Luca Crosetto, vicepresidente SMEunited: “Emergenza da affrontare e vincere uniti”

In uno dei periodi più duri del nostro tempo, SMEunited può e deve agire in maniera strategica in qualità di partner sociale per garantire l’aggiornamento e l’adattabilità delle misure europee e nazionali a salvaguardia della liquidità delle MPMI. Affrontiamo insieme questa sfida. Vinciamo uniti, o cadiamo insieme.

Così durante un recente Board dei Direttori di SMEunited – Associazione europea dell’artigianato e delle PMI, di cui Confartigianato Imprese è membro fondatore – il Vicepresidente di SMEunited con delega alle Politiche per le Imprese Luca Crosetto, anche presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, ha esordito valorizzando l’importanza delle Associazioni di categoria europee e nazionali nell’individuare le misure necessarie per aiutare le imprese artigiane e le micro e piccole imprese in tempi così difficili.

Crosetto ha evidenziato l’importanza del ruolo che l’Unione Europea è chiamata a svolgere in questo periodo e come sia necessario parlare con una sola voce sia a livello europeo sia in ogni singolo Paese avendo come “Stella Polare” i principi della solidarietà, della coesione e della convergenza.

«All’inizio della diffusione – prosegue Crosetto – l’Italia era percepita come una minaccia. Alcuni Stati europei hanno chiuso le frontiere, hanno evitato ogni contatto. Però noi in quanto europei, ed in quanto organizzazioni che rappresentano gli imprenditori, abbiamo ora la responsabilità di mostrare la nostra unità, la nostra forza e i nostri sforzi per allineare le politiche e le misure economiche ai reali bisogni delle nostre aziende».
Le necessità delle imprese e le azioni finora messe in campo sono state oggetto del Board – che si è svolto in video conferenza – per contrastare a crisi economica e sociale causata dall’epidemia COVID-19.

Tra i temi più rilevanti emersi nel confronto, sicuramente la garanzia di liquidità, necessaria per mantenere in vita le imprese. In merito a questa sfida, SME United ha ribadito che talvolta le PMI incontrano comportamenti scorretti da parte delle banche, che applicano tassi di interesse elevati, commissioni elevate per le pratiche e richieste di prestito complesse. Bisogna semplificare e velocizzare la messa a disposizione di liquidità alle imprese. Semplicità e velocità devono essere le parole d’ordine.

La liquidità delle MPMI è resa ulteriormente fragile dai ritardi nei pagamenti da parte delle PA così come nei contratti tra privati. Anche su questo sarà necessario intervenire per assicurare la liquidità delle imprese.

In vista della revoca delle misure di restrizione e le conseguenti strategie d’uscita, SME United ha inoltre sottolineato l’importanza di stabilire misure sanitarie valide e efficienti, ma, allo stesso tempo, sostenibili dal punto di vista economico.
Infine, è stata poi evidenziata l’importanza dell’innovazione e della digitalizzazione per la crescita e la sostenibilità delle PMI, oltre che la necessaria attenzione che le piccole e medie imprese devono avere in relazione all’impatto del rimborso sui prestiti assunti sulla capacità d’investimento.




Confartigianato Piemonte: imprese femminili, artigianato e lockdown

Anche le imprese artigiane femminili, dopo il periodo di lockdown, si apprestano ad inaugurare la fase 2 e riaprono le attività che sono consentite.

In Piemonte a trainare il lavoro indipendente femminile sono le 16.796 titolari di imprese individuali artigiane (dato relativo al II trimestre 2019). Insieme a socie e collaboratrici costituiscono in Piemonte un piccolo esercito di 31.995 donne d’impresa, mentre in Lombardia sono 66.763, in Emilia Romagna 36.757 ed in Veneto 36.991.

 

La classifica provinciale vede in testa Milano, con 18.151 imprenditrici, secondo posto per Torino (15.769), seguita da Roma (14.829).

Nelle province del Piemonte dopo Torino con 15.769 imprenditrici, troviamo Cuneo (4.935), Alessandria (3.203), Novara (2.732), Asti (1547), Biella (1.409), Vercelli (1.256) e Verbania 1.144.

Un focus elaborato sull’imprenditoria femminile mette in evidenza come quasi il 70% delle 31.995 donne d’impresa operano proprio nei settori più esposti alla “crisi coronavirus”.

 

“In uno scenario di ripartenza, dopo il lungo periodo di lockdown, – afferma Daniela Biolatto, Presidente Donna Impresa di Confartigianato Piemonte –dove le donne hanno continuato a lavorare con la formula del lavoro agile, alcune si sono reinventate pur di alleggerire il peso del mancato fatturato, producendo mascherine, camici, ecc., ora è fondamentale considerare le esigenze di conciliazione vita-lavoro. In questa fase, infatti, le scuole sono chiuse, gli asili idem e i figli trascorrono le giornate a casa. Questa emergenza dovrebbe essere l’ennesima occasione per riflettere ed affrontare con più decisione queste tematiche”.

 

“Le aziende rosa del Piemonte – conclude Biolatto – hanno bisogno di concretezza. Le imprenditrici che hanno subito i danni economici legati al lockdown, chiedono da una parte che venga resettato il sistema fiscale e dall’altra che vengano aiutate nello svolgimento del doppio ruolo: in famiglia e sul lavoro. Occorre in pratica un’attenzione maggiore della politica nei confronti della donna che lavora e un welfare in grado di andare incontro alle esigenze al femminile, attraverso iniziative capaci di conciliare la vita familiare, le scuole che non ripartono e la ripartenza del lavoro”.

 

Le donne italiane sono anche tra le più intraprendenti d’Europa ma il nostro Paese è agli ultimi posti nell’UE per l’occupazione femminile e le condizioni per conciliare lavoro e famiglia.

L’Italia conta 1.510.600 donne che svolgono attività indipendenti e che sono aumentate del 3,3% nell’ultimo anno. Per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome siamo al secondo posto in Europa, ci batte soltanto il Regno Unito che raggiunge quota 1.621.000.

Le donne italiane superano gli uomini nella vocazione imprenditoriale: in Italia nel 2018 sono nate 95.672 imprese femminili, 368 al giorno, con un tasso di natalità del 7,2% a fronte del 5,3% delle imprese maschili.

 

Le imprenditrici offrono un rilevante contributo alla ricchezza nazionale: si attesta, infatti, a 290,3 miliardi di euro il valore aggiunto prodotto dalle imprese guidate da donne. A questa cifra si aggiungono i 219,1 miliardi realizzato dalle lavoratrici dipendenti in imprese maschili. Se nelle attività indipendenti le donne italiane primeggiano in Europa, il nostro Paese rimane ultimo nell’UE per il tasso di occupazione femminile. Le imprenditrici devono fare i conti con un welfare che non aiuta le donne italiane a conciliare il lavoro con la cura della famiglia.

 

L’Osservatorio di Confartigianato Imprese mette in luce che la spesa pubblica italiana è fortemente sbilanciata sul fronte delle pensioni e della spesa sanitaria per anziani mentre quella per le famiglie e i giovani si ferma a 26,9 miliardi, pari al 3,2% della spesa totale della PA (rispetto al 3,8% della media UE) e all’1,6% del Pil (rispetto all’1,7% della media UE). Percentuali che collocano l’Italia rispettivamente al 18° posto e al 15° posto tra i 28 Paesi europei.

 

Tutto ciò si riflette sull’occupazione femminile e sulle condizioni per conciliare lavoro e famiglia: Confartigianato Imprese rileva infatti che il nostro Paese rimane ultimo nell’UE per il tasso di occupazione delle donne tra 15 e 64 anni: nel 2018 si attesta al 49,5% a fronte di una media del 63,3% nell’UE a 28. Fa peggio di noi soltanto la Grecia con un tasso di occupazione delle donne tra 15 e 64 anni del 45,3%. Siamo ben lontani dal primato della Svezia (76%).

Per supplire alle carenze dei servizi pubblici, le donne si caricano di una notevole mole di impegni, tra cura della famiglia e attività domestiche, cui dedicano in media 3 ore e 45 minuti al giorno di lavoro non retribuito, pari ad un valore complessivo annuo di 100,2 miliardi di euro, di cui 18,5 miliardi attribuibile alle imprenditrici e 81,7 miliardi alle lavoratrici dipendenti. Il valore del lavoro non retribuito delle lavoratrici artigiane autonome è pari a 3,7 miliardi.

 

 

 

 

 

 

 




Agenzia entrate: precompilata 2020 al via con un miliardo di dati

Da oggi è disponibile la dichiarazione dei redditi precompilata ed è possibile consultare l’elenco di tutte le informazioni inserite dal Fisco. A partire dal 14 maggio, e fino al 30 settembre, si potrà accettare, modificare e inviare il 730 oppure modificare il modello Redditi, che, invece, potrà essere trasmesso dal 19 maggio al 30 novembre.

Cresce anche quest’anno, fino a superare quota 991 milioni, il numero dei dati a disposizione dei contribuenti. L’incremento più marcato si registra nei dati relativi alle spese sanitarie sostenute dai cittadini, che quest’anno fanno un balzo da 754 a 790 milioni, 36 milioni in più rispetto al 2019.

Al secondo posto troviamo i numeri relativi ai premi assicurativi, che superano quota 94 milioni con un incremento di 2 milioni rispetto allo scorso anno. In aumento di oltre un milione anche le Certificazioni Uniche, che raggiungono quota 62,5 milioni. Crescono, inoltre, sino a sfiorare quota 5 milioni, i numeri relativi ai rimborsi delle spese sanitarie. Non presentano, infine, particolari variazioni rispetto all’anno precedente i dati sugli interessi passivi (oltre 8,2 milioni), i 4,6 milioni di informazioni sui contributi previdenziali e gli oltre 4,2 milioni di informazioni sulla previdenza complementare. Stabili anche i dati sulle spese universitarie, a quota 3,5 milioni.

Le novità del 2020, spese sanitarie sempre più complete – Nella dichiarazione precompilata 2020 si moltiplicano le informazioni sugli oneri e sulle spese deducibili e detraibili. Oltre alle informazioni già presenti nelle dichiarazioni degli anni precedenti, quest’anno fanno ingresso nella precompilata le spese per le prestazioni sanitarie dei dietisti, dei fisioterapisti, dei logopedisti, degli igienisti dentali, dei tecnici ortopedici e di tante altre categorie di professionisti sanitari.

Entrano, inoltre, nel modello precompilato le spese sanitarie per le prestazioni erogate dalle strutture sanitarie militari. Si fanno spazio in dichiarazione anche i contributi previdenziali versati all’Inps con lo strumento del “Libretto famiglia”. Un’altra novità della precompilata 2020 è la possibilità per l’erede di utilizzare il 730, oltre che il modello Redditi, per la presentazione della dichiarazione dei redditi per conto del contribuente deceduto. Per l’utilizzo del modello 730 è necessario che la persona deceduta abbia percepito nel 2019 redditi dichiarabili con tale modello (da lavoro dipendente, pensione e alcuni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente).

Il calendario della dichiarazione precompilata – Da oggi il modello sarà disponibile sia per chi presenta il 730 sia per chi presenta il modello Redditi. Il contribuente e i soggetti delegati potranno visualizzare la dichiarazione precompilata e l’elenco delle informazioni disponibili, con l’indicazione dei dati inseriti e non inseriti e delle relative fonti informative. Il 730 potrà essere inviato a partire dal 14 maggio e fino al 30 settembre. Anche il modello Redditi può essere modificato dal 14 maggio ma può essere trasmesso dal 19 maggio al 30 novembre.

Come accedere alla tua dichiarazione – Per visualizzare il proprio modello 730 o il modello Redditi, occorre entrare nell’area riservata del sito delle Entrate,  e inserire il nome utente, la password e il pin dei servizi online dell’Agenzia. È possibile accedere alla propria dichiarazione anche utilizzando la Carta Nazionale dei Servizi, le credenziali rilasciate dall’Inps, oppure tramite Spid, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, che consente di utilizzare le stesse credenziali per tutti i servizi online delle pubbliche amministrazioni e delle imprese aderenti.

Info sulla precompilata: sito dedicato e call center per sciogliere ogni dubbio – Tutte le informazioni utili sulla dichiarazione precompilata, dalle principali novità alle domande più frequenti, sono disponibili sul sito dedicato. Punto di riferimento per chiarire ogni dubbio sulla precompilata è, infine, il call center dell’Agenzia. Questi i contatti dell’assistenza telefonica delle Entrate: 800.90.96.96 da telefono fisso, 0696668907 (da cellulare) e +39 0696668933 per chi chiama dall’estero. I numeri sono operativi dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 17, e il sabato dalle 9 alle 13 (con esclusione delle festività nazionali).




Confindustria Piemonte, Ravanelli: “A imprese e famiglie tutto il sostegno”

Aspettavamo questo giorno, la ripresa delle attività. Certo, è un riavvio segnato da limitazioni e nuove norme di comportamento per cittadini e lavoratori, essenziali alla tutela della salute.

Le aziende stanno dimostrando capacità di adattamento nel rispettare le prescrizioni e grande energia, applicando quanto previsto dai protocolli e auspichiamo di poter recuperare produttività e posizioni di mercato, anche se sappiamo che sarà un percorso lungo.

Lo dicono chiaramente gli ultimi dati del Centro Studi Confindustria: la produzione industriale in marzo e aprile registra una perdita di oltre il 50% e non possiamo attenderci, con la fine del lockdown, un recupero veloce, da un lato per la prudenza che le famiglie nel riprendere le abitudini di spesa precedenti, dall’altro per il fatto che le imprese dovranno smaltire scorte accumulate negli ultimi mesi. Plausibile quindi che la maggior parte delle aziende lavorerà a regime ridotto per diverso tempo: i dati relativi agli ordini parlano infatti di un calo in volume del 44,6% in aprile su marzo (-42,1% annuo), quando sono diminuiti del 23,7% su febbraio (-52,7% annuo).

Uno scenario estremamente incerto, dunque, dove imprese e famiglie hanno bisogno di tutto il sostegno possibile, mentre il Governo tarda a dare risposte, in particolare per quello che riguarda i finanziamenti garantiti dallo Stato e le tutele per i dipendenti, la CIG straordinaria che tarda a essere versata.

 

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Nasce la Biobanca dell’Università del Piemonte Orientale

Per far fronte all’emergenza COVID-19, da metà aprile è diventata operativa la Biobanca UPO, una struttura pensata per raccogliere e conservare i campioni biologici relativi ai pazienti affetti da Sars-CoV-2 provenienti da diverse strutture ospedaliere del quadrante EST del Piemonte.

La Biobanca UPO è una delle risposte dell’Università del Piemonte Orientale per andare incontro all’esigenza concreta di avere a disposizione campioni biologici raccolti secondo criteri stabiliti di qualità di biobancaggio e accompagnati da dati clinici, necessari per avviare progetti di ricerca collaborativi a livello nazionale e internazionale.

I campioni biologici e i dati raccolti depositati nella Biobanca UPO saranno messi a disposizione dei ricercatori che vorranno avviare progetti di studio allo scopo di comprendere come si sviluppa la malattia, per sviluppare strategie diagnostiche e terapeutiche efficaci e per identificare i fattori biologici che possono aiutarci a riconoscere precocemente coloro che potrebbero sviluppare la malattia in forma più grave.

La Biobanca UPO attualmente già operativa presso i Laboratori di Ricerca della Scuola di Medicina di Novara, sarà presto dotata di un ampio spazio presso il Centro di Ricerca Traslazionale sulle Malattie Autoimmuni e Allergiche (CAAD). La struttura sarà organizzata in un laboratorio per il processamento del materiale biologico e un locale, con annessa area tecnica, dedicato a ospitare fino a 12 contenitori criogenici che potranno contenere fino ad un milione di campioni.

La Biobanca UPO sarà impegnata, oltre alla conservazione dei campioni per la ricerca COVID-19, anche alla raccolta di materiale biologico per lo studio dei processi d’invecchiamento nella popolazione del territorio novarese, individuando stili di vita sani e fattori di rischio, nell’ambito del progetto di eccellenza “AGING Project” e “Novara Cohort Study” del Dipartimento di Medicina traslazionale e per progetti di ricerca relativi al progetto di eccellenza “Food for Health” del Dipartimento di Scienze della Salute.

La Biobanca UPO è un supporto alla ricerca innovativo e prezioso che si fonda su una concreta collaborazione tra popolazione, ricercatori e Istituzioni. È uno strumento per il coinvolgimento attivo dei singoli e che richiede e promuove un nuovo modello di cittadinanza, di etica e di costruzione della conoscenza scientifica, partecipativo, inclusivo e responsabilizzante.




Con RipartiPiemonte un pieno di carburante per la ripresa economica e sociale

Tutte le misure necessarie per mettere benzina in questo Piemonte che ha bisogno di ripartire“: il presidente Alberto Cirio ha sintetizzato così i contenuti del disegno di legge RipartiPiemonte, che mette in campo oltre 800 milioni di euro per favorire la ripresa dell’economia e della società con stanziamenti, moltissime a fondo perduto, per aziende, famiglie e lavoratori. “Un piano di cui siamo orgogliosi – ha sottolineato – perché mette soldi nuovi, non spreca quelli già in bilancio e usa al meglio tutte le risorse”.

Due le colonne portanti del corposo provvedimento, composto da più di 60 articoli: la copertura finanziaria di ogni azione e la semplificazione amministrativa.

Essenziale per ottenere i risultati attesi è lo snellimento dei tempi. “Tutte le misure previste – ha affermato Cirio – sono già state attivate o sono in via di assegnazione con bonus o bandi previsti fra maggio e giugno. Per noi infatti contano molto i tempi, sui quali ci giochiamo la sopravvivenza delle nostre imprese e di tutto il sistema Piemonte. Il cronoprogramma prevede l’approvazione definitiva in Consiglio regionale entro metà maggio e lavoreremo tutti i giorni, domeniche comprese, per questo obiettivo”.

Per ottenere questo risultato il disegno di legge sarà subito trasmesso al Consiglio regionale, che costituirà dei gruppi di lavoro per l’analisi delle varie sezioni. C’è la disponibilità, man mano che ne verranno approvate singole misure, a stralciarle per iniziare subito ad erogarle. Per esempio gli 88 milioni del Bonus Piemonte, che non appena avuto il via libera del Consiglio saranno accreditati sui conti correnti dei beneficiari.




Il bollettino dei contagi nel Piemonte

Sono 27.622 le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3.593 Alessandria, 1.623 Asti, 992 Biella, 2.553 Cuneo, 2.377 Novara, 13.916 Torino, 1.145 Vercelli, 1.065 Verbano-Cusio-Ossola, 247 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 111 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 161. I ricoverati non in terapia intensiva sono 2391. Le persone in isolamento domiciliare sono 13.010. I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 176.078 , di cui 96.021 risultati negativi.

I decessi salgono a 3.186. Sono 22 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati oggi dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid). Il totale è ora di 3.186 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 577 Alessandria, 188 Asti, 165 Biella, 259 Cuneo, 265 Novara, 1.422 Torino, 164 Vercelli, 113 Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

6.318 pazienti guariti e 2.556 in via di guarigione. L’Unità di Crisi della Regione Piemonte comunica che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 6.318: 518 in provincia di Alessandria, 261 in provincia di Asti, 340 in provincia di Biella, 704 in provincia di Cuneo, 537 in provincia di Novara, 3.245 in provincia di Torino, 290 in provincia di Vercelli, 356 nel Verbano-Cusio-Ossola, 67 provenienti da altre regioni.
Altri 2.556 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.




Bando VIR, al via la presentazione di progetti per acquisizione di servizi per ricerca e innovazione

La Regione ha istituito una specifica forma di intervento per l’emergenza Covid-19

Da lunedi 4 maggio 2020 apre lo sportello per la presentazione di progetti per l’acquisizione di servizi per la ricerca e innovazione relativamente al bando V-IR.

Grazie a questa misura è disponibile il contributo regionale per la copertura dei costi sostenuti per la sperimentazione e la dichiarazione di conformità dei dispositivi medici e di protezione individuale (quali occhiali, visiere, mascherine, guanti, tute di protezione, etc.), nonché per ogni altro componente a supporto delle esigenze emerse a seguito dell’emergenza sanitaria.

In questo modo la Regione, ad esempio, rimborserà le spese sostenute dalle imprese piemontesi che hanno fatto testare in questi giorni i propri materiali per i test di autocertificazione. Sono riconosciute tutte le spese sostenute a partire dal 1 febbraio 2020.

Nel contempo, il bando prevede la massima precedenza e celerità all’istruttoria delle domande di contributo sulla nuova linea di intervento e attua in generale una serie di semplificazioni anche sulle procedure delle altre tipologie di sostegno del banbdo V-IR.

Allegati

Determina Bando V-IR Linea Covid 19
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Al Politecnico di Torino didattica online per l’anno 2020/2021

Almeno fino al mese di luglio tutte le attività didattiche del Politecnico di Torino – esami e discussioni di laurea compresi – continueranno a svolgersi esclusivamente in modalità online, come sperimentato in questi primi mesi di sospensione delle attività in presenza.

Il perdurare della situazione di incertezza dovuta all’emergenza sanitaria da Covid-19 e la necessità di programmare la sessione estiva degli esami di profitto (15/06/2020 – 25/07/2020) e di laurea (luglio 2020), dando agli studenti un congruo preavviso delle date dei singoli appelli, hanno condotto alla decisione adottata dal Senato Accademico di proseguire con le modalità impiegate finora; questo proprio per evitare spostamenti a un grande numero di studenti che, in caso contrario, dovrebbero essere presenti in Ateneo, peraltro in un periodo in cui permangono le restrizioni alla mobilità all’interno del territorio nazionale e, a maggior ragione, dall’estero.

 

Già il 28 febbraio 2020 l’Ateneo, per fronteggiare l’emergenza sanitaria, aveva previsto la possibilità di effettuare esami orali di profitto e di laurea attraverso strumenti di videocomunicazione, estendendo successivamente la sessione invernale degli esami di profitto fino al 15 maggio 2020 per consentire il recupero delle prove d’esame non ancora effettuate.

 

Lo svolgimento della sessione di esami di profitto e di laurea da remoto è stato in questi mesi piuttosto regolare, dopo una prima fase di assestamento. Ad oggi si sono tenuti 4.400 esami orali e scritti su carta con videosorveglianza dei docenti o tramite PC con l’utilizzo della piattaforma di ateneo Exam integrata con strumenti di controllo da remoto.

Le lezioni del secondo semestre sono state convertite fin da subito in modalità online, consentendo la sperimentazione di nuove forme di didattica e garantendo a tutti gli studenti di poter accedere alle attività, pur in una situazione di lockdown. I corsi erogati da remoto sono stati più di 800, con la partecipazione di quasi 30 mila studenti e il coinvolgimento di 2.000 docenti e collaboratori didattici – che costituiscono praticamente la totalità dei professori con corsi nel semestre.

 

“La decisione di proseguire con la modalità di svolgimento degli esami di profitto e di laurea della sessione estiva da remoto era inevitabile per garantire a tutti i nostri studenti la possibilità di sostenerli, garantendo le condizioni di sicurezza imposte dal necessario distanziamento sociale ed evitando spostamenti a livello nazionale ed internazionale”, commenta il Vice Rettore per la Didattica Sebastiano Foti.

 

Il Senato ha preso in considerazione anche le modalità da adottare per il prossimo Anno Accademico: “Nel mese di maggio riprenderanno le attività di orientamento per i corsi di Laurea e Laurea Magistrale per il 2020/2021”, prosegue Foti: “Ai ragazzi che dovranno prendere una decisione tanto determinante per il loro futuro come quella di scegliere il proprio percorso universitario in questo periodo di incertezza, dobbiamo dare indicazioni chiare sulle modalità della didattica per il prossimo anno”. Il MIUR non si è ancora espresso in modo ufficiale con indicazioni sulla didattica a partire da settembre 2020, ma il Ministro Manfredi in una nota, in riferimento alle attività nel post lockdown, suggerisce di “limitare lo spostamento dei pendolari a lunga percorrenza, continuando a favorire la loro partecipazione alle attività in telepresenza” e di “considerare la difficile presenza di studenti internazionali, garantendo loro la partecipazione alle attività in telepresenza”.

 

Tenuto conto di questi elementi, il Politecnico ha stabilito, sempre con deliberazione del Senato Accademico, di garantire, per tutto l’Anno Accademico 2020/2021, l’erogazione dell’intera offerta formativa di primo e secondo livello in modalità on line.

 

Le valutazioni e le conseguenti decisioni circa la possibilità di erogare didattica in presenza saranno oggetto di future deliberazioni, tenuto conto dell’evolversi dell’emergenza sanitaria in corso e di quelle che saranno le disposizioni che verranno emanate dal Governo.

 

 

 

 

 

 




Negativo il bilancio anagrafico evidenziato dal tessuto artigiano piemontese

Le imprese artigiane, che rappresentano l’ossatura del sistema economico e produttivo del nostro Paese, contano a livello nazionale, a fine marzo 2020, poco meno di 1,3 milioni di realtà imprenditoriali, concentrate in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, regione in cui il peso delle aziende artigiane sul totale delle imprese si attesta al 27%.

Il primo trimestre del 2020 non consegna di certo un quadro incoraggiante, le criticità che hanno penalizzato le imprese italiane hanno avuto un impatto ancora più negativo sul comparto artigiano. Tutte le regioni, infatti, hanno segnato una contrazione, più o meno intensa, della base imprenditoriale.

Per quanto riguarda più specificatamente il Piemonte, nei primi tre mesi del 2020, la dinamica registrata dalle aziende artigiane (-0,92%) è risultata lievemente più negativa sia rispetto a quanto evidenziato dal tessuto imprenditoriale regionale nel suo complesso (+0,82%), sia rispetto al risultato evidenziato da comparto artigiano nazionale (-0,84%).

“Le imprese artigiane sono le più fragili e le più destrutturate del nostro sistema imprenditoriale, quelle più penalizzate negli ultimi anni dalle fasi congiunturali negative e da politiche economiche di sostegno non adeguate: ne abbiamo perse quasi 21mila in 10 anni. Il risultato dei primi tre mesi del 2020 è purtroppo negativo per tutte le province e per tutti i settori e sconta già le prime ripercussioni dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Dobbiamo attivare subito misure efficaci, immediate e concrete di supporto: accesso al credito semplificato, sburocratizzazione e digitalizzazione” dichiara Ferruccio Dardanello, vice presidente vicario di Unioncamere Piemonte.

Nel periodo gennaio-marzo 2020, sul territorio piemontese sono nate complessivamente 2.398 imprese artigiane. Al netto delle 3.466 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio), il saldo appare negativo per 1.071 unità, dinamica che porta a 114.595 lo stock di imprese artigiane complessivamente registrate a fine marzo 2020 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi.

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce, come evidenziato sopra, in un tasso di crescita negativo pari al -0,92%.

Se si guarda ai dati di medio-lungo periodo appare chiaro come l’erosione del comparto artigiano, purtroppo, non sia legata a difficoltà esclusivamente congiunturali, ma si sovrapponga ad un quadro generale altrettanto pesante che negli ultimi 10 anni ha visto crollare il numero delle imprese presenti in questo settore. Nel 2010 le aziende artigiane presenti sul territorio piemontese si attestavano a 135.353, dieci anni dopo se ne contano quasi 21mila in meno.

Analizzando il tessuto imprenditoriale artigiano in base alla natura giuridica delle imprese che lo costituiscono, emerge come poco meno dell’80% delle realtà sia formata da ditte individuali, il 15,9% risulti composto da società di persone, mentre solo il 5,1% ha assunto la forma della società di capitale. In termini di dinamica, nel primo trimestre 2020, risultano in crescita solo le società di capitale, che registrano un tasso di crescita pari al +0,59%, le altre forme risultano stazionarie, mentre perdono terreno le società di persone (-1,39%) e le ditte individuali (-0,93%).

Dati negativi si riscontrano nel I trimestre 2020 per tutti i settori. La performance peggiore appartiene al turismo (-1,56%), seguito dall’industria in senso stretto (-1,16%). Il commercio segna un risultato in linea con la media regionale (-0,98%), così come gli altri servizi (-0,91%). Il comparto delle costruzioni e l’agricoltura registrano cali di intensità minore, rispettivamente pari a -0,76% e -0,65%.

Anche disaggregando i dati a livello territoriale non si riscontrano differenze significative. In tutte le province il numero delle imprese artigiane risulta in calo. Verbania e Alessandria, entrambe con un tasso di crescita del -1,07%, evidenziano i risultati peggiori. Asti e Cuneo calano rispettivamente del -1,01% e -0,99%. Torino, che incide con una quota del 51% sul risultato piemontese, registra un tasso del -0,94%. Nel nord-est della regione, infine, le flessioni appaiono meno intense: Novara (-0,77%), Vercelli (-0,64%) e Biella (-0,57%).