IRAP, cancellati il saldo e l’acconto dovuti a giugno

Le imprese e i lavoratori autonomi con fatturato fino a 250 milioni di euro beneficeranno della definitiva eliminazione del saldo e dell’acconto IRAP che avrebbero dovuto versare nel mese di giugno 2020

In base alle disposizioni a sostegno dell’economia connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19 contenute nel Decreto “Rilancio” (d.l. n. 34 del 19 maggio 2020, art. 24), non sono più dovuti:

  • il versamento del saldo dell’IRAP relativa al periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2019 (ma rimane fermo l’obbligo di versamento dell’acconto dovuto per lo stesso periodo di imposta);
  • il versamento della prima rata dell’acconto dell’IRAP relativa al periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019 (n.b.: l’importo di tale versamento e’ comunque escluso dal calcolo dell’imposta da versare a saldo per lo stesso periodo d’imposta).

Le agevolazioni riguardano esclusivamente le imprese e i lavoratori autonomi con ricavi o compensi non superiori a 250 milioni di euro nel periodo d’imposta precedente a quello in corso al 19 maggio 2020, data di entrata in vigore del suddetto decreto-legge.

Restano esclusi dall’applicazione delle sopraindicate norme gli intermediari finanziari e le società di partecipazione, nonché le imprese di assicurazione, le amministrazioni e gli enti pubblici.




Accesso al credito: accordo Cnvv-Banco Bpm per facilitare le aziende

Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) ha siglato un accordo con Banco Bpm per facilitare le aziende nell’accesso al credito assistito dalle garanzie previste dalle recenti misure emanate dal Governo per fronteggiare la crisi conseguente alla pandemia, in particolare i D.L. “Cura Italia” e “Liquidità”.

Cnvv supporterà le imprese nella presentazione delle domande e nell’attivazione delle istanze, facilitando l’individuazione dei fabbisogni e la predisposizione della documentazione necessaria, mentre la banca farà di tutto per snellire tempi di istruttoria, di delibera e di erogazione dei finanziamenti. In casi di particolare urgenza, e in presenza dei requisiti per ottenerle, sarà anche possibile accedere a forme particolari di “prefinanziamento” o di finanziamento “ponte”.

«Siamo particolarmente soddisfatti – commenta il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – perché questo accordo rinsalda l’alleanza tra banche e imprese nell’interesse comune per il rilancio dell’economia locale.

Dopo il lockdown che ha portato al blocco di molte attività, le nostre aziende devono poter ricevere la liquidità necessaria per riprendere a produrre e le banche hanno tutto l’interesse a veder rientrare gli impieghi nei tempi previsti. Stiamo per firmare un accordo analogo anche con Unicredit e con altri primari istituti, perché la normativa è molto complicata e grazie al nostro ruolo di mediazione sarà possibile accorciare più possibile i tempi di erogazione dei finanziamenti».

L’accordo tra Cnvv e Banco Bpm prevede la costituzione, all’interno di Cnvv, di un team professionale per supportare le aziende nell’interpretazione dei provvedimenti governativi, mettere a disposizione strumenti informatici per il calcolo dei fabbisogni al fine di agevolare l’istruttoria, accompagnare le imprese nella presentazione delle domande e collaborare con la banca per la soluzione di eventuali criticità.

Per parte sua Banco Bpm si impegna a facilitare la tempestività dei tempi di istruttoria, delibera ed erogazione dei finanziamenti e a valutare forme di prefinanziamento o di finanziamento ponte per quelle situazioni di urgenza non compatibili con le tempistiche di legge, applicando condizioni economiche (tassi di interesse e/o spese istruttoria) di particolare riguardo per le operazioni perfezionate nell’ambito dell’accordo.

«Si tratta di un accordo molto importante per il nostro territorio – aggiunge Massimo Marenghi, responsabile della Direzione territoriale Novara, Alessandria e Nord-Ovest di Banco BPM – che ha bisogno di fiducia e di azioni concrete per ripartire dopo essere stato duramente colpito dall’emergenza sanitaria.

Come banca si prosegue in questo modo nel solco della tradizione e dei valori che hanno sempre contraddistinto il nostro rapporto con i territori serviti, dando particolare sostegno al micro e medio credito, ma con importanti iniziative anche per le grandi imprese. Siamo particolarmente orgogliosi di quanto, come istituto bancario, stiamo facendo a livello locale e nazionale e siamo convinti che con iniziative di questo tipo si potrà uscire tutti insieme da questo momento di difficoltà».




Confindustria Torino e ordine ingegneri, protocollo d’intesa per gestione cantieri

L’Associazione Imprese di Impianti Tecnologici dell’Unione Industriale di Torino (AIT) e l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa con l’obiettivo di collaborare sul tema della sicurezza nei cantieri, alla luce dell’emergenza Covid19.

Tale accordo avrà il compito di semplificare il dialogo tra imprese e professionisti, con particolare riferimento ai rapporti tra i soggetti coinvolti nella gestione dei cantieri in opera.

Il settore delle costruzioni edili e impiantistiche, infatti, è uno di quelli maggiormente toccati dalla complessità delle norme di sicurezza, nella fase di riapertura dopo il lockdown. Il Presidente di AIT, Carlo Antonio Gandini, sottolinea le difficoltà affrontate dalle imprese per far fronte ai maggiori costi derivanti dall’applicazione dei protocolli di sicurezza in cantiere: “Dalle stime effettuate presso i cantieri delle nostre associate, sono scaturiti numeri molto significativi, che abbiamo condiviso con l’amministrazione regionale e che sono stati utili a fornire una base oggettiva a quanto previsto nella deliberazione cosiddetta Riapri Cantieri“.

“I costi aggiuntivi” – prosegue Gandini – “nell’ordine del 12%, riguardano la revisione delle misure del piano di sicurezza del cantiere, l’incremento delle spese generali per l’appaltatore e l’incremento dell’importo contrattuale, a ristoro della perdita di produttività correlata all’applicazione di misure anti Covid”. Conclude: “Problematiche come questo aggravio di spese, unitamente alla necessità di bilanciare standard di sicurezza, qualitativi e sostenibilità economica, ci hanno portati a istituire questo nuovo strumento di dialogo con l’Ordine degli Ingegneri, nostri abituali interlocutori. Confidiamo che possa aiutarci a fornire risposte adeguate nell’immediato, mantenendo un canale privilegiato di collaborazione in futuro”.

Oltre all’adozione di linee guida comuni per la gestione delle problematiche condivise, il Protocollo prevede l’istituzione di un Tavolo di Lavoro permanente – composto da consulenti e funzionari dell’Unione Industriale e da referenti indicati dall’Ordine – che avrà il compito di rispondere a esigenze e difficoltà operative riscontrate sui cantieri, sia nella fase di allestimento che nell’esecuzione delle opere, al fine di individuare possibili soluzioni attraverso momenti di formazione e informazione rivolti a imprese, professionisti e stakeholder.

Questa prima diretta collaborazione tra l’Ordine e l’Associazione di Imprese di Impianti Tecnologici potrà, inoltre, contribuire alla definizione di soluzioni a nuove e non banali problematiche relative alla gestione di alcuni impianti: la questione della climatizzazione di ambienti, ad esempio, per cui le esigenze di tutela della salute imporranno di rinunciare a parte del ricircolo di aria. In molti casi è poi particolarmente complesso il bilanciamento tra la necessità di non penalizzare i consumi e la garanzia di mantenere standard elevati di sicurezza, con attenzione ai costi correlati.

 

“L’accordo stipulato tra l’Ordine e l’Associazione è l’espressione di una volontà condivisa volta alla promozione della cultura della sicurezza a 360 gradi”, afferma Alessio Toneguzzo, Presidente degli Ingegneri torinesi.

“Con questa firma ci assumiamo l’impegno di mettere a disposizione competenze, esperienza e capitale relazionale per un ambizioso obiettivo comune: condividere soluzioni per gestire situazioni complesse come, ad esempio, le misure anti-contagio COVID-19 nei cantieri e in altri luoghi di lavoro”, precisa il Presidente.

 




Volontariato organizzato strategico e prezioso nei comuni montani

Nei Comuni montani, in tutti i Comuni, se il tema oggi è la vigilanza, si passa da un rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine e da un supporto delle Associazioni del Volontariato organizzato che compongono il Sistema di Protezione civile – Aib, Croce Rossa, Anpas, Soccorso Alpino – e d’arma – Carabinieri in congedo, Alpini, fanti. Hanno formazione e conoscenze.

Sono aggiornati e hanno un coordinamento all’interno del Sistema di Protezione Civile che funziona proprio nel lavoro congiunto tra Enti locali, Sindaci e Amministrazioni, e appunto Volontari.

Lo sperimentiamo sempre, da sempre, in ogni emergenza. Anche questa. I Volontari sono impegnati, oltre che a reggere il fronte dell’emergenza, a educare la popolazione ad avere comportamenti responsabili. Potenziamo quanto c’è già. Se il territorio ravvisa la necessità di un aiuto, si attiva il sistema, il ‘Centro operativo comunale’ pianifica i punti critici e all’interno del Piano comunale di Protezione Civile si interviene con il supporto di chi è abituato a fare informazione alla popolazione. Tutto questo se si riscontra una necessità legata all’emergenza ed a far ripartire il paese. Non stiamo parlando di sagre, fiere o eventi programmati, bensì di rimettere in funzione il tessuto delle nostre città, dei nostri paesi. Il tavolo nazionale del coordinamento del Volontariato della Protezione Civile può verificare e affrontare ogni necessità”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente Uncem



Protocollo d’intesa tra CCIAA Torino e Consorzio Pinerolo Energia – CGIL – CISL – UIL

La Camera di commercio di Torino, il Consorzio CPE, CGIL CISL UIL hanno siglato il 19 maggio scorso un protocollo d’intesa di grande rilevanza per il pinerolese, in particolare in questo specifico momento. Da questo accordo nasceranno opportunità di promozione e sviluppo del pinerolese attraverso l’analisi e il monitoraggio del tessuto economico locale.

Un primo fronte di attività si sta sviluppando attraverso la collaborazione nell’ambito dei lavori del Gruppo Ripartiamo Insieme, lanciato da Consorzio Cpe e CGIL CISL UIL nelle scorse settimane. La Camera di commercio, in qualità di osservatore privilegiato della realtà economica, fornisce in questo ambito supporto nell’interpretazione dello sviluppo imprenditoriale del territorio e contribuisce a promuovere, dati alla mano, l’attuazione di specifiche iniziative per il territorio pinerolese.

L’esperienza avviata potrà essere un valido punto di partenza nel quale costruire e sperimentare progetti di collaborazione, anche in ottica di un possibile ampliamento dell’esperienza ad altri territori.

“Sono quasi 14mila le imprese registrate nel territorio pinerolese e circa 3mila le unità locali: negli ultimi 3 anni il tasso di crescita imprenditoriale di questo territorio ha registrato costantemente un segno negativo, e anche i dati del primo trimestre 2020, che ancora non considerano l’effetto Covid, confermano lo stesso trend, con un -0,95% – spiega Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Per questo si rende ancor più necessario riunire intorno allo stesso tavolo tutti gli attori del territorio perché lavorino insieme nell’elaborazione di progetti e iniziative comuni. Questo è il senso del protocollo siglato e delle iniziative che metteremo in pista nelle prossime settimane, secondo un modello che potremo replicare anche in altre aree della provincia”.

“Riteniamo strategico per il rilancio del territorio Pinerolese, promosso dal Consorzio CPE, e per tutte le attività del Gruppo Ripartiamo Insieme – ha affermato il Presidente Francesco Carcioffo – disporre dell’autorevole affiancamento di competenze e conoscenze della Camera di commercio di Torino che, nel suo ruolo, rappresenta un faro sulla situazione reale del territorio con i suoi punti di forza e le sue debolezze. Ciò ci consentirà di indirizzare e favorire scelte di sviluppo territoriale che si fondino su un quadro certo del tessuto economico pinerolese e non di mere supposizioni delle esigenze.”

“La collaborazione avviata con la Camera di commercio di Torino, attraverso la sottoscrizione del protocollo per la promozione del Pinerolese, è un altro importante passo che dà continuità al percorso iniziato nel settembre del 2019 con il CPE per il rilancio del territorio. – hanno affermato Andrea Ferrato CGIL – Vittorio Di Vito CISL – Teresa Cianciotta UIL – La conoscenza e l’analisi del tessuto produttivo, delle sue vocazioni, è un punto fondamentale per la creazione di un piano di rilancio in grado di garantire opportunità di lavoro stabile e dignitoso. Auspichiamo che questa collaborazione possa ancor più consolidarsi all’interno del progetto “Ripartiamo Insieme” e attrarre, oltre alle preziose competenze, anche risorse per il Pinerolese.

La situazione nel Pinerolese

Sono 13.903 le imprese registrate al primo trimestre 2020 nell’ambito del territorio sul quale opera il CPE, che comprende 47 comuni del territorio della città metropolitana torinese1. Se si tiene conto anche delle 3.001 unità locali presenti (stabilimenti produttivi, sedi secondarie, magazzini, laboratori, ecc..), il numero di localizzazioni d’impresa sale complessivamente a 16.904 unità.

Analogamente a quanto avvenuto nel torinese, anche il territorio del pinerolese ha scontato negli ultimi anni una scarsa dinamicità imprenditoriale, registrando tassi negativi di crescita delle sedi di imprese qui insediate (dati dalla differenza tra tasso di natalità e mortalità imprenditoriale).

Tuttavia, l’incidenza del tessuto economico del pinerolese sul territorio provinciale nell’ultimo triennio è rimasta costante negli anni, pari a circa il 6,4% del totale provinciale.

Nei primi dieci comuni per numero di imprese converge oltre il 60% delle sedi di imprese presenti nell’area del pinerolese, tenuto conto che solo Pinerolo conta oltre 3.500 attività.

È Cavour il comune a più alta densità imprenditoriale per abitante.

1 Oltre ai 45 che fra essi rientrano nella zona omogenea del Pinerolese si aggiungono i comuni di None e Volvera, solitamente riconducibili all’Area Metropolitana Sud

Il territorio pinerolese ha anche una caratterizzazione produttiva che lo distingue dalla provincia torinese nel suo complesso. La presenza di imprese agricole è molto più significativa rispetto all’incidenza del settore a livello provinciale (il 18,7% a confronto con il 5,4% torinese), e anche la manifattura (il 10,4% a fronte del 9,4%) e il settore edile (il 16,5% contro il 14,8%) qui registrano una più significativa presenza di imprese. D’altro canto, risulta meno incidente la presenza di attività commerciali, che nella provincia rappresentano poco meno di un quarto delle imprese e qui pesano per il 20%, e quella dei servizi alle imprese, che qui non superano il 18% e che invece ad oggi rappresentano il settore più numeroso nella provincia torinese (il 26% del totale).

In analogia al resto del territorio, tuttavia, nel primo trimestre del 2020 (rispetto al medesimo periodo del 2019) sono i servizi – ricettivi, alla persona e alle imprese – a crescere – mentre industria, edilizia, agricoltura e commercio vedono calare lo stock di imprese.




Riparti Piemonte, oltre 130 emendamenti

Sono oltre 130 gli emendamenti presentati nella prima seduta del Consiglio regionale, durante la quale è stato incardinato il Disegno di legge “Riparti Piemonte”. Di questi, oltre 110 dalle opposizioni, una decina della Giunta (perlopiù tecnici) e 6 di maggioranza.

Si è aperto così il dibattito nella giornata odierna, presieduta da Stefano Allasia, con le relazioni, la discussione generale e l’inizio della votazione, con l’approvazione dei primi due articoli a maggioranza sugli 80 totali (l’opposizione non ha partecipato al voto).

Per la maggioranza ha svolto la relazione prima Valter Marin (Lega), che ha sottolineato come il provvedimento “Servirà a rilanciare il tessuto socio economico piemontese: è stato licenziato a maggioranza in Prima Commissione, dopo un proficuo gruppo di lavoro”. Nella seconda relazione Paolo Bongioanni (Fdi), ha definito il Ddl 95 “una delle principali leggi nella storia della Regione Piemonte”. Per agevolare il rilancio, si prevede “la semplificazione e l’accelerazione dell’iter dei procedimenti amministrativi in materia urbanistica”.

Per l’opposizione ha svolto la relazione Raffaele Gallo (Pd) che ha spiegato come “dopo oltre un anno ci troviamo di fronte al primo provvedimento economico della Giunta Cirio. Tuttavia molte voci presenti nel Riparti Piemonte sono già allocate nel bilancio da poco approvato, per cui le nuove risorse ammonterebbero a soli 50 milioni”. Secondo Gallo manca una visione strategica industriale, ci sono “dubbi di costituzionalità di alcune norme, che potrebbero essere impugnate, come quelle che prevedono appalti solo per aziende con sede entro i confini regionali”.

Altro relatore di minoranza Ivano Martinetti (M5s), che ha obiettato come il Ddl “lasci indietro troppe categorie, tante famiglie legate a quelle attività sono rimaste sole. Questo provvedimento – ha proseguito – dà il via libera al consumo indiscriminato del suolo invece di riutilizzare l’esistente”.

Terzo relatore Marco Grimaldi (Luv) secondo il quale la strategia del Riparti Piemonte “è solo shock economy: la deregolamentazione metterà a rischio l’economia legale. È stato promesso il bonus alle categorie, ma poi non è stato dato. Non c’è il ripensamento dei luoghi di lavoro ed è inaccettabile la vicenda dei centri estivi e l’abbandono degli indigenti”.

Quarto relatore di minoranza Silvio Magliano (Moderati): “La maggioranza sta cercando di fare una politica di assistenza. Sono preoccupato perché sono solo misure tampone, la Regione ha trovato solo 50 milioni davvero nuovi. Bisognava sostenere meglio famiglie, istruzione e case popolari”.

Nel corso della giornata di lavori, in discussione generale, sono intervenuti moltissimi consiglieri di opposizione, che hanno manifestato forti critiche al Ddl 95. A sostegno il capogruppo della Lega, mentre in conclusione l’assessore Maurizio Marrone ha rivendicato il lavoro svolto, spiegando che con questa normativa si potrà “davvero cominciare ad eliminare alcune zavorre che frenano le nostre imprese. Non ho problemi a ribadire i ringraziamenti all’opposizione per non aver fatto ostruzionismo – ha aggiunto – però critico politicamente le sue proposte: o si approfitta del momento per osare con la sburocratizzazione, oppure perdiamo la battaglia per la semplificazione”.




Confindustria Torino e Anfia scrivono a Conte: sostegno e salvaguardia del settore automotive

Preoccupati per le sorti del settore automotive, un settore chiave dell’industria manifatturiera italiana, finora non considerato dai provvedimenti governativi per il sostegno alla ripartenza dell’economia, il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, e il presidente di ANFIA Paolo Scudieri, hanno oggi rivolto un appello, inviando una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

“Sollecitare un intervento governativo è vitale per recuperare l’operatività del settore automotive e la sua capacità di sviluppo decisiva per il progresso economico” – si legge nella lettera.

“Il Covid-19 ha impresso una svolta drammatica al settore dell’automotive – spiegano – determinando una paralisi senza precedenti in termini di domanda e di produzione. Serve modellare una politica di sviluppo industriale in grado di sostenere un lungimirante riavvio del settore automobilistico per garantire una ripresa economica. Purtroppo non abbiamo ritrovato adeguata sensibilità e attenzione per l’automotive nel contesto dei provvedimenti governativi fino ad ora assunti”.

“Esistono misure – proseguono Gallina e Scudieri – che possono essere adottate subito e che possono sbloccare lo stallo del mercato dell’auto, che darebbero un rilancio all’intero settore, e avrebbero, tra l’altro, anche un effetto leva per le casse dello Stato, che vedrebbe ripagati gli sforzi temporanei con un incremento di gettito, come sempre garantito da vendita, possesso e utilizzo dei veicoli”.

Tra le misure proposte dall’Unione Industriale e da ANFIA c’è l’attuazione immediata di incentivi che, oltre a permettere ai consumatori di sostituire la vettura, determinerebbero anche “una riduzione delle emissioni” – si legge nella lettera – “rinnovando il vetusto parco circolante, e darebbero sostegno alle oltre 300.000 famiglie che vivono grazie al settore automotive, facendole tornare al lavoro e risparmiando anche le tante risorse oggi spese per la cassa integrazione”.

L’idea è di estendere l’ecobonus attualmente in vigore anche alle auto ad alimentazione alternativa con emissioni medie di CO2 da 61 a 95 g/km, allargando così la platea dei beneficiari, pur restando in linea con gli obiettivi europei di graduale decarbonizzazione della mobilità. E’ opportuno anche prevedere incentivi all’acquisto – con o senza rottamazione – di veicoli commerciali leggeri fino a 12 t, con uno schema differenziato per classi di peso e alimentazione.

Sarebbe molto utile, infine, l’introduzione di un incentivo all’acquisto delle numerose vetture e veicoli commerciali leggeri attualmente in stock presso i concessionari e i produttori (prodotti fino al 25 marzo 2020), in modo da facilitarne lo smaltimento, evitando blocchi al riavvio della produzione.

Oltre alle misure attuabili nel breve termine, i due presidenti chiedono al presidente del Consiglio “azioni ben più ampie, impegnative e coordinate, e che il governo italiano si faccia promotore di un’istanza di politica industriale a Bruxelles, presso gli organi comunitari, per attuare una politica di raccordo con le istituzioni europee e di pressione sul livello comunitario”, poiché “le filiere produttive dell’auto si stanno ridislocando su basi continentali e se le imprese italiane non saranno coinvolte in maniera determinante, si rischia non solo il ridimensionamento economico dell’Italia, ma una perdita di efficacia dell’industria europea nel suo complesso”.

Per rendere il loro appello ancora più incisivo, l’Unione Industriale di Torino e ANFIA hanno anche trasmesso un ordine del giorno a Comuni e Regione Piemonte con “l’augurio che venga adottato e che sindaci e Presidente della Regione Piemonte diventino portavoci attivi presso il Governo del rilancio del settore automotive. In questo momento tanto terribile, la coesione e la determinazione comune – concludono – rappresentano la nostra forza”.

 




PoliTO lancia l’iniziativa “Ingegneria, un lavoro per donne”

Il contributo delle ricercatrici e delle docenti dell’Ateneo nei tanti progetti nati al Politecnico per dare un supporto a contrastare l’epidemia di Covid-19 e a costruire la fase della ripartenza è stato essenziale. Ben 16 dei 27 docenti coinvolti nei progetti messi in atto dal Politecnico – quali il vademecum “Imprese Aperte: lavoratori protetti”, il supporto offerto per la certificazione delle mascherine e dei dispositivi di protezione o la stesura dei protocolli per la ripartenza della scuola e delle attività sportive – sono donne, e 11 di loro sono ingegnere che hanno saputo dare risposte concrete con tempestività e competenza nella situazione imprevedibile ed incontrollabile creata dalla pandemia e dal conseguente lock down.

 

Nasce da questa consapevolezza sull’importanza del ruolo femminile nella ricerca l’iniziativa: “Ingegneria: un lavoro per donne”, che sarà presentata oggi nella giornata di apertura degli Open Days virtuali alle 17.45 sul sito www.politopendays.it nell’ambito della campagna di comunicazione We Are HERe, pensata per promuovere l’iscrizione femminile ai corsi di ingegneria del Politecnico di Torino.

 

Le donne protagoniste della ricerca contro il Covid-19 racconteranno l’esperienza vissuta nell’ambito del progetto che l’Ateneo torinese ha creato in tempi record per cercare di fornire un supporto all’emergenza e quanto possa essere stimolante e gratificante il loro lavoro; le ricercatrici e le docenti saranno poi a servizio delle future studentesse del Politecnico per supportarle e guidarle nel loro percorso di studi in qualità di mentor.

 

Abbiamo voluto ribadire con le testimonianze di oggi come il contributo femminile in ambito scientifico sia peculiare e prezioso – dichiara Claudia De Giorgi, Vice Rettrice per la Qualità, il Welfare e le Pari Opportunità – per la competenza, la creatività e la capacità di coordinare e motivare i propri colleghi che le donne dimostrano ogni giorno in ambiti di lavoro e di ricerca che non possono più essere considerati prettamente maschili”.

 




Cercare (e trovare) lavoro durante la ripartenza, come entrare nel radar dell’head hunter

C‘è chi ormai da mesi, da ben prima della crisi sanitaria, è alla ricerca di un nuovo lavoro. Altri, viste le incertezze crescenti in settori come quello ricettivo e della ristorazione, hanno deciso di iniziare a mandare le proprie autocandidature proprio in queste settimane. E tante altre persone ancora, pur avendo un’occupazione, hanno scelto di mettersi alla ricerca di un nuovo posto, per avere nuovi stimoli, nuove sfide e nuove possibilità di carriera.

La situazione, però, non è delle più semplici: il lungo e inedito lockdown, accompagnato dai timori delle imprese, rendono la ricerca di un nuovo lavoro più difficoltosa. Ma non certo impossibile, tanto più che molte imprese continuano a cercare nuovi talenti da inserire nel proprio organico, facendosi aiutare, soprattutto nel caso dei profili più qualificati, da esperti head hunter.

«Dopo un ovvio rallentamento tra metà marzo e inizio aprile» spiega Carola Adami, head hunter e CEO dell’agenzia di selezione del personale Adami & Associati «le nostre aziende clienti sono tornate a valutare l’inserimento di nuovi talenti a ritmi prossimi alla normalità. In queste ultime settimane, per esempio, abbiamo notato una decisa crescita delle richieste di profili informatici puri, nonché di altre figure altamente qualificate nell’ambito Finance ed Engineering. E se le imprese non hanno mai completamente smesso di ricercare dei profili strategici da inserire nei propri team» spiega l’head hunter «da metà aprile in poi c’è stato anche un importante aumento delle ricerche di lavoro da parte dei candidati» .

Chi si sta mettendo alla ricerca di un nuovo lavoro, dunque, deve affrontare un mercato del lavoro segnato sì da molte imprese desiderose di inserire nuove risorse, ma condito anche da un non trascurabile timore, e da un’elevata concorrenza.

Specialmente in questo momento i candidati dovrebbero quindi cercare di entrare nel radar dei cacciatori di teste. Ma come fare?

«Entrare in contatto con un head hunter non è certo impossibile: la principale via da seguire è quella di controllare le posizioni aperte sul portale di riferimento del cacciatore di teste.

È però necessario rivolgersi a dei professionisti specializzati nel settore di interesse, partendo dal presupposto che le migliori agenzie di head hunting si occupano solamente di aree specifiche, per poter offrire alle aziende e ai candidati il migliore dei servizi. Detto questo, è necessario presentarsi al meglio, rispondendo unicamente agli annunci in linea con la propria figura professionale e curando attentamente il proprio network, nonché la propria immagine online.

In ogni modo è importante impegnarsi per costruire un rapporto costruttivo e di fiducia con il proprio head hunter di riferimento: non si sa mai quando potrebbe arrivare l’offerta perfetta» conclude la Adami.




Agenzia entrate: ecco dove vanno le tasse degli Italiani

Il 20% dell’Irpef versato dai contribuenti italiani va a finanziare la sanità, il 21% la previdenza, l’11% l’istruzione e l’8,9% la difesa, l’ordine pubblico e la sicurezza. Da quest’anno i cittadini che presenteranno la dichiarazione precompilata 2020 o che accederanno al proprio cassetto fiscale potranno conoscere come lo Stato ha utilizzato le loro imposte.

Una nuova funzionalità, voluta dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Sarà così possibile verificare nel dettaglio come ognuno ha contribuito alle spese dello Stato alimentando al contempo il rapporto di trasparenza e collaborazione tra contribuente e Amministrazione finanziaria.

Come accedere ai dati – I contribuenti che utilizzeranno la Dichiarazione Precompilata 2020, e che hanno presentato una dichiarazione dei redditi nell’anno precedente, visualizzeranno, all’apertura dell’applicazione, un prospetto informativo (grafico e tabella) sulla destinazione delle imposte alle varie voci di spesa. Le informazioni saranno rese disponibili anche sul Cassetto Fiscale.

Dalle pensioni alla sanità dove vanno tutte le tasse che versiamo – Circa il 21% delle tasse pagate dai contribuenti Irpef va a finanziare le pensioni, mentre il 20% la sanità. Al terzo posto l’istruzione, a cui indirizziamo l’11% delle tasse pagate. A seguire, l’8,9% di quanto versato è diretto a sostenere la difesa, l’ordine pubblico e la sicurezza, mentre il 6,09% ha come obiettivo il sostegno all’economia e al lavoro. E ancora, il 4,8% ai trasporti, il 2,4% alla protezione dell’ambiente e il 2,2% alla cultura e allo sport.

La fonte dei dati – Per l’individuazione delle voci di spesa, d’accordo con la Ragioneria Generale dello Stato, si è fatto riferimento alla classificazione COFOG (Classification of the Functions of Government) che rileva le spese indipendentemente dal fatto che si riferiscano a capitoli che fanno riferimento al Bilancio dello Stato o ai bilanci delle Regioni o Enti locali. I dati sono stati elaborati dall’Ispettorato Generale del Bilancio del dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato.