Elena Chiorino: ” Estensione cassa in deroga”

 L’assessore al Lavoro Elena Chiorino ha dichiarato durante la videoconferenza che in RipartiPiemonte “la cassa integrazione in deroga sarà estesa anche a quelle categoria finora escluse dai provvedimenti del Governo, come le colf, gli stagionali del turismo e i lavoratori intermittenti.

Per l’anticipazione delle indennità abbiamo messo a disposizione 5 milioni del fondo di garanzia di 5 milioni e siamo pronti a coprire le spese di apertura di nuovi conti correnti e stiamo perfezionando gli accordi con le banche.

La priorità è fare in modo che i soldi vengano accreditati quanto prima”.




PNRR, l’ allarme di Province piemontesi e Città metropolitana di Torino a Regione Piemonte

Un allarme dalle Province piemontesi e Città metropolitana di Torino nei confronti di Regione Piemonte in materia di assegnazione di risorse umane e professionali per dare attuazione al PNRR.

Il direttivo dell’UPI Piemonte – oggi pomeriggio lunedi 18 ottobre – durante la riunione dell’Osservatorio regionale Enti Locali ha rivendicato con forza il ruolo degli Enti di area vasta nella programmazione e gestione di fondi e risorse professionali che arriveranno dal piano nazionale di ripresa e resilienza.

Un ruolo a vantaggio soprattutto dei Comuni, in particolare quelli piccoli e medi (che in Piemonte sono la stragrande maggioranza) privi di personale e risorse tecniche.

Il presidente di UPI Piemonte Paolo Lanfranco, presidente della Provincia di Asti, ha ribadito come gli enti di area vasta siano pronti a mettersi in gioco sui progetti territoriali “sui quali – ha detto – mettiamo la faccia a livello locale, a condizione che Regione Piemonte ci riconosca un ruolo. Non vogliamo che da Regione Piemonte arrivino super consulenti strapagati, dei quali non sentiamo affatto la necessità: vorremo insomma poter condividere procedure e fabbisogni. Le Province piemontesi e Città metropolitana di Torino  hanno bisogno di integrare ed affiancare il proprio personale in modo stabile e continuativo. I piccoli e medi Comuni in particolare vedono negli Enti di area vasta delle realtà di riferimento e l’occasione di lavorare al PNRR è imperdibile per il nostri territori. Se le Province e Città metropolitana non saranno ritenute da Regione Piemonte il braccio operativo per vincere la sfida del PNRR, perdiamo una grande opportunità”.

 

 

 




Torino.  Amministrare e comunicare con rispetto Iscrizioni aperte per la formazione di 25 giovani

Imparare ad amministrare e comunicare con rispetto è un obiettivo ambizioso contenuto nel progetto di formazione che Città metropolitana di Torino ha studiato creando un corso rivolto a giovani amministratori e giovani della società civile per aiutarli a focalizzare il loro impegno sugli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Sessanta le ore di impegno totali, sia online che in presenza (covid permettendo) con dieci webinar a partire da sabato 10 aprile per concludersi con un summer camp di tre giorni dal 16 al 18 luglio prossimi.

Il corso di formazione è gratuito, è stato infatti candidato con successo al secondo bando aperto da Regione Piemonte sul tema “Partecipazione dei giovani alla vita sociale e politica dei territori” dalla Città metropolitana di Torino (capofila) insieme ai Comuni di Avigliana, Rivalta, Lanzo, Vigone, Villar Pellice e Volvera – tutti rappresentativi di contratti di fiume e di lago – e la collaborazione di Anci Piemonte, Uncem Piemonte e Anpci.

I posti sono limitati, le candidature sono aperte fino all’8 marzo inviando manifestazione di interesse

Il percorso formativo si rivolge ad un gruppo di 25 giovani del territorio, prioritariamente metropolitano ma anche regionale, composto sia da amministratori e amministratici under 35 sia da cittadini e cittadine che vogliano approfondire e confrontarsi sugli obiettivi dell’Agenda 2030 di sviluppo sostenibile.

Andrea Vico, divulgatore e giornalista scientifico, accompagnerà il gruppo durante l’intero percorso: gli incontri online saranno incentrati sulla descrizione degli obiettivi dell’Agenda 2030 e sulla loro declinazione sul territorio locale, in termini di politiche e azioni concrete da mettere in atto, con l’aiuto di esperti.

I candidati prescelti dovranno sottoscrivere un patto formativo con l’impegno a frequentare almeno il 75% delle ore.

Clicca qui per altre info




Cassa integrazione artigiani, Felici: “Due mesi di attesa per la cassa di maggio e giugno”

Sono esaurite le risorse di competenza del Piemonte stanziate con il DL Agosto per i pagamenti della cassa integrazione per i lavoratori delle imprese artigiane, relativamente ai mesi di maggio e giugno. Nel mese di maggio ne hanno beneficiato 13.683 lavoratori, a fronte di un’erogazione pari a 12.546.230,12 euro mentre a giugno i lavoratori beneficiari sono stati 6.898 a fronte di 6.253.067,39 euro.

“Dopo un’attesa di circa due mesi, solo nei giorni scorsi sono state effettuate le erogazioni della cassa integrazione fino al mese di giugno -spiega Giorgio FELICI, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte- l’ultimo provvedimento del Governo risale a metà agosto ma il percorso burocratico statale ha permesso solo ora di avere le somme a disposizione di FSBA, che a sua volta li ha subito distribuiti ai vari enti bilaterali in base al fabbisogno. Devono, però, essere ancora soddisfatte le richieste relative ai mesi di luglio, agosto e settembre”.

“Per molte delle nostre imprese -commenta Giorgio FELICI- è di vitale importanza accedere rapidamente agli ammortizzatori sociali, l’unico strumento che può garantirne sopravvivenza e ripresa. Per questo è urgente, molto urgente, che le erogazioni della cassa integrazione arrivino con puntualità per consentire il circolo di liquidità, consentendo alle imprese di mantenere in forza i propri collaboratori garantendo così la stessa sopravvivenza dell’impresa. È un dovere etico e sociale prima che economico, mettere in sicurezza le nostre imprese e i nostri dipendenti, occorrono fatti certi, rapidi e concreti per permettere a tutti di ripartire quando questa emergenza si concluderà”.




Cassa integrazione: nel 2020 le buste paga alleggerite di 8,7 miliardi

8,7 miliardi di euro,al netto dell’IRPEF nazionale e delle addizionali regionali e comunali: è quanto manca nelle tasche dei dipendenti nell’anno 2020 che, a causa delCovid-19, sono stati in cassa integrazione. Va alla Lombardia il primato della maggior perdita delle retribuzioni nette, pari al 25,5% del totale nazionale (2,2 miliardi di euro), seguita dal Veneto dove i cassaintegrati perdono oltre 964 milioni di euro netti, dall’Emilia Romagna (840 milioni di euro netti) e dal Piemonte (745 milioni di euro netti).È quanto emerge da un’analisi condotta dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della UIL che ha elaborato i dati Inps delle ore autorizzate di cassa integrazione salariale su cui sono state condotte le simulazioni.

Quanto incide questa perdita sulle singole retribuzioni mensili dei dipendenti? Tra riduzione dello stipendio e mancati ratei di tredicesima e quattordicesima -spiega Ivana Veronese, Segretaria Confederale UIL-in due mesi le buste paga si sono alleggerite mediamente dal 9,6% al 39%, a seconda delle ore di cassa integrazione.A fronte di circa 4,3 miliardi di ore di cassa integrazioneautorizzate nell’anno 2020, numeri mai raggiunti in precedenza, i 7 milioni di beneficiarihanno perso, mediamente, 1.243 euro netti pro-capite annui.

Da una nostra simulazione, un dipendente in cassa integrazione per tre mesi a zero ore(con un reddito lordo annuo 20.980), tra riduzione dello stipendio e mancati ratei di tredicesima e quattordicesima, perderebbe 1.611 euro netti annui; con sei mesi di cassa integrazione, lo stesso dipendente subirebbe una riduzione pari a 3.229 euro netti annui, mentre con nove mesi di cassa integrazionela riduzione ammonterebbe a 4.898 euro netti annui; infine, con dodici mesila riduzione sarebbe pari a 6.611 euro annui.Pertanto, nella riforma più complessiva degli ammortizzatori sociali -sottolinea Ivana Veronese -che si sta discutendo in questomomento, oltre che della necessità di velocizzare e semplificare le procedure, occorre tenere ben presente il tema della revisione dei tetti massimi del sussidio della cassa integrazione e della loro rivalutazione, fissati oggi per Legge, a 998,18 euro lordi mensili per retribuzioni inferiori o pari a 2.159,48 e a 1.199,72 per retribuzioni superiori a 2.159,48 euro.

Per la UIL, oltre all’innalzamento dei massimali -incalza Ivana Veronese -la rivalutazione dei sussidi dovrebbe essere ancorata agli aumenti contrattuali e non soltanto al tasso di inflazione annua che, come noto, negli ultimi anni ha registrato indici molto vicini allo zero.




Primo rapporto osservatorio sul mercato del lavoro

Il lavoro cresce grazie alle donne e alle alte qualificazioni: sono questi alcuni elementi positivi che emergono dal primo rapporto annuale ‘Lavoro, imprese e competenze a Torino 2023’ predisposto dall’Osservatorio sul Mercato del Lavoro del Comune di Torino e presentato  nella sala Colonne di Palazzo Civico.

Dopo l’anticipazione del luglio scorso, il primo rapporto dell’Osservatorio sul mercato del lavoro ha ampliato lo sguardo nello spazio e nel tempo grazie a serie storiche più lunghe e all’apporto delle nuove fonti informative messe a disposizione dai partner del progetto. Ai dati sulla popolazione, l’offerta di lavoro e la domanda di lavoro dipendente si sono aggiunti quelli sull’istruzione, sulla dinamica delle imprese, sulla disoccupazione amministrativa nei Centri per l’impiego e sugli infortuni sul lavoro, oltre a un’appendice dedicata all’esperienza delle clausole sociali per l’inserimento lavorativo della Città di Torino.

Le donne occupate crescono così come gli impieghi dove sono necessari alta formazione e competenze e questi credo siano elementi positivi. Sicuramente ci sono luci e ombre in questo report e, proprio su queste ultime, dobbiamo riflettere per poter dare maggiori opportunità di sviluppo al territorio. Mi riferisco, ad esempio, al tema dell’attrattività delle imprese sul quale questa Città e gli Enti Istituzionali che partecipano all’Osservatorio del mercato del lavoro devono ragionare insieme. Per avere maggiore occupazione occorre portare nuove imprese. E penso a quanto già sta avvenendo nel settore aerospaziale dove pubblico e privato stanno lavorando per garantire la nascita di un’intera filiera. Pertanto dobbiamo investire per dare prospettive a nuovi settori e a quelli già radicati che si trovano davanti alle sfide del futuro. Ovviamente credo sia importante non ragionare mai in termini di cinta daziaria, ma di area metropolitana con il coinvolgimento della Città metropolitana, della Regione e di tutti gli enti territoriali che insistono su questa area“, così l’Assessora al Lavoro Giovanna Pentenero ha commentato il primo Rapporto dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro.

Analizzando il report si evince che Torino ha visto diminuire la popolazione del 6% nell’ultimo decennio (nel 2022 i residenti erano circa 842.000, quasi 53.000 in meno rispetto al 2012), una tendenza analoga a quella che si osserva a Genova, ma opposta a quella registrata a Bologna (+2%), Roma (+1%) e a Milano (+5%). Questa contrazione non è da attribuire soltanto ai trasferimenti verso i comuni dell’hinterland metropolitano, come accadde negli anni ’80, ma a un peggioramento dei saldi anagrafici (la differenza tra entrate le uscite) interno e con l’estero, non più sufficienti a compensare un saldo naturale (la differenza tra nascite e decessi) da tempo negativo e in tendenziale peggioramento.

I dati relativi all’offerta di lavoro dipingono invece un quadro in complessivo miglioramento. Superato lo shock dell’emergenza sanitaria del 2020/21, a Torino nel 2022 l’occupazione è cresciuta del 2% rispetto all’anno precedente, fino a quota 361.000 occupati (+8.000), a parziale recupero dei 23.000 posti di lavoro persi tra il 2019 e il 2020. La ripresa è da attribuire esclusivamente alla componente femminile, mentre si registra un’ulteriore contrazione dell’occupazione maschile. La maggiore difficoltà di impiego dei maschi maturi e a medio-bassa qualificazione non è però un fenomeno recente, ma è un fatto da attribuire anche alla perdita di peso dell’industria nell’ambito dell’economia torinese.

Molto positivi sono i dati sulle persone in cerca di occupazione (elaborati a livello provinciale per garantire l’attendibilità delle stime), in diminuzione del 10,6% rispetto al 2021 e del 14,5% rispetto al 2019. Si tratta di valori incoraggianti anche alla luce della contestuale decrescita degli inattivi in età da lavoro (-6,8% rispetto al 2021), un altro importante segnale di miglioramento in seguito all’aumento dell’inattività causata dalla pandemia. Gli inattivi in età adulta restano numerosi, nel 2022 circa 140.000 a Torino e oltre 400.000 in tutta la provincia, ma costituiscono anche il bacino di offerta potenziale a cui attingere, attraverso adeguate politiche, per compensare gli effetti negativi dell’invecchiamento delle forze di lavoro.

Anche i dati sulla domanda di lavoro dipendente sono confortanti. Nel 2022 i contratti di lavoro sottoscritti nel capoluogo hanno raggiunto quota 206.000, il 18% in più rispetto all’anno precedente, mentre le persone assunte sono arrivate ad essere quasi 133.000 (+15%). Sebbene questi aumenti siano da ricondurre principalmente al crescente turnover, segnalano comunque una maggiore dinamicità del mercato, nel quale più persone possono incontrare più opportunità di impiego che in passato.

La qualità dei contratti di lavoro è in tendenziale miglioramento dal 2018, ma il peso del lavoro a termine resta elevato (circa 8 contratti su 10), così come il ricorso al part-time (circa 1 contratto su 3). Nel complesso, solo 37% dei contratti sottoscritti dura più di 6 mesi o è a tempo indeterminato.

L’analisi della domanda di lavoro dipendente per livello di qualificazione professionale mostra a Torino la costante perdita di peso delle professioni a bassa qualificazione, ormai ridotto al 15% del totale nel 2022, e un consistente aumento della domanda di personale ad alta qualificazione che, sempre nel 2022, ha per la prima volta superato quella di personale intermedio (43% vs. 42,5%).

Nel rapporto tra domanda e offerta permangono tuttavia dei problemi di ‘mismatch’, ossia di disallineamento tra i fabbisogni professionali delle organizzazioni e il livello e i contenuti delle competenze detenute dalle persone. L’approfondimento tematico dedicato all’istruzione della popolazione in età da lavoro segnala una tendenza alla polarizzazione, con un positivo aumento delle persone con diplomi ITS e titoli universitari, il cui peso complessivo passa dal 27% del 2018 al 30% del 2021, ma una quota relativamente alta (29%) di adulti che detengono soltanto un titolo primario.

Il livello di qualificazione dell’occupazione fatica però a tenere il passo della maggiore scolarizzazione indotta dalle politiche europee e nazionali. Nel 2020, a fronte di una quota di occupati nella Città metropolitana con un titolo di studio terziario pari al 26%, solo il 20% deteneva posto di lavoro classificato ad alta qualificazione. Anche se i dati sul flusso delle assunzioni già presentati segnalano un chiaro miglioramento della qualità delle professioni richieste, nel torinese la maggior parte dell’occupazione (61%) rimane a media qualificazione professionale.

In chiusura, il rapporto presenta alcuni dati sulla sicurezza del lavoro nella Città metropolitana di Torino messi a disposizione dall’INAIL. Sebbene il periodo di osservazione (2018-2022) appaia fortemente condizionato dalla pandemia da Covid 19 e dal combinato delle misure di contenimento della stessa, tra le informazioni non congiunturali spicca l’aumento dell’età media degli infortunati, probabilmente da correlare alla tendenza all’invecchiamento delle forze di lavoro. Questa tendenza è più evidente tra i casi mortali, più della metà dei quali ha riguardato lavoratrici e lavoratori di età superiore ai 55 anni.




Regione, in estate 300 nuovi dipendenti

Con l’inizio della prossima estate entreranno in Regione circa 300 nuovi dipendenti. Lo ha annunciato l’assessore regionale al personale Marco Gabusi, illustrando il Documento di economia e finanza regionale in prima Commissione presieduta da Carlo Riva Vercellotti.
Gabusi ha sottolineato l’esigenza di ricoprire i vuoti di organico dovuti al blocco dei concorsi e all’alta età media dei dipendenti regionali, con conseguenti pensionamenti, ricordando che dal 2018 si è passati dagli oltre 3100 dipendenti di allora agli attuali 2600.

“Questo ha creato grossi problemi nel funzionamento della macchina, sia sul livello dirigenziale che su quello impiegatizio, in tutti i settori”, ha detto l’assessore.

“I bandi attivi in questo momento, cui partecipano oltre 15 mila candidati, porteranno entro l’inizio dell’estate a un nuovo ingresso di personale, circa 300 unità, che saranno di grande sollievo per il funzionamento dell’amministrazione regionale”.

Poi l’assessore ha tenuto una breve informativa sullo ‘smart working’ tra i dipendenti della Giunta regionale: “Siamo passati dal 70% coinvolti nel lavoro agile nel pieno della pandemia all’attuale 15%, come previsto dal decreto”.

Dalla minoranza (M5s, M4o, Luv) sono venuti inviti a credere nello ‘smart working’ e a rilanciarlo come elemento profondo di innovazione, da sostenere sul piano organizzativo.




Consiglio regionale: nessun rischio di occupazione e operatività per il Csi

Né da parte del Consiglio regionale né della Giunta, esiste alcuna volontà di alienare o depotenziare il Consorzio, anzi c’è il proposito di valorizzare un’azienda che negli ultimi anni ha raggiunto importanti risultati nella modernizzazione dei processi.

Sarà mia cura trasmettere al presidente della Giunta le istanze poste oggi dalla delegazione, siamo tutti coscienti che sono coinvolti 1000 lavoratori, per noi la valorizzazione del patrimonio professionale è importante”. Così il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ha risposto alle Rsu del Csi, che con gli altri consiglieri presenti a Palazzo Lascaris, ha incontrato nella mattinata del 17 giugno.

Le Rsu, intervenute con vari rappresentanti, hanno esposto le loro preoccupazioni per l’emendamento che “muta la natura giuridica del Csi. Se perdiamo la nostra qualifica di ente di diritto pubblico – hanno spiegato – temiamo di non poter più operare in modo efficace nei confronti della Regione e degli altri cento entri consorziati”. In ogni caso, i rappresentanti sindacali hanno chiesto che “prima di eliminare lo status di ente di diritto pubblico, si effettui una discussione e un approfondimento su quale tipo di entità giuridica andremo a essere”.

“La proposta di emendamento non si pone in alcun modo l’obiettivo di avviare un percorso di vendita/privatizzazione del Csi – ha aggiunto Paolo Bongioanni (Fdi) – ma esclusivamente quello di riportare il Consorzio in una situazione di coerenza giuridica tra forma e sostanza. Questo al fine di evitare possibili rischi in ordine alla responsabilità in capo a organi di amministrazione e consorziati, nonché a tutela dei lavoratori”. Queste, ha precisato Bongioanni, sono le parole “dell’assessore Tronzano e come gruppo di maggioranza, ci facciamo garanti della tutela dei mille lavoratori del Csi”.

Per il Pd è intervenuto Daniele Valle, che ha sottolineato come “le preoccupazioni espresse dalle Rsu siano anche le nostre. Già nel 2018 un simile tentativo di riforma è stato bloccato, perché non esistevano certezze sulla nuova natura giuridica. Non dico che non si possa trovare un accordo, però mettiamoci al tavolo e definiamo una strategia condivisa”.

Il capogruppo della Lega Alberto Preioni ha ricordato di aver parlato della questione con l’assessore Matteo Marnati, il quale lo ha rassicurato trattarsi esclusivamente di una modifica tecnica, “una questione posta dagli uffici, che non mette a rischio i posti di lavoro, né l’operatività del Consorzio informatico”.

 




Cassa integrazione, Uil Piemonte: protetti 173.369 lavoratori al mese

In Piemonte, da aprile 2020 a settembre 2021, come evidenziano i dati del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della UIL Nazionale, sono state autorizzate 530.508.781 ore di cassa integrazione (280.473.952 ordinaria, 147.532.117 fondi di solidarietà, 102.502.712 in deroga). A livello nazionale, nello stesso periodo, sono state autorizzate 6.383.583.489 ore. I lavoratori piemontesi tutelati sono stati, in media mensile, 173.369.

Il Piemonte è al quinto posto in Italia per ore richieste, preceduto da Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna.

 

DICHIARA IL SEGRETARIO GENERALE UIL PIEMONTE GIANNI CORTESE:

“Nella valutazione di un periodo molto critico dal punto di vista sanitario, economico e sociale, possiamo sostenere, a ragion veduta, che la cassa integrazione con causale Covid-19 e il blocco dei licenziamenti hanno garantito la conservazione del posto di lavoro ad un’ampia platea di lavoratrici e lavoratori piemontesi.

Nel lasso di tempo preso in considerazione sono state complessivamente autorizzate a livello regionale oltre 530 milioni di ore di cassa integrazione Covid-19, che hanno salvaguardato, in media mensile, circa 173.000 lavoratrici e lavoratori. Nell’ultimo anno hanno perso il lavoro oltre 50.000 persone, impiegate per lo più con forme contrattuali precarie e a tempo determinato, alle quali non è stato rinnovato il contratto.

Ѐ inconcepibile parlare seriamente di ripresa senza il perseguimento dell’obiettivo di una occupazione stabile e senza mettere in campo efficaci azioni legate alle politiche attive. La rinascita del Piemonte sarà possibile solo con investimenti adeguati, con la valorizzazione del lavoro, la creazione di posti di qualità, politiche formative efficaci, una gamma di ammortizzatori e misure di sostegno al reddito adeguatamente riformati e applicabili a tutti i settori. Diversamente, si continuerà a parlare di crescita del PIL, peraltro ancora distante dai livelli precovid, realizzato senza ricadute positive sull’occupazione, in particolare giovanile”.

 

 




Previsioni occupazionali, 27.660 assunzioni previste per novembre 2022

Sono 27.660 i lavoratori ricercati dalle imprese piemontesi per il mese di novembre
2022 e 90.390 per l’intero trimestre novembre 2022 – gennaio 2023. Rispetto a un anno
fa, periodo in cui si registrava un rimbalzo nei confronti della prima fase covid, le previsioni delle imprese segnano una diminuzione consistente: a livello mensile, le assunzioni previste a novembre 2022 perdono 9.103 unità rispetto a quelle di novembre 2021. A livello trimestrale il calo appare ancora più intenso: le entrate programmate per il periodo novembre 2022-gennaio 2023 risultano inferiore di 17.190 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Se il confronto, invece, viene effettuato col periodo pre-pandemico (novembre 2019-gennaio 2020), si rilevano 2.700 entrate in più a livello mensile e 14.880 in più nel trimestre.
In Italia le previsioni di assunzioni per novembre 2022 ammontano a circa 382mila. A livello territoriale, 124mila entrate sono previste dalle imprese del Nord ovest, a cui seguono le imprese del Sud e isole (93mila), le imprese del Nord est (89mila, area che manifesta la maggiore difficoltà di reperimento pari al 51,9%) e le imprese del Centro (77mila).
Questi sono alcuni dei dati, contenuti nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato mensilmente da Unioncamere e ANPAL.
Il 72,6% delle entrate delle aziende piemontesi riguarderà lavoratori dipendenti, il 21,5%
lavoratori somministrati, il 2,1% collaboratori e il 3,8% (in netto calo sul mese precedente
quando pesava il 7,2%) altri lavoratori non alle dipendenze.

La domanda di lavoro è trainata dai contratti a tempo determinato con il 62% delle
entrate programmate, seguiti da quelli a tempo indeterminato con il 26% dei casi e dai
contratti di apprendistato con l’8%. Pesano, infine, il 4% gli altri contratti.
Entrate previste dalle imprese a novembre 2022 per livello di istruzione*

Delle 27.660 entrate previste in Piemonte nel mese di novembre 2022, il 15% è costituito da laureati, il 29% da diplomati, le qualifiche professionali e l’assenza di un titolo
specifico pesano rispettivamente il 22% e il 34%.
A livello settoriale sono sempre i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di
lavoro con 18.300 entrate, il 66% del totale (5.410 unità in meno rispetto a quanto previsto a novembre 2021). L’industria prevede 9.350 entrate, generando circa il 34% della domanda totale del mese e segnando un calo di 3.720 entrate rispetto a novembre 2021. Nel dettaglio 7.240 entrate riguarderanno il comparto manifatturiero e 2.120 quello edile.

Tra i servizi si rileva un forte interessamento del commercio, 11.590 entrate previste nel
trimestre in esame, pari al 13% delle 90.390 entrate complessive del periodo novembre 2022–gennaio 2023, dei servizi alle persone (12.080 entrate) e dei servizi di alloggio e ristorazione/servizi turistici con 10.260 assunzioni (11% del totale). Tra i comparti industriali le industrie meccaniche ed elettroniche prevedono 7.310 entrate nel trimestre, ben l’8% del totale complessivo.
Delle entrate previste a novembre 2022 in Piemonte, il 23% sarà destinata a professioni
commerciali e dei servizi, il 20% a dirigenti, specialisti e tecnici. Gli operai specializzati e
conduttori di impianti genereranno il 35% delle entrate e solo il 9% sarà rappresentato da
impiegati. I profili generici produrranno il 13% delle assunzioni del mese.
Entrate previste dalle imprese a novembre 2022 per tipo di profilo

Per una quota pari al 34% le assunzioni interesseranno giovani con meno di 30 anni;
percentuale che sale al 50,7% per l’area commerciale e della vendita e scende al 26,1% per l’area amministrativa.
Per il 62% delle entrate viene, inoltre, richiesta esperienza professionale specifica o
nello stesso settore; il 23% delle entrate applicherà soluzioni creative e innovative e il 14%
dovrà coordinare altre persone.

Entrate previste dalle imprese a novembre 2022 per area aziendale di inserimento

A livello di area di aziendale il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione del servizio (41,2%), seguita dall’area commerciale e di vendita (18,2%) e da quella tecnica e di progettazione (15,9%), che – come nei mesi precedenti – riscontra la maggior difficoltà di reperimento delle figure richieste (61,7%). L’area della logistica pesa il 14,4%, mentre l’area amministrativa e l’area direzionale generano una quota rispettivamente pari al 5,3% e 5,0%delle assunzioni previste.
A novembre in 47 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili
desiderati, dato in lieve diminuzione rispetto al mese precedente (48) e analogo alla media
nazionale di novembre (47). La mancanza di candidati è la motivazione prevalentemente
segnalata dalle imprese (31%), seguita dall’inadeguata preparazione dei candidati (12%).
Le professioni più difficili da reperire in Piemonte nel mese di novembre 2022

Entrate previste di cui difficoltà di reperimento
Farmacisti, biologi e altri specialisti delle scienze della vita 190 86%
Dirigenti e direttori 70 81%
Medici e altri specialisti della salute 40 74%
Personale generico nelle costruzioni 80 71%
Conduttori di mezzi di trasporto 1.720 68%
Operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli
edifici 1.360 68%
Totale 27.660 47%

Tra i profili più difficili da reperire in regione a novembre 2022 si segnalano: Farmacisti, biologi e altri specialisti delle scienze della vita (l’86% è di difficile reperimento); Dirigenti e
direttori, per i quali la difficoltà di reperimento è dell’81%; Medici e altri specialisti della
salute (si trova difficoltà nel 71% dei casi); Personale generico nelle costruzioni (80 figure
ricercate con difficoltà nel 67% dei casi); Conduttori di mezzi di trasporto, con 1.720 figure
ricercate nel mese e un grado di difficoltà del 68% e Operai specializzati nell’edilizia e nella
manutenzione degli edifici, con una difficoltà di reperimento pari al 68% e circa 1.360 figure
ricercate.