Bonus Piemonte, Confartigianato Torino: “L’unico vero incentivo è la rapida riapertura in sicurezza”

Bene il bonus Piemonte, ma il primo incentivo per le imprese è la rapida riapertura delle loro attività. Non c’è incentivo economico che valga la rapida ripresa dell’attività imprenditoriale con tutta la sicurezza possibile.

 

Con queste parole Dino de Santis, Presidente di Confartigianato Torino commenta il bonus di 2.500 a fondo perduto erogato dalla Regione Piemonte, destinato al settore benessere.

 

“Ci aspettiamo, inoltre, – continua De Santis – l’estensione del bonus anche ad altre categorie produttive colpite dal lockdown o dalla mancanza di commesse e dal conseguente calo o azzeramento del fatturato”.

 

Abbiamo stimato in 131 milioni di euro i mancati ricavi relativi ai mesi di marzo, aprile e maggio per le imprese del benessere del Piemonte derivanti dal lockdown del settore.

 

E’una situazione estremamente difficile per le 10.943 imprese artigiane piemontesi del benessere che contano 20.527 addetti.

 

“La riapertura del settore del benessere e dei servizi alla persona solo dal 1° giugno, è incomprensibile e inaccettabile. In Torino e Piemonte, acconciatori, estetisti e operatori della pedicure e manicure   – commenta Giuseppe Falcocchio, responsabile del settore benessere di Confartigianato Torino – sono sull’orlo del fallimento e non potranno sostenere un altro mese di serrata”.

 

“Questi nostri artigiani sono stati i primi a essere stati bloccati dalle misure contro il contagio da coronavirus – continua Falcocchio – hanno rigorosamente tenuto abbassate le serrande, continuando a pagare dipendenti e fornitori, saldando affitti e bollette”.

 

In questi 2 mesi, Confartigianato Benessere ha elaborato e presentato al Governo proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività, osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione.

 

“Suggerimenti molto pesanti e fortemente penalizzanti per le possibilità di ricavo delle imprese – sottolinea De Santis – ma sottoscritte dal settore pur di ripartire. Per tutta risposta, il Governo non ha dato alcuna risposta”.

 

Per Confartigianato, tutto questo è stato inutile e si chiede cosa la categoria potrebbe fare in più dal 1° giugno in termini di sicurezza, con l’aggiunta di costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio.

 

“La situazione per il settore è pesantissima e sono tante le attività che rischiano di non avere la forza per riaprire o che purtroppo dovranno lasciare a casa il personale – denuncia De Santis – siamo stati responsabili e lo saremo sempre ma tutto questo è ingiusto e non possiamo permetterlo”. “La prospettiva di un altro mese di fermo obbligato non possiamo accettarla passivamente, tantomeno in silenzio – conclude De Santis – nei giorni scorsi abbiamo inviato una lettera ai parlamentari piemontesi per manifestare al Governo il malessere del settore, rendendoci disponibili per formulare azioni e iniziative che possano sbloccare la situazione”.

 

“La situazione per il settore è pesantissima e sono tante le attività che rischiano di non avere la forza per riaprire o che purtroppo dovranno lasciare a casa il personale – afferma De Santis – tutto questo è ingiusto e non possiamo permetterlo”.

 

Questi motivi portano Confartigianato a ritenere che non sia ulteriormente rinviabile la riapertura dei saloni di acconciatori e dei centri estetici, subordinata all’applicazione di misure di carattere organizzativo ed igienico sanitarie che l’Associazione ha già provveduto ad inviare ai ministeri competenti, e che sono aggiuntive, rispetto a quelle già stringenti che gli operatori sono chiamati a mettere in atto in ragione delle normative di settore.

“Le misure che abbiamo proposto per il contrasto e la diffusione del Covid-19– sottolinea De Santis– consentono di operare in sicurezza tutelando la salute dei clienti, dei dipendenti e degli stessi imprenditori. Va ripristinato rapidamente il circolo dell’economia, avendo tutti attenzione a un diverso modo con cui si lavorerà e ci si muoverà”.

Ed ecco le misure proposte da Confartigianato per la riapertura dei saloni.

Proposte di carattere organizzativo: svolgimento delle attività esclusivamente su appuntamento (telefonico, tramite app o mail), presenza di un solo cliente per volta in area reception, spogliatoi, servizi igienici; permanenza dei clienti all’interno dei locali limitatamente al tempo strettamente; indispensabile all’erogazione del servizio/trattamento; adozione – per le imprese maggiormente strutturate – di orari di apertura flessibili con turnazione dei dipendenti.

Limitatamente ai saloni di acconciatura che – contrariamente ai centri estetici – normalmente non dispongono di spazi chiusi nell’ambito dei quali circoscrivere la presenza ad un solo cliente per operatore: delimitazione degli spazi con applicazione sul pavimento di scotch di colore ben visibile; utilizzo di postazioni distanziate sia nella zona del lavaggio che nelle zone trattamenti; distribuzione della clientela tra gli addetti in modo tale che ciascun operatore abbia in carico un massimo di due clienti contemporaneamente qualora uno dei due sia in fase di attesa tecnica (tempo di posa del colore).

Proposte di carattere igienico-sanitario: utilizzo mascherina e guanti; igienizzazione delle postazioni di lavoro dopo ogni trattamento/servizio; disinfezione dei servizi igienici dopo ogni utilizzo; utilizzo, ove possibile, di materiali monouso e lavaggio a temperatura adeguata e con prodotti igienizzanti dei materiali in tessuto; posizionamento di soluzioni disinfettanti all’ingresso e in corrispondenza di tutte le postazioni lavoro, a disposizione di operatori e clientela.

Misure aggiuntive per i centri estetici: utilizzo di soprascarpe monouso; utilizzo di camici monouso o lavaggio giornaliero degli indumenti ad alta temperatura con prodotti igienizzanti; accurata detersione dei lettini con ipoclorito di sodio-candeggina o alcool denaturato, ed arieggiamento della cabina dopo ogni trattamento.

 




Un protocollo per la riapertura delle Scuole dalla task force coordinata dal PoliTo

Numeri ridotti di alunni in ciascuna classe, alternanza di didattica in presenza e a distanza, potenziamento della teledidattica intesa come opportunità formativa.

Sono alcune delle principali misure suggerite dal Rapporto “Scuole aperte, Società protetta” pubblicato questa mattina dal gruppo di lavoro coordinato dal Politecnico di Torino nell’ambito del progetto “Imprese aperte, lavoratori protetti”, che ha fornito le prime indicazioni per una ripresa di servizi e attività produttive nella Fase 2 e che si sta ora arricchendo di approfondimenti tematici sui diversi settori della società per i quali dovranno essere scritte nuove regole nei prossimi mesi.

Il Rapporto è stato redatto con il contributo di Città di Torino, Città Metropolitana, Regione Piemonte, Ufficio Scolastico Regionale, Ordine degli Ingegneri e di numerose associazioni e istituzioni che operano nel settore dell’educazione e della scuola.

 

“La scuola e i servizi educativi per la prima infanzia sono altrettanto cruciali delle attività produttive per la ripresa del Paese e il sistema educativo risponde a problemi di conciliazione famiglia-lavoro per i genitori, ma soprattutto ai diritti costituzionali dei bambini e ragazzi a ricevere un’istruzione e ad avere accesso alle risorse per il pieno sviluppo delle proprie capacità”, commenta il Rettore Guido Saracco, che prosegue: “Esigenze e diritti che sono stati, forse inevitabilmente, compressi in queste settimane con conseguenze negative che hanno allargato le disuguaglianze sociali tra bambini”.

 

Il tema della riapertura delle scuole è, quindi, tanto complesso quanto importante da affrontare, anche per i numeri di soggetti che coinvolge: la scuola statale italiana conta oltre 8 milioni di studenti e 1,2 milioni di operatori, a cui si aggiungono i dati relativi alle scuole paritarie (circa 950.000 studenti e 200.000 docenti) e dei centri di formazione professionali (con un bacino di oltre 140.000 studenti e 20.000 formatori).  A queste cifre si sommano quelle proprie di Nidi e Scuole dell’Infanzia.

 

Il Rapporto prende dunque in considerazione queste dimensioni, oltre ad affrontare sotto il profilo tecnico-scientifico la prevenzione e mitigazione del rischio di trasmissione del contagio da SARS-CoV-2 nell’ambito del sistema scolastico dell’obbligo ma anche nel sistema educativo per la fascia 0-6 anni, che ormai fa parte a pieno titolo del sistema istruzione anche a livello normativo.

 

I 23 estensori del documento partono dai principi del rapporto “Imprese aperte, lavoratori protetti” per approfondire il tema del rientro in aula. L’analisi prende avvio dalla definizione della possibilità di applicazione dei principi di distanziamento sociale, igiene personale e degli ambienti e utilizzo dei dispositivi di protezione nei contesti scolastici. Ne consegue una prima indicazione, quella della necessità di ridurre la numerosità delle classi, a partire dai nidi e fino ad arrivare alle scuole superiori. Anche i layout delle aule e degli spazi comuni dovranno cambiare, per garantire percorsi unidirezionali e il distanziamento necessario a limitare il contagio.

 

Punto fondamentale, la necessità di prevedere turnazioni nelle classi, a partire dalla scuola primaria, per assicurare numeri contenuti in aula, mentre un’altra parte di alunni segue le lezioni da casa, ma garantendo comunque a tutti i bambini e i ragazzi la possibilità di vivere anche l’esperienza della scuola in presenza. La letteratura internazionale è infatti unanime nel sottolineare l’importanza per tutti i bambini, ma soprattutto per i più svantaggiati economicamente e socialmente, o con qualche disabilità, di esperienze educative extra familiari precoci.

 

Anche nelle fasi 2 e 3 sarà comunque importante la didattica online, integrata con quella in presenza e garantita per tutti grazie ad investimenti in tablet e pc per tutti. Si propone nel Rapporto di potenziare anche la figura dell’animatore digitale, che può svolgere il ruolo fondamentale nel supporto tecnico a docenti e famiglie sull’uso di piattaforme e device.

 

Per tornare alla presenza in aula il Rapporto definisce come “necessaria la definizione di un Protocollo nazionale, analogo a quelli redatti per la ripartenza delle attività produttive, che dovrà trovare concretezza, declinazione specifica ed operatività nelle singole diverse realtà scolastiche, attraverso la stipula di “Protocolli di sicurezza anti-contagio” ad hoc per le istituzioni scolastiche e formative e per i servizi educativi”. Proprio in questa direzione, il gruppo di lavoro coordinato dal Politecnico è in contatto con la task force del Ministero dell’Istruzione coordinata da Patrizio Bianchi e nelle prossime settimane potrà contribuire alla definizione delle linee guida nazionali che si avvarrà dell’esperienza che verrà maturata con un piano di analisi di dettaglio di alcuni istituti scolastici, scuole dell’infanzia e asili nido selezionati dagli organismi competenti cittadini e regionali come beta-tester.

 

 




Actis (CNA Piemonte): “Boccata d’ossigeno per le imprese maggiormente colpite dal lockdown”

Sono settimane che lavoriamo in pieno accordo e in piena sinergia per arrivare a una misura di questo genere. Quindi un profondo e sincero grazie alla Regione Piemonte, alla sua giunta ma in particolar modo al presidente Alberto Cirio e all’assessore Andrea Tronzano, afferma il presidente di CNA Piemonte Fabrizio Actis.

 

Il presidente questa mattina, sabato 2 maggio, ha preso parte alla firma congiunta con la Giunta Regionale del Provvedimento che lancia la Fase 2 del Riparti Piemonte. La misura prevede un bonus a fondo perduto di 2500 euro per ristoranti e agriturismi, gelaterie e pasticcerie, catering, bar, estetica e saloni di bellezze, parrucchieri, sale da ballo e discoteche; 2000 euro per ristorazione da asporto, spa; 1000 euro per taxi e auto a noleggio con conducente.

 

“Siamo stati pignoli in questo periodo, ma ci sembrava opportuno arrivare in modo compiuto a un sistema che vedesse coinvolte la filiera di tutte le imprese che per prime sono state coinvolte da tutte le misure di restrizione.
Vedete questo è un intervento che noi reputiamo molto importante da parte della Regione per due motivi. Il primo motivo perché dà una boccata d’ossigeno a tutte le imprese che sono state penalizzate da questo lungo lockdown. La Regione sta dimostrando che effettivamente queste imprese hanno patito molto ed è giusto che venga riconosciuto.

Ma d’altro canto io vedo questo provvedimento anche come un segnale forte che la Regione Piemonte lancia al Governo centrale affinché il governo centrale possa prendere esempio e replicarlo, perché questo per noi è fortemente auspicabile.
Il Piemonte non ha voglia e non ha bisogno di vivere di sussistenza, ma i nostri imprenditori chiedono di tornare al lavoro il prima possibile. Questo ci chiedono le nostre imprese. Vogliamo ripartire in sicurezza.

Per questo è fondamentale che ci siano dei protocolli di sicurezza ma che siano regole attuabili dalle imprese. Io da parecchio tempo dico che occorre avere un protocollo solo uno e unico su tutto il territorio nazionale che non faccia discriminazioni per le aziende che lavorano a cavallo delle regioni e di conseguenza poi si venderebbero con regole diverse da applicare da una regione all’altra.

 

Ma soprattutto poche regole. Perché più balzelli mettiamo, più per gli imprenditori ci saranno possibilità di incorrere in sanzioni non solo civili ma anche penali.

 

Occorre scongiurare la chiusura di migliaia e migliaia di imprese  piccole, medie e micro che sono il cuore pulsante di questo nostro Paese è che l’Italia”, afferma Actis.




I° maggio, il video di Confartigianato Cuneo
 per dire:
“Il Lavoro è Dignità e Futuro”

“Il Lavoro è Dignità e Futuro”. Così si conclude il video che Confartigianato Cuneo ha lanciato in occasione del 1° maggio, Festa del Lavoro e dei Lavoratori, per raccontare la voglia di ripartenza degli imprenditori, duramente colpiti dalle problematiche conseguenti all’emergenza Corona Virus.

«Confartigianato Imprese Cuneo – spiega Luca Crosetto, presidente provinciale dell’Associazione – in questa giornata di festa vuole essere a fianco di imprenditori e lavoratori con un messaggio di speranza e di ottimismo. #PerUnaNuovaRipresa è la voce di quel Valore Artigiano, orgoglio del nostro Paese, con il quale costruire insieme un domani migliore».

Nel video, disponibile all’indirizzo cuneo.confartigianato.it/PerUnaNuovaRipresa e subito diventato virale sui canali social della Confartigianato, 23 artigiani di svariati settori e di tutta la provincia raccontano “perché” vogliono tornare a lavorare. E, con il loro lavorare, tornare a produrre ricchezza e generare occupazione sul nostro territorio.

Questi i “protagonisti” del filmato: Enrico Molineri, edile di Ceva; Enrico Frea, acconciatore di Cornegliano d’Alba; Ida Micca, acconciatrice di Cuneo; Eugenio “Poldo” Manzone, cuoco del ristorante “Il Portichetto” di Caraglio; Cinzia e Sandra Ricci e Massimo Coccalotto, del ristorante “Il Borgo” di Ormea; Bruno Cingolani del ristorante “Dulcis Vitis” di Alba; Giovanna Chionetti, pasticcera e gelataia di Villanova Mondovì; Annalisa Comino, estetista di Dogliani; Elisa Reviglio, tipografa a Racconigi; Marco Iannaccone, falegname di Bra; Paolo Campigotto, meccatronico di Bra; Bruna Besso Pianetto, sarta e stilista di Saluzzo; Luca Cirillo, fabbro di Robilante; Simona Marengo Martini, pasticcera a Clavesana; Nadir Giordano, videomaker di Peveragno; Gabriele Mainero, pasticcere a Villafalletto; Maria Teresa Rosso, estetista a Savigliano; Daniela De Conti, terzo settore sportivo a Savigliano; Riccardo Lavezzo, videomaker di Alba (contitolare, con il fratello Alberto, dell’azienda “Lavezzo Studios” che ha realizzato il filmato); Luca Vender, serigrafia e realizzazione magliette personalizzate a Fossano; Gigi Scaglia, allestimenti audio-video in eventi di Alba; Eraldo Abbate, autonoleggiatore ad Alba; Matteo Mancini, creazione e




Fazio: “Problemi nella Sanità territoriale”

Abbiamo verificato che la Sanità territoriale piemontese presenta criticità non tanto da un punto di vista normativo ma organizzativo: bisogna rivedere il rapporto tra ospedali e territorio, che non è stato, negli anni, implementato a dovere.

Il nostro è un gruppo di lavoro con funzioni propositive e consultive ma non esecutive o d’indagine”, ha spiegato il coordinatore del gruppo di lavoro per il rinnovo della Sanità territoriale Ferruccio Fazio nella riunione odierna della Commissione Sanità, presieduta da Alessandro Stecco alla presenza dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi.

Fazio ha aggiunto: “Stiamo provando a immaginare come potrà essere il sistema sanitario territoriale proponendo di rendere centrale il medico di medicina generale e di favorire l’associazionismo. Solo così si potranno ‘lasciare sul territorio’ alcune patologie non gravi e contribuire al decongestionamento dei pronto soccorso e degli ospedali, favorendo il benessere e la qualità della vita dei cittadini”.

Tra i problemi maggiori riscontrati, ha aggiunto “il tetto del 30% per le reti di medicina generale, l’assenza di un percorso chiaro per le patologie croniche e per i codici bianchi, che dovrebbero essere gestiti sul territorio e non attraverso il 118, e le distanze che, soprattutto nelle zone rurali, costituiscono un vero e proprio ostacolo al raggiungimento delle strutture di continuità assistenziale”.

Interrogato da Domenico Rossi, intervenuto per il Pd con Domenico Ravetti Daniele Valle, su come il gruppo di lavoro giudichi il Piano sulla cronicità, approvato dal Consiglio regionale allo scadere dello scorso mandato e ancora non del tutto attuato, Fazio ha replicato che “si tratta di un piano valido che va implementato”. Oltre che sulla telemedicina, ha aggiunto “un buon Piano sulla cronicità deve basarsi sulla competenza del medico di medicina generale che cura le malattie croniche sul territorio, delle infermiere di comunità e dell’associazionismo”.

Sulle possibilità per il turismo e per le strutture ricettive piemontesi nei posti di villeggiatura, richieste da Paolo Bongioanni (Fdi), Fazio ha risposto di essere “ottimista per quanto riguarda il turismo di prossimità, a patto che sia rispettato e mantenuto il distanziamento sociale”.

A Marco Grimaldi (Luv), che lo ha interrogato sulla “fase 2” dell’emergenza Coronavirus, Fazio ha risposto che “sarà necessario lavorare molto per rendere il Piemonte in grado di far fronte all’eventualità di un ritorno della pandemia con le prossime aperture o tra settembre e ottobre. A tal proposito, penso sia giusto differenziare le zone in base al grado d’incidenza del virus, al momento particolarmente incisivo soprattutto a Torino e ad Alessandria”.

Sull’attenzione al mondo della disabilità, che ha risentito particolarmente durante l’emergenza, sollecitata da Silvio Magliano (Moderati), Fazio ha risposto che “è tra le priorità in agenda un incontro con i rappresentanti delle associazioni per comprendere meglio criticità e punti cruciali da affrontare”.

Interrogato da Sarah Disabato, intervenuta per il M5s con Francesca Frediani, sui dati relativi alla somministrazione dei tamponi, Fazio ha risposto che attualmente il 75% di quelli processati è relativo alle Rsa e il 25% è concentrato soprattutto nelle grandi città, in particolare Torino e Alessandria.




UPO e Fase 2 emergenza COVID-19, le nuove disposizioni del Rettore

L’UPO ha recepito il DPCM dello scorso 26 aprile con cui il Governo ha introdotto ulteriori disposizioni e misure per il contenimento del contagio da Covid-19 e varato la cosiddetta “Fase 2”.

In questa fase è ammessa la riapertura di alcune attività; sono consentiti in misura limitata alcuni spostamenti; rimane vietata ogni forma di assembramento e sospesa l’attività didattica in presenza negli istituti di formazione di ogni ordine e grado.

L’UPO sta dotando le strutture dei dispositivi di prevenzione e di sicurezza necessari (apparecchi per la rilevazione della temperatura, mascherine, guanti, disinfettanti, ecc.) e per sanificare a fondo gli ambienti prima della riapertura. È stato inoltre identificato un gruppo di lavoro composto da personale tecnico-amministrativo che avrà il compito di predisporre le linee guida e le operazioni necessarie per la ripresa.

In base a queste premesse il rettore Gian Carlo Avanzi e il direttore generale Andrea Turolla hanno disposto che l’attività didattica prosegue a distanza, come pure gli esami (da oggi sostenibili anche in forma scritta a distanza) e le tesi di laurea, di master e di dottorato; le strutture rimarranno chiuse al pubblico fino al 24 maggio e il pubblico esterno continuerà a rivolgersi agli uffici via email o telefono o in videoconferenza.

Alcune strutture saranno riaperte per consentire l’accesso ai soli laboratori di ricerca dal 4 maggio, coerentemente con le attività di sanificazione. Chi vi accederà dovrà avere DPI idonei. Le biblioteche rimangono chiuse al pubblico, garantendo l’assistenza remota per l’accesso alle risorse elettroniche disponibili online.

L’attività amministrativa continua nella modalità di lavoro agile fino al 24 maggio. Restano invariate le aperture delle portinerie del Complesso Perrone a Novara, del DISIT ad Alessandria, del Complesso San Giuseppe a Vercelli, di Ipazia e di Palazzo Bellini a Novara; a queste strutture si aggiunge il DSF a Novara con orario 9.00 – 17.00.
In questo periodo l’UPO provvederà a informare e a formare il proprio Personale sul comportamento igienico-sanitario nei luoghi di lavoro.




La Piccola Industria organizza un ciclo di webinar di formazione finanziaria per le aziende

L’attuale emergenza sanitaria e la recessione economica hanno colpito improvvisamente le imprese, generando una violenta crisi di liquidità, abbattendo la domanda e stravolgendo le strutture aziendali.

La Piccola Industria dell’Unione Industriale di Torino è da tempo impegnata nel fornire alle PMI un supporto concreto, con l’obiettivo di aiutarle a mantenere una struttura patrimoniale ed economica sana, fondamentali per adempiere alle prescrizioni previste dal nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza.

Per rispondere alle necessità imposte alle imprese dall’emergenza sanitaria, economica e sociale in atto, la Piccola Industria, in collaborazione con Skillab e con l’Ordine dei Dottori Commercialisti, ha deciso di dare un seguito al ciclo di formazione finanziaria inaugurato nel 2018, adattandolo alle attuali esigenze di liquidità e focalizzandolo sugli strumenti a disposizione delle aziende.

Giovanni Fracasso, Presidente della Piccola Industria dell’Unione Industriale di Torino ha dichiarato: “La nostra Associazione e soprattutto la rappresentanza delle PMI è volta da sempre al supporto delle nostre Imprese sul territorio attraverso azioni proattive e concrete. In momenti come questi, diventa fondamentale pensare all’oggi e quindi a traghettare le PMI al di là della crisi, ma senza perdere la prospettiva del domani, e quindi fornendo agli imprenditori una visione e gli elementi per indirizzarsi verso un futuro. Futuro che, qualsiasi sarà, non potrà prescindere per le nostre imprese dai fondamentali finanziari ed economici”.

Filippo Sertorio, Vice Presidente Piccola Industria dell’Unione Industriale di Torino con delega al Credito e alla Finanza, ha aggiunto: “Le nostre aziende hanno bisogno più che mai di un aiuto pratico e concreto per affrontare la crisi e per gestire al meglio questa fase storica. In questo momento riteniamo strategico, imprescindibile e oserei dire vitale fornire degli elementi formativi in più sia in ambito finanziario che di controllo e gestione poiché, oltre a segnare tutti noi da un punto di vista umano, sociale ed economico, è occorsa in un momento di transizione legislativo estremamente rilevante.

Non possiamo infatti dimenticarci come il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza prevede nuovi adempimenti ed adeguati assetti che, per quanto i termini siano stati prorogati al 2021, dovranno essere rispettati e adeguatamente programmati. È con questo spirito che abbiamo strutturato un percorso frutto della stretta collaborazione con l’Ordine dei Dottori Commercialisti che sono partner importanti affinché il nostro tessuto economico reagisca nel migliore dei modi e si appresti a superare questo difficile periodo”.

“La crisi – ha commentato Luca Asvisio, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Torino Ivrea e Pinerolo – ha confermato, ancora una volta, l’importanza dell’interlocuzione tra banche, imprese e professionisti, da tempo uniti in un triangolo virtuoso, volto al costante sviluppo della competenza.

Le domande che in questi giorni gli imprenditori sottopongono ai propri commercialisti per districarsi nella burocrazia che la norma richiede per accedere ai finanziamenti garantiti dallo Stato e che vede le banche sottoposte ad un superlavoro, ci pone nella condizione di porci quali ausiliari dell’impresa nella gestione delle sue necessità, riconoscendoci – di fatto – un ruolo che non sempre la norma ci attribuisce in termini di esclusive, nonostante la formazione cui siamo sottoposti e la deontologia cui siamo tenuti rappresenti una garanzia posta a favore della collettività”

Paolo Vernero, Vice Presidente della Fondazione Picatti – Milanese dell’Odcec di Torino e referente del Gruppo di Studio sul sistema dei controlli in azienda e 231, ha concluso che: “Pur in presenza di un rinvio a settembre 2021 del Codice della Crisi, mai come in questi frangenti di grande incertezza è quanto mai utile procedere al rafforzamento delle best practice aziendali ed alla implementazione dei sistemi di controllo di gestione, finalizzati a gestire ed eventualmente mitigare i rischi economico-finanziari che l’impatto del Covid-19 comporta. L’investimento per migliorare la gestione dei rischi, il sistema dei controlli e l’informativa finanziaria rappresenta una opportunità. In questo contesto noi commercialisti siamo al fianco delle aziende insieme alle associazioni di categoria”.

È stato dunque pianificato un percorso di 8 webinar – realizzati con il co-finanziamento della Camera di Commercio e dell’Unione Industriale di Torino – dedicati agli strumenti di supporto finanziario e agli incentivi per l’anno 2020, al rapporto con gli istituti di credito, alla pianificazione finanziaria e al rafforzamento patrimoniale, oltre che alle novità normative in tema di crisi d’impresa e insolvenza.

Il primo appuntamento è per mercoledì 6 maggio, alle ore 11, con il webinar dal titolo: “Tutta la liquidità per le PMI: agevolazioni e strumenti per l’emergenza Covid-19”.

Interverranno Giancarlo Somà, responsabile Ufficio Economico Unione Industriale Torino; Fabio Francescatti, responsabile Ufficio Tributario Unione Industriale Torino e Fabrizio Gramaglia, Responsabile Agevolazioni e Strumenti Finanziari Finpiemonte

La partecipazione è gratuita ed è possibile registrarsi inviando una mail a piccola@ui.torino.it




Cimo Piemonte: per la fase 2 puntare su teleconsulto e telemedicina

Ancora una volta constatiamo la mancanza da parte della Regione di una strategia chiara ed efficace nel breve e nel medio-lungo periodo per fronteggiare la crisi sanitaria.

Medici e Infermieri continuano a essere esposti a un alto rischio di contagio, perché i test sierologici e i tamponi non vengono fatti a tappeto, e soprattutto a oggi continuano a essere esclusi gli asintomatici, il veicolo più facile per la diffusione del Covid-19.

A questo si aggiunge una totale confusione da parte dei vertici regionali sulle strategie da adottare per la Fase 2: non dimentichiamoci che non esiste solo il coronavirus, tanti cittadini con patologie croniche ma non urgenti in questo momento sono isolati a casa senza un’adeguata assistenza medica.

Ieri ci aspettavamo delle risposte da chi si è presentato al posto dell’Assessore Icardi, ma non sono arrivate. Così come siamo rimasti sconcertati dalla vaghezza con cui è stato trattato il tema del contributo economico stanziato dal Governo per il personale sanitario. I 18,4 milioni di euro destinati al Piemonte, a distanza di un mese dal provvedimento, continuano ad essere fermi in Regione”. A dichiararlo è Sebastiano CavalliSegretario di Cimo Piemonte, il sindacato dei medici.

 

«Riteniamo – prosegue il dottor Cavalli di Cimo – che per affrontare al meglio la Fase 2 serva anzitutto lavorare in modo unitario. La gestione dell’emergenza nella nostra Regione ha mostrato grandi limiti, causati soprattutto da una mancanza di visione preventiva. Per non commettere gli stessi errori, proponiamo un’azione veramente incisiva in termini di test sierologici, tamponi e disponibilità ampia di DPI, ma non basta. Serve puntare sul teleconsulto e la telemedicina: le tecnologie aiuteranno medici e pazienti. Chiediamo concretezza e azioni veloci da parte delle Istituzioni sul breve termine e un reale cambio di passo sulle politiche sanitarie regionali da qui ai prossimi tre anni».  

 




Cassa integrazione: decuplicati i funzionari per le istruttorie

La Regione ha decuplicato il personale dedicato alle istruttorie sugli ammortizzatori sociali con particolare attenzione alla Cassa integrazione, passato da 5 a 50 persone e altre sono in fase di formazione. A spiegarlo è stata l’assessore al Lavoro, Istruzione e Formazione professionale, Elena Chiorino, durante la terza Commissione, presieduta da Claudio Leone.

“Rispetto ad altre regioni che hanno deciso di effettuare un invio massivo di istruttorie per la cassa integrazione in deroga la Regione Piemonte, che riceve in media 2mila domande al giorno, ha deciso di procedere a un’istruttoria più dettagliata, con la verifica di tutti i campi e i dati inseriti”, precisa l’assessore.

“Ciò ovviamente allunga i tempi di analisi, ma permette di avere maggiori certezze circa l’accettazione dell’istruttoria da parte dell’Inps ed evita che al lavoratore venga chiesta la restituzione di somme qualora l’Inps decida una revisione del procedimento”.

Per quanto riguarda il capitolo della formazione professionale, Chiorino ha affermato che “la Regione Piemonte ha mantenuto un dialogo costante con le agenzie formative; ha anche allargato il più possibile le maglie per facilitare l’attività di formazione a distanza, attraverso la determina 127 del 3 aprile.

Fra una decina di giorni definiremo una nuova determina con lo scopo di garantire la formazione anche in vista della riapertura delle attività”. A livello nazionale è stata inoltre annunciata una deroga al monte ore iniziale previsto per la formazione a causa di forza maggiore: questo consentirebbe il riconoscimento della spesa collegata per le agenzie formative.

Per gli esami di fine anno sarà necessario un coordinamento fra regioni e a livello nazionale, ma Chiorino auspica un’effettuazione degli esami in presenza, nel rispetto delle condizioni di sicurezza per la salute, così come la possibilità di svolgere tirocini extracurriculari. L’assessore ha poi dichiarato che come Conferenza delle Regioni verrà fatta richiesta di inserire la formazione professionale come emendamento al decreto Cura Italia o in prossimi decreti, perché desta preoccupazione la tenuta del sistema nel medio periodo.

Su richiesta dei consiglieri Maurizio Marello e Domenico Rossi (Pd), Chiorino ha poi spiegato che il ministro per la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, ha chiesto alle Regioni una riprogrammazione dei fondi Por, chiedendo al Piemonte più dei 20 milioni proposti, anche se al momento non sono stati sottratti fondi del “Riparti Piemonte” alla formazione professionale.

Alla domanda della consigliera Francesca Frediani (M5s) circa la possibilità di fornire dispositivi informativi a chi non ne è in possesso per facilitare la formazione a distanza, l’assessore ha precisato che attualmente c’è un problema di risorse a disposizione e che quando ci sarà certezza sui numeri si potrà fare una programmazione.

Scarpe&Scarpe verso il piano di risanamento

Sono stati forniti alcuni aggiornamenti sulla situazione dell’azienda Scarpe&Scarpe, che conta in Italia 1.800 dipendenti di cui 427 in Piemonte, dove si trova anche la sede legale. La società, che presentava già problemi di liquidità prima dell’emergenza sanitaria, ha presentato il 4 aprile istanza di concordato preventivo e i dipendenti beneficiano attualmente della cassa in deroga per l’emergenza Covid.

Dopo un incontro con i sindacati e con l’ipotesi di riapertura, almeno parziale, dei negozi l’azienda ha espresso l’impegno di pagare gli arretrati. Attualmente non è ancora stato richiesto un tavolo regionale, ma decisivo sarà il prossimo incontro al Mise il 12 giugno quando dovranno essere presentate le linee guida del piano di risanamento aziendale.

La Commissione ha infine espresso parere favorevole a maggioranza sulla proposta di atto deliberativo della Giunta in riferimento all’articolo 9 della legge regionale 9/2015 “Programma regionale di intervento a sostegno dei costi per la difesa del bestiame e il risarcimento dei danni causati dalle predazioni da canidi sui pascoli piemontesi”, presentato dall’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa.

Sono pervenute osservazioni da parte dei consiglieri Angelo Dago (Lega) e Carlo Riva Vercellotti (Fi) circa la difficoltà da parte degli allevatori a istruire la domanda di partecipazione al bando per due ordini di motivi: la necessità di disporre di cani certificati – che hanno costi onerosi – e la difficoltà di ottenere la visita del veterinario dell’Asl per certificare la predazione qualora questa avvenga in alpeggi e luoghi isolati.

A fronte di queste criticità e di quelle evidenziate dalla consigliera Sarah Disabato (M5s) in merito ai ritardi nell’ottenimento dei risarcimenti, l’assessore ha assicurato l’impegno a superarle, favorendo la sburocratizzazione dell’iter dell’istruttoria e ricordando che sono previsti finanziamenti a disposizione delle aziende per l’acquisto dei cani certificati.

 

 




Confagricoltura Piemonte: dignità del lavoro per un’agricoltura etica  

Il Coronavirus non ferma le attività agricole. Tra poco meno di un mese inizierà la raccolta dei piccoli frutti. A seguire sarà la volta delle ciliegie, per passare poi alle albicocche e alle prime pesche.

In Piemonte, con il mese di giugno – spiega Confagricoltura – la campagna di raccolta della frutta entra nel vivo, coinvolgendo migliaia di lavoratori, fino allo scorso anno provenienti in gran parte dall’estero.

Il numero di operai agricoli in Piemonte, in totale, è passato dai 31.008 del 2008 ai 40.936 del 2017. Per quanto riguarda la cittadinanza degli operai agricoli, soltanto il 65,62% è italiana. I cittadini extracomunitari occupati a tempo determinato in agricoltura in Piemonte nel 2017, secondo i dati dell’Inps, sono stati 14.154 (per un totale di 1.030.931 giornate di lavoro). Per quanto l’ambito di occupazione, 11.260 sono stati occupati complessivamente in orticoltura, frutticoltura e viticoltura.

Quest’anno avremo maggiori problemi a trovare manodopera disponibile per le nostre campagne – chiarisce Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonteanche per le disposizioni in materia di distanziamento sociale. In questo contesto di sentiamo impegnati ancor di più a intensificare gli sforzi per contrastare il lavoro irregolare, per trovare soluzioni di accoglienza dignitose e, in generale, per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori stranieri”.

Confagricoltura Piemonte ricorda che a novembre dell’anno scorso aveva presentato agli assessori regionali Protopapa (Agricoltura), Icardi (Sanità) e Caucino (Politiche sociali) un progetto denominato Agricoltura Etica.

In queste settimane a Saluzzo, per iniziativa degli enti locali del territorio, si sta sviluppando un’iniziativa che va nel solco della proposta di Confagricoltura. Il progetto prevede la locazione, in convenzione e con il contributo pubblico, di moduli abitativi da destinare ai lavoratori stranieri senza altra possibilità di alloggio nell’impresa agricola in cui sono assunti.

Ci piacerebbe che l’iniziativa si potesse sviluppare accogliendo la seconda fase del progetto che avevamo proposto alla Regione – dichiara il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccarodefinendo insieme una serie di buone pratiche volontarie che possano consentire alle imprese che le adotteranno di fregiarsi di un marchio di qualità, promuovendo le produzioni frutticole ottenute. Nella definizione del progetto – conclude Zuccaro – oltre agli attuali attori intendiamo coinvolgere le organizzazioni sindacali dei lavoratori e gli enti bilaterali agricoli, per rafforzare la promozione del rispetto della persona e della diffusione della cultura legalità e della sicurezza”.

In Piemonte – ricorda Confagricoltura – le aziende frutticole sono circa 8.000 per una superficie coltivata di circa 18.500 ettari. Il comparto genera un fatturato di oltre 500 milioni di euro su un totale nazionale di 4 miliardi. La maggior parte della frutticoltura (60%) si concentra nel Cuneese, seguita dal Torinese col 25%, dal Vercellese con il 10% e dalle restanti province con il 5%.