dell’attività lavorativa” dei “contratti di lavoro degli apprendisti di cui agli articoli 43 e 45 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, e dei contratti di lavoro a tempo determinato, anche in regime di somministrazione”.

 

“Migliaia di posti di lavoro sono prorogati ex lege per un periodo equivalente a quello di sospensione dell’attività lavorativa anche se l’azienda non ha più bisogno di quella figura e senza che vi sia alcun collegamento con gli effettivi fabbisogni aziendali” sostiene Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino.

 

 “Questa norma è decisamente un controsenso che rischia di mettere in difficolta migliaia di imprese già pesantemente penalizzate da una crisi economica senza precedenti – aggiunge De SantisUna misura controproducente con costi diretti e indiretti elevatissimi che ancora una volta vengono scaricati sull’impresa, che è chiamata a farsi carico delle approssimazioni di una politica miope in materia di lavoro”.

 

“Sicuramente è opportuno che in una fase critica le aziende facciano la loro parte per aiutare la ripresa – continua De Santisma le imprese non possono essere trasformate in ammortizzatori sociali, c’è il serio rischio di rinviare a domani le chiusure di intere filiere di imprese artigiane. Le nostre imprese mandano un messaggio chiaro alla politica: incentivare l’occupazione in questo momento da solo non basta (la maggioranza del campione afferma che non assumerà comunque anche a fronte di incentivi). È necessario sostenere gli investimenti (bloccati o non programmati per i due terzi degli imprenditori) per far ripartire la domanda di beni e servizi, intervenire sulla eccessiva burocrazia che pesa come un macigno sulle imprese facendo lievitare costi e impegni, in termini di tempo e risorse”.

 

Condividiamo appieno le recenti parole di Monsignor Nosiglia – continua De Santis – che considera il lavoro il primo dovere della politica e che “non ci si può limitare un pure importante assistenzialismo che dura però poco tempo e lascia le cose come le ha trovate”. Apprezziamo anche la disponibilità della Sindaca che domenica ha accolto l’appello dei rappresentanti dei lavoratori assumendosi l’impegno ad aprire un tavolo condiviso: noi artigiani ci siamo sempre quando si tratta di condividere una visione, una strategia per il rilancio del lavoro e di Torino”.

 

Promossa, invece, la cassa integrazione allungata di 18 settimane per tenere la forza lavoro legata alla azienda. “Il prolungamento della cassa-prosegue De Santis-risponde all’esigenza specifica delle MPI di continuità dell’impresa che, nella professionalità dei collaboratori fondano la gran parte del loro successo. Si spiega dunque l’importanza assegnata allo strumento, positivo anche a fronte del vincolo del divieto al licenziamento. Anche il rischio che ci siano aziende che chiudono per impossibilità di conciliare il divieto al licenziamento per poi riaprire, pur presente, per i due terzi degli artigiani sarà un fenomeno contenuto”. “Positivi anche il sostegno alla cassa integrazione e la decontribuzione ma gli effetti positivi si vedono dove ci sono prospettive di rilancio del mercato come nel caso delle costruzioni. Su tutto pesa poi l’incertezza di una ripresa dell’emergenza sanitaria per la quale le MPI si attendono una strategia di Governo preventiva che eviti il ricorso a nuovi lockdown”.

 

In ogni caso, anche in Piemonte, nonostante la crisi epocale che sta attraversando, tante imprese artigiane faticano a trovare figure professionali formate e preparate.

In Piemonte, infatti, nel periodo pre-Covid compreso tra il 2018 e il 2019, le imprese avevano previsto 231.760 assunzioni, di cui 65.440 di difficile reperimento, pari al 28,2% del totale.

 

Le professioni più difficili da reperire in Piemonte sono analisti e progettisti di software, con una difficoltà di reperimento del 62,8% delle assunzioni. A seguire attrezzisti di macchine utensili e professioni assimilate con il 52,4%, ingegneri energetici e meccanici con il 47,6%, tecnici della vendita e della distribuzione con il 45%, elettricisti nelle costruzioni civili e professioni assimilate con il 44,7%, operai macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali con il 44,7%, meccanici e montatori di macchinari industriali e assimilati con il 44,6%, installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici con il 43,9%, cuochi in alberghi e ristoranti con il 41,9%, meccanici artigianali, riparatori automobili e professioni assimilate con il 36,5%, professioni sanitarie riabilitative con il 35,8% e tecnici esperti in applicazioni con il 35,2%.

 

“Ci rattrista sapere che l’artigianato, nonostante stia attraversando una crisi epocale, registra ancora un gap tra offerta e domanda di lavoro – conclude De Santis – Dedicarsi a un’attività artigianale non è facile per un giovane neanche se ha il vantaggio di rilevare l’azienda di famiglia: la tassazione è devastante, l’accesso al credito è puramente teorico. Ma quello che andrebbe ripensato è il concetto stesso di lavoro: l’artigianato è una scuola di vita, un servizio alla comunità che richiede impegno e dedizione quotidiano. È uno strumento educativo e di crescita capace di modellare i giovani, di renderli capaci di migliorarsi e di alzare ogni giorno l’asticella delle proprie prestazioni. Non è un mero luogo fisico da occupare per tutta la vita”.

 




Previsioni occupazionali, 27.660 assunzioni previste per novembre 2022

Sono 27.660 i lavoratori ricercati dalle imprese piemontesi per il mese di novembre
2022 e 90.390 per l’intero trimestre novembre 2022 – gennaio 2023. Rispetto a un anno
fa, periodo in cui si registrava un rimbalzo nei confronti della prima fase covid, le previsioni delle imprese segnano una diminuzione consistente: a livello mensile, le assunzioni previste a novembre 2022 perdono 9.103 unità rispetto a quelle di novembre 2021. A livello trimestrale il calo appare ancora più intenso: le entrate programmate per il periodo novembre 2022-gennaio 2023 risultano inferiore di 17.190 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Se il confronto, invece, viene effettuato col periodo pre-pandemico (novembre 2019-gennaio 2020), si rilevano 2.700 entrate in più a livello mensile e 14.880 in più nel trimestre.
In Italia le previsioni di assunzioni per novembre 2022 ammontano a circa 382mila. A livello territoriale, 124mila entrate sono previste dalle imprese del Nord ovest, a cui seguono le imprese del Sud e isole (93mila), le imprese del Nord est (89mila, area che manifesta la maggiore difficoltà di reperimento pari al 51,9%) e le imprese del Centro (77mila).
Questi sono alcuni dei dati, contenuti nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato mensilmente da Unioncamere e ANPAL.
Il 72,6% delle entrate delle aziende piemontesi riguarderà lavoratori dipendenti, il 21,5%
lavoratori somministrati, il 2,1% collaboratori e il 3,8% (in netto calo sul mese precedente
quando pesava il 7,2%) altri lavoratori non alle dipendenze.

La domanda di lavoro è trainata dai contratti a tempo determinato con il 62% delle
entrate programmate, seguiti da quelli a tempo indeterminato con il 26% dei casi e dai
contratti di apprendistato con l’8%. Pesano, infine, il 4% gli altri contratti.
Entrate previste dalle imprese a novembre 2022 per livello di istruzione*

Delle 27.660 entrate previste in Piemonte nel mese di novembre 2022, il 15% è costituito da laureati, il 29% da diplomati, le qualifiche professionali e l’assenza di un titolo
specifico pesano rispettivamente il 22% e il 34%.
A livello settoriale sono sempre i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di
lavoro con 18.300 entrate, il 66% del totale (5.410 unità in meno rispetto a quanto previsto a novembre 2021). L’industria prevede 9.350 entrate, generando circa il 34% della domanda totale del mese e segnando un calo di 3.720 entrate rispetto a novembre 2021. Nel dettaglio 7.240 entrate riguarderanno il comparto manifatturiero e 2.120 quello edile.

Tra i servizi si rileva un forte interessamento del commercio, 11.590 entrate previste nel
trimestre in esame, pari al 13% delle 90.390 entrate complessive del periodo novembre 2022–gennaio 2023, dei servizi alle persone (12.080 entrate) e dei servizi di alloggio e ristorazione/servizi turistici con 10.260 assunzioni (11% del totale). Tra i comparti industriali le industrie meccaniche ed elettroniche prevedono 7.310 entrate nel trimestre, ben l’8% del totale complessivo.
Delle entrate previste a novembre 2022 in Piemonte, il 23% sarà destinata a professioni
commerciali e dei servizi, il 20% a dirigenti, specialisti e tecnici. Gli operai specializzati e
conduttori di impianti genereranno il 35% delle entrate e solo il 9% sarà rappresentato da
impiegati. I profili generici produrranno il 13% delle assunzioni del mese.
Entrate previste dalle imprese a novembre 2022 per tipo di profilo

Per una quota pari al 34% le assunzioni interesseranno giovani con meno di 30 anni;
percentuale che sale al 50,7% per l’area commerciale e della vendita e scende al 26,1% per l’area amministrativa.
Per il 62% delle entrate viene, inoltre, richiesta esperienza professionale specifica o
nello stesso settore; il 23% delle entrate applicherà soluzioni creative e innovative e il 14%
dovrà coordinare altre persone.

Entrate previste dalle imprese a novembre 2022 per area aziendale di inserimento

A livello di area di aziendale il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione del servizio (41,2%), seguita dall’area commerciale e di vendita (18,2%) e da quella tecnica e di progettazione (15,9%), che – come nei mesi precedenti – riscontra la maggior difficoltà di reperimento delle figure richieste (61,7%). L’area della logistica pesa il 14,4%, mentre l’area amministrativa e l’area direzionale generano una quota rispettivamente pari al 5,3% e 5,0%delle assunzioni previste.
A novembre in 47 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili
desiderati, dato in lieve diminuzione rispetto al mese precedente (48) e analogo alla media
nazionale di novembre (47). La mancanza di candidati è la motivazione prevalentemente
segnalata dalle imprese (31%), seguita dall’inadeguata preparazione dei candidati (12%).
Le professioni più difficili da reperire in Piemonte nel mese di novembre 2022

Entrate previste di cui difficoltà di reperimento
Farmacisti, biologi e altri specialisti delle scienze della vita 190 86%
Dirigenti e direttori 70 81%
Medici e altri specialisti della salute 40 74%
Personale generico nelle costruzioni 80 71%
Conduttori di mezzi di trasporto 1.720 68%
Operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli
edifici 1.360 68%
Totale 27.660 47%

Tra i profili più difficili da reperire in regione a novembre 2022 si segnalano: Farmacisti, biologi e altri specialisti delle scienze della vita (l’86% è di difficile reperimento); Dirigenti e
direttori, per i quali la difficoltà di reperimento è dell’81%; Medici e altri specialisti della
salute (si trova difficoltà nel 71% dei casi); Personale generico nelle costruzioni (80 figure
ricercate con difficoltà nel 67% dei casi); Conduttori di mezzi di trasporto, con 1.720 figure
ricercate nel mese e un grado di difficoltà del 68% e Operai specializzati nell’edilizia e nella
manutenzione degli edifici, con una difficoltà di reperimento pari al 68% e circa 1.360 figure
ricercate.




Ex Embraco, Cirio: ” basta prendere in giro il Piemonte”

“La questione Embraco è ancora aperta. Ho incontrato i lavoratori non soltanto per dire che la Regione c’è, e non lascia solo nessun lavoratore che perde il proprio posto, ma perché è ora di finirla con le prese in giro del Piemonte da parte di imprenditori che vengono da lontano, prendono i contributi pubblici, danno il miraggio di creare posti di lavoro e poi prendono il giro le persone”: è quanto ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, dopo aver ricevuto l’8 gennaio con l’assessore al Lavoro, Elena Chiorino, una delegazione di lavoratori in presidio davanti alla sede della Giunta, in piazza Castello a Torino.

“Anche il Governo non deve lasciare sole queste persone – ha dichiarato Cirio – La cassa integrazione finirà a giugno e il Ministero dello Sviluppo economico deve ancora dire se il il soggetto individuato ha un piano industriale serio. Non è più accettabile e non c’è più tempo da perdere perché con la pelle delle persone non si scherza”.

“Ci troviamo tutti d’accordo – ha detto Chiorino, che ha scritto una lettera al ministro Patuanelli per richiedere un tavolo di crisi urgente – sul fatto che non c’è più tempo da perdere e che il Ministero deve agire in modo incisivo. Per farlo c’è soltanto una strada da percorrere: convocare quanto prima un tavolo a Roma in cui, come richiediamo ormai dal mese di dicembre, sia presente anche Invitalia con già un programma di quello che può essere il destino della ex Embraco. Allo stesso tavolo deve essere invitata anche la Whirlpool. Questo perché occorre definire una volta per tutte quale può essere il futuro per la tutela dei lavoratori della ex Embraco e delle loro famiglie, che nel mese di dicembre non hanno percepito né lo stipendio e nemmeno la tredicesima e per tutti quei lavoratori che in estate vedranno venire meno gli ammortizzatori sociali”.




Cassa integrazione: nel 2020 le buste paga alleggerite di 8,7 miliardi

8,7 miliardi di euro,al netto dell’IRPEF nazionale e delle addizionali regionali e comunali: è quanto manca nelle tasche dei dipendenti nell’anno 2020 che, a causa delCovid-19, sono stati in cassa integrazione. Va alla Lombardia il primato della maggior perdita delle retribuzioni nette, pari al 25,5% del totale nazionale (2,2 miliardi di euro), seguita dal Veneto dove i cassaintegrati perdono oltre 964 milioni di euro netti, dall’Emilia Romagna (840 milioni di euro netti) e dal Piemonte (745 milioni di euro netti).È quanto emerge da un’analisi condotta dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della UIL che ha elaborato i dati Inps delle ore autorizzate di cassa integrazione salariale su cui sono state condotte le simulazioni.

Quanto incide questa perdita sulle singole retribuzioni mensili dei dipendenti? Tra riduzione dello stipendio e mancati ratei di tredicesima e quattordicesima -spiega Ivana Veronese, Segretaria Confederale UIL-in due mesi le buste paga si sono alleggerite mediamente dal 9,6% al 39%, a seconda delle ore di cassa integrazione.A fronte di circa 4,3 miliardi di ore di cassa integrazioneautorizzate nell’anno 2020, numeri mai raggiunti in precedenza, i 7 milioni di beneficiarihanno perso, mediamente, 1.243 euro netti pro-capite annui.

Da una nostra simulazione, un dipendente in cassa integrazione per tre mesi a zero ore(con un reddito lordo annuo 20.980), tra riduzione dello stipendio e mancati ratei di tredicesima e quattordicesima, perderebbe 1.611 euro netti annui; con sei mesi di cassa integrazione, lo stesso dipendente subirebbe una riduzione pari a 3.229 euro netti annui, mentre con nove mesi di cassa integrazionela riduzione ammonterebbe a 4.898 euro netti annui; infine, con dodici mesila riduzione sarebbe pari a 6.611 euro annui.Pertanto, nella riforma più complessiva degli ammortizzatori sociali -sottolinea Ivana Veronese -che si sta discutendo in questomomento, oltre che della necessità di velocizzare e semplificare le procedure, occorre tenere ben presente il tema della revisione dei tetti massimi del sussidio della cassa integrazione e della loro rivalutazione, fissati oggi per Legge, a 998,18 euro lordi mensili per retribuzioni inferiori o pari a 2.159,48 e a 1.199,72 per retribuzioni superiori a 2.159,48 euro.

Per la UIL, oltre all’innalzamento dei massimali -incalza Ivana Veronese -la rivalutazione dei sussidi dovrebbe essere ancorata agli aumenti contrattuali e non soltanto al tasso di inflazione annua che, come noto, negli ultimi anni ha registrato indici molto vicini allo zero.




Previsioni occupazionali: 29.690 le assunzioni previste dalle imprese piemontesi per marzo 2024

Sono circa 29.690 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per marzo 2024, valore che sale a 87.330 se si considera l’intero trimestre marzo-maggio 2024.

Il trend appare positivo sia a livello mensile (+1.870 entrate rispetto a marzo 2023, per una variazione tendenziale del +6,7%), sia su base trimestrale (+7.120 assunzioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), in analogia rispetto a quanto avviene a livello complessivo nazionale (+7,1% su marzo 2023 e +8,7% rispetto a marzo-maggio 2023).

 

Le entrate ipotizzate in Piemonte a marzo 2024 rappresentano il 21,6% delle 137.700 assunzioni previste nel Nord Ovest e il 6,6% del totale di quelle nazionali (447mila circa).

Questi sono alcuni dei dati contenuti nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, basato sulle interviste effettuate su un campione di imprese nel periodo 29 gennaio-12 febbraio 2024.

Il 75,7% delle entrate programmate dalle aziende piemontesi riguarderà personale dipendente, il 14,9% lavoratori somministrati (in netta diminuzione rispetto alle previsioni di febbraio 2024), l’1,8% collaboratori e il 7,6% altri lavoratori non alle dipendenze.

La domanda di lavoro anche a marzo 2024 è trainata dai contratti a tempo determinato con il 59% delle entrate programmate (in linea rispetto al mese precedente), seguiti da quelli a tempo indeterminato con il 31% dei casi (in crescita di un punto rispetto a febbraio 2024). L’apprendistato rappresenta la tipologia contrattuale prescelta per il 8% delle entrate (in debole diminuzione), mentre gli altri contratti detengono una quota residuale del 2% del totale complessivo regionale.

Delle 29.690 entrate previste in Piemonte nel mese di marzo 2024 il 16% è costituito da laureatiil 28% da diplomati, le qualifiche o diplomi professionali e la scuola dell’obbligo pesano rispettivamente il 35% e il 19%.

Considerando i dati del trimestre marzo-maggio 2024 emerge come siano sempre i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro con 57.500 entrateil 65,8% del totale (5.290 unità in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente). L’industria prevede 29.830 entrate, generando il 34,2% della domanda totale e segnando un aumento di circa 1.820 unità rispetto al periodo marzo-maggio 2023.

Tra i servizi, il comparto che assorbirà la fetta più rilevante delle 87.330 entrate previste nel trimestre marzo-maggio 2024 è il turismo (servizi di alloggio e ristorazione, servizi turistici servizi di alloggio e ristorazione, servizi turistici), con 12.420 ingressi (14,2% del totale), seguito dal commercio, con 11.940 entrate e una quota del 13,7% del totale e dai servizi alle persone, per cui le imprese intervistate presumono di dover effettuare 11.010 assunzioni (il 12,9%).

All’interno del comparto industriale si distinguono il settore edile, con 8.270 entrate previste nel periodo in esame, e le industrie meccaniche ed elettroniche, con 6.820 assunzioni nel trimestre e una quota del 7,8% del totale.

Il 24% delle entrate previste a marzo 2024 nella nostra regione sarà destinato a professioni commerciali e dei servizi, il 21% a dirigenti, specialisti e tecnici. Gli operai specializzati e conduttori di impianti produrranno il 31% delle entrate e solo il 10% sarà rappresentato da impiegati. I profili generici costituiranno il 14% delle assunzioni del mese.

Circa un’assunzione su tre (33%) interesserà giovani con meno di 30 anni. Nel 20% dei casi le imprese prevedono di assumere personale immigrato.

Per il 63,5% circa delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Il 25,6% dei neo assunti sarà chiamato ad applicare soluzioni creative e innovative, il 14,7% coordinerà altre persone.

Il 45% delle entrate sarà inserito nell’area della produzione di beni ed erogazione del servizio, il 17% nelle aree commerciali e della vendita, il 15% in quelle tecniche e della progettazione. La logistica assorbirà L’11% circa delle assunzioni programmate per il mese di febbraio 2024, l’area amministrativa e quella direzionale genereranno entrambe una quota del 6%.

Appare ancora elevato il mismatch tra domanda e offerta di lavoro: a marzo infatti, la quota di assunzioni di difficile reperimento è pari al 49,9%, sostanzialmente in linea sia con il dato del mese precedente (49,5%), sia con quello di un anno fa (a marzo del 2023 la difficoltà di reperimento riguardava il 49,6% delle assunzioni). A livello nazionale la quota di entrate di difficile reperimento è del 47,8%.

Le difficoltà sono legate in primo luogo alla mancanza di candidati (32,4%, in lieve aumento rispetto a febbraio 2024), cui segue l’inadeguata preparazione degli stessi (13,3%, in lieve calo rispetto al mese precedente).

 

Le professioni più difficili da reperire in Piemonte nel mese di marzo 2024

 

Entrate previste

di cui difficoltà di reperimento

Fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica

810

83,7

Tecnici della distribuzione commerciale

130

80,6

Operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni

790

80,5

Fabbri ferrai costruttori di utensili

790

80,4

Tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni

550

78,6

Meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili

890

76,8

Totale

29.690

49,9

Fonte: Unioncamere – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior, 2024

Scendendo nel dettaglio delle singole figure professionali, si segnalano difficoltà di reperimento particolarmente elevate per fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica, per cui le imprese segnalano criticità nella ricerca dell’83,7% delle 810 unità previste in entrata. La ricerca di tecnici della distribuzione commerciale (80,6%), operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (80,5%) e fabbri ferrai costruttori di utensili (80,4%) risulta problematica per una quota prossima agli 80 punti percentuale. Le imprese segnalano complessità superiori alla media anche nel reperimento di tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (78,6%), oltre che di meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori di macchine fisse/mobili (76,8%).

Passando ai titoli di studio, la ricerca di personale laureato sarà difficoltosa per una quota superiore a quella media regionale (51,8%, a fronte del 49,9%). Nel dettaglio, le criticità maggiori riguarderanno il reperimento di laureati negli indirizzi di scienze matematiche, fisiche e informatiche (74,5%), sanitario e paramedico (72,5%), ingegneria civile ed architettura (67,1%) e chimico-farmaceutico (63,0%).

Le imprese lamentano difficoltà anche nel reperimento di candidati con istruzione tecnica superiore (ITS, 72,7%, in forte aumento rispetto al mese di febbraio 2024 – 62,0%-).

livello secondario si riscontrano nel complesso problematicità nel reperimento di candidati di poco inferiori rispetto alla media regionale (47,7%); le imprese segnalano, tuttavia, difficoltà elevate nella ricerca di diplomati negli indirizzi produzione e manutenzione industriale e artigianale (69,7%), meccanica, meccatronica ed energia (67,8%) e informatica e telecomunicazioni (67,5%).

Per quanto riguarda, infine, la qualifica di formazione o diploma professionale (la difficoltà di reperimento media del titolo di studio è del 52,3%), i problemi maggiori si segnalano per gli indirizzi impianti termoidraulici (84,1%), elettrico (81,0%) e riparazione dei veicoli a motore (73,9%).




Si rafforza la collaborazione tra il Politecnico e l’Inail Piemonte

È stato firmato questa mattina il protocollo tra il Politecnico di Torino e la Direzione regionale Inail Piemonte la cui sigla, prevista per i primi di marzo, era stata rinviata per l’emergenza Coronavirus.

Nel frattempo, le parti hanno continuato a collaborare con altri autorevoli partner al Progetto guidato dal Politecnico “Imprese aperte, lavoratori protetti”, per consentire un rientro controllato ma pronto sui luoghi di lavoro e di aggregazione sociale per la fase 2 post lockdown da COVID.

Con la firma del documento le parti non solo consolidano la collaborazione già avviata ma sanciscono anche il loro impegno a realizzare insieme nuove attività per sviluppare ulteriormente, in un’ottica innovativa, progetti di prevenzione.

Il protocollo consiste in un accordo-quadro di durata triennale e prevede che Politecnico e Inail Piemonte, individuati gli ambiti di intervento, stipulino specifiche convenzioni (accordi attuativi) attraverso cui avviare progetti mirati per realizzare buone pratiche e soluzioni tecnologiche, scambiare informazioni, condividere prodotti informativi, avendo cura di divulgare i risultati di queste attività attraverso conferenze, seminari e workshop diretti a studenti, professionisti, aziende e operatori di settore.

Apposite iniziative potranno essere dedicate a migliorare la conoscenza dei rischi nello svolgimento delle attività lavorative, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese.

Uno dei punti più qualificanti dell’accordo quadro riguarda infine l’attenzione dedicata alla crescita tecnico-professionale del personale e all’attività formativa e informativa degli studenti del Politecnico, per la diffusione tra gli allievi dell’Ateneo delle conoscenze e delle logiche sottese alle tutele lavorative e della cultura della prevenzione, anche attraverso l’elaborazione di tesi di laurea, l’organizzazione di visite e stage didattici e/o lo svolgimento di esercitazioni. All’attività formativa universitaria potrà inoltre affiancarsi quella post-universitaria con l’attivazione di corsi di Dottorato di ricerca e di Master universitari.

Il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco commenta: “In un momento nel quale la sicurezza degli ambienti di lavoro assume dimensioni nuove e del tutto inattese, riteniamo che solo una stretta collaborazione tra tutti i soggetti in campo, a partire dai lavoratori e arrivando ai datori di lavoro, ai responsabili della sicurezza, ai soggetti cui compete la prevenzione e la vigilanza e a quelli che si occupano della ricerca, possa rendere fabbriche e uffici realmente protetti.

Grazie all’accordo con Inail Piemonte, con cui la collaborazione è già attiva da anni in numerosi settori, potremo garantire un ulteriore supporto alle imprese, in rapporto a un mondo del lavoro che sta evolvendo velocemente nelle professionalità richieste, nei modi di esprimerle e nelle problematiche di sicurezza sottese”.

Aggiunge il Direttore regionale Inail, Giovanni Asaro “In questi ultimi venti anni all’Inail sono stati attribuiti nuovi compiti che hanno consentito l’evoluzione del ruolo dell’Istituto da soggetto erogatore di prestazioni assicurative a soggetto attivo di protezione sociale, per tutelare i lavoratori non solo dopo il verificarsi di infortuni e malattie professionali, ma anche e soprattutto a partire dalla prevenzione di questi ultimi. Essenziale in quest’ottica è la diffusione capillare di una buona informazione e formazione, le sole che possono consentire, ora più che mai, di lavorare in sicurezza.

Per questa ragione – prosegue Asaro – l’Istituto ha sempre ritenuto fondamentale l’attivazione di accordi di collaborazione in ambito territoriale con gli Atenei, tra cui il Politecnico di Torino, eccellenza accademica di livello internazionale e polo di conoscenze tecniche di altissimo livello. Con la firma di questo protocollo potremo unire gli ambiti delle rispettive competenze ed esperienze per contribuire alla diffusione della cultura della prevenzione, con iniziative e soluzioni progettuali innovative, utili sia alle aziende che ai lavoratori, e alla disseminazione delle tematiche relative alla sicurezza nei luoghi di lavoro, anche attraverso la progettazione condivisa di attività formative di livello sia universitario, rivolte agli studenti del Politecnico, che post universitario, ad esempio attraverso corsi di Dottorato di ricerca e di Master”.

 

 

 

 




CCIAA Cuneo: Previsioni occupazionali, 5.310 assunzioni previste dalle imprese cuneesi

Sono 5.310 i contratti programmati dalle imprese cuneesi per gennaio 2022, valore che sale a 12.010 se consideriamo l’intero trimestre gennaio-marzo; 1.530 assunzioni in più rispetto allo stesso trimestre del 2021 e 3.180 in più rispetto all’intervallo gennaio-marzo 2021.

Sono alcuni dei dati incoraggianti, contenuti nel bollettino e nelle tavole del Sistema informativo Excelsior, che confermano anche per la nostra provincia il miglioramento del contesto economico complessivo e la ripresa della domanda di lavoro delle imprese, in linea con la crescita di PIL, export e produzione industriale.
Il 63,0% delle entrate delle aziende cuneesi riguarderà i lavoratori dipendenti, il 25,0% i lavoratori somministrati, il 4,0% i collaboratori e l’8,0% gli altri lavoratori non alle dipendenze.

Nel 28,0% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 72,0% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Delle 5.310 entrate previste in provincia di Cuneo nel mese di gennaio 2022 il 16,0% è costituito da laureati, il 32,0% da diplomati, mentre le qualifiche professionali e l’assenza di un titolo specifico pesano rispettivamente il 23,0% e il 27,0%.
Le entrate previste si concentreranno per il 61% nei servizi e per il 56% nelle imprese con meno di 50 dipendenti.

Considerando i dati di gennaio 2022 emerge infatti come siano i servizi a formare, ancora una volta, la fetta più consistente della domanda di lavoro con il 61,2% del totale delle entrate (1.010 unità in più rispetto a gennaio 2021 e 2.050 in più rispetto al trimestre gennaio-marzo 2021). L’industria programma invece 2.060 entrate, generando il 38,8% della domanda totale del periodo, segnando un incremento di 520 entrate rispetto all’anno precedente e 1.140 rispetto al trimestre gennaio-marzo 2021. Nel dettaglio per ciò che concerne l’industria 1.160 entrate riguardano il comparto manifatturiero e 410 quello edile.

Tra i settori si rileva un significativo interessamento dei servizi alla persona con 1.590 entrate previste nel trimestre in esame, pari al 13,2% delle 12.010 entrate complessive e del commercio con 1.490 assunzioni previste (12,4% del totale) e dei servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (1.120 entrate).

Il 24% delle entrate previste per gennaio 2022 in provincia di Cuneo sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici. Gli operai specializzati e conduttori di impianti genereranno il 35,0% delle entrate mentre le professioni commerciali e dei servizi il 19% e solo l’11,0% sarà rappresentato da impiegati. I profili generici produrranno l’11% delle assunzioni del mese.

A livello di area di funzionamento il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione servizio (40%), segue l’area commerciale e vendita e la logistica (17%), quella tecnica e di progettazione al 14%, seguita dall’area amministrativa e finanziaria con il 7%. L’area direzionale, infine, pesa per il 5% delle assunzioni previste.

Permangono, infine, le difficoltà di reperimento di alcune figure professionali: in 45 casi su 100 le imprese cuneesi prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati.

A tal proposito le professioni più difficili da reperire in provincia a gennaio 2022 sono le seguenti: specialisti in scienze informatiche (80 imprese su 100), operai specializzati nell’edilizia (74 imprese su 100), operai specializzati e conduttori di impianti nelle industrie tessili e dell’abbigliamento (65 imprese su 100), tecnici della sanità, dei servizi sociali e dell’istruzione (64 imprese su 100), operatori dell’assistenza sociale (62 imprese su 100), operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori (61 imprese su 100), cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici (58 imprese su 100), tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione (50 imprese su 100).




Cassa integrazione artigiani, Felici: “Due mesi di attesa per la cassa di maggio e giugno”

Sono esaurite le risorse di competenza del Piemonte stanziate con il DL Agosto per i pagamenti della cassa integrazione per i lavoratori delle imprese artigiane, relativamente ai mesi di maggio e giugno. Nel mese di maggio ne hanno beneficiato 13.683 lavoratori, a fronte di un’erogazione pari a 12.546.230,12 euro mentre a giugno i lavoratori beneficiari sono stati 6.898 a fronte di 6.253.067,39 euro.

“Dopo un’attesa di circa due mesi, solo nei giorni scorsi sono state effettuate le erogazioni della cassa integrazione fino al mese di giugno -spiega Giorgio FELICI, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte- l’ultimo provvedimento del Governo risale a metà agosto ma il percorso burocratico statale ha permesso solo ora di avere le somme a disposizione di FSBA, che a sua volta li ha subito distribuiti ai vari enti bilaterali in base al fabbisogno. Devono, però, essere ancora soddisfatte le richieste relative ai mesi di luglio, agosto e settembre”.

“Per molte delle nostre imprese -commenta Giorgio FELICI- è di vitale importanza accedere rapidamente agli ammortizzatori sociali, l’unico strumento che può garantirne sopravvivenza e ripresa. Per questo è urgente, molto urgente, che le erogazioni della cassa integrazione arrivino con puntualità per consentire il circolo di liquidità, consentendo alle imprese di mantenere in forza i propri collaboratori garantendo così la stessa sopravvivenza dell’impresa. È un dovere etico e sociale prima che economico, mettere in sicurezza le nostre imprese e i nostri dipendenti, occorrono fatti certi, rapidi e concreti per permettere a tutti di ripartire quando questa emergenza si concluderà”.




Lavoro: nel 2022 cresce la richiesta di laureati. Ma quasi uno su due è introvabile

Continua a crescere nel 2022 la domanda di personale laureato da parte delle imprese ma quasi in un caso su due la ricerca risulta particolarmente difficile. Come mostra il Bollettino annuale 2022 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, lo scorso anno la domanda di laureati ha superato le 780mila unità, arrivando a rappresentare il 15,1% del totale dei contratti che le imprese intendevano stipulare, in aumento di 1,4  punti percentuali rispetto al 2021. Il 47% di questi profili, però, risulta difficile da trovare, richiedendo alle imprese una ricerca che può impegnare anche 4-5 mesi. La difficoltà di trovare laureati da parte delle imprese è persino superiore al già elevato dato medio riferito a tutte le entrate programmate. Infatti, a fronte di una crescita significativa delle entrate previste nel 2022 (5,2 milioni, in aumento dell’11,6% rispetto al 2021 e del 12,2% rispetto all’anno prima della pandemia), il mismatch ha superato la quota del 40% delle entrate complessive, oltre 8 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno e 14 punti percentuali in più rispetto al 2019.

In termini assoluti, questo si traduce in quasi due milioni di assunzioni nel 2022 per le quali le imprese hanno riscontrato difficoltà, circa 600mila in più rispetto all’anno scorso, ma quasi il doppio (1milione) di quanto evidenziato prima della pandemia.

Il mancato incontro tra domanda e offerta è una delle grandi strozzature del mercato del lavoro italiano”, sottolinea il presidente di UnioncamereAndrea Prete. “Anche per questo abbiamo lanciato nei mesi scorsi la piattaforma excelsiorienta, con l’obiettivo di aiutare gli studenti a conoscere ed orientarsi meglio nel mondo del lavoro, in modo da scegliere il percorso di studi più adeguato alle proprie attitudini e alle esigenze delle imprese”.

La domanda dei titoli di studio

Lo “zoccolo duro” dell’occupazione nel settore privato è rimasto comunque quello dei diplomati: 1,5 milioni quelli ricercati durante lo scorso anno, il 29,7%, in calo di quasi 2 punti percentuali rispetto al 2021, quando la loro richiesta ha raggiunto il 32,5%. In questo caso, la difficoltà di reperimento si attesta al 40%. In leggera flessione la ricerca da parte delle imprese di diplomati Its, che nel 2022 ha sfiorato comunque le 52mila unità (1%), con una difficoltà di reperimento che supera la metà delle entrate: 56%.

Un ragionamento specifico riguarda la domanda di qualifiche professionali e di profili per i quali non è richiesto alcun titolo di studio. Sono infatti numerosi i casi in cui le imprese hanno dichiarato di ricercare profili che abbiano frequentato la sola scuola dell’obbligo, in quanto non riuscivano a trovare la qualifica professionale specifica e con un bagaglio di esperienze adeguato. Per questa ragione, Excelsior distingue la domanda “esplicita” di qualifiche professionali (nel 2022 pari a oltre 1 milione di ingressi, il 19,4% del totale, con una difficoltà di reperimento pari al 48%) dalla domanda potenziale. Quest’ultima sfiora il milione e 900mila unità, arriva a rappresentare il 36% delle entrate programmate e registra il 43% di difficoltà di reperimento.

Analogamente, è pari al 36% la quota delle entrate esplicite programmate senza l’indicazione di un titolo di studio, ma scende al 19% nel caso in cui si consideri la domanda “potenziale” relativa alle qualifiche professionali.

Tra i titoli di studio i più difficili da reperire sono stati nel 2022 i laureati in indirizzo sanitario paramedico (con una difficoltà di reperimento del 65%), i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (61%) e quelli in scienze matematiche, fisiche e informatiche (60%), i diplomati in elettronica ed elettrotecnica (60%) e quelli in meccanica, meccatronica ed energia (56%), i qualificati con indirizzo elettrico (57%).

I titoli di studio più richiesti

Nel 2022, l’indirizzo economico si attesta saldamente in cima alla classifica tra le lauree maggiormente ricercate dalle imprese: quasi 207mila le entrate previste lo scorso anno. Al secondo posto l’indirizzo insegnamento e formazione con 116mila ingressi previsti quindi l’indirizzo sanitario e paramedico (oltre 76mila), l’indirizzo di ingegneria civile ed architettura (57mila) e l’indirizzo di scienze matematiche, fisiche e informatiche (54mila).

Tra i diplomi, spicca quello con indirizzo amministrativo, finanza e marketing (quasi 440mila), quello in turismo, enogastronomia e ospitalità (226mila) e quello in meccanica, meccatronica, ed energia (153mila). A seguire, l’indirizzo socio-sanitario (125mila) e trasporti e logistica (108mila).

Tra le qualifiche professionali, infine, ai primi posti per numero di entrate programmate nel 2022 si attesta l’indirizzo ristorazione (256mila), l’indirizzo meccanico (164mila), quello edile (77mila), quello in trasformazione agroalimentare (70mila) e quello relativo ai servizi di vendita (58mila).

               

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Confapi e Federmanager firmano il nuovo Ccnl dei manager delle Pmi

Confapi e Federmanager hanno sottoscritto il nuovo testo che regola il rapporto di lavoro dei manager delle Pmi di industria e servizi. Il Ccnl, con decorrenza 1° gennaio 2020 e durata fino al 2023, si applica a tre categorie di management: i dirigenti, i quadri superiori e i professional.

La novità principale riguarda il minimo contrattuale dei dirigenti, che si innalza a partire dal 1° gennaio 2021 per arrivare a 74.000 euro lordi annui nel 2023, ovvero circa il 4% in più della retribuzione minima attuale. Stessa percentuale di incremento per i quadri superiori, per i quali la soglia minima passa da 45.000 a 47.000 euro lordi annui già dal 2020.

Per il presidente Confapi, Maurizio Casasco: «L’accordo rafforza la già stretta collaborazione con Federmanager che non si limita al solo Ccnl. Abbiamo lavorato e continueremo a lavorare insieme, anche nei tavoli istituzionali, per proporre soluzioni che facciano crescere il nostro Paese, la nostra piccola e media industria privata e che valorizzino managerialità e skills professionali».

«La relazione tra noi e Confapi è di quelle “win win”: questo accordo rende vantaggioso per entrambi l’inserimento di manager nelle Pmi», commenta il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla. «Non era scontato, ma siamo riusciti a confermare tutti gli strumenti di managerialità già esistenti costruiti a misura di piccola impresa e abbiamo rilanciato, conferendo maggiore dignità al ruolo manageriale. In definitiva, l’accordo raggiunto testimonia l’ottimo stato di salute delle nostre relazioni industriali».

L’accordo prevede migliorie per la previdenza complementare, con il massimale contributivo al Fondo Previndapi elevato a 180.000 euro rispetto agli attuali 150.000. Anche in materia di sanità integrativa, è stata estesa fino al 2023 la convenzione tra il Fondo Fasdapi e Assidai.

Inoltre, per i casi di morte e invalidità permanente, previsti nell’articolo 12 del CCNL, il massimale assicurativo è elevato per tutti, a prescindere dai carichi di famiglia, a 300.000 euro contro gli originali 220.000.

Nel nuovo testo fa il primo ingresso un articolo sulle pari opportunità. L’Osservatorio contrattuale nato all’interno della Fondazione IDI si occuperà quindi di raccogliere e diffondere le migliori “best practices” attuate dalle aziende, con l’obiettivo di eliminare il “gender pay gap” e valorizzare la funzione genitoriale.

«La promozione della parità di trattamento si concretizza anche nel rispetto del ruolo della maternità, che finalmente non è più associata a un evento negativo come la malattia, ma ha meritato un articolo specifico che tutela sia il durante il periodo di congedo sia dopo, al rientro al lavoro», sottolinea il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla.

Infine, conservando l’impianto complessivo, sono state alleggerite alcune disposizioni che riguardano la chiusura del rapporto di lavoro, per garantire flessibilità all’impresa e tutele al dirigente in uscita.

Per questo, hanno assunto centralità le politiche attive del lavoro che, a partire da gennaio 2020, consentono ai manager e alle aziende aderenti al Fondo Pmi Welfare Manager di beneficiare di una dotazione finanziaria aggiuntiva per supportare i processi di trasformazione digitale e la diffusione della figura dell’Innovation Manager.

Si è rafforzata la sinergia tra Fondazione IDI e Fondo dirigenti PMI per offrire una formazione sempre più qualificata e tarata sulle sfide che le Pmi devono affrontare.