Morti sul lavoro, in Piemonte edilizia e agricoltura i più colpiti

Edilizia e agricoltura sono i settori più a rischio infortuni, mentre la cultura della prevenzione viene meno soprattutto nelle microimprese.

È quanto è emerso nella terza Commissione (presidente Claudio Leone) durante l’audizione degli Spresal delle Aziende sanitarie locali, dell’Ispettorato del Lavoro e dell’Inail in merito all’indagine conoscitiva richiesta dall’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale. L’obiettivo è elaborare una programmazione delle politiche regionali per migliorare la prevenzione e diffondere la cultura della sicurezza sui posti di lavoro. In Piemonte nel 2022, ci sono stati 50 infortuni mortali, mentre al 31 luglio di quest’anno erano già 42 le persone decedute sul posto di lavoro.

Nel corso dei vari interventi ci si è soffermati sulla novità del 2023 dei piani mirati di prevenzione, con lo scopo di diffondere nelle aziende le buone pratiche di sicurezza. Ma, come ribadito in più occasioni, uno dei problemi più evidenti da superare rimane quello della carenza di personale per pensionamenti e trasferimenti dei medici del lavoro e dei tecnici della prevenzione. In Piemonte esiste una sola scuola di specializzazione per i medici del lavoro.

Il territorio biellese è emblematico per la forte impronta data dalle microimprese, che sono il 95 per cento del totale, ed è soprattutto in questi limitati contesti lavorativi che si fa fatica a diffondere la cultura della prevenzione.

Mentre nel Cuneese sono soprattutto le aziende agricole esposte al forte rischio di incidenti, nel corso dell’audizione si è fatto cenno anche alle malattie professionali, dai tumori dell’apparato respiratorio alle lesioni per il sovraccarico dell’apparato muscolo-scheletrico, e agli infortuni nel contesto dell’alternanza scuola-lavoro.

Pier Luigi Pavanelli dello Spresal della Città di Torino si è soffermato sull’introduzione del codice degli appalti con l’importante sottoscrizione del protocollo d’intesa tra tutti i soggetti istituzionali dopo il tragico crollo della gru in via Genova nel dicembre del 2021.

Da parte dell’Inail c’è stato il forte richiamo agli investimenti per la sicurezza, che passa anche dalla collaborazione tra tutti i soggetti e lo scambio dei dati tra enti diversi.

Sergio Fossati, capo dell’Ispettorato territoriale del lavoro per il Piemonte Sud (Cuneo, Asti e Alessandria) ha sottolineato che nell’area di sua competenza quest’anno sono state effettuate 564 ispezioni, accertando 1059 violazioni.

Per delucidazioni sono intervenuti Francesca Frediani (M4o), Diego Sarno (Pd), Silvana Accossato (Luv), e Sarah Disabato (M5s).




UNCEM E ANFOV siglano un accordo per supporto a diffusione innovazione digitale nella PA

È stato rinnovato l’accordo tra UNCEM e ANFoV (l’Associazione nazionale con sede a Torino, che riunisce i soggetti imprenditoriali ed istituzionali le cui peculiarità d’innovazione tecnologica convergono per la diffusione della cultura del rinnovamento), che dal 2018 vede il sodalizio tra queste due realtà impegnato con grandi risultati nel supporto e nello sviluppo della cultura del rinnovamento dei servizi nei piccoli Comuni.

Decine di eventi formativi, online e in presenza, supporto nello sviluppo dei piani di digitalizzazione, abbattimento delle difficoltà legate alle comunicazioni e alle reti veloci, la diffusione della cultura dell’innovazione e della conoscenza approfondita della opportunità del PNRR e del piano NGEU, sono solo alcune delle attività che hanno caratterizzato l’attività sinergica di UNCEM E ANFoV in questi anni.

Con il nuovo accordo, che sigla la collaborazione tra UNCEM e ANFoV fino alla fine del 2026, verranno messe in campo nuove strategie per ampliare ulteriormente il ventaglio di servizi messi a disposizione dei comuni, che potranno sfruttare le esperienze degli anni passati e le opportunità che derivano dal know how delle aziende private d’eccellenza associate ANFoV, per rilanciare la crescita digitale e di servizi della pubblica amministrazione a tutto vantaggio di cittadini, imprese e territori.
Nell’accordo si punterà, ad esempio, a controllare l’effettiva efficacia dei piani di digitalizzazione dei vari operatori di telecomunicazioni per coprire l’intero territorio, anche in quelle realtà più periferiche o su terreni montani fino a oggi ancora in gap di servizi di comunicazione. A favorire il supporto alle partnership pubblico-privato finalizzate alla realizzazione di servizi in grado di mantenere un elevato livello di valorizzazione delle risorse territoriali, per incentivare il ripopolamento dei comuni più piccoli; si punterà sulla diffusione di una maggiore cultura e consapevolezza delle potenzialità della rete 5G, favorendo la conoscenza delle sue caratteristiche e dei servizi da essa abilitati; si incentiverà la transizione verso il nuovo digitale terrestre, concorrendo all’eliminazione delle zone non coperte dai segnali televisivi; si lavorerà sulla diffusione dell’utilizzo della telemedicina e delle nuove opportunità di gestione delle questioni sanitarie grazie alle tecnologie di comunicazione ad alta velocità che possono raggiungere i comuni e le realtà territoriali periferiche, rurali e montane. Il tutto per sostenere la diffusone delle best practice in tema d’innovazione nell’amministrazione pubblica e di trasformazione intelligente del territorio. Le azioni messe in campo saranno di formazione in presenza e online, di disseminazione culturale e accompagnamento strategico per supportare l’utilizzo più approfondito di tutte le tecnologie oggi a disposizione favorendo il ripopolamento dei territori e abbattere il gap che in alcuni casi separa i comuni più piccoli da quelli più attrezzati.
“La collaborazione con ANFOV permette ai Comuni e a tutti gli Enti locali di interagire con il sistema dell’innovazione e aggiornare processi di lavoro e strumenti interni alla pubblica amministrazione e per le comunità. Serve un complessivo aggiornamento che le imprese possono offrire. Le risorse economiche da investire ci sono. E vanno utilizzate bene in una logica sovracomunale. L’accordo finora ha permesso di fare formazione, di dare opportunità, di stare nel futuro. Proseguiamo un cammino con le imprese, con una interazione virtuosa che ANFOV permette”, evidenzia il Presidente Uncem Marco Bussone.
Il Presidente di ANFoV, Umberto De Julio e il Segretario Generale di ANFoV, Antonello Angeleri, hanno detto: “Con questo nuovo accordo arriveremo a nove anni di collaborazione con UNCEM, un periodo che ci ha permesso di progredire nell’abbattimento del digital divide e nella tessitura di una nuova rete di conoscenze nell’ottica di favorire il ripopolamento dei territori più periferici. Siamo estremante orgogliosi del lavoro svolto e della fiducia che chi ha concesso e ci dimostra ancora UNCEM, che riconosce l’impegno della nostra associazione e delle aziende nostre associate nella diffusione della cultura dell’innovazione. ANFoV dallo scorso anno è anche sede hub di riferimento per il Nord Italia del Progetto europeo EDIH4DT per la “Trasformazione Digitale Sicura di PA e Imprese”, ciò darà alla collaborazione con UNCEM un asset strategico in più da mettere a disposizione dei comuni e delle pubbliche amministrazioni. Siamo certi che le nuove iniziative che stiamo realizzando con UNCEM, e che presto sveleremo, potranno rappresentare un nuovo punto di riferimento nazionale nel supporto alle pubbliche amministrazioni, per uno sviluppo dei territori che si traduca in maggiori servizi fruibili in modo semplice ed efficace da cittadini e imprese”.



GAL e Camera di commercio di Torino: insieme per lo sviluppo rurale

260 imprese finanziate, per un impatto generato pari a oltre 13,5 milioni di euro finanziati dalle Strategie di Sviluppo attraverso i fondi LEADER dell’Unione Europea: è questo il risultato del triennio di attività dei tre GAL torinesi (GAL Valli del Canavese, GAL Valli di Lanzo Ceronda e Casterone, GAL Escartons e Valli Valdesi), grazie al contributo della Camera di commercio di Torino, sulla base di un Piano Operativo 2021-2023 sottoscritto dagli stessi GAL e dall’ente camerale torinese.

Tra i progetti già portati a compimento: iniziative di turismo sostenibile, come monitoraggio dei dati turistici, rilevazione del grado di soddisfazione dei visitatori, attività di formazione su turismo sostenibile, accessibile e cicloturismo; attività di creazione di filiere e reti, come accompagnamento per ottenere certificazioni ambientali e realizzazione di docufilm sui prodotti tipici; creazione di nuovi servizi per il territorio attraverso azioni come mappatura e report delle principali carenze, progettazione partecipata di spazi ibridi multiservizi, realizzazione e aggiornamento di database di libera consultazione; promozione della nuova imprenditoria, con sportello informativo e monitoraggio delle microimprese attive o potenziali, anche in collegamento con i servizi camerali.

Alla luce di quanto già realizzato, oggi si dà il via al nuovo piano 2024-2026 che prevede, grazie ad un rinnovato finanziamento, ulteriori attività in termini di turismo sostenibile, smart village, digitalizzazione e sostenibilità sulla base dei criteri ESG.

Non ci può essere una crescita complessiva del territorio senza una crescita anche delle aree rurali, dove la nascita di una nuova impresa o l’offerta di un nuovo servizio o di una nuova opportunità di insediamento può fare realmente la differenza tra lo spopolamento e lo sviluppo – spiega Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Per questo abbiamo voluto rinnovare il nostro contributo per il prossimo triennio, con la convinzione che solo realtà ben radicate sul territorio, come i GAL, possono individuare correttamente dove investire e in quali direzioni”.

Come ribadito da Marco Bonatto, Presidente del GAL Valli del Canavese: “Tre anni fa abbiamo concordato insieme alla Giunta Camerale di strutturare questo rapporto attraverso un articolato protocollo triennale su tematiche strategiche per Camera, legate allo sviluppo di imprese e sinergiche alle attività previste dalle Strategie di sviluppo locale dei tre GAL. Il progetto “protocollo d’intesa” ha riscontrato un ottimo successo tanto che lo abbiamo implementato e rinnovato per altri tre anni”.

L’importante contributo della Camera – prosegue Claudio Amateis, Presidente del GAL Valli di Lanzo Ceronda Casternone – ha permesso ai nostri tre GAL di sviluppare alcune tematiche legate all’innovazione e alla sostenibilità a favore delle imprese che operano nei nostri territori rurali. Abbiamo attivato e implementato un sistema di mappatura digitale delle imprese e delle risorse territoriali su Open streetmap, così come abbiamo organizzato sessioni formative sui servizi innovativi per il turista e – attraverso il nuovo protocollo triennale – lavoreremo per l’introduzione di certificazioni semplificate sugli ESG per le imprese turistiche rurali”.

Patrizia Giachero, Presidente del GAL Escartons e Valli Valdesi, conclude affermando che “il supporto alla creazione e sviluppo delle imprese è ritenuto dai GAL un elemento centrale per i propri territori; di concerto con Camera di commercio in questi anni abbiamo attivato servizi di assistenza alla nuova microimprenditorialità, sostegno alle reti di imprese esistenti, accoglienza ai neo insediati e nuovi residenti attraverso sportelli di aiuto ed indirizzo. Attraverso l’informazione si mira a sensibilizzare le microimprese anche ad ospitare progetti formativi di alternanza scuola/lavoro e ad incentivare l’autoimprenditorialità, promuovendo il ricambio generazionale e l’innovazione sociale: la capacità di crescita del tessuto imprenditoriale di un territorio montano passa anche dalla conoscenza delle opportunità offerte dal territorio stesso”.

 

Storie di impresa

GAL VALLI DI LANZO CERONDA CASTERNONE

L’azienda agricola GISOLO ENRICO di Lanzo Torinese effettua lavorazioni in bosco (sia di proprietà privata che pubblica), acquistando e gestendo lotti boschivi in piedi, al fine di realizzare legname da opera, legna da ardere e cippato di legno. Negli ultimi anni si è specializzata nella produzione e fornitura di cippato di legno di provenienza locale, biocombustibile legnoso adatto alla produzione di energia termica per il riscaldamento degli edifici.

Grazie all’azione di accompagnamento del GAL (sostenuta con i fondi della Camera di commercio di Torino), l’azienda è stata supportata nell’effettuazione di tutti i passaggi necessari per ottenere la certificazione di qualità del cippato di legno (ISO 17225-4 e BiomassPlus). Con questa certificazione, ottenuta da ENAMA nel gennaio 2024, l’azienda può soddisfare la richiesta di fornitura di calore per impianti nuovi ed efficienti, rispettando tutti i requisiti normativi in termini di qualità dell’aria e di contenimento delle emissioni.

GAL VALLI DEL CANAVESE

La struttura ricettiva Chalet Palù (www.chaletpalu.it/) nasce con l’idea di rivalutare il patrimonio edilizio alpino rurale della famiglia con l’obiettivo di portare al turista la conoscenza del territorio e fornire a quest’ultimo nuove risorse per consentirne la rivalutazione edilizia e paesaggistica e l’autosostenibilità. L’impresa offre chalet in diverse località e punta ad investire e riqualificarne altri sul territorio, che abbiano un’importanza storica e siano collocati in contesto ambientale dalla forte connotazione paesaggistica, nell’intento di realizzare una catena di ‘boutique hotel’ caratterizzati da una forte identità. Ad oggi hanno attivato 3 strutture con circa 20 posti letto e 3 collaboratori fissi impiegati e per il 2024 e 2025 sono già state identificate 2 nuove location, che porteranno l’azienda a raddoppiare i posti letto ed i posti di lavoro.

GAL ESCARTONS E VALLI VALDESI

L’impresa 19.Coop in rete con altre aziende ha realizzato Territorio per Tutti (TxT) (territoriopertutti.it), un progetto di fattibilità tecnica ed economica (Pfte) per la creazione di un’impresa di comunità rivolta all’inclusione di categorie svantaggiate con coinvolgimento attivo di operatori e imprese del territorio, in un percorso di sviluppo di turismo sostenibile e di prossimità accessibile a tutte e tutti. Il progetto TxT è un progetto di innovazione sociale, nel quale la comunità si organizza per rispondere a un insieme di bisogni, utilizzando una forma di cooperazione comunitaria per darne risposta in modo economicamente oltre che socialmente sostenibile nel tempo. Tra gli obiettivi: rispondere alle esigenze crescenti della popolazione anziana, a partire dalle situazioni in cui vi siano persone con svantaggio cognitivo o demenza; far crescere e divenire strutturali le capacità di accoglienza verso persone con svantaggio cognitivo, anche non residenti, che in questo territorio possano trovare contesti che permettano a loro, alle loro famiglie o ai caregivers di fruire di una pluralità di servizi e di opportunità di leggerezza; intervenire su alcuni spazi attualmente in disuso per riprogettarli e metterli al servizio della comunità (spazi generativi) e creare lavoro a partire dalla presa in carico di bisogni riconosciuti.

Attività future

Il nuovo Piano Operativo 2024-2026 si concentrerà su temi quali turismo sostenibile, Smart Village, digitalizzazione. Verranno sostenute diverse iniziative relative ad analisi sui fattori che influiscono sulle relazioni e sul comportamento degli attori a livello locale, oltre che su nuove forme di microimprenditorialità e relative reti e buone pratiche esistenti. Previste anche indagini dinamiche e iterative sui fabbisogni delle microimprese attive e sulla possibilità di insediamento in ambito montano e rurale da aree urbane e periurbane, servizi di informazione, formazione e sensibilizzazione alle microimprese, creazione e gestione di network territoriali, sviluppo e completamento di piattaforme digitali, sostegno alla realizzazione di spazi per la crescita di progetti imprenditoriali e incubatori di innovazione.

I tre GAL intendono, inoltre, attivare un’iniziativa comune fortemente innovativa che porti alla sperimentazione di un nuovo modello da sviluppare e diffondere in tutto il territorio che riguarda la valutazione delle performance ambientali, sociali e di governance (ESG) delle PMI. L’obiettivo è quello di permettere alle microimprese del territorio di misurare, dopo una formazione mirata, le proprie prestazioni ESG, valutando l’impatto e la responsabilità ambientale e sociale, e puntando a migliorare la propria sostenibilità.




Rifiuti, verso una modifica della legge

La Giunta regionale intende modificare la legge regionale 1 sulla gestione dei rifiuti. Lo ha annunciato oggi l’assessore all’ambiente Matteo Marnati, illustrandone lo stato di attuazione su richiesta di Sarah Disabato (M5s) in quinta Commissione, presieduta da Angelo Dago.

Di fronte ai ritardi nell’accorpamento dei consorzi di gestione dei rifiuti in una struttura di area vasta, previsto dalla norma regionale, l’assessore ha dichiarato la sua volontà di modificarla, introducendo “la scelta da parte dei consorzi se accorparsi o no, per venire incontro alle difficoltà espresse da diversi sindaci. È necessario introdurre criteri per premiare il consorzio che raggiunge gli obbiettivi e commissariare quello che non li raggiunge”. L’assessore ha anche ipotizzato la presentazione della nuova proposta entro un mese.

Contrarie le minoranze: Alberto Avetta (Pd) ha ricordato che la legge vigente “è il frutto di un lungo e complesso confronto, è difficile trovare modalità tecniche che la migliorino senza ignorare il lavoro di tanti mesi”.

Per Sean Sacco (M5S)” rivedere la legge è una sconfitta, l’area vasta permette una visione omogenea della gestione dei rifiuti e di generalizzare le buone pratiche”. Contro si sono espressi anche Giorgio Bertola (M5s) e i consiglieri Pd Diego Sarno e Monica Canalis.

La maggioranza ha confermato il sostegno all’assessore Marnati. Per Claudio Leone (Lega) bisogna accettare le critiche che vengono dai sindaci: “La scelta dell’assessore è quella giusta. La norma nazionale lascia aperture, non obbliga agli accorpamenti”.

Per Paolo Ruzzola (Fi) “se ci sono tante resistenze ci sarà un motivo. Non sono state ascoltate le periferie, se si fosse fatto si sarebbe riscontrata la contrarietà dei sindaci a rendere obbligatorio l’accorpamento nell’area vasta”.  Carlo Riva Vercellotti (Fi) ha chiesto il coinvolgimento delle Province nella gestione dei rifiuti.

In precedenza era stato audito in Commissione il direttore generale dell’Arpa Angelo Robotto sullo stato dell’aria in Piemonte. Nella sua relazione ha evidenziato che il livello di inquinamento è in costante calo, ma su 12 sostanze esaminate, 5 sono ancora sopra il livello di guardia: benzo(a)pirene, biossido di azoto, PM2.5, PM10 e ozono.

Robotto ha sottolineato come gli agenti inquinanti derivino dal traffico veicolare, dall’industria, dall’agricoltura e dal riscaldamento, in particolare da quello a legna, i cui prodotti arrivano fino a Torino, come riscontrato dai rilevamenti: “Perché l’inquinamento rientri nei limiti fissati dall’Unione europea entro il 2030 occorre attuare tutti gli interventi previsti dal piano regionale di qualità dell’aria”.

Successivamente l’assessore Marnati ha illustrato lo stato di attuazione di quel piano. Nel dibattito sono intervenuti Marco Grimaldi (Luv), Disabato, Riva Vercellotti, Andrea Cane (Lega).




Confagricoltura chiede lo stato di crisi per il maltempo

Confagricoltura ha chiesto alla Regione Piemonte di dichiarare lo stato di crisi per gli eventi calamitosi.

“Apprezziamo l’impegno delle istituzioni, a tutti i livelli, che sono impegnate con ogni mezzo per fronteggiare l’emergenza – ha dichiarato il presidente regionale di Confagricoltura Enrico Allasia– e riteniamo indispensabile che la Regione dichiari lo stato di crisi, per poter intraprendere immediatamente tutte le azioni necessarie per fornire aiuto alle aziende in difficoltà, sia per la gestione dell’emergenza, sia per la ripresa dell’attività agricola”.

Anche se non saranno raggiunti i livelli dell’alluvione del novembre 2016 – sottolinea Confagricoltura Piemonte –  si presentano molte criticità con esondazioni, soprattutto nelle zone di pianura del sud Piemonte, e frane in quelle collinari, mentre in alta montagna permane un marcato pericolo di valanghe fino al fondovalle.

L’emergenza maltempo evidenzia ancora una volta la fragilità del territorio e la necessità di intervenire non più con misure tampone, ma con piani prioritari per le popolazioni, oltre che per le aziende. Occorre rivedere i programmi di manutenzione dei corsi d’acqua per mettere in sicurezza intere aree, prevenendo ulteriori dissesti idrogeologici che causano purtroppo vittime e milioni di danni all’agricoltura.

“A una prima valutazione – precisa il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – la situazione appare molto grave e si temono ulteriori peggioramenti: molte zone in provincia di Alessandria sono state sommerse dalle acque del Bormida e nel capoluogo il Tanaro è esondato. Nell’Astigiano hanno sofferto particolarmente i comuni a Sud della provincia.

Nel Canavese, al confine con la Valle d’Aosta, si registrano frane e smottamenti”.
Le sedi territoriali di Confagricoltura, al lavoro con oltre 50 tecnici per una prima analisi dei danni, rilevano che nella quasi totalità delle zone allagate in cui sono stati seminati grano e orzo si è perso tutto e prima di poter entrare nuovamente nei terreni per lavorarli, e quindi riseminare, occorrerà attendere la fine dell’inverno.

L’orticoltura conta danni al 100% per le verdure in campo, in particolare nelle province di Alessandria e Torino: verze, cavoli, cavolfiori, broccoli e spinaci, sono completamente persi. Totalmente allagati molti vivai, in particolare di pioppi, nella provincia di Cuneo.

Di seguito, nel dettaglio, la situazione rilevata dai tecnici di Confagricoltura nelle diverse province.

Provincia di Alessandria
Nel territorio della pianura casalese si registrano vasti allagamenti di campi senza danni alle strutture; rimangono da verificare i danni nelle zone di Coniolo e Terranova dove il Po è esondato. Danni ai pioppeti, ma non ai livelli del 2016. Sicuramente sarà necessario effettuare lavori di sistemazione e livellamento dei terreni.

Allagamenti anche nella zona collinare della Valle Cerrina con qualche piccola frana nella zona di Villadeati. Grande preoccupazione per le semine autunnali non ancora ultimate che difficilmente potranno essere realizzate.

Dalle verifiche effettuate nel Novese risulta che sono numerosi i seminativi e i prati allagati in diversi punti della pianura alessandrina. Alcune strade poderali e interpoderali sono state compromesse. Microfrane si segnalano in quasi tutte le aree viticole del Novese e del Gaviese. In particolare nel Comune di Gavi, la cascina Sciottra, dell’Azienda Agricola La Centuriona registra un danno rilevante, dovuto al collasso di una vasta area collinare di una decina di ettari che ha distrutto irrimediabilmente almeno 5 ettari di vigneto.

L’Acquese è una delle aree più colpite. Le aziende con terreni in pianura, alla destra e sinistra della Bormida, registrano allagamenti delle colture a seminativo (grano e orzo) e delle coltivazioni arboree a pioppeto, noccioleto e vivaio, con depositi di sedimenti vari da rimuovere. In tutte le zone collinari si sono verificate frane e smottamenti di ogni tipo, che interessano coltivazioni di vigneto, e compromissione di strade poderali. Ci sono ancora paesi e frazioni isolati per le strade interrotte dalle frane.

Si segnala in particolate una frana che ha interessato un fabbricato dell’azienda Marenco in Regione Contero nel Comune di Strevi, che ha abbattuto un muro perimetrale devastando i vani abitati che sono stati prontamente evacuati nella giornata di sabato 23.

Nell’Ovadese oltre agli allagamenti e alle erosioni dei campi dovuti all’esondazione dei fiumi, rii, ruscelli e fossi, si sono accentuati i danni già provocati dall’ultimo evento alluvionale del 21 ottobre, anche con ulteriori frane e smottamenti dei terreni.

Il Tortonese si segnalano allagamenti diffusi, non tanto dovuti a esondazioni di torrenti, ruscelli, rii e rogge, quanto all’incapacità dei terreni di assorbire la notevole quantità di acqua caduta in poche ore. Ai danni dello scorso 21 ottobre si aggiungono, a livello strutturale, danni degli eventi degli ultimi giorni, con frane su vigneti e colture collinari, oltre a problemi di viabilità, specialmente interpoderale.

La zona attorno al capoluogo (Alessandria) è la più colpita; l’esondazione del fiume Bormida ha interessato i fabbricati di alcune imprese in sponda destra, nell’area immediatamente a valle del ponte per Spinetta Marengo (chiuso dal pomeriggio di sabato alle 18.00 di domenica 23 novembre).

I terreni lungo l’intera asta del fiume Tanaro fanno registrare allagamenti ed esondazioni di piccole rogge e rii dal confine con la provincia di Asti fino alla confluenza con il Po. Il bacino del Bormida lungo l’intera asta fluviale, dalla confluenza con il Tanaro in comune di Alessandria, scendendo verso la confluenza con l’Orba in comune di Castellazzo e nei comuni di Borgoratto, Gamalero, Castelspina, Sezzadio, Cassine, Castelnuovo Bormida, Rivalta Bormida, Strevi e Acqui Terme mostra vistosi allagamenti.

Data l’impraticabilità delle strade e dei terreni, la verifica e il conteggio dei danni sono ancora in corso, soprattutto nelle zone allagate dove l’acqua deve ancora ritirarsi completamente.

Provincia di Asti
Nella zona di Villanova e Villafranca si registrano allagamenti dei campi dovuti alla fuoriuscita di acqua da fossati di scolo dei terreni. I problemi riguardano sia le semine già effettuate, sia quelle future, ma anche l’impossibilità di distribuire in campo letami e liquami, con un conseguente eccessivo accumulo degli stessi nelle vasche di stoccaggio.
A causa dell’esondazione del Tanaro nell’area “dell’Isolone” (la parte di pianura più fertile della provincia, che ricade nel territorio nei comuni di Asti, Azzano, Rocca d’Arazzo e Castello di Annone), sono state allagate vaste aree golenali nei comuni di Rocchetta Tanaro e Cerro Tanaro.

Nel Comune di San Damiamo sono state chiuse le strade confinanti con il Borbore.
Si segnalano allagamenti e smottamenti di media entità nella zona di Montechiaro d’Asti.
Si segnalano allagamenti e smottamenti di media entità nella zona di Costigliole.
Nella valle del fiume Belbo, comuni di Nizza e Canelli, si segnalano diversi problemi a carico delle strade comunali e provinciali per numerose frane e smottamenti.  Si segnalano anche danni a causa delle inondazioni per la fuoriuscita del fiume Bormida, anche se meno gravi di quelli verificatisi nell’Acquese.

Provincia di Cuneo
Si contano numerosi e diffusi allagamenti di media o piccola entità, con la situazione più grave a Cardèdove la piena del Po e dei rii minori, a causa anche della mancata pulizia degli alvei, ha provocato l’allagamento dell’intero abitato. È stato necessario abbattere un ponte, che faceva da diga, per far defluire l’acqua.

Più ingenti, poi, i danni nelle zone collinari e pedemontane della Granda, nonostante la neve caduta sopra i 1.200 metri abbia fortunatamente mitigato le conseguenze. Si registrano frane diffuse negli appezzamenti condotti a noccioleto e a vigneto, che si aggiungono ai numerosi danni causati alla viabilità secondaria in tutta l’area del Monregalese e dell’Alta Langa, con la chiusura di diverse strade, dalle provinciali alle poderali. Gli smottamenti impediscono una regolare circolazione e, soprattutto, richiederanno importanti opere di ripristino per evitare problemi maggiori e permettere il normale accesso ai fondi.

Nelle aree di pianura il bilancio è particolarmente pesante per le colture seminative (cereali autunno-vernini e prati), le cui piantine hanno subito danni da asfissia per immersione. Diverse, poi, le aziende che non sono riuscite a seminare in tempo, a causa delle ripetute piogge del mese di novembre, e che quindi si troveranno costrette a variare piano colturale.

Su questa situazione grava anche il divieto di spandimento dei liquami che scatterà il prossimo 1° dicembre.

Bloccate, infine, anche tutte le operazioni di riconversione degli impianti e la messa a dimora di nuovi noccioleti e varietà frutticole. Tra i danni indiretti da segnalare che l’autunno piovoso, in particolare, potrebbe avere serie ripercussioni sulla difesa fitosanitaria delle piante nei prossimi mesi.

Provincia di Torino
Si segnalano terreni allagati in vaste aree pianeggianti, un po’ in tutta la provincia, con danni alle coltivazioni orticole in pieno campo: cavoli, cavolfiori, verze, broccoli, spinaci. Si registrano smottamenti nelle aree collinari, con particolari problemi nei comuni di Cavour, dove si registrano tre frane nelle zone Rocca e guado di Zucchea; in comune di Bricherasio, con frane in località Rivà, Via Molarosso, Strada Santa Caterina e Strada Canavero, dove le strade sono state chiuse al traffico. Si segnalano allagamenti della strada provinciale Bricherasio – Garzigliana, allagamenti in località Braide di Bricherasio.

Il fiume Chisola è esondato in più punti, causando danni alle coltivazioni di orzo, grano e loietto nei comuni di Volvera e None.
A Vigone si registrano allagamenti nelle località Quintanello, Fontanette, nell’area della circonvallazione e nell’area del cimitero di Cercenasco.
Allagamenti sono segnalati anche tra Villastellone, Santena, Poirino e Riva presso Chieri.
Preoccupa l’evoluzione del maltempo attesa per i prossimi giorni, soprattutto per la tenuta delle aree collinari del Canavese verso la Valle d’Aosta, dove si registrano già alcuni movimenti franosi.

Si segnalano inoltre forti criticità per le aziende di allevamento che da oltre un mese non riescono a distribuire nei campi gli effluenti zootecnici: fino a febbraio, per le limitazioni imposte dalle normative ambientali, non sarà più possibile effettuare le concimazioni con i liquami, ma a causa dell’allungamento dei tempi molte imprese si troveranno con le vasche di stoccaggio piene prima della scadenza prevista.

Province di Vercelli – Biella
Vaste zone allagate, in particolare nei comuni di Caresana, Asigliano, Motta de’ Conti, dove i terreni dovranno essere ripristinati e livellati. Allagamenti anche nelle risaie, dove sono previste difficoltà a effettuare le semine per i sovesci.
Frane e smottamenti sono segnalati in Valsesia e nel Biellese.

Province di Novara e Vco
I laghi d’Orta e Maggiore sono sopra il livello di guardia; si segnalano allagamenti delle risaie, con difficoltà a effettuare le semine per i sovesci.




Qualità dell’aria: riprende il blocco per i diesel euro 5 a Torino

Dopo la sospensione nella giornata di  giovedi 9 gennaio a causa di uno sciopero del trasporto pubblico locale, entrano nuovamente in vigore le limitazioni al traffico previste dal Protocollo padano dopo gli oltre 10 giorni consecutivi di superamento dei valori limite per la qualità dell’aria.

Così a partire da venerdi 10 gennaio, viene confermato nei territori dei comuni di Torino, Beinasco, Borgaro Torinese, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivoli, San Mauro Torinese, Settimo Torinese, Venaria, il livello di allerta rosso che prevede il blocco per veicoli diesel fino alla categoria Euro 5 immatricolati prima del 01/01/2013 e benzina fino alla categoria Euro 1.

Viene applicato anche il divieto di utilizzo di generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa (in presenza di impianto di riscaldamento alternativo) aventi prestazioni energetiche ed emissive che non siano in grado di rispettare i valori previsti per la classe 4 stelle; l’introduzione del limite di 19°C (con tolleranza di 2°C) per le temperature medie negli edifici; il divieto di ogni tipologia di combustione all’aperto (falò rituali, barbecue e fuochi d’artificio, scopo intrattenimento, etc…); infine il divieto di spandimento dei liquami zootecnici.

Il semaforo rosso rimarrà in vigore fino a lunedi 13 gennaio, giorno in cui sarà disponibile la prossima valutazione di Arpa Piemonte.

Nella tabella seguente si riporta lo schema dettagliato delle limitazioni veicolari.




Ancora scarsa la conoscenza e l’applicazione dell’economia circolare tra le imprese manifatturiere piemontesi

La principale motivazione che spinge verso i principi di economia circolare è la riduzione dei costi, il principale ostacolo la mancanza di esperienza o carenza di competenze sul tema

 

L’economia circolare rappresenta un nuovo paradigma economico emergente in grado di sostituirsi a modelli di crescita incentrati su una visione lineare, puntando ad una riduzione degli sprechi e ad un radicale ripensamento nella concezione dei prodotti e nel loro uso nel tempo. Essa rivaluta il potenziale economico degli output che oggi costituiscono solo un’esternalità negativa (rifiuti, scarti, inutilizzato) e propone di reimmetterli nel sistema, creando cicli rigenerativi.

Adottare un approccio circolare significa rivedere tutte le fasi della produzione e prestare attenzione all’intera filiera coinvolta nel ciclo produttivo, attraverso i principi base di eco-progettazione, utilizzo di energie rinnovabili, riciclo, riuso e recupero dei materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al minimo gli sprechi.

La sfida che si pone davanti al sistema produttivo risulta particolarmente importante perché richiede di adottare attività e processi di produzione e di consumo che siano sostenibili e in grado di gestire in modo consapevole ed efficiente le risorse del pianeta.

 

Per indagare il grado di conoscenza e di applicazione dei principi dell’economia circolare in Piemonte, Unioncamere Piemonte ha sottoposto un breve questionario a un campione significato di imprese manifatturiere regionali. La rilevazione è stata condotta nei mesi di ottobre e novembre e ha coinvolto 1.851 imprese aziende del territorio.

Dall’analisi effettuata è emerso come il 43% circa delle imprese manifatturiere intervistate non sia ancora a conoscenza di quelli che sono i principi base dell’economia circolare, la percentuale sale al diminuire della dimensione aziendale e risulta più elevata nei territori del nord-est, in particolare a Vercelli e Verbania.

 

A livello settoriale le carenze conoscitive più consistenti riguardano le industrie del legno e del mobile (47,8%) e quelle meccaniche (46,8%). Tra le imprese manifatturiere piemontesi che dichiarano, invece, di conoscere i principi base dell’economia circolare meno del 10% applica tali principi in maniera sostanziale, il 48% li attua solo parzialmente, mentre il 43% non li applica. Tra le realtà aziendali che applicano già i principi di economia circolare si rileva una particolare attenzione sul tema dei rifiuti, su quello della riduzione dei materiali e sul risparmio energetico.

 

Le Camere di commercio piemontesi hanno deciso quest’anno di intraprendere un primo progetto di informazione e formazione per le imprese sull’economia circolare – commenta il Presidente di Unioncamere Piemonte, Vincenzo Ilotte -. Il progetto ha come obiettivo quello di sensibilizzare le imprese e il territorio sui temi dell’economia circolare, nell’ottica di far acquisire una maggiore consapevolezza di pratiche e modelli di business sostenibili per l’ambiente che siano competitivi anche da un punto di vista economico. Sono le stesse imprese a testimoniare la necessità di un intervento su questi temi: il 43% delle aziende piemontesi dichiara, infatti, di non sapere cosa sia l’economia circolare. Il nostro dovere è rispondere alla necessità di approcciare questa tematica non solo da una prospettiva sociale”.

  

Il 31% di aziende ha già ridotto i rifiuti, il 46% sta iniziando a farlo e circa il 10% di aziende sta programmando queste azioni per il futuro. Il 45% sta già svolgendo e implementando attività di riduzione dei materiali/uso materiali riciclati/eco-design, il 20% sta pianificando queste azioni per il futuro, mentre un 10% dichiara di non avere in programma queste azioni.

 

Rispetto al risparmio energetico, il 54% delle imprese piemontesi che applicano i principi dell’economia circolare è orientato al tema del risparmio energetico, avendo già in corso o in via di implementazione le azioni di riduzione dei consumi, il 22,5% sta pianificando queste azioni per il futuro, il 9% non lo farà.

 

La principale motivazione che spinge le aziende piemontesi verso i principi di economia circolare è la riduzione dei costi (68,2% delle risposte), seguono il miglioramento dell’immagine del brand (vero soprattutto per le aziende tessili, alimentari e quelle petrolifere, plastiche, chimiche) e la risposta ad adempimenti legislativi.

 

 

Tra gli ostacoli che hanno, invece, limitato o impedito l’introduzione di pratiche di economia circolare troviamo la mancanza di esperienza o carenza di competenze sul tema (30,4% delle risposte), l’indisponibilità o insufficienza di informazioni (24,1%) e i costi elevati per introdurre l’innovazione (23,1%).

 In allegato, comunicato stampa dettagliato.




800 posti in cantieri di lavoro per over58 e detenuti

Sono complessivamente oltre 800 i piemontesi che potranno accedere ai 230 cantieri di lavoroche i Comuni attiveranno a vantaggio di disoccupati con oltre 58 anni oppure di persone sottoposte a regime di restrizione della libertà personale in quanto destinatari dei 6,2 milioni di euro stanziati da un bando emesso dalla Regione.

“Con queste due misure – rileva l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino – si dà una grossa mano ai Comuni che hanno sempre più bisogno di personale e si viene incontro alle esigenze di determinate categorie di persone.

In primo luogo, offriamo la possibilità a chi ha necessità di accumulare contributi pensionistici di poterlo fare percependo anche un reddito, con la dignità che soltanto il lavoro, e non certo l’assistenzialismo pauperista, può garantire.

Allo stesso tempo, veniamo incontro alla impellente necessità dei Comuni, specie di quelli più piccoli, di aumentare il personale, troppo spesso carente o addirittura assente per mancanza di fondi per poterlo assumere.

Molto importante anche la misura che riguarda i detenuti, che potranno riabilitarsi agli occhi della società attraverso i lavori di pubblica utilità aiutando, anche in questo caso, gli enti locali che ne hanno bisogno. La Regione considera il lavoro una priorità assoluta. Mi auguro, per il futuro, di avere la possibilità di rafforzare ed estendere misure di questo tipo”.

Cantieri per over58

I fondi consentiranno la realizzazione di opere di pubblica utilità gestite da Comuni, Unioni di Comuni o altre forme associative e organismi di diritto pubblico con sede in Piemonte.

Saranno utilizzati nel proprio Comune di residenza, per un anno prorogabili al massimo fino a 18 mesi, 761 disoccupati non ancora pensionati, non inserite in altri cantieri di lavoro e che non percepiscono alcun ammortizzatore sociale.

I progetti approvati sono 206, così suddivisi per ambiti territoriali: Città metropolitana di Torino 98 progetti e 415 cantieristi, Biella-Novara-Vercelli-VCO 47 progetti e 152 cantieristi, Alessandria-Asti 41 progetti e 130 cantieristi, Cuneo 20 progetti e 64 cantieristi. Ogni persona percepirà dall’Inps un’indennità lorda giornaliera di 29,70 euro per un massimo di 30 ore di lavoro a settimana. I Comuni dovranno sostenere le spese per la sicurezza nel luogo di lavoro, le coperture assicurative e i costi degli oneri previdenziali, che saranno poi rimborsati dalla Regione.

Cantieri per detenuti

Ammontano a 448.000 euro i fondi destinati a 26 progetti presentati da Comuni e Unioni di comuni piemontesi per realizzare cantieri di lavoro rivolti a 72 persone sottoposte a regime di restrizione della libertà. Gli enti locali titolari di progetto devono mettersi in contatto con l’autorità giudiziaria, che selezionerà i candidati da ammettere, detenuti o persone che stanno scontando la pena all’esterno del carcere.

Nel dettaglio, sono i cantieri saranno attivati a Torino, Borgiallo, Ivrea, Druento, Novara, Cossato, Vercelli, Verbania, Mezzana Mortigliengo, Casalino, Mongrando, Asigliano Vercellese, Villadeati, Asti, Casale Monferrato, Unione Terre del Tartufo, Mondovì, Saluzzo, Costigliole Saluzzo, Busca, Fossano, Centallo, Guarene, Sommariva del Bosco, Manta e Cuneo.

Cosa faranno i cantieristi

Le persone prescelte saranno chiamate ad intervenire negli ambiti ambientale (attività forestali e vivaistiche, di rimboschimento, di sistemazione montana, di tutela degli assetti idrogeologici; valorizzazione del patrimonio pubblico urbano, extraurbano e rurale, compresa la manutenzione straordinaria), dei beni culturali e artistici (attività di salvaguardia, promozione, riordino o recupero di beni librari, archivistici, artistici di interesse storico e culturale), del turismo (presso uffici o sportelli di promozione e informazione turistica, attività di allestimento e custodia di mostre relative a prodotti del territorio organizzate da enti locali), dei servizi di utilità pubblica o sociale (accudimento delle persone




Alta formazione: Cnvv, Upo e Foraz presentano la prima sessione dei corsi “Elective”

Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Università del Piemonte Orientale (Upo) e Foraz, il consorzio interaziendale di formazione professionale che fa capo a Cnvv, hanno presentato la prima sessione di un nuovo ciclo di incontri di alta formazione dedicato a imprenditori e manager delle aziende del territorio.

«A pochi giorni dall’avvio del corso su Budget e sistema di Reporting economico-finanziario, che ha ottenuto un riscontro decisamente superiore alle previsioni – spiega il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – abbiamo deciso di proporre alle nostre imprese la possibilità di partecipare al ciclo di corsi “Elective” organizzati dal Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa nell’ambito della Laurea magistrale in Management e Finanza e in Amministrazione, Controllo e Professione, durante i quali esperti del mondo dell’industria e delle professioni illustrano i temi e i trend più attuali e più all’avanguardia in vari ambiti operativi. Per la prima sessione sono stati individuati quattro percorsi, tutti caratterizzati da un’impostazione fortemente pragmatica».

Nella terza settimana di febbraio 2020 prenderanno il via i corsi “Excel, VBA and Access”, a cura di Fabio De Luca, Gianluca Fusai e Giuseppe Rossi, e “Amministrazione del personale”, a cura di Virginia Miazzo, mentre da metà marzo a metà aprile è in programma il corso “Valutare l’invalutabile: sistemi innovativi di valutazione del personale nelle aziende: modelli e casi pratici”, a cura di Antonio Barge e Silvio Savoia. Chiuderà la prima sessione di proposte formative il corso “Fintech”, a cura di Raffaele Zenti, in programma nel mese di maggio. Tutte le lezioni si terranno nella sede dell’Upo di via Perrone 18, a Novara. Ogni corso prevede il rilascio di un attestato di partecipazione. Le adesioni dovranno pervenire richiedendo l’apposita scheda a: foraz@foraz.it




Welfare aziendale, Confindustria Asti: costituita Rete Astigiana

Il tema del welfare inteso come insieme di beni e servizi in ambito assistenziale, educativo, previdenziale, ricreativo che il datore di lavoro mette a disposizione dei propri lavoratori e relativi familiari, è un argomento di sempre maggiore interesse nell’ambito del mondo del lavoro e costituisce uno dei uno dei pilastri portanti di una politica aziendale che sappia conciliare gli obiettivi economici con quelli sociali e ambientali del territorio di riferimento, una politica che può essere definita con il termine di Responsabilità Sociale d’Impresa.

 

Alcuni fra i principali attori del panorama economico del territorio astigiano il 20 febbraio u.s. hanno firmato presso la sede dell’Unione Industriale della provincia di Asti un protocollo di intesa volto a costituire una Rete Astigiana per il benessere dei lavoratori e dei cittadini avente l’obiettivo la promozione delle politiche di welfare aziendale e territoriale finalizzate a permettere una migliore conciliazione e condivisione del tempo di vita/lavoro, l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro, lo sviluppo sostenibile dei territori, la crescita dell’occupazione con attenzione alle pari opportunità e alle politiche di inclusione, e condizioni generali di benessere per tutta la popolazione .

 

L’accordo è stato siglato dall’Unione Industriale della Provincia di Asti, dalle locali organizzazioni sindacali dei lavoratori CGIL, CISL e UIL, dalla Camera di Commercio di Asti, dal Comune di Asti, dall’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Asti, dalla Consigliera di parità della Provincia di Asti , dal Consorzio Co.Al.A, ed alcune delle aziende del territorio della nostra provincia.

 

L’accordo impegna i firmatari a diffondere le politiche di welfare presso imprese e lavoratori, sottolineandone i vantaggi economici e sociali; l’auspicio dei firmatari è quello di raccogliere un numero sempre maggiore di imprese intenzionate ad adottare modelli aziendali innovativi in grado di contribuire al benessere dei propri lavoratori e delle loro famiglie.

L’accordo sottoscritto si inserisce a pieno titolo in una strategia che opera in un quadro di politiche integrate, che coinvolge tutti gli attori pubblici e privati, e consiste nel coniugare politiche sociali, politiche del lavoro e sviluppo economico, puntando alla coesione sociale come driver di sviluppo territoriale;

Fra i principali obiettivi della neo-costituita Rete Astigiana per il benessere dei lavoratori e dei cittadini :

  • Costituire una rete di welfare territoriale composta dal più ampio numero di soggetti, pubblici e privati che operano nei servizi di utilità sociale, servizi di educazione ed istruzione, servizi di assistenza a familiari anziani e non autosufficienti
  • Stimolare le imprese ed i lavoratori ad usufruire di un welfare territoriale che oltre a fornire vantaggi fiscali e contributivi ai diretti interessati (Imprese e lavoratori) possano costituire un volano per lo sviluppo delle attività degli erogatori di servizi welfare del territorio

Per il raggiungimento di questi obiettivi, la Rete Astigiana per il benessere dei lavoratori e dei cittadini promuoverà la sottoscrizione di apposite convenzioni e accordi con gli enti pubblici e soggetti privati operanti sul territorio ed erogatori di servizi di welfare.

Le convenzioni così stipulate verranno diffuse presso le aziende ed i lavoratori interessati per permettere la massima diffusione dei piani di welfare.