Turismo post-covid, Confindustria Piemonte: nuove risorse UE e come investirle

Prosegue il percorso intrapreso a luglio scorso con la presentazione del Position paper di indirizzo strategico dell’industria del turismo in Piemonte, frutto del lavoro del gruppo di ricerca che aveva individuato quattro filoni tematici – la Domanda che evolve e le Strategie; I Costi, gli Investimenti e le Risorse; le Norme; la Comunicazione.

L’appuntamento di oggi – Turismo: nuove risorse UE e competitività del territorio – promosso da Confindustria Piemonte, Federturismo, Intesa Sanpaolo, Unioncamere Piemonte e Regione Piemonte, approfondisce l’aspetto delle risorse UE per investimenti e progetti coerenti con le linee strategiche prioritarie dell’Unione Europea, con particolare focus sulle relazioni tra politiche di sviluppo territoriale e industria del turismo.
Cinque i punti sostanziali emersi dai lavori:

​A fronte dell’attuale situazione di emergenza, è essenziale definire strategie di medio-lungo termine
La trasversalità della filiera

Le risorse sono disponibili: occorre mettere in campo una progettualità innovativa per destinare gli investimenti in modo efficace

Il tema della comunicazione resta fondamentale, ma resta ancora molto lavoro da fare
L’interazione dei tre sistemi – istituzioni, imprese e banche – crea un valore aggiunto imprescindibile

«Se a luglio il settore era già stato messo duramente alla prova dall’emergenza sanitaria – ha commentato in apertura dei lavori il Presidente della Commissione Industria del Turismo di Confindustria Piemonte Federico De Giuli – oggi con le nuove restrizioni alle attività imposte dal governo le difficoltà sono ancora più drammatiche, così come la necessità immediata di risorse per la sopravvivenza delle imprese. Superata questa fase, però, occorrerà cambiare passo e rivoluzionare la logica della distribuzione dei fondi, mirando a progetti che siano centrati sugli assi strategici dettati dall’Europa, Green Deal e digitale. Auspichiamo si imponga un concetto di industria del turismo intesa come filiera, dall’accommodation alla formazione manageriale, dalla digitalizzazione ai trasporti.

Dobbiamo quindi ragionare su due orizzonti temporali: nel breve termine, i prossimi due anni, la priorità è il superamento dell’emergenza; nel frattempo, bisogna elaborare strategie di medio-lungo termine, trasformando servizi e organizzazione in funzione di un mercato che sarà sicuramente diverso. Massima attenzione poi a non perdere le opportunità di traino dei grandi eventi, ATP Finals e Olimpiadi Milano-Cortina 2026».

«Il turismo sarà di gran lunga il comparto economico più colpito dagli effetti della pandemia, per questo la sua ricostruzione deve essere in cima alla lista delle nostre priorità – ha dichiarato la Presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli – A chiusura del 2020 si prevede che il settore turistico subirà una perdita in termini economici di 65 miliardi di euro, pertanto, sono necessarie forme di ristoro e occorre pensare alla filiera del turismo nel suo complesso, con nuove importanti misure e con l’aiuto dell’Ue.

Tra Recovery fund, Mes e Sure l’Europa ha messo a disposizione dei Paesi oltre mille miliardi e solo per l’Italia ne sono in arrivo 270. È inoltre di questi giorni l’erogazione da parte della Commissione europea di 10 miliardi al nostro Paese a sostegno della cassa integrazione. È quindi di cruciale importanza progettare bene l’utilizzo del Recovery fund scongiurando il rischio che ne beneficino solo alcuni settori.»

«La Regione ha stanziato 40 milioni per il comparto turistico attenuando in questo modo gli effetti delle chiusure che hanno colpito il settore in maniera drammatica – ha evidenziato l’Assessore Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte Vittoria Poggio – Siamo ben consapevoli che questo è soltanto il primo passo a cui ne seguiranno altri con la programmazione del piano di riconversione delle attività, che ha l’obiettivo di far atterrare in nuovi fondi europei a partire dal 2021».

«Il turismo è un prodotto economico a tutti gli effetti – ha sottolineato il Presidente della Camera di commercio di Alessandria-Asti, Gian Paolo Coscia – Lo è da tempo su scala italiana, lo sta diventando anche per il Piemonte, ove produce un indotto di oltre 7 miliardi di euro, con una tendenza in costante crescita. L’opportunità di risorse europee per il settore turistico, oggetto del convegno di oggi, non può e non deve essere mancata soprattutto in questa fase emergenziale.

Cerchiamo di evitare ogni tentazione assistenzialistica e cogliamo l’opportunità delle risorse per rilanciare dalla base la competitività delle imprese turistiche piemontesi in un turismo cambiato forse per sempre. Digitalizzazione in primis, ma anche attenzione ai temi della sostenibilità, della sicurezza. Su questi temi, le Camere di commercio sono pronte a fare la loro parte».

Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo: “Quando in piena emergenza Covid-19 Intesa Sanpaolo ha avviato le misure straordinarie a sostegno dell’economia, sul settore turistico-ricettivo ha subito concentrato un’attenzione particolare condividendone l’urgenza con tutte le principali associazioni di categoria e organizzazioni imprenditoriali del segmento.

Tra i primi interventi, l’istituzione di un plafond dedicato per la liquidità e l’incremento della moratoria fino a 24 mesi, in linea con le aspettative di ripresa più lunghe del settore e con l’obiettivo di mettere in sicurezza le imprese. Non appena è stato possibile, abbiamo esteso la moratoria anche ai clienti di UBI Banca, quindi a circa 20.000 ulteriori operatori.

In questi mesi il Gruppo ha erogato al settore oltre 3 miliardi di credito ed ha perfezionato quasi 37.000 richieste di moratoria sui finanziamenti per un ammontare del debito residuo di circa 4,8 miliardi di euro”.
Come rilevato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, la crescita del settore turistico piemontese negli ultimi 15 anni è stata evidente. Dal pre-Olimpiadi invernali di Torino 2006 le presenze turistiche in Piemonte sono aumentate del 46%, un tasso di crescita doppio rispetto alla media italiana.

Nel 2020 la pandemia di Covid-19 ha causato una brusca frenata alla filiera, già in leggero rallentamento dall’anno precedente. Il danno si presenta rilevante per l’economia turistica piemontese. Tuttavia il Piemonte, anche in questo contesto, ha potuto far leva su alcune caratteristiche che hanno consentito alla regione di non essere tra le più impattate in Italia.

In primo luogo una destagionalizzazione marcata delle presenze, soprattutto per quanto riguarda gli italiani, grazie ad un territorio ricco e variegato, sostenuto dall’ampio patrimonio artistico ed enogastronomico. In secondo luogo il turismo di prossimità molto sviluppato che, in questo momento in cui gli spostamenti devono essere ridotti al minimo, non può essere che un vantaggio.

Il Piemonte è la prima regione italiana per turismo intraregionale e, considerando i territori italiani e stranieri confinanti, si arriva al 47% delle presenze. Occorrerà però vincere le nuove sfide che il contesto pone con evidente accelerazione: migliorare il marketing digitale e rivisitare l’offerta turistica in chiave di sostenibilità, riqualificando anche le strutture.

 

 

 

 

 




Nomine, Consiglio regionale: pubblicato il bando per i Musei Reali

La Commissione consultiva per le Nomine del Consiglio regionale ha pubblicato nuovi bandi per diverse nomine.

In particolare, si tratta di individuare un membro per il Comitato scientifico dei Musei Reali di Torino (professori universitario di ruolo in settori attinenti l’ambito disciplinare di attività dell’Istituto o esperti di particolare e comprovata qualificazione scientifica e professionale in materi di tutela e valorizzazione dei beni culturali).

C’è poi una sostituzione da effettuare, come membro effettivo del Collegio dei revisori dei conti per il Consorzio di bonifica della Baraggia biellese e vercellese di Vercelli.

Le altre nomine a bando riguardano un consigliere per il Consiglio direttivo del Centro internazionale di studi Primo Levi, un componente per il Consiglio direttivo dell’Associazione Abbonamento Musei, un membro per il Cda della Fondazione Cesare Pavese e un componente del Cda della Fondazione Funivie Oropa.

Tutti i dettagli per i requisiti richiesti e le scadenze per la presentazione delle candidature sono stati pubblicati sul Bur e si possono trovare sul sito del Consiglio regionale cliccando qui.




Coronavirus, Confagricoltura: bene l’impegno per l’agroalimentare, ma serve un piano per la ripresa oltre l’emergenza

Apprezziamo l’impegno della ministra Bellanova nell’individuare misure a sostegno del settore agricolo, nonché della ristorazione, che con l’entrata in vigore dell’ultimo DPCM sono in forte crisi. Domenica abbiamo immediatamente chiesto al Governo un intervento per un segmento prioritario per l’economia nazionale”.

Così il presidente di Confagricoltura Alessandria Luca Brondelli alla notizia della definizione di un pacchetto di misure di ristoro per gli operatori delle filiere maggiormente colpite dal DPCM.

La sospensione delle attività inciderà per circa 2,7 miliardi di euro di minori consumi.

“L’agricoltura – precisa Brondelli – pagherà un conto salato per le mancate vendite alla ristorazione.  A soffrire sono diversi settori, in particolare quello vitivinicolo, che non si è ancora ripreso dal lockdown di primavera, ma con esso anche i comparti del pesce, dell’olio, della carne e dell’ortofrutta, compresa la IV gamma”.

Molti di questi prodotti, cosiddetti ‘premium’, sono fortemente rappresentativi del migliore Made in Italy agroalimentare e non sono presenti nella grande distribuzione, pertanto gli agricoltori non hanno la possibilità di allocare la merce in questo mese di chiusure anticipate di bar e ristoranti.

Il 30% del fatturato di vino, pasta, prodotti da forno, carni suine e avicole deriva dalle vendite al canale Ho.Re.Ca.. Si sale al 40% per la carne bovina e al 70% per i derivati dell’uovo.

“Gli imprenditori agricoli – prosegue Brondelli – sono anche preoccupati per le conseguenze di questo stop sul fronte dell’esposizione finanziaria. Ci aspettiamo che le promesse del Governo abbiano un seguito efficace e veloce, anche perché speriamo che questo sia l’ultimo sforzo chiesto alle imprese”.

“Lo ribadiamo con forza: dobbiamo andare oltre l’emergenza, con un piano per la ripresa – conclude il Presidente di Confagricoltura Alessandria – capace di garantire un futuro al tessuto economico e sociale del Paese”.




Acconciatori ed Estetisti: “Il nostro lavoro in sicurezza è essenziale per il benessere delle persone”

Nel timore di nuove chiusure programmate, generate dalla recrudescenza dei contagi da Covid 19, acconciatori ed estetisti, rappresentanti due categorie già pesantemente colpite dal precedente lockdown del marzo scorso, richiamano l’attenzione sul loro ruolo essenziale di “dispensatori” di benessere alle persone, sensazione più che mai necessaria in questo frangente di criticità sanitaria.

«Non vorremmo che nella programmazione di nuove chiusure a causa della grave emergenza sanitaria, si considerasse “superfluo” il nostro lavoro. – puntualizza Enrico Frea, rappresentante provinciale e regionale degli Acconciatori di Confartigianato Cuneo e membro della Camera Italiana della Cosmesi – Migliorare l’aspetto fisico significa appagare l’anima attraverso i sensi e per questo non può essere considerato un atto superfluo. Sentirsi in ordine, e quindi in pace con se stessi, diventa un importante sostegno al proprio equilibrio psicologico, anche se si è costretti tra le mura domestiche. Dopo la prima ondata della pandemia, ognuno di noi ha investito tempo e denaro nell’attrezzarsi per rispettare pienamente le regole di sicurezza ed oggi opera con massima attenzione, tutelando sia il cliente che i lavoratori».

Una voce, quella del comparto dei “Servizi alla Persona” che rappresenta un tassello importante a livello imprenditoriale nel nostro territorio. Dagli ultimi dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato, in Piemonte si contano 12.449 imprese artigiane operanti nei settori acconciatura, manicure, pedicure e trattamenti estetici, con circa 22 mila addetti. In provincia di Cuneo questa realtà imprenditoriale è rappresentata da oltre 1.200 aziende.

«Dando per scontato che la salute è il nostro bene più prezioso e va in ogni modo tutelata, – aggiunge Luca Crosetto, presidente di Confartigianato imprese Cuneo – le nostre imprese che operano nel comparto dei servizi alla persona nei mesi scorsi si sono scrupolosamente attrezzate per garantire sicurezza ed igiene alla clientela e in questo momento di grave incertezza rappresentano un supporto importante al benessere collettivo. Auspichiamo quindi che nelle prossime strategie di contenimento del contagio, non si vadano a colpire nuovamente le imprese che in modo responsabile si sono attenute alle regole».




Psr, le indicazioni di Confagricoltura alla Regione Piemonte

Il 31 dicembre di quest’anno si chiuderà il periodo di programmazione 2014-2020 per quanto riguarda la politica agricola comunitaria – Pac.

Il regolamento di transizione della Pac  – spiega Confagricoltura in una nota – è di durata massima biennale e si basa sul principio dell’utilizzo delle regole attualmente in vigore; avvalendosi delle nuove risorse che verranno messe a disposizione dall’Unione europea entrerà in vigore il 1° gennaio 2021 e le autorità regionali dovranno gestire contemporaneamente vecchia e nuova dotazione finanziaria.

In questo contesto – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasiaè indispensabile attivare tutte le procedure per poter spendere in tempi rapidi tutte risorse già impegnate, facendo tesoro dell’esperienza maturata per la futura programmazione, evitando le complicazioni che hanno rallentato l’esecuzione dei progetti, nell’interesse delle imprese e del territorio. Il Psr che si sta chiudendo, ereditato dalla precedente amministrazione regionale, presenta molte criticità che abbiamo sempre evidenziato: la Giunta Cirio – aggiunge Allasia – deve dimostrare di voler correggere la precedente impostazione, tenendo presente che la pandemia ci impone di concentrare gli sforzi sugli aspetti più legati all’innovazione e alla digitalizzazione”.

Confagricoltura Piemonte ha inviato un documento all’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa evidenziando gli aspetti che hanno prodotto risultati apprezzabili e le criticità rilevate, conseguenti alla non ottimale calibrazione di alcune misure del Psr, per cui gli interventi o gli impegni previsti non sempre si sono dimostrati allineati con le effettive esigenze delle imprese, del mercato e del territorio.

Confagricoltura, entrando nello specifico, ricorda che nell’ambito delle misure agroambientali i primi ridotti per i comparti cerealicolo e risicolo hanno spinto gli agricoltori ad aderire a interventi facoltativi aggiuntivi di difficile applicazione.

Un altro intervento da rivedere, evidenziato dall’organizzazione degli imprenditori agricoli, è quello della pesante discriminazione in capo alle aziende di medie e medio-grandi dimensioni, che nella maggior parte dei casi non hanno potuto beneficiare degli aiuti, riducendo la loro capacità di investire e perdendo competitività, pur contribuendo in modo sostanziale alla produzione lorda vendibile del settore agricolo piemontese.

A livello generale Confagricoltura ha sollevato il problema della complessità dei bandi per l’erogazione dei contributi, che portano a un appesantimento elevato dal punto di vista burocratico amministrativo e alla richiesta di troppi documenti già in fase di predisposizione dei progetti. Tutto ciò comporta un rallentamento della capacità di spesa, altro punto dolente evidenziato da Confagricoltura, che si riflette negativamente sulla competitività delle imprese.

Per quanto riguarda l’avanzamento della spesa pubblica effettivamente sostenuta il Piemonte, pur collocandosi in buona posizione tra le regioni italiane, al 30 settembre di quest’anno (dati Agea) aveva speso poco meno del 55% delle somme a disposizione (su circa 1 miliardo e 190 milioni totali per il settennio 2014-2020): la provincia di Bolzano è prima in graduatoria con una capacità di spesa del 72%, seguita dal Veneto con il 64%. Altre regioni sono in posizione decisamente più critica: la Puglia e le Marche hanno speso soltanto il 35% delle risorse a disposizione, la Liguria il 43%, la Lombardia il 47%. Complessivamente a livello nazionale la capacità di spesa ha superato di poco il 50% (50,34%).

Occorrerà un grande impegno da parte di tutti – sottolinea il presidente di Confagricoltura Piemontea maggior ragione in questo periodo di pandemia, per riuscire a spendere in modo proficuo tutte le risorse a disposizione”.

Confagricoltura nel documento inviato alla Regione interviene anche sull’allocazione delle risorse finanziarie che verranno assegnate al Piemonte per il periodo transitorio e formula alcune considerazioni di carattere generale, partendo dalla revisione critica delle misure inserite nell’attuale Psr per escludere quelle con scarse, basse o nulle adesioni.

Inoltre – spiega Enrico Allasia – sollecitiamo  la definizione di bandi che possano meglio intercettare l’interesse del mondo agricolo e più coerenti con le esigenze delle imprese e del mercato, la semplificazione e lo snellimento degli aspetti burocratici amministrativi, l’accelerazione dell’iter dei bandi, il miglioramento del coordinamento e l’omogeneizzazione degli interventi previsti dal programma piemontese con quelli delle regioni confinanti, per garantire un livello uniforme di competitività e concorrenza per gli agricoltori. Chiediamo altresì – aggiunge Allasia –l’individuazione di misure specifiche per sostenere gli allevatori nell’adozione di tecniche e sistemi di gestione aziendale che vadano oltre i requisiti minimi del benessere animale e il potenziamento delle misure destinate a favorire l’adesione a sistemi volontari di certificazione della qualità dei processi e delle produzioni”.

 




Piccioni inselvatichiti, Confagricoltura chiede un piano di selezione

Nelle ultime settimane, oltre ai danni causati dai cinghiali, sempre più rilevanti, si stanno registrando importanti attacchi alle coltivazioni in atto da parte dei piccioni.

Lo evidenzia Confagricoltura Piemonte, spiegando che gli agricoltori hanno provveduto a seminare le coltivazioni autunno/vernine, quali grano e orzo, a una profondità di alcuni centimetri e poi hanno rullato il terreno per compattare bene la terra attorno al seme: quest’ultima accortezza non scoraggia però gli uccelli a scavare e prelevare il seme deposto.

I danni – chiariscono i tecnici di Confagricoltura Piemontesaranno evidenti nella fase di fuoriuscita delle piantine, ma dall’elevata attività di questi animali, si possono già ipotizzare forti perdite di raccolto”.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia ha scritto alla Regione e ai servizi provinciali per la tutela della fauna selvatica, chiedendo l’attivazione di un piano di controllo dei piccioni inselvatichiti,  sia per limitare i danni ai coltivi in questa fase e in prospettiva delle semine delle colture sarchiate primaverili e nelle successive epoche di maturazione, sia per eliminare possibili veicoli di diffusione di patologie interspecifiche che possono interessare l’uomo e gli animali.

Riteniamo indispensabile, vista la gravità degli attacchi e l’abnorme proliferazione dei volatili – scrive Allasia –  che si attuino interventi localizzati selettivi, volti a risolvere il problema arrecando il minor disturbo possibile al resto della fauna selvatica presente sul territorio”.




Grido di allarme delle 4.944 imprese artigiane del Piemonte che lavorano nella ristorazione

Le misure introdotte dal DPCM di domenica che limitano l’attività di alcune tipologie di impresa tra cui le pasticcerie, gelaterie, i ristoranti e pizzerie che in Piemonte contano in totale 4.944 imprese artigiane attive: 1200 gelaterie e pasticcerie, 3.040 pizzerie artigiane e 704 rosticcerie artigiane (che danno lavoro ad oltre 18mila persone) e che coinvolgono migliaia di imprese che a cascata lavorano nell’indotto della ristorazione, sembrano votate alla punizione più che alla prevenzione e al controllo”.

A dichiararlo Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino.

 

“Riteniamo -afferma De Santis– sia più utile ed efficace intervenire con misure che puniscano i comportamenti scorretti di singoli cittadini e di operatori anziché stoppare in modo casuale, generalizzato e incomprensibile solo alcune attività. Non possiamo passivamente accettare le chiusure laddove c’è stata un’applicazione scrupolosa delle misure imposte dai protocolli di sicurezza e dove è stato verificato che il rischio Covid è sotto controllo”.

 

“Le derive di queste chiusure -prosegue De Santis– che minacciano lo spirito di intraprendere vitale per il nostro territorio, rischiando di portare a rassegnazione diffusa, sono troppo pericolose. Riteniamo che i danni che arrecano non possano essere risarciti solo con misure compensative di ristoro economico, annunciate dal “Decreto ristori”. Non dimentichiamo poi tutte le imprese operanti in quei settori che continuano ad essere bloccati per i limiti della circolazione turistica, pensiamo ai taxi, Ncc e Bus-Operator, per il diffuso ricorso allo smartworking e per la limitazione alle celebrazioni di eventi con tutto il loro variegato indotto. Il loro sacrificio dura da mesi”.

 

“Infine – continua De Santis La restrizione di orario si traduce in una assurda disparità di trattamento a vantaggio di altre tipologie di vendita dei nostri straordinari prodotti. Infatti la commercializzazione nei gelati nei supermercati, attraverso i banchi frigo, è consentita fino all’orario di chiusura dei supermercati mentre viene negata alle piccole gelaterie artigiane dopo le ore 18.00. Così si colpiscono le nostre aziende che hanno già subito i pesanti effetti delle chiusure durante il lockdown.

 

“Mi auguro che le misure di ristoro annunciate dal Governo siano effettivamente commisurate all’impatto provocato dalle nuove restrizioni sull’attività dei nostri imprenditori e che soprattutto siano erogate in tempi rapidi per evitare il rischio di chiusura delle imprese. Siamo comunque consapevoli che gli importi che saranno stanziati dal Decreto ristori rappresentano una boccata di ossigeno ma non saranno risolutive, infatti molte imprese artigiane della ristorazione chiuderanno (temporaneamente) i battenti, concentrandosi solo sul take away”.

 

 

 




CNA Piemonte: Per ristoranti perdite stimate al 60 per cento, eventi e catering hanno azzerato i ricavi

Servono misure di ristoro reali e immediate. Così CNA a livello nazionale e a livello piemontese ha sintetizzato la rotta da seguire dopo quello che è stato definito un “coprifuoco diurno”.

La chiusura anticipata nel settore della ristorazione e il blocco dello spettacolo e degli eventi sono i primi due focus che CNA Piemonte dedica alle ripercussioni sulle micro imprese artigiani degli ultimi provvedimenti di limitazione imposti dal Governo per cercare di fermare la pandemia da Covid 19.

 

RISTORAZIONE E AGROALIMENTARE

A livello regionale tutto il settore conta circa 23 mila imprese e 80 mila addetti: poco sotto il 10% del volume del comparto a livello nazionale.

Durante il primo lockdown la perdita stimata di fatturato oscillava oltre il 40% e si può immaginare che a fine estate la perdita del fatturato su base annua si sia attestato intorno al 30%. Ma con questo nuovo provvedimento la situazione si aggrava ulteriormente e l’impatto porterà quasi certamente a raggiungere e superare il 60% di ricavi in meno rispetto al 2019.

 

Se la situazione di dovesse protrarre anche sul mese di dicembre con il Natale si può solo parlare di tracollo certo.

Sul fronte delle proposte che avanza CNA a livello nazionale ci sono: l’apertura di un tavolo permanente con il governo, l’avvio di finanziamenti all’intera filiera e poi linee di credito sostanziose e realmente restituibili. Per questo occorre che i finanziamenti per importi superiori a 30mila euro passino da una restituzione in 72 mesi a 180 mesi.

Infine, chiediamo un concordato per le tasse che non potranno oggettivamente essere pagate.

 

“Per la ristorazione l’ultimo DPCM rappresenta di fatto un lockdown mascherato: la chiusura alle 18 azzera i ricavi di operatori che già avevano lamentato la fortissima riduzione del fatturato a pranzo e puntavano sulla cena per rientrare delle spese. Peraltro è una decisione che pone il mondo della ristorazione nel ruolo di untore, quando i numeri dimostrano che non si tratta della fonte di aumento dei contagi che si sta verificando nelle ultime settimane. Ma noi paghiamo il conto. I pasticceri e i cioccolatai sono gli unici a chiudere quando invece gli altri venditori di generi alimentari sono aperti. Non ci sono spiegazioni razionali”, dichiara Giovanni Genovesio, presidente regionale di CNA Agroalimentare.

I prodotti da ricorrenza: panettoni e pandori renderanno circa il 30% dell’anno scorso. “Pensare che il Natale possa salvarci è una vera illusione. Le aziende programmano la produzione e la distribuzione dei prodotti in questo periodo e credo che con questo stop, anche i giochi per dicembre siano fatti. Ecco perché ci serve il tavolo permanente, per non cadere in una gestione emotiva e schizofrenica”.

 

EVENTI

La filiera del settore degli eventi coinvolge numerose micro imprese artigiane. Sul fronte della somministrazione del cibo, quindi il catering, tutto il comparto è fermo per gli eventi aziendali, mentre tra i privati si è registrata una minima attività solo nel mese di settembre. A fine anno si parla di un calo di fatturato di circa il 90%.

Ma quando si parla di eventi, le realtà coinvolte sono davvero numerose e diversificate.

 

“Il nostro settore è praticamente fermo da inizio anno – spiega Stefania Battezzati di AMAT, produttore di strumenti musicali – perché il primo lockdown ci ha consentito di smaltire qualche ordine del 2019, ma il 2020 ha completamente fermato ogni attività. Senza feste, concerti e coi teatri chiusi, tra cultura e spettacoli, il nostro fatturato sarà inferiore del 90% rispetto a quello dell’anno scorso. Nel settore non solo non si comprano nuovi strumenti musicali, ma molti musicisti senza contratti fissi stanno vendendo i propri con la consapevolezza che non li useranno nel breve periodo. È una tragedia. Ci aspettiamo degli indennizzi visto che il settore della cultura e dello spettacolo è sempre stato escluso dai principali interventi nazionali e regionali. E ci saremmo aspettati delle sospensioni per tasse e spese di utenza, perché quei costi, come gli affitti, continuano a pesare sulle nostre spalle”.




Le persone positive al covid19 sono 59.618 (+2458 )

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 32.092 così suddivisi su base provinciale:Alessandria 3749, Asti 1737, Biella 1030, Cuneo 3313, Novara 2977, Torino 16.458, Vercelli 1508, Vco 1102, extraregione 218

Sono 13 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 4286 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 700 Alessandria, 261 Asti, 223 Biella, 412 Cuneo, 402 Novara, 1882 Torino, 231 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 42 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 59.618 (+ 2458 rispetto a ieri) di cui 1171 (48%) sono asintomatici.

I casi sono così ripartiti: per il motivo del tampone 750 screening, 771 contatti di caso, 937 con indagine in corso; per l’ambito: 183 Rsa/Strutture socio-assistenziali, 295 scolastico, 1980 popolazione generale.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 5930 Alessandria, 3030 Asti, 1938 Biella, 7345 Cuneo, 4968 Novara, 31.305 Torino, 2362 Vercelli, 1702 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 430 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 608 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

 

I ricoverati in terapia intensiva sono 121 (+19 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2016 (+167 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 21.103

I tamponi diagnostici finora processati sono 968. 047 (+12.547 rispetto a ieri), di cui 525.680 risultati negativi.




Nati-mortalità imprese: in Piemonte 1388 aziende in più tra luglio e settembre 2020

In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, emerge come nel periodo luglio-settembre del 2020 siano nate 4.763 aziende in Piemonte, a fronte di 3.375 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio).

Il saldo è risultato positivo per 1.388 unità (nel III trimestre 2019 era stato di sole 575 unità).

 

Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine settembre 2020 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 427.137 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,0% delle imprese nazionali.

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del +0,33%, migliore rispetto a quanto registrato nel III trimestre del 2019 (+0,13%) e in linea con il risultato medio nazionale (+0,39%). Rispetto ai primi due trimestri del 2020 – in cui il flusso delle nuove aperture e delle chiusure era stato influenzato dall’emergenza sanitaria – il trimestre estivo sembra aver segnato un ritorno alla “normalità” sul fronte dell’apertura di nuove imprese.

Disaggregando i risultati in base alle forme giuridiche, si osserva come, ad eccezione delle società di persone che mostrano ancora un tasso debolmente negativo (-0,12%), le altre realtà tornano ad evidenziare dati, seppur lievemente, al di sopra dello zero. Le società di capitale segnano come sempre, il risultato migliore (+0,77%), seguite dalle altre forme (+0,45%). Il tasso di crescita delle ditte individuali (+0,35%), infine, risulta in linea con quello medio regionale.

 

Anche a livello settoriale il III trimestre ha mostrato una ripresa della vivacità imprenditoriale. Ad eccezione del comparto industriale (-0,06%) e di quello agricolo (-0,04%), che hanno chiuso il trimestre in sostanziale stallo, gli altri settori hanno registrato tassi di variazione dello stock con il segno più.

 

Il comparto con l’incremento più consistente è stato il turismo (+0,73%), la cui dinamica ha beneficiato positivamente, nonostante le difficoltà indotte dalla pandemia, della stagione estiva. Al secondo posto si è collocato il settore edile che, grazie anche alle risorse destinate all’efficientamento energetico e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare, tra luglio-settembre, ha registrato un incremento del +0,62%. Gli altri servizi sono cresciuti dello 0,58% e il commercio, infine, ha evidenziato un tasso leggermente inferiore alla media complessiva (+0,24%).

A livello territoriale il risultato migliore appartiene al capoluogo regionale, che chiude il III trimestre con un tasso di crescita del +0,41%. Seguono, con tassi superiori alla media regionale, il Verbano Cusio Ossola (+0,35%) e Novara (+0,34%). Asti e Alessandria registrano entrambe un tasso pari al +0,26% e la vicina Cuneo segna un +0,23%. Chiudono il quadro regionale Vercelli (+0,13%) e Biella che evidenzia una sostanziale stabilità (+0,01%).