Confindustria Torino: II° edizione dell’indagine sugli effetti della pandemia sulle imprese piemontesi

L’indagine fotografa un Piemonte che s’impegna e che sta cercando di affrontare questa emergenza senza precedenti utilizzando forme di lavoro inedite, come lo smart working, che porteranno positive opportunità nel futuro. Ma la resistenza delle aziende non può essere infinita.

I risultati dell’indagine sono chiari: senza la liquidità in tanti non riusciranno a ripartire. Se le priorità sono la salute e la sicurezza di tutti, dobbiamo essere consapevoli che più si protrae la chiusura delle aziende, più aumenta il rischio della loro non riapertura e della conseguente perdita di migliaia posti di lavoro.

Bisogna ora pensare ad una fase 2 che garantisca un accesso immediato al credito e ne snellisca le procedure permettendo a tutti di ripartire e lavorare in completa sicurezza” dichiara Dario Gallina, Presidente dell’Unione Industriale di Torino, commentando i dati della seconda indagine di Confindustria sugli effetti della pandemia del Covid-19 sulle imprese italiane.

Tale indagine è stata effettuata a livello nazionale da Confindustria, e ha visto la partecipazione di 506 aziende piemontesi, il cui 95% ha dichiarato di aver subito l’impatto negativo del Coronavirus.

In seguito all’emanazione dei DPCM del 22 e del 25 marzo 2020, risulta che in Piemonte quasi un’azienda su due ha dovuto interrompere in toto la propria attività (40%), mentre il 33,2% l’ha chiusa parzialmente. Tale interruzioni hanno determinato un danno che il 22% del campione regionale ritiene “gestibile” mentre per oltre il 67% è considerato “severo” o “significativo”. Solo il 2% ha considerato l’impatto da Covid “trascurabile”.

In media, rispetto alla normalità (marzo 2019), si è assistito ad un calo, su scala regionale, del 33,8% del fatturato e del 33,1% delle ore lavorate. Rispetto ai due parametri, il Piemonte ha scontato un calo leggermente sopra la media italiana.

Lo smart working è stato diffusamente impiegato ove il 28% dei dipendenti totali delle aziende intervistate svolge attualmente il proprio lavoro da casa. Il 44,4% del campione risulta inattivo, mentre quasi per l’84% dei dipendenti si ricorre ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.).

Infine è stato chiesto agli imprenditori quali provvedimenti governativi fossero più efficaci per mitigare gli effetti negativi di questa emergenza sanitaria: l’esigenza comune segnalata è la necessità di liquidità attraverso finanziamenti a condizioni agevolate per riavviare le attività produttive.

L’indagine è stata avviata on line e vi hanno partecipato oltre 4000 aziende, di cui 505 imprese piemontesi: un campione ridotto che non può considerarsi statisticamente rappresentativo della totalità delle imprese del Piemonte ma che, tuttavia, è altamente indicativo dell’impatto che il COVID e i provvedimenti governativi hanno avuto sul tessuto imprenditoriale regionale.

 




L’impatto del Politecnico di Torino su città e comunità sostenibili ai primi posti delle classifiche internazionali

Ottimi risultati per il Politecnico di Torino nel THE Impact Ranking, la classifica mondiale delle università che valuta il loro impatto economico e sociale, in base ai Sustainable Development Goals dell’ONU (SDGs nell’acronimo inglese), approvati nel 2015 dalle Nazioni Unite.

L’Ateneo si posiziona nel quartile più elevato sia per il SDG – Sustainable Developing Goal 11 – Sustainable Cities and Communities sia per il SDG 13 – Climate Action, in cui si è presentato per la prima volta.

Un balzo in avanti importante nella classifica mondiale per il SDG 11 – Sustainable Cities and Communities: il Politecnico raggiunge la 17° posizione al mondo su 470 università partecipanti – lo scorso anno si era posizionato al 29° posto su oltre 290 università – a testimonianza del forte impegno che il Politecnico svolge sul territorio come attore fondamentale nella trasformazione urbana e nella valorizzazione del patrimonio culturale, nella creazione della cultura e nello stimolo allo sviluppo di una comunità inclusiva e attenta alle tematiche di sostenibilità.

Per quanto riguarda il SDG 13 – Climate Action, per il quale si tratta della prima partecipazione dell’Ateneo alla classifica, il Politecnico si è posizionato all’ 88° posto al mondo su oltre 375 università partecipanti. Anche in questo caso confermando l’impegno che l’Ateneo ha intrapreso ormai da anni per sostenere le azioni di contrasto al cambiamento climatico, non solo con la ricerca, ma anche con le linee guida interne e le azioni concrete nei Campus che porteranno nei prossimi mesi alla impostazione operativa del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima del Politecnico di Torino proposto dal Green Team.

Il ranking, giunto alla sua seconda edizione, è stato pubblicato oggi da Times Higher Education, il periodico londinese che ogni anno stila classifiche internazionali su università e istituti di istruzione superiore.

La Prorettrice, coordinatrice del Green Team di Ateneo e Presidente della RUS nazionale – Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile, Patrizia Lombardi, che ha seguito in particolare la tematica, commenta:

“Questi risultati confermano l’impegno che l’Ateneo ha profuso in tutti questi anni nel campo dello sviluppo urbano sostenibile, della valorizzazione della ricerca scientifica e della condivisione della conoscenza, sottolineandone il ruolo sociale.

Il percorso che l’Ateneo ha avviato per accrescere una visione sostenibile del territorio, sia all’interno del campus sia favorendo la creazione di azioni sinergiche con gli enti locali è stato premiato dall’ottimo posizionamento raggiunto in questo ranking, che ci aiuta a documentare e valorizzare il nostro impegno sui temi delle città sempre più inclusive, sicure, e sostenibili e sulle nostre iniziative volte a minimizzare l’impatto ambientale, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento della nostra comunità nei confronti della crisi climatica.”




Confindustria Piemonte: un sondaggio sull’impatto della pandemia

In attesa dell’auspicata ripartenza prevista dal prossimo 4 maggio, arrivano i risultati della seconda indagine di Confindustria sugli effetti della pandemia da Covid-19 per le imprese italiane, avviata con l’obiettivo di comprendere quale sia stato l’impatto dei provvedimenti – i due DPCM del 22 e 25 marzo che hanno determinato il lockdown di molte attività produttive – e le problematiche che ne sono seguite.

All’indagine, un questionario online nel periodo dal 4 al 14 aprile, hanno partecipato 4.420 imprese (quasi 6.000 quelle che avevano risposto alla prima, svoltasi a fine febbraio), 506 per il Piemonte, 63% del comparto manifatturiero, 37% dei servizi, per larga parte (76%) di piccola o media dimensione.

In linea generale, in riferimento al mese di marzo 2020, per oltre il 67% delle imprese della nostra regione la diffusione del Covid-19 ha avuto un impatto molto rilevante, per cui gli obbiettivi per l’anno in corso non risultano più raggiungibili oppure si è resa necessaria una riorganizzazione del piano aziendale. A seguito dei provvedimenti del governo, solo il 27% delle circa 500 aziende coinvolte è rimasta totalmente aperta, l’84% sta facendo ricorso alla CIG, l’80% allo smart working.

Per quanti tuttora in attività, i problemi maggiori si riscontrano nell’approvvigionamento del materiale sanitario (60% circa delle aziende totalmente o parzialmente aperte), mentre il 34% ha avuto difficoltà per la mancata ricezione delle forniture da altre imprese.

Tentando di guardare al futuro, è stato chiesto infine agli imprenditori quali fossero le strategie che metterebbero in atto per superare la crisi: quasi il 90% di essi non vede altre soluzioni che attendere il ritorno alla normalità e circa la metà ritiene utile ricalibrare il paniere dei prodotti venduti. Meno efficaci o percorribili altre scelte, quali cambiare i paesi di destinazione dell’export o aumentare le vendite tramite l’e-commerce.

Questa seconda indagine non fa che confermare i timori per il nostro sistema industriale, che sta perdendo 10 miliardi al mese – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli – e rende sempre più urgente una ripresa, regolamentata e graduale, delle attività in Piemonte, così come sul territorio nazionale. Tutti noi abbiamo ormai sviluppato una piena consapevolezza dei rischi e dei comportamenti più corretti, ma rimane utile ribadire ancora una volta che la condizione essenziale per la riapertura è il rispetto rigoroso e totale degli standard di sicurezza. Potranno riprendere solo quelle aziende che in questo periodo hanno avuto modo di predisporre tutte le misure necessarie a garantire la salute dei lavoratori. Con la piena applicazione dei protocolli, lavorare in azienda sarà più sicuro che andare al supermercato”.




Si rafforza la collaborazione tra il Politecnico e l’Inail Piemonte

È stato firmato questa mattina il protocollo tra il Politecnico di Torino e la Direzione regionale Inail Piemonte la cui sigla, prevista per i primi di marzo, era stata rinviata per l’emergenza Coronavirus.

Nel frattempo, le parti hanno continuato a collaborare con altri autorevoli partner al Progetto guidato dal Politecnico “Imprese aperte, lavoratori protetti”, per consentire un rientro controllato ma pronto sui luoghi di lavoro e di aggregazione sociale per la fase 2 post lockdown da COVID.

Con la firma del documento le parti non solo consolidano la collaborazione già avviata ma sanciscono anche il loro impegno a realizzare insieme nuove attività per sviluppare ulteriormente, in un’ottica innovativa, progetti di prevenzione.

Il protocollo consiste in un accordo-quadro di durata triennale e prevede che Politecnico e Inail Piemonte, individuati gli ambiti di intervento, stipulino specifiche convenzioni (accordi attuativi) attraverso cui avviare progetti mirati per realizzare buone pratiche e soluzioni tecnologiche, scambiare informazioni, condividere prodotti informativi, avendo cura di divulgare i risultati di queste attività attraverso conferenze, seminari e workshop diretti a studenti, professionisti, aziende e operatori di settore.

Apposite iniziative potranno essere dedicate a migliorare la conoscenza dei rischi nello svolgimento delle attività lavorative, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese.

Uno dei punti più qualificanti dell’accordo quadro riguarda infine l’attenzione dedicata alla crescita tecnico-professionale del personale e all’attività formativa e informativa degli studenti del Politecnico, per la diffusione tra gli allievi dell’Ateneo delle conoscenze e delle logiche sottese alle tutele lavorative e della cultura della prevenzione, anche attraverso l’elaborazione di tesi di laurea, l’organizzazione di visite e stage didattici e/o lo svolgimento di esercitazioni. All’attività formativa universitaria potrà inoltre affiancarsi quella post-universitaria con l’attivazione di corsi di Dottorato di ricerca e di Master universitari.

Il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco commenta: “In un momento nel quale la sicurezza degli ambienti di lavoro assume dimensioni nuove e del tutto inattese, riteniamo che solo una stretta collaborazione tra tutti i soggetti in campo, a partire dai lavoratori e arrivando ai datori di lavoro, ai responsabili della sicurezza, ai soggetti cui compete la prevenzione e la vigilanza e a quelli che si occupano della ricerca, possa rendere fabbriche e uffici realmente protetti.

Grazie all’accordo con Inail Piemonte, con cui la collaborazione è già attiva da anni in numerosi settori, potremo garantire un ulteriore supporto alle imprese, in rapporto a un mondo del lavoro che sta evolvendo velocemente nelle professionalità richieste, nei modi di esprimerle e nelle problematiche di sicurezza sottese”.

Aggiunge il Direttore regionale Inail, Giovanni Asaro “In questi ultimi venti anni all’Inail sono stati attribuiti nuovi compiti che hanno consentito l’evoluzione del ruolo dell’Istituto da soggetto erogatore di prestazioni assicurative a soggetto attivo di protezione sociale, per tutelare i lavoratori non solo dopo il verificarsi di infortuni e malattie professionali, ma anche e soprattutto a partire dalla prevenzione di questi ultimi. Essenziale in quest’ottica è la diffusione capillare di una buona informazione e formazione, le sole che possono consentire, ora più che mai, di lavorare in sicurezza.

Per questa ragione – prosegue Asaro – l’Istituto ha sempre ritenuto fondamentale l’attivazione di accordi di collaborazione in ambito territoriale con gli Atenei, tra cui il Politecnico di Torino, eccellenza accademica di livello internazionale e polo di conoscenze tecniche di altissimo livello. Con la firma di questo protocollo potremo unire gli ambiti delle rispettive competenze ed esperienze per contribuire alla diffusione della cultura della prevenzione, con iniziative e soluzioni progettuali innovative, utili sia alle aziende che ai lavoratori, e alla disseminazione delle tematiche relative alla sicurezza nei luoghi di lavoro, anche attraverso la progettazione condivisa di attività formative di livello sia universitario, rivolte agli studenti del Politecnico, che post universitario, ad esempio attraverso corsi di Dottorato di ricerca e di Master”.

 

 

 

 




Coronavirus, CNVV: primo impatto drammatico sull’industria novarese e vercellese

È drammatico il primo impatto del Coronavirus sull’industria novarese e vercellese. Secondo le previsioni congiunturali di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per il trimestre aprile-giugno 2020 (elaborate in forma sintetica da Confindustria Piemonte e disponibili sul sito ) il saldo tra la percentuale degli imprenditori che, rispetto al trimestre precedente, si dichiarano ottimisti e quella di coloro che sono pessimisti sull’incremento della produzione subisce la riduzione più forte dell’ultimo decennio: nel territorio novarese da 9,5 a -26,8 punti, in quello vercellese da -11,1 a -29,3 punti, mentre la media regionale passa da -0,5 a -29,1 punti.

In picchiata risultano anche i saldi ottimisti/pessimisti riferiti alle attese di nuovi ordini: da 8,7 a -30,1 punti per Novara, da -9,1 a -38 punti per Vercelli, a fronte di una media piemontese che passa da -0,5 a -33,8 punti. Fortemente negative anche le attese di ordini esteri, il cui saldo ottimisti/pessimisti crolla da 3,8 a -18,6 punti nel Novarese e da -7,3 a -26,9 punti in provincia di Vercelli, mentre in Piemonte cala da -1,7 a -25 punti.

«La situazione – commenta il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – è sempre più preoccupante e il fatto che la soluzione, quantomeno a livello di scelte politiche, non sia ancora chiara sta mettendo serie ipoteche sul futuro del tessuto economico e sociale del territorio. Le nostre aziende hanno attivato tutti i protocolli per lavorare in sicurezza e devono poter riprendere le attività “convivendo” con il virus, perché i problemi dell’economia non riguardano soltanto i suoi operatori, ma tutto il corpo sociale, che se ne deve fare carico come di un’emergenza che è ormai pari a quella sanitaria. Perdiamo clienti ogni giorno, con un calo della redditività che a fine marzo era già stimato in oltre il 25%; in queste condizioni non possiamo resistere a lungo».

Anche il mercato del lavoro ha prospettive negative, con un saldo ottimisti/pessimisti relativo alle aspettative di nuova occupazione che scende da 12,7 a -8,1 punti in provincia di Novara mentre risale lievemente, da -3 a -1,1 punti in provincia di Vercelli, con una media regionale in riduzione da 3,8 a -8,1 punti. La percentuale di imprese che già a fine marzo avevano dichiarato l’intenzione di ricorrere alla Cassa integrazione guadagni si impenna dal 4,1% al 24,8% a Novara e dal 16,5% al 22,2% a Vercelli, a fronte di un dato regionale in aumento dal’11,4% al 31,9%.

«Pur con la massima cautela nella valutazione di queste stime, che già risentono di una elevata incertezza ma che potrebbero rivelarsi anche meno gravi dei dati reali – osserva il direttore di Cnvv, Aureliano Curini – il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali sta arginando, almeno temporaneamente, l’impatto sul mercato del lavoro. Il rischio è che, una volta terminata l’emergenza, l’onda lunga della pandemia abbia forti ripercussioni anche su questo fronte, che è molto più lento nel superare le fasi di difficoltà già all’interno di un ciclo economico “normale”.

In questa fase è di fatto impossibile prevedere con quali problemi ci dovremo confrontare nei prossimi mesi e ogni ottimismo è del tutto fuori luogo».

La crisi paralizza anche gli investimenti, che vengono pianificati soltanto dal 23,8% delle aziende novaresi (rispetto al precedente 31,7%) e dal 19,6% (contro il 21,4% del trimestre precedente) di quelle vercellesi, con la media regionale in calo dal 24% al 18,6%.

A livello settoriale gli unici dati disponibili riguardano l’intero Piemonte: la metalmeccanica è uno dei comparti più colpiti dal calo della produzione (-25,5%); soffrono in particolare la metallurgia (-43,3%), l’industria elettrica (-36,0%), i macchinari e apparecchi (-25,3%) e l’automotive (-20,7%).

Negativi anche il cartario-grafico e il legno (entrambi -60%), il tessile-abbigliamento (-46,2%), la gomma-plastica (-34,1%), la chimica (-16,7%), le manifatture varie (-28,2%), l’edilizia (-29,2%) e gli impiantisti (-22,6%). Solo l’alimentare limita la contrazione al -14,6%.




Confargianato: in Piemonte 49mila imprese 150mila addetti pronti a ripartire

Riprogrammare, ripartire, riqualificare. Le imprese delle costruzioni di Torino e del territorio vanno oltre la crisi e pensano già alla riapertura dei cantieri. Ed è proprio su questa spinta che Confartigianato Edilizia Torino ha voluto porre le basi per pianificare la ripresa del comparto, che mette insieme in Piemonte 49mila imprese artigiane edili con 150mila addetti mentre a Torino e provincia se ne contano circa 24mila.

La sospensione delle attività produttive non essenziali in contrasto alla diffusione del virus, prevista dal primo DPCM del 22 marzo (e il successivo DM Mise del 25 marzo), ha riguardato anche i cantieri e l’edilizia privata.

“Si mettano subito in atto misure per garantire la sopravvivenza delle imprese artigiane edili e venga adottato un Piano di opere pubbliche e di incentivi per sostenere l’edilizia privata. Servono, con urgenza, immediate misure ad hoc per le costruzioni – afferma Stefano Vanzini, referente area edilizia di Confartigianato Torino – Il rilancio del settore dovrà svilupparsi parallelamente sul piano nazionale e su quello locale.

Nel primo caso è necessario portare al 100%, per almeno 2 anni, la detrazione per gli interventi di ristrutturazione e risparmio energetico, compresi quelli per la progettazione, l’impiantistica, l’arredamento e il “verde”, mentre nel secondo caso sono necessari fondi locali (regionali) per un piano di riqualificazione delle strutture turistico-ricettive, delle scuole, per ri-incentivare il recupero e l’ammodernamento degli immobili privati, e per l’ammodernamento delle infrastrutture pubbliche locali.

Chiediamo, inoltre al Comune di abbuonare la tariffa di occupazione del suolo pubblico per i cantieri bloccati dall’emergenza sanitaria e di non pagare l’Imu per i capannoni che in questo momento non sono produttivi. Di contro migliaia e migliaia di piccole imprese edili rischiano di chiudere definitivamente”.

Gli effetti negativi del Coronavirus, come era purtroppo prevedibile, hanno colpito duramente il comparto delle costruzioni del Piemonte e di Torino. A oggi i cantieri chiusi, pubblici e privati, interessano circa 49mila imprese artigiane che hanno lasciato a casa circa 150mila addetti.

“Per battere paura e virus – continua Vanzini – occorre estendere, almeno per i prossimi 2 anni, le agevolazioni previste per il bonus facciate a tutti gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli immobili. Questo consentirebbe ai proprietari di avere un incentivo fiscale di grande interesse per effettuare interventi che altrimenti avrebbero posticipato.”

“Inoltre il cambiamento dei comportamenti e delle abitudini post Coronavirus – conclude Vanzini – imporrà interventi che consentano di conformarsi alle nuove regole relative alle distanze sociali alla privacy per meglio garantire la salute di tutti.”

“I costruttori artigiani post lockdown – afferma Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – puntano anche sul rilancio dei lavori pubblici. La crescita del nostro territorio passa imprescindibilmente da una adeguata dotazione di infrastrutture pubbliche, per questo crediamo sia urgente reperire fondi pubblici, snellire le procedure, dotare le Amministrazioni Locali di risorse per accantierare le opere e favorire le imprese locali nella realizzazione degli interventi, tutte azioni che potrebbero sostenere l’impresa e l’occupazione e lasciare un territorio meglio infrastrutturato e dotato di tutte le utilities necessarie a renderlo fruibile sia dal punto di vista turistico sia dei servizi per i residenti”.

Per le imprese, inoltre, è fondamentale derogare alle regole sugli appalti pubblici e cercare di velocizzare le opere e quindi affidare i lavori a imprese che abbiano effettivamente la capacità di realizzarli secondo prezzi sostenibili e non con il criterio di aggiudicazione del massimo ribasso a imprese che passano solo in subappalto speculando sul lavoro dei subappaltatori.

“Ovviamente – conclude De Santis – la ripartenza dovrà essere condizionata da tutte le misure di protezione della salute dei dipendenti. Siamo stati i primi e anche adesso continiamo a sostenere come la tutela dei lavoratori non sia subordinabile ad alcun interesse economico. Siamo certi che ripresa e attività in sicurezza saranno compatibili”.




Da Ubi banca finanziamenti su misura a supporto delle PMI cuneesi

L’istituto di credito, in collaborazione con Confartigianato Fidi Cuneo SC, mette a disposizione di piccole e medie imprese misure di sostegno al tessuto economico del territorio, impattato dalle misure di contenimento della diffusione del contagio.

Cuneo, 22 aprile 2020. Nell’ambito delle misure adottate e volte a sostenere le attività colpite dall’emergenza Covid-19, UBI Banca, in collaborazione con Confartigianato Fidi Cuneo SC, ha messo a disposizione finanziamenti ad hoc finalizzati a supportare il tessuto economico e sociale del territorio.

Misure che si vanno a integrare nel quadro del programma “Rilancio Italia” con cui UBUI Banca ha deciso di fronteggiare l’emergenza destinando 10 miliardi di euro al sostegno finanziario di famiglie, imprese e Terzo settore.

Al fianco delle iniziative già messe in campo nelle scorse settimane e dell’attenzione rivolta alle aziende clienti di UBI Banca direttamente colpite dall’emergenza, vi è pertanto anche la possibilità di attivare richieste di finanziamento che vedranno il coinvolgimento di Confartigianato Fidi Cuneo godendo di priorità e spese di istruttoria a condizioni privilegiate.

“Sostenere le piccole e medie imprese nel momento del bisogno è la missione e la forza di una banca del territorio come la nostra” – afferma Andrea Perusin, Responsabile della Macro Area Territoriale Nord Ovest di UBI Banca. “Vogliamo dare il nostro supporto alle attività economiche del territorio che stanno affrontando in prima persona questa situazione di straordinaria emergenza”.

“La mission che contraddistingue il nostro Confidi è quella di essere impegnati con le imprese per supportare le necessità finanziarie, e da sempre siamo stati all’altezza di questo compito” – sottolinea Roberto Ganzinelli, Presidente di Confartigianato Fidi Cuneo.

“Ora più che mai, in questa emergenza sanitaria, ci adopereremo per essere un valido sostegno alle imprese sperando che tutte possano recuperare presto la normalità, pertanto aderiamo con entusiasmo all’iniziativa di UBI Banca che con puntualità si pone al fianco delle nostre imprese”.

I clienti del Gruppo UBI Banca potranno rivolgersi ai propri referenti di relazione per valutare l’entità della difficoltà contingente e le misure necessarie anche senza la necessità di recarsi fisicamente in filiale ma attraverso PEC e i canali online messi a disposizione dalla banca.




Cal, un sì condizionato per il Collegato alla legge di stabilità 2020

Parere favorevole a maggioranza, ma condizionato allo stralcio delle disposizioni in tema di formazione professionale e di caccia, materie su cui è stato chiesto un ulteriore confronto in sede di Osservatorio Regione – enti locali: così si è espresso oggi il Consiglio delle Autonomie locali (Cal) in assemblea plenaria, presieduta da Davide Crovella, sul Collegato alla legge di stabilità 2020, un disegno di legge che interviene su una serie di materie politicamente sensibili e di forte impatto sui territori, dalla sanità al welfare, dalla caccia alle attività estrattive, a formazione professionale, commercio e turismo.

Il relatore Emanuele Ramella, vice presidente vicario di Anci Piemonte, ha riportato il favore delle associazioni rispetto ad un provvedimento che attua una semplificazione forte in molti settori, ma che presenta numerose criticità, in particolare su temi divisivi come appunto la caccia di selezione, per la quale prevedrebbe un maggior periodo di apertura, e la formazione professionale, che si vorrebbe portare in capo alla Regione sottraendola alla competenza della Città metropolitana e delle Province e scollegandola dalla materia istruzione.

L’assessore al Bilancio Andrea Tronzano ha preso atto delle richieste di stralcio delle materie e si è impegnato a portare alla Giunta le istanze e le osservazioni pervenute.




Torino. Un tetto verde per l’Open 011 utilizzando l’acqua delle piogge

L’Open 011 – Casa della Mobilità Giovanile e dell’Intercultura-, ostello della Città di Torino, avrà un tetto verde. Per la struttura di corso Venezia 11, a pochi minuti dalla stazione di Torino Porta Susa, il Servizio Urbanizzazioni ha progettato un giardino pensile e una serra aeroponica – le piante messe a dimora nell’acqua sono alimentate da un sistema di nebulizzazione di H2O arricchita di fertilizzanti – utilizzando l’acqua delle piogge.

E’ uno degli obiettivi principali del progetto europeo City Water Circles!, di cui il Comune di Torino è partner insieme a 11 città, finanziato nell’ambito della terza call del Programma di Cooperazione Territoriale Central Europe.

L’acqua recuperata servirà alla vita del giardino e della serra creando un sistema circolare vantaggioso: nessun consumo per il lavaggio delle piante – nella serra potranno essere coltivati frutta e verdura per la struttura di accoglienza -, la terrazza potrà diventare un punto di aggregazione per gli ospiti dell’ostello che potranno godere di un ambiente fresco, i cui effetti benefici saranno percepiti dagli abitanti dell’intero isolato.

Il progetto pilota mira ad aiutare le città a riformare i sistemi di infrastrutture idriche urbane obsolete applicando un approccio di economia circolare. Il particolare il piano introduce e promuove misure di efficienza idrica, il riutilizzo di risorse locali come l’acqua piovana e grigia per scopi pubblici, domestici e industriali al fine di ridurre il consumo di acqua e alleviare la pressione sulle risorse idriche sovra sfruttate delle aree urbane. Il piano offre molti vantaggi economici – risparmi significativi in acqua ed energia – e ambientali con una minore produzione di acque reflue.

‘L’emergenza sanitaria ci stimola a cambiare il modo di immaginare le case e gli spazi in cui viviamo. Per avere un’idea del futuro si può provare a immaginare le coperture piane della città dai garage ai cortili, dalle fabbriche ai tetti delle case trasformate in un giardino pensile a portata di mano in queste giornate “a casa”’ ha spiegato l’architetto Alessandra Aires, ideatrice del progetto.

Proprio in questi giorni si sta svolgendo on line il meeting internazionale sul progetto europeo City Water Circles!, che si doveva tenere a Berlino, in cui ogni città presenta il proprio progetto pilota. Torino è presente con gli Uffici Innovazione fondi europei, Direzione Ambiente e Servizio Urbanizzazioni, i cui professionisti stanno illustrando il progetto “Tetto verde dell’Open 011”.

L’Amministrazione Comunale ha realizzato altri quattro “tetti verdi”: la Casa del quartiere nel Parco Colonnetti, il Parco Arte Vivente in via Giordano Bruno, la ludoteca Il Paguro in via Oropa, il bocciodromo “La Tesorina” in corso Moncalieri.




Test sierologici sul personale sanitario piemontese

Via libera della Giunta regionale a un piano di screening che verifichi, mediante l’effettuazione di test immunometrici IgG semiquantitativi, la risposta immunitaria nei confronti del Coronavirus del personale del Servizio sanitario, dei medici specialisti ambulatoriali, degli operatori del 118 che operano nel Servizio sanitario regionale e dei medici convenzionati (medici di base, guardie mediche e pediatri di libera scelta).

“Dagli esiti di questa indagine – osserva l’assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi – contiamo di ottenere preziose indicazioni per la ripianificazione delle misure di contenimento dell’epidemia e della conseguente attività ospedaliera e territoriale”.

Per la realizzazione del piano è stato deciso l’acquisto di 70.000 test, secondo le indicazioni di un apposito gruppo di lavoro costituitosi nell’ambito del Comitato tecnico-scientifico dell’Unità di Crisi e composto da esperti di comprovata esperienza, quali Rossana Cavallo, Umberto Dianzani, Francesco De Rosa, Flavio Boraso, Franco Ripa, Roberto Testi, Valeria Ghisetti e Gian Alfonso Cibinel, con la collaborazione del Servizio di riferimento regionale di epidemiologia per le malattie infettive (Seremi).

I test saranno effettuati utilizzando la rete dei laboratori pubblici non appena saranno disponibili le forniture acquisite, probabilmente già entro questa settimana. A questo scopo si stanno allertando le aziende sanitarie per organizzare i prelievi di sangue del personale.