Riparti Piemonte, in consiglio regionale si discutono gli emendamenti

Il testo del Riparti Piemonte potrebbe approdare in Aula lunedì 25. In mattinata gli emendamenti presentati in Prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti, erano 212: 61 di Giunta, 7 di Forza Italia, 13 della Lega, 48 del Pd, 47 di M5s e 36 di Leu.

A fine della seduta pomeridiana, dopo una sospensione dei lavori, il Pd e M5s hanno dichiarato il ritiro dei propri emendamenti in Commissione per permettere l’approdo del testo in Consiglio, a parte quelli con parere favorevole della Giunta. Tutti gli emendamenti di merito saranno poi ripresentati in Aula.

Le opposizioni hanno chiesto alla Giunta una sintesi politica del lavoro svolto, prima di procedere alla votazione dell’articolato del provvedimento e dei relativi emendamenti.

Il Pd, in particolare attraverso Domenico Ravetti, Raffaele Gallo, Daniele Valle e Diego Sarno, ha richiesto di poter comprendere meglio come e in che misura siano state accolte le istanze delle opposizioni (in considerazione dell’esiguo numero di emendamenti accettati) e come si componga il testo complessivamente, dopo l’importante lavoro emendativo da parte della Giunta. Precisazioni puntuali sono poi state richieste in merito alla portata economica del provvedimento anche da Marco Grimaldi (Luv) che ha contestato la mancanza di chiarezza circa l’accoglimento a livello finanziario di emendamenti delle opposizioni.

Un altro nodo politico aperto, sottolineato da Sean Sacco e Ivano Martinetti (M5s) ma condiviso da tutta la minoranza, riguarda gli emendamenti di Giunta inerenti all’urbanistica e al governo del territorio di cui si è chiesto lo stralcio: contrarietà è stata espressa soprattutto per le norme che secondo l’opposizione non vanno a ridurre il consumo di suolo.

L’assessore ai Rapporti con il Consiglio, Maurizio Marrone ha spiegato che dopo lo spazio offerto per un puntuale confronto fra le diverse parti politiche alcune istanze delle opposizioni sono state recepite e altre hanno determinato la riscrittura degli emendamenti di Giunta. Nel pomeriggio per la Giunta è intervenuto il vicepresidente Fabio Carosso.

Riccardo Lanzo (Lega) ha aggiunto che l’analisi di tipo politico passa dal testo di legge stesso e ha invitato le opposizioni a chiarire le loro intenzioni sul proseguimento dei lavori, data la necessità di arrivare ad approvare un provvedimento a tutela di tutti i piemontesi.

Paolo Bongioanni (Fdi) e Paolo Ruzzola (Fi) hanno ribadito l’esistenza di un lavoro emendativo frutto di una settimana di gruppi di lavoro e hanno sollecitato l’approdo del documento in Aula lunedì 25 maggio.




Riaprono 7 cantieri su 10 ma il calo di fatturato è stato del 70%

Parola d’ordine ripartire. Ora, però, le imprese artigiane, comprese quelle edili, si devono confrontare con problematiche relative all’osservanza delle linee guida sulla sicurezza, alla mancanza di liquidità e alla ripartenza ricca di incognite.

 

Secondo Confartigianato Imprese Piemonte hanno riaperto otto cantieri su dieci, con una flessione di fatturato, spalmato nei mesi di marzo, aprile e maggio, di circa il 70%.

 

Le imprese delle costruzioni del Piemonte tentano di andare oltre la crisi e si stanno strutturando per lavorare seguendo i protocolli sulla sicurezza. Ed è proprio su questa spinta che Confartigianato Imprese Piemonte ha voluto porre le basi per pianificare la ripresa del comparto, che mette insieme in Piemonte 49mila imprese artigiane edili con 150mila addetti mentre a Torino e provincia se ne contano circa 24mila.

 

Ricordiamo che la sospensione delle attività produttive non essenziali in contrasto alla diffusione del virus, prevista dal primo DPCM del 22 marzo (e il successivo DM Mise del 25 marzo), ha riguardato anche i cantieri e l’edilizia privata.

 

“L’effetto Covid si fa sentire pesantemente sulle imprese artigiane, anche su quelle che sono ripartite prima. – commenta Luciano Gandolfo, Presidente Confartigianato Piemonte Costruzioni– L’edilizia è ferma al palo e su di essa grava anche un decennio di crisi durissima che le ha decimate. Inoltre, l’effetto psicologico di paura rallenta tutti gli investimenti e la progettualità. Lo sblocco del lockdown non ha significato per l’edilizia la ripresa appieno dell’attività, pesa ancora sul comparto l’insicurezza e la confusione”.

 

«Ora che abbiamo riaperto i cantieri – continua Gandolfo – intravediamo i contorni di una crisi senza uguali. I timori sul futuro sono concreti e preoccupanti. Una crisi epocale richiede provvedimenti straordinari. Il momento è delicato e serve un’iniezione di liquidità che rianimi il mercato edilizio».

 

Dalle imprese edili del territorio emergono numerose difficoltà nella gestione dei cantieri. La principale è la copertura dei costi aggiuntivi per la sicurezza dei lavoratori e per il tempo impiegato quotidianamente a sanificare locali e servizi. Si valuta che l’8% dei ricavi di un appalto venga destinato alla sanificazione del luogo di lavoro.

 

“Non sempre è facile reperire i dispositivi di protezione, inoltre lavorare con le mascherine sotto il sole è un disagio – conclude Gandolfo – Ogni mattina viene misurata la temperatura a tutti i dipendenti, ma, per la privacy, la legge non obbliga a redigere un verbale, quindi se un dipendente si dovesse ammalare di covid-19 il datore di lavoro potrebbe essere civilmente e penalmente responsabile. Anche se recentemente l’INAIl ha fatto in parte retromarcia rispetto alla responsabilità del datore di lavoro, occorre un atto legislativo superiore, ovvero una legge, per normare con precisione la materia”.

 

Fra le richieste prioritarie dalle imprese edili: il 65% ha segnalato la rimozione degli ostacoli burocratici e il restante campione lo snellimento degli appalti.

 

 




Ask To Design, al via l’iniziativa che mette in relazione progettisti e aziende piemontesi

Facilitare la connessione tra le piccole-medie imprese e i progettisti del territorio piemontese per avviare nuovi rapporti professionali e strutturare nuove reti di collaborazione, generando valore economico: è questo l’obiettivo di Ask to Design, il progetto lanciato da Circolo del Design e Camera di commercio di Torino con la partnership scientifica del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, che intende mettere direttamente in relazione progettisti e aziende.

A maggior ragione in una situazione come quella attuale, dove le attività commerciali e produttive sono chiamate a ripensare prodotti e processi, ad adottare nuove misure di sicurezza e a riorganizzare i flussi di lavoro, l’apporto del design e la figura del progettista all’interno della definizione della strategia aziendale diventano rilevanti per far fronte alle nuove emergenze.

 

Ask to Design nasce proprio dall’esigenza di valorizzare la design community del territorio piemontese, esaltandone le specifiche competenze e lavorando sulle sue connessioni interne, con un duplice obiettivo: da un lato attivando un processo di formazione e sensibilizzazione all’interno delle PMI per aiutare le imprese a sviluppare la cultura del progetto all’interno del mondo aziendale, permettendo loro di entrare in contatto con i professionisti del territorio; dall’altro, attraverso la piattaforma digitale dedicata, è in grado di dare voce alle molteplici sfaccettature del settore design del territorio piemontese, dal product allo strategic design, dall’interior all’exhibit, dal service design all’interaction design, passando per il graphic design, l’audio/video e il digital.

 

Una prima fase di test, durata circa un anno, ha permesso di identificare bisogni e interessi e di offrire incontri di formazione rivolti a un primo gruppo di una decina di piccole e medie imprese con l’obiettivo di renderle più consapevoli rispetto al concreto valore aggiunto che il design può apportare in azienda. Il progetto vede attualmente 70 professionisti iscritti alla piattaforma, progettata e realizzata insieme allo studio torinese di interaction design TODO, vincitore del bando di gara indetto dal Circolo del Design di Torino.

 

Come funziona Ask to Design? Le piccole medie imprese del territorio piemontese possono mandare una email a info@asktodesign.it per accedere al progetto e quindi alla totalità dei contenuti e dei servizi della piattaforma. L’iniziativa prevede poi un percorso di sensibilizzazione e formazione tenuto dal Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino insieme a Circolo del Design e Camera di commercio, associato a un percorso di autovalutazione dell’azienda.

Questa fase, utile a delineare le esigenze delle aziende e a promuoverne la consapevolezza rispetto al valore del design inteso come strumento utile a migliorare processi, servizi, organizzazione e prodotti, si svolge da remoto fino al termine dell’emergenza sanitaria. Una volta concluso l’iter formativo, le aziende possono caricare i brief di progetto, incluso il compenso economico che sono disposte ad offrire, e procedere poi alla selezione del designer di cui avvalersi per realizzarli.

 

I progettisti, invece, dopo la registrazione sulla piattaforma, possono rendere disponibile il proprio portfolio lavori e scegliere a quale richiesta aziendale rispondere, mettendo a disposizione le proprie competenze.

 

La piattaforma diventa, quindi, uno strumento di lavoro e facilita il contatto e la contaminazione tra diverse professionalità, risultando costantemente aggiornata e di facile consultazione, grazie a un sistema di filtri e tag che consentono di cercare e identificare più agevolmente le informazioni di interesse.

 

Il 2019 è stato, inoltre, l’occasione per verificare l’efficacia del progetto anche nei confronti di aziende già caratterizzate da un focus specifico sul design: Pininfarina S.p.A. ha, infatti, potuto individuare i professionisti con cui realizzare un video aziendale.

 

Ask to Design vede il supporto delle associazioni di categoria piemontesi Unione Industriale, CNA, API, Confartigianato, importanti partner del progetto per la diffusione capillare del servizio e per la comunicazione alle PMI.

 

«Favorire l’incontro tra le aziende del territorio e i professionisti del design attraverso occasioni di formazione, presentazioni e una piattaforma on line per il matching di domanda e offerta: questo l’obiettivo del progetto Ask to Design, che oggi riprende il via dopo una prima fase pilota che ha già visto il coinvolgimento di 70 designer e di una decina di imprese – commenta Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Il design, infatti, può offrire risposte a domande ancora inespresse, contribuendo a rinnovare prodotti maturi o a lanciarne di nuovi, soprattutto in questo periodo dove creatività e idee inedite possono rappresentare investimenti strategici per la ripartenza».

 

«In Piemonte disponiamo di un tessuto territoriale ricco di valide competenze su diversi fronti del progetto – spiega il Direttore del Circolo del Design Sara Fortunati -. Negli anni ci siamo resi conto che spesso queste professionalità, che rappresentano le numerose sfaccettature del design, sono al lavoro per importanti aziende di altre regioni di Italia o addirittura estere, mente crediamo che si debba lavorare ancora per migliorare il contatto con le imprese locali a favore di una crescita comune. Il nostro obiettivo è stato, quindi, intervenire per sviluppare un collegamento tra realtà professionali e creare maggior consapevolezza sul mondo progettuale tra le piccole e medie imprese del Piemonte, fornendo strumenti concreti per analizzare le esigenze aziendali e intervenire con le competenze più adeguate».

 

«Inoltre, all’interno del progetto Ask to Design è prevista un’azione di sensibilizzazione alle imprese sul valore che il Design può portare in azienda, coerente con la Terza Missione del nostro Ateneo – spiega Claudia De Giorgi, Docente di Design presso il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, responsabile insieme a Doriana Dal Palù del progetto Ask to Design per il Politecnico –: diffondere la cultura del design nel nostro territorio e creare un legame tra aziende e progettisti fa parte delle nostre mission. Stimolare la domanda di design è anche un modo per offrire un terreno fertile ai nuovi progettisti che si formano nelle scuole di Design piemontesi e che si affacciano sulla scena del design del nostro territorio».

 

 

 

 

 




Torino. Gli incentivi alla mobilità sostenibile del Dl Rilancio sono in linea con i bisogni del territorio

Il Dl Rilancio appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale offre importanti opportunità per incentivare la mobilità sostenibile con mezzi alternativi al trasporto pubblico locale: per tutto il territorio della Città metropolitana di Torino è stato introdotto il “bonus”, per un massimo di 500 euro, per l’acquisto (rimborso del 60% della spesa sostenuta) di biciclette anche a pedalata assistita e veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica quali segway, monopattini, hoverboard e mono-ruota.

Il buono vale anche per l’uso di servizi di mobilità condivisa (sharing) a uso individuale esclusi quelli con autovetture.

La modalità di richiesta del contributo verrà fatta con un successivo decreto.
Gli incentivi si spingono anche oltre per i comuni interessati dalle procedure di infrazione comunitaria per la violazione degli obblighi previsti sulla qualità dell’aria, offrendo la possibilità di ottenere un bonus per la rottamazione di veicoli fino alla classe Euro 3 o motocicli omologati fino alla classe Euro 2 ed Euro 3 a due tempi. Questo bonus è spendibile entro i successivi tre anni per acquistare, anche a favore di persone conviventi, biciclette anche a pedalata assistita, monopattini e altri mezzi per la micro-mobilità individuale a propulsione prevalentemente elettrica, abbonamenti al trasporto pubblico locale-regionale, uso di servizi di mobilità condivisa a uso individuale (ed è cumulabile con l’altro bonus da 500 euro).

Altro elemento di interesse introdotto dal Decreto è il diritto a ottenere dalle aziende di trasporto pubblico locale il rimborso (con un voucher e con il prolungamento della durata) degli abbonamenti non utilizzati dagli utenti nel periodo del lockdown.

“Accogliendo le molte richieste degli utenti” che ci sono pervenute” spiega il consigliere delegato al trasporto pubblico locale della Città metropolitana di Torino Dimitri De Vita “abbiamo sollecitato le aziende che forniscono i servizi del trasporto pubblico sul nostro territorio a individuare un sistema per venire incontro alle richieste di rimborso o sospensione degli abbonamenti dei cittadini. Siamo molto soddisfatti che il Decreto Rilancio faccia chiarezza e confidiamo che nella conversione non vengano stravolti questi indirizzi”.
“Il lockdown nella sua gravità ci ha consentito di immaginare un generale miglioramento ambientale e una mobilità più sostenibile” aggiunge il vicesindaco metropolitano Marco Marocco “è una opportunità per migliorare la qualità della vita sul nostro territorio e di guardare al futuro con fiducia”.




DL Rilancio, Filippa (Cnvv): Si dovrebbe chiamarlo DL “elemosina”

Più che “rilancio” si dovrebbe chiamarlo DL “elemosina”. Sono mesi che sentiamo parlare di miliardi come fossero noccioline. Provate a chiedere a qualche imprenditore che conoscete, a qualche barista, a qualche ristoratore, albergatore o negoziante ormai chiuso da oltre due mesi se ha ricevuto un solo euro; alcuni, pochi, hanno avuto dalle banche un prestito che dovranno restituire.Le imprese di tutti i settori vogliono continuare a lavorare e a produrre ricchezza e benessere, ma hanno bisogno di una visione di lungo termine che favorisca concretamente lo sviluppo attraverso forti investimenti e una reale semplificazione normativa».

Il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa, commenta con queste parole il Decreto Legge n. 34/2020 da poco pubblicato in Gazzetta ufficiale.

«È bene ricordare – spiega – che l’Italia ha una grande capacità industriale e turistica e che non dobbiamo distruggere quanto costruito in tanti anni. Se, infatti, escludiamo gli interessi il bilancio primario dell’Italia dal 1995 al 2018 è stato in attivo di 724 miliardi, ma nello stesso periodo abbiamo pagato interessi sul debito pubblico per 1.862 miliardi. Uno dei problemi del nostro Paese è quindi il “danno reputazionale”: ci è costato, negli ultimi 10 anni, oltre 250 miliardi in più di interessi passivi rispetto al tasso che avremmo pagato se fosse stato uguale a quello tedesco o francese. Il nostro Paese ha quindi tutti gli strumenti per poter continuare a essere competitivo, ma a industria, artigianato, turismo e commercio servono misure strutturali, non soluzioni temporanee».

«Soltanto per fare due esempi – prosegue Filippa – è necessario che il bonus per le ristrutturazioni in edilizia sia utilizzabile da subito, per evitare che l’iter burocratico troppo complesso ne ritardi l’attuazione di molti mesi, vanificando la capacità di avviare subito investimenti. Non dovrebbe più succedere, poi, quanto accaduto con il bando di Invitalia sul contributo alle aziende per i dispositivi anti-Covid: chi è riuscito a inviare la domanda nei primi 60 secondi riceverà il rimborso, gli altri no. Uno stato civile eroga i contributi a chi li merita, non a chi si prenota prima…».

«Adesso – conclude il presidente di Cnvv – dobbiamo iniziare a pensare a un rilancio “vero”, che tenga presente le nuove esigenze, mettendo al centro l’uomo e che passa da forti investimenti in infrastrutture di comunicazione, materiale e digitale, scuole, università, nuove esigenze abitative, sanità, gestione delle acque e dei rifiuti. Serve un programma su più anni e che sia pianificato in modo serio, non con il sistema degli appalti al ribasso e con una burocrazia che frena ogni iniziativa orientata allo sviluppo. Il rilancio di cui abbiamo bisogno, infine, deve promuovere sempre più il Made in Italy, che ha ancora un’ottima immagine nel mondo e che dobbiamo continuare a potenziare con la qualità dei nostri prodotti. La Regione Piemonte ha attivato una lodevole iniziativa che dovrebbe portare contributi alle attività commerciali in tempi che spero brevi. Usciamo però dalla retorica dell’“andrà tutto bene”, perché se continuiamo così andrà tutto male, nella direzione di una decrescita che rischia di essere davvero infelice».




Una procedura semplificata di composizione delle crisi per evitare il fallimento delle PMI

Da Torino una proposta legislativa elaborata dal Centro Crisi, insieme con l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Torino, con la Fondazione “Piero Piccatti e Aldo Milanese” e con l’Ordine degli Avvocati di Torino.

Una procedura semplificata (rispetto a quella prevista nel Codice della crisi) di composizione assistita delle crisi, uno strumento agile e rapido che consentirà alle PMI italiane di ristrutturarsi ed evitare il fallimento, mediante la negoziazione di accordi con il ceto creditorio e i vari stakeholders, salvaguardando così il valore produttivo, sociale ed erariale dell’azienda e tutelando i livelli occupazionali nel drammatico scenario di crisi globale causato dalla pandemia di COVID-19: questo il contenuto della proposta legislativa elaborata dal Centro Crisi (Centro di Ricerca interdipartimentale su Impresa, Sovraindebitamento e Insolvenza dell’Università di Torino), in collaborazione e con l’adesione dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Torino, l’Ordine degli Avvocati di Torino e la Fondazione “Piero Piccatti e Aldo Milanese”

Il testo è stato inoltrato al Governo nell’auspicio che la proposta possa essere inserita nella conversione del Decreto Liquidità dello scorso 11 aprile.

“Le ripercussioni economiche e finanziarie provocate dall’epidemia di Covid-19 non verranno meno a breve termine, ma si protrarranno per un periodo temporale piuttosto ampio – spiega Maurizio IRRERA, Ordinario di Diritto commerciale dell’Università di Torino, e Presidente del Centro CRISI – La prolungata limitazione e, in molti casi, la totale sospensione delle attività produttive, determinate dall’emergenza sanitaria, stanno producendo effetti pesantissimi, e in alcuni casi devastanti, su tutte le PMI, che rappresentano comunque oltre il 95% del tessuto economico italiano.

Con l’eccezione di alcuni comparti strategici esentati dalle misure restrittive, la generalità delle subirà gli effetti di un incremento sensibile dei costi (conseguenti all’adozione delle misure igienicosanitarie), che andrà a sommarsi ad un calo significativo del fatturato (a causa delle limitazioni dell’attività, dell’annullamento di ordini, etc.): il che comporterà la necessità per le imprese di assorbire perdite rilevantissime che saranno solo in minima parte mitigate dal ricorso agli ammortizzatori sociali ed alle provvidenze previste dalla legislazione di emergenza”.

“Nell’attesa che a settembre del 2021 entri in vigore il Codice della Crisi (decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14), abbiamo elaborato una procedura semplificata, che non prevede l’intervento del Tribunale (se non in via di opposizione da parte dei creditori), a cui le PMI potrebbero accedere – aggiunge Maurizio IRRERA – Infatti, con questo strumento verrebbe consentito alle PMI di negoziare in modo rapido ed efficace accordi con tutti o con alcuni dei creditori, al fine di riorganizzarsi e continuare a operare dopo il superamento della crisi, salvaguardando così i livelli occupazionali e il valore dell’azienda.

Peraltro, le attuali procedure di concordato, già difficilmente percorribili per le complessità, gli ostacoli procedurali e il costo elevato che comportano – risultano ancor più inidonee a gestire l’eccezionale situazione in atto, soprattutto per le PMI. Le già limitate forze di cui dispongono le Sezioni fallimentari dei nostri Tribunali saranno insufficienti a gestire il sovraccarico di procedure concorsuali minori che inevitabilmente si genererà nei mesi a venire, da qui la necessità di favorire la soluzione stragiudiziale tramite accordi negoziati tra tutte le parti coinvolte sotto la regia delle Camere di Commercio”.

 

IL CENTRO CRISI

Il Centro Crisi – Centro di Ricerca interdipartimentale su Impresa, Sovraindebitamento e Insolvenza dell’Università di Torino nasce da una iniziativa di Maurizio Irrera e Stefano A. Cerrato, entrambi professori ordinari di Diritto commerciale presso la Scuola di Management ed Economia dell’Università degli Studi di Torino, allo scopo di contribuire attivamente al processo di policy-making del diritto delle procedure concorsuali, all’indomani della pubblicazione del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14), destinato ad entrare in vigore il 1° settembre 2021.

Si apre dunque una fase di studio, analisi, confronto e riflessione sulle molteplici novità, anche sistematiche, che il Codice introduce e con le quali ci si dovrà confrontare, in alcuni casi fin da subito; la recente pandemia da Covid-19 ed i suoi gravi riflessi sull’economia ha reso ancora più centrale i temi della crisi e degli strumenti per affrontarla.
In tale contesto, il Centro Crisi vuole porsi quale luogo fertile di studio e analisi del “nuovo” e del “nuovissimo” diritto delle procedure concorsuali ed a tal fine ha riunito al suo interno oltre cinquanta fra studiosi, magistrati, professionisti e operatori con lo scopo di avviare un percorso di ricerca, anche interdisciplinare, sui temi della crisi.

Ambisce, altresì, a costituire un interlocutore privilegiato delle istituzioni, anche territoriali, per la messa a punto e la concretizzazione di politiche di intervento e di sostegno al mondo delle imprese, in grado di prevenire o, comunque, di affrontare con mezzi idonei la crisi. Attenzione particolare è altresì rivolta ai temi del sovraindebitamento ed ai riflessi sociali ed economici del fenomeno.




Il futuro delle gallerie d’arte torinesi

Le gallerie d’arte private, che a Torino vantano una feconda tradizione a partire dal secondo dopoguerra, guardano al futuro dopo il lungo lockdown.

Giuseppe Filippo Biasutti, delegato territoriale dell’ANGAMC (Associazione nazionale gallerie arte moderna e contemporanea) e direttore, con il padre e la sorella, della galleria Biasutti & Biasutti di Torino, risponde a qualche domanda sul “sistema arte” e sul ruolo che hanno svolto-svolgeranno le gallerie private.

1. Non molto tempo fa l’assessore regionale alla Cultura, Turismo, Commercio, Vittoria Poggio, ha definito la cultura “portatrice sana di ricchezza”, quindi bene di assoluta importanza, da tutelare. A Torino, dove l’offerta d’iniziative artistico-culturali non è mai stata carente, le gallerie d’arte (private) hanno ancora una missione culturale, come era stato in passato (penso a gallerie storiche come Notizie, La Bussola, Galatea, etc…) o predominano maggiormente logiche commerciali? La cultura, riferita al nostro ambito, equivale ad una struttura della quale fanno parte artisti, curatori, musei, fiere e gallerie. Queste ultime sono un tassello importante all’interno di un sistema in cui cultura ed economia vanno di pari passo. Quelle sopra riportate rappresentano momenti significativi dell’arte a Torino, potremmo citarne altre come Martano e Narciso ma tutte, con scelte diverse, hanno fatto conoscere gli artisti e creato interesse educativo. Basti pensare a quando, tra gli anni ’80 e il 1993 la GAM, Galleria d’Arte Moderna, era chiusa; le gallerie non volevano sostituirsi ad un importante museo, ma erano il luogo dove si respirava cultura.

2. Com’è cambiato il mercato dell’arte torinese da quando dirige la galleria sino ai giorni prima del lockdown?
Il mercato dell’arte è cambiato, così come i suoi protagonisti, non solo a Torino, ma in tutto il mondo. Più recentemente, dal mio punto di vista, anche l’affluenza in galleria si era ridotta. Penso che la causa sia da attribuire alle troppe trasformazioni che ha subito il nostro settore in un breve arco di tempo: momenti storici difficili, crisi economiche e più interpreti nello stesso ambiente.

3. Se il modello tradizionale di galleria d’arte da tempo è messo in discussione a favore di attività commerciali “nomadi” tra fiere, aste e vendite online, sino al lockdown c’era ancora chi frequentava le gallerie d’arte e andava ai vernissage?
La galleria d’arte come era concepita fino a vent’anni fa e ancor prima, forse, è una rarità. A me piace pensarla così, con una visione romantica, ma con la consapevolezza che ci sono altre situazioni da considerare. La tecnologia, l’on – line, nel nostro lavoro sono utili e in questo momento un valido aiuto, ma ci va sempre equilibrio. Non posso credere che le gallerie vengano meno ad essere il luogo di incontro di artisti, critici, collezionisti come nel recente passato. Il virtuale non può sostituire un rapporto umano. Forse ognuno di noi è un po’ prigioniero del proprio trascorso e io anche.

4. Il Presidente di ANGAMC, Mauro Stefanini, qualche tempo fa ha scritto un appello al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini. Nella lettera si legge di quanto le gallerie abbiano risentito duramente della recente situazione. Nel richiedere quindi una qualche azione a supporto di queste attività, pena la loro definitiva chiusura con tutti gli annessi e connessi in termini di perdita culturale, sociale ed economica, viene sottolineata la crisi in cui si trova l’intera filiera lavorativa del settore.

Cosa mi dice in qualità di delegato territoriale dell’ANGAMC?
La nostra associazione, unica di categoria, ha inviato una lettera al ministro Franceschini per richiedere un provvedimento indispensabile per far fronte ad una criticità straordinaria. Un sostegno per i sacrifici che dovranno fare in molti, me compreso.

5. Sempre nella lettera di Stefanini si riprendono i temi dell’Art Bonus, dell’IVA primo mercato, dell’IVA importazioni, della SIAE/diritto di seguito, ritenuti fondamentali per porre le basi per il rilancio futuro del sistema Arte. Se dovesse scegliere una di queste voci, quale pensa debba essere di imminente revisione e perché? Ognuna è importante.

6. In uno scenario ancora così incerto per la salute pubblica, anche Torino dal 19 maggio stanno gradualmente riaprendo le istituzioni museali. Quale, secondo lei, la risposta dei suoi concittadini? Difficile fare previsioni. La riapertura di musei e gallerie è necessaria e fondamentale. Bisogna ripartire creando i presupposti per tutelare la salute e la sicurezza di tutti.

7. Stessa domanda ma riferita alle gallerie: quale immagina possa essere la risposta del pubblico alla vostra riapertura? E’ un momento senza precedenti ed è inevitabile pensare a cosa si facesse prima (le inaugurazioni, la condivisione di emozioni…). Tutto ciò che era semplice poco tempo fa è difficile oggi. Dobbiamo fare tesoro delle esperienze passate, essere consapevoli che il momento attuale va vissuto cercando di arginare la tensione e stare uniti per affrontare un futuro, adesso, incerto.




Da domani tutti i mercati cittadini aprono anche al settore non alimentare

In attuazione del decreto del Presidente della Giunta Regionale del Piemonte n. 58 del 18 maggio 2020, è stata firmata l’ordinanza che permetterà di riaprire da domani, mercoledì 20 maggio, tutti i mercati cittadini anche al settore non alimentare.

Il provvedimento richiama i singoli operatori di mercato al rispetto delle disposizioni nazionali prescritte per tutte le aree pubbliche quali, per esempio, l’occupazione del posteggio come indicato dall’autorizzazione posseduta, il rilevamento della temperatura corporea per tutti gli operatori, la distanza di un metro dagli altri operatori commerciali nelle attività di carico e scarico merce, l’utilizzo dei dispositivi di protezione (mascherine e guanti) da parte degli operatori.

“Sono molto soddisfatto e contento che anche gli operatori extra alimentari possano riprendere la propria attività già dalla giornata di domani in tutti i mercati cittadini – spiega l’assessore al Commercio del Comune di Torino, Alberto Sacco -. Abbiamo cercato il più possibile di accogliere le richieste delle Associazioni di Categoria e delle Commissioni Mercato. Per questo motivo, molti mercati, potranno riaprire senza obbligo di delimitazione dell’area. Per alcuni, invece, ci siamo accordati con le commissioni mercato affinché questi possano aprire con delle regole che abbiamo condiviso nell’interesse della salute dei cittadini e del buon funzionamento del mercato”.




Luca Crosetto confermato Presidente della Commissione 
politiche d’impresa di SMEunited

Luca Crosetto, marenese, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, è stato confermato alla carica di Presidente della Commissione Politiche d’impresa dal Board di SMEunited – Associazione europea dell’artigianato e delle PMI.

Un incarico particolarmente impegnativo e di grande responsabilità in un momento tanto difficile per le piccole imprese europee.

Ed è per questo che Crosetto, che è anche Vicepresidente di SMEunited, di cui Confartigianato è membro fondatore, ha sottolineato l’importanza di una stretta collaborazione tra le Organizzazioni che compongono l’organismo europeo.

Tra le priorità del suo piano di lavoro, Crosetto ha indicato la necessità di concentrarsi sui dossier della Commissione europea nel programma di attività 2020. A cominciare dalla Strategia per le Pmi che punta a presentare un piano di sviluppo e di sostegno per le micro e le PMI europee al fine di realizzare la transizione verso un’economia sostenibile e fare dell’Europa il primo continente che sviluppa azioni a sostegno delle PMI.

Crosetto ha osservato che la strategia, pubblicata il 10 marzo 2020, non tiene in considerazione le nuove esigenze delle piccole e medie imprese a seguito della diffusione dell’epidemia COVID19 e della crisi sociale ed economica. Secondo Crosetto, è quindi opportuno aggiornarla per far sì che possa ottenere realmente gli effetti desiderati.

Tra le altre urgenze, Crosetto ha indicato la direttiva sulla rendicontazione non finanziaria, sottolineando la necessità che tale informativa rimanga volontaria. Obbligare le PMI a rendicontare nel campo della sostenibilità ambientale e sociale aumenterebbe gli oneri amministrativi per le imprese. Lo stesso era accaduto col dossier Finanza sostenibile e Tassonomia, sul quale – ricorda Crosetto – «siamo riusciti a ottenere un ottimo risultato grazie alla collaborazione di tutti a beneficio delle imprese. SMEunited dovrà sostenere con forza questa posizione e impegnarsi a mantenere il carattere volontario di questa direttiva di fronte alle Istituzioni europee».

Centrale, inoltre, la creazione del Piano d’azione per l’applicazione del mercato unico che fa parte della strategia di sviluppo industriale della Commissione europea. «Soprattutto nel difficile contesto attuale, – commenta ancora Crosetto – le PMI debbano avere piena libertà nella prospettiva della libera circolazione delle merci, e per questo motivo è essenziale la conservazione e il rafforzamento del Mercato Unico».

Infine, molta importanza si attribuisce alla digitalizzazione delle PMI con l’obiettivo di garantire loro l’accesso e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

«A tal fine – ha detto Crosetto – dovrebbero essere ulteriormente rafforzati i Digital Innovation Hubs, tra i quali ricordo il nostro “hub” cuneese, realizzato in seno a Confartigianato Cuneo grazie alla collaborazione con il nostro Fablab, laboratorio di fabbricazione digitale aderente al circuito ufficiale della prestigiosa università MIT di Boston. Riteniamo che il programma Digital Europe (il primo programma europeo interamente dedicato alla digitalizzazione avviato dalla Commissione Europea per il budget UE 2021-2027) sia essenziale per raggiungere gli obiettivi sopra indicati».




Al via PA Social Day, evento nazionale dedicato alla comunicazione e informazione digitale

Mercoledì 20 maggio dalle 9.00 alle 19.00 torna il PA Social Day, la terza edizione dell’evento nazionale dedicato alla comunicazione e informazione digitale via web, social, chat, intelligenza artificiale.L’evento, come ogni anno, coinvolgerà in contemporanea 18 città in tutto il Paese: Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Cava dè Tirreni, Cosenza, Firenze, Genova, Lanciano, Milano, Monfalcone, Padova, Palermo, Perugia, Roma, Rovereto, Torino.

A causa dell’emergenza per la diffusione del Coronavirus l’evento, solitamente organizzato con eventi in presenza, quest’anno si svolgerà con un format interamente online.

Un live per l’intera giornata che coinvolgerà tanti ospiti, relatori e partecipanti, in diretta sulla pagina dedicata all’evento sui canali facebook e Youtube di Pa Social e sulla nostra pagina Facebook con l’hashtag #pasocial.

Tanti gli argomenti che saranno approfonditi legati alla tematica generale: dalla sanità alla gestione di emergenze ed eventi, dallo smart working alle opportunità del digitale, dalla lotta alle fake news al turismo, dalla nuova legge e riforma della comunicazione pubblica alla sostenibilità, dal rilancio delle città alla comunicazione di genere, dal rapporto tra giornalismo e social alla gestione delle community social, dalla partecipazione sociale al cultural heritage marketing, dalla cultura accessibile all’innovazione nei servizi digitali, dalla media education alla reputazione digitale degli enti pubblici, dall’antropologia digitale alla comunicazione della Bellezza fino al linguaggio inclusivo e molto altro.

Il coordinamento piemontese e valdostano di PA SOCIAL ha scelto il tema “Antropologia digitale: nuove relazioni e linguaggi al banco di prova della PA”.

L’evento ha il patrocinio del Consiglio regionale del Piemonte, di Unioncamere Piemonte, della Città metropolitana di Torino e di Atc Piemonte centrale, media partner Corriere della Sera Torino.

Dalle ore 12 circa gli interventi di:

Annalisa D’errico, coordinatrice PA Social Piemonte-Valle d’Aosta

Alice Avallone, antropologa digitale e docente Scuola Holden

Bruno Mastroianni, filosofo e social media manager

Marco Castelnuovo, direttore Corriere della Sera – Torino

Alessandro De Cillis, coordinatore dei presidenti dei Corecom italiani e presidente Corecom Piemonte

Daniela Converso, Dipartimento Psicologia Clinica Università di Torino

Maurizio Gomboli, responsabile Comunicazione Csi Piemonte

“L’attività di PA Social non si è mai fermata – spiega Francesco Di Costanzo, presidente di PA Social – abbiamo risposto all’emergenza portando avanti gli appuntamenti di divulgazione e formazione online e mettendo in campo delle novità, sfruttando le opportunità offerte da social e chat e soprattutto, grazie alla nostra rete nazionale di professionisti, enti, imprese, stiamo supportando il lavoro delle fonti ufficiali per dare informazioni, comunicazione e servizi utili e di qualità ai cittadini. Una grande occasione di confronto, partecipazione, scambio di buone pratiche, una ulteriore opportunità di crescita per la rete nazionale della comunicazione e informazione digitale.

L’emergenza Coronavirus ha acceso i riflettori sul digitale, sull’utilizzo delle piattaforme di comunicazione e informazione come social e chat, “sbloccato” il dibattito sullo smart working, sulle modalità e gli strumenti di lavoro, sulle nuove professionalità, sulla necessità di un coordinamento e di un’organizzazione diversa, parleremo anche di questo”.

Il PA Social Day è ideato e organizzato dall’Associazione PA Social e realizzato grazie ai partner L’Eco della Stampa, Hootsuite, InfoCamere e ai media partner Agenzia Dire, IPress Live, Igers Italia, cittadiniditwitter.it, ilgiornaledellaprotezionecivile.it, Velocità Media, Innovazione 2020, Digital Media.